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AZTECHI
Popolo americano che dall'XI secolo migrò da un luogo dell'America settentrionale da loro chiamato Aztlan verso le zone centrali del Messico. Alla metà del XIV secolo raggiunsero le regioni del lago Texcoco dove si stabilirono fondando la città di Tenochtitlan. Durante questa lunga marcia dimostrarono attitudine ad assimilare tecniche, costumi e rituali dei popoli più evoluti. Nel secolo successivo costituirono uno stato organizzato sotto un monarca assoluto. Al momento dell'arrivo degli spagnoli (1519) sul territorio del Messico centrale, dal Pacifico all'Atlantico, esisteva una confederazione di città divise in 38 province. L'economia si reggeva sui tributi versati dai popoli vinti e su un'agricoltura molto avanzata. Data la scarsità di terre coltivabili, crearono un sistema per prosciugare i pantani e una rete di canali, che chiamavano chinampas. Producevano fra l'altro mais, pomidoro, zucche, fagioli, patate, cacao. La religione influenzava il comportamento sociale e la struttura dello stato. Non esisteva una religione azteca propriamente detta, ma un politeismo senza frontiere, somma di diversi apporti di vari popoli, sempre disposto ad accogliere nuovi dei di altre nazioni o di corporazioni che si formavano. L'essere supremo era Ometecutl/Omecinatl, il principio della dualità femminile e maschile, origine di tutto. Seguiva Huitzilopochtl, dio della guerra, tipicamente azteco, rappresentato dal sole, che esigeva sacrifici umani. Quetzalcoaltl, di origine tolteca, era dio del sapere e dell'amore, raffigurato come un serpente piumato. Enormi sono le differenze di valutazione fra gli specialisti sul numero di abitanti del Messico centrale all'inizio della conquista europea: il calcolo più attendibile è di 25 milioni nel 1521, caduti a 2.650.000 nel 1568.

J.L. Del Roio

J. Soustelle, Vita quotidiana degli aztechi, Mondadori, Milano 1993; T. Todorov e G. Baudot, Racconti aztechi della conquista, Einaudi, Torino 1988; G.C. Vaillant, La civiltà azteca, Einaudi, Torino 1957.
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