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FAMIGLIA
Insieme di due o più persone, legate da vincoli di parentela, che coabitano e organizzano collettivamente la vita quotidiana o almeno una parte di essa. Sono esistiti nella storia diversissimi modelli di famiglia, così che quando ci si riferisce alla famiglia preindustriale definendola famiglia tradizionale ci si serve di una generalizzazione che comprende l'enorme varietà delle situazioni esistite nel passato a seconda delle aree geografiche, dei ceti sociali, delle fedi religiose, dei livelli culturali. Anche le dimensioni delle famiglie sono variate, dal modello di famiglia nucleare (composta da una sola unità coniugale) a quello di famiglia complessa (costituita da varie combinazioni di coppie, genitori e fratelli).

TIPI DI FAMIGLIA.
Per lungo tempo si è ritenuto che il nucleo di convivenza tipico dell'Europa occidentale tra età moderna e età contemporanea fosse quello della famiglia estesa, comprendente cioè più generazioni e anche la servitù; ma è stato poi dimostrato che già a partire dal Cinqucento si era imposta in molte situazioni la famiglia coniugale. Elementi determinanti per le dimensioni dei nuclei familiari di convivenza erano le condizioni economiche e sociali: per esempio nella Francia settentrionale e in Inghilterra, dove l'estensione dei possedimenti fondiari era contenuta, prevalevano unità familiari piccole, mentre nella Francia meridionale, come in altre regioni mediterranee, dove le aziende agricole avevano grandi dimensioni, le famiglie estese erano più frequenti e le abitazioni più grandi.

LA CASA FAMILIARE. In Francia, in Italia, in Germania, quando le condizioni economiche lo consentivano, i figli non lasciavano la casa al momento del matrimonio e continuavano a vivere con i genitori: così si tendeva ad assicurare la continuità di padre in figlio dei beni patrimoniali (feudo, proprietà agricola, bottega artigiana). Questo tipo di famiglia è detto in Francia famille-souche e in Inghilterra stem-family (famiglia ceppo). In esso erano determinati ben precisi ruoli sociali e altrettanto rigidamente imposta era la divisione degli spazi. La permanenza all'interno della casa paterna (residenza patrilocale) implicava l'esistenza di una camera disponibile per accogliere, con il letto coniugale, la nuora, il suo corredo e i suoi vestiti. La coabitazione di più coppie coniugali imponeva dunque una casa a più stanze, spesso tre o quattro; si trattava di case alte e strette generalmente a quattro piani (stalla e cantine in basso, due piani di abitazione, il fienile in cima). Spesso queste case erano congiunte ad altre formando gruppi residenziali complessi nei quali erano presenti anche tre o quattro generazioni e si determinavano riti comportamentali nell'attribuzione delle funzioni a ciascun individuo o a ciascuna coppia. Attribuzione di posti nelle stanze di casa, rituale di tavola, apprendimento fin dall'infanzia di atteggiamenti, gesti e parole costituivano un sistema pedagogico volto a inculcare nei giovani il rispetto per gli anziani e la deferenza verso i genitori e a far accettare a tutti i privilegi accordati al primogenito. Un'altra tipologia di modelli familiari è data dalle diverse forme di successione: sono esistiti modelli basati sull'erede unico e sistemi egualitari comportanti a ogni generazione una divisione della proprietà o dei diritti sulla terra. Poiché le diverse tipologie riflettevano risposte di adattamento a diverse condizioni ambientali, fisiche e socioeconomiche, coesistevano all'interno di una stessa regione, o in regioni molto vicine, differenti sistemi familiari di residenza e di successione. Un altro elemento diversificante nella storia della famiglia è la scelta matrimoniale. Il matrimonio era un evento importante specialmente nelle classi superiori, nelle quali aveva conseguenze anche sui vincoli patrimoniali, mentre era meno controllato dalle classi che avevano scarsi beni da lasciare in eredità. Le unioni tra i membri della nobiltà e persone di condizioni inferiori mettevano in pericolo i patrimoni familiari tanto da richiedere interventi normativi da parte dello stato: per esempio, in Francia un editto regio del 1556 vietò i matrimoni non approvati dai genitori. Anche per questo aspetto comunque la realtà era difforme da regione a regione e nell'Europa occidentale la maggior parte dei giovani godeva di una certa autonomia nella scelta, fatti salvi i vincoli imposti dal capofamiglia, dalla comunità e talvolta dal signore feudale.

LA REGOLAZIONE SOCIALE. Stato, Chiesa e comunità nel XVI e XVII secolo regolavano la vita familiare. Gli interventi dello stato erano diretti a rafforzare l'autorità patriarcale e a proteggere i patrimoni; la Chiesa esercitava un controllo esclusivo sul sacramento del matrimonio; le norme comunitarie riguardavano i comportamenti familiari, specie quelli del capofamiglia. Con la diminuzione dell'incidenza della comunità sulla vita della famiglia si definirono nuove norme e si modificarono i rapporti tra i membri del nucleo con l'introduzione del reciproco rispetto tra i familiari. Altro elemento determinante per l'evoluzione della famiglia fu il mutamento della sede lavorativa. Nella prima età moderna non vi era una netta distinzione tra luogo di lavoro e luogo abitativo; quando il lavoro divenne extrafamiliare in conseguenza dell'urbanizzazione e dell'industrializzazione, la famiglia si trasformò in ambiente in cui i lavoratori rientravano per trascorrere il tempo libero e ciò ne accrebbe il carattere privato.

CELLULA BASE DELLO STATO. Un rinnovato rapporto tra pubblico e privato si determinò col diffondersi dei principi della rivoluzione francese, in base ai quali la famiglia divenne la cellula base della nuova concezione dello stato borghese. Atomo della società civile, essa doveva gestire gli interessi privati il cui buon andamento era essenziale alla forza degli stati e al progresso dell'umanità. Chiave di volta della produzione, assicurava il funzionamento economico e la trasmissione dei patrimoni; cellula della riproduzione, forniva i bambini a cui dare una prima forma di socializzazione; garante della razza, vegliava sulla sua purezza e sulla sua salute; crogiolo della coscienza nazionale, ne trasmetteva i valori simbolici. Così nella società contemporanea la famiglia divenne il luogo in cui si creano i valori della cittadinanza come quelli della civiltà.

UN CASO ITALIANO. Significativa per la storia della famiglia è il caso dell'Italia centrosettentrionale. Qui la famiglia nucleare apparve nella città già nel XIV e XV secolo: gli artigiani, come i ceti popolari più poveri, dopo le nozze creavano nuovi nuclei familiari, mentre gli appartenenti ai ceti più elevati seguivano, dopo il matrimonio, le regole della residenza patrilocale. Nella campagna le famiglie complesse erano, in genere, più frequenti in tutti gli strati sociali. Verso la seconda metà del XVIII secolo aumentò il numero delle famiglie complesse parallelamente a un lungo processo di redistribuzione della popolazione tra città e campagna, con una lenta diminuzione del tasso di urbanizzazione. Un'inversione di questa tendenza si avviò nel corso dell'Ottocento, riattivando il passaggio dalla famiglia patrilocale a quella nucleare, sia pur attraverso fasi alterne: il processo ebbe dimensioni di rilievo fino alla Prima guerra mondiale, si arrestò nel periodo tra i due conflitti e si impose nei vent'anni successivi all'ultimo con la grande industrializzazione e lo sviluppo del settore terziario dell'economia.

I MUTAMENTI. Nel lungo periodo anche i modelli comportamentali sono cambiati. Per lungo tempo, non solo nelle famiglie complesse ma anche in quelle nucleari, dominò l'autorità patriarcale, con una rigida gerarchia di ruoli e di posizioni definite in base a età, sesso e ordine delle nascite. Questo modello entrò in crisi negli ultimi decenni del Settecento, quando le relazioni fra marito, moglie e figli cambiarono e si affermò, dapprima presso i ceti cittadini più elevati, un nuovo modello, quello della famiglia coniugale intima. Infatti la borghesia colta e relativamente agiata, al momento in cui l'ancien régime entrò in crisi, rimise in discussione anche i comportamenti domestici. Nella seconda metà dell'Ottocento e nel Novecento la famiglia coniugale intima si affermò progressivamente presso i ceti intermedi e quelli popolari, in connessione con le profonde trasformazioni economiche, politiche e sociali del tempo, primi fra tutti i mutamenti di autorità tra ceti e classi sociali.

F. Tarozzi


J.L. Flandrin, Famiglie: parentela, casa, sessualità nella società preindustriale, Comunità, Milano 1981; L. Stone, Famiglia, sesso, matrimonio in Inghilterra fra Cinque e Ottocento, Einaudi, Torino 1983; M. Barbagli, Sotto lo stesso tetto. Mutamenti della famiglia in Italia dal XV al XX secolo, Il Mulino, Bologna 1984; M. Barbagli, D. Kertzer, Storia della famiglia italiana 1750-1950, Il Mulino, Bologna 1992.
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