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AMERICA LATINA, POPOLAZIONE DELL'
La popolazione dell'America latina č di circa 350 milioni di abitanti ed č composta da vari gruppi etnici e civiltā. I creoli (discendenti dei primi coloni) e i bianchi (italiani, portoghesi, spagnoli e tedeschi immigrati dal XIX secolo) rappresentano circa la metā della popolazione e sono concentrati soprattutto nelle zone a clima temperato. Quasi un terzo della popolazione č costituito da neri (discendenti degli schiavi africani), mulatti e zambos (nati dall'incrocio tra neri e popolazioni autoctone). Gli amerindi che sopravvivono sono circa 18 milioni e costituiscono, con i meticci (nati dall'incrocio tra bianchi e indios), la maggioranza della popolazione dei paesi andini. Nei paesi della costa atlantica vivono nuclei rilevanti (circa 20 milioni) di popolazioni asiatiche (indiani). Nel corso del XX secolo la popolazione latinoamericana aveva intrapreso il cammino verso la riduzione della mortalità e della fecondità; i tempi e l'intensità che caratterizzarono questo processo di transizione demografica furono diversi a seconda dei paesi. L'andamento della fecondità decrebbe rapidamente a partire dal 1965 soprattutto nei paesi dell'America centrale e dei Caraibi. Le uniche eccezioni erano rappresentate dall'Argentina e dall'Uruguay che avevano già bassi livelli di fecondità a metà degli anni cinquanta, con un numero medio di 3 figli per donna. A Cuba si era già scesi negli anni ottanta al di sotto del livello di rimpiazzo delle generazioni; non mancavano casi (Bolivia, Honduras, Guatemala) con tassi di fecondità pari a 6 o più figli per donna (il valore medio osservato in America latina era di circa 3,5). Per quanto riguarda la mortalità, all'inizio degli anni novanta nessuno dei paesi latinoamericani figurava tra le 17 nazioni al mondo con la più bassa speranza di vita alla nascita e nove di essi apparivano invece, già dall'inizio degli anni ottanta, fra le 47 nazioni caratterizzate da una vita media superiore ai 70 anni. La mortalità infantile in quel decennio presentava valori assai diversi nei singoli stati (nel 1980-1985 il valore medio era di 65 per mille); in Bolivia e Haiti era superiore a 100 per mille. La mortalità nel primo anno di vita variava sensibilmente anche all'interno di ciascuna nazione in funzione di alcuni indicatori socioeconomici: livello di istruzione dei genitori, residenza urbana o rurale, condizioni delle abitazioni, servizi sanitari ecc. Nessun fattore esercitava comunque un'influenza così forte come il livello di istruzione della madre (il rischio di morire poteva variare ancora nel 1990 sino a tre volte e mezzo in funzione di tale indicatore). Tutti questi fattori agivano inoltre in maniera diversa a seconda dell'età della madre, dell'ordine di nascita, delle condizioni alimentari, del tipo di allattamento seguito.

L. Pozzi
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