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Medicina Il Corpo Umano
I MILLE PERCHÉ - MEDICINA - IL CORPO UMANOPERCHÉ IL NOSTRO CORPO CRESCE?La Natura vuole che ogni essere vivente nasca, diventi a poco a poco adulto, fino a raggiungere le dimensioni tipiche della razza a cui appartiene, quindi che invecchi e che muoia.Questo è il ciclo della vita: ogni creatura vivente, sia pianta sia animale, vi è sottoposta. Non appena nasce, un bambino è naturalmente portato a vivere, quindi a crescere. Per prima cosa respira, poi, con alti strilli, chiede da mangiare. I primi mesi della sua esistenza vengono assorbiti completamente da queste funzioni fondamentali. Il suo corpo, ancora non perfettamente formato, richiede con imperiosa urgenza il nutrimento senza il quale morirebbe. L'aria che respira e il cibo che mangia permettono al piccolo corpo di crescere, di moltiplicare, cioè, vertiginosamente, il numero delle cellule che compongono i tessuti e le ossa. Queste microscopiche unità che, in una variegata colonia di miliardi di individui, formano il nostro corpo, non appena in vita, sono soggette al ciclo comune a tutti gli esseri viventi (nascita, crescita, invecchiamento, morte) e reclamano l'energia sufficiente per compiere le loro funzioni. Poiché dalla loro vita dipende la nostra, dobbiamo ingerire sostanze che i nostri organi trasformino e distribuiscano in ogni parte del corpo.
PERCHÉ MANGIAMO?Come abbiamo visto, le cellule hanno bisogno di sostanze nutrienti per produrre energia.Queste sono le sostanze inorganiche come l'acqua e i sali minerali e quelle organiche quali le proteine, i grassi, gli amidi, gli zuccheri e le vitamine. Tutte queste sostanze si trovano in tutto ciò che comunemente mangiamo. Poiché il nostro corpo abbisogna giornalmente di una quantità d'energia pari a 3000 calorie, dobbiamo mangiare una quantità di cibo sufficiente a produrle. Ma, dato che le cellule del nostro corpo desiderano nutrirsi di tutte le sostanze sopra citate, dobbiamo variare i nostri pasti, includendovi carne, latte, uova, pane, verdura, frutta, che contengono ciò di cui esse hanno bisogno.
PERCHÉ RESPIRIAMO?Sarebbe del tutto inutile mangiare se non si potesse respirare.L'aria che entra nei nostri polmoni è fondamentale per la nostra esistenza. Se non si respirasse si morirebbe. L'ossigeno contenuto nell'aria, infatti, viene raccolto dal sangue e trasportato nei tessuti del nostro corpo, in ogni più nascosto recesso. In questo suo viaggio attraverso la membrana delle cellule, incontra le sostanze chimiche derivate dal cibo e, bruciandole, le trasforma in energia vitale, in calore, in forza muscolare.
PERCHÉ L'UOMO STA IN PIEDI E NON CADE?Apparentemente non c'è nulla di più naturale di un uomo che cammina. Nel vederlo in piedi, fermo o in movimento, mai penseremo che questa sua posizione, così noncurante e disinvolta, è possibile grazie ad un complicatissimo meccanismo. Siamo tanto abituati a stare in piedi, in posizione eretta, da ritenerla una cosa semplicissima, addirittura ovvia. Eppure il nostro equilibrio, questa nostra capacità di tenerci dritti senza cadere, è dovuta ad un insieme di funzioni che interessano molti organi del nostro corpo.Il principale è situato nell'interno dell'orecchio ed è formato da piccoli canali e da delicatissime membrane che hanno la capacità di registrare ogni mutamento di equilibrio della testa. Non appena ciò avviene avvertono un nervo il quale passa l'informazione al cervello che, a sua volta, ordina ai muscoli di correggere la posizione. Questo delicatissimo apparato è la causa delle varie «vertigini» che proviamo quando il nostro equilibrio viene turbato. Il mal d'aria, il mal d'auto, il girar di testa quando piroettiamo a lungo, il mal di mare derivano tutti da quest'organo che stenta ad adeguarsi alle mutevoli condizioni assunte in certi casi dal nostro corpo o da ciò che ci circonda, nei confronti del nostro corpo. Infatti, stando seduti in macchina o in una giostra, noi siamo in equilibrio, ma i nostri occhi, nel registrare ciò che turbina intorno a noi, ci danno la sensazione che siamo noi ad essere fuori equilibrio e non il mondo che ci circonda. È facile, dunque, stare in piedi, ma basta poco, a volte, per turbare il nostro equilibrio: il ponte di una nave che rolla e beccheggia, la scalata di una montagna, un giro di valzer, una gita in macchina lungo una strada piena di curve, un semplice tappo di cerume nelle orecchie... basta poco perché il delicato apparato del nostro equilibrio passi informazioni inadeguate o sbagliate al nostro cervello e noi si finisca a terra, in preda ad un acuto senso di disagio.
PERCHÉ GLI OCCHI VEDONO?Si può paragonare l'occhio ad una macchina fotografica. L'obiettivo è costituito dal cristallino e dagli umori che lo circondano, con la differenza che nella macchina fotografica, per una perfetta messa a fuoco, la distanza degli oggetti dall'obiettivo va calcolata, mentre nell'occhio il cristallino possiede la capacità di variare la apertura e quindi di captare raggi di luce provenienti da oggetti compresi tra l'infinito e una diecina di centimetri di distanza dall'occhio stesso.La camera oscura è lo spazio compreso nella coroide e nella sclera perfettamente saldate assieme e la pellicola è costituita dalla retina, posta in fondo all'occhio, sulla quale viene impressionata l'immagine capovolta. Qui i nervi ottici raccolgono l'immagine e la trasportano al cervello che ne prende coscienza. È l'occhio, uno dei più grandiosi meccanismi di cui la Natura abbia fornito gli esseri viventi. Il suo funzionamento ha del meraviglioso! L'accomodazione del cristallino è resa possibile dai muscoli ciliari che accentuano o diminuiscono la convessità di questa lente rendendola capace di focalizzare automaticamente gli oggetti ad ogni distanza. La retina è una fine membrana composta di coni e bastoncini; i primi, preposti alla visione diurna, trasformano gli stimoli luminosi in sensazioni di forma, di colore e di profondità, i secondi servono per la visione crepuscolare registrando le variazioni d'intensità della luce. L'uomo ha due occhi in cui avvengono contemporaneamente gli stessi processi fotochimici. I nervi ottici trasportano al cervello due immagini identiche, che si fondono durante il viaggio cosicché noi possiamo vedere un'immagine unica.
PERCHÉ PUO' CAPITARE CHE IN DIVERSI MOMENTI DELLA VITA GLI OCCHI SMETTANO DI FUNZIONARE PERFETTAMENTE?Durante l'adolescenza può verificarsi una graduale diminuzione della vista quando si tenta di mettere a fuoco oggetti distanti. Tale carenza prende il nome di miopia.Invece l'impossibilità di distinguere perfettamente oggetti più vicini ai nostri occhi, problema che si verifica per lo più in età matura, prende il nome di presbiopia. Entrambi questi difetti possono essere corretti grazie all'uso di lenti graduate in conformità. Naturalmente non si tratta di carenze che, progressivamente degenerando, portano alla cecità, anche se le persone miopi tendono a diventare più miopi man mano che avanza l'età e a correggere spontaneamente questo difetto una volta giunti alla maturità, quando alla miopia spesso si sostituisce la presbiopia. È inoltre falsa la convinzione, probabilmente derivata da qualche leggenda popolare, che durante il decorso di malattie infettive, quali il morbillo, sia rischioso leggere perché si potrebbero indebolire irreparabilmente gli occhi. Tutto ciò che si può dire di tali malattie in relazione alla vista è che possono causare infiammazioni agli occhi e fotofobia (cioè un senso di disagio in presenza di luci piuttosto forti), ma che in ogni caso non causano alcun pericolo per la vista. Per meglio capire come i nostri occhi cessino di funzionare perfettamente è prima di tutto necessario considerare qual è la loro fisiologia (il loro corretto funzionamento in buone condizioni di salute). L'occhio umano funziona praticamente come una sofisticatissima macchina fotografica. È infatti in entrambi i casi l'azione della luce a permettere alle immagini del mondo esterno di essere percepite: quando un raggio luminoso colpisce l'occhio, la prima parte di esso che incontra è una "finestra" rotonda e trasparente chiamata cornea, che costituisce la prima delle due lenti presenti nell'occhio. Dopo aver attraversato la cornea, il raggio luminoso entra nella più esterna delle due camere dell'occhio, chiamata camera anteriore. Tale camera è piena di un fluido che prende il nome di umore acqueo, che continuamente defluisce per riformarsi di nuovo. La parte posteriore della prima camera è costituita dall'iride e, dietro di esso, dalla lente. L'iride è un diaframma circolare, in altre parole un disco con un buco regolabile al centro, la pupilla. Eventuali alterazioni nella forma della pupilla sono dovute a due gruppi di muscoli che la circondano. L'iride è pigmentata (colorata) ed è questo che conferisce all'occhio il suo caratteristico colore quando viene osservato dall'esterno. Lo scopo dell'iride è quello di controllare la luminosità dell'immagine che entra nell'occhio: se questa è troppo forte la pupilla si rimpicciolisce, in luce fioca essa invece si ingrandisce, senza che noi neppure ce ne accorgiamo.
Lo scopo della lente posta dietro l'iride è la messa a fuoco dei raggi luminosi: la lente è infatti regolabile grazie ai movimenti del muscolo ciliare che ne può cambiare la forma. Dietro la lente si trova la camera interna dell'occhio, riempita di una sostanza chiamata umore vitreo, che ha una consistenza gelatinosa. L'occhio ha complessivamente una forma sferica e la parte curva interna di tale sfera, la quale circonda la camera posteriore, prende il nome di retina. La retina è costituita da due diversi tipi di cellule reattive alla luce, chiamate bastoncini e coni a causa della loro forma. I bastoncini reagiscono alla luce di bassa intensità, mentre il compito dei coni è quello di distinguere i colori. Tutte le informazioni che sono registrare dall'occhio vengono quindi messe a fuoco dalle due lenti, regolate in intensità dall'iride e impresse sul "film" della retina. Dopo di ciò vengono trasmesse ad un'area del cervello chiamata corteccia visiva. Tale trasmissione viene effettuata lungo il nervo ottico che collega ognuno dei due occhi al cervello. A fianco del nervo ottico scorre una grossa arteria dalla quale si dipartono molti vasi sanguigni più piccoli, il cui compito è di irrorare la retina, nutrendo le sue cellule nervose ed eliminandone le scorie. Tra i problemi che possono riguardare la salute dell'occhio soltanto pochissimi degenerano in completa cecità. Uno tra i meno gravi e tra i più diffusi specie tra i bambini, è la congiuntivite, una infiammazione della congiuntiva, la sottile membrana che copre la parte bianca dell'occhio. Anche la cornea può essere soggetta a diversi tipi di infiammazione; inoltre alcuni individui hanno la cornea curvata in maniera imperfetta, il che può causare una deformazione dell'immagine sulla retina: si tratta dell'astigmatismo. Il glaucoma è invece l'interruzione della normale circolazione dell'umore acqueo nella camera posta dietro la cornea, il che causa un aumento di pressione che può anche portare alla cecità, se non viene curato in tempo. Con cataratta si intende invece una chiusura della lente che causa una visione annebbiata, come attraverso un vetro smerigliato: si tratta di una malattia che in genere colpisce persone molto anziane o diabetiche, e il cui decorso è molto lento. Lo strabismo è infine l'incapacità di mettere a fuoco entrambi gli occhi sullo stesso soggetto nello stesso momento; è in genere causato da una sorta di "pigrizia" da parte di uno dei muscoli che muovono il bulbo oculare e può essere corretto con una semplice operazione o attraverso l'uso di occhiali appropriati.
PERCHÉ SI DORME?Il sonno si alterna alla veglia come il giorno alla notte. Esso è necessario ad ogni organismo poiché, cessando ogni forma di attività fisica, permette al corpo di recuperare le forze e gran parte dell'energia consumata durante il giorno.
Potremmo dire che, come una nave ha bisogno periodicamente di rientrare in
bacino per le necessarie riparazioni, così il sonno rappresenta per un corpo la
necessaria fase di restauro, un salutare periodo di quiete che gli permette di
accumulare nuovo vigore.
PERCHÉ SI SOGNA?«Dormire è un po' come morire» si dice.E, in effetti, ciò sarebbe giusto se durante il sonno ogni nostra attività cessasse e se in noi mancasse del tutto una pur piccola fiammella di coscienza. Se ciò avvenisse la nostra esistenza ci apparirebbe frazionata, punteggiata di tanti spazi vuoti, tanti piccoli «nulla», corrispondenti ad ogni notte di sonno. Ma vi è qualcosa che ci tiene irriducibilmente legati al mondo e che testimonia più o meno piacevolmente, quasi ad ogni risveglio, la nostra costante presenza alla vita: il sogno. È impossibile spiegare esattamente l'origine, la natura e il meccanismo dei sogni: essi sono tutt'oggi materia di studio. Possiamo dire che il sogno è senz'altro indipendente dalla nostra volontà: va e viene in uno svolgersi del tutto assurdo e arbitrario, utilizzando cornici ora reali ora del tutto inverosimili. Probabilmente affonda le sue radici nel nostro passato, in fatti che abbiamo dimenticato o che la nostra mente ha registrato a nostra insaputa. Forse durante la giornata un fatto analogo, oppure semplicemente un oggetto, una voce, un volto, un suono, hanno fatto scattare una piccola molla che ha messo in moto quel misterioso archivio che è la nostra memoria. Ed ecco che, durante il sonno, queste impressioni lontane, dimenticate o inconsce, ci vengono proiettate e noi assistiamo a questi strani filmini, a volte meravigliosi, a volte grotteschi o addirittura terrificanti, molto spesso montati a casaccio con spezzoni di pellicole diverse, che al nostro risveglio ricordiamo con attonita meraviglia.
PERCHÉ SUDIAMO?Dopo aver fatto una corsa o quando fa molto caldo, d'estate, ci accorgiamo di essere sudati, di avere cioè il corpo ricoperto da un leggero strato di umidità. Questo liquido è il prodotto della secrezione delle cosiddette ghiandole sudoripare che si trovano disseminate su tutta la superficie cutanea. Esse sono in comunicazione con l'esterno grazie ai pori della pelle, quei piccoli fori che possiamo distinguere ad occhio nudo, osservando l'intera nostra superficie cutanea.Perché esistono queste ghiandole e perché periodicamente emettono il liquido che noi chiamiamo sudore? Una prerogativa dei mammiferi, animali a «sangue caldo», è quella di poter regolare la temperatura del corpo e mantenerla costante. Se il calore esterno o interno supera il livello di normalità, le ghiandole secernono il sudore il quale, evaporando, assorbe la quantità di calore eccedente finché il corpo ritorna alla giusta temperatura. È interessante ricordare che, quando abbiamo molto caldo, ci facciamo vento con un ventaglio... per affrettare il più possibile l'evaporazione del sudore. Un altro esempio: quando abbiamo la febbre, il nostro corpo scotta e la temperatura è superiore al livello di normalità (37°): che cosa ci ordina il medico? L'aspirina, che appena ingerita ci fa sudare e la nostra febbre scende. Che cosa è avvenuto? L'aspirina ha agito sulle ghiandole sudoripare facendone aumentare la secrezione, e l'abbondante sudore ha disperso il calore eccessivo.
PERCHÉ ABBIAMO SETE?In un'automobile, quando manca la benzina, si accende sul cruscotto una spia rossa, per avvertire il conducente che nel serbatoio è rimasto appena il carburante sufficiente per arrivare ad un distributore.La sete, in un corpo umano, ha la stessa funzione della spia; avverte, cioè, l'individuo che l'organismo ha bisogno d'acqua. Il nostro corpo è per tre quarti composto d'acqua e, non appena questo livello scende oltre un certo limite, le cellule si fanno secche e noi avvertiamo una evidente siccità alla gola e un gran desiderio di bere. Per scendere al di sotto di questo livello basta correre e sudare abbondantemente, oppure trovarsi in un ambiente molto caldo, in una stanza surriscaldata o d'estate sotto il sole: il calore, oltre a farci sudare, fa evaporare una notevole quantità del liquido che compone il nostro corpo. Ed ecco che lo stimolo della sete ci avverte della necessità di dover ristabilire il primitivo e normale equilibrio. Se si può resistere abbastanza a lungo senza cibo, è impossibile vincere la sete: una prolungata mancanza d'acqua, infatti, ci porta rapidamente alla pazzia ed alla più atroce delle morti.
PERCHÉ IL CUORE BATTE?Il cuore è senz'altro l'organo più importante del nostro corpo: come cessa di funzionare, infatti, siamo morti.Che cos'è il cuore? Il cuore è una pompa, posta nell'interno del torace, che con le sue contrazioni e dilatazioni determina le varie fasi della circolazione sanguigna. Accoglie il sangue venoso, povero d'ossigeno e ricco d'anidride carbonica proveniente dalle varie parti del corpo e, con una contrazione, lo spinge nelle arterie polmonari, in direzione dei polmoni, affinché si liberi dell'anidride carbonica e si rifornisca d'ossigeno; quindi lo accoglie di nuovo, ora ricco di questo prezioso gas e, con un'altra contrazione, lo spinge, attraverso l'aorta, in tutte le parti del corpo. Ad ogni contrazione corrisponde un battito, che noi possiamo avvertire appoggiando una mano sul torace. Ma il cuore non è una pompa a funzionamento costante, i suoi battiti, cioè, non sono regolari nel tempo. Esso, infatti, ha anche la prodigiosa capacità di variare, rallentando od infittendo le contrazioni, la frequenza del flusso sanguigno, e ciò a seconda delle mutevoli esigenze del nostro organismo. Quando dormiamo, ad esempio, il nostro corpo riposa e richiede solo una minima quantità d'ossigeno: ed ecco il cuore rallentare i suoi battiti e, di conseguenza, la stessa circolazione del sangue. Dopo una lunga corsa, poiché abbiamo consumato molta energia, abbiamo bisogno di una dose supplementare d'ossigeno: ed ecco il cuore aumentare vertiginosamente le proprie contrazioni per poter inviare con maggior frequenza il sangue in ogni parte del corpo e per rifornirlo, così, di tutto l'ossigeno di cui ha bisogno.
PERCHÉ C'È IL SANGUE?Il sangue, presente in ogni parte del nostro corpo, funge da mezzo di trasporto, da veicolo che si rifornisce di sostanze nutritive e le distribuisce ad ogni cellula, anche la più nascosta e periferica.Tutto ciò che vive ha bisogno di nutrimento: ma come potremmo noi nutrire le cellule che compongono il nostro corpo se non vi fosse il sangue? Esso, infatti, raccoglie il liquido che deriva dalla trasformazione del cibo nel nostro apparato digerente, nello stomaco e nell'intestino, e lo distribuisce equamente in tutte le parti del corpo. Ai polmoni, inoltre, si rifornisce di ossigeno e, distribuendo anch'esso insieme alle sostanze nutritive, permette alle cellule di assorbire quelle sostanze e di trasformarle in energia. È il sangue che raccoglie il prodotto residuo di questa trasformazione, l'anidride carbonica, e la trasporta ai polmoni affinché noi, respirando, la possiamo scaricare all'esterno. È ancora il sangue che reagisce agli attacchi della malattia e cerca di difendere, per quanto possibile, il nostro organismo, circoscrivendo le infezioni, grazie all'intervento combinato dei corpuscoli in esso contenuti, e cioè, dei globuli bianchi, dei globuli rossi e delle piastrine. Se da una ferita, infine, sgorga copiosamente, trova in se stesso la capacità di porvi rimedio. Coagulandosi, infatti, innalza una barriera protettiva davanti alla ferita, impedendo così ad altro sangue di uscire. Se ciò non fosse il nostro corpo, che contiene in media circa sei litri di sangue, si svuoterebbe a poco a poco e noi moriremmo dissanguati.
PERCHÉ IL SANGUE È ROSSO?Pur esistendo in natura alcuni animali dal sangue incolore, la maggior parte degli animali della Terra, compreso l'uomo, hanno il sangue rosso, se pur in tonalità diverse.Ciò è dovuto alla particolare composizione del sangue, alla maggiore o minore quantità dei globuli rossi in esso contenuti, poiché, come vedremo, sono proprio questi a dare al sangue il suo colore. Se osserviamo il sangue umano notiamo che è composto da un liquido, il cosiddetto plasma, nel quale vagano minutissimi corpuscoli in gran quantità. Questi corpuscoli si dividono in globuli rossi, globuli bianchi e piastrine. I primi, che sono i più numerosi, contengono la emoglobina, il pigmento rosso capace di assorbire l'ossigeno dall'aria che entra nei nostri polmoni. Sono essi, dunque, a dare al sangue la sua particolare colorazione che varia non solo in rapporto alla loro quantità ma anche alla presenza o all'assenza d'ossigeno. Il sangue venoso, infatti, essendo ricco di anidride carbonica e del tutto privo d'ossigeno, si presenta di un colore rossastro, scuro ed opaco, mentre il sangue arterioso, proveniente dai polmoni e arricchitosi d'ossigeno, si presenta di un bel colore rosso vivo. Oltre ai globuli rossi, come abbiamo detto, nel sangue sono presenti altri corpuscoli: i globuli bianchi, meno numerosi dei rossi ma di dimensioni maggiori, hanno il compito di difendere l'organismo dagli attacchi dell'infezione, mentre le piastrine vengono utilizzate, dal sangue che sgorga da una ferita, nel processo di coagulazione, per stendere una specie di tampone naturale che, come una barriera protettiva, impedisce ad altro sangue di uscire.
PERCHÉ È NECESSARIO DISINFETTARE LE FERITE?Il nostro corpo è come un castello cinto d'assedio. Microbi e batteri, i microrganismi animali e vegetali che vagano in aria trasportati dal vento, nella polvere e in tutto ciò che tocchiamo, sono respinti da quella robusta ed insormontabile fortificazione che è la nostra pelle. Finché essa resta integra l'interno del nostro corpo è sufficientemente al sicuro e noi dobbiamo preoccuparci di difendere gli ingressi naturali che portano all'interno del castello (bocca, naso ecc.), preoccuparci cioè di controllare ciò che mangiamo, che sia privo di ogni possibile focolaio di germi, che sia sano e non avariato, in via di decomposizione, di controllare ciò che beviamo, che sia effettivamente potabile, ed infine, ciò che respiriamo, che sia pulito e terso, per quanto possibile. Non appena si apre una ferita, essa si presenta come un nuovo varco, una breccia attraverso la quale gli assedianti possono irrompere nell'interno e compiere devastazioni d'ogni genere.Così, non appena ciò avviene, è necessario predisporre un immediato piano di difesa. Già il sangue interviene e tampona la ferita per quanto è possibile. I globuli bianchi passano all'azione contrattaccando i primi assalitori ma, per far sì che non soccombano di fronte al numero degli intrusi, dobbiamo intervenire in loro aiuto con farmaci che potenzino le loro forze e che uccidano il maggior numero di nemici. Ed ecco, dunque, la necessità di disinfettare le ferite e di sopportare il dolore bruciante che ne deriva: meglio una breve sofferenza che una diffusa infezione, non vi pare?
PERCHÉ CI AMMALIAMO?La malattia, nella sua definizione generale, è la condizione anormale di un organismo vivente, animale o vegetale, dovuta a danni di varia natura che hanno determinato un'affezione, un difetto di funzionamento degli organi. Possiamo dire che la nostra buona salute sia legata ad un filo: il nostro corpo, infatti, è costantemente in pericolo e, come per un equilibrista, basta poco per determinarne la caduta.Il nostro corpo è, in verità, una macchina complessa, composta da un'infinità di meccanismi, in relazione l'uno all'altro; il funzionamento totale della macchina-uomo dipende dal funzionamento di ogni organo e il funzionamento di ogni organo da quello degli altri. È intuitivamente comprensibile quanto sia difficile al corpo umano mantenere ordine ed equilibrio in ogni sua parte affinché anche il più piccolo ed apparentemente inutile ingranaggio funzioni sempre alla perfezione e non determini, a lungo andare, l'infermità o l'arresto dell'intera macchina. Già in sé ha la capacità d'intervenire nel luogo minacciato dalla malattia e di porvi ogni possibile rimedio. Grazie al dolore ed alla febbre ci avverte che sta combattendo una battaglia e chiede aiuto. Ma che cos'è che determina in noi la malattia? Spesso le cause sono interne e dipendono dal cattivo funzionamento di un organo: la mancanza di certe sostanze, l'abbondanza di certe altre, uno sbalzo repentino di temperatura e molti altri inconvenienti possono provocare questo cattivo funzionamento; ed ecco che, non funzionando alla perfezione, l'organo si ammala e determina un difetto di funzionamento anche negli altri organi ad esso legati. Molto spesso la malattia è dovuta, invece, all'intervento proditorio di microbi e batteri che assalgono un organo già di per sé debole, vi guadagnano importanti postazioni e le difendono strenuamente dalla reazione difensiva dei tessuti e del sangue. A questo punto, quando il nostro corpo non riesce più a vincere da solo le sue battaglie, interviene la scienza.
PERCHÉ SI GUARISCE?Fin dai tempi più antichi l'uomo ha cercato, nei prodotti della natura, i mezzi per correre in aiuto al corpo nelle sue battaglie contro la malattia.Se dovessimo percorrere la lunga strada percorsa dagli uomini alla ricerca degli infusi e dei medicamenti atti a curare le loro malattie, molto spesso ci capiterebbe di sorridere. In passato, infatti, la medicina era considerata dai più come una branca specializzata della stregoneria e i medici una sorta di alchimisti stregoni che univano volentieri la chimica alla magia. Dal Rinascimento in poi le varie specializzazioni della medicina hanno assunto un volto sempre più scientifico e i risultati raggiunti ai nostri giorni sono, come sappiamo, i più straordinari. Oggi il corpo umano ha nella scienza una valida ed insostituibile alleata: essa, risalendo alle origini della malattia, scoprendo cioè le cause del cattivo funzionamento dell'organo interessato, prepara e somministra farmaci che contengono ora le sostanze mancanti, ora sostanze che eliminano quelle sovrabbondanti, ora preparati che aiutano il sangue e sconfiggere i mortali nemici. In una parola è grazie alla scienza che il nostro corpo può intervenire con decisione, prontezza ed efficacia nella lotta contro le malattie ed è grazie ai farmaci che può affrettare e rendere più sicura la guarigione.
PERCHÉ CI STANCHIAMO?Il nostro corpo è costituito in gran parte di muscoli, un tipo di tessuto capace di contrarsi ed espandersi grazie ad impulsi nervosi provenienti dal cervello.A che cosa servono i muscoli? Dal buon funzionamento del sistema muscolare dipende ogni nostro movimento. Possiamo ben dire che i muscoli sono macchine prodigiose, tanta è l'energia che essi trasformano in lavoro ed in calore. Basti pensare che i muscoli producono una quantità di lavoro pari al 55% dell'energia impiegata, mentre una modernissima turbina a vapore raramente raggiunge il 50%. Per produrre in modo così elevato, i muscoli hanno bisogno di un costante nutrimento: in essi, infatti, al momento dello sforzo fisico, avvengono complesse reazioni chimiche che consentono loro di sviluppare tanta energia. Naturalmente, in queste reazioni, nelle quali prevalgono sostanze zuccherine, l'ossigeno ha una parte determinante. Che cos'è, infatti, la stanchezza? Più un muscolo lavora, più ossigeno richiede dal sangue per effettuare le trasformazioni delle sostanze nutritive in energia: a lungo andare il sangue non riesce a soddisfare la sempre crescente richiesta sia di sostanze, sia d'ossigeno. A questo punto noi dovremmo interrompere il lavoro e riposarci per dar modo all'organismo di recuperare. Se, invece, il lavoro continua, nei tessuti muscolari si forma un ingorgo di «acido lattico» che avvolge i muscoli ed impedisce il loro normale funzionamento. Il dolore che ne deriva è da noi avvertito come stanchezza. Riposandoci, invece, permettiamo ai tessuti di riassorbire questa sostanza e di eliminare il calore eccessivo prodotto dal lavoro.
PERCHÉ SI MUORE?Quando in un uomo, in un animale o in qualsiasi organismo vegetale cessano le funzioni vitali, si dice che muore.Possiamo dire che un essere vivente, non appena nasce, inizia a morire. La morte. infatti non è una brusca cessazione della vita e non coglie un organismo nelle sue piene facoltà e nel suo ideale vigore: essa, quando accade naturalmente e non accidentalmente, è il naturale punto di arrivo della parabola discendente di un organismo in decadenza. Il nostro corpo è un insieme di cellule che nascono, crescono e muoiono in breve spazio di tempo. Il tempo concessoci per vivere è quello impiegato dal nostro corpo per produrre cellule nuove, da sostituire a quelle morte. Non appena il nostro corpo non riesce più ad effettuare questa importante sostituzione, significa che è vicino alla morte. Per morte s'intende, dunque, l'estinzione completa di un individuo, la cessazione totale di ogni funzione vitale. È interessante sapere, infatti, che quando un corpo è clinicamente morto, quando, cioè, il suo cuore ha cessato di battere e i suoi polmoni di inspirare aria, non tutti gli organi sono altrettanto morti; questi possono essere trapiantati in un altro corpo e continuare a vivere per molto tempo ancora. Questi trapianti risultano impossibili se si lascia passare troppo tempo (alcune ore) dalla morte dell'individuo: l'assenza di respirazione, la mancanza d'ossigeno, determinano la morte per asfissia delle cellule dell'organo da trapiantare e, a questo punto, non ci resta che considerare quell'individuo completamente e totalmente morto.
PERCHÉ I DENTI SI CARIANO?Anche i denti, come ogni altra parte del corpo, possono essere colpiti da una malattia; la malattia dei denti si chiama carie, ed è una affezione che ne attacca la parte più interna e vitale e che, se trascurata, può portare alla loro completa distruzione. Sezionando un dente, notiamo che consta di tre parti distinte: una centrale e molle, sede dei nervi e dei vasi sanguigni, un'intermedia, di cemento, che la ricopre ed infine una terza, di durissimo smalto, che costituisce l'involucro esterno del dente.Un dente ammalato in apparenza può sembrare sano, poiché la carie lo corrode e lo divora proprio nella parte centrale, più tenera e più molle. Solo più tardi si manifesta alla superficie con una lesione nello smalto, dapprima piccolissima, quindi sempre più rilevante. Solo un dentista può arrestare questo progressivo processo di distruzione estirpando la carie e otturando la lesione con cemento e metallo. Pressocché ignota è la causa della carie che, perciò, non può essere prevenuta e debellata alle origini. I medici possono solo darci dei consigli per mantenere in buono stato la nostra dentatura e per salvaguardarci, per quanto possibile, dalla carie. Prima di tutto consigliano un'igiene accurata, a base di spazzolino e dentifricio, per eliminare ogni residuo di cibo, quindi mettono in guardia dall'eccessivo uso di dolciumi poiché pensano che lo zucchero possa essere una probabile causa della carie ed infine di evitare ai denti passaggi troppo bruschi dal caldo al freddo o viceversa, poiché questo li indebolisce e li rende più vulnerabili.
PERCHÉ SENTIAMO DOLORE?Con una considerazione del tutto superficiale, noi potremmo ritenere il dolore come qualcosa che la Natura avrebbe potuto anche risparmiarci.Eppure il
dolore è, per gli esseri viventi, una arma formidabile di difesa e costituisce
un mezzo unico ed insostituibile di sopravvivenza. Per molto tempo si è ritenuto che non esistessero specifici organi che ci dessero la sensazione concreta del dolore. Solo recentemente sono state fatte importanti scoperte e si è trovato che, disseminati in varie parti del corpo, si trovano vari centri nervosi che, nel momento del pericolo, avvertono uno specifico apparato, anch'esso di natura nervosa, che si trova nel midollo spinale, il quale, a sua volta, passa l'informazione ad una zona del cervello, posta proprio al centro della testa, che contiene due formazioni di materia cerebrale. È proprio in queste due zone concomitanti che l'informazione viene elaborata e viene resa cosciente sotto forma di sensazione dolorosa. Non è possibile identificare altrettanto facilmente un dolore quando esso provenga da un organo interno. In questo caso accadono fatti straordinari, a volte: quando, ad esempio, ci fa male il fegato, spesso avvertiamo il dolore alla spalla destra, e se ci fa male il cuore, il dolore lo sentiamo alla spalla sinistra. Ciò è dovuto al fatto che gli organi interni sono strettamente collegati da fasci nervosi con la cute, che è assai più abbondantemente fornita di nervi che non gli organi stessi, cosicché l'informazione al cervello viene mandata dai centri nervosi superficiali con la conseguente illusione, da parte nostra, che il dolore provenga dalla superficie e non dall'interno.
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