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NOMADI
Popolazioni che mutano dimora con frequenza, in
contrapposizione a quelle che hanno dimora fissa (sedentarie o
stanziali). Il nomadismo è assoluto (privo di sedi stabili)
e irregolare (privo di itinerari e ritmi costanti) nelle popolazioni di
cacciatori e raccoglitori; ha invece ciclicità stagionale quando
è connesso all'allevamento (transumanza); quando questa
attività è associata all'agricoltura, si impone o l'abbandono
stagionale dei campi o la creazione di insediamenti fissi, in cui rimane
parte della popolazione, limitando il nomadismo a una regione determinata.
Le caratteristiche del nomade si fissarono in contrapposizione a quelle
della popolazione stanziale a partire dal neolitico, allorché un
crescente numero di uomini cominciò a trarre i propri beni alimentari
dai terreni che coltivava. I secoli a cavallo della nascita di Cristo
furono caratterizzati da un lungo processo di assestamento delle popolazioni
euroasiatiche. In tutto il continente, dall'Europa alla Cina, le popolazioni
sedentarie che occupavano, con attività prevalentemente agricole,
la fascia di clima temperato caldo, dovettero subire la lunga pressione
dei popoli a struttura tribale stanziati più a nord: popoli nomadi
o seminomadi, con economia prevalentemente pastorale, attratti dalle ricche
regioni meridionali. Queste pressioni erano iniziate già alla fine
del III millennio a.C., con la migrazione verso sud delle popolazioni
indoeuropee che si insediarono in Italia e in Grecia, ma anche in Anatolia,
in Iran e nelle valli dell'Indo e del Gange; ripresero intense tra il
V secolo a.C. e il VI d.C., frenate a lungo dalle grandi strutture statali,
ma infine vittoriose: è un unico movimento di popolazioni, a cui
risalgono le sconfitte subite nel IV secolo d.C. dall'impero cinese, la
riduzione nel V d.C. dell'impero romano alla sua parte orientale in seguito
alle invasioni germaniche, e la contemporanea distruzione dell'impero
indiano da parte degli unni. L'occidente subì
nuove incursioni e invasioni a partire dal X secolo, a opera di normanni,
magiari e saraceni,
ma si consolidò in un'organizzazione di popolazioni sedentarie.
Esperienze di vita nomade, in quest'area, furono ridotte ai margini, nei
gruppi dediti alla pastorizia e negli zingari. Il continente asiatico
fu invece soggetto ancora per molti secoli alle pressioni e alle devastazioni
dei nomadi: i turchi nell'oriente arabo e bizantino nell'XI secolo, i
mongoli nel XIII secolo, i manciù in Cina nel XVII secolo. Si ritiene
che nel XVII secolo i nomadi fossero meno di 50 milioni, meno cioè
di un decimo di tutti i viventi. Solo dalla fine del XVIII secolo le aree
del nomadismo asiatico caddero sotto il controllo della Cina e della Russia.
Anche in Messico la dinamica della caduta e dell'ascesa della civiltà
dipese in gran parte dalle invasioni dei nomadi del nord. Nel XX secolo
il nomadismo era ormai limitato a gruppi marginali quali i boscimani,
i pigmei, gli aborigeni australiani e i popoli dei deserti.
L. Provero
L. Musset, Les invasions. Les vagues germaniques, Puf, Parigi 1965;
W. Weissleder (ed.), The Nomadic Alternative. Modes and Models of Interaction
in the African-Asian Deserts and Steppes, Mouton, L'Aja-Parigi 1978.
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