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Note al Canto XII del Purgatorio I Grandi Classici Cultura Didattica Educazione
LA DIVINA COMMEDIA di Dante Alighieri (PURGATORIO) - CANTO XII Di pari, come buoi che vanno a giogo, Vedea colui che fu nobil creato Mostrava ancor lo duro pavimento Più era già per noi del monte vòlto Menocci ove la roccia era tagliata; Rispuose: «Quando i P che son rimasi NOTE AL CANTO XII(1-9) Di pari: in coppia, insieme con passo eguale; come buoi, ecc.: «a capo chino. Oderisi pel peso che reggeva e Dante per potere ragionare con lui. Il., XIII, 903 e segg.: "Ajace d'Oileo mai sempre al fianco - Del Telamonio combattea. Siccome - Due negri buoi d'una medesma voglia, - Nella dura maggese il forte aratro - Traggono, e al ceppo delle corna intorno - Largo rompe il sudor, mentre dal solo - Giogo divisi per lo solco eguali - Stampano i passi, e dietro loro il seno - Si squarcia della terra; a questa imago - Pugnavano congiunti i duo guerrieri"» (Lf.); pedagogo: «guida. Ep. ad Galatas, III, 24: "Itaque lex paedagogus noster fuit in Christo, ut ex fide justificemur"» (Lf.); varca: «passa avanti» (L.). «A considerare più oltre e procedere nella materia e nell'atto della penitenza» (B.); con la vela e coi remi: lat.: velis remisque contendere. «Pigliando similitudine dai naviganti che allora bene si sforzano d'andare quando fanno vela e niente di meno vogano - i remi, le buone opere fatte per sé - vele, le buone opere d'altrui» (B.); dritto: com'è naturale che si vada; rife'mi - con la persona: che per ragionar con Oderisi teneva incurvata; chinati e scemi: raumiliati per le pene che vedeva date ai superbi e per gli ammonimenti di Oderisi.(13-15) giue: giù; lo letto: de' piedi, il suolo. «Lo spazzo sopra 'l quale tu vai» (B.). (17-24) le tombe terragne: «le sepolture scavate nel terreno» (L.). «Li avelli che sono piani in terra con le lapidi di sopra» (B.); portan segnato: «sur les dalles des tombes» (Ls.); quel ch'elli eran pria: l'imagini e le gesta de' sepolti. Altri: quel ch'egli era pria. «Lo sepolto con la soprascrizione, con l'arme, con la figura corporale a mo' di iudice o di medico o di cavaliere, secondo ch'è stato nella vita» (B.); si ripiagne: si rinnova il pianto sugli estinti; per la puntura, ecc.: «per la ricordanza che dà dolore a chi li amava» (B.); che solo a' pii, ecc.: che stimola, che sprona, solo gli animi pii a pregar per quelli; dà de le calcagne: «pugne li pietosi come si pugne lo cavallo con gli sproni che sono alle calcagne» (B.); ma di miglior sembianza: «figurazione» (B.). In miglior maniera; secondo l'artificio: «secondo lo modo (le regole) dell'arte dello scolpire» (B.). «Selon l'art» (Ls.); quanto, ecc.: «Le parole così vanno disposte: vid'io figurato quanto avanza per via fuori del monte, congiungendo figurato con quanto, non con artificio. Quello poi che avanza fuori del monte vuol dire il primo balzo, ossia anello del monte del Purgatorio» (Torelli). «Whate'er as pathtoay from the mount projects» (Lf.). (25-27) Vedea, ecc.: ordina: Vedea da un lato, da una parte di quella strada, scender giù dal cielo, folgoreggiando (Videbam Satanam sicut fulgur de coelo cadentem; Luc., X, 18); colui che, ecc.: Satana. «I primi esempi (X, 31 e segg.) segnati nella marmorea ripa sono esempi d'umiltà; questi, del mal fine a che mena superbia, e sono posti non più sulla pendice, ma nel suolo, perché sieno esposti all'occhio delle anime che vanno pel gran carico col capo basso, non solo a dimostrar loro l'umiliazione ove cascano i superbi, ma a ricordar loro la cagione del peccato che ivi si piange» (Biag.). «Si noti l'artificio di questo passo, dal v. 25 al 63. I quattro primi terzetti cominciano da Vedea; i quattro seguenti da O; gli altri quattro da Mostrava: l'ultimo riassume ed accoglie insieme tutte tre le voci» (Lf.). (28-30) Vedea Brïareo: Omero lo fa difensore di Giove contro gli Dei che volevano legarlo: «Il gran Centimano - Che dagli Dei nomato è Briareo, - Da' mortali Egeone... Alto ei s'assise - Di Giove al fianco e n'ebber tema i numi». Stazio, Tebaide, V, 583 e segg.: «Non aliter Geticae, si fas est credere Phlegrae - Armatum immensus Briareus stetit aethera contra - Hinc Phoebi pharetras, hinc torvae Palladis angues, - Inde Peletroniam praefixa cuspide pinum - Martis»; fitto dal telo: «confitto dal fulmine» (L.). «Traforato» (B.); grave a la terra: «perché figurato era morto» (B.). «Appesanti par le froid de la mort» (Ls.). «Porge esempi di favole e di fatti scritturali; ma la serie di questi pone da un lato della strada, e la serie di quelle da l'altra parte» (L.). (31-33) Timbreo: da Timbra, città della Troade, ove era un tempio d'Apollo; Marte: da Esiodo è fatto figliuolo di Giove; ancora: dal Torelli è riferito a vedea, non ad armati. (34-36) Nembròt: principal autore del gran lavoro, della torre di Babele; quasi smarrito: «perch'elli non intendeva lo parlare di nessuno e nessuno lui» (B.); in Sennaàr: regione ove si prese a fabbricare la torre. Gen., XI, 2; superbi: accordato con genti. Altri: insieme, affievolendo il concetto; foro: furono. (37-42) Niobè: moglie d'Anfione, re di Tebe. I tragici le diedero quattordici figli, sette maschi e sette femine; Esiodo e Pindaro venti, dieci maschi e dieci femine; Omero dodici. Il., XXIV, 763 e segg.: «Anco l'afflitta - Niobe del cibo ricordossi il giorno - Che dodici figliuoi morti le furo - Sei del leggiadro e sei del forte sesso, - Tutti nel fior di giovinezza. Ai primi - Recò morte Diana ed ai secondi - Il saettante Apollo, ambo sdegnati - Che Niobe ardisse all'immortal Latona - Uguagliarsi d'onor; perché la Dea - Sol di due parti fu feconda, ed essa - Di ben molti di più»; con che occhi dolenti, ecc.: quanto mesta negli occhi ti vedea ivi scolpita; segnata in su la strada: «unde passavano li superbi che si purgavano» (B.); Saùl: primo re d'Israele, rotto dai Filistei sul monte Gelboè, temendo di cader vivo nelle loro mani, si uccise. Reg., I, 31, 4: «Dixitque Saul ad armigerum suum: Evagina gladium tuum, et percute me; ne forte veniant incircumcisi isti, et interficiant me, illudentes mihi. Et noluit armiger ejus... Arripuit itaque Saul gladium, et irruit super eum»; che poi, ecc.: per la maledizione data perciò a quel monte da Davide: «Montes Gelboe, nec ros nec pluvia veniant super vos» (Reg., II, 1, 21). (43-45) O folle: per avere sfidato Pallade a chi tesseva meglio; già mezza ragna: già per metà trasformata in ragno; trista: dolente; in su li stracci, ecc.: sopra i pezzi della tela lacerata da Pallade. - Ovidio, Metam., VI; che ma!: che a tuo mal uopo tessesti. «In evil hour» (Lf.). (46-51) Roboam: figlio di Salomone, a cui per la sua tirannide si ribellarono undici tribù ed egli per salvarsi dal loro furore fuggì sovra un carro in Gerusalemme; minacci: Al popolo che domandava sollievo: «Pater meus aggravavit jugum vestrum, ego autem addam jugo vestro: pater meus caecidit vos flagellis, ego autem coedam vos scorpionibus». Reg., III, 12, 14; nel porta un carro: ivi, 18: «Misit ergo rex Roboam Aduram, qui erat super tributa, et lapidavit eum omnis Israel, et mortuus est. Porro rex Roboam festinus ascendit currum et fugit in Jerusalem»; 'l tuo segno: la tua figura; duro pavimento: marmorea strada; fe' caro - parer: uccidendola. «Anfiarao, padre di Almeone, occultatosi per non esser tratto alla guerra di Troia, Erifile, sua moglie e madre d'Almeone, sedotta dall'offerta di un ricco gioiello, scoprì ove s'ascondeva: onde Almeone, facto pius et sceleratus eodem vendicò il tradimento uccidendola» (Ovidio, Metam., IX): lo sventurato adornamento: lo cerchietto delle perle che le donò Argia. «E nota che dice sventurato, perché a ciascuno che l'ebbe (secondo Stazio nella Teb.) fu cagione di sciagure» (B.). (52-60) Sennacherìb: «re degli Assiri, ammazzato da due suo: figliuoli in un tempio, mentre faceva orazione agli idoli». Reg., IV, 19, 37. Isaia, XXXVII, 38: «Et factum est, cum adoraret in templo Nesroch deum suum, Adramelech et Sarasar, filii ejus, percusserunt eum gladio, fugeruntque in terram Ararat et regnavit Asarhaddon filius ejus pro eo»; e come, ecc.: Altri: e come, morto lui, quivi il lasciaro; Tamiri: regina dei Massageti. Erodoto, libro I, trad. del Boiardo: «Thomyris poi che ebbe intesa la disavventura del figliuolo (caduto prigione a inganno) mandò uno caduceatore a Ciro, dicendogli che el non s'insuperbisse di questo che fatto era, perché del vino e non di lui era questa vittoria, e che a magnanimi imperatori convenia per battaglia e non per inganni essere superiori. Ma che essa comprendea che per avidità di sangue umano e non per gloria combattea: però gli comandava che nel termine di tre giorni, rendendogli il figliuolo, si partisse; altrimenti giurava per il sole, suo unico signore, che di sangue lo farebbe sazio. Fece Ciro di queste minacce pochissimo conto, e nel seguente giorno passò avanti contro la regina. (Uccisosi il figliuolo di Tamiri e disfatto e morto Ciro) tra la ruina di tanta uccisione fece ella ricercare il morto corpo di Ciro, e ritrovatolo, gli fece tagliare il capo, e quello gettare dentro a un otre che di sangue umano avea prima ripieno, dicendogli con amare parole: Saziati ormai di sangue del quale avesti in vita tanta sete»; sitisti: Justin., 1, 8: «Satia te sanguine quem sitisti»; Oloferne: da Giuditta; le reliquie del martiro: «il resto dell'esercito battuto e inseguito» (L.). «The remainder of that slaughter» (Lf.). «Lo capo d'Oloferne in su l'asta portato da' Judei» (B.). (61-63) in cenere e in caverne: «arsa e cavernosa» (B.) o Ilïòn: la rocca di Troia. Il Blanc: «la città di Troia»; il segno: la scultura, il bassorilievo; si discerne: si vede. Virg., Aen., III: «Ceciditque superbum Ilium et omnis humo fumat Neptunia Troia». Inf., I, 75: Poiché il superbo Ilion fu combusto. (64-66) Qual: «qualunque fino dipintore o disegnatore con stilo nelle taule» (B.); stile: «è una verghetta sottile, che si fa di due terzi di piombo e un terzo di stagno, e serve per tirar le prime linee a chi vuol disegnare con penna» (L.); ritraesse: «cavasse da quella scolpitura. E nota che propriamente si dice ritraere: imperò che l'apprensiva apprende, e poiché hae appreso l'obietto, ricava di dentro da sé e produce fuora l'appreso» (B.); l'ombre: «l'ombrature» (B.); e' tratti: altri: e gli atti: le effigie e gli atteggiamenti. Purg., XIII, 7: Ombra non li è né segno che si paia; mirar: meravigliarsi. (67-69) mei: meglio; chi vide il vero: chi si trovò a' fatti stessi; quant'io calcai: que' fatti, le cui imagini io avea sotto i piedi; chinato givi: gii, camminai chino. (70-72) «e via andatevene col viso altero, elissi» (L.). «Comunemente chi è superbo va col petto teso e col capo alto» (B.); figliuoli d'Eva: «Dimostra non si de' superbire con ciò sia cosa che tutti siamo pari, secondo lo nascimento» (B.). (73-84) l'animo non sciolto: occupato. Purg., IV, 12: ...e quella è sciolta. «Non libero dai pensieri forti, ch'io aveva avuto sopra i casi della superbia» (B.); atteso: attento. «Sollicito» (B.); sì sospeso: distratto e lento; un angel: «Questo angiulo significa la grazia di Dio, che venia a dare la remissione del peccato della superbia, la quale procede dalla grazia di Dio» (B.); torna, ecc.: «la sesta ora, che già era mezzo giorno; e chiamala ancella, perché le ore si dicono servitrici e ministre del Sole, e per conseguenza del giorno, che nasce ed ha origine da esso Sole: onde Ovidio: "Jungere equos Titan velocibus imperat Horis: Jussa Deae celeres peragunt", Metam., II, 118 e segg., e il Poeta nostro Purg., XXII, 118: E già le quattro ancelle eran del giorno, ecc.» (Dan.); torna - dal servigio del dì: «cioè che hae guidato lo carro del sole lo suo spazio, torna a riposarsi che hae lasciato lo servigio alla settima» (B.); che i: che a lui. Inf., X, 113: fate i saper; diletti: piaccia; raggiorna: «non ritorna in essere più die» (Lanèo). (86-87) 'n quella - matera: di non perder tempo; non potea parlarmi chiuso: «oscuro, sì che io non l'intendessi» (B.). (88-96) bianco vestito: vestita di bianco; tremolando: scintillando. «Vibrando li suoi raggi» (B.); mattutina stella: «riluce più per esser l'atmosfera purgata dei vapori caduti in rugiada o brina» (L.). «La stella diana» (B.); Venite, ecc.: «Ecco che pone come la grazia illuminante invita lo peccatore a purgarsi de' suoi peccati» (B.); A questo invito: altri: a questo annunzio; vegnon molto radi: «li uomini, dice l'angiolo o vogliamo intendere che dica l'autore» (B.). E il pauci electi del Vangelo. Matth., XXII; per volar su: per andare in Paradiso; a poco vento: ad ogni debole tentazione. Il vento impedisce e sforza al basso il volo. «Pourquoi si peu de vent ainsi t'abatil?» (Ls.). (97-99) la roccia: la parete del monte; era tagliata: «perché v'era la scala da montare all'altro balzo» (B.); l'ali: «che significano la grazia di Dio preveniente et illuminante, l'una e l'altra la cooperante e consumante» (B.). (100-108) Come, ecc.: ordina: come per salire a man destra al monte dove siede la chiesa (di S. Miniato in monte; B.) che soggioga, che domina, soprasta la ben guidata, per antifrasi la mal guidata Firenze sopra Rubaconte, presso il ponte di Rubaconte, si rompe, si modera, del montar l'ardita foga, la violenza dell'erto montare, per le scalee, per l'aiuto delle scale, che si fero ad etade, che si fecero nel buon tempo antico, che in Firenze non si facevan frode e furfanterie di falsare libri e misure del pubblico; a man destra: «intrando nella città et andando in verso 'l ponte, lo ponte viene da mano sinistra e la montata da mano destra» (B.); Rubaconte: «Negli anni di Cristo 1237, essendo podestà di Firenze messer Rubaconte da Mandello da Milano, si fece in Firenze il ponte nuovo, e egli fondò con sua mano la prima pietra, e gettò la prima cesta di calcina: e per lo nome della detta podestà fu nomato il ponte Rubaconte» (G. Vill., VI, 26). Oggi chiamasi Alle Grazie; l'ardita foga: «l'altezza ritta che farebbe descendere in foga senza potersi ritenere: foga è andamento senza rattenersi et operamento senza tramezzar riposo» (B.). «La roideur de la pente est adoucie par des dégrés» (Ls.). «The bold abruptness of the ascent is broken» (Lf.); il quaderno: L'Ottimo commento: «Anni Domini 1290 messer Monfiorito da Coderta fu podestà di Firenze, e per molte e manifeste baratterie, che commise, fu diposto dalla Signoria, e preso, e' confessò fra l'altre cose aver servito messer Niccola Acciajuoli d'alcuno, che dovea essere condannato; il quale messer Niccola era allora nel priorato e di consentimento di messer Baldo d'Aguglione (Par., XVI, 55 e segg.), sotto pretesto di vedere il processo fatto contro a detto messer Monfiorito, mandò per lo libro alla Camera, e trassene fuori segretamente il foglio, dove si toccava la detta materia. Della qual cosa al tempo del seguente Priorato per solenne e segreta inquisizione indi fatta furono condannati»; la doga: «Et allo staio o vero quarta fu cavata o vero scemata la doga del legname, perché tenesse meno» (B.). Il Postill. Cass.: «mensura dogata carnis et salis». L'Ottimo commento: «Essendo un ser Durante dei Chermontesi (Chiaramontesi) doganiere e camerlingo della Camera del Sale del Comune di Firenze, trasse una doga dello staio, applicando a sé tutto il sale ovvero pecunia, che di detto avanzamento perveniva». Era adunque parte d'una misura di capacità. Nel Par., XVI, 105, Dante volendo indicar i discendenti di colui che tolse la doga, disse: ...e quei ch'arrossan per lo staio; così: per via, intendi, di scale (v. 92) s'allenta, si agevola ad ascendersi, la ripa che cade - quivi ben ratta, ripida (ritta et in foga; B.) da l'altro girone. «Ainsi s'adoucit la rampe» (Ls.); ma quinci, ecc.: «Detta la somiglianza tra la via di salire al girone secondo e la via di salire sul monte San Miniato, acciò non fosse inteso che fosse quella simile a questa anche nella spaziosità, aggiunge che in questa l'alta pietra che fa sponda alla via quinci e quindi, dall'una e dall'altra banda, rade, strofina, il viandante, tanto che lo stringe da ambo i lati come della nave di Cloante scrive Virgilio (Aen., V, 169 e segg.): Ille inter navemque Gyae, scopulosque sonantis - Radit iter laevum interior.» (L.). (109-114) volgendo ivi: incamminandoci per quel viottolo; Beati pauperes: «Voci cantarono: Beati pauperes, sì dolcemente che non potrebbe esprimersi con parole. Siccome qui alla purgata superbia si fa cantare l'encomio evangelico alla povertà di spirito, che esso intende qui per l'umiltà, così ad ogni altro de' sette vizj capitali purgato, fa, di girone in giro, cantarsi encomii alla virtù contraria al medesimo vizio. Le voci son d'angeli. V. Purg., XXVII, 8 e segg.» (L.); foci: aditi. (117-136) che per lo pian: camminando (IX, 112); stinti: o perché la superbia è radice d'ogni peccato, ed estinta lei son pressoché stinti gli altri sei peccati; o perché era il peccato predominante di Dante; come l'un: come il primo; Allor fec' io, ecc.: «Alcuna volta l'omo porta una penna o altra cosa in capo, per la quale gli astanti rideno o dicono qualche parola, per la quale elli si mette la mano in capo e cerca tastando, e trova quello perché altri si movea, che prima non vedea» (B.); scempie: separate, allargate; pur sei: solamente sei; quel da le chiavi: l'Angelo che tenea le due chiavi dette sopra, IX, 117; sovra le tempie: «nella fronte» (Tor.); a che: al qual atto di cercare e toccare e contare sulle dita le incise lettere, ecc. «Drob, solches schauend, lächelte mein Führer» (Fil.). Enciclopedia termini lemmi con iniziale a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Storia Antica dizionario lemmi a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Dizionario di Storia Moderna e Contemporanea a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w y z Lemmi Storia Antica Lemmi Storia Moderna e Contemporanea Dizionario Egizio Dizionario di storia antica e medievale Prima Seconda Terza Parte Storia Antica e Medievale Storia Moderna e Contemporanea Dizionario di matematica iniziale: a b c d e f g i k l m n o p q r s t u v z |
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