|
La Fauna in Australia Prima Seconda Terza Quarta Quinta Sesta Settima Ottava Nona Decima Undicesima Dodicesima Parte FAUNA - AUSTRALIA.CLIMA E VEGETAZIONE DEL CONTINENTE AUSTRALIANOL'Australia giace in piena zona tropicale, perciò le temperature medie sono piuttosto elevate e con scarsa escursione termica stagionale.Si suole comunque dividere in quattro zone: a) Zona settentrionale con clima caldo, frequenti precipitazioni nel periodo estivo e debole escursione termica. In questa fascia predomina la savana con colture tipiche tropicali. b) Zona orientale caratterizzata da abbondanti precipitazioni, ma con clima temperato marittimo. Per via dell'umidità diffusa sono frequenti le foreste e le colture tropicali. c) Zona centrale desertica, dove vengono raggiunte elevatissime temperature con conseguenti notevoli escursioni termiche. Per le quali assoluta mancanza di precipitazioni è impossibile qualsiasi forma di vegetazione. d) Zona sud-orientale e sud-occidentale, che sono climaticamente le più felici. Il clima di tipo marittimo consente infatti estati fresche ed inverni miti. Sono zone favorevoli all'agricoltura ed alle coltivazioni di faggi ed eucalipti. PREFAZIONELo straordinario aumento demografico in tutto il mondo, aggiunto allo sviluppo del progresso tecnico, ha creato ovunque uno stato di cose critico per la conservazione degli animali selvatici.L'Australia non ne è esente. Ma, per fortuna, ci si preoccupa sempre più degli animali selvatici di questo continente e vi è motivo di sperare che essi saranno protetti contro la distruzione e lo sfruttamento. Ciò è tanto più desiderabile in quanto l'Australia detiene tra la sua fauna una varietà a volte notevole ed unica, data dal suo lungo isolamento da tutti gli altri continenti. Sebbene vi sia stata qualche immissione di animali esotici, in particolare il coniglio, tuttavia la maggior parte delle specie aborigene del continente australiano e delle isole circostanti esiste ancora. Di conseguenza, se esse devono continuare a sopravvivere, è di vitale importanza che sempre più persone conoscano sempre meglio questa fauna straniera e primitiva. Non è sufficiente che il canguro sia un emblema nazionale, né che l'orso koala serva da modello per i giocattoli favoriti dai bambini. Per la loro vera sicurezza è necessario che questi animali diventino familiari ai bambini delle scuole e siano apprezzati dagli adulti di tutti gli ambienti e le posizioni sociali.
ECHIDNAZAGLOSSO DI BRUIJN (Zaglossus bruijnii) - ECHIDNA ISTRICE (Tachyglossus aculeatus - TACHIGLOSSO DI TASMANIA (Tachyglossus setosus)Le Echidne formichiere comprendono due generi ripartiti tra l'Australia propriamente detta, la Tasmania e la Nuova Guinea.Il primo genere, Echidne a becco dritto, raggruppa due specie: Tachyglossus aculeatus, dell'Australia meridionale e Tachyglossus setosus, che abita la Tasmania e che è senza dubbio l'animale più conosciuto di questo tipo di monotremi. Il secondo genere, che comprende una sola specie, è rappresentato dallo Zaglossus bruijnii, chiamato Echidna a becco curvo, Echidna a tre dita o Proechidna. Esso esiste soltanto nella Nuova Guinea e nell'isola Salwati. Lo Zaglosso è il primo animale che presentiamo. Si caratterizza per la grande altezza che supera i 40 centimetri, per le forti ed alte zampe, per il "becco" più corto ed a volte nettamente incurvato e per gli aculei che scompaiono con l'età: i vecchi Zaglossi hanno praticamente la pelle nuda. Le due altre Echidne sono un poco più piccole, meno agili e conservano anche con l'età i loro aculei numerosi e fitti, ciò che le fa chiamare comunemente in Australia "Porcupine" (porcospino) o "Spiny Ant-Eaters" (formichiere ad aculei). Il nome aborigeno di questi animali è "Gombian" o "Ningan", nome che udirono alla fine del XVIII° secolo gli esploratori che per la prima volta videro questi animali ancora sconosciuti, nel Nuovo Galles del Sud ed in Tasmania. Bisogna notare ancora che l'Echidna della Tasmania è coperta, oltre che dagli aculei, da una spessa pelliccia e che il suo becco, molto corto, è diritto come quello dell'Echidna dell'Australia del Sud. Vediamo ora le caratteristiche generali comuni a queste tre specie. Ciò che colpisce maggiormente nel loro aspetto è il famoso becco a punta che serve loro da bocca. Infatti è un becco senza esserlo, poiché non si apre in due come quello degli uccelli, ma termina con due specie di narici ed un'apertura molto stretta che serve da bocca. E' di qui che passa la lingua, lunga, sottile e viscosa, il cui ruolo consiste nel raccogliere le formiche e le termiti di cui l'animale si nutre.
L'Echidna, per alimentarsi, usa lo stesso sistema del formichiere americano, dell'Oritteropo africano e dei vari pangolini dell'Africa e dell'Asia; tutti hanno la medesima lingua che proiettano per invischiare le loro prede. Nell'interno della bocca dell'Echidna, tutto funziona come un sistema di raspe: la lingua è munita di piccoli denti cornei, il palato di piccoli organi molto duri. Gli insetti vengono inghiottiti e stritolati nello stesso modo in cui avviene la digestione nel ventriglio degli uccelli. Una seconda caratteristica delle Echidne è che sono delle straordinarie scavatrici; è sufficiente osservare le loro zampe per convincersi di ciò: le dita, molto robuste, sono munite di forti artigli fatti apposta per scavare il terreno. La grande abilità nello scavare il terreno risulta l'unica difesa che possiede l'Echidna quando si trova in difficoltà: essa, infatti, si affonda molto rapidamente nel suolo e presenta al nemico gli aculei appuntiti della sua parte posteriore. Terza particolarità delle Echidne: le loro zampe posteriori sono armate di enormi unghie ed è su di esse, rivoltate all'indietro, che l'animale si appoggia. Una di esse, la seconda, sembra che serva all'animale per grattarsi attraverso gli aculei; ciò che non gli impedisce, però, di essere infestato da insetti parassiti come i ricci dell'antico continente. Quarta caratteristica delle Echidne: esse depositano delle uova molli, come gli ornitorinchi; allattano i loro piccoli, come tutti i mammiferi; portano a termine la crescita dei piccoli, usciti dall'uovo, in una tasca che la femmina porta sul ventre, come tutti i marsupiali, tasca che viene chiamata abitualmente "incubatorium". E' in questa tasca che i piccoli nascono e vi rimangono fino a quando gli aculei rimangono molli e non fanno male alla mamma. Essi non si nutrono per mezzo di vere mammelle, ma, come i piccoli ornitorinchi, succhiano il latte che si forma in una cavità dell'area mammaria dai peli che crescono in questa area.
Quando la piccola Echidna lascia la tasca materna, viene nascosta in un luogo asciutto e ombreggiato, dove la madre si reca a trovarla per allattarla ancora per qualche tempo, finché, una volta svezzata, si può nutrire solo di insetti. A dire il vero, si conosce ancora molto poco delle usanze intime di questi animali così strani che si dimostrano, in realtà, molto più furbi di quanto il loro aspetto esteriore possa far credere e si spera che siano, ormai, assai ben protetti nel loro paese d'origine per non scomparire completamente. Si possono ancora trovare Echidne in libertà in varie regioni dell'Australia, della Nuova Guinea e della Tasmania. Si segnalano nel Queensland, nel Nuovo Galles del Sud, nello stato di Vittoria, nel Sud Australia e nell'Australia dell'Ovest. Gli aborigeni sembrano apprezzare molto la loro carne, così come alcuni, in Italia, amano mangiare l'arrosto di riccio; ma la protezione che le Echidne godono attualmente è tale da scoraggiare, in buona parte, questa forma di distruzione. Questo animale, inoltre, inoffensivo e grande distruttore d'insetti, non si è mai attirato l'odio degli agricoltori come è il caso, purtroppo, di molte altre specie australiane; di questo ci potremo rendere conto proseguendo nella lettura di questo testo. Altro elemento favorevole alla conservazione delle Echidne è il fatto che esse sopportano molto bene la vita in cattività: accettano volentieri il latte misto a tuorlo d'uovo ed a carne finemente tritata ed alcune specie sono vissute in gabbia una trentina d'anni.
ORNITORINCO (Ornithorynchus anatinus)Animale raro ed in via di estinzione, l'Ornitorinco venne conosciuto dal mondo intero attraverso l'immagine e le descrizioni diramate dopo il 1798, data in cui la sua esistenza venne menzionata per la prima volta nel Nuovo Galles del Sud.Nell'anno seguente gli fu attribuito il suo nome latino: "Ornithorynchus anatinus", in Australia tradotto abitualmente con "Platipo". Dopo questa data, gli zoologi non hanno praticamente mai cessato di scoprire sull'Ornitorinco dettagli sempre nuovi e che sembrano uno più stupefacente dell'altro. Contrariamente all'Echidna, l'Ornitorinco è dotato di un becco molto schiacciato che lo rende più simile ad un rettile che ad un uccello. Con maggior precisione, possiamo dire che i monotremi, di cui l'Ornitorinco è l'unico rappresentante, restano i parenti più prossimi degli antenati striscianti dei mammiferi. Essi hanno un solo orifizio ventrale, la loro temperatura interna è molto bassa, la loro riproduzione è ovipara, le uova che depongono sono rivestite di un guscio molle, come quelle dei serpenti e delle lucertole. L'Ornitorinco, di cui esiste una sola specie, è un animale che non è possibile confondere con altri. Le sue dimensioni non oltrepassano i 65 centimetri di lunghezza, coda compresa; una coda spessa, molto piatta, a punta e ricoperta da una pelliccia bruna uguale a quella che ricopre l'intero corpo dell'animale. Le zampe sono corte, artigliate, fortemente palmate quelle anteriori. Le zampe posteriori sono molto meno importanti, ma nel maschio presentano uno sperone velenoso collegato ad una glandola speciale. Questo veleno è molto potente: può uccidere piccoli animali ed è molto doloroso per l'uomo.
Possiamo dire dunque che l'Ornitorinco, con alcune specie di toporagno, è tra i pochi mammiferi velenosi esistenti al mondo. Come per tutti i marsupiali dell'Australia, la riproduzione del nostro Ornitorinco non è semplice. Le femmine, quando devono deporre le uova, lasciano i loro compagni e vanno in cerca di un luogo che sia ricco di cibo e al tempo stesso molto sicuro. Trovato il posto, di solito sulle rive di un corso d'acqua o di un lago, scavano la tana e vi depongono le uova. Queste, molli e quasi sferiche, non sono mai più di tre e misurano da 13 a 16 millimetri. Rimangono, appiccicate le une alle altre, sul fondo di un nido ricoperto di fogliame umido (l'umidità è indispensabile perché possano schiudersi) per una decina di giorni. Trascorso questo periodo i piccoli forano il guscio con un dente caduco che hanno sul muso, come certi tipi di lucertole, ed escono dalle uova. Per settimane la madre si occuperà dei suoi piccoli. Essa non ha mammelle per allattarli, ma, come le Echidne, possiede due aree mammarie da cui il latte trasuda ed i piccoli lo succhiano dai peli del ventre. Essi hanno la bocca conformata in modo tale da potersi attaccare molto facilmente ai ciuffi di peli e le loro unghie sono formate in modo tale da potersi attaccare alla pelliccia; la madre sostiene i figli intenti a succhiare per mezzo della sua larga coda. Gli occhi dei piccoli Ornitorinchi si aprono alla fine di undici settimane circa. Allora essi possono cominciare ad uscire dal nido: per qualche tempo continuano a nutrirsi col latte materno, poi cominciano a nutrirsi di vegetali ed, a poco a poco, imparano a cercare vermi, molluschi e piccoli crostacei. A questo punto sono in grado di andare a caccia per loro conto. Il loro becco è internamente armato di lamelle cornee che servono a trattenere le prede aspirate dall'acqua o trovate tra il fango del fondo. Gli Ornitorinchi sono dei buoni tuffatori e degli abilissimi nuotatori. Nuotano lentamente e tranquillamente immergendosi, di tanto in tanto, per scavare nel fango alla ricerca del loro nutrimento. Se non sono disturbati le immersioni durano pochissimo tempo, ma, in caso di pericolo, possono rimanere sott'acqua per molti minuti (anche dieci) senza respirare. Sono animali molto paurosi che fuggono davanti all'uomo (e davanti ai conigli) e che non esistono più, in Australia, che in territori molto ridotti; sono ancora numerosi, tuttavia, in Tasmania. Se, oltre a quelli che vivono nel loro ambiente naturale, è possibile vedere alcuni di questi animali in giardini zoologici australiani, non esiste però molta speranza di trovarne altrove. Essi sono animali troppo preziosi perché ne venga autorizzata facilmente l'esportazione; il problema della loro nutrizione e della loro sistemazione perché possano sopravvivere in cattività, inoltre, è molto complicato. Alcune belle fotografie di un Platipo sono state scattate in Australia attraverso le pareti di un grande acquario e mostrano il modo in cui l'animale nuota e come caccia le sue prede: molluschi, vermi e gamberi.
TALPA MARSUPIALE (Notoryctes typhlops)Questa "cosa" informe e giallastra è una talpa e precisamente la Talpa marsupiale propria dell'Australia.Essa non ha molti dettagli comuni alla vita di tutte le altre talpe del mondo: è marsupiale e perciò con essa, dopo i monotremi, apriamo il lungo capitolo dedicato agli animali degli antipodi che, anziché mettere al mondo piccoli già ben formati per una lunga gestazione, mettono al mondo dei figli minuscoli che, dopo la loro nascita, vengono ancora protetti in una tasca ventrale in cui termineranno il loro sviluppo prima di andare a vivere per loro conto. E' così che noi troveremo, nel corso del nostro viaggio tra le terre australi, animali tutti marsupiali, ad eccezione del dingo, e tutti mammiferi, alcuni insettivori, altri erbivori, roditori o carnivori, corrispondenti sovente per il loro aspetto o per le loro abitudini agli insettivori, ai roditori, agli erbivori od ai carnivori di tutto il resto del mondo. E' un esempio massiccio di ciò che gli zoologi chiamano una convergenza di forme. Le Talpe australiane e le Talpe europee non hanno alcun legame di parentela, ma lo stesso modo di vita le ha rese, nell'aspetto, molto simili le une alle altre; le prime, però, sono marsupiali mentre le altre sono mammiferi placentati. La Talpa marsupiale è stata scoperta, per caso, nel 1888 ed è stata nominata e descritta l'anno seguente: ciò fece grande rumore tra gli scienziati. Venne studiata con grande entusiasmo, benché fosse un animale assai raro: esiste solo nelle regioni semidesertiche e molto secche, tanto che ci si domanda come arrivi a trovare i vermi che sono la base del suo nutrimento. La Talpa marsupiale misura circa 15 centimetri di lunghezza. La sua pelliccia, gialla o bianca, è delicatissima, spessa e corta.
Il pelo è perpendicolare al corpo, ciò che le permette di avanzare o retrocedere a suo piacimento nelle gallerie sotterranee, senza mai trovarsi "contropelo". All'esterno non ha traccia di occhi, né di orecchie; la sua coda è minuscola ed il suo muso, corneo, è lubrificato da un canale lacrimale che sbocca nel naso e ciò serve ad eliminare dal muso ogni traccia di terra. Le sue zampe, corte, terminano con cinque dita; ma quelle anteriori hanno, sul terzo e quarto dito, artigli importanti che servono all'animale per scavare il suolo rapidamente e vigorosamente. Questo animale è un ottimo scavatore: scava molto bene sia in superficie (e la terra leggermente sollevata permette di seguire la traccia delle sue gallerie) che in profondità infossandosi fino a 60 centimetri. Organi principali del suo lavoro sono, come si è detto, il terzo ed il quarto dito delle zampe anteriori: per mezzo di essi, con un movimento dall'alto verso il basso e dall'avanti all'indietro, si apre una via nella sabbia ed in questa vi si incunea servendosi della placca cornea che ha sul muso; le zampe posteriori le servono per buttare indietro il materiale smosso con quelle anteriori. Spesso si porta in superficie e si sposta qua e là lasciando sul terreno una tripla traccia sinuosa ed inconfondibile: un fossetto prodotto dal corpo della Talpa che striscia contro il suolo e, a destra e a sinistra, due serie di piccole impronte prodotte dalle zampe di destra e di sinistra. La Talpa marsupiale è un animale irrequieto, nervosissimo, dotato di un enorme appetito; sembra capace di mangiare, al pari delle altre "vere" talpe, non solo vermi, ma anche ogni specie di larva e di insetto e forse anche alcuni tipi di radici. A dire il vero, non si conoscono molti dettagli su questo animale raro ed impossibile ad allevarsi in cattività, scoperto, inoltre da troppo poco tempo. Sembra che un'altra varietà di Talpa marsupiale, ancora più rara, esista sulle coste australiane dell'ovest, verso l'Oceano Indiano. Non si sa quasi nulla di quest'ultima, se non che ha il muso leggermente più corto di quello della Talpa marsupiale classica. Quanto al modo in cui essa si riproduce, ci si riduce a congetture. Non si conosce il tempo della gestazione, né il tempo che i piccoli passano nella tasca materna che si apre all'indietro, come è di regola per tutti i marsupiali che non si reggono in piedi né seduti o che non si aggrappano agli alberi. L'ignoranza che noi siamo obbligati ad avere a proposito della Talpa marsupiale non vi deve stupire oltre misura; il fatto, in seguito, si ripeterà ancora. La fauna australiana, soprattutto per i mammiferi, è la più strana, la più imprevedibile e più sconcertante del mondo. Il suo studio è ancora molto lontano dall'essere terminato; essa comprende probabilmente degli animali ancora sconosciuti, come il famoso gatto tigre rigato della penisola di York, nel Queensland del Nord, la cui esistenza rimane ancora nella sfera delle probabilità.
TOPO MARSUPIALESMINTOPSIS DALLA CODA GRASSA (Smintopsis crassicauda) - DASICERCO DALLA CODA CRESTATA (Dasycercus cristicauda) - TOPO MARSUPIALE SALTATORE (Antechinomys laniger)Questa serie di roditori corrisponde assai bene ai sorci, ai ratti ed ai topi saltatori degli altri continenti. Di tipi molto diversi, sono raggruppati sotto il nome generico di Dasiuridi: alcuni sono molto grandi e carnivori, altri molto più piccoli ed insettivori; sia gli uni che gli altri hanno usanze piuttosto notturne. E' tra i Dasiuridi che viene annoverata anche la fascogale che noi ritroveremo di seguito. Si noterà, studiando la fauna australiana, che molti dei suoi rappresentanti non hanno nome italiano, ma semplicemente quello latino, il che non semplifica certo la loro identificazione: in effetti la zoologia italiana non è sempre perfettamente corrispondente alla zoologia anglosassone. Poiché queste bestiole che vivono agli antipodi non sono familiari presso i popoli d'Europa, la consuetudine non ha dato loro un nome. In compenso essi hanno sempre uno o anche due nomi locali: il primo trovato loro dagli aborigeni, il secondo assegnato loro dai primi coloni europei. Poco conoscitori della zoologia, questi ultimi li hanno battezzati con nomi che erano loro familiari: sorci, ratti, topi saltatori, conigli, scoiattoli, gatti, lupi, tassi, ecc., ma che sono stati attribuiti ad animali che non sono niente di tutto questo. Ciò contribuisce a complicare ancor più le cose. Per quel che riguarda questi animali bisogna sapere che si nutrono generalmente di insetti di ogni genere, che sono molto voraci, che abitano in tane o in cavità di alberi. Si incontrano in tutta l'Australia: nelle savane, nelle foreste ed anche nelle regioni più desertiche. Si tratta sempre di marsupiali, ma non tutti portano sul ventre la famosa tasca: il marsupio, caratteristica di questi animali. In molte specie il marsupio è ridotto ad una semplice piega della pelle del ventre, dietro la quale si trovano le mammelle. Anche qui, come per la talpa marsupiale, vi è un fenomeno di convergenza particolarmente ben riuscito. Si noterà che non ne esiste un altro così notevole come per il topo marsupiale saltatore; ma, mentre i "veri" topi saltatori sono dei roditori che abitano l'Asia e l'Africa, questo è un insettivoro con tendenze carnivore. La sua taglia, le sue forme, la sua lunga coda bilanciata, le sue lunghissime zampe posteriori e le sue minuscole zampe anteriori ricordano però esattamente i topi saltatori del vecchio mondo. Una volta di più il medesimo terreno e le medesime usanze producono il medesimo effetto: animali con identiche forme che non appartengono alla stessa famiglia, né allo stesso ordine. Gli altri Dasiuridi, che gli australiani chiamano sorci e ratti marsupiali, non hanno una somiglianza così spiccata con i roditori delle nostre regioni, specie se si guardano con un poco di attenzione. Noi vedremo più avanti alcune fascogali che hanno le usanze delle donnole, ma che non rassomigliano ad esse così spiccatamente. Tutti questi piccoli animali hanno graziosi occhi brillanti ed un po' sporgenti come quelli degli animali notturni, una graziosa pelliccia sempre molto pulita e movimenti spassosi, specie quando muovono le piccole ed abili mani che portano sulle zampe anteriori. Essi sono i piccoli spiritelli della notte australiana.
FASCOGALE DAI PIEDI LARGHI (Antechinus flavipes)Fascogali e bandicoot sono animali assai simili gli uni agli altri, ma questa Fascogale dai piedi larghi sembra molto più simile ai ratti marsupiali. E' conosciuto, infatti, anche col nome di Topo marsupiale dai piedi gialli. Si tratta di una delle specie tra le più diffuse in Australia ed in modo particolare nell'est del continente. E' grosso quanto un comune topo un po' grande, lungo una dozzina di centimetri, con la pelliccia corta, bruno rossastra nelle parti superiori, castano chiara nelle parti inferiori. Ha una lunga coda coperta da corti peli e le caratteristiche zampe di colore giallo e palmate. L'ambiente a lui preferito è la roccia ricca di crepe e di aperture, dove può facilmente nascondersi in caso di attacco da parte nemica. Fra le rocce costruisce pure una sorta di piccolo nido con foglie di eucalipto, per le ore di sosta diurna o come rifugio per i piccoli. Abilissimo arrampicatore e svelto come corridore, vive nei boschi e si ciba preferibilmente di insetti, ma non disdegna di attaccare anche i topi delle abitazioni. Spesso, però, le trappole poste per questi ultimi sono fatali al piccolo marsupiale. Nel suo aspetto fisico troviamo due particolarità: il marsupio e le zampe. Non si può infatti parlare di marsupio, dato che questo è solo accennato da due pieghe ai lati dell'addome; per quanto riguarda le zampe, esse sono striate nelle palme e fornite di forti unghie, il che gli permette di arrampicarsi su pareti rocciose verticali o addirittura di camminare a dorso in giù sulle volte delle caverne. I piccoli nascono dopo una gestazione di circa venti giorni. E' la vittima preferita di uccelli rapaci e di serpenti.BANDICOOT DAI PIEDI DI PORCO (Chaeropus ecaudatus)Questo sorprendente animale è stato chiamato così perché nelle zampe anteriori ha solo due dita e ciò ricorda il piede biforcato del maiale. Ma la sagoma dell'animale ricorda piuttosto quella di una piccola antilope. In più, è un rapido corridore. Esso misura soltanto 25 centimetri di lunghezza, senza la coda che è lunga quanto metà del suo corpo. Solo nel 1836 fu visto un esemplare di Bandicoot per la prima volta. Lo scoperse il naturalista Mitchell e, sottopostolo agli indigeni, risultò del tutto nuovo anche a costoro. Esiste una curiosa storia sul Chaeropus: il primo esemplare catturato aveva accidentalmente perduto la sua coda. Fu dunque chiamato: Chaeropus ecaudatus (il secondo nome significa "senza coda"). Ci si accorse un giorno che questa specie è ben provvista di coda, ma una prima classificazione zoologica, per quanto discutibile, deve essere conservata. E' per questo che, per numerosi zoologi, il Bandicoot dai piedi di porco è rimasto ecaudatus, anche se altri l'hanno ribattezzato castanautis. Il Bandicoot ha l'aspetto curioso: muso affinato e lunghi orecchi, pelliccia grigio marrone e caratteristiche zampe. Oltre che per le sue zampe anteriori a due dita, il Bandicoot è interessante per le sue usanze: si nutre soltanto di vegetali, quando è in libertà. Nel caso venga tenuto prigioniero tra le fascogali, sovente carnivore, ed i grandi marsupiali erbivori, le usanze cambiano, come vedremo più avanti. Conduce vita notturna e durante il giorno si rifugia in buche del terreno adattate con foglie ed erba a morbido giaciglio. La femmina possiede un marsupio che si apre posteriormente, nel basso del suo ventre, e che protegge otto mammelle; ma in questa tasca non sono stati mai trovati più di due piccoli. Sa fare un nido molto solido con rami e foglie secche, nido che sistema nel fondo di qualche buco; può anche abitare nella spaccatura di un albero. Dal 1900 il Bandicoot è considerato come animale molto raro. Ai nostri giorni alcuni pensano che sia completamente scomparso, ma bisogna sempre essere prudenti in questo campo. Grandi sorprese possono essere riservate da un momento all'altro agli zoologi che ricercano specie di animali che si presumono rarissime. Ciò che è certo è che l'introduzione della volpe in Australia ha rotto completamente l'equilibrio della fauna locale. Gli incendi delle boscaglie, inoltre, hanno aumentato quest'opera di distruzione causando la morte di una quantità di piccoli animali incapaci di fuggire e senza possibilità di riprodursi rapidamente, com'è il caso del povero Bandicoot dai piedi di porco.
|
![]() |
Ultima modifica :