|
BICAMERALISMO
È l'organizzazione del parlamento in due
camere, che possono differenziarsi per durata, composizione e attribuzioni.
Nel caso delle prime due ipotesi, non è in gioco l'articolazione
e la struttura dei poteri parlamentari; a seconda, invece, che esista una
eguaglianza di poteri o una parziale differenza nell'esercizio di essi da
parte di una delle due assemblee, si parla di bicameralismo classico
o attenuato. Per ciò che attiene alla durata delle camere,
una può essere permanente e l'altra temporanea, o diversa può
esserne la scadenza. Quanto alla composizione, in una possono prevalere
gli elementi non eletti (ereditari o nominati) rispetto alla piena affermazione,
nell'altra, del principio della rappresentanza elettiva. Largamente prevalente
nell'esperienza delle liberaldemocrazie occidentali, il bicameralismo è
considerato superiore ad altre forme parlamentari, perché consente
una migliore qualità della legislazione (grazie al duplice esame
dei singoli provvedimenti), perché rende più stabile l'ordinamento
grazie al reciproco controllo delle camere e perché consente una
più autorevole influenza sul governo. Esso però tende a rallentare
la produzione legislativa e non aiuta la stabilità dell'esecutivo.
La tradizione democratica radicale, contraria a dividere il potere del popolo
e ben rappresentata nella costituzione francese dell'anno II (1791), si
orientò comunque sempre a favore del monocameralismo. Sorto fortuitamente
in Inghilterra nel corso del XIV secolo (in seguito alla separazione, all'interno
del precedente parlamento, della Camera dei lord e della Camera dei comuni),
il sistema bicamerale, via via che si affermava il principio della rappresentanza
elettiva, rafforzò il ruolo delle camere formate in base a questo
criterio. Negli Usa il bicameralismo è parte integrante dell'ordinamento
federale: la Camera dei rappresentanti è l'organo rappresentativo
del popolo statunitense, mentre il Senato tutela gli interessi di ogni singolo
stato (ogni stato della federazione elegge due senatori, indipendentemente
dal numero degli abitanti). In Francia, la costituzione del 1958 reintrodusse
il bicameralismo (Assemblea nazionale e Senato), seppure in forma attenuata.
In Italia, invece, secondo la Costituzione repubblicana del 1948 (in vigore
ancora nel 1993), esso è classico, dal momento che le camere
non si differenziano per attribuzioni o durata (dal 1963 entrambe restano
in carica cinque anni), ma solo per la composizione e il sistema elettorale:
alla Camera dei deputati fino al 1993 era eleggibile col sistema proporzionale
puro qualsiasi cittadino che avesse compiuto 25 anni, e il diritto di voto
era esteso ai maggiori di 18 anni; mentre al Senato il limite d'età
degli eleggibili era 40 anni e si veniva eletti in collegi uninominali con
correzione proporzionale dai cittadini di oltre 25 anni. Queste lievi differenze
non evitarono il bicameralismo integrale, nel quale una camera risultava
sostanzialmente identica all'altra.
R. Balzani
Dizionario di politica, a c. di N. Bobbio e N. Matteucci, Il Mulino,
Bologna 1976.
|
|