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NOBILTÀ
Gruppo sociale i cui membri godono di determinati
privilegi e portano titoli che li distinguono dalle altre componenti della
società. Fu una componente di importanza straordinaria nella storia
culturale, economica e politica europea a partire dal X secolo. In tale
periodo essa assunse i caratteri di una élite militare che rivestiva
pure una indiscussa funzione politica e un ruolo di primo piano nella
vita economica. La proprietà della terra, assieme all'ereditarietà,
erano elementi costitutivi della nobiltà, che rappresentavano insieme
il fulcro della sua ricchezza e il fondamento delle sue funzioni di governo.
La concessione e il possesso di feudi definivano infatti il nobile quale
detentore di un potere giurisdizionale e come parte di una rete vassallatica
che aveva al vertice il sovrano. Dal XV secolo la storia della nobiltà
si incrociò con i processi di formazione degli stati moderni, i
quali, pur mantenendo le strutture feudali e riconoscendo onori e privilegi
alla nobiltà, tesero a rafforzare gli organi centrali del potere
a danno delle giurisdizioni particolari di cui i nobili erano titolari.
Essi furono pertanto costretti a ridisegnare il proprio ruolo all'interno
della società (la vita di corte e l'esercizio di alte cariche burocratiche
furono l'ambito di azione più praticato) e a ridefinire le qualità
intrinseche e indispensabili dell'essere nobile. Più che le capacità
guerriere e l'esercizio di funzioni giurisdizionali, la stirpe, la virtù,
l'onore, le ricchezze (specie quelle fondiarie) e i sistemi di trasmissione
ereditaria (fedecommesso) individuarono sempre
più, specie tra Cinquecento e Seicento, il nobile. Queste qualità
ne fecero un costante punto di riferimento per le strategie di ascesa
sociale dei ceti borghesi e intellettuali. Pur presentando molteplici
elementi unificanti, come un particolare tipo di ideologia (cultura nobiliare)
o le strategie familiari simili e convergenti, non mancarono gli aspetti
di differenziazione che rendevano la nobiltà cortigiana francese
non omologabile a quella burocratica prussiana, a quella spagnola e polacca
o ai patriziati urbani italiani e tedeschi. La Rivoluzione francese costituì
un duro colpo per la nobiltà e per l'ideologia che ne sosteneva
la preminenza sociale; essa tuttavia fu ripristinata, anche se in forme
nuove, da Napoleone e poté conservare per tutto l'Ottocento la
propria influenza in molti paesi d'Europa. In Italia l'avvento della repubblica
portò alla fine del riconoscimento giuridico dei titoli nobiliari.
A. Spagnoletti
J.P. Labatut, Le nobiltà europee, Il Mulino, Bologna 1982;
A. Maravall, Potere, onore, élites nella Spagna del secolo d'oro,
Il Mulino, Bologna 1984. |
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