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in condizione di fare a meno di essa. |
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Understanding War Conoscere le guerre nel Mondo I MILLE PERCHÉ - AERONAUTICA E COSMONAUTICA - VEICOLI DELL'ARIA E DELLO SPAZIOPERCHÉ UN REATTORE, PUR NON AVENDO ELICHE, VOLA?Sappiamo che il volo di un aereo è possibile grazie all'incontro di fattori diversi, tra cui l'ampiezza delle ali, il peso e la velocità del velivolo.Negli aerei tradizionali, abbiamo visto, la velocità è data dai motori che fanno girare le eliche le quali, avvitandosi nell'aria, consentono al mezzo di muoversi velocemente. Questo sistema di propulsione è valido fino a quando l'aereo vola a velocità subsoniche. Volendo superare il «muro del suono» l'uomo ha inventato un altro sistema di propulsione: il turbogetto. L'elica scompare, allora, e la spinta l'aereo la ottiene da turbine a gas. Come funziona un turbogetto? Un turbogetto, schematizzato fino all'essenziale, consta di una presa d'aria, di un compressore, di una turbina, di una camera di combustione e di ugello di efflusso. L'aria entra nella presa anteriore, viene compressa dal compressore e passa nelle camere di combustione dove va a mescolarsi con petrolio raffinato, bruciando. Il miscuglio d'aria compressa e gas combusti, uscendo dalla camera di combustione, cede alla turbina, un rotore composto da molte palette metalliche ad uno o più stadi, parte della propria energia, precisamente quella richiesta dal compressore per comprimere l'aria (il compressore è solitamente coassiale alla turbina) mentre il resto si tramuta in spinta, fuoriuscendo dall'ugello di efflusso. Il principio di propulsione negli aerei a turbogetto, dunque, consiste nello sfruttare la forza di espansione del gas surriscaldato e compresso (processo termodinamico): la spinta che si ottiene è data dalla differenza tra la velocità dell'aria che esce dal turbogetto e quella d'ingresso, la prima assai maggiore della seconda. Dassault Rafale, aereo a reazione PERCHÉ UN AEREO AD ALTA QUOTA LASCIA UNA SCIA BIANCA?Gli aerei in volo trovano nell'aria non solo un mezzo su cui sostenersi tramite le ali, ma anche un mezzo fondamentale per muoversi.Negli aerei tradizionali le eliche si avvitano nell'aria, nei turbogetti l'aria compressa fornisce la spinta eccezionale che permette loro velocità ultrasoniche. La presenza dell'aria è dunque essenziale affinché un aereo possa volare: tanto è vero che l'aereo è inadatto ai voli spaziali, per compiere i quali occorrono razzi che facciano a meno del concorso dell'aria nei processi termodinamici di propulsione. Ma l'aria, per un aereo, è anche un ostacolo da superare, un mezzo che gli si oppone e che deve vincere impiegando notevoli quantità di energia. La quantità di energia da impiegare per vincere la resistenza dell'aria varia in rapporto all'altitudine. Sappiamo infatti che gli strati più bassi dell'atmosfera, quelli più vicini alla superficie terrestre, sono costituiti da masse d'aria più pesanti, mentre più si sale più l'aria si fa rarefatta. Per questo gli aerei cercano le alte quote: riducendosi sensibilmente la resistenza dell'aria si impiega minor quantità di energia e si riduce perciò il consumo di carburante. Un aereo ad alta quota si muove in un mezzo non solo rarefatto ma anche a temperature rigide, per cui l'aria che entra nei turbogetti fredda, compressa e riscaldata nell'interno, viene espulsa con forza a temperatura elevata. Non appena in libertà il getto caldo viene condensato dalla temperatura esterna che lo tramuta in una nube filiforme, nella scia candida che spesso abbiamo avuto occasione di osservare. Ma non si deve pensare che solo i turbogetti lascino la scia bianca: la stessa cosa avviene negli aerei a turboelica o semplicemente ad elica che volino ad alta quota, poiché l'aria che entra nei motori sia per il raffreddamento sia per concorrere alla combustione, esce calda e si condensa essa pure in una scia anche se di più ridotte dimensioni. PERCHÉ I RAZZI SPAZIALI HANNO DIMENSIONI ENORMI?Gli aerei che utilizzano i turbogetti si chiamano comunemente reattori, non perché abbiano una qualche relazione con la reazione termonucleare, ma solo perché utilizzano una reazione fisica, la quale consiste nell'espansione del gas compresso.In termine tecnico i turbogetti si chiamano «esoreattori», in quanto nei processi termodinamici relativi alla propulsione concorre in modo fondamentale l'aria. Per impieghi speciali, per conferire a velivoli intercettori ed a missili velocità molto rilevanti, per il volo in aria assai rarefatta, per la propulsione dei missili negli spazi vuoti extraterrestri, si ricorre agli «endoreattori», comunemente chiamati razzi. I razzi, infatti, portano dentro di sé il propellente liquido o solido che, reagendo o decomponendosi, si trasforma in gas ad elevata pressione e temperatura. Questi gas effluiscono ad altissima velocità a spese di parte del calore prodotto, ottenendo così la spinta eccezionale che permette loro di uscire dall'atmosfera a formidabili velocità. I razzi attualmente impiegati per mandare in orbita satelliti artificiali ed astronavi con uomini a bordo utilizzando propellenti chimici (solitamente a base di ossigeno che sostituisce l'aria nella combustione) e a causa del grande consumo per poter uscire dall'atmosfera i razzi devono giocoforza avere dimensioni enormi. Occorrono infatti centinaia di chili di propellente per portare in orbita qualche chilo di materiale. I missili per i voli spaziali sono di solito formati da tre o quattro stadi perché durante il volo possano alleggerirsi di gran parte del loro peso una volta esaurito il propellente. Modello tridimensionale del razzo spaziale Saturn V Modello tridimensionale del veicolo spaziale statunitense Space Shuttle PERCHÉ UN ALIANTE VOLA SENZA MOTORI?Un aliante è un aeroplano senza motori e senza eliche che, come un aquilone, sfrutta per salire e per restare in alto il vento e le correnti d'aria.Vi sono vari tipi di alianti: alcuni, detti «libratori», sono notevolmente pesanti, hanno una grande apertura d'ali, servono per il trasporto di merci e vengono trainati da aerei a motore poiché, nonostante le correnti l'aria ascendenti, eseguono sempre un volo discendente; altri, detti «veleggiatori», hanno un basso carico alare e, in presenza di correnti ascendenti di notevole intensità, possono mantenersi in volo a lungo. Questi ultimi sono di solito monoplani di legno rivestiti di tela e assai leggeri: alla loro leggerezza contribuisce anche la mancanza d'ogni impianto superfluo. Volendo andare a fare un giro in aliante occorre conoscere le caratteristiche topografiche della zona, l'esatta ubicazione delle valli e delle montagne per poter sfruttare le correnti d'aria ascendenti di natura nemica ed orografica, conoscere cioè i luoghi dove è probabile incontrare masse d'aria calda che salgono e masse di aria fredda che scendono, per sfruttare le prime nel caso si voglia salire e le seconde nel caso si voglia aumentare la velocità dell'aliante. Il decollo degli alianti si può ottenere mediante catapultamento con cavi elastici in tensione, acquistando velocità lungo una discesa, mediante rimorchio con un auto o, sistema assai più comune, con un aeroplano. PERCHÉ CON IL PARACADUTE NON SI PRECIPITA?Pur essendo sufficientemente provato che un aereo è il mezzo percentualmente più sicuro di altri veicoli, tuttavia un incidente di qualsiasi natura che ne provochi la caduta non lascia scampo agli occupanti:cadere da centinaia e centinaia di metri per un uomo è sempre mortale. Per offrire agli aviatori un mezzo di salvezza è stato inventato un ingegnoso dispositivo che consente a chi cade dall'alto di non precipitare rapidamente a terra ma di scendere con dolcezza: il paracadute. Il paracadute è un grosso ombrello di seta piegato con cura in un contenitore che viene saldamente fissato sulle spalle o sul torace dell'uomo. Gettatosi l'uomo dall'aereo, una cinghia, azionata da lui stesso o automaticamente grazie ad un moschettone fissato all'aereo, libera il paracadute: questo si srotola verso l'alto, si gonfia d'aria e frena la corsa del corpo che cade. Il grande ombrello di seta offre una formidabile resistenza all'aria: si pensi, ad esempio, che un corpo di cento chili precipita in caduta libera con una velocità di 31 metri al secondo. Con un paracadute questa velocità è ridotta a soli 4 metri al secondo. Qualcuno dirà che anche 4 metri al secondo non sono una bazzecola! Certamente: scendere con un paracadute non è come fare una passeggiata! Ma esiste anche una tecnica di caduta che consente al paracadutista di ridurre al minimo i rischi di fratture e di contusioni. In ogni esercito esiste un corpo speciale, quello dei Paracadutisti, addestrato all'attacco dall'aria, mentre in tempo di pace il paracadutismo è praticato da molti audaci come uno sport emozionante. Si effettuano gare di lancio con appositi bersagli o addirittura gare ad apertura ritardata. Nelle prime è possibile osservare le doti insospettate di manovrabilità che può avere un paracadute nelle mani di un esperto. Egli infatti sa sfruttare il vento, ritardare opportunamente l'apertura, piegare ad arco il paracadute affinché parte dell'aria sfugga più o meno rapidamente così da acquistare o perdere velocità nella caduta, tutto ciò per finire con i piedi nel punto prefissato. PERCHÉ UN AEREO PRIMA DI ATTERRARE GIRA INTORNO AL CAMPO?Nell'osservare un campo di aviazione avrete potuto notare come gli aerei in arrivo compiano uno o più giri intorno al campo di atterraggio prima di posarsi.Prima di tutto ciò è dovuto al nutrito traffico aereo nei moderni aeroporti: in relazione al limitato numero delle piste di atterraggio, ogni aereo in arrivo deve aspettare il suo turno per scendere e dare il tempo agli uomini a terra di sgomberare la pista dagli aerei atterrati in precedenza. Alla organizzazione del traffico aereo in un aeroporto è preposta una torre di controllo che torna particolarmente vantaggiosa soprattutto quando il campo d'atterraggio è avvolto dalla nebbia. Qui i radar guidano l'apparecchio e gli uomini comunicano al pilota con la radio, l'altitudine da tenere, la direzione e la forza del vento e il numero della pista libera. In secondo luogo i giri intorno al campo servono al pilota per abbordare la pista nella direzione da cui spira il vento.
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