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ACLI
(Associazioni cristiane dei lavoratori italiani). Associazione sindacale e sociale nata nel giugno 1944 per garantire uno spazio presindacale a forte identità cattolica. Nate con l'assenso della gerarchia vaticana, della Dc e della corrente cristiana della Cgil, le Acli si posero come obiettivo la formazione dei lavoratori dal punto di vista religioso, morale, culturale, sociale e professionale. L'organizzazione delle Acli si articolò sui circoli, luoghi di presenza nel territorio, centri di molteplici iniziative e di socializzazione; e sui nuclei aziendali nelle fabbriche. La crescita delle Acli nei primi anni fu notevole (gli iscritti passarono dai 46.000 del 1945 ai 600.000 del 1948), ma dopo la fine dell'unità sindacale sembrò aprirsi una crisi irreversibile, superata più tardi solo grazie all'azione dell'assistente ecclesiastico Giovanni Battista Montini, il futuro papa Paolo VI. Negli anni cinquanta crebbe il dissenso nei confronti della politica centrista democristiana: con la presidenza di Livio Labor agli inizi degli anni sessanta le Acli si schierarono a favore del centrosinistra. Nel 1969 venne dichiarata la fine del "collateralismo" con la Dc; nel 1970 venne teorizzata la scelta socialista, pubblicamente deplorata dallo stesso Paolo VI nel giugno del 1971 e che provocò una scissione. In occasione del referendum sul divorzio del 1974 le Acli si espressero per un voto libero e responsabile, non impegnandosi quindi con forza nello schieramento antidivorzista. A un ridimensionamento del loro ruolo politico e sociale negli anni ottanta è seguita nel novembre 1991 una formale riconciliazione con il papa Giovanni Paolo II e una rinnovata apertura verso la Dc in nome dell'unità dei cattolici.
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