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ANTIBIOTICI
Sostanze naturali prodotte da microrganismi, dotate della capacità di inibire processi vitali in cellule viventi, in primo luogo quelle di microrganismi patogeni per l'uomo oppure per gli animali o le piante. Il termine fu usato per la prima volta da Selman Waksman nel 1942. Fenomeni di antagonismo microbico erano già stati osservati da Pasteur, ma furono la scoperta della penicillina e il successivo isolamento dell'antibiotico nel 1940 ad aprire la cosiddetta era antibiotica, con vaste applicazioni in medicina. La produzione industriale della penicillina permise alle truppe americane nella Seconda guerra mondiale di diminuire fortemente la mortalità, e il suo uso si diffuse rapidamente al termine del conflitto. In zootecnia cominciò nel 1949 l'applicazione su vasta scala di antibiotici nell'alimentazione di animali allevati per il consumo umano, a cominciare dai polli e dai suini; all'antibiosi si deve quindi lo sviluppo zootecnico moderno. Nell'ambito umano gli antibiotici rivoluzionarono la cura di malattie come la polmonite, la sifilide, il tetano, la tubercolosi, la gonorrea, le infezioni alle vie urinarie, che erano state in precedenza grandi malattie sociali e frequentissime cause di morte; furono così un elemento determinante nella diminuzione della mortalità e quindi nell'aumento demografico. La mortalità da setticemia è per esempio rapidamente passata dal 70 al 13 per cento, quella per la febbre tifoidea dal 20 per cento si è praticamente azzerata. La produzione di antibiotici ha poi caratterizzato (intorno al 16 per cento sulla produzione totale di farmaci) il grande sviluppo dell'industria farmaceutica nella seconda metà del XX secolo.

H. Bottcher, Wonder Drugs: A History of Antibiotics, Lippincot, Filadelfia 1964.
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