Scienza e Tecnica Scienze Aeronautica Il Paracadute

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SCIENZE - AERONAUTICA - IL PARACADUTE

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IL PARACADUTE

L'importanza del paracadute è facilmente intuibile se si pensa al pericolo di caduta cui sono sottoposti tutti i velivoli. Per quanto possa essere perfezionato un aereo, esiste sempre la possibilità, dovuta anche a cause esterne, di doverlo abbandonare. Il paracadute assicura così una caduta non rischiosa e soprattutto la sopravvivenza. Ma come e quando è nato il paracadute? Tra leggenda e realtà un racconto cinese narra che un imperatore, trovatosi imprigionato nel suo alto palazzo in fiamme, si fece coraggio e si buttò da una finestra tenendo in ogni mano due parasole aperti per attutire la caduta. Lo stesso Marco Polo, nel suo Milione, descrive lo stupore provato nel vedere le acrobazie di saltimbanchi cinesi che si gettavano da alte piattaforme usando ampi ombrelli di bambù. Ma ancora una volta le prime intuizioni di carattere prettamente tecnico spettano a Leonardo da Vinci: molti suoi disegni e appunti riportano infatti il progetto di un grande ombrello di forma piramidale che avrebbe dovuto rallentare la caduta di un uomo. Nel '600 un vescovo dalmata, Fausto Venanzio, scrisse un libro, L'uomo volante, in cui spiegò come costruire un paracadute; un libro che nacque dalle sue personali esperienze alle quali pare sopravvisse conservando ottima salute. Gli studi sulla caduta frenata dei corpi acquistarono importanza pratica solo dopo il primo volo effettuato da De Rozier e D'Arlandes sul pallone ideato dai fratelli Montgolfier. Nel 1797 Jacques Garnerin effettuò un primo lancio dalla rispettabile altezza di 3.500 m. Nel 1827 toccò alla figlia sedicenne, Eloise Garnerin, divertire re Carlo X di Francia gettandosi da un pallone salito a 1500 metri di altezza. Naturalmente questi primi paracadute erano di fattura ben diversa da quella odierna. Dai materiali poveri che all'inizio venivano utilizzati, canapa e cotone, si passò a tessuti più costosi ma anche più resistenti come la seta; anzi, la meravigliosa fibra animale venne impiegata per decenni sino alla fine del dopoguerra, quando venne sostituita dalle più leggere e resistenti fibre artificiali. Molte furono le persone che persero la vita nel tentativo di migliorare il paracadute. Nella sua forma più classica e attuale, un paracadute consiste in un ombrello formato da spicchi di tessuto leggero e resistente, dalla cui circonferenza partono decine di sottili fili lunghi una quindicina di metri e particolarmente elastici; un paracadute minuscolo, l'estrattore, è fissato alla cima del grosso ombrello. Ombrello e cavi sono accuratamente piegati in uno zaino la cui apertura è comandata dall'uomo tramite una cordicella: al momento opportuno, chi effettua il lancio tira la fune, il paracadute esce fuori dal sacco, l'ombrello si apre e l'uomo rimane appeso alle corde. Lo zaino può essere indossato sul ventre, sulla schiena o appena sotto i glutei a seconda del modello. Oltre al paracadute principale ne esiste uno di scorta più piccolo per prevenire incidenti. Un uomo in caduta libera può raggiungere una velocità di 80 m/s, mentre quando il paracadute è aperto la velocità si può ridurre a 6-3 m/s e anche meno, tanto che paracadutisti esperti riescono ad atterrare restando in piedi. L'uomo può guidare parzialmente la caduta tirando i cavi. Oggi esistono anche paracadute la cui forma è simile a quella di un aquilone e che consentono di dirigere la caduta facilmente. L'italiano Lisi aveva ideato un tipo di paracadute a superficie regolabile dotato di comandi per ridurre le dimensioni della calotta e accelerare in questo modo la caduta. Oltre all'ovvio impiego d'emergenza, il paracadute viene anche usato per compiere lanci sportivi, per fare atterrare materiale in zone difficili da raggiungere e per lanciare soldati nelle zone operative. Trapani Schema di un paracadute

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