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![]() FABBRICHE, LEGGI SULLE (Factory Acts, 1833-1850). Normative britanniche riguardanti l'organizzazione del lavoro nelle fabbriche. Concesse principalmente per il timore dei disordini che in quel periodo travagliavano il nord del paese, rientravano nella serie di cambiamenti politici e amministrativi innescati dalla riforma elettorale (1832) e continuati con la lotta per l'approvazione della Carta del popolo (cartismo). La prima ad avere un valore pratico fu quella del 1833 sul lavoro minorile. Alla regolarizzazione dell'orario di lavoro e alla proibizione di utilizzare i minori di nove anni in fabbriche che non fossero seterie, si accompagnò l'istituzione di ispettori governativi incaricati di controllare la corretta applicazione della legge non solo nelle fabbriche ma anche nelle stesse famiglie dei minori. Per l'approvazione di un pacchetto di leggi riguardanti il lavoro degli adulti si discusse fino al 1847, quando con la legge delle dieci ore, riguardante l'orario massimo di impiego di donne e bambini, si garantiva tale orario anche a quei lavoratori maschi adulti che non avrebbero potuto continuare la loro prestazione senza il contributo del lavoro femminile e minorile. Contro la legislazione sulle fabbriche si schierò la maggioranza degli industriali, presenti in egual misura tra whig e tory, mentre la National Union of the Working Class, un'organizzazione ispirata alle idee di Owen sorta nel 1831, appoggiava le richieste degli operai. Il parlamento, formato da proprietari terrieri senza interessi industriali, svolse la funzione di arbitro. |
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