O voi che siete in piccioletta barca,
desiderosi d'ascoltar, seguiti
dietro al mio legno che cantando varca,
(3)
tornate a riveder li vostri liti:
non vi mettete in pelago, ché forse,
perdendo me, rimarreste smarriti.
(6)
L'acqua ch'io prendo già mai non si corse;
Minerva spira, e conducemi Apollo,
e nove Muse mi dimostran l'Orse.
(9)
Voialtri pochi che drizzaste il collo
per tempo al pan de li angeli, del quale
vivesi qui ma non sen vien satollo,
(12)
metter potete ben per l'alto sale
vostro naviglio, servando mio solco
dinanzi a l'acqua che ritorna equale.
(15)
Que' gloriosi che passaro al Colco
non s'ammiraron come voi farete,
quando Iasón vider fatto bifolco.
(18)
La concreata e perpetua sete
del deiforme regno cen portava
veloci quasi come 'l ciel vedete.
(21)
Beatrice in suso, e io in lei guardava;
e forse in tanto in quanto un quadrel posa
e vola e da la noce si dischiava,
(24)
giunto mi vidi ove mirabil cosa
mi torse il viso a sé; e però quella
cui non potea mia cura esser ascosa,
(27)
volta ver' me, sì lieta come bella,
«Drizza la mente in Dio grata», mi disse,
«che n'ha congiunti con la prima stella».
(30)
Parev' a me che nube ne coprisse
lucida, spessa, solida, e pulita,
quasi adamante che lo sol ferisse.
(33)
Per entro sé l'etterna margarita
ne ricevette, com' acqua recepe
raggio di luce permanendo unita.
(36)
S'io era corpo, e qui non si concepe
com' una dimensione altra patio,
ch'esser convien se corpo in corpo repe,
(39)
accender ne dovria più il disio
di veder quella essenza in che si vede
come nostra natura e Dio s'unio.
(42)
Lì si vedrà ciò che tenem per fede,
non dimostrato, ma fia per sé noto
a guisa del ver primo che l'uom crede.
(45)
Io rispuosi: «Madonna, sì devoto
com' esser posso più, ringrazio lui
lo qual dal mortal mondo m'ha remoto.
(48)
Ma ditemi: che son li segni bui
di questo corpo, che là giuso in terra
fan di Cain favoleggiare altrui?».
(51)
Ella sorrise alquanto, e poi «S'elli erra
l'oppinion», mi disse, «d'i mortali
dove chiave di senso non diserra,
(54)
certo non ti dovrien punger li strali
d'ammirazione omai, poi dietro ai sensi
vedi che la ragione ha corte l'ali.
(57)
Ma dimmi quel che tu da te ne pensi».
E io: «Ciò che n'appar qua sù diverso
credo che fanno i corpi rari e densi».
(60)
Ed ella: «Certo assai vedrai sommerso
nel falso il creder tuo, se bene ascolti
l'argomentar ch'io li farò avverso.
(63)
La spera ottava vi dimostra molti
lumi, li quali e nel quale e nel quanto
notar si posson di diversi volti.
(66)
Se raro e denso ciò facesser tanto,
una sola virtù sarebbe in tutti,
più e men distributa e altrettanto.
(69)
Virtù diverse esser convegnon frutti
di princìpi formali, e quei, for ch'uno,
seguiterieno a tua ragion distrutti.
(72)
Ancor, se raro fosse di quel bruno
cagion che tu dimandi, o d'oltre in parte
fora di sua materia sì digiuno
(75)
esto pianeto, o, sì come comparte
lo grasso e 'l magro un corpo, così questo
nel suo volume cangerebbe carte.
(78)
Se 'l primo fosse, fora manifesto
ne l'eclissi del sol, per trasparere
lo lume come in altro raro ingesto.
(81)
Questo non è: però è da vedere
de l'altro; e s'elli avvien ch'io l'altro cassi,
falsificato fia lo tuo parere.
(84)
S'elli è che questo raro non trapassi,
esser conviene un termine da onde
lo suo contrario più passar non lassi;
(87)
e indi l'altrui raggio si rifonde
così come color torna per vetro
lo qual di retro a sé piombo nasconde.
(90)
Or dirai tu ch'el si dimostra tetro
ivi lo raggio più che in altre parti,
per esser lì refratto più a retro.
(93)
Da questa instanza può deliberarti
esperienza, se già mai la provi,
ch'esser suol fonte ai rivi di vostr' arti.
(96)
Tre specchi prenderai; e i due rimovi
da te d'un modo, e l'altro, più rimosso,
tr'ambo li primi li occhi tuoi ritrovi.
(99)
Rivolto ad essi, fa che dopo il dosso
ti stea un lume che i tre specchi accenda
torni a te da tutti ripercosso.
(102)
Ben che nel quanto tanto non si stenda
la vista più lontana, lì vedrai
come convien ch'igualmente risplenda.
(105)
Or, come ai colpi de li caldi rai
de la neve riman nudo il suggetto
e dal colore e dal freddo primai,
(108)
così rimaso te ne l'intelletto
voglio informar di luce sì vivace,
che ti tremolerà nel suo aspetto.
(111)
Dentro dal ciel de la divina pace
si gira un corpo ne la cui virtute
l'esser di tutto suo contento giace.
(114)
Lo ciel seguente, c'ha tante vedute,
quell' esser parte per diverse essenze,
da lui distratte e da lui contenute.
(117)
Li altri giron per varie differenze
le distinzion che dentro da sé hanno
dispongono a lor fini e lor semenze.
(120)
Questi organi del mondo così vanno,
come tu vedi omai, di grado in grado,
che di sù prendono e di sotto fanno.
(123)
Riguarda bene omai sì com' io vado
per questo loco al vero che disiri,
sì che poi sappi sol tener lo guado.
(126)
Lo moto e la virtù d'i santi giri,
come dal fabbro l'arte del martello,
da' beati motor convien che spiri;
(129)
e 'l ciel cui tanti lumi fanno bello,
de la mente profonda che lui volve
prende l'image e fassene suggello.
(132)
E come l'alma dentro a vostra polve
per differenti membra e conformate
a diverse potenze si risolve,
(135)
così l'intelligenza sua bontate
multiplicata per le stelle spiega,
girando sé sovra sua unitate.
(138)
Virtù diversa fa diversa lega
col prezïoso corpo ch'ella avviva,
nel qual, sì come vita in voi, si lega.
(141)
Per la natura lieta onde deriva,
la virtù mista per lo corpo luce
come letizia per pupilla viva.
(144)
Da essa vien ciò che da luce a luce
par differente, non da denso e raro;
essa è formal principio che produce,
conforme a sua bontà, lo turbo e 'l chiaro».
(148)
NOTE AL CANTO II
(1-6) in piccioletta barca: con debile ingegno o poca dottrina; d'ascoltar: d'udire il mio canto; siete... seguiti: «avete seguitato» (V.); legno: pigliando la materia per la forma, o il genere per la spezie; varca: «solca il mare e lo trapassa» (V.); tornate, ecc.: «ritornatevi indietro onde partiste; non procedete più oltra, non v'affidate di venire in alto mare, cioè allegoricamente, tornatevi ai vostri studi bassi, e non vogliate entrare negli alti, cioè in quelli della Teologla» (V.); perdendo me: se perdeste la guida mia; smarriti: «non sapreste ove foste e conseguentemente dove andare o che farvi» (V.).
(7-9) L'acqua, ecc.: «la materia che io scrivo non fu trattata mai più da alcuno; Minerva: Pallade dea della sapienza; spira: soffia e mi dà i venti propizi e favoreggianti, perseverando nella traslazione, che non è altro a dire, se non che la Filosofia gli dà la materia; e conducemi Apollo: ed Apollo mi guida» (V.); nove: tutte le Muse; l'Orse: il polo, «il segno a cui tendere» (T.).
(10-15) drizzaste il collo: alzaste il capo, volgeste l'animo; per tempo: da' primi anni; al pan de li angeli: «alla contemplazione di Dio e delle cose divine» (V.); vien: diviene; ben: sicuramente; per l'alto sale: «in alto mare. Virg., I, 36: Et spumas salis aere ruebant» (V.); navigio: gran legno e saldo; servando mio solco: «seguendo dappresso la spuma del legno mio, avanti che l'acqua, lui passato, s'appiani» (T.). «Mantenendo aperto innanzi a voi, con la prora della vostra barca, il solco da me fatto nell'acqua, ecc.» (B. B.); ritorna equale: «si richiude e ritorna come prima, e non si vede orma, nè segno alcuno» (V.).
(16-18) Que' glorïosi: gli Argonauti; che passaro a Colco: che navigarono a Colchide, regno del re Eta, pel conquisto del vello d'oro; non s'ammiraron: non ebbero tanto d'ammirazione; come voi farete: quanto vi maraviglierete voi; quando, ecc.: «diventato aratore e seminar denti di serpenti» (V.). Ovidio, Metam., VII.
(19-21) La concreata: «creata insieme» (V.) all'umana natura. «Ingenita» (B. B.); sete: Idesiderio; del deïforme regno: «cioè dell'ultimo cielo o vero primo mobile, del quale Dio è forma, cioè gli dà l'essere e l'operare; cen portava: portava me e Beatrice; veloci quasi: quasi con tanta velocità e prestezza; come 'l ciel vedete: con quanta prestezza e velocità vedete muoversi il cielo» (V.). «Il cielo stellato, che in ventiquattro ore compie il suo grande giro» (T.).
(23-30) in tanto: tempo; quadrel: «freccia, che noi chiamiamo bolzone; posa: si posa, in sulla noce, o vero tiniere del balestro, o più tosto si ferma e non vola più» (V.); si dischiava: «si libera e quasi schioda dall'arco» (T.). «Si disserra e scocca, ed in somma si scarica dalla noce, ed è quella figura che si chiama grecamente "ústeron-próteron", cioè dir dipoi quel che si doveva dir prima, perché prima scocca, poi vola e poi si posa; vuole dunque significare Dante che andò al cielo con quella celerità e veemenza che va uno strale, quasi che vi fosse balestrato» (V.); mi torse... a sé: «fece ch'io rivolsi in lei: e disse torse, perché prima gli teneva fissi in Beatrice; quella: colei; sì lieta come bella: «tanto lieta, quanto era bella» (V.); Drizza la mente in Dio grata: rivolgi l'intelletto a Dio e ringrazialo; n'ha congiunti, ecc.: «n'ha posti insieme con essa luna» (V.). «Primo pianeta che trovasi dopo la terra» (B. B.).
(31-36) lucida: «diafana e trasparente, e illuminata dal sole; spessa: densa; solida: soda e intera; pulita: eguale e non scabrosa; tersa e forbita come gli specchi; quasi adamante: come diamante, o non altrimente che diamante; ferisse: percotesse» (V.); l'eterna: «perpetua, non secondo i teologi, ma secondo i filosofi» (V.). «Incorruttibile, secondo i Peripatetici» (T.); margarita: perla, la luna; recepe: «riceve; permanendo unita: restando indivisa» (V.).
(37-42) S'io era corpo: «Non sa se ci fosse col corpo» (T.); qui: «in questo mondo; non si concepe: non si comprende, non cape in intelletto umano» (V.); una dimensione: «cioè misura, che i Latini chiamano ancora magnitudini o vero grandezze, le quali non sono altro che quantità continove, e sono tre senza più: lunghezza, larghezza, profondità o vero altezza; patio: patì, ricevette; esser convien: convien che sia, e necessariamente avviene; repe: entra e penetra» (V.); accender ne dovrìa, ecc.: «Chi non può comprendere come fusse possibile che un corpo passasse in un altro e disidera di saperlo, molto più dovrebbe disiderare di vedere Gesù Cristo, nel quale si vedono troppo maggiori cose che la penetrazione dei corpi, conciosia che vi si vede la incarnazione del Verbo, e come la natura divina si congiunse ed unì con l'umana - vuol dire ch'egli fu per volere e grazia divina, concedutogli da Colui che non solo può far questo, ma più oltra assai» (V.).
(43-48) Lì: «quivi, cioè in quella essenza, la quale i Beati veggono, secondo i teologi, immediatamente» (V.); non dimostrato: non provato per dimostrazione; per sé: da se stesso e di sua natura propia; a guisa del ver primo: «non altramente che è noto e manifesto di sua natura propia e per sè medesimo il primo vero, l'intelletto delle prime notizie; quelle proposizioni maggiori, che si chiamano dai Greci assiomi, dai Latini proloqui o vero dignità, e dai Toscani massime, come è quella: ogni tutto è maggiore della parte sua» (V.); lui: Dio; remoto: dilungato.
(49-51) li segni bui: «quelle macchie nere che poco di sotto chiama torbo» (V.); corpo: lunare; fan di Cain, ecc.: «Volgarmente si diceva che quella faccia che appariva nella luna era Caino, figliuolo d'Adamo, il quale portava in sulle spalle un fascio di spine quando andava a sacrificare, ed ammazzò Abel suo fratello, che portava l'agnello, e per questo peccato fu messo insieme con quel fascio di spine nella luna, ed Abel fu posto per costellazione nell'ottavo cielo. Inf., XX, 126: Caino e le spine» (V.).
(54-57) chiave di senso non diserra: dove le sentimenta non gli porgono; dietro ai sensi, ecc.: «non può intendere se non quello che gli porgono i sensi, i quali sono imperfetti e s'ingannano spesse fiate» (V.). «Se l'opinione umana erra nelle cose non sensibili, a te non deve far meraviglia, poiché vedi ch'anco in cose sensibili la ragione s'inganna» (T.).
(58-60) quel che tu da te ne pensi: «del dubbio mosso da te, cioè che sia cagione di quelle tre ombre che si vedeno nella Luna quando ella è tonda» (B.); Ciò che n'appar, ecc.: «io penso che la cagione di queste macchie e di questa diversità che si vede nella luna, essendo in una parte chiara e nell'altra oscura, sia il raro ed il denso» (V.). «Conv., II, 14: Ivi dice le macchie della luna "non essere altro che rarità del suo corpo, alla quale non possono terminare i raggi del sole, e ripercuotersi così come nelle altre parti". Secondo Dante, i corpi solidi ripercuotono meglio la luce» (T.); diverso: «dall'altro colore che lo cielo ha» (B.). Vario.
(63) avverso: «contra a quel tuo credere» (V.).
(64-72) La spera ottava: «lo cielo stellifero nel quale sono le stelle fisse, che è ottavo dal cielo della luna» (B.); lumi: «stelle luminose; nel quale: nella qualità loro, nello splendore; e nel quanto: e nella quantità loro, nella grandezza dei corpi loro; notar, ecc.: si possono comprendere per apparenzie diverse» (B.); Se raro, ecc.: «se la rarità e la densità dei corpi celestii tanto: solamente, non altra cagione» (B.); più e men distributa: «divisa, secondo la grandezza e piccolezza» (B.). «Del pari» (T.); e altrettanto: «proporzionalmente» (B. B.). «Distributa ne' corpi equali equalmente» (B.); quei: «principj formali» (B.); for ch'uno: «tranne quello solo della rarità e densità, ecc.» (B. B.); seguiterieno, ecc.: «secondo il tuo ragionamento verrebber distrutti. Ecco il sunto dell'argomento: Le stelle dell'ottava sfera sono diverse nel quale e nel quanto: se questa diversità nascesse dal raro e dal denso, una sola virtù sarebbe in tutte, e le loro differenze differirebbero di grado, non di natura; ma esse hanno virtù diverse; e virtù diverse non potendo nascere che da diverso principio formale e sostanziale, ne seguita che la tua proposizione è assurda» (B. B.).
(73-78) Ancor: di più - inoltre; di quel bruno: «di quel turbido che si vede nella Luna» (B.); od oltre: «o tutto oltra infine all'altra superficie» (B.). «Da banda a banda» (B. B.); in parte: «in alcuna parte della sua estensione» (B. B.); sì digiuno: «per sì fatto modo vacuo» (B.); sì: «appunto come tu credi» (B. B.); o sì come, ecc.: «sarebbe questo pianeto fatto, di raro e denso meschiato insieme» (B.) «a quel modo che un corpo sovrappone il grasso al magro» (B. B.); cangerebbe carte: «muterebbe condizione come fa lo libro che muta le sue carte, che quale è bianca, e quale è nera, o men bianca» (B.). «Ammucchierebbe strati densi e strati rari, come sui libri si sovrappongono carte a carte» (B. B.).
(79-84) Se 'l primo... fora: nel primo caso; per trasparere: «per lo raggio del sole che passerebbe giù a noi per quelle rarità» (B.); in altro raro: «in altro corpo raro; ingesto: messo» (B.). Introdotto; de l'altro: «caso posto di sopra, cioè che sia raro e denso l'uno di po' l'altro sì, che la rarità non trapassi» (B.) «degli strati» (T.); cassi: «renda vano» (B.); falsificato: mostrato falso. Pallav., Ben., II, 1, 18: «A falsificar la proposizion generale basta la falsità d'un solo particolare».
(86-90) esser conviene un termine: nel corpo lunare; da onde: dal qual termine in su; lo suo contrario: lo denso; più passar non lassi: «non lasci passare il raggio luminoso» (B.); e indi, ecc.: «e che da quel punto il raggio del sole si riversi indietro, si rifletta come, ecc.» (B. B.); così, ecc.: «così la Luna riceve in sé lo raggio del Sole e riflettelo alla terra, come lo specchio riceve lo colore postoli dinanti e rifundelo all'occhio che dentro vi guardai piombo: la foglia del piombo» (B.). «Se il rado non è da banda a banda, e' ci sarà un punto dove il denso s'opporrà al passaggio del lume, e di là il raggio d'altro corpo tondo si rifletta come da specchio» (T.).
(91-96) Or dirai, ecc.: «che dove il rado è più fondo e il denso però più lontano, quivi il lume riflesso è più languido e pare macchia» (T.); tetro: «nero e turbo» (B.); più a retro: «che nell'altre parti della Luna» (B.); Da questa instanza, ecc.: «l'esperienza e la pruova ti può liberare da questa quistione e da questo contasto» (B.). «Obiezione» (Bl.). «Arist.: "La istanza è proposizione contraria ad altra proposizione"» (T.); esser suol fonte: «principio dimostrativo, come la fonte ai fiumi» (B.).
(98-102) da te: «da lungi da te; d'un modo: parimente, non più l'uno che l'altro; più rimosso: da te, s'intende, che i du' di prima» (B.); ritrovi: «venga a' tuoi occhi medio tra i due primi» (B. B.); ti stea un lume, ecc.: «lo quale posto di po' le tue spalle - ma più alto di te» (B. B.); i tre specchi: «posti disequalmente, faccia accesi di sé, sicché in essi risplenda; e torni a te da tutti: li tre specchi; ripercosso: riflesso da tutti tre. E per questo pare che l'occhio non vegga, mettendo fuora lo raggio visuale; ma ricevendo lo raggio della cosa veduta, come molti tegnano» (B.).
(103-114) stenda: «la luce dal più lontano è men viva, macchia non è» (T.). «Benché lo lume paia più piccolo, niente di meno splendido è come li altri» (B.); Or come, ecc.: «la materia, la sostanza della neve, riman priva del candore e del freddo di prima squagliandosi, ecc.» (B. B.). «Come la nieve si strugge per lo caldo del sole e rimane nudo lo sasso et il monte che è vestito di lei; così rimaso lo intelletto di te, nudo dalla falsa oppinione, voglio informare de la vera» (B.); di luce sì vivace: «di verità sì viva» (B.); ti tremolerà: ti scintillerà. «Come la fiamma quanto più s'accende, più trema, così la verità quanto più si dibatte, tanto più si schiara e più accende lo intelletto al suo amore» (B.); ciel de la divina pace: «lo cielo empireo, lo quale è di luce e d'amore et è quieto: imperò che non si gira; in esso, né sopra esso nulla turbazione può essere, né mutamento, anco pace, riposo et allegrezza: imperò che sopra esso et in esso è vita eterna; si gira un corpo: lo primo mobile, che si chiamò lo cielo cristallino, et è lo nono cielo contenuto dentro dal cielo empireo» (B.). Conv., II, 3; l'esser di tutto suo contento: «lo conservamento dell'essere e la virtù motiva et effettiva di tutta la sua contenenzia» (B.); giace: ha fondamento. «Da lui viene virtù a quanto contengono cielo e terra» (T.).
(115-120) Lo ciel seguente: l'ottavo; vedute: «stelle fisse» (B.); quell'esser, ecc.: «distribuisce quella virtù, quell'influenza che riceve dal nono cielo» (B. B.) «per i cieli soggetti» (T.); giron: «Gli altri cieli operano ciascuno in modo proprio quella virtù. Convito: "Ogni cielo destina la propria influenza al fine a cui fu ordinata e ai semi di nature che in sé contiene"» (T.); lor semenze: «le lor virtù creative, che sono cagione delli effetti inferiori, siccome lo seme è cagione della biada che dè venire, e quella che dè venire è poi cagione del seme; e così li effetti dei corpi celesti, che sono effetti per rispetto delle cagioni di sopra, sono cagioni delli effetti inferiori, e così sono cagioni et effetti per diversi rispetti: e come sono diverse cagioni, così induceno diversi effetti e contrari l'uno all'altro, et alcuni concordevoli effetti» (B.).
(121-126) Questi organi del mondo: «Dante, De Mon.: "Il cielo è l'organo dell'arte divina"» (T.); di su prendono: «la virtù dei suoi effetti dai motori suoi; e di sotto fanno: infondono giuso nelle cose di sotto questi loro effetti» (B.); per questo loco: «per questo argomento demostrativo» (B.); sol: «ragionare da te» (T.); tener lo guado: «lo passo sicuro per li dubbiosi pensamenti, che possono nascere intorno a la presente materia. Guado propriamente è lo passo sicuro del fiume, lo quale s'appiatta sotto l'acqua, così la verità nascosa sotto alcuno velame degnamente si può chiamare guado» (B.). Guado: Purg., VIII, 69.
(127-138) Lo moto: «del primo mobile e delli altri cieli; e la virtù: la potenzia de l'operare e cagionare li effetti e li accidenti diversi; de' santi giri: dei corpi celesti che sono santi, che girano continuamente, e con quel girare acquistano virtù e potenzia d'operare e cagionare, e cagionano et operano» (B.); da' beati motor: «dalli angioli beati che sono motori dei cieli, come dal fabbro l'arte del martello» (B.); spiri: emani, sia spirata. Conv., II, 6. Inf., VII, 74: fece li cieli e diè lor chi conduce; e 'l ciel: «delle stelle fisse, ha forza da Dio e l'imprime ne' cieli di sotto» (T.); de la mente profonda: «dell'angelo che a lui dà moto» (B. B.); volve: «gira per mezzo dei suoi Cherubini quanto al moto suo difforme, e quanto al moto naturale et uniforme per mezzo del primo mobile che si muove e gira per mezzo dei Serafini» (B.); a vostra polve: «allo vostro corpo che è di polvere» (B.); conformate: «atte et ordinate» (B.); a diverse potenze: a diversi ufizi, come a vedere, a udire, ecc.; si risolve: «La virtù spirata dall'angelo, quasi anima del mondo, si risolve, si spiega, si svolge, si comparte per le varie nature, come l'anima umana per le varie parti del corpo» (T.); intelligenza: «divina» (T.).
(139-148) fa diversa lega: «diversa colligazione ad operare diversamente; col prezïioso corpo: celeste, lo quale è di materia purissima, e però lo chiama prezioso; avviva: vivifica: imperò che lo fa muovere et operare li suoi effetti» (B.); la virtù, mista: «del divino potere e dell'angelico, e delle proprietà di ciascun corpo, e di quelle che ad esso vengono da tutti i corpi superiori e da ciascheduno» (T.); come letizia, ecc.: «come la luce dell'occhio grillante mostra letizia e vedesi luccicare quando l'omo ha letizia nel quore, così la letizia divina dai motori infusa colla virtù loro mista nei corpi celesti li fa splendenti, e le stelle più splendenti fa razzare» (B.); da luce a luce: «da stella a stella; par differente: disguagliantesi» (B.); è il formal principio: «principio che dà essere al corpo in che ella è et ad ogni cosa creata» (B.); conforme a sua bontà: «secondo il repartimento maggiore o minore di sua virtù» (B. B.).