VITA DEGLI ANIMALI - MAMMIFERI

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VITA DEGLI ANIMALI - MAMMIFERI

 

VITA DEGLI ANIMALI - MAMMIFERI

INTRODUZIONE

Riesce talvolta molto difficile anche ai dotti leggere opere che descrivono il regno animale senza sentirsi alquanto offesi nel loro amor proprio. L'uomo creato «ad immagine e somiglianza di Dio», il signore di tutto ciò che vive e si muove sulla terra, «il dominatore del creato», ed oggi anche il «conquistatore» degli spazi, viene dipinto in quei libri in tutta la sua nudità, aprendo o chiudendo la serie di quegli esseri viventi che nominiamo «animali». L'uomo, per la creazione del quale ci volle, secondo la Bibbia, un intero giorno; l'uomo, al quale si attribuiscono tutte le doti che si pretendono mancanti in tutte le altre creature; l'uomo, infine, cui Dio diede il corpo nobilmente eretto «a dimostrare la esclusiva sua capacità a comprenderlo, la sua destinazione a contemplare il cielo», non appare in quei libri scientifici che un mammifero! «Primo ordine, famiglia unica, unico genere l'uomo»: così dice il Testo, e subito dopo l'homo sapiens segue il gorilla o l'orang-utan.
La scienza non conosce riguardi quando si tratta della verità, e deve cercare sempre la realtà delle cose, anche quando dovesse distruggere pregiudizi radicatissimi nutriti da secoli, perché fondati su quel sentimento d'amor proprio del quale tanto ci compiaciamo. L'uomo considerato corporalmente dal naturalista, non è né più né meno che un mammifero, ossia «un essere vivente, senziente, con sangue rosso e caldo, che partorisce nati vivi e li nutre col suo sangue trasformato». Ogni madre che senz'altro, con gioia immensa, si consacra al suo bimbo, è in verità la più bella immagine dell'umanità, e prova che appartiene alla prima classe del regno animale; e qualsiasi osservatore, anche il più superficiale ed ignaro, dovrà confessare che la somiglianza fra l'uomo e l'orango è maggiore di quella che esiste fra la scimmia e il cavallo o il bue. I naturalisti non possono trovare nulla di offensivo nel classificare l'uomo fra i mammiferi.
Trapani Esemplare di orango maschio
Sebbene sia stato chiamato così dai più, mal volentieri l'uomo sopporta il titolo di animale. Ed ha ragione. Qualsiasi uomo, anche nelle condizioni più misere e tristi è sempre un uomo; è sempre, fisicamente e spiritualmente, un essere di gran lunga superiore alla più intelligente delle scimmie. Quando parleremo di quest'ultimi animali avremo modo di tornare sull'argomento: per ora riferiremo le considerazioni di alcuni insigni naturalisti a proposito dei mammiferi in generale.
Il padre della zoologia, Linneo, uno dei più grandi naturalisti di ogni tempo, nella sua immortale opera Systema naturae, ha diviso gli animali in sei classi: Mammiferi, Uccelli, Rettili, Pesci, Insetti e Vermi. Parecchi naturalisti dopo di lui tentarono di perfezionare la classificazione accennata, finché Cuvier, nel 1829, dimostrando l'essenziale differenza nella formazione degli animali, li divise in «Vertebrati» ed «Invertebrati». Da un lato unì quattro delle classi linneane e dall'altro lato le due rimanenti; poi fece delle classi troppo confuse degli insetti e dei vermi (considerati attentamente i loro caratteri) tre grandi divisioni (molluschi, articolati e zoofiti), suddividendoli in quindici classi. Così Cuvier pose le fondamenta dell'odierna scienza degli animali, e tutti i suoi successori hanno lavorato su queste basi da lui fondate.
Prima di parlare della classe di cui per prima ci dobbiamo interessare, è necessario dare uno sguardo, seppure rapidissimo, sul complesso di quelle classi. I caratteri dei vertebrati s'accordano tanto bene che essi non si potrebbero assolutamente scambiare con gli invertebrati. Si distinguono per lo scheletro interno formato da ossa che vengono mosse da muscoli e circoscrivono cavità per il cervello e per il midollo spinale, il numero delle estremità non è mai superiore a quattro, il sangue è rosso e il sistema muscolare è compiuto. La loro mole è evidentissima. Il cervello gradualmente sviluppato li fa capaci di una attività intellettuale che supera di gran lunga quella degli altri animali; gli organi dei sensi sono foggiati sullo stesso stampo ed ugualmente sviluppati; gli occhi e le orecchie sono sempre in numero di due e non mancano quasi mai; il naso consta di due cavità e soltanto eccezionalmente serve come organo del tatto: la lingua, sempre dotata del senso del gusto, è esclusiva caratteristica di questa classe. Fegato e reni non mancano mai, la milza molto raramente. Stanno sempre distinti e si moltiplicano per accoppiamento. Facoltà di movimento, sensitività, grande vitalità sono doti comuni a tutti.
Fra i Vertebrati, i Mammiferi occupano il primo posto, e tale superiorità compete sotto l'aspetto fisico tanto alle balene quanto all'uomo, che rappresenta la maggiore possibile perfezione nel regno animale. I mammiferi hanno gli organi respiratori assai perfezionati e quindi sangue rosso e caldo; partoriscono figli vivi che nutrono per un tempo determinato mediante una speciale secrezione ghiandolare che è chiamata latte e che porgono per mezzo delle mammelle.
Al profano può sembrare impossibile che il leone e la balena la foca e il pipistrello siano costruiti secondo lo stesso piano, ma un semplice sguardo agli scheletri di questi animali varrà a persuaderlo della conformità che esiste nella struttura di esseri esternamente tanto diversi.
Il cranio è distinto dalla colonna vertebrale, si compone sempre delle stesse ossa congiunte generalmente nello stesso modo, la mascella superiore è sempre parte integrante del cranio, e i denti, pur diversamente foggiati e disposti, hanno pur sempre questo in comune: sono infissi in cavità o alveoli. Sette vertebre formano il collo, sia esso breve o lungo, sia quello della giraffa o quello della talpa. La porzione toracica della colonna vertebrale è formata da 10 a 23 vertebre, le porzioni lombari e sacrali da 2 a 9 vertebre, la coda da 4 a 46 vertebre.
Tutte le vertebre hanno costole o rudimenti di costole: però per costole s'intendono ordinariamente soltanto le ossa piatte e curve che si uniscono alle vertebre toraciche e che si uniscono, o direttamente o per mezzo di cartilagini, allo sterno e completano le cavità del petto. Le estremità sono quelle parti dei mammiferi nelle quali anche lo scheletro offre le più grandi differenze (a parecchi Cetacei mancano del tutto le parti posteriori, oppure queste si riducono alle proporzioni di rudimenti invisibili all'esterno). Anche nelle membra anteriori si presentano grandi diversità, specialmente nelle ossa della spalla e della mano; la clavicola talvolta è assai robusta, tal'altra manca del tutto, secondo che l'animale è destinato a correre o a scavare; le dita sono lunghe e rudimentali a seconda che la mano deve compiere l'ufficio di zampa, di zoccolo o di natatoia: il numero delle dita può variare da uno a cinque. Notevoli diversità si notano anche nella forma e nel numero delle ossa delle estremità posteriori; ma tutte queste apparenti contraddizioni non possono annullare l'evidente conformità nella struttura dei mammiferi e neppure renderla incerta.
L'impalcatura ossea, sostegno di tutto il corpo, viene posta in movimento dai muscoli, parti che in molti animali sono pel noi assai importanti, giacché servono al nostro alimento. I muscoli, che nel linguaggio volgare si comprendono sotto il nome di «carne», circondano le ossa e sono causa di ogni loro movimento in direzioni assai diverse. In alcuni animali i muscoli sono sviluppatissimi, in altri lo sono di meno: la balena non ha muscoli al collo, la scimmia li ha sviluppati non meno dell'uomo; i mammiferi che scavano, che si arrampicano, volano o afferrano hanno muscoli pettorali assai forti per piegare le braccia; quelli che corrono hanno muscoli sviluppati alle gambe e alle cosce; quelli che adoperano la coda come una quinta gamba hanno quest'ultima fornita di muscoli potentissimi. Non minori differenze si notano anche nella disposizione delle parti molli. Gli organi della digestione, per quanto simili in linea generale, offrono non poche differenze nella struttura. La bocca, caratteristica per tutta la classe, è fornita di labbra che sono carnose e dotate di tatto squisito, ed è provvista di una lingua, vero organo del gusto, mentre tale non è nelle altre classi di animali. I denti (incisivi - canini - molari) infissi nelle due mascelle non si vedono in alcune classi così sviluppati come nei mammiferi e sono importantissimi non solo per le funzioni e per le attitudini dell'animale, ma anche per la loro classificazione. Nel cane i denti canini sono più sviluppati degli incisivi; nello scoiattolo questi più dei molari. I denti sono sempre in stretto rapporto col modo di alimentazione dell'animale.
Alla bocca segue l'esofago, che nei mammiferi non si allarga mai a guisa di gozzo come negli uccelli. Lo stomaco, nel quale va a terminare l'esofago, non ha mai alcuna analogia con quello degli uccelli o quello del pollo. Sulle ghiandole secernenti, come il fegato, i reni, il pancreas, poco v'è da dire, come anche sugli intestini; occorre però notare che soltanto i mammiferi emettono separatamente le orine, ed hanno talvolta presso l'ano delle ghiandole che secernono sostanze dal forte odore.
Il sistema circolatorio devia poco dal tipo generale; il cuore, i vasi sanguigni e quelli assorbenti si rassomigliano in tutti i mammiferi, sebbene offrano diversità di forma e di posizione. Il cuore ha sempre due camere e due anticamere, le arterie sono pulsanti, le vene principali munite di valvole, i vasi assorbenti confluiscono insieme e sboccano, per mezzo di un canale maggiore, nella gran vena cava. Il polmone pende liberamente nella cavità pettorale e non è in rapporto con le altre cavità aeree. La trachea si divide in due e talvolta, per esempio nella balena e in parecchi unguicolati, in tre rami, ed ha sempre una sola laringe che si trova all'origine della trachea e consta di sette cartilagini.
Cervello e nervi offrono strutture assai diverse. Il primo riempie sempre la cavità del cranio, mentre in mole va da piccolissimo a forme molto sviluppate, esattamente in proporzione dell'intelligenza di cui è fornito l'animale. Gli organi dei sensi mostrano grande accordo nel modo della loro disposizione, mentre presentano diversità notevoli quanto alle loro attitudini, che in alcuni animali sono più sviluppate, in altri meno. La vista non supera in forza gli altri sensi come negli uccelli; gli occhi, sempre in numero di due, sono relativamente piccoli e non si possono interamente volgere come quelli degli uccelli. In alcuni mammiferi, come nella talpa, gli occhi sono rudimentali. I muscoli che muovono il globo oculare sono spesso più numerosi e complicati di quanto non lo siano nell'occhio umano, poiché mentre quest'ultimo ne conta quattro retti e due obliqui, in altri animali se ne conta un numero maggiore.
Il senso del gusto è più perfezionato che non negli uccelli, come può congetturarsi anche dal solo aspetto della lingua più carnosa e più ricca di nervi. La lingua differisce assai per forma, qualità e mobilità: a volte è lunga, piatta e immobile, come quella del leone e dei felini in generale.
Caratteristici sono nei mammiferi gli organi sessuali. La forma esterna è generalmente conosciuta: quindi aggiungiamo qualche parola per la loro struttura interna. Gli organi sessuali nei mammiferi sono meglio sviluppati e definiti che in qualsiasi altra famiglia animale. Gli organi esterni dell'accoppiamento sono più complicati che non negli uccelli i quali non possiedono le ghiandole del latte che danno nutrimento ai nati dai mammiferi. Tutte le femmine di questa famiglia possiedono due ovaie e due ovidutti, come anche un utero nel quale l'ovulo fecondato si sviluppa. L'ovaia è di forma ellittica più o meno arrotondata o racemosa, e contiene moltissimi ovuli. Dalle ovaie gli ovidutti conducono all'utero, che in alcuni animali è una semplice dilatazione, mentre in altri di ordine superiore si trova un'unica cavità. Le ghiandole esterne per nutrire i neonati, ossia le mammelle, non mancano mai nei mammiferi, e talvolta si trovano soltanto sul petto, talvolta soltanto nell'inguine, tal'altra, infine, insieme sul petto, sul ventre e sulla regione inguinale. Il loro numero varia da due a dodici; consistono in canaletti cellulosi, ora chiusi ora aperti, e secernono dal sangue il latte, che può sgorgare da un capezzolo munito di più pori. Diventano attive poco prima e poco dopo il parto; nella giovane età sono piccolissime.
Queste poche osservazioni generali e superficiali basteranno per il nostro rapido esame della vita dei mammiferi.
Il nostro scopo è quello di esaminare la vita del corpo e dell'anima, la vita di tutti gli animali, e questo scopo dobbiamo avere sempre di mira.
La vita dei mammiferi ci offre grandi motivi di ammaestramento e di diletto: essi non vivono così a lungo come gli uccelli, poiché la loro vita è più torbida di quella degli amanti della luce e abitatori dell'aria, ma in compenso se la godono assai meglio, perché cercano tutte quelle comodità che gli altri animali non sognano neppure. In primo luogo i mammiferi non amano disperdere inutilmente le proprie energie: quando non è strettamente necessario, com'è il caso di procurarsi il cibo, se ne stanno riposati serenamente. Gli uccelli, invece, sono in perpetuo movimento, e stanno quieti solo per quel poco che dormono: per i volatili vivere è muoversi, è divertirsi. Tuttavia non possiamo dire che i mammiferi non si muovano: essi camminano, corrono, si arrampicano, saltano, montano, si tuffano nell'acqua e giuocano; ma generalmente parlando, l'inerzia li domina, la terra li attrae, sicché sono sempre meno veloci degli abitatori dell'aria.
I mammiferi - ad eccezione dell'uomo che cammina soltanto eretto - camminano su quattro gambe: le scimmie non si possono reggere sulle membra posteriori, i canguri e i marsupiali saltatori, che si muovono esclusivamente sulle gambe posteriori, non camminano ma saltano; ed anche il topo delle piramidi, che muove alternativamente le gambe posteriori, non si può dire che cammini diritto. Tutti gli altri mammiferi terrestri corrono su quattro gambe, levando, protendendo e posando contemporaneamente una delle gambe anteriori e la sua opposta fra le posteriori. Fanno eccezione l'elefante, l'ippopotamo, il cammello, la giraffa e parecchi antilopi che muovono quasi insieme le due gambe di un lato, poi le due dell'altro lato.
Nei mammiferi vi sono diverse specie di salti: quelli che corrono saltando, si spingono avanti estendendo ad un tratto le gambe posteriori prima piegate, e fanno balzi anziché salti. Quelli che saltano solo quando vogliono assalire o vogliono superare un ostacolo, si spingono avanti appoggiandosi alle quattro gambe, sebbene il maggiore sforzo lo facciano con quelle posteriori. La coda determina o regola la direzione del salto, e per questo quasi tutti i mammiferi saltatori hanno sviluppato o sviluppatissimo quest'organo.
Molto vario è anche il modo di arrampicarsi dei mammiferi: fra quelli che passano la vita sugli alberi troviamo arrampicatori assai abili, dei veri funamboli che pongono in movimento non soltanto le mani e le gambe, ma anche la coda. Il volitare di alcuni mammiferi, detto spesse volte ma a torto «volare», ci mostra un'altra maniera di muoversi di questa classe. Si tratta senza dubbio di un moto più celere, ma che non oltrepassa neppure quelli propri al più piccolo o tardone degli uccelli.
Maggiore privilegio fu concesso ai mammiferi nell'attitudine di nuotare, ad abitare nell'acqua e a tuffarvisi. Pochissimi mammiferi sono incapaci di tenersi a nuoto sulla superficie dell'acqua, ad eccezione dell'uomo, che, se non è addestrato, va a fondo senza complimenti. Vi sono anche mammiferi acquatici molto importanti, come le Foche e i Cetacei. Questi sono sprovvisti di branchie; nascono, vivono, si riproducono e muoiono nell'acqua, che abbandonano ad intervalli, almeno con una parte del corpo, per il bisogno di respirare.
I movimenti interni e involontari sono più lenti nel mammifero che non nell'uccello. Nel primo il cuore batte lento e la respirazione è meno rapida. Il sangue è di circa due gradi meno caldo. Per i mammiferi acquatici questa relativa inerzia nella respirazione e nella circolazione del sangue è un vantaggio, poiché permette loro di resistere sott'acqua più a lungo che non gli uccelli. L'inerzia della respirazione si manifesta ancora più evidente in quei mammiferi che durante l'inverno cadono in letargo. Per fare un esempio ricordiamo che una marmotta respira nel giro di due giorni 72.000 volte quando è desta, mentre respira appena 71.000 volte nel lungo periodo di sei mesi durante il letargo.
Anche per quanto concerne la voce vi è notevole differenza fra mammiferi e uccelli. Solo l'uomo possiede una voce assai più perfetta di quella dell'uccello, mentre ogni altro animale non può certamente gareggiare con il dominatore dell'aria. In generale possiamo dire che nessun mammifero ha una voce tale da tornare gradita al nostro orecchio. La voce del mammifero è quasi sempre ingrata e antimusicale, sia nello stato normale, sia nel periodo degli amori, e soprattutto nei momenti di eccitazione. I mammiferi, fatta eccezione per l'uomo, del quale soltanto si può dire che «parla e canta», abbaiano, ragliano, ruggiscono, urlano, nitriscono, belano, miagolano, grugniscono, fischiano, gridano, tutti suoni che non sono per niente armoniosi.
Diremo poche parole sulla digestione e sul moto del condotto digerente. Questa funzione è perfetta, sebbene non così rapida come negli uccelli, ed interrotta talvolta per interi mesi, come è il caso degli animali che vanno in letargo. Lo stomaco dei ruminanti si divide in quattro scompartimenti, e sono il rumine, il reticolo, detto anche cuffia, l'omaso o centopelle, e l'abomaso o quaglio. Il rumine comunica con l'esofago, l'abomaso col canale intestinale.
Il rumine, che è suddiviso in due parti per mezzo di una fascia muscolare, accoglie il cibo masticato grossolanamente e lo sospinge in piccole quantità nel reticolo, le cui pieghe a maglie di rete impastano il cibo con i succhi gastrici e ne formano pallottole. Questi boli, per una contrazione simile al vomito, vengono risospinti nella bocca. Qui i denti molari li masticano completamente, ed in questo stato, attraverso un canaletto formato da due pieghe dell'esofago, passano nel terzo compartimento detto «centopelle» perché piegato a lamine quasi a fogli, e da questo passano nell'ultimo e vero stomaco.
La struttura dello stomaco varia non poco presso i diversi ruminanti, ma qui abbiamo preso come tipo quello della pecora. Condizione indispensabile al ruminare sembra essere una certa quiete, una comoda posizione: io non ho mai visto, ad esempio, una pecora o un cammello ruminare mentre corrono.
Esaminando le attitudini puramente corporali dei mammiferi, abbiamo dovuto riconoscere, almeno in molti casi, la superiorità degli uccelli. La faccenda cambia radicalmente se ci poniamo a considerare le facoltà intellettuali. A differenza di tutti gli altri animali, nei mammiferi tutti i sensi si dimostrano pienamente. Il tatto è forse il meno appariscente, eppure quanto non è grande nei mammiferi! La potente balena si sprofonda nell'acqua appena si accorge d'essere toccata; l'elefante s'accorge subito della mosca che si appoggia sulla sua grossa pelle, il bue sente il prurito del leggero strofinio fra le corna; il cane che dorme si sveglia al tocco più leggero.
Il senso del gusto, ossia la sensibilità della lingua, a rigore non si trova che nei mammiferi. In certa misura si trova anche negli uccelli, nei rettili, e nei pesci, ma non si può mai fare un paragone con quello dei mammiferi. Così dicasi per il senso dell'odorato, che non è inferiore a quello del gusto. Questo senso, però, trova concorrente quello degli insetti, i quali corrono da lontano all'odore che emana un fiore o qualsiasi altro cibo che fa per loro.
Un dubbio sorge a proposito dell'udito, che non sappiamo se sia superiore o meno rispetto all'olfatto; possiamo, però, affermare che nei mammiferi è superiore che in qualsiasi altra classe di animali. Naturalmente vi sono molte diversità, da specie a specie, tuttavia non troveremo mai un mammifero sordo.
La vista, nei mammiferi, probabilmente non tocca mai la potenza dell'odorato e dell'udito; e, in generale, dobbiamo dire che solo l'uomo ha l'organo visivo per tetto e in massimo grado di vedere a lunghe distanze, mentre negli animali esso varia da specie a specie e non possiamo stabilire confronti. I mammiferi notturni, però, la fanno in barba all'uomo, perché se questi non riesce a vedere più in là del proprio naso, se è buio fitto, alcuni animali ci vedono benissimo e a notevole distanza; è il caso dei carnivori, di parecchie scimmie, dei chirotteri, di molti roditori e di altri animali. Solo di giorno, in piena luce e quando l'uomo ci vede benissimo, cotesti animali provano fastidio a guardare, ed è per questo che, mentre noi lavoriamo, loro dormono.
Quelli fra gli uomini che si arrogano il diritto di possedere tutte le qualità nobili, lasciando agli animali soltanto l'istinto, debbono sapere che i mammiferi, o almeno la maggioranza di essi, posseggono memoria, intelligenza, una certa bontà di animo ed un carattere quasi sempre ben pronunciato. Il mammifero distingue benissimo il tempo, il luogo, il colore, il suono. Sa fino ad un certo punto indovinare, giudicare, dedurre, trarre profitto dalle esperienze fatte, riconoscere da lontano i pericoli e provvedere per evitarli; dimostra inclinazione o avversione, amore alla prole, ai benefattori, ai compagni, odio ai nemici, fedeltà, gratitudine, stima e disprezzo, gioia e dolore, ira e placidezza, prudenza ed astuzia, dissimulazione e schiettezza. Prima di agire calcola, riflette, e i migliori espongono talvolta con tutta consapevolezza la libertà e la vita onde appagare l'interno sentimento. Sentono potentemente il bisogno di compagnia, sanno sacrificarsi per il bene comune, assistersi reciprocamente nelle malattie, prestare man forte ai più deboli, dividere il cibo con gli affamati, vincere persino le proprie passioni.
Il carattere non è che il complesso e l'effetto delle qualità morali. Si hanno animali timidi e si hanno animali animosi ve ne sono di valorosi e di vigliacchi, di maligni e di sinceri, di socievoli e di selvaggi, di allegri e di mesti: bisognerebbe scrivere un libro intero per discorrere minutamente delle capacità intellettuali delle singole bestie, specie della classe dei mammiferi ma quanto abbiamo detto basta a chi non ha prevenzione, ed io, parlando dei singoli animali, non tralascerò di addurne le prove, senza esagerazione alcuna, che parlano in loro favore e mostrano che è per lo meno presunzione quella di certuni che vogliono deificare l'uomo. Naturalmente l'uomo conserva e conserverà sempre, almeno lo speriamo, la sua superiorità, anche se collocato accanto ai più privilegiati fra gli animali.
Circa l'area di diffusione del mammifero, essa è più ristretta di quella dell'uccello, del pesce o anche del rettile. Il mare concede ai mammiferi un vasto campo di movimento, ma è sempre più ristretto di quello concesso agli uccelli; d'altronde sono pochi i mammiferi che si trovano in tutti i mari del globo: la foca, parecchi delfini, e due balene. Anche questi mammiferi marini ci mostrano che la loro classe appartiene alla terra e non al mare, giacché al mare aperto preferiscono le coste.
I mammiferi terrestri occupano aree assai più ristrette di quelli che vivono nell'acqua. Parecchie specie hanno patria in limiti assai angusti. Sotto l'aspetto dei suoi abitatori, la terra venne divisa in regni zoologici. La prima regione comprende tutto il settentrione, ossia tutta la zona circoscritta del circolo polare. Gli animali compresi in questa zona, che è la più povera del mondo, sono: l'orso polare, due ghiottoni, la volpe polare, parecchi lemmings, due lepri polari, i lagomidi, la renna, parecchie foche il tricheco, il capodoglio, il narvalo, la balenottera e la balena comune. Alla zona polare corrisponde in certo qual modo la zona più alta delle alpi superiori ai 2000 metri sul livello del mare. In essa troviamo il camoscio, lo stambecco, un topo alpino, la marmotta e la lepre alpina.
Più ricche di forme e di specie sono le zone tempestose dell'emisfero settentrionale. La loro flora e la loro fauna si dividono in due metà, la orientale e la occidentale. Wagner suddivide la prima in cinque regioni: l'Europa meridionale e centrale, l'Africa settentrionale, la Siberia meridionale e le steppe del Turan. Sono comuni a tutte queste regioni, o quasi, quattro specie di pipistrelli, due musoragni, la lontra, la volpe, il topo del le chiaviche (diffuso in tutto il globo), il topo acquaiolo, la talpa, l'orso, il tasso, quasi tutte le marmotte, il lupo, la lince, lo scoiattolo. L'Africa settentrionale ha indigeni la bertuccia, un riccio, un topo proboscidato, l'icneumone, il fennec, la lince del deserto, uno scoiattolo, un topo delle piramidi ed altri; il Turan e la Siberia possiedono il riccio orecchiuto, il corsak, il manul, lo zibellino e l'antilope della steppa.
La parte occidentale della zona temperata settentrionale si distingue per molte specie particolari, come determinati pipistrelli e musoragni, l'orso americano, il procione, un tasso, moffette parecchie martore, un ghiottone, una lontra d'acqua dolce e una marina, parecchi cani, il puma, moltissime specie di marsupiali, molte specie di scoiattoli arborei volanti e terragnoli, ghiri, marmotte, piccoli rosicanti, molte lepri, parecchi cervi, due antilopi, la pecora montana e il bisonte.
Le cose cambiano quando volgiamo lo sguardo alle regioni dei paesi tropicali. Qui tutto ha un'impronta propria e ben dipinta, poche forme sono comuni a tutte le regioni. Abbiamo l'Asia occidentale e orientale, il Giappone, il Nepal e i paesi dell'Eufrate, dove troviamo la scimmia canina giapponese, due rossette ed alcuni veri pipistrelli, alcuni musoragni, una talpa, l'orso tibetano, il tasso giapponese, alcune mangoste e genette, scoiattoli arborei e volanti, piccoli roditori, lepri e marmotte, lo ziggettai o emione, il maiale giapponese, il dromedario, il mosco, alcuni cervi ed antilopi, lo stambecco del Caucaso, la capra dell'Himalaya, l'argali, il burral, il nahur ed altre pecore, lo yak.
L'Asia meridionale è più ricca di tutte le regioni citate finora, ma parecchi dei suoi animali hanno un ristrettissimo circolo di diffusione. Nell'Asia meridionale vivono l'orang-utan, gli ilobati, i semnopiteci, quasi tutti i macachi, i lori o scimmie canine, i tarsi, i pipistrelli frugivori, l'orso dal collare e l'orso dalle grandi labbra, il ratel, molte mangoste, molti cani, il leone asiatico, la tigre, la pantera, il ghepardo e molti altri felini, il maggior numero e i più grandi fra gli scoiattoli volanti, parecchi pangolini, l'asino selvatico, l'elefante asiatico, il rinoceronte e il tapiro indiano, parecchi cinghiali fra i quali il cinghiale-cervo, i vari animali del muschio, l'antilope dalle quattro corna, l'antilope-cervo, parecchie specie di buoi.
L'Africa ha un'impronta non meno caratteristica. Le appartengono il gorilla, lo scimpanzè, tutti i cercopiteci, i colobi, i cinocefali, molti lemuri, specie nel Madagascar, particolari specie di pipistrelli, ricci, musoragni, il suricante, molte genette e viverre, il cane orecchiuto, il ferret, molti altri cani, la iena, il leone, il leopardo, il ghepardo, il serval e il caracal, il gatto del Nilo, la maggior parte degli scoiattoli terrestri, particolari specie di ghiri, i topi delle piramidi, due pangolini, la zebra, il quagga, il cavallo tigrato, l'elefante africano, tre rinoceronti, l'ippopotamo, la giraffa, moltissimi antilopi, alcune capre selvatiche, la pecora a criniera, due bufali e una otaria.
Nell'America si osserva l'opposto di ciò che si trova nell'Africa. Qui tutto è nuovo, tutto è singolare in questo Continente, pochi animali hanno qualche somiglianza con quelli del Continente antico.
Tra gli animali più notevoli dell'America centrale e meridionale citiamo: le scimmie urlatrici, gli ateli, le scimmie cappuccine dalla coda prensile, le scimmie lanute, quelle dalla lunghissima coda, le notturne, le unghiute, i vampiri, alcune specie particolari di orsi, di puzzole, di lontre, alcuni cani, il puma, il kuguar e il giaguaro, i gatti tigrati, molti marsupiali che appartengono alle due Americhe, moltissimi rosicanti, fra i quali i topi, i conigli; ed i roditori, i tardigradi, gli armadilli, ecc.
Facendo il paragone col numero degli uccelli l'America meridionale sembrerebbe povera di mammiferi, ma quando si riflette alla peculiarità dei generi ed alla quantità delle specie appare invece assai ricca. Riassumendo quanto abbiamo esposto finora, diremo: le scimmie non si trovano che nelle zone calde; i lemuri non si trovano che nei paesi caldi del Continente antico; i marsupiali si trovano esclusivamente nell'Australia, nell'America e nell'Asia; gli sdentati mancano all'Europa; i ruminanti e i multunguli all'Australia; tutti gli altri mammiferi che siamo andati citando sono invece cosmopoliti.
Le facoltà fisiche e intellettuali dei mammiferi determinano i loro costumi nel paese dove nacquero, e di cui sono un prodotto. Ogni animale non può dimostrare che le abitudini che gli furono concesse, ma i mammiferi, pur potendo agire come tutti gli animali, con arbitrio entro certi confini, sono naturalmente legati alla località dove nacquero ben più che gli uccelli.
I mammiferi sono essenzialmente animali della terra, e quelli degli ordini superiori della classe sono appunto i più attaccati al suolo. Gli ordini con specie più tozze e massicce li troviamo nell'acqua, i più sviluppati e intelligenti sulla terra. In confronto alla balena, i mammiferi terrestri appaiono pigmei: l'acqua, però, agevola di molto il movimento dei corpi voluminosi, sicché sembra che la natura abbia voluto accrescere la mole col crescere della facilità del moto.
La mole del corpo è dunque già di per sé solo un indizio del modo di vita dell'animale; ma indizi ben più sicuri si hanno nelle sue forme. Che un pesce nuoti, che un chirottero voli, si comprende da tutti, come pure si comprende non meno facilmente perché la scimmia, lo scoiattolo e il gatto si arrampichino, perché la talpa scavi, perché gli unguicolati e i ruminanti corrano: è la loro conformazione fisica che lo richiede.
Quanto agli ordini si può stabilire quanto segue: le scimmie dell'Antico continente abitano alberi e rupi, quelle del Nuovo mondo e i lemuri vivono esclusivamente sugli alberi; i pipistrelli vivono nell'aria ma dormono fra le rupi o sugli alberi, gli insettivori vivono per la maggior parte sul terreno o nel sottosuolo e taluni anche sugli alberi; i carnivori abitano rupi e foreste, suolo e acqua, ma la maggior parte vive sulla terra, e pochissimi, almeno ad intervalli, anche sotto di questa; i marsupiali vivono sulla terra, in tane, nell'acqua e sugli alberi; i roditori, dovunque eccetto che nel mare; gli sdentati vivono sulla terra, in cavità sotterranee e sugli alberi; i pachidermi vivono quasi tutti sulla terra, pochi nelle paludi; i ruminanti e i solidungoli vivono esclusivamente sulla terra e sui terreni rocciosi; i pinnipedi e i cetacei non si trovano che nel mare.
Il rapporto fra l'animale e il luogo che abita - fatto importantissimo - si appalesa nelle forme dell'animale ed in modo evidentissimo nel colore: il colore di un animale corrisponde sempre a quello che domina generalmente nel luogo che abita. Questa uniformità non ci deve far pensare ad una miracolosa disposizione della natura, ma semplicemente al fatto che ogni animale non è che un prodotto del suolo su cui vive; la scienza non deve fantasticare, ma cercare ad ogni fatto plausibili spiegazioni.
Già nel primo ordine dei mammiferi, cioè nelle scimmie, troviamo il colore bruno, il verde chiaro, il grigio, che corrispondono ai colori dei boschi, dei tronchi e delle rupi ove albergano; tutti i chirotteri che vivono sugli alberi hanno colori bruno e verdiccio, quelli che abitano nei crepacci delle rupi hanno quel grigio indefinibile che è proprio delle rocce. Tra i carnivori, molti riproducono fedelmente nel loro colore del pelame la loro dimora; il lupo ha il colore della terra, il grigio e bruno-fulvo che sono propri dei paesi che esso percorre; la nostra volpe ci ricorda le varie specie di foreste che abita; e così dicasi per tutti gli altri animali, che, siccome tratteremo singolarmente nel corso della nostra sistematica esposizione, tralasciamo qui di considerare.
Quasi tutti gli animali sono socievoli, cioè amano riunirsi in stuoli con altri della stessa specie od anche con animali d'altra specie ma di affine costume di vita. Fra i mammiferi non si vedono mai stuoli numerosissimi, come in altre classi di animali, ma di fronte a situazioni di pericolo sono più degli altri solidali e compatti. In ogni riunione maggiore esiste sempre un individuo che esercita un certo dominio, cui tutti gli altri tributano volentieri obbedienza. Tra i ruminanti tale onore spetta generalmente alle vecchie femmine, specialmente a quelle che non hanno figli; nelle scimmie invece i capi o guide si scelgono sempre fra i maschi, con un sistema elettorale che basa i suoi fonda menti sui denti e sulle forti braccia. Ad ogni modo la guida ha cura della sicurezza dell'intero stuolo e difende con abnegazione i sudditi più deboli. Vi sono anche mammiferi solitari, che preferiscono per istinto la vita solitaria e s'azzuffano subito con chi li disturba nella loro quiete. Quasi tutti gli animali di questa classe vegliano di giorno e dormono di notte; tuttavia in tutti gli ordini si trovano specie notturne e diurne, mentre altri non hanno un tempo stabilito per il sonno, come ad esempio quelli marini. Quando sono svegli, quasi tutti si occupano di cercare il cibo che è di varia sorta, talora vegetale, talora animale: per questo si dividono in vegetariani e carnivori e siccome gli alimenti sono diversissimi, vi sono pure modi diversi di procacciarseli. Alcuni animali prendono il cibo con le mani l'elefante lo porta alla bocca con la proboscide, ma la maggioranza prende il cibo direttamente con la bocca, tenendolo fermo nel tempo stesso con le zampe. I mammiferi mangiano molto meno degli uccelli, ciò che s'accorda perfettamente con il loro minore movimento dopo il pasto amano il riposo. Pochi mammiferi amano il giuoco, il salto, insomma ogni superfluo moto, fatta eccezione per i giovani, cui invece piace giuocare e saltellare trascinandosi dietro a volte anche i maggiori d'età. Il pasto abbondante fa la pelle liscia e lucida, e fa deporre nel tessuto cellulare molto grasso che ad alcuni animali serve per mantenersi durante i periodi di carestia. Per gli animali che si cibano solo di vegetali ciò avviene durante l'inverno, quando le tenere gemme, i fiori e i frutti scarseggiano o mancano del tutto; per i carnivori, i periodi di carestia non hanno stagione, perché, se è vero che in determinati periodi mancano i teneri uccelletti, può anche avvenire che per circostanze non dipendenti dalla loro volontà vengano a trovarsi in punti sprovvisti di altri animali da poter divorare. Per questo alcuni mammiferi, come i pipistrelli, cadono in letargo durante l'inverno, ma, cosa accadrebbe se prima non avessero ingrassato i loro tessuti cellulari? Alcuni mammiferi intraprendono anche lunghi viaggi in cerca di cibo, ma non si può parlare di vere migrazioni come accade per gli uccelli. I lemmings, allegri abitatori delle pianure settentrionali, si uniscono, quando sono tormentati dalla fame, in numerose forme, ed emigrano verso altri paesi. S'arrischiano anche ad attraversare stretti di mare e fiumi, ma generalmente vi affogano. Le antilopi dell'Africa meridionale, la renna, il bufalo dell'America settentrionale, gli asini selvatici, le foche e i cetacei intraprendono lunghi viaggi per lo stesso scopo, così anche alcuni pipistrelli, sebbene per distanze assai limitate.
La vita dei mammiferi è generalmente più monotona di quella degli uccelli: le specie più intelligenti cercano di rompere l'uniformità della vita trastullandosi in comune, ma la maggioranza non conosce che il mangiare e il dormire. Solo la stagione degli amori porta qualche variazione nella loro vita: essa avviene quasi sempre nella primavera o nell'autunno, mentre la stagione dello sgravarsi cade sempre in periodo di primavera, giacché essa offre più nutrimento ai piccini e alla madre.
Riscaldati dalle passioni, gli animali ci appaiono spesse volte molto diversi dall'ordinario: i maschi, che generalmente non si curano delle femmine, vanno sulle loro tracce e, trovatele, mostrano grande eccitazione. Con l'amore cresce la gelosia e l'odio contro i rivali, si combattono aspre tenzoni, e persino i più timidi diventano arditi e battaglieri. La lepre, che viene indicata come il simbolo della timidezza, combatte i suoi nemici con la stessa risolutezza del leone e schiaffeggia il rivale con le zampe; il timido cervo diviene pericoloso persino all'uomo; i tori sono presi da terribile furore; solo i carnivori sembrano diventare miti e docili verso gli altri animali perché l'amore li preoccupa interamente.
Generalmente un solo accoppiamento basta alla fecondazione; mentre il numero dei nati può variare di molto nelle varie specie dei mammiferi. Il parto avviene quasi sempre con prestezza e facilità, senza aiuto di sorta. Dopo il parto la madre pulisce con la lingua il suo piccino e lo riscalda nel corpo. Alcuni roditori costruiscono, per tempo, il loro nido, e, perché i piccini vi stiano a loro agio, lo riempiono di peli che si strappano a tal'uopo: ma in generale i mammiferi depongono i piccini sul suolo o in qualche tana sprovveduta di qualsiasi specie di nido. La placenta è divorata avidamente anche dagli animali che non sono carnivori, così dalle capre, dalle antilopi e dagli istrici. Le madri amano i loro figli e li difendono a costo della vita contro qualsiasi nemico, anche contro il padre, il quale poco se ne cura, ed anzi qualche volta li divora quando li può ghermire. Rare volte i padri si prendono cura dei figli, mentre le madri fanno moltissimo per essi: li nutrono, li puliscono, li guidano, li puniscono, insomma li allevano. La madre offre loro anche il petto, ora va a caccia per procurare loro il nutrimento, ora li lecca, li pulisce, li guida al caviglio o li guida all'aperto, giuoca con loro, li istruisce nel correre, nell'arrampicarsi, nel nuotare, li forza all'obbedienza anche con castighi, e lotta contro qualsiasi nemico per difenderli. L'amore le rende ingegnose, inclini alla pace, alla timidezza, e nel tempo stesso furiose contro chi minaccia la loro tranquillità: vivono soltanto per i figli, e, finché sono animate dall'amore per la prole, restano estranee a qualsiasi altro sentimento.
Il tempo che occorre al mammifero per rendersi indipendente varia con la mole dell'animale. Quanto più grosso è l'animale tanto più lento è il suo sviluppo: tuttavia bisogna ammettere che vi concorrono parecchie altre circostanze, come la maggiore o minore difficoltà di procurarsi il cibo, la qualità dello stesso e il grado di calore della zona cui l'animale appartiene.
Il mammifero si può dire adulto appena è capace di generare: a questa epoca esso ha già tutti i caratteri dell'età adulta e tutte le differenze caratteristiche del sesso. Il maschio si distingue dalla femmina o per la mole del corpo, o per le corna, o per i denti, o per la folta criniera o per il fiocco della coda, o, infine, per altre particolarità.
La durata della vita è proporzionale alla lentezza dello sviluppo e questa a quella. I mammiferi di media mole si possono dire vecchi quando toccano il decimo anno di età; altri invecchiano a vent'anni e a trent'anni, quando l'uomo, che, per quanto riguarda lo sviluppo, è il più lento di tutti i mammiferi, ha raggiunto appena la pienezza della sua vitalità. La vecchiezza si appalesa con la diminuzione delle forze, nell'incanutire dei peli, nell'impicciolirsi di certi ornamenti. La morte non succede per malattie, rarissime negli animali in regime di libertà; tuttavia vi sono dei morbi che infieriscono terribilmente: i topi, che si moltiplicano a volte con incredibile fecondità, presi dal morbo muoiono in breve tempo ed in tale quantità che i piccolissimi loro cadaveri bastano ad appestare l'aria. In generale possiamo dire che gli animali più nobili muoiono nobilmente, i meno nobili ignobilmente. Gli elefanti, i cani, i cavalli, i leoni e altre bestie intelligenti, sanno che è la morte ad avvicinarsi, e muoiono senza gemiti, dopo aver sopportato eroicamente il dolore, senza lamenti e sfidando con tutta tranquillità le ultime convulsioni. Il cane, stupendo tipo della fedeltà, mentre muore si trascina ancora presso il suo signore e gli lecca affettuosamente la mano, quasi salutandolo ancora una volta e porgendogli l'estremo pegno della sua devozione. Quando la morte gli si avvicina, l'animale cerca un posticino tranquillo che gli serva da giaciglio: come anche il toro quando cade ferito dalla spada del toreador nella sanguinosa arena.
Non sono pochi gli animali domestici, fra i mammiferi, e tutti pagano il loro tributo all'uomo: asini, cavalli, elefanti, renne, lama, cammelli, buoi domestici, bufali, capre e cani devono servire al cavalcare, al tirare e portare pesi.
Tante altre cose potremmo dire su moltissime specie di mammiferi, ma siccome saremmo sempre insufficienti, preferiamo rimandare il lettore all'esposizione che di essi faremo nel corso del lavoro, quando, come già abbiamo preannunciato, cercheremo, senza esagerazione alcuna, di rappresentare i singoli animali nelle loro più importanti e caratteristiche manifestazioni.
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