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BEGIN, MENAHEM
(Brest-Litovsk 1913 - Gerusalemme 1992).
Politico israeliano. Militante di organizzazioni giovanili sioniste in Cecoslovacchia,
Polonia e Lituania fino al 1939, deportato in Siberia dalle autorità
sovietiche, nel 1942 fu autorizzato a trasferirsi in Palestina dove divenne
comandante (1943-1948) dell'organizzazione terroristica Irgun responsabile,
tra l'altro, del massacro di Deir Yassin. Dopo la fondazione di Israele,
trasformò l'Irgun in un partito politico di destra fortemente
nazionalista e filoreligioso (Herut o Movimento per la libertà),
che si unì nel 1965 ai liberali, dando vita al blocco Gahal.
Eletto alla knesset (parlamento) nel 1948, vi guidò l'opposizione
ai governi di centro-sinistra fino al 1967 quando, alla vigilia della terza
guerra arabo-israeliana, fu chiamato dai laburisti a far parte del governo
di unità nazionale come ministro senza portafoglio. Contrario alla
restituzione dei territori occupati nel 1967, abbandonò il governo
nel 1969 per coalizzare i principali movimenti nazionalisti di destra nel
Likud, che guidò alla vittoria elettorale nel 1977. Divenuto primo
ministro (1977-1983), Begin costruí il proprio successo sulle trattative
dirette con il presidente egiziano Sadat, culminate nel trattato di Camp
David, che gli valse il premio Nobel per la pace (1978). La linea dura di
Begin si esplicò nell'occupazione temporanea del Libano meridionale
(1978), nella continua creazione di insediamenti ebraici nei territori arabi
occupati e nel pertinace rifiuto di trattative con l'Olp. Indebolito nella
salute e nel prestigio personale dalle polemiche seguite alla nuova invasione
del Libano (1982) e dai dissensi in materia di politica economica, abbandonò
l'attività politica nel 1983.
N. Garribba Lo Stato di Israele, Editori Riuniti, Roma 1983; N. Weinstock, Storia del sionismo, Samonà e Savelli, Roma 1970.
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