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AMERICA LATINA, DEBITO ESTERO DELL'
Gli stati latinoamericani nacquero già indebitati poiché dovettero contrarre prestiti per finanziare le loro guerre d'indipendenza e il loro riconoscimento diplomatico. Da allora l'indebitamento non cessò di crescere a causa della forma dipendente con cui essi entrarono nel commercio mondiale. Ripetute volte il mancato pagamento di tali debiti servì da pretesto per interventi militari. Così fu in Messico nel 1861, con l'aggressione congiunta di Gran Bretagna, Francia e Spagna, o in occasione del bombardamento dei porti venezuelani da parte delle flotte britannica, tedesca e italiana (1902), o ancora delle innumerevoli invasioni statunitensi in America centrale e nei Caraibi. Tuttavia, alla fine della Seconda guerra mondiale, il debito pubblico estero era sotto controllo e tale rimase fino al 1973 quando ammontava a circa 40 miliardi di dollari. In conseguenza della crisi petrolifera all'inizio degli anni settanta vi fu una forte accumulazione di petrodollari nelle maggiori banche del pianeta e nelle casse dei paesi capitalistici più forti. Si diede quindi inizio a una politica di prestiti facili a bassi tassi d'interesse, di cui si avvantaggiarono soprattutto, spesso in un contesto di corruzione, governi militari che finanziarono progetti faraonici e acquisto di armamenti. Dal secondo semestre del 1979 gli Usa raddoppiarono i tassi d'interesse e, dal momento che la maggior parte dei debiti era in dollari, la gestione del debito divenne oppressiva e ingovernabile. Già nel 1982 si manifestò la gravità della crisi, quando il Messico dichiarò l'impossibilità di far fronte ai propri impegni finanziari. Da quel momento il Fondo monetario internazionale e i governi dei paesi più industrializzati imposero una politica di austerità e di tagli ai sussidi alimentari, sanitari e scolastici che portò a una caduta degli indicatori sociali nel subcontinente e facilitò una recessione tanto profonda da far parlare degli anni ottanta come di un decennio perduto per l'America latina, che si trasformò in area di esportazione di capitali. I diversi tentativi di formare cartelli dei paesi debitori al fine di dilazionare i pagamenti, frenare il ribasso dei prezzi delle materie prime, rompere la politica protezionista della Cee e degli Usa, riformare il Fmi, fallirono. Nel 1992 il totale del debito raggiungeva i 450 miliardi di dollari senza che si profilasse alcuna soluzione.

J.L. Del Roio
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