ZOOLOGIA - L'UOMO E IL REGNO ANIMALE

INTRODUZIONE

Gli esseri umani non sono gli unici abitanti del pianeta Terra.
Basta osservare quanto ci circonda: in cielo, nell'acqua, sui monti, sottoterra, nel giardino intorno alla nostra abitazione, in un prato, in un cespuglio; siamo circondati da miriadi di altri esseri viventi che già ad un primo, sommario esame ci appaiono più o meno diversi da noi per forma, struttura, abitudini di vita e comportamenti.
Alcuni sono abbastanza simili (scimmie), altri un po' meno (uccelli e pesci), altri si discostano parecchio dalla forma umana (insetti, vermi ecc.).
Dobbiamo però riconoscere a tutte queste forme viventi qualcosa di comune: sono compresi nel regno animale.
I rapporti dell'uomo con gli animali sono molteplici e complessi.
Fin dagli inizi l'uomo ha imparato a sfruttare al meglio quanto la natura gli offriva e gli offre ancora oggi per sopravvivere.
Ha imparato a servirsi degli animali per rifornirsi di cibo o di materie prime per coprirsi e per scaldarsi; si è servito degli animali - sfruttandone le attitudini e le innate capacità - in agricoltura e nell'allevamento, liberandosi così dalla fatica di molti lavori gravosi: poteva per esempio far trainare materiali pesanti dai bovini, dalle renne, dagli elefanti, utilizzare i cani per le battute di caccia o per la custodia delle mandrie al pascolo.
A poco a poco l'uomo ha imparato a dominare e a sottomettere la vita animale. E anche se oggi, in un'era tecnologicamente avanzata, può sembrare che l'umanità non sia più così intimamente legata al mondo animale, se ci soffermiamo a riflettere comprendiamo che è solo apparenza. Nonostante lo sviluppo della scienza e della tecnica dipenderemo sempre dalla vita dei mille e mille organismi che ci circondano.
Il petrolio che tanta parte ha nell'esistenza moderna, per fare un esempio, non è altro che il frutto dell'attività di organismi vissuti milioni e milioni d'anni fa, molto prima della comparsa dell'uomo sulla Terra.
E per quanto l'uomo si possa evolvere nei secoli a venire, sarà sempre partecipe del mondo che lo circonda, animali e vegetali compresi.

LA VITA SUL PIANETA TERRA

Domandiamoci quindi qual è stata la storia degli organismi che hanno popolato e che tuttora popolano la Terra.
Si sa che il nostro pianeta non è stato sempre così come noi oggi lo conosciamo.
Per milioni di anni non vi è stato alcun segno di vita animale. Le prime tracce risultanti da studi sui fossili risalgono a 500/600 milioni d'anni fa, cioè all'Era Protozoica. Si tratta di piante e di animali marini, fatto che convalida l'ipotesi che la vita abbia avuto origine nel mare. Fra i primi esseri animali di cui abbiamo conoscenza vi sono i radiolari e le spugne silicee.
Nella successiva Era Paleozoica (500/200 milioni d'anni fa) appaiono (nel periodo cambrico) animali singolari, i trilobiti, simili ai nostri crostacei. Contemporaneamente ci furono i molluschi, poi i pesci primitivi.
Nel periodo devonico apparvero gli anfibi e verso la fine dell'era paleozoica i rettili, destinati a differenziarsi in migliaia di forme.
Agli inizi dell'Era Mesozoica (ca. 180 milioni d'anni fa) i rettili aumentarono progressivamente di numero culminando nel periodo cretacico in una grande varietà di forme, alcune delle quali incredibilmente grandi.
Questi enormi rettili (i tirannosauri, i brontosauri e gli pterosauri tanto per citarne alcuni) in seguito si estinsero.
I loro discendenti attuali (le lucertole, i coccodrilli ecc.) sono di dimensioni assai ridotte.
Nel periodo giurassico (ca. 100 milioni di anni or sono) comparve un animale con coda e denti come i rettili ma provvisto di penne come gli uccelli. Questo animale (Archaeopteryx) viene considerato come il progenitore degli uccelli. Sempre a questo periodo risalgono i primi rari resti fossili di mammiferi. Alla fine del periodo cretacico compaiono i mammiferi placentati e nel corso di 40 milioni d'anni si assisterà al progressivo aumento delle loro dimensioni. I mammiferi iniziano a differenziarsi togliendo così lentamente ai rettili il dominio della scena terrestre. Possiamo così dire che l'era geologica più recente - l'Era Cenozoica - sia l'era dei Mammiferi.
Ultimo a giungere sulla Terra è l'uomo. Grazie allo sviluppo delle sue facoltà intellettuali, ha avuto un'evoluzione molto rapida raggiungendo forme di vita evolute in tempo considerevolmente breve.
Questa storia, raccontata in pochissime righe, ma durata in realtà milioni e milioni d'anni, dà un'idea di quanto è successo sulla crosta terrestre. E se il problema dell'origine della vita è ancora oggi pieno di interrogativi e molto discusso, per quanto riguarda la successione delle diverse forme di vita animale e vegetale ci possiamo avvalere dell'aiuto della Teoria dell'Evoluzione.
Da quanto detto finora si comprende come la zoologia risulti affascinante nella sua complessità. Infatti se alla domanda «che cosa è la zoologia» possiamo rispondere in senso puramente etimologico che è «lo studio degli animali», difficile è dire cosa si può e si deve includere in tale studio.
La zoologia, infatti, studia le varie specie d'animali, i loro modi di vita, le relazioni con il mondo esterno; segue ogni creatura nella sua avventura biologica, fisiologica, negli adattamenti ai vari ambienti e climi; studia la distribuzione geografica degli animali, il processo evolutivo e le leggi che regolano il succedersi delle generazioni; analizza le tendenze che possono orientare un animale alla vita selvatica o a quella domestica. E` un complesso di problemi veramente imponente ma anche straordinariamente affascinante.

BREVE STORIA DELLA ZOOLOGIA

La zoologia è nata nell'istante in cui l'uomo incontrò per la prima volta un animale. Che l'interesse derivatone fosse connaturato nell'uomo è chiaramente dimostrato da come il mondo animale continui, nel tempo, a venir raffigurato: prima nelle caverne, poi nei monumenti assiro-babilonesi, e ancora nei templi e nelle sculture egizie.
Fu solo con Aristotele, tuttavia, che ebbe inizio la zoologia come disciplina scientifica. Vissuto nel IV sec. a.C. si è occupato, in margine ai prevalenti interessi filosofici, anche di studi scientifici in vari campi specialistici, tra cui la zoologia: con un rigoroso metodo di studio, descrisse circa 500 diverse specie di animali.
Aristotele classificò gli animali in modo molto simile alle teorie moderne suddividendoli in due grandi gruppi: animali con sangue e animali senza sangue.
Fu un eccellente naturalista e comprese che le balene e i delfini sono animali a sangue caldo, vivipari e che respirano a mezzo di polmoni.
Nel mondo romano famoso autore della «Historia Naturalis» fu Plinio il Vecchio (sec. I d.C.) che però si limitò ad essere annotatore di un'enorme, indiscriminata quantità di notizie e di piccole curiosità.
In epoca medioevale l'interesse per la natura è quasi completamente spento.
Bisogna attendere il Rinascimento per assistere alla ripresa di un rinnovato interesse scientifico per il mondo circostante.
L'uomo europeo cominciò allora ad accorgersi delle ricchezze che la natura poteva offrire. Per la prima volta l'anatomia umana, la zoologia, la botanica e le altre scienze naturali vennero fatte oggetto di studio sulla base di osservazioni in natura. Molti viaggi di esplorazione permisero di venir a conoscenza di animali prima ignoti. Importantissimo fu poi l'uso del microscopio, inventato ai primi del '600.
Occorreva però una sistema di classificazione e una nomenclatura per indicare le infinite specie di esseri viventi. Fu di Carlo Linneo (1707-1778) il merito di aver ordinato gli organismi in una serie di categorie subordinate l'una all'altra: classi - ordini - generi - specie. Nacque così un «Sistema di Classificazione» in uso ancora oggi.
Linneo distinse sei classi: Mammiferi - Uccelli - Pesci - Anfibi - Rettili - Vermi, dando così un enorme impulso alla scoperta ed alla descrizione di nuove specie animali.
Alla fine del sec. XVIII si iniziò a studiare anche l'anatomia cioè la struttura interna degli animali e, con il passare degli anni, si formularono concetti importanti come quelli di analogia e di omologia.
Analoghi sono quegli organi che hanno la stessa funzione ma non la stessa struttura anatomica (es. l'ala di una farfalla e quella di un uccello).
Omologhi invece quelli che hanno gli stessi rapporti anatomici pur avendo uguale o diversa funzione (la mano dell'uomo e l'ala di un pipistrello).
Nel sec. XIX furono possibili ulteriori progressi grazie all'uso del microscopio che consentì la scoperta della cellula e delle sue proprietà.
Infine venne formulata la Teoria dell'Evoluzione che ha consentito di dare una nuova interpretazione alla varietà di forme esistenti sulla terra. Essa venne tratteggiata prima da Jean Baptiste Lamarck, biologo francese, e poi, in forma molto più raffinata e completa, da Charles Darwin (1809-1882).
Lamarck pensava che una specie zoologica dovesse trasformarsi in seguito ad un mutamento ambientale dal quale conseguissero nuove abitudini.
Naturalmente le nuove specie si evolvono nel corso di molte generazioni, acquistando così nuovi caratteri e perdendone alcuni vecchi, divenuti inutili.
Lamarck disse, per fare un esempio, che uccelli come l'airone avevano sviluppato zampe lunghe nel continuo sforzo di tenere il corpo fuori dall'acqua, che i serpenti, nel corso dei secoli, avevano perso le zampe tozze e allungato i loro corpi per poter passare meglio nei luoghi angusti e che la giraffa, costretta a brucare sugli alberi e quindi a protendere il collo sempre di più, abbia alla fine sviluppato arti anteriori allungati e collo decisamente slanciato per consentirle di levare il capo fino a sei metri di altezza.
La maggior critica che si possa fare alla teoria di Lamarck è che, se è vero che gli organi degli animali si modificano per effetto dell'uso e del disuso, non esiste alcuna prova che tali nuovi caratteri acquisiti possano essere trasmessi alla prole.
Le teorie di Lamarck non destarono l'interesse dei suoi contemporanei. Fu soltanto cinquant'anni dopo che l'interesse del mondo occidentale per questi studi si risvegliò grazie a Charles Darwin. Nel 1831 Darwin, allora ventiduenne, si imbarcò come naturalista a bordo del brigantino Beagle alla volta delle lontane coste dell'America del Sud e delle isole del Pacifico. Fu in quei giorni che il giovane venne influenzato da un libro scritto da Charles Lyell in cui si ipotizzava che le forze naturali del passato fossero le stesse esistenti oggi. Questo libro stimolò le ricerche di Darwin che, osservando la flora e la fauna di quei luoghi poté verificare molti dei risultati dovuti all'evoluzione. A 600 miglia dalla costa occidentale dell'America Meridionale, la nave raggiunse le isole Galapagos. Qui, presumibilmente, Darwin venne a contatto con un vero e proprio laboratorio vivente e poté raccogliere tutti quei dati che lo portarono poi a formulare la «Teoria dell'Evoluzione». Con il passare degli anni, anche dopo il ritorno in patria, egli raccolse un grande numero di prove che dimostravano come, nell'ambito di una specie, esista effettivamente una grande variabilità.
La sua ipotesi era che le specie, al contrario di quanto comunemente si crede, non siano statiche ed immutabili ma si trasformino nel corso di periodi di tempo molto lunghi.
Non solo, ma che si formino continuamente nuove specie per effetto della selezione naturale. Darwin giunse a formulare questa teoria basandosi su due presupposti:
1) ogni generazione è costituita da un numero di individui maggiore di quello della generazione precedente, in quanto il numero dei figli è superiore a quello dei genitori;
2) sebbene gli organismi tendano ad aumentare di numero, il numero di individui di una data specie in realtà rimane quasi invariato.
Da questi due presupposti Darwin concluse che in tutte le specie viventi deve esserci una lotta per la sopravvivenza.
Perché questo? Ecco la spiegazione: se ogni generazione ha un numero di discendenti superiore a quello della generazione precedente e se nonostante questo il numero di individui rimane all'incirca costante per ogni specie, deve esserci necessariamente una concorrenza per procurarsi cibo, acqua, luce ed altri fattori ambientali; in tale competizione è ovvio che alcuni individui sopravvivano e che altri soccombano.
Inoltre Darwin affermava che nell'ambito della stessa specie gli individui differissero gli uni dagli altri.
Concluse quindi che alcuni mutamenti fisici avrebbero aiutato i membri di una data specie a sopravvivere in un dato ambiente mentre altri sarebbero stati dannosi; che gli organismi con mutamenti favorevoli avrebbero potuto sopravvivere e riprodursi mentre quelli con mutamenti sfavorevoli si sarebbero estinti. E poiché i mutamenti si possono ereditare, quelli favorevoli avrebbero potuto accumularsi così da permettere agli organismi di diventare talmente diversi dai membri della specie originale da creare una nuova specie.
Nel corso degli anni Darwin si preoccupò di ultimare il suo libro «L'origine delle specie attraverso la selezione naturale» che venne pubblicato nel novembre 1859.
Le specie esistenti oggi non sono che le discendenti - più o meno modificate - di quelle che vissero in epoche geologiche precedenti. L'influenza di queste teorie è stata immensa in quanto la concezione evoluzionistica ha permesso di spiegare razionalmente molti fatti che diversamente sarebbero ancora oggi misteriosi.
Scheletro di Triceratops

FORME LARVALI

Quando il piccolo nasce più o meno simile ai suoi genitori e cresce poi fino a raggiungere lo stadio adulto (come nei mammiferi, negli uccelli e nei rettili) lo sviluppo si dice diretto. Se invece il piccolo è diverso dall'adulto, lo sviluppo è detto indiretto o per metamorfosi. L'animale passa attraverso tre stadi detti stadi larvali o larve prima di diventare adulto.
Prendiamo come esempio gli anfibi. Dalle loro uova, deposte nell'acqua, nascono degli animaletti simili a pesciolini detti girini: mancano di zampe, hanno una coda molto allungata e muscolosa e respirano con le branchie. Dopo un certo periodo di tempo iniziano a spuntare le zampe, si sviluppano i polmoni e la coda viene riassorbita. L'animale abbandona la vita acquatica e passa a quella terrestre. Tipica è anche la metamorfosi degli insetti: ben noto è il caso del baco da seta. Dall'uovo ha origine una larva (bruco) che si nutre delle foglie del gelso. Dopo parecchie mute, diventa grossa, si fila un bozzolo di seta all'interno del quale si trasforma in ninfa o crisalide. Nella crisalide si sviluppano gli organi della forma adulta o insetto perfetto che in questo caso è la farfalla. Questa, riproducendosi a sua volta, origina altre uova e così il ciclo può avere un nuovo inizio. Molti altri invertebrati subiscono invece metamorfosi piuttosto complicate in cui si succedono parecchie forme larvali, che molto spesso vivono in ambienti diversi da quelli dell'animale adulto (per esempio le larve delle zanzare vivono nell'acqua, le larve della tenia umana vivono nella carne bovina o suina).

ISOLE GALAPAGOS

Le Galapagos fanno parte della Repubblica dell'Ecuador che nel 1892 le ha denominate «Archipielago di Colòn». Si tratta di 19 isole, 42 isolotti ed una trentina di scogli per una superficie totale di 7800 kmq. Sono distanti dalla costa 1000 km e sorgono tra le correnti marine di Humboldt e del Niòno. Ogni isola ha caratteristiche fisiche, fauna e flora proprie. Le terre di formazione più antica sono state colonizzate da organismi vegetali poi sviluppatisi; quelle di formazione più recente spesso sono desolate, senza alcun segno di vita. A rendere unico il paesaggio è senza dubbio la fauna. Per vedere le famosissime testuggini giganti, le Galapagos appunto (da cui prendono nome le isole), bisogna andare a Santa Cruz - dove vivono libere in una riserva controllata - o a Isabela. Per incontrare le fregate (genere di uccelli marini dei Pelecaniformi) si va a Seymour. Vi sono anche le sule dalle zampe azzurre. Le sule dalle zampe rosse si trovano invece sull'isola di Daphne. A Fernandina vivono i cormorani «non volatori»: sono rari e si possono vedere solo alle Galapagos dove se ne contano circa 1600 esemplari.
A Plaza vivono molte iguane e branchi di otarie. A Bartolomè vivono piccoli pinguini. Su Espaònola volano i bellissimi albatros mentre a Santa Maria c'è, splendida, la laguna dei fenicotteri rosa. Dappertutto invece pellicani, gabbiani, i fringuelli di Darwin e le tante specie di piccoli uccelli. Nel mare balene, orche, squali e delfini.
Un esemplare di iguana

Iguana dai tubercoli

Fenicottero

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