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BECCARIA, CESARE
(Milano 1738 - ivi 1794). Letterato italiano, studioso di diritto e di economia. Collaboratore del periodico di ispirazione illuminista "Il Caffè", pubblicato a Milano dal 1764 al 1766, sotto l'impulso e con la partecipazione determinante di Pietro Verri compose la sua opera più famosa, Dei delitti e delle pene (1764), immediatamente coronata da un grande successo internazionale attestato da numerose traduzioni. Professore alle Scuole palatine dal 1769 al 1772, membro del Supremo consiglio d'economia e detentore fino alla morte di altri alti incarichi nell'amministrazione asburgica, diede alle stampe altre opere di argomento economico, letterario e storico come gli Elementi di economia pubblica (editi postumi nel 1804), le Ricerche intorno alla natura dello stile (1770) e il frammentario Ripulimento delle nazioni, parte di un ambizioso progetto di storia filosofica dell'incivilimento umano. Dei delitti e delle pene costituisce uno dei documenti più limpidi non solo delle istanze riformatrici nel campo del diritto penale, ma del pensiero politico e sociale illuministico in generale. Sotto l'influenza di autori come Montesquieu, Helvétius e Rousseau, Beccaria vi trattò dei problemi giuridici secondo un punto di vista interamente laico, in esclusivo riferimento, cioè, al bene, all'utile e alle condizioni storiche della società; condusse un'aspra critica delle pratiche disumane e delle concezioni arretrate fino ad allora dominanti in materia di diritto e procedura penale (la tortura, la segretezza e le inutili complicazioni dei procedimenti, l'arbitrarietà della carcerazione, la corruzione dei magistrati) e di qualsiasi concezione della pena che non si ispirasse al principio razionale della minima sofferenza necessaria per raggiungere l'obiettivo della sicurezza e dell'ordine; condannava la pena di morte con argomenti di ammirevole concisione e chiarezza.
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