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AMERICA SETTENTRIONALE, POPOLAZIONE DELL'
La popolazione dell'America settentrionale ammonta insieme a quella dell'America centrale a circa 470 milioni di abitanti. La distribuzione è eterogenea e dipende da diversi fattori: fisici, climatici ed economici. La densità più elevata (300 ab./kmq) si trova nelle conurbazioni di Boston e Washington. Significative sono anche le densità di popolazione nelle zone intorno al San Lorenzo e ai Grandi Laghi. Sulla costa pacifica l'incremento risale al XX secolo ed è limitato alle conurbazioni di Vancouver-Seattle (confine tra Canada e Usa).
Al censimento svolto negli Stati Uniti nel 1790 risultarono 3,9 milioni di abitanti, cresciuti nel 1850 a oltre 23 milioni, a 76 milioni circa agli inizi del XX secolo e a 151 milioni nel 1950. Tra il 1790 e il 1980 a una forte urbanizzazione si associò una crescita diversa fra stato e stato: il baricentro della popolazione, che alla fine del XVIII secolo era a Baltimora, sull'oceano Atlantico, si era spostato verso il centro degli Stati Uniti, lungo una linea che passava per la Virginia occidentale, l'Ohio, l'Indiana, l'Illinois, fino al Missouri. Questo sviluppo differenziale persistette e tra il 1980 e il 1990 l'area centrale presentava una stagnazione demografica: al contrario, gli stati con i più elevati tassi di crescita erano i grandi stati dell'est e quelli sul Pacifico e ai confini con il Messico. I flussi di immigrazione, provenienti in gran parte, fino al secondo dopoguerra, dai diversi paesi dell'Europa, furono alla base della varietà etnica della popolazione bianca degli Usa. Dagli anni settanta del Novecento le quote più rilevanti di immigrati provenivano però dai Caraibi e dall'America centrale, oltre che dai paesi asiatici e dall'America meridionale. La composizione etnica degli Usa cambiava dunque rapidamente, anche in virtù della più elevata fecondità dei neri e dei nuovi immigrati. Tra il 1980 e il 1990 l'incremento demografico complessivo fu del 9,8 per cento, ma i neri (che costituivano nel 1990 il 12,1 per cento del totale) erano aumentati del 13,2 per cento, gli ispanici del 53 per cento, gli asiatici addirittura del 107,8 per cento. Anche in Canada il fenomeno immigratorio è stato importante: il 40 per cento dell'incremento realizzato tra il 1901 e il 1981 fu dovuto a un milione e mezzo di nuovi arrivi. A parte il forte sviluppo di gruppi immigrati dalla Francia (soprattutto tra XVII e XVIII secolo), nel complesso la vasta area che corrisponde al Canada ebbe una crescita demografica modesta: la popolazione passò da poche decine di europei e un numero imprecisato di nativi nel 1611 a 2,4 milioni di unità nel 1851, a 14 milioni a metà del XX secolo, a 25 milioni nel 1990. Gli indicatori disponibili mostrano che alla fine del Novecento Usa e Canada avevano regimi demografici molto simili: al 1988 la speranza di vita alla nascita era di circa 72 anni per i maschi e 76 per le femmine; il numero medio di figli per donna era di 1,8 per entrambi i paesi.

A. Angeli
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