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MAOMETTO
(La Mecca 570 ca - Medina 632). Profeta,
fondatore della religione musulmana. Appartenente a una famiglia dei Banu
Hashim, ramo minore della potente tribù dei qoreishiti,
nacque orfano del padre Abd Allah e a soli sei anni perse anche la madre
Amina. Allevato dal nonno Abd al-Muttalib e poi dallo zio Abu Talib, fu
al servizio di questi e come cammelliere poté visitare la Siria
e la Palestina. Visse una giovinezza di stenti da cui lo tolse il matrimonio
con la ricca vedova quarantenne Khadigia con cui convisse felicemente
avendone tre figli maschi, tutti morti in tenera età, e quattro
figlie, tra le quali Fatima avrebbe poi svolto
un ruolo importante nelle vicende islamiche.
L'EGIRA E IL PERIODO MEDINESE. L'inizio dell'attività profetica
di Maometto viene collocato nella cosiddetta "notte del destino", alla
fine del mese di ramadan del 610, allorché gli apparve l'arcangelo
Gabriele comunicandogli il primo messaggio divino. Tale evento coronò
presumibilmente un lungo e profondo travaglio interiore precedente, di
cui niente sappiamo ma che lo aveva già portato a scostarsi dal
rudimentale politeismo dei suoi concittadini per un suo peculiare monoteismo
permeato di elementi giudaici e cristiani. Egli credette quindi di ricevere
direttamente da Dio (Allah) i canoni della rivelazione, costituenti nel
loro complesso il Corano, che dapprima fu
da lui considerato il corrispondente arabo di quanto già stabilito
dalle Sacre scritture giudaiche e cristiane. La sua prima predicazione,
preannunciante la fine dei tempi e esortante alla penitenza, ebbe un certo
successo tra gli strati più umili della società meccana,
ma fu invece osteggiata dalla ricca classe mercantile che dal grande pellegrinaggio
convergente da tutta l'Arabia verso il santuario pagano cittadino della
Ka'ba traeva cospicui vantaggi. Fu proprio l'avversione nutrita contro
di lui dall'aristocrazia meccana a convincere nel 622 Maometto a passare
con una parte dei suoi seguaci a Yathrib, poi ribattezzata Medina,
con una migrazione (Egira) da cui prese poi inizio il computo degli anni
dell'era musulmana. Tale avvenimento influì profondamente nel determinare
i suoi successivi orientamenti. A Medina venne a trovarsi a capo di una
comunità politica e per questo motivo dovette abbracciare con il
suo insegnamento, che sino ad allora era stato di carattere esclusivamente
etico e religioso, tutte le tematiche proprie della vita socio-politica.
A Medina, dopo essere riuscito a dirimere equamente le dispute che opponevano
da tempo le varie fazioni cittadine, seppe dar vita a un'organizzazione
statuale tutta incentrata attorno alla sua persona e ancor di più
attorno al suo messaggio religioso, che troncava nettamente con la perenne
disgregazione politica in cui si trovavano da sempre le popolazioni dell'Arabia.
Queste infatti riconoscevano come unico loro vincolo quello inerente la
ristretta solidarietà tribale. Il nuovo stato medinese venne a
rappresentare quindi un'eccezione, dal momento che i suoi cittadini accettavano
di cooperare tra loro sulla base di un legame ideologico-religioso alternativo
a quegli antichi vincoli. Il periodo medinese di Maometto fu anche caratterizzato
da un suo maggiore sforzo per emancipare la dottrina nascente dell'islamismo
dalle altre due religioni monoteistiche. Ebrei e cristiani, che non avevano
voluto riconoscere la validità del nuovo credo, furono così
accusati di avere in vario modo adulterato, tradito e frainteso le loro
stesse Sacre scritture. Di esse il profeta arabo si proclamò perfezionatore
e ultimo esecutore, realizzando così un disegno divino risalente
al biblico Abramo, comune capostipite di ebrei e arabi attraverso i suoi
due figli Israele e Ismaele.
L'UNIFICAZIONE RELIGIOSA DEGLI ARABI. Nel 624 Maometto fissò
anche alcune pratiche rituali distintive della nuova religione rispetto
al cristianesimo e al giudaismo, stabilendo alla Mecca (e non più
a Gerusalemme) la direzione verso cui rivolgere la preghiera e decretando
il venerdì come il giorno da deputarsi al servizio divino comunitario
in alternativa al sabato ebraico e alla domenica cristiana. Nel frattempo
la comunità medinese aveva iniziato un'attività militare
contro i meccani attaccandone le carovane commerciali e cogliendo una
prima significativa vittoria nel marzo 624 a Badr, a un centinaio di chilometri
da Medina. La controffensiva dei meccani non si fece attendere e nel 625
un loro esercito sconfisse le forze avversarie a Uhdd, ove lo stesso Maometto
fu ferito al volto. Nel 627 i dirigenti meccani tentarono poi un supremo
sforzo radunando contro Medina una confederazione di tribù alleate
di circa 10.000 uomini. Medina fu cinta d'assedio e si salvò solo
grazie all'abile costruzione di una trincea difensiva. Sventato così
l'attacco meccano, Maometto scatenò una durissima repressione contro
la comunità ebraica medinese accusata di aver simpatizzato con
il nemico. Alcune famiglie furono semplicemente espulse, mentre per altre
venne decretata l'uccisione di tutti gli uomini adulti (circa 600 persone)
e la riduzione in schiavitù per le loro donne e i loro figli. Con
il 628 finì il periodo difensivo e si aprì quello del consolidamento
del nuovo stato medinese sancito dall'adesione al nuovo credo di numerose
tribù beduine e dalla stipulazione di un armistizio decennale con
i meccani. Nel nuovo clima Maometto poté anche compiere (marzo
629) un pellegrinaggio privato nella sua città natale, ove visitò
la tomba di Khadigia e pregò presso il santuario della Ka'ba. Oramai
la situazione era matura per la grande svolta dell'aristocrazia meccana,
vale a dire una sua, più o meno sincera, conversione alla religione
predicata da Maometto. Ciò avvenne nel gennaio 630 allorché
Maometto, accompagnato da alcune migliaia di seguaci, poté entrare
alla Mecca senza colpo ferire. Penetrato nel recinto sacro della Ka'ba,
distrusse tutti i simulacri dell'antico paganesimo, prese possesso della
sacra pietra nera che vi era conservata e, proclamato solennemente sciolto
ogni vincolo dell'età pagana, instaurò l'era nuova di Allah.
Maometto, che pure aveva elevato La Mecca a città santa dell'Islam,
non ne fece comunque la capitale del suo stato, ma volle fare ritorno
a Medina da dove organizzò nuove campagne militari volte a rafforzare
la sua egemonia in tutta l'Arabia. Compiuto nel febbraio-marzo 632 un
nuovo pellegrinaggio alla Mecca (che la tradizione islamica ricorda come
il pellegrinaggio dell'addio) Maometto morì a Medina l'8 giugno
di quello stesso anno fra le braccia della moglie prediletta Aisha, figlia
del futuro primo califfo Abu Bakr. La sua
tomba, venerata dai musulmani, è una meta rituale per chi compie
il sacro pellegrinaggio alla Mecca.
M. Lenci
M. Rodinson, Maometto, Einaudi, Torino 1973; S. Noja, Maometto,
Mondadori, Milano 1985; Muhammad Al-Tabari, Vita di Maometto, Mondadori,
Milano 1985. |
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