LA DIVINA COMMEDIA di Dante Alighieri (PURGATORIO) - CANTO II

Già era 'l sole a l'orizzonte giunto
lo cui meridïan cerchio coverchia
Ierusalèm col suo più alto punto; (3)

e la notte, che opposita a lui cerchia
uscia di Gange fuor con le Bilance,
che le caggion di man quando soverchia; (6)

sì che le bianche e le vermiglie guance,
là dov' i' era, de la bella Aurora
per troppa etate divenivan rance. (9)

Noi eravam lunghesso mare ancora,
come gente che pensa a suo cammino,
che va col cuore e col corpo dimora. (12)

Ed ecco, qual, sorpreso dal mattino,
per li grossi vapor Marte rosseggia
giù nel ponente sovra 'l suol marino, (15)

cotal m'apparve, s'io ancor lo veggia,
un lume per lo mar venir sì ratto,
che 'l muover suo nessun volar pareggia. (18)

Dal qual com' io un poco ebbi ritratto
l'occhio per domandar lo duca mio,
rividil più lucente e maggior fatto. (21)

Poi d'ogne lato ad esso m'appario
un non sapeva che bianco, e di sotto
a poco a poco un altro a lui uscìo. (24)

Lo mio maestro ancor non facea motto,
mentre che i primi bianchi apparver ali;
allor che ben conobbe il galeotto, (27)

gridò: «Fa, fa che le ginocchia cali.
Ecco l'angel di Dio: piega le mani;
omai vedrai di sì fatti officiali. (30)

Vedi che sdegna li argomenti umani,
sì che remo non vuol, né altro velo
che l'ali sue, tra liti sì lontani. (33)

Vedi come l'ha dritte verso 'l cielo,
trattando l'aere con l'etterne penne,
che non si mutan come mortal pelo». (36)

Poi, come più e più verso noi venne
l'uccel divino, più chiaro appariva:
per che l'occhio da presso nol sostenne, (39)

ma chinail giuso; e quei sen venne a riva
con un vasello snelletto e leggero,
tanto che l'acqua nulla ne 'nghiottiva. (42)

Da poppa stava il celestial nocchiero,
tal che faria beato pur descripto;
e più di cento spirti entro sediero. (45)

'In exitu Israel de Aegypto'
cantavan tutti insieme ad una voce
con quanto di quel salmo è poscia scripto. (48)

Poi fece il segno lor di santa croce;
ond' ei si gittar tutti in su la piaggia
ed el sen gì, come venne, veloce. (51)

La turba che rimase lì, selvaggia
parea del loco, rimirando intorno
come colui che nove cose assaggia. (54)

Da tutte parti saettava il giorno
lo sol, ch'avea con le saette conte
di mezzo 'l ciel cacciato Capricorno, (57)

quando la nova gente alzò la fronte
ver' noi, dicendo a noi: «Se voi sapete,
mostratene la via di gire al monte». (60)

E Virgilio rispuose: «Voi credete
forse che siamo esperti d'esto loco;
ma noi siam peregrin come voi siete. (63)

Dianzi venimmo, innanzi a voi un poco
per altra via, che fu sì aspra e forte,
che lo salire omai ne parrà gioco». (66)

L'anime, che si fuor di me accorte,
per lo spirare, ch'i' era ancor vivo,
maravigliando diventaro smorte. (69)

E come a messagger che porta ulivo
tragge la gente per udir novelle,
e di calcar nessun si mostra schivo, (72)

così al viso mio s'affisar quelle
anime fortunate tutte quante,
quasi oblïando d'ire a farsi belle. (75)

Io vidi una di lor trarresi avante
per abbracciarmi, con sì grande affetto,
che mosse me a far lo somigliante. (78)

Ohi ombre vane, fuor che ne l'aspetto!
tre volte dietro a lei le mani avvinsi,
e tante mi tornai con esse al petto. (81)

Di maraviglia, credo, mi dipinsi;
per che l'ombra sorrise e si ritrasse,
e io, seguendo lei, oltre mi pinsi. (84)

Soavemente disse ch'io posasse;
allor conobbi chi era, e pregai
che, per parlarmi, un poco s'arrestasse. (87)

Rispuosemi: «Così com' io t'amai
nel mortal corpo, così t'amo sciolta:
però m'arresto; ma tu perché vai?». (90)

«Casella mio, per tornar altra volta
là dov' io son, fo io questo vïaggio»,
diss' io; «ma a te com' è tanta ora tolta?». (93)

Ed elli a me: «Nessun m'è fatto oltraggio
se quei che leva quando e cui li piace,
più volte m'ha negato esto passaggio; (96)

ché di giusto voler lo suo si face:
veramente da tre mesi elli ha tolto
chi ha voluto intrar, con tutta pace. (99)

Ond' io, ch'era ora a la marina vòlto
dove l'acqua di Tevero s'insala,
benignamente fu' da lui ricolto. (102)

A quella foce ha elli or dritta l'ala,
però che sempre quivi si ricoglie
qual verso Acheronte non si cala». (105)

E io: «Se nuova legge non ti toglie
memoria o uso a l'amoroso canto
che mi solea quetar tutte mie doglie, (108)

di ciò ti piaccia consolare alquanto
l'anima mia, che, con la sua persona
venendo qui, è affannata tanto!». (111)

'Amor che ne la mente mi ragiona'
cominciò elli allor sì dolcemente,
che la dolcezza ancor dentro mi suona. (114)

Lo mio maestro e io e quella gente
ch'eran con lui parevan sì contenti,
come a nessun toccasse altro la mente. (117)

Noi eravam tutti fissi e attenti
a le sue note; ed ecco il veglio onesto
gridando: «Che è ciò, spiriti lenti? (120)

qual negligenza, quale stare è questo?
Correte al monte a spogliarvi lo scoglio
ch'esser non lascia a voi Dio manifesto». (123)

Come quando, cogliendo biado o loglio,
li colombi adunnati a la pastura,
queti, sanza mostrar l'usato orgoglio, (126)

se cosa appare ond' elli abbian paura,
subitamente lasciano star l'esca,
perch' assaliti son da maggior cura; (129)

così vid' io quella masnada fresca
lasciar lo canto, e fuggir ver' la costa,
com' om che va, né sa dove riesca;
né la nostra partita fu men tosta. (133)
Purgatorio, c. II, vv. 28-30

NOTE AL CANTO II



(1-3) Già era 'l sole, ecc.: «Già il sole era giunto all'orizzonte, il cerchio meridiano del quale copre col suo più alto punto Gerusalemme» (F.). «Si suppone che ogni luogo abbia il suo orizzonte, sopra il quale stia un arco che passi per lo zenit di esso luogo, che è quanto dire gli sovrasti nel suo più alto punto. Quest'arco è detto il meridiano, perché, quando il sole è in esso, fa il mezzo giorno del luogo che copre. Avendo ogni sito un orizzonte solo ed un meridiano solo, è manifesto che dire: l'orizzonte, ecc., è lo stesso che dire l'orizzonte di Gerusalemme. Ora dicendo il Poeta che il sole, tramontando, era giunto all'orizzonte occidentale di Gerusalemme (che secondo lui, è anche l'orizzonte della montagna del Purgatorio), viene ad affermare che ad essa montagna si mostrava nascente» (B. B.).
(4-6) e la notte, che opposita, ecc.: «che diametralmente opposta al sole, gira in cerchio (qui parcourt le cercle opposé; Ls. Die ihr entgegen kreiset; Bl.), sorgeva fuori del fiume Gange col segno della Libra, il quale cessa d'accompagnarla quand'ella si fa più lunga del giorno» (F.); uscia di Gange: Suppone, secondo le opinioni del suo tempo, che l'orizzonte di Gerusalemme sia un meridiano delle Indie orientali, significato per lo fiume Gange, che ivi scorre; con le bilance: «col segno della Libra. Essendo il sole giunto all'orizzonte di Gerusalemme nel segno dell'Ariete, conseguita che il segno della Libra fosse nel punto opposto ad esso Ariete, e precisamente dove il meridiano interseca il detto orizzonte, e che quindi da esso punto la notte sorgesse dal Gange nella regione antipoda al monte del Purgatorio» (B. B.). «La notte tiene sotto il suo tenebroso emisfero il segno della Libra per lo spazio del tempo ch'è dal solstizio invernale al solstizio estivo, finché le notti vanno accorciando, e rimane priva del detto segno celeste dal solstizio estivo all'invernale, finché le notti vanno allungando» (F.). «Col ritenere che i due meridiani delle foci del Gange e dell'Ibero sieno fra loro distanti per gradi 180, commise Dante un errore, poiché non lo sono che di gradi 121. Ed un errore eziandio più grave commise col supporre che il meridiano di Gerusalemme fosse equidistante dai due meridiani or nominati, poiché, invece di gradi 90, il primo lo è di soli 39 1/2, il secondo di 48 1/2» (F.).
(7-9) le bianche, ecc. «Qui vuol significare i tre diversi colori che appaion in cielo prima del nascere del sole: il bianco dell'ora mattutina, il vermiglio dell'aurora, il rancio che precede di poco il sole» (B. B.); rance: «orangées» (Ls.). Il Bocc., nel principio della G. III: «L'aurora, già di vermiglia, cominciava, appressandosi il sole, a divenir rancia». L'Ariosto, XXV, 93, troppo fioritamente: «E posò fin che un nembo rosso e bianco - Di fiori sparse le contrade liete - Del lucido Orïente d'ogni intorno, - Ed indi uscì dell'aureo albergo il giorno».
(10-15) lunghesso mare: «allato il mare» (B.); col cuore: col desiderio; sul presso: «sull'appressarsi. In Toscana tuttora: sui pressi di un paese, nei luoghi vicini a quello» (T.). «Da mattina» (B.). Il Witte: sorpreso dal mattino; lezione che piaceva più al Castelvetro; rosseggia: Conv., II, 14: «Marte dissecca e arde le cose, perché il suo calore è simile a quello del fuoco. E questo è quello, perché esso appare affocato di colore, quando più e quando meno, secondo la spessezza o rarità delli vapori che 'l seguono»; giù nel ponente: per l'estrema parte occidentale. «G. Vill., I, 7: "Attalante abitò in Africa giù nel ponente"» (G.). «Perciocché se si trovasse verso Oriente per la venuta del sole, non avrebbe tanto rossore» (Castelvetro). Anche i vapori in quell'ora son grossi per la frescura che li condensa. «Qui nota il punto in cui l'astro precipita nell'Oceano occidentale, mentre in Oriente sta per sorgere il sole» (B. B.). Altri: qui nel ponente; sovra 'l suol marino: sopra la pianura e la superficie del mare. Inf., XXVI, 129: marin suolo. «Sur la plaine marine» (Ls.). «Am Abendhimmel auf des Meeres Ebne» (Bl.). «Upon the ocean floor» (Lf.). Il Bargagli: «stare a galla; quello star delle cose leggiere NELLA PIANURA dell'acqua, senza calare a fondo».
(16-18) s'io ancor lo veggia: così possa io vederlo un'altra volta. Il Castelvetro: «Desidera d'andar morto nel Purgatorio per essere sicuro della vita eterna. Adunque così qui lo veggia poiché sarò morto».
(20-21) per domandar, ecc.: per chiedere al mio Duca che fosse quel lume; rividil più lucente, ecc.: «Dal vedere al non vedere, era tanto venutogli più vicino, che mostravasi maggiore e più vivace» (Ces.).
(23-24) bianco: di bianco - «je ne sais quoi de blanc» (Ls.); e di sotto: di questo bianco. «Il lume era un angelo colla faccia raggiante di luce: i due bianchi laterali erano le sue ali; il bianco di sotto era il suo vestimento - la stola bianca con la quale si dipingono gli angeli» (B.) (V. XII, 89).
(26-30) mentre: «infino a tanto» (B.); apparser ali: «altri: aperser l'ali, si furono sciorinati, spiegati alla vista» (Ces.). «Jusqu'à ce que les premièrs blancheurs se déployèrent en ailes» (Ls.); galeotto: «il reggitore di quel navilio» (Lanèo). Si usò in buon senso dal Varchi, Seneca, Benef: «Al medico e al galeotto (medico et nautae)»; cali: a terra; t'inginocchi; piega le mani: «chinale giù addoppiate a farli riverenza» (B.); officiali: ministri di Dio.
(31-36) sdegna: «non usa gli argomenti degli uomini a navigare» (B.); argomenti: strumenti, congegni; «Jede Menschenkunst verschmäht» (Bl.); velo: vela; lat.: velum; tra liti, ecc.: «per andare dall'uno all'altro emisfero - tra le piaggie sì da lungi» (B.); dritte: alzate; trattando l'aere: «dibattendo l'aere» (B.).
(38-48) l'uccel divino: l'angelo, l'alato. Stazio chiamò Mercurio nelle Selve: Volucer Tegeaticus, e nella Tebaide (I, 292): impiger ales; per che: per la qual cosa, il perché; a riva: «a la piaggia del Purgatorio» (B.); vasello: «navicella (Inf. XXVIII, 79) - navetta. Ogni cosa che tiene si può chiamare vagello» (B.); snelletto: sottile; tanto che, ecc.: non pescava punta acqua. «Tutto stava sopra l'acque» (B.). Inf., VIII, 29-30, all'incontro: segando se ne va l'antica prora - de l'acqua più che non suol con altrui. «La navicella tocca l'acqua terrestre, ma non vi affonda. Ricorda l'andar di Pietro sul mare, e indica come altri si salvi per fede. Matteo, XIV, 25-31» (K.); per iscripto: come se lo avesse scritto in fronte. Il Petr.: «Scolpito per le fronti era 'l valore Dell'onorata gente». Il Castelv., stranamente: «Modo proverbiale. Parea che l'Angelo fosse beato in guisa che non potesse perdere la beatitudine, né quella gli potesse essere ritolta, poiché ne gli era stato fatto stromento da Dio». Il Witte: «Tal che faria beato pur descritto»; sediero: sederono; In exitu Israel...: Dante, spiegando nel Conv., II, I, 7 il senso anagogico di questo canto del Profeta (Salmo 113), dice: «Spiritualmente s'intende che ne l'uscita de l'anima dal peccato, essa si fa santa e libera in sua potestate». Anticamente questo salmo si cantava nel trasportare il corpo del defunto alla chiesa. «Cantico di tutti il più appropriato a queste anime, che, dalla schiavitù del mondo, passano (quasi per lo mar rosso) al paese della promessa» (Ces.).
(49-51) Poi fece il segno, ecc.: licenziandole. Il Ces: «diede lor la benedizione». «Fioretti, 49: "Compiuta la predicazione Santo Francesco fece loro (agli uccelli) il segno della croce, e diè loro licenza di partirsi"» (G.); ed el sen gì, ecc.: «Inf., XVII, 136: si dileguò, come da corda cocca» (Ces.).
(52-51) selvaggia: nuova, inesperta, «non saputa» (B.); rimirando intorno: «per vedere dove dovesse andare» (B.); assaggia: «tasta con l'occhio» (Ces.).
(56-66) con le saette conte: coi lucidi raggi. Lucrezio: «Lucida tela diei». Il Buti: «conte: certe». «Macr., Sat., I, 17: Arcu et sagittis Apollinis simulacra decorantur, ut per sagittas intelligatur vis emissa radiorum» (G.); di mezzo il ciel, ecc.: «Il Capricorno è discosto dall'Ariete, ove era il sole, 90 gradi, o un quarto di sfera. Adunque se il Capricorno era passato di là dal meridiano, tanto dovea il sole essersi levato fuori dell'Oriente. Erano insomma circa due ore di sole (V.IX, 7)» (B. B.). «Era alta mattina» (B.); esperti: pratici; per altra via: per via diversa dalla vostra - per l'Inferno; aspra e forte (Inf., I, 5); gioco: un diporto.
(68-72) per lo spirare: «Quello spirare appariva nel levarsi delle coste e abbassarsi, che il petto fa respirando, ed anche par... l'atto de la gola (Inf., XXIII, 88), al qual segno e' fu già da altri riconosciuto» (Ces.); «Per lo fiatare» (B.); «messagger che porta in mano o in testa - ulivo, rami d'olivo - come è usanza quando significa cosa d'allegrezza come vittoria, pace et acquisto di terre, e simili cose» (B.); tragge: accorre; calcar: «l'un l'altro» (B.). Far calca, pigiarsi; si mostra schivo: «trattiene» (B.).
(75) a farsi belle: «a purgarsi da la colpa del peccato con la penitenzia, per andare poi alla gloria dei Beati» (B.). «A purificarsi, per tornar belle come uscirono dalla mano di Dio» (B. B.). Inf., XXVIII, 54: per maraviglia obliando il martiro.
(79-84) Oi ombre vane, ecc.: «O anime che non avete altro di soggetto ai sensi che l'esterna sembianza» (B. B.). «Se non al vedere; imperò che al vedere paiano corporali (palpabili) e non sono» (B.). «Il poeta, a quel che pare, fa l'ombre de' non probi ora palpabili, ora no, come Cristo risorto; l'ombre de' dannati palpabili sempre» (T.); dietro a lei, ecc.: volli abbracciarla alla vita. Pietro di Dante: «Inter quos fingit Casellam, excellentissimum cantorem, se invenire, et eum amplecti, et de amplexu vano admirari ut Aeneas cum Anchise in simili, Virgilio dicente (Aen., 700 e segg.): "Ter conatus ibi collo dare brachia circum, - Ter frustra comprensa manus effugit imago, - Par levibus ventis volucrique simillima somno". Odiss., XI, 205 e segg.»; mi dipinsi: nell'atto; seguendo lei: «che si facea a rieto» (B.); oltre mi pinsi: mi spinsi avanti.
(85-86) ch'io posasse: «ch'io stessi fermo» (B.). Cessassi dall'inutile tentativo di abbracciarla; allor conobbi: «Allora, a quel modo soave del parlarmi, conobbi chi era; quella fu la favilla che tutta mi raccese la conoscenza al cambiato aspetto del mio Casella; lo ravvisai» (G.).
(89-90) nel mortal corpo: quand'io era unita al corpo; sciolta: da esso divisa. «Da quello mortale corpo liberata» (B.); perché vai?: perché fai questo viaggio?
(91-96) Casella: «Fu fiorentino e fu buono cantore et intonatore di canti, sicché alcuno de' sonetti, o vero canzoni dell'autore intonò, tra i quali fu quello che si dirà di sotto: Amore, ecc., e fu omo di diletti e tardò a venire allo stato della penitenzia, quando fu nel mondo, occupato da vani diletti infino all'ultimo» (B.). «Finissimo cantatore e già intonò delle parole dell'autore» (Lanèo). «Fuit famosus cantor tempore suo, vir quidem curialis et affabilis, ad quem Dantes saepe solebat accedere in vita, ad recreandum spiritum cantu illius, quando erat fatigatus studio, vel stimulatus passione amoris... Ipse (Dante) enim nimium delectatus ab ipsa juventute sonis et cantibus, musicus fuit, amicus omnibus optimis musicis et citaraedis sui temporis et praesertim isti Casellae qui intonavit multos sonos ejus» (Benv.). Il Crescimbeni vide nella Vaticana un madrigale di Lemmo da Pistoja, con questo titolo: Lemmo da Pistoja, e Casella diede il suono, cioè lo mise in musica; per tornar, ecc.: e io fo questo viaggio, non per restar qui dove sono, ma per tornarci altra volta, quando sarò morto. V. sopra, v. 16. «Ideo facio hoc in vita ut metear in morte per Purgatorium pervenire ad vitam aeternam» (Benv.); questo vïaggio: «Purgatorii» (B.); ma a te com'è tanta ora tolta?: Per qual cagione ti è stato tanto ritardato il passaggio al Purgatorio? Casella era morto da molto tempo quando giunse al Purgatorio. Il poeta finge che quelli che muoiono riconciliati con Dio, per passare al Purgatorio convengono alla foce del Tevere, di dove un angelo li leva, quando gli pare, per trasportarli colà sulla sua nave. L'angelo non riceve in sua navicella chi sia privato di sepoltura sacra. Gli Etnici insepolti. «Littora circum Centum errant annos. Vanno errando cent'anni ai lidi intorno. I Cristiani contumaci denno aspettare alle foci del Tevere infino a che buoni preghi o perdonanza universale li faccia risorgere in grazia. Il Giubbileo, pubblicato da papa Bonifazio l'anno 1300, accorciò di tanto a Casella la durata dell'esilio, che dovea continuare trenta volte tante quante fu visso in sua presunzione: lo che il Poeta apprese da Manfredi; e se prima il Poeta l'avesse saputo, non avrebbe fatto le meraviglie di quel tardo arrivare» (Strocchi). «Altri: ma a te come tant'ora è tolta?, ma ambedue le lezioni tornano sottosopra a un medesimo: dacché tanta ora era tolta a Casella appunto, perché gli era tolta e negata quella terra del Purgatorio, dove quel tempo avria logorato utilmente in isconto del suo debito» (Ces.).
Lezione seguita dal Lombardi, che sostenne Casella morisse al tempo stesso del misterioso viaggio di Dante, contro al parer dei più e al senso del v. 96. Pietro di Dante: «Petendo a dicto Casella, quomodo erat quod iam tantum tempus transierat quod decessit, et tamen tunc veniebat ad dictum locum. Qui respondit, ut in textu: et sic affirmat quod dicit Augustinus, quod "tempus quod inter hominis mortem et ultimam resurrectionem interpositum est, animas abditis receptaculis continet". Et Gregorius, in Dialogo, asserit, quod frusto glaciei auditus fuit etiam quidam spiritus purgans se»; Nessun, ecc.: «Niuna ingiustizia m'è fatta» (B.); se quei: l'angelo navichiero; leva: «in su la sua navicella» (B.); esto passaggio: «die Ueberfahrt» (Bl.).
(97-99) ché di giusto voler, ecc.: «L'angiolo vuole quello che vuole Dio, che non vuole se non giustamente» (B.). Perciocché il suo volere si conforma al volere di Dio; da tre mesi: «Veramente da tre mesi in qua ch'è cominciato il Giubbileo, egli ha preso senza alcuna opposizione chiunque ha voluto entrare nella sua nave» (F.). «Il Giubbileo era principiato a Natale, primo giorno dell'anno nell'antico stile romano, sebbene la Bolla di Bonifazio VIII, che formalmente l'annunzia ed instituisce in perpetuo, sia del 22 febbraio 1300: ché antico era il costume dei popoli di concorrere al sepolcro degli Apostoli ogni centesimo anno. E i tre mesi sono appunto lo spazio che corre tra il Natale e il plenilunio di marzo, epoca del viaggio di Dante» (B. B.); con tutta pace: «senza contraddizione nulla» (B.). «A pieno pacificato con Dio» (G.). «Per questo dà ad intendere che chi si trova l'anno del Giubbileo a Roma, volto alla marina dove entra lo Tevere in mare, è senza dimoranza ricolto dall'angiolo» (B.).
(101-102) s'insala: «entra in mare e si fa salso» (Lanèo). Rucellai, Api: «Il mare ove se insala il Gange». Bocc., Pilocolo: «Porti, là dove il Po s'insalsa». Ariosto, VIII, 26: «Ove nei salsi flutti Il bel Tamigi, amareggiando, intoppa». O di': entra nel sale, nel mare. Par., II: sale per mare. «Era una credenza popolare assai diffusa, che l'anime dei defunti fossero tragittate in isole. Se non che Dante elesse qui il luogo che più toccava alla Chiesa. Come i pellegrini viventi andavano a Roma per l'indulgenza del Giubbileo, così vi manda le anime macchiate di colpa» (K.).
(103-105) A quella foce: del Tevere egli ha rivolto nuovamente il suo corso; quale: qualunque anima; non si cala: non discende; verso Acheronte: all'Inferno. L'imbarco pel Purgatorio alla foce del Tevere accenna che non si dà salute fuor del grembo della Chiesa romana.
(106-111) Se nuova legge: «Se il nuovo stato non ti ha fatto dimenticare l'arte tua, o altro non tel vieta, cantami una delle solite canzoni» (Ces.); tutte mie voglie: l'animo mio agitato dalle passioni; con la mia persona: col peso del corpo; affannata: «per le orribili pene vedute in Inferno» (L.).
(112-114) Amor che, ecc.: E' il principio della seconda Canzone del Convito. «Questa fu una canzone la quale disse l'autore, e fu intonata per lo ditto Casella» (Lanèo). S'intende d'amore intellettuale e divino; mi sona: «Quia impressio remansit in anima quae mirabiliter delectatur musica» (B.). «Noch in mir nachtönt» (Bl.).
(117) toccasse altro la mente: «null'altra cosa occupasse più l'animo - come se non avesse altra cura» (B.).
(118-123) eravam: il Witte: andavam; il veglio onesto: Catone; quale stare: altri: qual ristare; al monte: del Purgatorio; lo scoglio: la scaglia, la scorza - la macchia del vizio e del peccato, la quale si spoglia con la penitenza. Pier Crescenzio, V, 3: «Le avellane manifestano la sua maturitade quando da' loro scogli si partono».
(124-133) cogliendo: nel cogliere - mentre colgono; queti: «che non roteano né non mormorano come fanno quando non beccano» (B.); orgoglio: «lieta vivacità» (T.); da maggior cura: «di campare dal pericolo» (B.); masnada fresca: «quelle anime che di fresco eran venute» (B.). «E' detto alla latina, dove la voce recens è data al luogo, dove testé fu fatta alcuna cosa; è data al sangue testé spicciato; è data all'acqua testé attinta; al sole testé nato; alla toga testé messa» (Ces.); la costa: «del monte del Purgatorio» (B.); rïesca: «sbocchi» (Ces.). «Che va per la via e non sa dove ella capiti» (B.); tosta: pronta.
 

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