I Mille Perchè Mimeralogia I Sassi

 

 
    

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I MILLE PERCHÉ - MINERALOGIA - I SASSI

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PERCHÉ I SASSI HANNO COLORI DIVERSI?

 

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I sassi che voi vedete disseminati sulla superficie terrestre, fanno parte della crosta del nostro pianeta e ne sono stati separati dai numerosi agenti d'erosione quali il vento, l'acqua e il gelo che hanno lavorato e lavorano continuamente sulle rocce scavandole e sminuzzandole. Perché sono colorati in modo diverso?

Il colore dipende dalla loro struttura ed origine. Si chiama «litologia» la scienza che studia la struttura, la composizione e l'origine delle rocce e litologo colui che si aggira per il mondo tra sassi e rocce d'ogni forma e colore per studiarli e scrivere così la storia della Terra.

 

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Pensiamo che per molti di voi sia piacevole ed interessante raccogliere e catalogare i sassi che incontrate nelle scampagnate e, affinché possiate classificarli, vi forniamo un metodo semplice, naturale e completo che tiene conto delle loro origini più che della loro struttura e composizione.

Le rocce, in base alla loro origine, si distinguono in tre gruppi fondamentali: rocce ignee od eruttive, rocce sedimentarie e rocce metamorfiche.

Le rocce ignee od eruttive derivano dalla consolidazione di materiali incandescenti di origine interna (magmi). Ad esse appartengono i graniti, costituiti da ortosio, quarzo e mica, che presentano una struttura cristallina: in tempi antichissimi il magma incandescente si è raffreddato lentamente sotto notevoli pressioni che hanno consentito una completa cristallizzazione della massa magmatica. Allo stesso gruppo appartengono le sieniti, varietà di granito povero o privo di quarzo, le dioriti, usate per monumenti funerari, e le peridotiti, costituite essenzialmente di olivina, usate come pietre da decorazione.

 

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Sempre di origine magmatica, ma raffreddatesi parte all'interno, parte all'esterno, sono i porfidi quarzitici, usati per la pavimentazione stradale, le porfiriti che, nelle moltissime varietà (porfidi rossi, verdi, etc.) sono stati usati dai Greci e dai Romani come pietre decorative e le kimberliti che costituiscono la roccia madre dei giacimenti diamantiferi del Sud-Africa.

Le rocce sedimentarie derivano dal deposito di detriti di rocce, di sostanze sciolte nelle acque e dall'accumularsi millenario di resti animali e vegetali. A questo gruppo appartengono le ghiaie, le brecce, le sabbie silicee o calcaree, le arenarie (macigni, pietra forte, pietra serena) composte da sabbia cementata con argilla e calcare e usate come materiale da costruzione, le argille ed infine la vastissima famiglia dei calcari: travertino, alabastro, stalattiti e stalagmiti, gesso e salgemma.

 

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Sono ancora rocce sedimentarie, di natura organica animale, i diaspri, rocce compatte e durissime costituite da silice, argilla, ossidi di ferro e manganese che derivano da sedimenti marini formati da scheletri di radiolari.

È interessante sapere che una varietà nera di diaspro è nota come «pietra di paragone» ed è usata per saggiare i metalli preziosi.

Oltre ai diaspri sempre di origine organica sono le selci di cui una varietà serviva in passato per preparare la pietra focaia, il tripoli, insieme biancastro e friabile di gusci di radiolari e diatomee, microrganismi unicellulari marini, usato per pulire i metalli, inoltre le varie specie di marmo e la dolomia che forma le Dolomiti.

D'origine organica vegetale sono invece la farina fossile usata come coibente nella fabbricazione della dinamite, i carboni fossili (antracite, litantrace, lignite e torba) e la grafite che serve per far matite e crogiuoli.

 

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Le rocce metamorfiche sono quelle rocce che hanno subito nel tempo modificazioni più o meno profonde nella struttura.

Le caratteristiche principali che le contraddistinguono sono la struttura completamente cristallina e l'aspetto quasi sempre scistoso. Sono spesso affini ai graniti poiché composte dagli stessi minerali e sono note con il nome di quarziti e di gneiss. A questo gruppo appartengono le ardesie o lavagne, usate per la copertura dei tetti o per fare... lavagne da scuola.

Sono rocce metamorfiche anche il notissimo marmo di Carrara e il marmo roseo di Candoglia (Novara), che, pur essendo calcari, hanno acquistato per effetto di azioni metamorfiche (calore) una struttura completamente cristallina.

Una cava di marmo

 

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PERCHÉ I SASSI NON BRUCIANO?

Come abbiamo detto parlando del fuoco, la combustione può avvenire solo grazie al determinarsi di condizioni particolari, all'incontro, cioè, di una sorgente di calore con certi gas quali l'ossigeno e il carbonio, che si trovano sia nell'aria sia nell'oggetto che brucia e che consentono lo svilupparsi della combustione.

Il carbone, infatti, contiene un'altissima percentuale di carbonio che, a contatto con una fonte di calore e grazie all'intervento dell'ossigeno dell'aria, può bruciare.

Ma, perché i sassi non bruciano? La risposta è semplicissima: perché sono già bruciati.

Che cos'è infatti la crosta terrestre, se non un immenso mucchio di cenere? Che cosa sono le rocce se non il risultato di un immane rogo lentamente raffreddato?

Ai tempi della sua formazione la Terra era una massa di minerali incandescenti che andò raffreddandosi, esaurendo a poco a poco le grandi riserve di carbonio. Cessata la combustione, i minerali fluidi si solidificarono e in essi non restò alcuna traccia di carbonio, ma solo silice ed altri materiali incombustibili.

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