Botanica Giardinaggio L'Orto

 

 
    

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Botanica Giardinaggio L'Orto

  

Scienza e Tecnica - Indice

Botanica Giardinaggio L'Orto

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BOTANICA - GIARDINAGGIO - L'ORTO

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INTRODUZIONE

Volendo progettare un orto è importante, anzitutto, stabilire esattamente la sua estensione. Se si è principianti in materia di orticoltura, è preferibile occuparsi di orti di piccole dimensioni, che non necessitano di una particolare esperienza, ma che offrono comunque una notevole varietà di prodotti. Altrettanto importante è valutare attentamente l'esposizione del terreno destinato a ospitare l'orto; è indispensabile che esso goda infatti di molta luce, specie al mattino, e che sia situato in un luogo protetto dai venti forti e dal freddo, soprattutto se ci si trova in zone a inverni rigidi o in montagna. Se l'area assegnata all'orto non presenta i requisiti ottimali, bisogna rassegnarsi a coltivare solo le verdure che si adattano a quelle precise condizioni di luminosità, clima e terreno. Per una famiglia di quattro persone l'orto dovrebbe orientativamente avere un'area di 250-300 mq. Si possono comunque ottenere dei buoni risultati anche da orti di 30-40 mq. E' molto importante, in ogni caso, scegliere oculatamente le specie da coltivare in funzione della resa, dello spazio che occupano e dei propri gusti. Ad esempio, è opportuno evitare la coltivazione delle patate, perché necessitano di superfici piuttosto ampie oppure, se si vogliono coltivare fagioli, piselli o fagiolini, conviene scegliere varietà nane, che producono meno di quelle rampicanti, ma hanno il vantaggio di non ombreggiare il resto dell'orto. Molte specie, inoltre, possono essere coltivate proficuamente sfruttando lo spazio in senso verticale: i cetrioli, ad esempio, lasciati crescere striscianti sul terreno richiedono una superficie molto estesa, mentre fatti arrampicare su semplici sostegni verticali forniscono la stessa produzione, occupando uno spazio decisamente inferiore. Non sussiste alcun problema, ovviamente, per le verdure di piccola taglia e rapida crescita (insalate, carote, rapanelli ecc.) che sicuramente trovano spazio anche in un orto piccolo. Orientativamente, un filare di 3 m, posto in un terreno di fertilità media, può produrre fino a 5-6 kg di carote, 4-5 kg di finocchi, 8-9 kg di sedani e 8 cespi di lattuga. E' compito dell'orticoltore sfruttare in modo ottimale la superficie disponibile. Nei mesi invernali, nonostante le basse temperature, è possibile ottenere prodotti freschi come porri, indivie, cavoli e radicchi, ricorrendo, se necessario, a semplici protezioni. Un altro espediente per sfruttare al massimo lo spazio a disposizione è quello di effettuare la semina non direttamente a dimora (ovvero nell'aiuola definitiva) ma in semenzaio (una piccola aiuola a parte, appositamente destinata ad ospitare le piantine fino al momento del trapianto). In molti casi possono essere destinati a semenzaio anche un vaso o una cassa, ai quali, durante i mesi più rigidi e nelle zone a clima più i freddo, è facile applicare dei ripari. Chi dispone di un orto di dimensioni medie o grandi (superiore ai 100 mq) può costruire una piccola serra per ottenere produzioni fuori stagione o primizie e per ricoverare in inverno le specie più delicate quali, ad esempio, i limoni. E' importante anche porre cura alle aree inerbite e improduttive, perché possono essere fonte di infestazione ma, d'altra parte, se ben tenute, forniscono abbondante materiale per la pacciamatura o per il cumulo della composta. Assai indicata per gli orti medi o grandi e fonte di soddisfazione è, senza dubbio, la coltivazione degli alberi da frutto. Una siepe di lamponi o di more, ad esempio, oltre a mimetizzare le aiuole, è in grado di offrire un raccolto abbondante senza richiedere cure eccessive. La scelta delle specie di alberi da frutto va compiuta considerando attentamente le varietà del nesto, che si deve ambientare alla zona, e del portainnesto, che influisce enormemente sullo sviluppo e sulla dimensione finale della pianta. Con i portainnesti cosiddetti nanizzanti si possono ottenere piante di media altezza, che occupano poco spazio, sono facili da curare e rendono agevole la raccolta, che viene eseguita senza il ricorso a scale. Esistono anche le varietà spoor, che, grazie ad una accurata selezione genetica, sono tanto piccole da poter essere coltivate sul terrazzo di casa. Anzitutto, bisogna scegliere i vasi, o comunque i contenitori; la gamma è molto vasta: si va dai più moderni in plastica o cemento fino ai più classici, ed esteticamente migliori, in legno o terracotta (possono essere utilizzate anche vecchie tinozze o cassette resistenti, purché siano di dimensioni sufficienti). Prima di trasportarli sul terrazzo è bene calcolare il peso esatto dei contenitori e della terra e accertarsi che le solette siano in grado di sopportare questo carico. Infine, conviene disporre gli ortaggi più alti verso la parete e via via quelli più bassi verso l'esterno, in modo da garantire un'illuminazione ottimale di tutte le piante. Se poi si vogliono creare delle zone d'ombra, avendo a disposizione un terrazzo di dimensioni abbastanza grandi, è possibile coltivare anche qualche pianta di vite. Le specie ortive che si adattano ad essere coltivate in terrazzo sono molte, tra cui ad esempio: le aromatiche, che occupano poco spazio e sono ampiamente usate in cucina, i pomodori, i peperoni, i cetrioli (tutti allevati in verticale) e infine, le insalate, le carote e i rapanelli. Bisogna però ricordare che gli ortaggi in vaso necessitano di cure più assidue di quelli in piena terra e corrono maggiori rischi di appassimento per carenze idriche. Infatti, in vaso l'evaporazione è molto elevata e, d'altra parte, le piante non hanno la possibilità di rifornirsi d'acqua in profondità. E' necessario arricchire di alimenti nutritivi la terra dei vasi con adeguate concimazioni, sostituire ogni anno almeno parte della vecchia terra con nuova terra fertile e, se possibile, rispettare la rotazione delle specie.

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LA PROGETTAZIONE DELL'ORTO FAMILIARE E LA PIANIFICAZIONE DEI RACCOLTI

Prescelta l'area da adibire a orto, è necessario considerare anzitutto la giacitura, l'esposizione, l'ombreggiamento e le condizioni generali del terreno. Se il giardino è situato in una zona pianeggiante, il problema dell'esposizione delle aiuole non sussiste, in quanto l'illuminazione e il riscaldamento del terreno sono sempre adeguati. In questo caso l'orto non deve mai essere circondato da alberi ad alto fusto, che ne comprometterebbero l'illuminazione, né deve essere situato sul lato nord della casa, in quanto sarebbe maggiore il pericolo di gelate in inverno e più lenta la ripresa vegetativa in primavera. Se ci si trova in zone battute da venti dominanti, è opportuno approntare dei ripari o impiantare siepi (che sono esteticamente più belle, ma presentano l'inconveniente di impiegare parecchio tempo a crescere), o costruire palizzate antivento in legno o in canne intrecciate. Negli orti di montagna o di collina, dove il terreno è in pendio, il problema dell'esposizione dell'orto è più importante; in questi casi, per ridurre i danni da freddo e per migliorare l'illuminazione, si consiglia di orientare le aiuole sempre a sud e le file e i filari in direzione nord-sud. Al contrario, in zone a clima molto caldo, dove notevoli possono essere i danni derivanti da eccessi termici, l'esposizione preferibile è a nord e l'orientamento delle file in direzione est-ovest. Nella pratica dell'orticoltura hobbistica, non sempre è possibile seguire queste indicazioni, che spesso richiedono molte ore di lavoro e ingenti spostamenti di terra. Nell'orticoltura dei paesi a clima freddo è diffusa la sistemazione del suolo detta "a caldina", caratterizzata da aiuole larghe circa 150 cm, con un'inclinazione trasversale di circa 15° verso sud, ottenuta mediante spostamenti di terra. Se l'orientamento e l'esposizione del terreno non sono modificabili e si ha a disposizione solo il lato nord di una collina (più freddo di quello sud), è inutile cercare di ottenere primizie. L'esposizione a nord consente, invece, l'allevamento delle colture presenti in campo all'inizio della primavera, come quelle arboree o le patate precoci che, iniziando a vegetare in ritardo, sono meno soggette al rischio di eventuali gelate. Molto importante è ripulire l'area prescelta da cespugli o alberi, che possono creare zone d'ombra. Se questo non fosse possibile, bisogna progettare la disposizione delle aiuole in modo da definire con precisione le aree assolate e le aree in ombra e scegliere, quindi, i diversi tipi di ortaggi a seconda delle loro diverse esigenze di luce. E' bene dividere l'orto in cinque gruppi di aiuole della medesima grandezza, per consentire la rotazione delle colture. In tutti gli orti, anche nei più piccoli, è necessario infatti alternare la specie, per evitare l'insorgere di molte complicazioni. La stessa specie non dovrebbe essere coltivata sulla medesima terra per più di due anni consecutivi, eccetto, naturalmente, le specie perenni e poliennali. Questa pratica agricola, in vigore fin dai tempi più remoti, si basa sulla constatazione che alcune specie diminuiscono notevolmente il loro rendimento se vengono coltivate per troppi anni di seguito sullo stesso terreno; questo fenomeno viene definito dalla moderna agronomia "stanchezza del terreno". E' stato dimostrato, infatti, che piante appartenenti allo stesso genere, come il pomodoro (Solanum Lycopersicum) e la melanzana (Solanum melongena), o alla stessa famiglia, come ad esempio il pomodoro ed il peperone (Capsicum annuum), entrambe Solanacee, presentano esigenze nutritive molto simili, e quindi impoveriscono il terreno degli stessi elementi. Si è anche osservato che non solo gli ortaggi appartenenti alla stessa famiglia, ma anche quelli con apparato radicale o fogliare simili, hanno le medesime esigenze nutritive. Inoltre, la ripetizione annuale della medesima coltura favorisce molto spesso lo sviluppo di parassiti specifici, sia animali sia vegetali, che sopravvivono facilmente nel terreno da un anno all'altro e colpiscono quindi la coltura in maniera sempre più grave. Anche se nell'orticoltura industriale, grazie all'uso di rimedi chimici (insetticidi, anticrittogamici, geosterilizzanti ecc.), questi inconvenienti possono essere limitati (ma a costo di un forte inquinamento sia del suolo sia dei prodotti), nell'orto di casa è sicuramente preferibile contenere le infestazioni del terreno mediante rotazioni. Le specie coltivate possono essere suddivise, in base alle loro caratteristiche, in colture miglioratrici e colture depauperanti. Le miglioratrici sono quelle che lasciano il terreno in condizioni di maggiore fertilità, perché l'arricchiscono di sostanze chimiche utili (come nel caso di fagioli, piselli e tutte le leguminose in generale, che sono apportatrici di azoto) e perché, avendo bisogno di lavorazioni più profonde, ne migliorano lo stato fisico (come nel caso della patata e del pomodoro, che vengono dette "colture da rinnovo"). Le colture depauperanti, invece, sono quelle che lasciano il terreno in una situazione di minor fertilità; tra queste ricordiamo gli ortaggi da bulbo (cipolle, aglio ecc.), da tubero (patate) e da radice.

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La rotazione dovrebbe prevedere un'alternanza sulla stessa aiuola di colture miglioratrici e depauperanti, in modo da contenere gli attacchi dei parassiti e bilanciare le asportazioni di sostanze nutritive. Ad esempio, le colture da foglia come le insalate, che necessitano di molto azoto e di poco potassio, andrebbero alternate alle leguminose che, viceversa, sono avide di potassio ma non di azoto, del quale, anzi, arricchiscono il terreno. In questo caso si tratta di una rotazione biennale, poiché lo stesso gruppo di colture torna sulla medesima aiuola ogni due anni. Vi sono però anche ortaggi che è bene non siano presenti sulla stessa aiuola prima che siano passati due anni; in questo caso è consigliabile praticare rotazioni triennali e quadriennali. La rotazione triennale, molto diffusa, prevede la suddivisione dell'orto in tre settori: A, B, C. Durante il primo anno nel settore A si effettua una vangatura profonda (doppio scasso), vi si incorpora abbondante letame o composta e poi si semina un gruppo di ortaggi misto, a semina primaverile o estiva, come fagioli, piselli, insalate, zucchine, spinaci, pomodori, cipolle, porri, sedano, i quali traggono tutti beneficio da un terreno ben lavorato, fresco e letamato. Sull'appezzamento B si pratica invece una vangatura semplice senza spargimento di letame e si seminano ortaggi a radice commestibile come carote, rape ecc. (l'importante è non letamare queste aiuole perché altrimenti le radici potrebbero biforcare). Infine l'appezzamento C, dopo una vangatura semplice, una concimazione adeguata e, se necessario, lo spargimento di calce, viene riservato alle Brassicacee (cavoli, cavolfiori, cavolini di Bruxelles, broccoli, verze, cime di rapa ecc.). L'anno successivo, nelle aiuole del settore A (che andranno trattate come quelle del settore C dell'anno precedente), verranno coltivate le Brassicacee, che si avvantaggeranno della letamazione e delle lavorazioni profonde dell'anno prima. Nel settore B, dopo la vangatura profonda e la letamazione, troveranno posto gli ortaggi misti e nel settore C quelli da radice. La rotazione si conclude, quindi, nel terzo anno e all'inizio del quarto si ritornerà alla situazione di partenza. In questo modo tutti i settori ricevono ogni tre anni una letamazione e una doppia vangatura, e si rispetta in modo semplice l'alternanza delle specie. Nel caso ci sia spazio disponibile e si vogliano coltivare le patate, è possibile variare lo schema da triennale a quadriennale, introducendo un quarto settore destinato solo a questa solanacea. Si possono adottare anche altri sistemi di rotazione, basati sempre sull'alternanza tra colture depauperanti e colture miglioratrici. Una semplice rotazione biennale, per esempio, può prevedere la divisione dell'orto in due settori: uno destinato agli ortaggi da foglia, l'altro agli ortaggi da radice, da frutto e da bulbo alternati tra loro ogni anno. Occorre però fare in modo che alcuni ortaggi, come le cipolle, i porri e gli spinaci, non tornino sulle stesse aiuole prima di tre o quattro anni.

 

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LA CONSOCIAZIONE

La consociazione, o coltivazione mista, è un metodo di coltivazione dell'orto che richiede una certa esperienza. Si tratta, infatti, di coltivare sulla stessa aiuola due o più ortaggi contemporaneamente; quando una specie giunge a maturazione o viene raccolta, è subito sostituita da una nuova, in modo da avere sempre più colture in campo a diversi stadi di sviluppo. Questa pratica nasce dalla considerazione che in natura non esiste la monocoltura: le varie specie convivono, infatti, in equilibrio tra loro, influenzando vicendevolmente la propria crescita. Numerosi studi sono in corso per esaminare le cause delle reciproche interazioni; tra queste ricordiamo: le differenti esigenze nutritive, i residui del metabolismo delle piante secreti dalle radici nel terreno e in grado di favorire o inibire la crescita di altre specie e, infine, il profumo emanato dalle foglie, che assume un ruolo basilare nella difesa dagli insetti delle piante vicine . In generale, va sottolineato che, per poter essere consociati, gli ortaggi devono rispondere ad alcuni importanti requisiti. In primo luogo, devono avere esigenze nutritive diverse e caratteristiche botaniche differenti e complementari, per non entrare in competizione. Riguardo all'apparato radicale, ad esempio, andranno consociate sulla stessa aiuola specie a radice superficiale con altre a radice profonda, mentre, per quanto riguarda le foglie, andranno affiancate specie con apparato aereo espanso a specie con lo stesso apparato più contenuto. Tutte le specie consociate sulla stessa aiuola devono infine presentare analoghe esigenze ambientali, di coltivazione e di terreno. Un classico esempio di consociazione è quello «cipolle-carote». L'abbinamento delle due specie è motivato dal fatto che l'odore emanato dalle cipolle allontana la mosca delle carote e, viceversa, l'odore delle carote tiene lontane dalle cipolle le larve della mosca, che entrano dal bulbo. Come concimazione può essere sufficiente un buon apporto di composta matura, ricordandosi che, se si seminano carote, patate o altri ortaggi da radice, il letame non va somministrato, perché le radici potrebbero subire delle biforcazioni.

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PRELIMINARI

LA PREPARAZIONE DELL'ORTO

La zona prescelta per l'impianto dell'orto deve essere opportunamente preparata. In primo luogo bisogna ripulire la superficie da eventuali arbusti e cespugli che, oltre a provocare dannosi ombreggiamenti, interrompono la continuità delle aiuole. In genere questa operazione si effettua agevolmente, con l'ausilio di attrezzi quali roncole o accette affilate. In alcuni casi non è sufficiente asportare i soli organi epigei (che vegetano sopra la superficie del terreno), ma si rende indispensabile lo sradicamento dei cespi, che va eseguito aiutandosi con una vanga robusta. Il legname così asportato può essere accantonato in un angolo oppure bruciato. Al momento della vangatura, poi, si potrà spargere sulle aiuole la cenere che rende fertile il terreno, poiché contiene sali di potassio. L'operazione successiva consiste nella rottura della cotica erbosa. Anzitutto, se l'erba è alta deve essere falciata, asportata e utilizzata nel cassone del terricciato, quindi si procede alla rottura del prato. Molti orticoltori vangano direttamente il prato in profondità, rivoltando lo strato erboso sul fondo; in questo modo si arricchisce il terreno di sostanze organiche e le radici delle erbacce, portate in superficie ed esposte all'aria e agli agenti atmosferici, in genere si devitalizzano rapidamente. In alternativa a questo sistema, si consiglia di asportare la cotica erbosa per una profondità di 3-4 cm e di accatastare le zolle in un angolo del giardino con la superficie inerbita rivolta verso il basso. Sul mucchio si distribuisce la calce e il concime azotato e si lascia decomporre. Dopo un certo periodo si ottiene un ottimo e fertilissimo terricciato, da usare nei vasi o nei semenzai. Una volta operata la scelta delle specie da coltivare in funzione del clima, dell'esposizione, delle caratteristiche del terreno e del proprio gusto, si procede all'ultima fase della progettazione, che consiste nella definizione di uno schema delle aiuole e di un programma delle semine. Sarà quindi necessario decidere il numero, la disposizione e le dimensioni delle singole aiuole in funzione del tipo di rotazione adottata: quattro gruppi per la rotazione quadriennale, tre per quella triennale e così via. Ogni gruppo dovrebbe contenere lo stesso numero di aiuole, per facilitare l'alternanza delle specie. La dimensione delle singole aiuole può essere stabilita in base alle esigenze personali, tenendo però presente che la misura standard è di 1,2 m di larghezza (molto spesso le indicazioni per la semina riportate sui manuali di orticoltura o sulle bustine dei semi si riferiscono a queste dimensioni-tipo). D'altra parte, questa misura è ottimale, in quanto consente di praticare tutte le lavorazioni rimanendo ai margini dell'aiuola senza calpestare il terreno coltivato. Tra le varie aiuole è indispensabile predisporre dei sentieri che permettano comodi spostamenti anche con gli attrezzi da lavoro. Uno schema semplice prevede, in genere, un sentiero centrale principale, su cui si affacciano, da uno o da entrambi i lati, le aiuole con il loro lato corto e da cui si dipartono i sentieri secondari, larghi non meno di 30 cm, che costeggiano le aiuole sul lato lungo. E' necessario porre una certa cura nel realizzare i sentieri, in quanto, se mal fatti, possono rendere difficile o persino pregiudicare l'accesso alle aiuole. I sentieri in terra battuta sono i più semplici da realizzare, ma presentano lo svantaggio di trasformarsi in vialetti fangosi in caso di forte pioggia. Una semplice copertura in ghiaia è in grado di limitare questo inconveniente, a patto che sia costantemente garantita una certa manutenzione, per evitare che la ghiaia si disperda o si mischi alla terra delle aiuole. Decisamente più funzionale e comodo è un fondo pavimentato con lastre di cemento o con pietre lisce o, ancora, con vari tipi di mattonelle appositamente studiate; in mancanza di ciò, si può ovviare con ritagli di linoleum. In ogni caso i sentieri, così come i bordi delle aiuole, vanno tenuti sempre puliti dalle erbacce. In fase di progettazione è importante ricordarsi di riservare almeno un'aiuola fuori rotazione per le piante aromatiche e officinali, prevedere un angolo riparato per il semenzaio e disporre il contenitore della composta in un luogo facilmente accessibile e non troppo soleggiato. Infine, è bene risolvere fin dall'inizio il problema del rifornimento idrico, ad esempio facendo disporre nelle immediate vicinanze dell'orto un rubinetto che eroghi acqua possibilmente potabile.

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LA PREPARAZIONE DELLE AIUOLE

Dopo aver ripulito e liberato il terreno dalla cotica erbosa, si procede allo scasso. Questa operazione consiste in una vangatura profonda, effettuata secondo il metodo del dissodamento a fossa. Si procede in questo modo: si divide l'aiuola a metà utilizzando picchetti e spago e si comincia a vangare la terra in una delle due metà, scavando una fossa profonda quanto una badilata e ammonticchiando la terra di lato. Terminata questa prima operazione, ci si sposta sull'altra metà dell'aiuola e la si vanga allo stesso modo, gettando la terra nella fossa creata precedentemente, fino a riempirla. Si procede analogamente per le altre aiuole, fino a colmare l'ultima fossa con la terra della prima vangatura. In questo modo si ottiene un ottimo sminuzzamento del terreno, che viene aerato, reso permeabile e facilmente esplorabile dalle radici degli ortaggi. Sarebbe bene, durante questa operazione, gettare sul fondo di ciascuna fossa uno strato di letame maturo e, a vangatura ultimata, cospargere la superficie con uno strato di buona composta; ci penseranno i lombrichi ad interrarla e a mischiarla omogeneamente al terreno. In questo modo è anche assicurato un arricchimento del suolo. Il periodo ideale per il lavoro di dissodamento è, in genere, la tarda estate o l'autunno, così da lasciare riposare il terreno per tutto l'inverno, fino alla primavera successiva. L'alternarsi di gelo e disgelo determina un ottimale sgretolamento delle poche zolle rimaste, per cui, prima della semina, si renderà necessaria solo una sistemazione della superficie. Tale sistemazione, che in genere consiste in un semplice spianamento, si esegue con l'aiuto di un rastrello con pettine di ferro e, nei terreni più tenaci, può essere preceduta da una leggera zappatura. A questo punto le aiuole sono pronte per ospitare le colture.

LA PREPARAZIONE DEL SEMENZAIO

Molte specie orticole non vengono seminate direttamente a dimora, ma in un'aiuola più piccola, detta semenzaio, dove, grazie allo spazio limitato che occupano, possono ricevere maggiori cure. Per questo bisogna predisporre un'apposita aiuola fuori rotazione, il cui terreno deve essere preparato con molta cura, aggiungendo, se è compatto, torba, terriccio e sabbia. Infine, per garantire un drenaggio ottimale, il semenzaio va rialzato di qualche centimetro. E' bene considerare la possibilità di coprire il semenzaio con vetri o materiali plastici, per realizzare semine anticipate, o con graticciati o reti, per difendere le giovani piantine dal sole o dalla grandine. Per realizzare un buon semenzaio si possono utilizzare assi di legno del tipo usato dai muratori nelle impalcature, alte una ventina di centimetri e di lunghezza variabile secondo l'occorrenza, che devono essere fissate al terreno con dei picchetti in modo da formare i bordi dell'aiuola. Le tavole collocate ai lati opposti devono essere interrate a profondità diverse, in modo che, volendo sovrapporvi un riparo, questo risulti leggermente inclinato. Le piantine più facili da ottenere in semenzaio sono quelle appartenenti alle specie estivo-autunnali, che non necessitano di particolari protezioni contro gli agenti atmosferici, eccettuata la grandine, frequente proprio in questo periodo. Desiderando praticare semine anticipate, si deve necessariamente ricorrere ad una copertura del semenzaio per mantenere la temperatura interna leggermente superiore a quella esterna e consentire, quindi, lo sviluppo delle piantine. Un ottimo materiale per la copertura è il vetro, che ha tuttavia l'inconveniente di essere fragile ed eccessivamente pesante. In alternativa si possono usare lastre in materiale plastico oppure, per piccoli semenzai domestici, semplici fogli di PVC. Per le semine anticipate è consigliabile costituire il semenzaio su un letto caldo, utilizzando del letame fresco come materiale riscaldante. Riguardo alle dimensioni da dare al proprio semenzaio, si tenga presente che in 1 mq è possibile ottenere circa 300 piantine di pomodoro, peperone e melanzana pronte al trapianto e fino a 1.000 cespi di lattuga. E' inutile quindi destinare al semenzaio superfici eccessive, perché si sprecherebbe solo semente. Tuttavia, chi ritenesse queste operazioni troppo complesse può facilmente acquistare a un prezzo assai contenuto, nei negozi specializzati, piantine di ortaggi di diverse specie e varietà già pronte per il trapianto.

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SEMINA

Sulla riuscita della coltivazione influisce notevolmente l'epoca di semina; ogni specie e varietà, infatti, per poter germinare, vegetare e fruttificare, ha precise esigenze di temperatura. In ogni caso, anche il più preciso calendario di semina deve sempre tenere in considerazione l'andamento climatico stagionale, diverso da zona a zona e mai prevedibile con sicurezza. Nei primi mesi di primavera, ad esempio, incombe sempre la minaccia di improvvise gelate tardive, e chi ha seminato con troppo anticipo potrebbe vedere vanificato in una sola notte tutto il proprio lavoro. E' meglio dunque pazientare qualche giorno, ma essere sicuri che la pianta possa crescere sana e al riparo da possibili ritorni di freddo. Nella Pianura Padana, già verso fine febbraio-primi di marzo è possibile provare a seminare, direttamente a dimora, la lattuga, gli spinaci, i piselli, i bulbi di aglio e i rapanelli. Nelle zone dove è maggiore il rischio di gelate o negli orti esposti a nord, è invece meglio posticipare la semina; tuttavia ricorrendo a semenzai riparati o alla semina su letto caldo, il periodo di semina può venire anticipato anche di 15 o 20 giorni. Verso i primi di marzo nelle zone calde, più tardi invece in quelle a clima più rigido, si possono cominciare a seminare in semenzaio sotto tunnel, o comunque in coltura protetta, peperoni, pomodori, melanzane e altre specie che verranno poste a dimora da metà a fine aprile. Nella Pianura Padana o in zone con clima simile, dalla prima settimana di marzo in poi si può iniziare la semina di carote, cipolle e prezzemolo, mentre è meglio attendere oltre la metà del mese per le patate. Nelle zone più calde i periodi di semina vanno anticipati di qualche giorno. Si consiglia, comunque, di aumentare leggermente la dose di seme quanto più si anticipa la semina. Determinante, per il buon esito della germinazione, è anche un giusto grado di umidità del terreno. Normalmente, nelle semine precoci, il suolo presenta già un'umidità sufficiente ma, se così non fosse, è necessario intervenire con innaffiature costanti per garantire un adeguato apporto d'acqua alla piantina durante le prime fasi di sviluppo. Un ottimo sistema è quello di coprire il semenzaio o l'aiuola seminata con sacchi di juta bagnati, che verranno poi rimossi alla comparsa delle prime foglioline.

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TRAPIANTO

Gli ortaggi seminati in semenzaio, una volta germinati ed irrobustiti, devono essere trapiantati a dimora. Le modalità e i tempi di questa operazione variano a seconda del tipo di ortaggio; vi sono, comunque, alcune regole generali che vanno sempre rispettate. Anzitutto, l'aiuola definitiva deve essere preparata in maniera molto accurata e il terreno deve essere sminuzzato finemente, in modo da avvicinarsi il più possibile alla struttura glomerulare. Se la terra è molto secca, la sera precedente il trapianto è opportuno praticare un'abbondante innaffiatura per inumidirla anche in profondità. Allo stesso modo, la terra del semenzaio deve essere inumidita qualche ora prima di prelevare le piantine, per limitare al massimo le lesioni all'apparato radicale. Le piantine vanno estirpate con molta cura, aiutandosi con una forca o con altri strumenti adatti a smuovere la terra senza ledere le radici. E' preferibile compiere questa operazione nelle ore del tardo pomeriggio o serali, generalmente più fresche, ed è importante fare attenzione che le piantine estratte dal terreno non rimangano esposte al sole neppure per pochi minuti. Se al prelevamento non segue immediatamente il trapianto, è meglio conservare le piantine all'ombra e al riparo dal vento, possibilmente con le radici avvolte in carta di giornale inumidita (non direttamente in acqua) per non farle seccare. Nell'aiuola definitiva vanno praticati piccoli fori, a distanza variabile a seconda degli ortaggi, in cui introdurre le radici all'atto del trapianto. E' molto importante che il terreno aderisca bene alle radici, in modo che la pianta resti saldamente ancorata; per fare ciò la terra deve essere ben pressata tutt'intorno, facendo eventualmente leva con un trapiantatoio contro le radici. A operazione compiuta l'aiuola va bagnata ancora abbondantemente con acqua non troppo fredda, per non sommare al trauma del trapianto quello di un improvviso sbalzo termico. Se le piantine in semenzaio erano in coltura protetta, in particolar modo in caso di letti caldi, è meglio abituarle alle condizioni climatiche di pieno campo aprendo i tunnel o le coperture dei letti caldi gradualmente, dapprima per poche ore al giorno, successivamente per periodi più lunghi, in modo che il cambiamento di temperatura non sia troppo repentino. Qualora la semina sia stata effettuata in pieno campo, ossia direttamente a dimora, il trapianto non è ovviamente necessario, ma occorre comunque diradare le piantine asportando quelle in soprannumero. Anche in questo caso è meglio operare nelle ore più fresche della giornata e fare attenzione a non rovinare le radici delle piantine restanti. Un accorgimento utile è quello di eseguire il diradamento in due fasi, a distanza di qualche giorno.

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CURE COLTURALI

Le piante dell'orto devono essere seguite con cura, per evitare che vengano danneggiate dai numerosi parassiti animali e vegetali. Durante il ciclo vegetativo va dedicata una particolare attenzione alla lotta contro le erbe infestanti, gli insetti fitofagi (che si nutrono di vegetali) e i funghi patogeni. Gli insetti fitofagi rappresentano una categoria di parassiti particolarmente dannosa. Per tentare di debellarli l'agricoltura moderna, e l'orticoltura intensiva in particolare, fanno ricorso in maniera notevole ai composti chimici. In realtà, la lotta attuata con gli insetticidi difficilmente è in grado di risolvere il problema, anzi, contribuisce a peggiorare il già compromesso equilibrio ecologico delle colture. Non bisogna infatti sottovalutare l'effetto dannoso che gli insetticidi esplicano anche nei confronti degli insetti utili, essendo lo spettro di azione di molti di questi prodotti assai vasto. E' consigliabile diffidare anche dei cosiddetti prodotti selettivi, che dovrebbero agire soltanto contro gli insetti dannosi: la loro selettività, infatti, è spesso più teorica che reale. Inoltre, in un piccolo orto familiare, spesso posto vicino all'abitazione, l'utilizzo di insetticidi può risultare ancora più pericoloso. Per tutti questi motivi gli insetticidi devono essere utilizzati in misura limitata, ossia solo in casi estremi e non, come spesso accade, ai primi sentori di infestazione. L'orticoltura moderna cerca di risolvere il problema facendo ricorso a tecniche capaci di favorire lo sviluppo di organismi animali e vegetali, naturali predatori degli insetti. Tra gli insetti che si nutrono di altri insetti, e perciò utili, vanno ricordati le coccinelle, i ditteri sirfidi (simili alle vespe), gli imenotteri icneumonidi e le crisope. Le larve di queste specie sono particolarmente avide di afidi e, nell'arco della loro vita, sono in grado di divorarne fino a 25.000. Sono nemici naturali degli insetti anche alcuni microrganismi patogeni quali virus, batteri e funghi. Grazie a lunghi studi, tutt'ora in corso, l'industria è riuscita a sfruttare l'attività patogena di alcuni batteri appartenenti al genere Bacillus, e soprattutto ai vari ceppi del B. thuringiensis, una specie in grado di produrre una tossina che ha l'effetto di far cessare lo stimolo alimentare nelle larve di molti insetti fitofagi lepidotteri. Attualmente sono disponibili diversi preparati a base di B. thuringiensis e i risultati di numerose indagini hanno permesso di evidenziare la totale innocuità per l'uomo e gli animali a sangue caldo delle dosi normalmente utilizzate, che quindi si pongono come una valida alternativa agli insetticidi chimici. L'industria mette a disposizione anche un altro interessante sistema di lotta biologica (che non prevede l'utilizzo di alcuna sostanza tossica), volto a limitare la presenza di insetti nocivi e a consentire un preciso e sistematico controllo del livello di infestazione. Si tratta delle trappole a ferormoni sessuali, sorta di contenitori di varia forma (in genere simili a una piccola cupola) e materiale rivestiti di sostanze appiccicose, in cui viene inserita una pastiglia dispensatrice di un particolare ferormone sessuale. I ferormoni sono sostanze odorose emesse dagli insetti in determinate circostanze e con scopi particolari. I ferormoni sessuali vengono emessi dalle femmine per attirare il maschio al momento dell'accoppiamento. La funzione delle trappole è quella di attrarre un notevole numero di maschi, impedendo loro di fecondare le femmine e, quindi, di perpetrare la specie. Trappole di questo tipo sono prodotte da numerose ditte e commercializzate anche in Italia; vengono utilizzate con successo nei frutteti e possono validamente essere introdotte anche nell'orto familiare. E' però opportuno chiarire che un giusto equilibrio tra prede e predatori, capace di mantenere le infestazioni entro livelli accettabili, non si raggiunge da un giorno all'altro. Spesso sono necessari diversi mesi, se non alcuni anni, durante i quali la pazienza e l'abilità dell'orticoltore sono messe a dura prova.

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Nei casi in cui si decide di abbandonare i tradizionali sistemi di disinfestazione per adottare quelli biologici, devono trascorrere almeno un paio d'anni prima che si riescano ad ottenere dei risultati. Se si interrompe di colpo il controllo chimico dei parassiti, all'inizio il loro numero aumenterà moltissimo, perché mancano nell'orto un numero adeguato di predatori naturali. La fase di transizione è la più delicata, perché l'orticoltore dovrà tentare di limitare la presenza degli insetti nocivi utilizzando sistemi che non ostacolino lo sviluppo di quelli utili.

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|                           PRIMAVERA                           |
| ORTO                                                          |
| Per tutta la stagione:                                        |
| | Se ci sono rischi di gelate, coprite i germogli do patata   |
|   con fogli di polipropilene                                  |
| | Iniziate la semina in successione nella prima metà della    |
|   stagione                                                    |
|                                                               |
| | Concimate  i cavoli primaverili con sangue secco o farina   |
|   di alghe                                                    |
| | Iniziate la semina all'aperto (sotto campane) del pisello   |
|   e della barbabietola, e la semina sotto campana o in serra  |
|   del fagiolino                                               |
| | Seminate porro, cavolino di Bruxelles e cavolo nel letto    |
|   di semina anticipato                                        |
| | Seminate all'aperto le erbette                              |
| | Piantate il cavolo marino, lo scalogno, l'aglio, i bulbilli |
|   di cipolla, la patata e il topinambur                       |
| | Trapiantate all'aperto il pisello e lo spinacio seminati in |
|   serra a fine inverno                                        |
|                                                               |
| | Piantate le zampe di asparago                               |
| | Seminate il mais all'aperto, sotto fogli di polietilene     |
| | Seminate le varietà mediotardive di: finocchio, pisello,    |
|   gombo, rapa, cavolo rapa, scorzobianca e scorzonera, caro-  |
|   ta, barbabietola, cavoli autunnali e invernali, porro e     |
|   bietola da coste                                            |
| | Trapiantate all'aperto carciofo, fagiolino, cipolla e ter-  |
|   minate di piantare i tuberi di patata                       |
| | Piazzate i tutori per il fagiolo rampicante                 |
| | Piantate sotto campane la melanzana e il peperone           |
| | Terminate di piantare sotto campana le cucurbitacee e gli   |
|   ortaggi da frutto                                           |
| | Rincalzate le patate                                        |
| | Trapiantate i porri                                         |
| | A fine stagione trapiantate sedano, mais, fagiolo rampican- |
|   te, ortaggi da frutto e sedano rapa                         |
| | Cimate gli apici della fava se sono attaccati dall'afide    |
|   nero                                                        |
| | Posate del feltro da tappeto sotto le piante di cavolo con- |
|   tro la mosca delle radici                                   |
| | Attorno alle carote erigete una barriera contro la mosca    |
|   della carota                                                |
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|                            ESTATE                             |
| ORTO                                                          |
| Per tutta la stagione:                                        |
| | Controllate le reti che coprono gli ortaggi                 |
| | Continuate le semine in successione sino alla tarda estate  |
|                                                               |
| | Nelle zone più fredde, iniziate a piantare gli ortaggi più  |
|   esigenti (mais, pomodoro, fagiolino)                        |
| | Trapiantate i cavoli e proteggeteli dalla mosca del cavolo  |
| | Terminate di trapiantare il porro                           |
| | Nelle aree più esposte fornire un tutore agli asparagi      |
| | Raccogliete e mettete da parte lo scalogno                  |
| | Se coltivate il mais sotto fogli di polietilene, aprite     |
|   delle fessure                                               |
| | Piantate in piena terra il mais allevato in serra           |
| | Seminate in piena terra la cicoria                          |
| | Rincalzate la patata in coltura principale                  |
| | Raccogliete la patata precoce                               |
| | Stendete della paglia sotto il pomodoro per mantenere puli- |
|   to il frutto e scongiurare fenomeni di marcescenza          |
| | Iniziate le semine tardive di ortaggi tipo rapa e carota    |
|   che devono maturare all'aperto; usate varietà precoci       |
| | Seminate la bietola da coste a foglie rosse                 |
| | Per accelerare la maturazione delle cipolle ripulitele dal- |
|   la terra                                                    |
| | Rincalzate nuovamente la patata in coltura principale.      |
| | Trattate la patata contro la rogna a intervalli bisettima-  |
|   nali, da ora sino al momento della raccolta.                |
| | Seminate i cavoli primaverili nel letto di semina anticipa- |
|   to                                                          |
| | Seminate la varietà di lattuga a maturazione rapida per ot- |
|   tenere un raccolto tardivo                                  |
| | Mettete da parte alcuni semi di fava per l'anno seguente    |
| | Raccogliete alcuni frutti della zucchina; lasciate che      |
|   qualche altro cresca sino alle dimensioni di zucca, metten- |
|   dolo su un ripiano di mattoni per maturare e quindi essere  |
|   conservato.                                                 |
| | Iniziate a raccogliere e a mettere via la cipolla           |
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|                           AUTUNNO                             |
| ORTO                                                          |
| Per tutta la stagione:                                        |
| | Tenete in ordine le foglie e i residui vegetali per impedi- |
|   re il diffondersi di malattie                               |
|                                                               |
| | Estirpate e mettete via gli ortaggi a radice carnosa, tran- |
|   ne quelli che abbisognano del freddo                        |
| | Proteggete con campanature gli ortaggi da frutto            |
| | Rincalzate il sedano, il sedano rapa e il porro             |
| | Trapiantate il cavolo primaverile                           |
| | Estirpate e mettete da parte la cipolla in coltura princi-  |
|   pale                                                        |
| | Estirpate la patata; con sintomi di rogna, bruciate le fo-  |
|   glie                                                        |
| | Alla fine del ciclo dei fagioli rampicanti, recidete gli    |
|   apici e compostateli. Mettete da parte il seme.             |
|                                                               |
| | Piantate all'aperto la lattuga invernale                    |
| | Tagliate le piante di pisello e fagiolo; lasciate le radici |
|   nel terreno                                                 |
| | Estirpate e mettete via gli ortaggi a radice carnosa, tran- |
|   ne quelli che hanno bisogno del gelo                        |
| | Forzate al coperto le radici della cicoria appena raccolta, |
|   e all'aperto quelle del cavolo marino e del rabarbaro       |
| | Tagliate al piede il topinambur                             |
| | Imbianchite l'indivia                                       |
| | Tagliate le foglie dell'asparago e pacciamatene il terreno  |
| | Fissate la rete antiuccelli sopra i cavoli                  |
| | Iniziate la semina in piena terra della fava                |
| | Proteggete il cavolfiore dal gelo coprendo le infiorescenze |
| | Fissate il gambo dei cavoli di taglia elevata perché non    |
|   oscilli                                                     |
| | Ritirate i sostegni, fateli asciugare, puliteli e metteteli |
|   via per l'anno dopo                                         |
| | Terminate di rincalzare il sedano                           |
| | Estirpate e mettete via una parte di pastinaca e prezzemolo |
|   riccio nel caso il terreno geli                             |
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|                           INVERNO                             |
| ORTO                                                          |
| Per tutta la stagione:                                        |
| | Mettete le radici della cicoria e il cavolo marino in tor-  |
|   ba, in un luogo riscaldato, in vista della forzatura        |
| | Continuate a lavorare il terreno e a letamare               |
| | Esaminate gli ortaggi conservati, eliminate quelli che mo-  |
|   strano sintomi di deterioramento                            |
| | Estirpate e ripiantate il rabarbaro                         |
|                                                               |
| | Continuate la semina della fava                             |
| | Coprite una parte del terreno con campane, in modo da ri-   |
|   scardarla e prepararla, entro qualche settimana, per acco-  |
|   gliere il seme                                              |
| | Se sono stati piantati sotto polietilene, fate germogliare  |
|   i tuberi di patata                                          |
| | Se il terreno non è gelato o saturo d'acqua, piantate il    |
|   rabarbaro. Coprite una pianta per ottenere germogli precoci |
|                                                               |
| | Concimate il cavolo primaverile con sangue secco o farina   |
|   di alghe                                                    |
| | Iniziate la semina delle varietà orticole precoci sotto     |
|   campana e delle rustiche in piena aria                      |
| | Iniziate a piantare la patata precoce sotto fogli di poli-  |
|   etilene                                                     |
| | Piantate il topinambur, lo scalogno e l'aglio               |
| | Iniziate a piantare in piena terra, sotto campana, le semi- |
|   ne precoci fatte in serra                                   |
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MEZZI MECCANICI E FISICI DI LOTTA AGLI INSETTI

Allo scopo di eliminare o almeno di ridurre l'impiego di insetticidi chimici, sono state oggi rivalutate alcune tecniche tradizionali, che per superfici poco estese, come quelle di un orto o di un frutteto domestico, risultano assai efficaci. Uno dei metodi più antichi, oggi abbandonato nell'agricoltura intensiva a causa dell'alto costo della manodopera, consiste nella raccolta e distruzione degli insetti nocivi. Si ottengono buoni risultati sia con la pratica di asportare e bruciare le foglie dei fruttiferi attaccate dalle larve dei lepidotteri minatori fogliari, sia con la raccolta e distruzione dei nidi del bruco peloso (Euproctis chrysorrhoea), un piccolo lepidottero che trascorre l'inverno allo stadio larvale in nidi ben visibili di foglie secche tenute insieme da fili di seta. La sua eliminazione durante i mesi freddi impedisce lo sviluppo delle generazioni future. E' sempre consigliabile, inoltre, raccogliere e allontanare i frutti caduti e in via di marcescenza, perché possono facilmente diventare focolai di infestazione di numerosi insetti come la mosca della frutta (Ceratitis capitata), la mosca delle ciliege (Rhagoletis cerasi), e il baco delle mele (Carpocapsa pomonella). Quest'ultimo lepidottero è debellabile ponendo, a modo di manicotto, sui frutti e sui rami, dei cartoni ondulati: le larve mature, che per effettuare la metamorfosi risalgono i tronchi alla ricerca di anfratti della corteccia dove incrisalidarsi, vi si infilano facilmente. Per distruggerle è sufficiente quindi asportare il cartone. Nei confronti degli insetti che non sono in grado di volare, come la cicalina verde (Cicadella viridis) o le formiche trasportatrici di afidi, possono essere utilizzati sbarramenti di sostanze appiccicose che, distribuite sui tronchi, ne arrestino il passaggio. Contro le cocciniglie, che formano vere e proprie incrostazioni sui rami e sui tronchi, un ottimo sistema è quello di strofinare gli organi colpiti con spazzole dure di saggina o di ferro e con stracci di tela robusta per provocarne la caduta.

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ORTAGGI A RADICE

AGLIO

L'Allium sativum è una specie erbacea, perenne e rustica che raggiunge un'altezza di 60-80 cm. Il prodotto edule è costituito dal bulbo (o "testa"), composto da 8-12 bulbilli (spicchi) ricurvi e profumati, assai apprezzati per le proprietà aromatiche e medicinali. L'aglio esige un terreno leggero, fertile, permeabile e ben lavorato; la sua coltivazione è tipica delle regioni mediterranee, ma è presente anche nelle zone a clima fresco.

MOLTIPLICAZIONE

L'epoca di semina è ottobre-novembre per le varietà a bulbo rosa (precoci, con aroma delicato, da consumare fresche in quanto non si conservano) o inizio primavera per le varietà a bulbo bianco (tardive, con aroma forte, adatte per essere essiccate). I singoli spicchi vengono interrati con la punta verso l'alto a una profondità di 5-6 cm. E' bene tracciare i solchi a una distanza di 30-40 cm e lasciare tra uno spicchio e l'altro 8-10 cm.

CURE COLTURALI

Il terreno deve essere mantenuto aerato, libero da erbe infestanti e innaffiato con moderazione.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

In marzo inizia la raccolta dell'aglio fresco, in giugno-luglio quella dell'aglio da conservare. Quando le foglie sono appassite, l'aglio va estratto dal terreno con la zappa e posto al sole ad asciugare per alcuni giorni. Per conservare a lungo i bulbi è bene legarli in mazzi e riporli in un luogo arieggiato, fresco e asciutto.

CAROTA

La specie Daucus carota è una biennale coltivata come annuale per la radice fittonante carnosa, di colore rosso o giallo-arancio e dalla forma più o meno allungata a seconda della varietà. Si adatta a diversi tipi di clima; in Italia è presente sia nelle aree settentrionali (anche in zone di collina e montagna) sia in quelle meridionali e nelle isole. Predilige terreni sabbiosi, sciolti, ben lavorati, con un pH neutro o leggermente acido e arricchiti con sostanza organica ben decomposta. Anche i terreni più pesanti possono dare buone produzioni, a condizione che non vi sia ristagno d'acqua. Non è possibile invece la coltivazione di questa pianta in terreni sassosi, salini o ricchi di sostanza organica non decomposta. Non bisogna ripiantare le carote sulla stessa aiuola o dopo la coltura di piante della stessa famiglia (sedano, finocchio ecc.).

MOLTIPLICAZIONE La semina avviene in epoche diverse: in gennaio-febbraio per una produzione primaverile-estiva (in luogo riparato o sotto tunnel, generalmente per le specie a radici corte); in marzo-aprile per una produzione fine-estiva (all'aperto, generalmente per le specie a radici semi-lunghe); in maggio-giugno per una produzione invernale (per le specie a radici lunghe); in agosto per ottenere una produzione a fine inverno. Occorre interrare i semi (0,5-1 g per mq) a una profondità di 1 cm, in solchi distanti tra loro 15-30 cm, secondo la capacità di sviluppo delle singole varietà. I piccoli solchi devono poi essere ricoperti con terra fine che va compressa leggermente. Successivamente bisogna innaffiare a pioggia (le gocce d'acqua devono essere più fini possibile) e mantenere il terreno umido fino alla germinazione, per la quale occorrono 10-20 giorni. E' possibile la consociazione con altri ortaggi di più rapido sviluppo, come il ravanello e la lattuga da taglio. Si ritiene, inoltre, che la coltivazione contemporanea di cipolle e carote a file alterne sia un ostacolo alla diffusione della mosca della carota e della mosca della cipolla.

CURE COLTURALI Il diradamento, essenziale per una buona riuscita della coltura, va effettuato in due momenti distinti: il primo quando le piantine sono alte 3-4 cm, il secondo quando hanno raggiunto i 5-7 cm. La distanza delle piantine sulla fila deve essere di 5-7 cm e di 10 cm per le varietà più rigogliose. Importante è anche l'irrigazione, perché la siccità del terreno blocca la regolare crescita delle radici e danneggia la quantità e la qualità della produzione; è preferibile utilizzare un sistema di irrigazione per aspersione, con gocce molto fini per non rovinare la vegetazione. Il terreno deve essere lavorato in profondità, sminuzzato, rastrellato con cura e mantenuto libero dalle erbe infestanti, che vanno tolte a mano o con una zappa, facendo molta attenzione, in quest'ultimo caso, a non scalzare o rovinare le carote. E' preferibile far seguire la carota a un'altra coltura concimata con letame, piuttosto che concimare prima della semina, in quanto ciò potrebbe causare la biforcazione o la malformazione delle radici. Per questo motivo, è possibile effettuare una concimazione letamica (con letame maturo) solo in terreni particolarmente sciolti, 2-3 mesi prima della semina.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE Quando le radici sono completamente sviluppate (14 settimane circa dalla semina per le varietà precoci e semi-precoci, 16 circa per le tardive), vanno estratte dal terreno aiutandosi con una vanga o un altro attrezzo; infatti, se si strappano le carote con le mani, si rischia di spezzarle. Da un'area di 10 mq si può ottenere un raccolto di circa 25-30 kg. Le carote vanno conservate senza le foglie, in luogo fresco, ventilato e riparato dal gelo, immergendole , senza lavarle, in contenitori pieni di sabbia.

PARASSITI E MALATTIE L'insetto più dannoso è senz'altro la mosca della carota, le cui larve scavano nelle radici delle gallerie che portano alla marcescenza; come lotta preventiva sono utili le lavorazioni profonde, mentre buoni effetti si ottengono con uno spargimento di fuliggine tra le file, che è bene ripetere dopo ogni pioggia.

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CIPOLLA

La cipolla (Allium cepa) è una pianta biennale caratterizzata da bulbo sotterraneo semplice, di forma e colore diversi a seconda delle varietà, e da un'infiorescenza ad ombrella costituita da numerosi fiori bianchi, rosa o violacei. Questo fa sì che alcune varietà siano coltivate a scopo ornamentale. Il bulbo è formato da diverse "tuniche", ovvero da foglie trasformate in organi di riserva (interne e carnose) e di protezione (esterne e pergamenacee). I frutti sono delle capsule con pochi semi, ma al loro posto solitamente si formano dei bulbilli, dai quali si ottengono bulbi di buona qualità che possono essere impiegati per la moltiplicazione. La cipolla è apprezzata per l'alto contenuto di sali minerali e di vitamine A, B, C e PP, e per il basso valore energetico (20 calorie ogni hg). E' comune in tutti gli orti e facile da coltivare; grazie a semine programmate si può disporre di cipolle fresche in ogni periodo dell'anno. Necessita di clima temperato, caratterizzato da un periodo piuttosto freddo per lo sviluppo fogliare e da uno caldo per l'ingrossamento dei bulbi. Richiede terreno fresco e profondo. Si avvantaggia della concimazione letamica della coltura precedente e della concimazione minerale, ma bisogna fare attenzione a non somministrare troppo azoto per non influire negativamente sulla qualità e la conservabilità dei bulbi. Inoltre, poiché le radici della cipolla sono poco profonde e di rapido sviluppo, occorre localizzare il concime nello strato superficiale del terreno (i primi 10 cm).

MOLTIPLICAZIONE

Le cipolle, in base al periodo di semina, si possono suddividere in 3 gruppi. Le cipolle "primaverili-estive": vengono seminate a fine estate, in solchi poco profondi ricoperti da circa 2 cm di terricciato, e vanno trapiantate in ottobre-novembre (se sono già a dimora, andranno diradate in primavera; le piantine estirpate si possono eventualmente consumare fresche); nel caso di inverni particolarmente freddi, si consiglia di riparare le piantine sotto un tunnel mobile di plastica. Si raccolgono, infine, in aprile-luglio, quando i bulbi non sono ancora del tutto maturi. Poiché in genere non si conservano a lungo, è preferibile consumarle poco dopo la raccolta. Le cipolle "autunno-invernali", si seminano a dicembre-febbraio (in semenzaio) o a febbraio-marzo (a dimora). La terra del semenzaio deve essere composta anche da terricciato e sabbia, va mantenuta sempre umida, alla luce e, una volta emerse le piantine, ad una temperatura intorno ai 20°C. Le piantine vanno poi trapiantate in luogo riparato per evitare eventuali gelate tardive, distanziandole tra loro 5-10 cm, su file poste a 30 cm le une dalle altre; in seguito verranno diradate a una distanza di 20-25 cm. La raccolta avviene intorno ad agosto, quando il bulbo è ben sviluppato. Si conservano a lungo. Si possono utilizzare i bulbilli interrandoli a fine inverno, in fori distanti circa 15 cm. E' bene assestare e premere con cura il terreno attorno a ogni bulbillo, che deve avere la gemma apicale protetta, appena sotto il livello del terreno. Le cipolle "inverno-primaverili" si seminano in febbraio-marzo a 6-8 cm di distanza tra loro, in file separate le une dalle altre 15 cm; al momento della raccolta si lasciano alcune piantine (orientativamente 1 ogni 4) per la formazione dei bulbi.

CURE COLTURALI

L'operazione principale è la sarchiatura, con la quale si eliminano le erbe infestanti e si "rompe" la crosta superficiale del terreno per evitare un'eccessiva evaporazione dell'acqua. A questo scopo è utile anche una pacciamatura effettuata con residui organici. L'irrigazione è necessaria solamente se durante la stagione primaverile-estiva le precipitazioni sono scarse. Nel caso in cui le cipolle tendessero a fiorire, è necessario staccare i giovani steli fiorali, che altrimenti ostacolerebbero la giusta formazione dei bulbi.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

La raccolta si esegue quando le foglie sono ingiallite, avvizzite e quasi completamente secche, nel periodo che va da agosto a settembre, ma per alcune varietà anche prima. Dopo aver estirpato le piante, bisogna lasciarle seccare al sole; successivamente, eliminata la parte superiore e la tunica esterna secca (evitando di intaccare il bulbo), devono essere collocate in un luogo fresco e asciutto o legate nelle caratteristiche trecce.

PARASSITI E MALATTIE

Le larve della mosca della cipolla (Chortophila antiqua) sono i parassiti più dannosi, in quanto si insinuano tra le foglie, scavando delle gallerie, arrivano al bulbo, determinandone il rapido disfacimento. Se ciò si verifica, è opportuno asportare e bruciare le piante malate ed eventualmente irrorare con infusi di erbe (tanaceto e assenzio). A causa delle anguillule (Ditylenchus dipsaci), nematodi microscospici, le piante rimangono piccole, le foglie si deformano, mentre le tuniche dei bulbi sono soggette a marcescenza; in questo caso bisogna bruciare le piante colpite ed effettuare ampie rotazioni. Tra le malattie ricordiamo la peronospora (Peronospora destructor), che provoca disseccamento dell'apice fogliare e deformazione delle foglie; si può prevenire con prodotti cuprici.

PATATA

Originaria delle Ande, la patata (Solanum tuberosum) fu introdotta in Europa nel XVI secolo dagli Spagnoli. Si tratta di una pianta perenne, coltivata come annua, che raggiunge 50-100 cm di altezza. E' assai sensibile al freddo: il minimo accenno di gelo danneggia le foglie e arresta l'ingrossamento dei tuberi. Questi ultimi, che costituiscono la parte commestibile della pianta (trasformazione del fusto sotterraneo), sono saporiti, ricchi di vitamine C e PP, di amido e di sali minerali e hanno un alto valore energetico (70 calorie per hg). Le radici, benché siano molto sviluppate, hanno scarsa capacità di penetrazione, per questo la patata va coltivata in terreni di medio impasto tendenti al sabbioso, permeabili, freschi e concimati con sostanza organica più ricca di potassio e fosforo che di azoto.

Radici tuberificanti di patata

MOLTIPLICAZIONE

Occorre vangare profondamente il terreno nell'autunno precedente la piantagione, aggiungendo una buona quantità di letame o terricciato (circa 50 kg di letame per 10 mq). Per la semina vanno utilizzati tuberi provenienti da patate di riproduzione, coltivate in zone di montagna, dove non sono diffusi gli afidi, insetti che trasmettono gravi malattie virali. Questi tuberi dovrebbero essere autenticati dai competenti Ispettorati agrari e sigillati in sacchetti con marchio e certificato d'origine che li garantisce esenti da malattie e adatti per la semina. I tuberi da semina devono essere ben maturi, provvisti di gemme (dette anche occhi e poste in prevalenza nella parte apicale e, nel caso dei tuberi, appiattiti sul dorso) e di dimensione media (50-80 g di peso). Se i tuberi sono grossi, devono essere dimezzati longitudinalmente, in modo che ogni porzione abbia almeno 2 gemme. Questa operazione viene effettuata qualche giorno prima della semina, affinché il taglio abbia tempo di suberizzarsi e si riduca così il pericolo di infezioni. Per la produzione di patate precoci si può ricorrere alla "pregermogliazione": verso la metà dell'inverno le patate vengono messe in luogo fresco in cassette, in un solo strato, volgendo la parte con più germogli vers..o l'alto e proteggendole dal gelo e dai raggi solari più diretti, per circa un mese. Al momento della semina bisogna lasciare solo 3 germogli. Le patate che si sviluppano precocemente, e possono essere consumate appena raccolte, non vanno immagazzinate, ma piantate il più presto possibile e raccolte dopo la fioritura, poiché il gelo le può guastare una volta spuntate dal terreno; si consiglia di proteggerle con paglia. Al momento della messa a dimora si praticano dei solchi profondi 15-30 cm e distanti tra loro 40 cm, quindi si dispongono i tuberi distanziandoli 30 (precoci) o 40 cm. I solchi vanno in seguito colmati e calpestati con cura attorno alle cime dei tuberi.

CURE COLTURALI

Se i tuberi sono esposti alla luce per più di un paio di giorni, diventano verdi, amari e velenosi, poiché si forma la solanina, una sostanza tossica; per questo motivo è necessario effettuare periodiche rincalzature lungo le file che, tra l'altro, facilitano la formazione di più fusti sotterranei e limitano lo sviluppo di erbe infestanti e del marciume secco. L'irrigazione è necessaria solo in terreni permeabili e nella fase vegetativa che precede la fioritura.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

La maturazione dei tuberi è indicata dall'ingiallimento della loro parte aerea e dall'aderenza della buccia alla polpa. La raccolta va eseguita con zappa o vanga, delicatamente, facendo attenzione a non lesionare i tuberi, che altrimenti marcirebbero in breve tempo. Occorre poi lasciarli sul terreno ad asciugare per 1-2 giorni, fino a far indurire la buccia. Si conservano al coperto nella totale oscurità, in luogo fresco e ben ventilato, ma non esposto al gelo. Sono adatte alla conservazione cassette da frutta o grossi fusti, purché vi circoli l'aria.

PARASSITI E MALATTIE

Un insetto particolarmente dannoso è la dorifora (Chrysomela decemlineata), che si nutre dell'apparato aereo della a, patata, scheletrizzandolo. Per combatterla occorre vangare in profondità durante l'inverno e rivoltare le zolle, in modo da esporre le larve all'attacco degli uccelli; all'inizio di maggio bisogna osservare con attenzione la pagina inferiore delle foglie più basse, per controllare che non vi siano deposte le uova, facilmente riconoscibili per il colore giallo o rosso-arancio. In caso di gravi attacchi, non si deve ripetere la coltivazione nello stesso luogo. La patata è spesso colpita anche da numerosissime malattie che, tuttavia, possono essere in buona parte prevenute, se si utilizzano solo specie da seme sane e selezionate, in terreni ben concimati. Tra le più comuni e pericolose ricordiamo la peronospora della patata (Phytophthora infestans), che provoca sulle foglie delle macchie prima gialle e poi bruno-nere, bordate da un alone di sostanza bianca polverulenta. Come prevenzione, occorre utilizzare solfato di rame ogni due settimane circa, irrorando con cura sia la pagina inferiore sia quella superiore delle foglie. Se le piante sono già state colpite, bisogna tagliare e bruciare le parti aeree contaminate, in modo che le spore non vengano a contatto con i tuberi (se ben rincalzati) che devono rimanere nel terreno per almeno 3 settimane. Un'altra malattia abbastanza comune ma non preoccupante è la scabbia della patata (Actinomyces scabiei); si formano sulla buccia piccole screpolature e protuberanze, dovute ad anormali proliferazioni e successive desquamazioni degli strati superficiali che rovinano l'aspetto dei tuberi senza intaccarne però la polpa. Per il consumo basta asportare semplicemente la scabbia.

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PATATA DOLCE

Detta anche "patata americana" l'Ipomea batata non è imparentata con la patata comune, sebbene sia anch'essa originaria del continente americano. E' una pianta perenne alta 20-30 cm, con foglie cuoriformi e fioritura rosa-violetta. Poiché ha un periodo vegetativo di 5 mesi, è coltivata in zone dove l'estate è lunga e calda, con temperature notturne di almeno 16°C. Le radici sono tuberose, commestibili, con polpa soda, dolce, bianca o giallognola. I tralci si dipartono dalle gemme e dai germogli emessi dai tuberi.

MOLTIPLICAZIONE

Per ottenere molti getti è necessario collocare i tuberi ad una profondità di 5 cm in cassoni contenenti sabbia umida, da tenere alla temperatura di almeno 24°C. I germogli crescono fino a 20-25 cm, dopo di che, non appena la temperatura minima esterna raggiunge i 16°C, i polloni devono essere rimossi e messi a dimora a 40 cm l'uno dall'altro, in terreno sciolto e sabbioso, a una profondità di 15 cm circa, lasciando in superficie 2 foglie al massimo.

CURE COLTURALI

Richiede poche cure: solitamente basta un accurato diserbo, che va effettuato facendo attenzione a non danneggiare le radici superficiali.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

La raccolta viene effettuata a fine autunno, quando i primi geli anneriscono l'apice della pianta; occorre però fare molta attenzione quando si tolgono le patate dal terreno, in quanto la buccia è assai delicata. I tuberi devono essere fatti asciugare per alcune ore, poi vanno riposti in cassette ricoperte con carta di giornale, ricoverati in luogo asciutto e caldo (26°C) per due settimane circa e messi infine in locale fresco e asciutto, a una temperatura di 10-13°C.

RAPA

La Brassica campestris "rapa" è una crucifera originaria dei climi freddi, che tuttavia non tollera le forti gelate. E' apprezzata soprattutto per la radice, di forma conico-ingrossata e carnosa e di colore bianco o violaceo. Predilige un terreno lavorato, profondo, sciolto, fertile, con un pH neutro o leggermente alcalino, concimato con letame. Il clima ideale è fresco e umido; se infatti è caldo le piante rischiano di andare precocemente a seme, sottraendo così sostanze nutritive alle radici, che diventano dure e fibrose.

MOLTIPLICAZIONE

Le varietà precoci si seminano da fine inverno a fine primavera per ottenere un raccolto estivo, mentre le varietà tardive, seminate in estate, vengono raccolte in autunno-inverno. I semi vanno posti in piccoli solchi di 1 cm distanti tra loro 40 cm circa; il diradamento va effettuato quando le piantine sono alte 3-5 cm, distanziandole di 15-25 cm a seconda che siano precoci o tardive. Eventualmente, quando le piante saranno più sviluppate, andranno diradate ulteriormente.

CURE COLTURALI

Il terreno deve essere bagnato regolarmente e copiosamente, evitando i ristagni, inoltre deve essere mantenuto libero da infestanti.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

La raccolta avviene quando le radici hanno un diametro di 5-10 cm, a seconda della varietà, e comunque prima che diventino troppo dure. Le rape tardive (raccolte in autunno-inverno) devono essere conservate in cassette con sabbia asciutta, in ambiente protetto dal gelo; si possono però lasciare anche nel terreno, a condizione che non diventi umido, altrimenti le radici potrebbero marcire o essere intaccate da parassiti.

RAVANELLO

Il ravanello (Raphanus sativum) è una pianta erbacea alta 8-10 cm originaria dell'estremo oriente. Ha radici di forma tonda o cilindrica più o meno allungata, di colore bianco, rosso o bicolori, molto apprezzate per il sapore gradevole e piccante e per il contenuto di ferro e vitamina C. Crescono bene in terreno leggero, ben drenato, ricco di sostanza organica, preferibilmente all'ombra di altre colture.

MOLTIPLICAZIONE

Si può seminare in qualsiasi angolo dell'orto o anche in cassette sul terrazzo, direttamente a dimora, in file distanziate 15-20 cm, entro piccoli solchi, o a spaglio, in modo uniforme. E' consigliata anche la semina consociata a ortaggi di sviluppo più lento, come lattughe e spinaci. Il periodo di semina va da febbraio a ottobre, ma si può ottenere una produzione precoce (fine marzo) seminando da fine gennaio a febbraio in cassone freddo o sotto plastica. Per avere sempre ravanelli teneri e freschi, vista la loro rapida crescita (4-6 settimane), conviene seminarne quantità ridotte ogni 15 giorni circa.

CURE COLTURALI

Per permettere un buon sviluppo delle radici, occorre diradare le piantine e innaffiare regolarmente. Le semine estive devono essere effettuate in posizione fresca e ombreggiata; infatti, i ravanelli coltivati in terreno asciutto e in pieno sole fioriscono prematuramente, hanno sapore aspro e risultano disidratati.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

La raccolta si esegue quando le radici sono completamente sviluppate ed emergono un po' dal terreno, mentre internamente devono essere ancora compatte, tenere e acquose. I ravanelli invernali, pronti per il consumo circa 90 giorni dopo la semina, devono essere lasciati nel terreno e raccolti scalarmente, riparandoli eventualmente dal gelo con della paglia.

PARASSITI E MALATTIE

Il pericolo più grave è rappresentato dalla altica dei cavoli (Phyllotreta nemorum): gli insetti adulti rodono le foglie, mentre le larve si nutrono delle radici. Poiché gli attacchi più violenti si verificano nei periodi di clima secco, è necessario innaffiare le piante con una canna dal getto potente, mentre nei casi più gravi si può ricorrere alla polvere di piretro.

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SCALOGNO

Comunemente detto scalogno, l'Allium ascalonicum è una Liliacea affine all'aglio e alla cipolla, che conferisce agli alimenti un aroma molto particolare. Se ne coltivano 2 varietà: lo "scalogno comune", rustico, caratterizzato da bulbi di forma allungata, violacei, con sapore simile a quello dell'aglio e conservabili a lungo; lo "scalogno olandese", precoce e poco vigoroso, che produce dei bulbi globosi e giallastri, dal sapore simile a quello della cipolla. Esige un terreno tendenzialmente sciolto, ben drenato, arricchito preferibilmente con concimi minerali.

MOLTIPLICAZIONE

Si semina utilizzando gli spicchi (alla raccolta sono uniti in gruppi di 2-3), a fine autunno se il clima della zona è mite, a febbraio-marzo se è rigido. Gli spicchi vengono disposti su file tra loro distanti 30 cm, a intervalli di 10-15 cm l'uno dall'altro e ad una profondità di 2-3 cm.

CURE COLTURALI

Il lavoro colturale principale è la sarchiatura, che va ripetuta più volte a seconda del grado di infestazione e di compattezza del terreno, mentre non è necessaria, solitamente, l'irrigazione.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

La raccolta avviene tra luglio e novembre: quando le foglie sono ingiallite, si estraggono i bulbi e si fanno seccare al sole. I bulbi devono essere conservati in posto aerato e fresco, togliendo loro le tuniche esterne non aderenti, perché, accumulando umidità, potrebbero portarli a marcescenza.

SEDANO RAPA

Il sedano rapa (Apium graveolens "rapaceum") è una varietà di sedano coltivata per la voluminosa e saporita radice, oltre che per il suo considerevole contenuto in vitamine e sostanze minerali. Esige terreno ricco e fertile, vangato in profondità, e clima fresco e umido.

MOLTIPLICAZIONE

Può essere seminato in semenzaio a inizio primavera e trapiantato a dimora all'inizio della estate in aiuole distanti 40 cm l'una dall'altra.

CURE COLTURALI

Occorre eliminare le foglie periferiche ingiallite o con picciolo spaccato, annaffiare spesso e sarchiare.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

La raccolta avviene ad autunno inoltrato, sradicando il sedano rapa e sopprimendo le radici secondarie e le grandi foglie. Le piante vengono poi conservate in casse con sabbia umida in ambiente riparato dal freddo. Le foglie più tenere sono usate come condimento o fatte essiccare.

TOPINAMBUR

L'Helianthus tuberosus è una pianta perenne coltivata come annuale per le radici tuberose irregolari rosso-violacee, dal sapore simile al cuore del carciofo e da consumare cotte o crude. Originaria dell'America settentrionale, raggiunge un'altezza di 3 m, ha fiori gialli autunnali e tuberi irregolari e nodosi, lunghi 10 cm circa e spessi 5-8 cm, con polpa biancastra.

MOLTIPLICAZIONE

I tuberi da seme vengono messi a dimora verso fine inverno-inizio primavera a una profondità di 10-12 cm e a intervalli di 40 cm, su file distanti tra loro 50-70 cm.

CURE COLTURALI

Nei terreni leggeri non sono necessarie cure colturali, mentre in quelli pesanti occorre sarchiare spesso per eliminare le erbe infestanti. Se non piove, bisogna ricorrere a innaffiature regolari. Nel periodo estivo è preferibile eliminare gli apici fiorali, per impedire la produzione di fiori che potrebbero sottrarre elementi nutritivi ai tuberi.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

I tuberi vanno dissotterrati sul finire dell'autunno, avendo cura di toglierli tutti, altrimenti l'anno successivo potrebbero germogliare e quindi danneggiare le nuove coltivazioni. Vanno poi conservati in luogo fresco e protetto dal gelo, in cassette di sabbia.

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ORTAGGI A FOGLIE E FUSTO

ASPARAGO

L'Asparagus officinalis è una pianta perenne, spontanea nelle golene dei fiumi e nei terreni freschi e alluvionali di alcune zone costiere mediterranee. Caratteristico è il sistema radicale rizomatoso (zampa), dal quale si elevano i polloni (turioni), apprezzati a tavola per il sapore raffinato, per l'alto contenuto di ferro, di vitamine A, B, PP e per il basso valore energetico (20 calorie per hg); i turioni, teneri e carnosi, spuntano in primavera e, se non vengono tagliati, sviluppano dei fusti ramificati che raggiungono 1-1,5 m di altezza. L'asparago è una pianta rustica, teme l'umidità ma sopporta il caldo prolungato e il freddo intenso; tuttavia se l'inverno è particolarmente rigido è meglio proteggere l'asparagiaia con paglia. Il terreno ideale è fertile, leggero, ben drenato, o anche sabbioso, a condizione che sia stato arricchito con terricciato e concime; il pH deve essere intorno a 6,5.

MOLTIPLICAZIONE

A fine inverno-inizio primavera, dopo aver completamente liberato il terreno dalle erbe infestanti, si preparano delle fosse, distanti 70 cm, profonde 25 e larghe 60, sul fondo delle quali si pone uno strato di 10 cm circa di letame maturo, coperto da un leggero strato di terra sul quale si mettono a dimora, le zampe disponendole con le radici a raggiera, a una distanza sulla fila di 60 cm; infine, si ricoprono con 6-8 cm di terra. Si può iniziare anche partendo dal seme, ma occorre aspettare tre anni prima di poter raccogliere i turioni.

CURE COLTURALI

E' necessario effettuare irrigazioni estive (più o meno abbondanti in relazione alla natura del terreno), accurate sarchiature per liberare il terreno dalle infestanti e una concimazione con letame, che deve poi essere ricoperto con circa 5 cm di terreno. Nel primo anno di coltivazione, ai primi di aprile, spuntano i turioni, che non devono però essere raccolti per non indebolire le piante. Ad integrazione delle normali cure colturali già descritte, bisogna aggiungere della terra per pareggiare la superficie del terreno, in modo che le zampe risultino ben coperte.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

Nella primavera dell'anno successivo inizia la raccolta, che deve limitarsi a pochi turioni, prelevati, prima che si aprano, dalle piante più vigorose. Dal quarto al decimo anno si ha un raccolto pieno (5-6 kg/10 mq). Occorre tenere sempre libero il terreno da infestanti, incorporando in superficie un po' di letame maturo ed eventualmente un fertilizzante (ad esempio, nitrato armonico in quantità di 0,2 kg/10 mq). Negli anni successivi, fino al quattordicesimo, la produzione inizia a decrescere. I turioni vanno asportati quando raggiungono un'altezza di circa 8-10 cm, in quanto, se lasciati ulteriormente crescere, diventano legnosi e immangiabili; bisogna tagliare appena sotto il livello del terreno, preferibilmente usando l'apposito coltello ricurvo. Terminato il raccolto, si lasciano crescere liberamente i turioni rimasti. A fine anno, le piante secche vanno tagliate a 2-3 cm sopra il livello del terreno. Gli asparagi si possono conservare anche in congelatore, ma sarebbe meglio consumarli appena colti, per gustarne appieno il caratteristico sapore.

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BIETA DA COSTE

La Beta vulgaris "cycla", comunemente chiamata «bietola da coste», è una varietà biennale, coltivata come annuale, della specie Beta vulgaris, a cui appartiene anche la bietola da radici, da cui si differenzia per la radice poco ingrossata, un maggiore sviluppo della foglia e, in particolare, del picciolo e della nervatura centrale. E' ricca di vitamina A e PP e di ferro; ha un basso valore energetico (26 calorie per hg). Vuole terreno di medio impasto, profondo, fertile, arricchito con concime organico e con un pH intorno a 6,5. Non ha particolari esigenze climatiche.

MOLTIPLICAZIONE

Se si semina in febbraio-marzo in semenzaio coperto, le piantine vanno trapiantate in aprile (quando hanno 4 foglie) e raccolte in estate; se si semina in aprile-maggio in semenzaio o a dimora all'aperto, vanno trapiantate in maggio-giugno e raccolte in autunno; si può effettuare anche una semina estiva con raccolta a fine inverno. Le piante devono essere collocate ad una distanza di 30 cm l'una dall'altra, lungo file distanti tra loro 45-50 cm.

CURE COLTURALI

Richiede sarchiature regolari e irrigazioni abbondanti nel periodo estivo; può essere anche molto utile una pacciamatura.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

La raccolta della coltura estiva avviene staccando le singole foglie, ben sviluppate, iniziando da quelle periferiche; per la coltura autunno-invernale si deve estirpare la pianta intera.

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CARCIOFO

Il carciofo (Cynara cardunculus scolymus) è una pianta perenne, cespitosa, a rapida crescita (altezza 80-150 cm). La parte commestibile è quella interna delle infiorescenze, che sono avvolte da brattee carnose di colore verde o violaceo, provviste o meno di spine a seconda della varietà. Il carciofo è assai apprezzato per l'aroma e il valore nutritivo, per l'alto contenuto di ferro, vitamina B e sali minerali e per le proprietà toniche e depurative. Richiede clima temperato, poiché non sopporta i geli invernali; resiste invece al vento e alla salsedine. Il terreno ideale è quello ricco, con pH intorno a 6,5, di medio impasto, lavorato in profondità e concimato abbondantemente con letame maturo.

MOLTIPLICAZIONE

Generalmente il carciofo si moltiplica utilizzando i polloni, chiamati "carducci", prelevati dalle piante migliori, quando sono lunghi 25-30 cm (4-5 foglie), assieme a una parte delle radici; questi vanno interrati a inizio primavera (in climi freddi) o in autunno (in climi caldi) su file tra loro distanti 90-120 cm e a 60-100 cm di distanza sulla fila.

CURE COLTURALI

Essendo una coltura che può restare in produzione per alcuni anni, dove l'inverno è rigido occorre tagliare in autunno il fusto principale, lasciando i polloni che saranno utilizzati in primavera e proteggendo la pianta con paglia intorno alla base. Ogni anno, in primavera, il terreno va arricchito con altro letame ben maturo (anche 2 kg per pianta) ed eventualmente anche con concimi chimici (solfato potassico e nitrato di calcio, nella dose di 20-30 g per pianta), da interrare tramite sarchiature che vanno poi ripetute frequentemente.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

Una pianta può produrre, mediamente, 8-10 carciofi; questi vanno raccolti tagliando a metà il gambo quando sono ben sviluppati e hanno le foglie ancora verdi (se cominciano a diventare rosse e tendono ad aprirsi non sono più adatti al consumo). Si raccolgono da dicembre a giugno, a seconda della varietà.

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CARDO

Il cardo (Cynara cardunculus) è una specie erbacea e perenne che appartiene allo stesso genere del carciofo. E' coltivata come annuale per i piccioli larghi, carnosi e dolci delle foglie, ricchi di sali minerali e vitamine (in particolare di vitamina B). Esige terreno sciolto, fertile, ricco di sostanza organica e si adatta abbastanza a qualsiasi clima, tranne a quello troppo umido.

MOLTIPLICAZIONE

Si semina in aprile-maggio ad una profondità di 2-3 cm, in piccole buche, profonde una decina di cm (sul fondo delle quali viene messo del terricciato) e distanti tra loro 1 m circa. Bisogna depositare 4-5 semi per buca. Dopo 40-50 giorni si diradano le piantine, lasciando per ogni buca la più robusta.

CURE COLTURALI

Bisogna sarchiare il terreno e innaffiare con frequenza. Poiché è una pianta che esige diverse sostanze nutritive, è bene effettuare una concimazione nel periodo di maggior sviluppo (metà luglio-inizio agosto). Importante, inoltre, è l'operazione di imbianchimento: a settembre si legano le foglie asciutte, in 2-3 punti, poi si avvolge la pianta con paglia o sacchi di juta e si rincalza per 30 cm circa.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

Dopo 20-25 giorni, si può iniziare la raccolta (un cardo può pesare fino a 9-10 kg); se ci si attarda troppo, infatti, si rischia la perdita del prodotto per marcescenza. Quando arriva il gelo, le piante non ancora pronte per il consumo vanno sradicate insieme alla zolla di terreno e collocate in un locale riparato dal gelo, aerato e scuro, sistemandole in posizione verticale, leggermente distanziate tra loro, su sabbia asciutta: proseguirà così la maturazione e l'imbianchimento. Il periodo della raccolta va da fine ottobre a inizio novembre.

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CAVOLI BROCCOLI

I cavoli broccoli (Brassica oleracea "botritys cymosa") somigliano molto ai cavolfiori, ma hanno uno stelo più sottile e la testa più piccola, soda e compatta. Pur essendo ortaggi tipicamente invernali hanno bisogno di un clima mite. La moltiplicazione, le cure colturali e il periodo di raccolta sono gli stessi del cavolfiore.

CAVOLINI DI BRUXELLES

La Brassica oleracea "gemmifera" è una pianta biennale con fusto alto circa 1 m e foglie alterne dotate di lunghi piccioli, all'ascella delle quali si sviluppano germogli che danno origine a glomeruli (cavolini) arrotondati, che rivestono dalla base all'apice la pianta stessa, in numero da 25 a 30. Questi ortaggi sono ricchi di sali minerali e vitamine (C in particolare), hanno un notevole valore nutritivo, un medio valore calorico e un sapore gradevole e raffinato. Esigono terreno di medio impasto, fresco e ricco di humus; non hanno particolari esigenze climatiche, anche se prediligono le zone con inverni freddi.

MOLTIPLICAZIONE

Per le varietà precoci la semina inizia a febbraio, in semenzaio protetto: si utilizzano 2 g di seme per mq; si trapianta verso maggio, si raccoglie a fine agosto. Da metà marzo a metà aprile è possibile la semina delle varietà intermedie, sempre in semenzaio coperto o, se il clima lo permette, all'aperto, con trapianto a maggio-giugno e raccolta a novembre. Per le varietà tardive, seminate a primavera inoltrata, il trapianto è estivo e la raccolta a febbraio. Il trapianto si effettua dopo 6 settimane circa dalla semina, quando l'altezza delle piante è di 12-15 cm (come tutti i cavoli, non soffrono per questa operazione). Le piante devono essere poste a 70 cm di distanza le une dalle altre, su file distanti 80 cm tra loro, bagnando a fine operazione.

CURE COLTURALI

I cavolini richiedono lavorazioni profonde, somministrazione abbondante di sostanza organica e correzione del pH acido del terreno con calce. Occorrono diverse zappettature per eliminare le erbe infestanti e rompere la crosta superficiale del terreno; sono, inoltre, necessarie frequenti innaffiature, se il clima è siccitoso (il terreno, infatti, deve essere sempre umido), e una rincalzatura per sostenere la pianta (eventualmente si possono utilizzare degli appositi sostegni). Eliminando le foglie basali, se sono in eccesso, e quelle ingiallite, si favorisce lo sviluppo dei glomeruli.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

I cavolini si raccolgono quando hanno raggiunto la grossezza di una noce e non sono ancora schiusi, procedendo dal basso verso l'alto, in quanto la maturazione è scalare. Si consumano in insalata o conditi in vari altri modi.

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CAVOLO CAPPUCCIO

Il cavolo cappuccio (Brassica oleracea capitata) è così chiamato per le foglie liscie e concave, che si stratificano le une sulle altre, formando una "testa" o "cappuccio" di forma varia, che racchiude la gemma centrale. E' un ortaggio molto nutriente e saporito, ricco di vitamine (A, B, C e PP), di sali minerali e con un basso valore energetico (23 calorie per hg). Le numerose varietà si distinguono in base all'epoca di raccolta (precoci e tardive), alla forma della testa e al colore delle foglie. Si possono coltivare in qualsiasi clima, ma nelle zone calde e asciutte è possibile solo una coltura autunno-invernale. Richiede terreno fertile, lavorato in profondità, abbondantemente concimato con letame, con elevata capacità idrica e con un pH compreso tra 5,5 e 6,8 (ricordiamo che per abbassare il pH occorre aggiungere calce). Non va coltivato su aiuole utilizzate in precedenza per ortaggi della stessa famiglia.

MOLTIPLICAZIONE

Questa specie si può suddividere, a seconda del periodo di raccolta, in 3 gruppi. I "cavoli primaverili" vengono seminati in semenzaio a fine estate-inizio autunno, secondo il clima. Vengono trapiantati a dimora 40 giorni circa dopo la semina, distanziati tra loro di 40 cm, o di più per le varietà voluminose, su file distanti 50-60 cm l'una dall'altra. Si raccolgono a primavera avanzata e, nelle zone a clima temperato, fino a inizio estate. I "cavoli estivi ed autunnali" si seminano in semenzaio o all'aperto, secondo il clima, a marzo-giugno. Vengono trapiantati quando sono ancora piccoli (intorno ai 5 cm) in maggio-agosto, a una distanza di 45 cm circa tra loro, su file distanti 50 cm l'una dall'altra. Sono di rapido sviluppo e vengono raccolti da giugno a ottobre. I "cavoli invernali" vengono seminati a maggio-giugno. Quando le piantine sono alte 10-12 cm (intorno ad agosto), si trapiantano su file distanti 60 cm tra loro, lasciando 50 cm circa tra una pianta e l'altra. Si raccolgono per tutto l'inverno. Il trapianto è un'operazione molto importante, che deve essere effettuata con cura; a questo scopo bisogna usare un trapiantatoio per aprire i fori nel terreno e riporre le piantine alla stessa profondità alla quale si trovano nel semenzaio. Con il cavolo cappuccio si possono utilizzare aiuole di ripicchettatura: estratte dal semenzaio, invece di essere poste subito a dimora, le piantine possono essere dunque trapiantate in un'aiuola provvisoria, in attesa che se ne liberino altre. Questa operazione, se effettuata con cura, non apporterà alcun danno o ritardo vegetativo alla pianta. Dopo il trapianto è opportuno assestare bene la terra attorno alle piantine, premendo con le mani o con un attrezzo adeguato.

CURE COLTURALI

Occorre mantenere la terra libera da infestanti e costantemente irrigata, con particolare riguardo per la coltura estiva. Il cavolo cappuccio richiede molto azoto, e quindi è consigliabile una somministrazione di concimi organici, quali pollina o farina di sangue, in copertura, ovvero quando i cavoli sono già stati messi a dimora e la loro crescita è veloce. Può essere utile anche la rincalzatura, da effettuarsi in più riprese durante la crescita.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

La raccolta si esegue quando la testa è compatta e grande, tagliando appena sotto le foglie. Il resto della pianta va comunque estirpato ed eliminato, in quanto può essere causa di diffusione di malattie. I cavoli si possono conservare anche per più di 3 mesi, se protetti con paglia e collocati in locale riparato dal gelo.

PARASSITI E MALATTIE

La malattia più dannosa e pericolosa è la cosiddetta ernia del cavolo (Plasmodiophora brassicae); è causata da spore fungine (quiescenti nel terreno anche per 7 anni), che producono ingrossamenti nelle radici principali e secondarie, portando in breve tempo alla marcescenza. Questa malattia è favorita dall'umidità del suolo e dall'acidità del terreno; di conseguenza, l'azione preventiva fondamentale è la rotazione (ovvero, bisogna evitare di portare sulla stessa aiuola piante della medesima famiglia prima che siano trascorsi almeno 4 anni) a cui va associata la somministrazione di calcio per ristabilire il pH del terreno; le piante infette vanno bruciate. Per limitare i danni di questo fungo si può irrorare il terreno con infuso di equiseto oppure somministrare un macerato di foglie di cavolo prima di eseguire la coltura. Tra gli insetti dannosi, ricordiamo la mosca del cavolo (Chortophila brassicae), le cui larve, nate da uova deposte alla base della pianta, penetrano nel terreno e poi nei tessuti della radice, scavando gallerie che raggiungono i piccioli delle foglie. Per prevenirne la comparsa si consiglia di asportare le crucifere infestanti spontanee, se invece l'infestazione è già avvenuta, è opportuno somministrare del nitrato di sodio (un cucchiaino circa) nelle immediate vicinanze della pianta (può anche essere utile come concimazione). Un altro insetto pericoloso per la coltura di questo ortaggio è la cavolaia (Pieris brassicae), la cui larva rode le foglie risparmiando solo le nervature principali; da adulta presenta un'apertura alare di 55-60 mm, capo nero, ali biancastre con macchie nere apicali a semiluna; un metodo pratico per debellare questo insetto è sicuramente la raccolta e distruzione delle sue larve; eventualmente si possono irrorare le piante con acqua saponata.

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CAVOLO CINESE

Tra le tante specie e varietà di cavoli, il cavolo cinese (Brassica sinensis) è uno dei più rustici e vigorosi. Necessita di terreno fertile, con pH tendente al basico, posto preferibilmente all'ombra. Si consuma cotto o crudo in insalata; ha un sapore più delicato degli altri cavoli ed è particolarmente ricco di vitamina C.

MOLTIPLICAZIONE

Viene seminato da aprile a luglio direttamente a dimora, lungo file distanti tra loro 50 cm circa, a intervalli di 30-35 cm; successivamente va diradato per far sì che le piante distino tra loro circa 25 cm.

CURE COLTURALI

Le cure colturali necessarie sono le innaffiature regolari per mantenere il terreno umido e la legatura delle foglie, alla base e alla cima, per imbianchirle internamente. E' inoltre necessario dare ogni tanto piccoli colpi con la zappa alle piante per allontanare le infestanti. Alla raccolta, che si protrae da metà estate fino all'inverno, si tagliano i cespi raso terra.

CAVOLO RICCIO

Il cavolo riccio (Brassica oleracea "Acephala viridis") è coltivato solo per le foglie, ricche di vitamine; è molto resistente al freddo e si adatta bene a qualsiasi terreno.

MOLTIPLICAZIONE

La semina avviene in semenzaio; in seguito si trapiantano le piantine a 50 cm di distanza l'una dall'altra su file distanti 60-70 cm circa tra loro.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE Da autunno inoltrato fino a tutto l'inverno si raccolgono le foglie a una a una, in quanto la pianta può ricacciare.

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CAVOLO VERZA

Chiamato anche "cavolo di Milano" o, più semplicemente "verza", la Brassica oleracea "sabauda" si presenta meno compatta del C. cappuccio e con foglie bollose, più gustose e digeribili

MOLTIPLICAZIONE

Le varietà estive si seminano su letto caldo in gennaio-febbraio, si trapiantano dopo 40 giorni circa e si raccolgono a maggio-giugno; le varietà invernali si seminano in giugno, si trapiantano in luglio-agosto e si raccolgono in inverno.

CURE COLTURALI Necessita delle stesse cure colturali del cavolo cappuccio.

CICORIA

La cicoria (Cichorium intybus) è una pianta perenne con radice fittonante, che cresce spontanea negli incolti. E' coltivata per la produzione di foglie verdi per insalate estive o di germogli (ottenuti con la forzatura) da consumare in inverno. E' apprezzata per il sapore amarognolo, per l'alto contenuto di ferro e di vitamina A, per le proprietà amaro-toniche, stomaciche e depurative e per il basso valore energetico (22 calorie per hg). La cicoria è una pianta rustica, resistente al gelo e alla siccità. Predilige clima fresco e terreno ricco, con pH intorno a 6-7, lavorato in profondità per consentire l'adeguato sviluppo delle radici e concimato con letame durante la coltura precedente.

MOLTIPLICAZIONE

La semina, effettuata generalmente a dimora, avviene in epoche diverse, secondo il clima e le varietà. Quelle "da taglio" possono essere seminate per tutta la primavera e l'estate, su file distanti tra loro 30-40 cm, a una profondità di 2 cm circa; è utile, per favorire una rapida germogliazione, una rullatura del terreno. Successivamente si esegue un diradamento, lasciando a pochi centimetri le varietà con foglie lunghe e a distanze superiori quelle con foglie larghe. Le varietà "a cespo" vanno seminate come le precedenti, ma diradate a una distanza maggiore; danno un solo raccolto all'anno. La forzatura si effettua in letto-caldo: le radici di cicoria, estratte dal terreno ai primi geli e spuntate a 2-3 cm dal colletto, vengono messe a dimora e ricoperte da un leggero strato di paglia; dopo 15-20 giorni si ottengono nuovi germogli che, se tagliati accuratamente alla raccolta, potranno ricacciare nuovamente.

CURE COLTURALI

Come cure colturali sono necessarie ripetute sarchiature e abbondanti irrigazioni.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

La raccolta si pratica tagliando la pianta sopra il colletto, anche 5-6 volte l'anno se la coltura è ben attuata.

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CIME DI RAPA

La Brassica campestris "cymosa", più nota con il nome di "cima di rapa", è una specie biennale alta 40-70 cm, che cresce spontanea in molte zone dell'Italia centro-meridionale. E' coltivata come annuale per il consumo delle foglie e delle giovani infiorescenze. Si adatta ai vari tipi di terreno, sciolti, compatti o moderatamente fertili.

MOLTIPLICAZIONE

La semina, nelle zone a clima freddo, avviene in primavera, mentre nelle zone a clima mite si può posticipare all'estate. Normalmente si utilizzano 4 g di semenza per 10 mq di terreno; il trapianto si effettua mettendo a dimora le piantine dopo un mese circa dalla semina, a 20 cm di distanza tra loro, su file distanti 40-50 cm l'una dall'altra.

CURE COLTURALI

Le cime di rapa necessitano di sarchiature e irrigazioni ripetute, soprattutto nel primo periodo di crescita.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

Dopo poco più di un mese dalla semina si può iniziare la raccolta, scegliendo le piante meglio sviluppate e tagliandole alla base, prima che l'infiorescenza si apra; il raccolto si può ripetere per diversi mesi.

FINOCCHIO

Il finocchio (Foeniculum vulgare "dulce") è una pianta erbacea, spontanea in Europa nelle zone aride e incolte, coltivata per le tipiche guaine fogliari carnose che sviluppandosi formano un grumolo compatto dal sapore zuccherino e gradevole, con proprietà digestive e toniche. Si utilizzano anche i semi, che contengono l'anetolo, una sostanza aromatica impiegata nella produzione di liquori. La radice, a fittone, può raggiungere i 30-40 cm di profondità. In Italia la coltura di questo ortaggio è caratteristica dei climi miti delle zone costiere centro-meridionali, mentre al Nord è possibile coltivarlo fino a metà novembre circa, in quanto il finocchio è sensibile anche a lievi gelate; la temperatura ottimale è intorno ai 15-20°C. Vuole terreni di medio impasto o tendenti allo sciolto, profondi, fertili, soleggiati e preferibilmente con un pH compreso tra 6 e 6,8. Non deve però essere coltivato per più di 1 anno nella stessa aiuola o dopo colture della stessa famiglia (carote, prezzemolo ecc.). Il terreno va lavorato in profondità e accuratamente, interrando del letame ben maturo (3-4 kg per mq). Tuttavia, a causa del suo breve ciclo vegetativo, è preferibile usare la concimazione organica per altre colture che riescono a sfruttarla meglio; in ogni caso, la concimazione deve essere stata effettuata almeno per la coltura precedente.

MOLTIPLICAZIONE

Solitamente la semina avviene a dimora, in solchi tra loro distanti 40-50 cm e poco profondi, nei mesi di giugno-luglio (anche prima, in alcune zone del Sud); in questo caso la raccolta inizia in autunno. Per ottenere invece il prodotto a fine inverno-primavera, si semina in semenzaio in agosto, trapiantando in ottobre. Quando le piantine sono alte 5-7 cm, si deve effettuare un diradamento in modo da distanziarle di 20 cm circa l'una dall'altra; le piantine estirpate si possono eventualmente utilizzare per altre superfici. Se si adoperano varietà inadatte all'epoca di coltivazione prescelta, si può verificare la prefioritura, per cui la pianta, essendo sensibile all'aumento di ore di luce giornaliere, inizia a fiorire nelle prime fasi di ingrossamento del grumolo, compromettendo il raccolto. Le infiorescenze possono essere fatte essiccare appendendo la pianta in ambiente asciutto.

CURE COLTURALI

Bisogna effettuare sarchiature e irrigazioni soprattutto nel periodo estivo, ed eventualmente una concimazione azotata (a seconda delle concimazioni organiche praticate in precedenza e della fertilità del terreno), utilizzando circa 10 g di nitrato armonico per mq. I nitrati di origine chimica possono essere sostituiti con sangue secco (reperibile nelle rivendite di articoli per giardinaggio) da interrare con una zappettatura artificiale. Nel caso di intense gelate, soprattutto nel periodo autunnale, è necessario ricoprire i grumoli con foglie oppure conservarli in ambiente umido (per esempio in cantina).

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

Circa 1 mese prima della raccolta occorre rincalzare le piante per favorire l'imbianchimento. Quando i grumoli sono ben ingrossati, e prima che diventino fibrosi e duri, vanno tagliati a livello del terreno. Nelle zone fredde è meglio coprire le piante con paglia. I finocchi si conservano in locali freschi, aerati, in strati immersi nella sabbia.

INDIVIA

L'indivia (Cichorium endivia) è un ortaggio da insalata, originario della zona mediterranea, ma con varietà che resistono anche al freddo. E' coltivata per i cespi, teneri e croccanti, amarognoli, dalle consistenti proprietà nutritive e toniche, ricchi di sali minerali e vitamine con un basso valore energetico (13 calorie per hg). Si distinguono 2 gruppi di varietà con caratteristiche diverse. La "scarola" (C. endivia "latifolium"), con foglie esterne larghe e corte, a margine frastagliato e foglie interne, formanti il "cuore", bianche e molto tenere. La "riccia" (C. endivia "crispum"), dal caratteristico cespo formato da foglie frastagliate. Predilige un terreno ricco di humus, fresco, ben lavorato, con un pH compreso tra 6 e 7.

MOLTIPLICAZIONE

La semina della riccia avviene in semenzaio, in marzo-aprile per le varietà precoci (raccolta estiva) e giugno-luglio per la raccolta autunno-invernale; la scarola si semina in luglio-agosto, sempre in semenzaio, per ottenere un raccolto invernale. Il trapianto si attua quando le piantine hanno 6-8 foglie, distanziandole tra loro di 30-35 cm su file distanti 40 cm circa l'una dall'altra.

CURE COLTURALI

Bisogna sarchiare più volte il terreno per eliminare le infestanti, irrigare frequentemente e aggiungere concimi azotati.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

Circa 8-10 giorni prima della raccolta, si devono legare i cespi per l'imbianchimento (le foglie, legate il più in alto possibile con rafia, dovranno essere ben asciutte per evitare il marciume). In alternativa, è possibile coprirli con paglia o fogli di polietilene nero. Appena imbianchiti, i cespi vanno tagliati alla base e consumati freschi.

LATTUGA

Tra gli ortaggi da foglia per insalata, la lattuga (Lactuca scariola sativa) è probabilmente la più coltivata; grazie alle numerose cultivar disponibili si possono infatti ottenere raccolti tutto l'anno. Presenta, inoltre, un apprezzabile contenuto di vitamine e sali minerali, proprietà sedative e calmanti e un basso valore energetico (20 calorie per hg). In base alla forma del cespo di foglie si possono dividere in 3 gruppi. La "lattuga romana" (L. sativa "longifolia") ha cespo voluminoso, foglie allungate e costola (nervatura mediana) grossa, colore dal verde chiaro e brillante al verde grigio, con sfumature più scure nelle parti esposte alla luce. La "lattuga a cappuccio" (L. sativa capitata) ha foglie tondeggianti di colore verde chiaro oppure sfumate di giallo o rosso, molto tenere, chiuse a palla più o meno compatta. La "lattuga da taglio" ha foglie arrotondate o lunghe, di colore verde chiaro, che vanno tagliate a livello del terreno ogni 15-20 giorni circa. In base al periodo di coltivazione possiamo anche classificare la lattuga in 2 tipi: quella "invernale", coltivata in zone a inverni miti, all'aperto o sotto ripari di vetro se la temperatura è inferiore ai 4°C, e quella "primaverile-estiva", che è adatta a essere coltivata anche in cassette. Il terreno ideale è quello fertile, permeabile, soffice, ricco di sostanza organica, mentre per quanto riguarda il clima bisogna evitare il caldo secco, che porta a seme la coltura.

MOLTIPLICAZIONE

Vengono seminate scalarmente in semenzaio o letto caldo, in gennaio-aprile per la raccolta primaverile, in maggio-luglio per quella estiva, e in agosto-ottobre per quella invernale. Le piantine vengono poi trapiantate a dimora 40-50 giorni dopo la semina, a una distanza di 35-40 cm l'una dall'altra, facendo attenzione a non danneggiare le delicate radici. Le semine all'aperto si effettuano, sempre in semenzaio, da marzo a inizio ottobre, con messa a dimora, quando le piantine hanno almeno 8-10 foglioline, possibilmente su terreno asciutto, a 30 cm sulla fila e lasciando 35-40 cm tra una fila e l'altra. Tenendo conto che un cespo di 300 g ha uno sviluppo di circa 30 cm di diametro, bisogna evitare i trapianti troppo fitti, che possono favorire l'insorgere di diverse malattie parassitarie.

CURE COLTURALI

Il terreno deve essere sarchiato e tenuto umido, altrimenti le piante fioriscono prematuramente, senza aver formato il "cuore". Questo inconveniente, che porta alla produzione di fusti grossi, amari e non commestibili, può essere provocato anche da trapianti effettuati in ritardo o troppo ravvicinati.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

Il grado di maturazione si riconosce dal colore e dalla consistenza del cuore: ad esempio, le lattughe a cappuccio vanno tagliate quando il cuore è sodo e compatto, con una lama affilata, nella parte più bassa del fusto. Si conservano in frigorifero e per un periodo di tempo molto limitato. Fra le varietà da taglio, raccolte scalarmente e nella quantità desiderata, dopo circa un mese dalla semina, bisogna ricordare il "soncino" o "lattughella di campagna" (Valerianella olitoria), della famiglia delle Valerianacee, spontanea o coltivata per avere insalata autunnale o invernale; la semina, effettuata a inizio autunno, può essere a spaglio o a file distanziate 30 cm tra loro. Le tecniche colturali sono le stesse esaminate in precedenza: dopo il taglio, effettuato a qualche cm sopra il colletto, il soncino (come le altre lattughe da taglio) ricaccerà, permettendo così una raccolta ripetuta.

PORRO

L'Allium porrum è una specie orticola biennale, coltivata come annuale per il consumo del falso fusto di forma circolare e ingrossata (formato da guaine fogliari fittamente sovrapposte) dal sapore simile a quello della cipolla, ma più delicato. L'apparato radicale è costituito da tantissime radici sottili e le foglie sono appiattite, con la parte terminale appuntita. Questa pianta, che può raggiungere anche 80 cm di altezza, è resistente alle basse temperature e la sua coltivazione è tipica delle regioni settentrionali (risente solo del caldo nei mesi estivi e in occasione del trapianto se le irrigazioni non sono sufficienti). Si adatta a vari tipi di suolo, ma predilige quelli piuttosto pesanti (sono da evitare i ristagni), ricchi di sostanza organica; il pH ottimale è compreso tra 6 e 6,8, ma è coltivabile anche in terreni leggermente tendenti al basico (pH 7,5); sono invece da evitare i terreni ad alta salinità. Il porro sfrutta l'apporto di letame (da interrare ben maturo un paio di mesi prima del trapianto) in misura di 2-4 kg/mq, secondo la natura del terreno e le precedenti concimazioni.

MOLTIPLICAZIONE

La semina avviene in dicembre-febbraio in cassone caldo: su 10-15 cm di letame e un letto di semina di 10 cm si spargono 2-3 g di seme per mq, coprendo e comprimendo leggermente. I semi impiegano 8-10 giorni per germinare; appena le piantine sono nate, occorre arieggiare il cassone, per evitare gli eccessi di umidità. Quando hanno raggiunto un diametro di 5-7 mm, sono pronte per essere trapiantate (60-70 giorni circa dalla semina) su file distanti tra loro 30-40 cm, mantenendo tra ciascuna piantina un intervallo di 10-15 cm. Si raccoglie a maggio-giugno. Si può seminare anche da marzo a maggio in semenzaio coperto o all'aperto, a seconda del clima, in questo caso il trapianto avviene in aprile-giugno e la raccolta a luglio-ottobre. Le semine estive sono effettuate per ottenere il prodotto nella primavera successiva. Il porro è un ortaggio che non soffre per il trapianto e che attecchisce facilmente. Generalmente, prima di mettere a dimora, si usa tagliare le punte delle foglie e delle radici, interrando poi le piantine ad una profondità di 7-10 cm ed irrigando moderatamente per favorire l'attecchimento.

CURE COLTURALI

Le cure colturali consistono nel tenere il terreno libero da infestanti con sarchiature, utili anche per la successiva assolcatura, necessaria per l'imbianchimento. Occorre irrigare con frequenza per aspersione e non per infiltrazione laterale, che potrebbe provocare marciume alla base delle piante. L'importante è, infine, l'imbianchimento, con il quale il porro diventa più tenero e gradevole. Questa pratica consiste nel rincalzare le piante 3-4 volte, assecondandone la crescita.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

La raccolta avviene gradualmente: le piante vanno estratte dal terreno senza forzarle, aiutandosi con vanga o forca, altrimenti si rischia di spezzarle. Si può effettuare la raccolta anche in una volta sola, in questo caso bisogna collocare i porri in un solco profondo 25-30 cm, accostare la terra e ricoprire il tutto con un tunnel di plastica aperto per consentire il necessario passaggio dell'aria. Da 10 mq di terreno si possono ottenere più di 15-30 kg di porri. Si conservano abbastanza a lungo e possono essere consumati sia crudi che cotti.

PARASSITI E MALATTIE

E' una pianta rustica, abbastanza resistente a malattie e parassiti, comuni peraltro a quelli della cipolla (è quindi meglio evitare la successione colturale di porri e cipolle).

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SEDANO

Si distinguono due specie di sedano (Apium graveolens): il sedano vero e proprio, del quale si utilizzano le coste bianche e croccanti e il sedano-rapa, coltivato per la radice. Quest'ultimo è molto diffuso nell'Europa centro-settentrionale, mentre in Italia lo è meno. Il sedano da coste Apium graveolens "dulce" è una pianta erbacea biennale, ma coltivata come annuale. Le sue foglie sono caratterizzate da piccioli lunghi (chiamati anche "gambi" o "coste"), generalmente carnosi e percorsi da sottili costolature. Possono essere utilizzati anche i semi, per l'estrazione dell'essenza. Tra le molte varietà coltivate ricordiamo i "sedani da foglie", vigorosi e rustici, con foglie piccole che ricordano quelle del prezzemolo e gambi di modesto sviluppo; rivegetano rapidamente dopo il taglio, e vengono utilizzati per aromatizzare zuppe e minestre. Il sedano da coste si può coltivare ovunque, tenendo presente però che teme sia il gelo e le basse temperature sia la siccità e le temperature elevate; a causa della sua origine palustre, però, esige molta acqua e predilige terreni ricchi di sostanza organica.

MOLTIPLICAZIONE

La semina può avvenire in tempi diversi. Tra gennaio e febbraio si può seminare il sedano sotto cassone caldo (13°-16°C), ricoprendo con un leggero strato (5-10 mm) di terriccio i semi, che iniziano a germinare in media dopo 18-25 giorni. Successivamente, quando le piantine hanno 2-4 foglie, vanno trapiantate in cassone freddo ad una distanza di 6-8 cm, aprendo progressivamente il cassone per irrobustirle; infine si trapiantano a dimora tra aprile e maggio, quando hanno raggiunto i 15-20 cm d'altezza. Una seconda semina può essere effettuata a metà aprile, sotto cassone freddo, trapiantando a giugno. La semina all'aperto non può essere eseguita prima di maggio, il trapianto avviene a fine luglio e la raccolta da novembre in poi. In tal caso è bene provvedere a una protezione. Le giovani piante devono essere innaffiate regolarmente per evitare che vadano a seme prima di aver completato lo sviluppo. Affinché le piantine attecchiscano meglio, occorre cimare foglie e radici prima del trapianto, che deve essere eseguito in giornate con cielo coperto o dopo il tramonto. Una volta messe a dimora le piante, è necessario innaffiare abbondantemente.

CURE COLTURALI

Molto importante e particolare è la preparazione del terreno che accoglie le piantine. La lavorazione inizia in aprile: si apre un solco largo 40 cm e profondo 30, si pone sul fondo uno strato di letame maturo o terricciato, che deve poi essere ricoperto di terra in modo che la fossa risulti profonda circa 15 cm. La terra asportata deve essere accumulata a lato del solco per offrire protezione alle piantine (messe a dimora a una distanza di 30 cm l'una dall'altra) e convogliare l'acqua. E' possibile seminare su questi mucchi di terra laterali altri ortaggi a rapida crescita (lattughe, ravanelli ecc.), da raccogliere prima di rincalzare il sedano. L'operazione finale è l'imbianchimento, da effettuare quando le piante hanno raggiunto un'altezza di 35-40 cm. Per effettuare quest'ultima pratica bisogna procedere nel modo seguente: si legano le coste non troppo strette, appena sotto le foglie, e si rincalzano con la terra accumulata ai lati del solco, facendo attenzione a non farla cadere nel cuore della pianta. Tre settimane più tardi occorre ripetere l'operazione con più terra e, infine, dopo altre tre settimane, bisogna rincalzare fino alle foglie, creando una forte pendenza a ogni lato della fila. Per l'imbiancamento occorrono 3-8 settimane dopo il primo rincalzo.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

Il sedano può essere raccolto a più riprese, a seconda delle necessità, tagliandolo alla base. E' consigliabile proteggerlo con ripari o paglia quando iniziano i geli più rigidi.

PARASSITI E MALATTIE

Tra i parassiti ricordiamo la mosca del sedano (Philophylla heraclei), la cui larva scava gallerie sinuose nel mesofillo (estendendosi a gran parte della foglia), che si trasformano poi in aree necrotiche trasparenti che permettono di vedere le larve. Le foglie infestate vanno tolte e bruciate. Tra le malattie ricordiamo la septoriosi (Septoria apiicola), che si manifesta con macchie bruno-rossastre sempre più grandi e che porta a un rapido deperimento della pianta, e il marciume, che si produce qualora le giovani piantine vengano innaffiate troppo e siano poco ventilate durante la coltivazione in serra; occorre accertarsi, se si coltiva sotto vetro, che il vapore condensato inferiormente sulla lastra non sgoccioli danneggiando le piantine.

SPINACIO

Lo spinacio (Spinacia oleracea) è una pianta erbacea annuale coltivata per la produzione delle foglie, da prelevare a più riprese o da estirpare intere con le radici, a seconda delle varietà. Le foglie sono ricche di sali minerali, in particolar modo di ferro, contengono le vitamine A, C, K, E, PP e hanno medio valore energetico (33 calorie per hg). Gli spinaci si adattano a ogni tipo di clima, anche se crescono meglio in quello temperato, in quanto temono le basse temperature. Scegliendo diverse varietà si possono ottenere raccolti per tutto l'anno. Il terreno ottimale è sciolto, fertile, fresco, ricco di sostanza organica (letame ben maturo, ad esempio) e ben lavorato; il pH deve essere intorno a 6-6,5, se è superiore le piante soffrono di carenza di manganese.

MOLTIPLICAZIONE

Si semina a fine inverno per la raccolta primaverile-estiva, oppure in estate-autunno per la raccolta invernale. Le varietà precoci devono essere seminate in luogo soleggiato; è bene seminare le varietà tardive in luoghi ombreggiati, in quanto, se si verificano elevate temperature durante i primi 2 mesi dello sviluppo, gli spinaci vanno prematuramente a seme. E' necessario aprire dei solchi profondi 2-3 cm ogni 25-30 cm, collocare i semi e quindi diradare successivamente le piantine lasciandole a una distanza di 10 cm l'una dall'altra.

CURE COLTURALI

Bisogna sarchiare regolarmente le foglie per liberare il terreno dalle infestanti e per mantenerlo soffice; è necessario, inoltre, innaffiare periodicamente e somministrare un concime azotato, in quanto lo spinacio è sensibile alla carenza di questo elemento.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

Al momento della raccolta si tagliano le foglie esterne nella quantità desiderata, in questo modo la pianta ricaccerà e si potrà eseguire un secondo raccolto, tagliando il cespo al colletto.

PARASSITI E MALATTIE

Lo spinacio è difficilmente attaccato da parassiti e malattie. In climi caldo-umidi è soggetto alla peronospora (Peronospora spinaciae), che provoca il disseccamento delle foglie e si manifesta con aree giallastre nella pagina superiore e muffa bruno-viola su quella inferiore; il vettore della malattia può essere il seme. Volendo evitare i trattamenti chimici non resta che eliminare le piante malate e riseminare.

SPINACIO PERENNE

Simile allo spinacio è lo spinacio perenne (Tetragonia espansa), originario della Nuova Zelanda e così chiamato impropriamente, in quanto non appartiene alla famiglia delle Chenopodiacee, come lo spinacio, ma a quella delle Aizoacee; tuttavia, le due piante si rassomigliano molto, sia per l'aspetto delle foglie sia per il sapore. Essendo originario delle zone calde, può essere coltivato solo d'estate, in luoghi temperati. Ha le stesse esigenze, per quanto riguarda il terreno, dello spinacio.

MOLTIPLICAZIONE

La semina avviene in maggio-giugno; al fine di anticipare la germinazione (impiegano 30 giorni circa), è preferibile tenere i semi a bagno in acqua tiepida per una settimana, prima di metterli a dimora su file distanti 50-60 cm.

CURE COLTURALI

Quando le piante hanno raggiunto i 15-20 cm di altezza, bisogna cimarle, togliendo il germoglio centrale per favorire i germogli laterali.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

La raccolta è scalare e inizia circa 6 settimane dopo la semina. Le foglie e i germogli apicali si consumano come gli spinaci.

PARASSITI E MALATTIE

Come lo spinacio, anche lo spinacio perenne è difficilmente attaccato da parassiti e malattie. In climi caldo-umidi è soggetto alla peronospora (Peronospora spinaciae), che provoca il disseccamento della foglia e si manifesta con aree giallastre sulla pagina superiore e muffa bruno-viola su quella inferiore; il vettore della malattia può essere il seme. Come rimedio, volendo evitare i trattamenti chimici, è consigliabile eliminare le piante malate e riseminare.

ORTAGGI: FRUTTI, SEMI, FIORI

CAVOLFIORE

Il cavolfiore (Brassica oleracea botrytis) è una pianta erbacea caratterizzata da una "testa" di colore bianco, paglierino o violaceo, formata da peduncoli fiorali ingrossati e assai ravvicinati tra loro, che costituiscono la parte commestibile della pianta, insieme alle tenere foglie che la avvolgono. Ha stelo robusto, carnoso, alto 20-40 cm, con foglie ampie, liscie, e evidente nervatura centrale bianca. E' assai apprezzato per l'alto contenuto di vitamine (A, B, C e PP) e di sali minerali, e per il medio valore energetico (32 calorie per hg). E' una coltura molto produttiva e adatta per climi temperati, in quanto non sopporta né il gelo né la siccità. Predilige terreni sciolti, freschi, soleggiati, con un pH tra 6,5 e 7,5. Poiché presenta un apparato radicale molto sviluppato, necessita di lavorazioni profonde, nel corso delle quali si può interrare del letame, nel caso non sia già stato somministrato nella coltura precedente. Essendo una coltura esigente, si possono aggiungere anche del concime fosfo-potassico, al momento della preparazione del terreno o dell'impianto, e degli azotati quando si sta formando l'infiorescenza.

MOLTIPLICAZIONE

Per le varietà precoci la semina avviene a maggio-giugno, con trapianto a luglio e raccolta da ottobre a inizio gennaio; per le varietà tardive si semina a luglio, si effettua il trapianto in agosto-settembre e si raccoglie a febbraio-aprile. Dopo la semina si deve effettuare una copertura leggera di terra sciolta e una breve innaffiatura con fini gocce d'acqua; il periodo di germinazione è breve e dura 5-7 giorni. Dopo circa 40-50 giorni dalla semina, quando le piantine sono alte 15-20 cm e hanno sviluppato 3-4 foglie, si trapiantano a dimora, su file distanti tra loro 60-70 cm e a una distanza sulla fila di 60 cm circa.

CURE COLTURALI

Si effettua normalmente una sarchiatura (eventualmente anche due), al fine di rompere il terreno asciutto e compatto ed eliminare le infestanti. Bisogna inoltre rincalzare le piante, prima che si formino le infiorescenze, in quanto se questa operazione si effettua più avanti, si possono danneggiare le radici avventizie superficiali che si sono formate nel frattempo. Sono necessarie irrigazioni abbondanti, soprattutto nei periodi di siccità, mentre nelle zone fredde, verso novembre, si devono legare le foglie in cima per riparare la testa dal gelo.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

La raccolta inizia quando la testa ha raggiunto il massimo sviluppo, prima che cominci ad aprirsi e quando è ancora soda e compatta, tagliando poco al di sotto di essa se si intende consumarla subito; volendo conservarla (anche per più di un mese), si estirpa l'intera pianta con le radici e la si mette in un locale freddo ma asciutto.

PARASSITI E MALATTIE

Il cavolfiore è soggetto agli stessi parassiti e malattie del cavolo cappuccio. Assai diffuso per il cavolfiore è il pericolo della prefioritura, che si determina quando le infiorescenze si formano in ambiente caldo-arido, mentre in presenza di caldo-umido, quando sopraggiungono le piogge, si può verificare il fenomeno della virescenza, ovvero la formazione di foglie a scapito dei fiori. Per le varietà invernali è da temersi, inoltre, la "sfioritura", provocata da improvvisi rialzi termici dovuti ai venti caldo-umidi, che comporta la rapida maturazione dei fiori e, quindi, uno scadimento nella qualità del prodotto.

CETRIOLO

Il cetriolo (Cucumis sativus) è una pianta annuale originaria delle zone asiatiche calde, caratterizzata da un rigoglioso sviluppo vegetativo, prostrato o rampicante a seconda delle varietà, e da fiori monoici gialli. Si coltiva per la produzione dei frutti, dalla forma e colorazione varia, teneri e croccanti, ricchi di vitamine e ferro e con un basso valore energetico (17 calorie per hg). Il terreno deve essere di medio impasto, lavorato in profondità, concimato in abbondanza con letame maturo e concime organico e situato in posizione assolata. Dal momento che i fusti del cetriolo possono svilupparsi anche 3-4 m, occorre un'aiuola proporzionata, sia che venga coltivato a terra sia che venga allevato verticalmente con l'aiuto di reti di sostegno.

MOLTIPLICAZIONE

La semina a dimora all'aperto inizia a maggio, ponendo 3-4 semi per postarella e lasciando crescere successivamente soltanto la piantina più sviluppata: la distanza tra le postarelle varia dagli 80 ai 100 cm, secondo la varietà. Per ottenere una produzione anticipata si può seminare in aprile (o anche prima, nelle zone meridionali) in vasetti di torba o in cassoni, in luogo riparato; a fine maggio-inizio giugno, le piantine vanno trapiantate a dimora insieme con il pane di terra nel quale si sono sviluppate.

CURE COLTURALI

Necessita di abbondanti irrigazioni, ma bisogna fare attenzione a non mettere a nudo le radici; si devono evitare anche i ristagni d'acqua alla base della pianta, in quanto possono portare alla formazione di marciumi. Quando le piante hanno 4-5 foglie, bisogna cimarle, per favorire l'emissione di germogli laterali, i quali vanno a loro volta cimati sopra la settima foglia se non sono portatori di frutti. Se le piante sono fissate a dei sostegni, essendo rampicanti si svilupperanno in altezza con facilità e i frutti potranno essere colti più facilmente. Inoltre, cimandole quando avranno raggiunto una certa altezza, si favorirà l'emissione di getti laterali. Per facilitare l'impollinazione e perciò la produzione di frutti, è bene prelevare alcuni fiori maschili maturi e fecondare, strofinandoli, quelli femminili.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

La raccolta per il consumo fresco avviene da giugno a settembre (circa tre mesi dopo la semina), quando i frutti non sono ancora completamente maturi; ciascuna pianta ne può produrre 10-15. Se invece si vogliono adoperare per sottaceti, vanno raccolti appena formati (circa 2 mesi dopo la semina), quando il fiore comincia ad appassire.

PARASSITI E MALATTIE

Tra le principali avversità ricordiamo il virus del mosaico, che provoca un arresto nello sviluppo della pianta e ne deforma le foglie e i frutti; le piante colpite vanno eliminate e bruciate. L'oidio (Erysiphe cichoriacearum) si manifesta, in presenza di un andamento climatico caldo-umido, con macchie biancastre su foglie e fusti. Se la pianta di cetriolo, di natura rampicante, viene fatta crescere verso l'alto con l'ausilio di sostegni a reti metalliche si potrà evitare l'infestazione di quei parassiti che non sanno volare o arrampicarsi lungo il fusto della pianta.

COCOMERO

Il cocomero (Cucurbita citrullus) originario dell'Asia tropicale, è una pianta di rapida crescita, caratterizzata da tralci lunghi fino a 5 m, grandi foglie picciolate ed un frutto voluminoso (rotondo o ovale secondo la varietà) dalla polpa acquosa, dissetante, diuretica, ricca di ferro e vitamine B e PP e con un basso valore energetico (14 calorie per hg). Vuole terreno fresco e permeabile, lavorato in profondità, concimato con sostanza organica ed eventualmente con concime complesso binario o ternario, elargito parte alla semina e parte durante la vegetazione. Ricordiamo che, dato il grande sviluppo della pianta, occorre un'aiuola proporzionata. Esige clima temperato e un'esposizione soleggiata per circa 4 mesi.

MOLTIPLICAZIONE

Si semina a dimora ad aprile-maggio, ponendo 5-6 semi in buche distanti fra loro 1-2 m e diradando poi per lasciare solo la piantina più robusta.

CURE COLTURALI

Le principali operazioni colturali sono la sarchiatura e l'irrigazione, che deve essere effettuata evitando di bagnare direttamente le piante. Quando hanno raggiunto 5-6 foglie, le piante si cimano (sopra la terza-quarta foglia), per favorire lo sviluppo di germogli laterali, i quali, a loro volta, andranno in parte eliminati, lasciando solo i più vigorosi. Bisogna evitare di riportare la coltura sullo stesso appezzamento prima di 3-4 anni.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

In Italia la raccolta di frutti si esegue a luglio-agosto nelle zone settentrionali e in giugno-settembre nel meridione e nelle isole. La maturazione si verifica quando il viticcio inizia a seccare in corrispondenza del peduncolo e il frutto, percosso con le dita, emette un suono sordo. Si conserva, per pochi giorni, in locali freschi.

FAGIOLO

Il genere Phaseolus comprende varie specie di leguminose annuali, tutte originarie del continente americano e spesso presenti negli orti per la facilità di coltivazione e l'alto potere nutritivo dei loro semi. Il P. vulgaris, il fagiolo comune, presenta fusto eretto nelle varietà nane e fusto ramificato e prostrato (ma coltivato sui supporti) in quelle rampicanti. A loro volta i fagioli nani e rampicanti si suddividono in fagioli da sgranare e fagioli mangiatutto (fagiolini). I fiori, di diverso colore secondo le varietà, sono ascellari e riuniti in grappoli; anche la forma dei semi è variabile a seconda delle diverse cultivar. Il fagiolo non ha particolari esigenze per quanto riguarda il terreno, predilige però quelli di medio impasto, ricchi di sostanza organica e ben lavorati, con un pH intorno a 6,5. Non è resistente al gelo, soffre la siccità e le piogge prolungate, soprattutto se si tratta di una varietà rampicante.

MOLTIPLICAZIONE

La semina inizia ad aprile al Nord e a marzo al Sud; per le varietà rampicanti si può ottenere un raccolto anticipato, seminando in vasetti di torba o cassoni in locali riscaldati (la temperatura minima di coltivazione è di 10°C) e successivamente portando le piantine in serra fredda e, infine, a maggio, a dimora in pieno campo. La semina normale, sempre per le rampicanti, si effettua ponendo 4-5 semi in postarelle distanti tra loro 60-100 cm secondo la varietà, diradando successivamente per lasciare 4-6 piante per mq. Le varietà nane si seminano su file tra loro distanti 40-50 cm, collocando i semi a una distanza di 5 cm circa.

CURE COLTURALI

I fagioli rampicanti necessitano di molto spazio e quindi di essere coltivati in orti di grandi dimensioni. Importante, inoltre, per le varietà rampicanti, è la preparazione dei tutori che sosterranno le piante durante lo sviluppo: quando si sono formate due vere foglie, bisogna impiantare accanto a ogni piantina e a una profondità di 30 cm dei robusti sostegni (solitamente legnosi) alti almeno 2 m, facendo attenzione a non rovinare le radici; questi vanno poi legati a due a due; infine, per assicurare stabilità alla struttura, occorre aggiungere un altro sostegno perpendicolare alle forcelle così formate. In questo modo le piante di fagioli si arrampicheranno facilmente, raggiungendo altezze ragguardevoli. A parità di superficie, le varietà rampicanti hanno il vantaggio di offrire una produzione maggiore rispetto a quelle nane. Bisogna infine ricordarsi di effettuare una leggera rincalzatura, di sarchiare e di innaffiare nella stagione siccitosa e, in particolare, durante la fioritura.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

La raccolta dei fagioli freschi avviene gradualmente, quando i baccelli non sono del tutto sviluppati; si deve fare attenzione, mentre li si coglie, a non strapparli, altrimenti si potrebbe danneggiare la pianta. Per le varietà mangiatutto, la raccolta si effettua quando il baccello è ancora tenero, mentre per ottenere fagioli secchi è opportuno lasciare che la pianta si secchi completamente, quindi bisogna raccogliere tutti i baccelli, lasciare asciugare i semi al sole e conservarli per l'inverno. Ricordiamo, infine, che il ciclo vegetativo è più breve nelle varietà nane (100-120 giorni circa) rispetto a quelle rampicanti (120-140 giorni circa).

PARASSITI E MALATTIE

Tra i parassiti dannosi ricordiamo l'afide nero (Aphis fabae), che colpisce gli apici vegetativi provocandone l'accartocciamento e la deformazione; solitamente, si riunisce in fitte colonne facilmente riconoscibili e, per debellarlo, occorre cimare le piante (ovvero, togliere i germogli colpiti) purché siano già ben sviluppate. Anche le larve del tonchio (Acanthoscelides obsoletus) possono causare danni, insediandosi nei semi. Tra le malattie, ricordiamo la ruggine del fagiolo (Uromyces phaseoli), una micosi che colpisce le foglie provocando sulla pagina inferiore macchie brune del diametro di 1-2 mm, con alone clorotico; va curata utilizzando della poltiglia bordolese (miscela di solfato di rame e calce spenta) ed eventualmente togliendo e bruciando le parti colpite.

FAGIOLO DI SPAGNA

Il fagiolo di Spagna o americano (Phaseolus multiflorus) è una pianta rustica, facile da coltivare, che può raggiungere anche 5 m di altezza. Ha fiori bianchi o rossi e semi più grossi rispetto ai fagioli comuni (sono utilizzabili anche i baccelli immaturi). Predilige le zone fredde.

MOLTIPLICAZIONE

Si semina a maggio-giugno su file tra loro distanti 80-100 cm, in postarelle distanti 70-80 cm l'una dall'altra.

CURE COLTURALI

Resiste ad avversità e malattie e non richiede particolari cure.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE Ha un ciclo vegetativo lungo e la raccolta avviene a settembre-ottobre.

FAVA

Di origine probabilmente asiatica, la fava (Vicia faba) è coltivata nell'area mediterranea da tempi antichissimi. Ha stelo eretto, foglie composte e carnose e grossi baccelli che racchiudono dei semi che, per il notevole contenuto di proteine, sali minerali e vitamine, hanno un alto valore nutritivo. Non ha grandi esigenze in fatto di terreno, anche se preferisce quelli argillosi, calcarei e fertili; teme, invece, la siccità e l'umidità elevate e necessita di climi temperato-caldi e di posizioni soleggiate.

MOLTIPLICAZIONE

La semina si effettua in marzo nelle zone settentrionali o con inverni rigidi, in ottobre-novembre in quelle meridionali. Le piantine si mettono direttamente a dimora a 40-50 cm l'una dall'altra, su file distanti 60-70 cm tra loro. E' meglio immergere i semi in acqua fredda per 24 ore circa, prima della semina, per anticipare la germinazione; i semi che non germogliano (quelli che galleggiano) devono essere scartati. Generalmente queste piante non necessitano di tutori, tuttavia in località ventose e per varietà che raggiungono un'altezza di 100-120 cm, si possono impiantare dei pali di sostegno, a intervalli regolari, collegati tra loro da spago per aiutare le piante nella crescita.

CURE COLTURALI

Importante è la zappatura regolare per eliminare le erbe infestanti e per rincalzare le piante, nonché la cimatura, una volta avvenuta la fioritura, al fine di accelerare la maturazione dei baccelli. Quest'ultima pratica permette inoltre di eliminare gli eventuali afidi neri (molto comuni in questa coltura, soprattutto per le fave primaverili) che si riuniscono a grappoli all'apice della pianta, perforando l'epidermide dei teneri germogli.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

La raccolta, che può iniziare già in primavera, ha luogo mediante l'asportazione dei baccelli ancora verdi. I semi possono essere consumati crudi in insalata o cotti. Quando i legumi sono troppo duri è consigliabile lasciarli sulla pianta affinché secchino (o sistemarli in luogo aerato e asciutto) e conservarli per l'inverno; prima di essere consumati, dovranno essere lasciati a bagno per almeno 24 ore e fatti bollire a lungo.

FRAGOLA

La fragola che cresce spontanea nei boschi, negli incolti e tra le siepi, fino a 1800 m circa di altitudine, appartiene alla specie Fragaria vesca; le fragole coltivate, invece, sono tutte varietà dell'ibrido F. x ananassa, derivato dall'incrocio di due specie americane, la F. chiloensis e la F. virginiana. Le numerose varietà sono in genere suddivise in due gruppi: quelle che rifioriscono più volte durante l'anno e quelle che, invece, esauriscono la produzione in una volta sola (unifere) e che sono quelle diffuse in Italia. Sono caratterizzate da stoloni (fusti striscianti) che all'altezza dei nodi emettono inferiormente le radici e superiormente una rosetta di foglie. La parte commestibile è costituita dai falsi frutti, che sono in realtà il ricettacolo fiorale che, sviluppandosi, assume una forma tondeggiante e diventa carnoso e dolce. Le fragole si adattano a climi diversi, preferendo tuttavia quelli temperato-caldi, con piogge ben distribuite durante l'anno e assenza di gelate tardive, mentre sono molto più esigenti riguardo al terreno, che deve essere di medio impasto, ricco di sostanza organica, ben drenato, tendente all'acido (pH 7) e lavorato profondo. Poiché le piante rimarranno nella stessa aiuola per alcuni anni (generalmente mai più di 3), è consigliabile praticare anche una concimazione chimica, prima dell'impianto, utilizzando solfato potassico (150-200 g per mq) o perfosfato (100 g per mq).

MOLTIPLICAZIONE

Se si deve iniziare ex-novo l'impianto, occorre procurarsi le piantine da un vivaista, mentre per propagarle gli anni successivi si usano metodi diversi, a seconda delle differenti varietà. Per quelle stolonifere, ad esempio, basta staccare con cura alcuni degli stoloni più vigorosi che abbiano già radicato e trapiantarli in un'altra aiuola, il più possibile distante dalla precedente, per evitare il contagio di eventuali malattie. Per moltiplicare le varietà stolonifere, bisogna attendere il riposo vegetativo, dividere il cespo e quindi trasportare temporaneamente in vivaio le piante, in attesa del definitivo trapianto che deve essere effettuato alla ripresa vegetativa. Le piantine devono essere poste a intervalli di 30-40 cm l'una dall'altra, su file distanti tra loro 80-100 cm, spazio che può essere ridotto a 40 cm se si utilizza la pacciamatura con fogli di materiale plastico. Dopo la messa a dimora è necessario bagnare per favorire l'attecchimento.

CURE COLTURALI

Una pratica colturale molto utile è quella della pacciamatura, effettuata con paglia o con fogli di materiale plastico (polietilene nero) che, oltre a impedire lo sviluppo delle infestanti e l'evaporazione dell'acqua, evita il contatto dei frutti con il terreno, conservandoli sani e puliti. I fogli di polietilene, interrati ai bordi, vengono stesi prima di metter a dimora le piantine, operazione da effettuare a settembre-ottobre o marzo-aprile. L'irrigazione è importante soprattutto dopo il trapianto e nel periodo fioritura-maturazione, e deve essere eseguita evitando di bagnare direttamente le foglie e i frutti. E' consigliabile eliminare gli stoloni che si formano durante la crescita delle piantine, per ottenere nella primavera successiva una produzione ottimale. E', infine, opportuno somministrare prima della ripresa vegetativa del perfosfato e del solfato potassico.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

La produzione è scalare e i frutti vanno raccolti maturi, lasciando il peduncolo attaccato e cercando di non intaccare la polpa; affinché non perdano profumo e colore, è meglio evitare di raccoglierli durante le ore calde e quando sono bagnati dalla rugiada. Si possono conservare in frigorifero per pochi giorni o congelare.

PARASSITI E MALATTIE

Tra i parassiti animali più diffusi tra le fragole si ricordano gli afidi e i nematodi, che provocano deformazioni nelle foglie e nell'apparato radicale. La muffa grigia fa morire i frutti, dopo averli ricoperti di una pellicola grigiastra; l'oidio forma una lanuggine biancastra sulla pagina inferiore delle foglie.

LENTICCHIA

La lenticchia (Lens esculenta) è una pianta leguminosa annuale di cui si utilizzano i semi, racchiusi in baccelli corti e larghi e caratterizzati da un elevato potere nutritivo per l'alta percentuale di idrati di potassio; tuttavia è poco diffusa a causa della sua scarsa produttività e perché non può essere coltivata sulla stessa area per diversi anni consecutivi. Vuole preferibilmente clima temperato, ma resiste abbastanza bene al freddo; esige terreni di medio impasto, anche sciolti purché fertili. Si semina e si cura come il pisello.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

La raccolta si effettua quando la pianta è quasi completamente secca, estirpandola e lasciandola al sole; i semi, schiacciati e piccoli, si conservano con facilità se sono ben secchi.

PARASSITI E MALATTIE

Per prevenire le malattie e i parassiti la lenticchia va coltivata in posizione ariosa e soleggiata evitando una concimazione azotata troppo forte.

CECE

Il cece (Cicer arietinum) è una leguminosa annuale coltivata per i semi tondi, da consumare freschi o essiccati, racchiusi in baccelli corti e pelosi. E' una pianta alta 40-60 cm, con radice fittonante e fusto eretto e ramificato. E' resistente alla siccità e cresce in zone a clima caldo e in terreni assolati, sciolti, lavorati in profondità e assolutamente non argillosi.

MOLTIPLICAZIONE

Va concimato con sostanza organica durante i lavori preparatori dell'aiuola e seminato ad inizio primavera (anche in autunno, nel meridione) lungo file tra loro distanti 50 cm circa, a intervalli di 15-25 cm.

CURE COLTURALI

Occorre sarchiare per eliminare le infestanti e rincalzare le piante.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

Si raccoglie estirpando la pianta quando è quasi secca e la si lascia al sole fino all'essiccazione completa, in modo da poter togliere poi facilmente i ceci dai baccelli.

MELANZANA

La melanzana (Solanum melongena), originaria dell'Asia, è un ortaggio annuale diffusissimo nella zona mediterranea, predilige, infatti, estati lunghe e calde. Ha fusto eretto, alto 50-100 cm e foglie di colore verde scuro. I frutti, dall'aspetto di bacche globose o oblunghe, violacee, scarlatte o bianche, hanno polpa bianca e soda, ricca di ferro e vitamine, povera di zuccheri e priva di grassi (solo 18 calorie per hg); ogni pianta ne produce almeno 4, pesanti anche più di 500 g. La melanzana necessita di terreno profondo, fertile, fresco e ben drenato, arricchito, prima dell'impianto, con letame o terricciato decomposto; l'esposizione deve essere soleggiata e riparata.

MOLTIPLICAZIONE

Al Nord la semina si effettua in semenzaio, sotto vetro, a una temperatura compresa tra 16-19°C, da febbraio a inizio aprile, in piccoli solchi profondi circa 2 cm e distanti tra loro 10 cm (ai fini del successivo trapianto sarebbe meglio, tuttavia, seminare in vasetti di torba). Al Sud la semina (e quindi tutto il ciclo colturale) può essere anticipata a dicembre-gennaio. Quando le piantine hanno raggiunto un'altezza di 15 cm, devono essere trapiantate a dimora, su file distanti tra loro 60-70 cm, a una distanza di 40-50 cm l'una dall'altra, facendo attenzione a non danneggiare le radici. La melanzana può essere coltivata anche in serra fredda: viene piantata verso metà primavera spaziando le piante di circa 60-75 cm tra loro.

CURE COLTURALI

Molto importante è l'operazione di cimatura, che deve essere effettuata al livello della sesta foglia dopo 4-5 foglie buone, dopo di che si svilupperanno 4-5 rami portatori di fiori; questi ultimi, a loro volta, andranno cimati lasciando una foglia sopra il secondo fiore. Altre importanti operazioni colturali sono la sarchiatura, che deve essere eseguita rincalzando le piante quando superano i 40-50 cm, e l'irrigazione, da effettuarsi senza bagnare le foglie.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

La raccolta avviene scalarmente da maggio-giugno a ottobre, prima che le melanzane diventino troppo grosse, amare o fibrose. Il loro utilizzo in cucina è svariato: vengono consumate cotte (fritte, impanate o al forno ripiene) oppure essiccate al sole e conservate sott'olio o sott'aceto.

MELONE

Originario delle regioni tropicali asiatiche, il melone (Cucumis melo) ha bisogno di caldo e di sole; è coltivabile quindi in tutta l'area mediterranea, ovunque l'estate duri 4 mesi, con temperature, nel periodo di maturazione, di almeno 27°C di giorno e 10°C di notte. La pianta ha fusto prostrato o rampicante che raggiunge una lunghezza di 2-4 m. Il frutto, una bacca di notevoli dimensioni, è caratterizzato da una polpa (arancio, gialla o bianca) acquosa, dissetante, diuretica, dolce e profumata, ricca di sali minerali e vitamine e con un basso contenuto calorico. Il terreno deve essere profondo, molto fertile, fresco, ben lavorato e concimato, preferibilmente alcalino. La crescita è rapida; è possibile lasciar espandere liberamente le piante sul terreno o indirizzarle su appositi sostegni. Poiché il melone assorbe notevoli quantità di elementi nutritivi, è meglio somministrare al terreno nel corso dei lavori preparatori uno strato di 4-5 cm di concime o terricciato ben maturo.

MOLTIPLICAZIONE

Si semina tra aprile e maggio ponendo 4-6 semi in buche distanti tra loro 1 m circa e profonde 4-5 cm. Quando le piantine hanno 2-3 foglie, vanno diradate in modo da lasciare solo la più robusta.

CURE COLTURALI

Le cure colturali sono la sarchiatura e le innaffiature, che devono essere frequenti, regolari e non troppo abbondanti. Si deve evitare di bagnare le piante e, in particolare, i frutti, che possono eventualmente essere protetti dall'eccesso di umidità del terreno con materiale organico isolante. Importante, inoltre, per ottenere meloni migliori e più grossi, è il ricorso alla cimatura dei germogli, da effettuarsi in tre tempi: la prima volta quando le piante hanno 4-5 foglie (si stacca l'apice sopra la seconda foglia), le altre due sui tralci di primo e secondo ordine (cimati sopra la terza foglia).

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

La raccolta si esegue quando il peduncolo comincia a diventare molle e i frutti si staccano facilmente; la temperatura ottimale per la buona conservazione del melone è compresa tra i 7-10°C in relazione alla varietà e al grado di maturazione.

PEPERONE

Il peperone (Capsicum annuum) è una pianta annuale con fusto eretto di 40-90 cm, foglie verdi lucenti e fiori bianchi, coltivata per la produzione dei frutti carnosi di colore verde, giallo o rosso, di forma e dimensione variabili secondo le varietà, apprezzati per il gusto particolare (dolce o piccante), per l'alto contenuto di vitamine (in particolare la C) e per il basso valore energetico (18 calorie per hg). Tra le molte varietà di peperoni piccanti, in genere più piccole dei peperoni dolci, si ricorda il "Piccante di Caienna" o peperoncino rosso. La sua coltivazione è possibile solo in zone che abbiano una lunga stagione calda (ad esempio, è molto diffuso nell'Italia centro-meridionale); macinato, è impiegato per la preparazione della paprica. Predilige terreni di medio impasto o sciolti, ben lavorati e in posizione assolata, arricchiti da sostanza organica (ad esempio, 3-5 kg di letame maturo per mq) e un pH compreso tra 6 e 7. Il clima deve essere temperato-caldo, la temperatura ottimale è compresa tra i 16 e i 28°C. Bisogna evitare di ripiantarlo sulla stessa aiuola o dopo piante appartenenti alla stessa famiglia (pomodoro, patata, melanzana).

MOLTIPLICAZIONE

La semina si effettua tra febbraio e aprile in semenzaio coperto, a temperatura di 12-19°C. E' consigliabile seminare in vasetti, per evitare, al momento del trapianto, lo stress d'adattamento; la germinazione avviene scalarmente e può essere facilitata lasciando il seme in acqua per 24-36 ore. Il trapianto si effettua ad aprile sotto tunnel o a fine aprile-metà maggio in pieno campo, quando le piantine hanno raggiunto un'altezza di almeno 15 cm, disponendole a 40-50 cm l'una dall'altra, lungo file distanti 70-80 cm tra loro. Per agevolare l'attecchimento, si effettua, dopo aver messo a dimora le piantine, una modesta irrigazione, da ripetere poi per tenere il terreno costantemente umido.

CURE COLTURALI

Bisogna tenere pulito il terreno dalle erbe infestanti, soprattutto per le varietà di taglia bassa, mediante periodiche zappettature superficiali che smuovono, inoltre, la crosta superficiale formatasi per l'azione della pioggia e delle irrigazioni e interrano l'eventuale concime distribuito. A questo proposito ricordiamo che, quando la coltura è in atto, per stimolare ulteriormente la produzione si può somministrare del nitrato ammonico 26/27 (10 g per mq) o, non volendo utilizzare concimi chimici, del sangue secco. Il peperone è una pianta che richiede un'irrigazione abbondante, soprattutto nella stagione siccitosa e quando si stanno formando i frutti; bisogna comunque fare attenzione che non si verifichino dei ristagni idrici. Inoltre, è consigliabile evitare di bagnare a pioggia, poiché si potrebbero verificare degli attacchi fungini, mentre è preferibile il metodo per infiltrazione laterale. Può essere utile la pacciamatura effettuata con materiale organico; non sono necessarie invece cimature e potature. Può essere opportuno il ricorso a paletti di sostegno per quelle varietà fragili le cui branche, appesantite dai frutti, si possono rompere: in questo caso si piantano ai lati della fila dei picchetti di 50-80 cm, sui quali si stendono e si fissano un paio di fili in modo che le branche, nel loro sviluppo, vi si appoggino e non si spezzino.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

La raccolta dei peperoni deve essere eseguita gradualmente, essendo la maturazione scalare, e secondo il gusto personale, in quanto il loro sapore varia durante la fase di maturazione da asprigno a dolce. Bisogna fare attenzione, quando si raccolgono i frutti, a non strapparli (la branca si potrebbe rompere), ma tagliarli insieme con un pezzo del loro picciolo. Si possono consumare cotti, in insalata oppure conservarli sott'olio o sott'aceto.

PARASSITI E MALATTIE

Difficilmente il peperone è colpito da malattie o parassiti. Interventi agronomici errati, quali irrigazioni mal dosate, ristagni o assenza di rotazioni insieme a una situazione climatica irregolare (stagione siccitosa seguita da abbondanti precipitazioni), possono provocare marciume apicale dei frutti (i tessuti della parte apicale passano dal verde intenso al giallo ed infine marciscono) e possono causare una malattia fungina (Fusarium vasinfectum) che porta al rapido avvizzimento e morte della pianta.

PISELLO

Il pisello (Pisum sativum) è una leguminosa annuale esile che, a seconda della varietà a cui appartiene, presenta fiori ascellari solitari o riuniti in gruppi di 2-3 di colore bianco, viola o rosso, e semi lisci o grinzosi di colore bianco, giallo o verde. Le diverse varietà si differenziano pure in base all'altezza della pianta, che può variare dai 90-150 cm delle cultivar "rampicanti" ai 50-90 cm delle "semi-nane" e "mezza-rama", fino ai 40-50 cm delle cultivar "nane". I piselli coltivati per l'alimentazione umana (esiste anche il Pisum arvense, utilizzato per foraggio o per sovescio) sono distinguibili in due categorie: i piselli "da sgranare", i più coltivati, con semi da consumare freschi o secchi, e i piselli "mangiatutto" o taccole (Pisum sativum "saccharatum"), dei quali si utilizza l'intero legume ancora verde. Si raccoglie il baccello quando è ancora appiattito, lungo almeno 5 cm, con i semi non ancora ingrossati; viene consumato lesso, in umido o in insalata. Il pisello è una pianta rustica, che si adatta facilmente a tutti i terreni, anche se predilige quelli di medio impasto, tendenti allo sciolto (anche sabbiosi) e quindi ben drenati, mentre vegeta male in quelli molto argillosi. Durante i lavori preparatori annuali è consigliabile somministrare 3-4 kg di letame ben maturo per mq (se viene coltivato su terreno in precedenza abbondantemente concimato, si può evitare questa pratica). Eventualmente si possono somministrare, in terreni poco fertili, dei concimi chimici fosfatici (ad esempio, 50-60 g per mq di perfosfato minerale) in parte al momento della vangatura, in parte prima della semina, in quanto il pisello, per svilupparsi, necessita soprattutto di fosforo. Ricordiamo infine che, essendo una leguminosa, il pisello si avvale della azoto-fissazione dei batteri dei tubercoli radicali. Per quanto riguarda il clima, questa pianta è resistente al freddo, ma non alla siccità e quindi preferisce i climi temperati e abbastanza umidi.

MOLTIPLICAZIONE

Al Nord, l'epoca di semina inizia a fine febbraio e si prolunga fino ad aprile, mentre in zone con clima invernale mite, può iniziare ad ottobre-novembre, in modo da ottenere un raccolto invernale-primaverile. In linea generale, ricordiamo che le varietà "nane" sono precoci (la raccolta si effettua a 2 mesi dalla semina) e vogliono file di semina distanti tra loro 30-40 cm; le varietà "mezza-rama" si raccolgono 3 mesi circa dopo la semina effettuata su file distanti tra loro 50-70 cm, mentre quelle "rampicanti" sono tardive, abbisognano di 4 mesi circa per arrivare alla raccolta e sono disposte in file distanti 80-120 cm. Al fine di incrementare la produzione, i piselli si possono seminare in file doppie o triple: in un solco a fondo piano, largo 10-15 cm e profondo 4-5 cm, aperto con una zappa a lama piatta (ma vanno benissimo anche due solchi paralleli ravvicinati di 7-10 cm) vengono messi i semi distanti l'uno dall'altro 4-10 cm secondo la varietà. Per quelle nane si possono addirittura aprire 3 file, distanziando poi questi gruppi tra loro di 50-70 cm; per le file binate, invece, le distanze devono essere di 80-120 cm. Dopo aver chiuso i solchi, se il terreno è asciutto, è preferibile innaffiare, per favorire così la germinazione dei semi; un altro metodo per accelerare la germinazione è quello di tenere i semi a bagno per 48 ore.

CURE COLTURALI

Occorre effettuare alcune superficiali zappettature per eliminare le erbe infestanti e rompere gli strati superiori del terreno; eventualmente, si possono rincalzare leggermente le piante delle varietà rampicanti. Importante, per le varietà "mezza-rama" e "rampicanti", è la messa in opera di adeguati sostegni, ad esempio delle sottili frasche ben ramificate o delle reti metalliche alte 90-120 cm, sistemate "a V rovesciata", in modo da poter sostenere due file di piante contemporaneamente; questa operazione va iniziata quando le piantine sono appena spuntate, facendo attenzione a non rovinare le radici. La ramificazione dei legni facilita la salita delle piante, permettendo inoltre una maggiore aerazione e diffusione della luce.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

Appena i baccelli sono maturi, ovvero quando sono gonfi e turgidi, si raccolgono, scalarmente, facendo attenzione a non spezzare o estirpare la pianta. In genere, da una superficie di 10 mq si ottengono 3-6 kg di varietà nane, 7-8 kg di quelle mezza-rama e oltre 12 kg di quelle rampicanti. I piselli freschi contengono le vitamine A, B e C e sono di sapore dolce grazie alla presenza di parecchi zuccheri; tuttavia con una tempestiva surgelazione le qualità organolettiche rimangono praticamente inalterate: i piselli sgranati devono essere immersi in acqua bollente per un minuto, asciugati, posti in congelatore per un'ora circa su un vassoio e, infine, raccolti in un sacchetto e conservati definitivamente tra i surgelati. Per ottenere piselli secchi per il consumo invernale si lasciano maturare i baccelli e si raccolgono quando l'intera pianta è essiccata (i piselli secchi contengono un 20% circa di proteine, un 2% di grassi e un 50% di carboidrati).

PARASSITI E MALATTIE

Solitamente, le sementi di pisello in commercio sono trattate con antiparassitari che impediscono, nelle prime fasi di vegetazione, il manifestarsi di molti parassiti. Durante lo sviluppo è difficile che si verifichino gravi malattie e attacchi di parassiti tali da compromettere la coltura. Pericoloso è il tonchio del pisello (Bruchus pisorum), attivo di notte, le cui larve, nate da uova depositate nel baccello, scavano gallerie all'interno dei semi; bisogna, quindi, fare attenzione, quando si vogliono conservare i semi secchi, a eliminare quelli colpiti (riconoscibili per un tondino scuro sull'epidermide), altrimenti si corre il rischio di vedere infestati tutti i semi conservati. Analoghi danni sono causati dalla tortrice del pisello (Laspeyresia nigricana), una farfalla notturna. Ricordiamo, infine, il tripide del pisello (Kakothrips robustus), che attacca tutte le parti verdi, deformandole; per limitare i danni, in caso di infestazione, è necessario irrorare con una soluzione di acqua saponata. A volte, possono causare danni anche gli uccelli, che cercano nel terreno i semi; in questo caso è sufficiente stendere sulle aiuole uno strato di ramaglie, che devono essere rimosse non appena le piantine di pisello hanno raggiunto l'altezza di qualche centimetro.

POMODORO

Originario delle regioni tropicali e sub-tropicali, il pomodoro (Solanum Lycopersicum) è una pianta perenne, coltivata nei climi temperati come annuale, alta 50-200 cm e con fusto prostrato e rampicante. Il frutto è una bacca, distinguibile in numerose varietà in base alla forma, al colore e alla grandezza. A seconda dell'uso al quale è destinato viene chiamato: "da industria", "da tavola" (da consumare immaturo al momento dell'invaiatura), "da passato" (dalla polpa succosa rosso brillante), "da pelati" (bacca a forma di parallelepipedo a sezione quadrangolare, polpa soda di colore rosso vivo), "da serbo" (buccia resistente, polpa carnosa e compatta, conservato fresco appeso a mazzi su lunghi fili). Il pomodoro è apprezzato per l'alto contenuto di vitamine e sali minerali, nonché per il basso valore energetico (24 calorie per hg). Il fusto, erbaceo, se non cimato cresce fino a 150-180 cm di altezza; esistono, tuttavia, delle varietà nane che non superano i 25 cm e che crescendo si allargano sul terreno, non richiedendo quindi tutori, a differenza dei precedenti. Il terreno ideale è quello di medio impasto o sciolto, fresco, soleggiato e fertile. Sono da evitare i ristagni d'acqua e gli eccessi di concimazione con materiale organico che potrebbe causare malattie quali i marciumi.

MOLTIPLICAZIONE

Nell'Italia settentrionale e centrale la coltura è primaverile-estiva e pertanto occorre seminare i pomodori ai primi di febbraio, in un semenzaio riscaldato a 16-18°C o in una cassetta da tenere in casa, dietro una finestra ben esposta al sole; i semi, posti ad una distanza di 2,5-3 cm tra loro, impiegano 8-10 giorni per germinare. Come substrato occorre utilizzare il terricciato o un buon composto da usare, poi, anche per ricoprire, in leggero strato, i semi. Successivamente bisogna umidificare il substrato (ad esempio, immergendo delicatamente in acqua il contenitore); infine, si deve coprire con una lastra di vetro e un foglio di giornale. Quando i semi iniziano a germogliare, si tolgono i ripari, affinché le giovani piantine prendano luce. Appena sono spuntate le prime due foglioline, le piantine devono essere trapiantate in semenzai più grandi, a 8 cm l'una dall'altra, o meglio, in vasetti dal diametro di 7-8 cm; devono poi essere tenute in serra o dietro una finestra ben illuminata e bagnate regolarmente. A fine marzo-inizio aprile si comincia a far irrobustire gradualmente le piante, sistemandole durante il giorno all'aperto e al sole e ritirandole all'interno durante la notte. A metà aprile le piante, alte 4-5 cm, sono già abbastanza robuste per essere messe a dimora, a distanze variabili secondo la cultivar: ad esempio, i pomodori da tavola, i più comuni negli orti familiari, vengono piantati a intervalli di 40 cm, in file distanti tra loro 1 m circa. Prima del trapianto occorre estrarre la piantina dal vaso o dal semenzaio, lasciando intatto il pane di terra nel quale si trova; successivamente la si colloca a 1-2 cm sotto il livello del terreno. Nell'Italia meridionale e nelle regioni rivierasche la coltura inizia già a fine inverno e, quindi, la messa a dimora dovrà essere anticipata a fine marzo.

CURE COLTURALI

Le piantine, poste a dimora in file parallele, poiché sono di natura rampicante, vanno fornite di un opportuno sostegno verticale. E' consigliabile utilizzare robuste canne alte 1,5-1,8 m, collocate al momento del trapianto ad una profondità di circa 30 cm; facendo attenzione a non danneggiare l'apparato radicale. Nel fermare con rafia la pianta al sostegno, bisogna prestare attenzione a non stringere troppo per non danneggiarla nel corso della crescita. Un'operazione molto importante è quella della cimatura dei germogli sterili: i getti primari, che crescono all'ascella delle foglie, sullo stelo principale portano a loro volta dei getti secondari, che devono essere eliminati staccandoli con delicatezza con le mani o con un coltellino affilato; questa operazione, finalizzata a evitare che si formi una vegetazione troppo folta con pochi frutti, può essere estesa, eventualmente, anche a qualche getto primario. Normalmente, su ogni pianta dovrebbero rimanere solo 4-5 infiorescenze, in modo che i pomodori crescano più grossi e saporiti. Altre operazioni culturali necessarie sono la periodica sarchiatura e la regolare innaffiatura, da effettuarsi lungo i solchi, per evitare l'insorgere di malattie, ma senza eccedere per non spaccare i frutti. Per mantenere il giusto grado di umidità, per controllare le erbe infestanti e per evitare che i frutti tocchino il terreno, si può mettere uno strato di paglia o di residui vegetali sotto la pianta.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

La raccolta viene effettuata scalarmente, per il consumo diretto, prima della completa maturazione. I pomodori raccolti ancora verdi vanno collocati su dei graticci, in luogo fresco non esposto al sole, fino alla completa maturazione, mentre quelli già maturi devono essere conservati in congelatore. I pomodori molto maturi sono adatti per confezionare conserve.

PARASSITI E MALATTIE

Una delle più gravi malattie fungine è la peronospora (Phytophthora infestans), che provoca marcescenza dei frutti; a titolo preventivo si può utilizzare solfato di rame, una volta ogni 15 giorni, da giugno ad agosto. Se dovesse piovere abbondantemente subito dopo il trattamento, è necessario ripetere l'operazione. Tra i parassiti animali ricordiamo, invece, le larve della nottua (Laphygma exigua, una farfalla notturna), che erodono le piante a livello del terreno, le larve dei maggiolini e dei grillotalpa, che si nutrono delle radici, e, infine, le larve e gli adulti della dorifora della patata che rodono i germogli e le giovani foglie.

ZUCCA

La zucca è una pianta strisciante o rampicante, rustica, vigorosa, con fusto lungo fino a 6-7 m, provvisto di viticci ramificati. I frutti, molto grossi, hanno buccia coriacea gialla o rossa, mentre la polpa, di sapore dolce, può essere consistente o farinosa. Con il nome di "zucca d'inverno" (così chiamata per la caratteristica di conservarsi a lungo) si intendono solitamente due specie diverse, la Cucurbita maxima (con frutto globoso) e la Cucurbita moschata (con frutto allungato); le zucche estive (varietà della Cucurbita pepo) vengono invece coltivate per la produzione di zucchette. Esiste anche una zucca verde rampicante (Lagenaria longissima), i cui frutti cilindrici, più grossi all'apice, possono raggiungere i 2 m di lunghezza, ma sono commestibili solo fino a 30-40 cm; infine ricordiamo la zucca a borraccia (Lagenaria depressa), con frutti globosi a fiasco, usati, se ben essiccati, anche come recipienti. La zucca richiede preferibilmente terreno profondo, ben lavorato e ben concimato, ma può crescere anche su terreno povero, purché ben drenato. Necessita di molto spazio (ogni pianta può occupare una superficie di 3-4 mq), di climi caldi e posizioni ben soleggiate.

Un frutto di zucca

MOLTIPLICAZIONE

La semina si esegue a dimora tra marzo e maggio, secondo le varietà. Si dispongono 4-5 semi in buche distanti tra loro 2-3 m, lasciando successivamente solo la piantina più robusta. E' bene riempire il fondo delle postarelle (profonde 30-35 cm) con letame ricoperto di terriccio. Per raccolti anticipati è possibile seminare in cassone o tunnel di plastica, in vasetti, trapiantando a dimora all'inizio dei primi caldi.

CURE COLTURALI

Le cure colturali richieste sono le sarchiature, per rompere la crosta superficiale ed eliminare le erbe infestanti, e le annaffiature. La cimatura, necessaria per ottenere frutti molto grossi, viene effettuata tagliando il fusto sopra la seconda foglia e, successivamente, eliminando i rami che si formano all'altezza della quarta foglia; in seguito si diradano anche i frutti, lasciandone 3-4 per pianta. Per evitare che le zucche marciscano a contatto con l'umidità del terreno, bisogna tenerle sollevate con legni, piattini ecc., sotto i quali però l'aria possa circolare.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

La raccolta inizia quando le foglie e i fusti sono ingialliti e i frutti sono a completa maturazione, cioè quando, picchietandoli, risuonano come se fossero vuoti. Nello staccarli occorre lasciare 4-5 cm di picciolo. Una volta raccolte, le zucche si conservano in locale asciutto, ventilato, con temperatura ottimale tra i 10 e i 15°C, per tutto l'inverno.

PARASSITI E MALATTIE

Tra gli insetti parassiti che possono intaccare i fusti o le pianticelle, ricordiamo i grillotalpa, gli afidi e le larve dei maggiolini, mentre tra le malattie (comune anche alle altre cucurbitacee) è frequente il marciume bianco (Fusarium graminearum), che si manifesta in forma di macchia rotondeggiante ampia qualche centimetro e ricoperta di materiale biancastro, che può estendersi ai tessuti, i quali, di conseguenza, assumono una consistenza molle.

ZUCCHINA

La zucchina (Cucurbita pepo) è una pianta erbacea annuale, coltivata per la produzione di frutti che, secondo la varietà, assumono forma più o meno allungata e un colore variabile dal verde chiaro al verde intenso, anche striato; oltre che per il sapore, sono apprezzati anche per il basso valore energetico (17 calorie per hg) e per le proprietà rinfrescanti, depurative e lassative. La pianta ha un portamento cespuglioso, con fusti striscianti o rampicanti per mezzo di viticci, foglie grandi e ruvide, grossi fiori maschili e femminili di colore giallo. Non resiste al gelo e ai primi freddi intensi. Il terreno ideale è quello lavorato in profondità, sciolto e arricchito con letame maturo.

MOLTIPLICAZIONE

Si pratica a dimora all'aperto da maggio ad agosto in postarelle distanti tra loro 80-100 cm, ponendo 3-4 semi ad una profondità di un paio di cm e lasciando, successivamente, solo la piantina più robusta e sviluppata. Se si vogliono effettuare semine precoci (marzo-aprile in serra fredda), bisogna ricorrere alla semina in vasetti di torba, particolarmente adatti per il trapianto; tuttavia, si possono utilizzare anche normali vasi o cassonetti da tenere vicino a una finestra fino a maggio, quando le piantine vengono trapiantate a dimora. Si può ottenere anche un leggero anticipo nella coltura, seminando direttamente in vasetti o campane trasparenti, al fine di proteggere dalle basse temperature i semi in germinazione. Il trapianto va eseguito facendo attenzione a non rovinare le radici e ponendo i panetti di terra leggermente sotto il livello del terreno, per evitare di disperdere troppo velocemente l'umidità necessaria per un normale attecchimento. Per le zucchine striscianti occorre uno spazio maggiore rispetto a quelle a cespo, e quindi alla semina (o al trapianto) bisogna lasciare più spazio tra le postarelle.

CURE COLTURALI

Molto importante per le zucchine è l'irrigazione, in quanto queste piante hanno bisogno di un terreno costantemente umido; a questo fine può risultare utile anche una pacciamatura effettuata con materiale organico, che, inoltre, ha il pregio di contenere lo sviluppo delle erbe infestanti. Per le varietà striscianti si richiede anche la cimatura, da eseguirsi quando la pianta ha emesso 4-5 foglie, in modo che si producano dei getti laterali e la pianta assuma così uno sviluppo generale più raccolto e adatto a un orto. Poiché questa pianta ha i fiori femminili e maschili separati, l'impollinazione in alcuni casi diventa difficoltosa; per sicurezza, è possibile effettuare una impollinazione artificiale asportando un fiore maschile maturo e strofinandone gli stami sulla parte centrale di 2-3 fiori femminili, che sono facilmente riconoscibili per un rigonfiamento alla base, simile a una zucchina.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

Le zucchine vanno raccolte quando sono lunghe 10-15 cm (secondo le varietà) e ancora immature, sia per favorire lo sviluppo e la produzione di altri frutti sia perché quelle mature perdono il loro gusto caratteristico e diventano amare e filacciose. Si tagliano nettamente i piccioli ad alcuni centimetri dal frutto, evitando di intaccarli, poiché la spaccatura porterebbe facilmente alla marcescenza. I frutti, se sodi e non danneggiati, si possono conservare per diverse settimane in locali aerati, alla temperatura di 10-16°C. Anche i fiori maschili sono commestibili: vanno raccolti con tempo asciutto e consumati impanati o fritti.

PIANTE AROMATICHE

ALLORO

Il Laurus nobilis è una specie perenne, arbustiva, sempreverde che raggiunge, se non potata, un'altezza anche di 5 m; se regolata, invece, si può coltivare anche in contenitori di 40-50 cm di diametro. Le foglie, lanceolate e di colore verde scuro, sono utilizzate, sia fresche sia secche, per insaporire i cibi. Vuole terreni di medio impasto, situati in posizione soleggiata e riparata dai venti freddi, in quanto patisce gli inverni rigidi.

MOLTIPLICAZIONE

La propagazione avviene mediante talee semilegnose di 10 cm prelevate dai germogli laterali in agosto-settembre, oppure con propaggini dei giovani germogli basali in agosto.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

La raccolta delle foglie fresche può avvenire in qualsiasi momento dell'anno. Per l'essiccazione, invece, non bisogna esporre le foglie direttamente al sole, ma metterle in un luogo caldo e ombroso per un paio di settimane; si conservano poi in vasetti di vetro per mantenere intatto tutto il loro penetrante profumo.

ANETO

L'Anethum graveolens è una pianta annuale rustica, coltivata per la produzione delle foglie e dei semi caratterizzati da un forte aroma e utilizzati a fini alimentari e terapeutici. Raggiunge i 90 cm di altezza e ha fiori gialli riuniti in ombrelle di 5-8 cm di diametro. Non ha particolari esigenze di terreno, purché in esso non vi siano ristagni e la posizione sia soleggiata.

MOLTIPLICAZIONE

Si semina in primavera, lasciando, dopo uno sfoltimento, le piantine ad una distanza di 30 cm circa l'una dall'altra e innaffiandole spesso.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

Le foglie si consumano ancora giovani, mentre per i semi bisogna tagliare il fusto, lasciarlo seccare ed estrarli successivamente.

BASILICO

La specie Ocymum basilicum è una pianta originaria delle zone tropicali dell'Asia che viene coltivata come annuale nelle zone a clima temperato-freddo, mentre in quelle a clima caldo può diventare perenne se tagliata in autunno e fatta germogliare nuovamente nella primavera successiva. E' alta 30-40 cm, ha fusto ramificato ed è largamente impiegata in cucina per le sue foglie color verde cupo, intensamente profumate e dall'aroma tra il dolce e il piccante, nonché in erboristeria per infusi dall'efficace effetto digestivo e rilassante. Richiede terreni fertili, leggeri e ben drenati, in posizione assolata, ma riparata.

Pianta di basilico

MOLTIPLICAZIONE

La semina si effettua direttamente a dimora da maggio a fine estate, su file tra loro distanti 30-40 cm, diradando successivamente le piantine a una distanza di 20 cm l'una dall'altra. Può essere seminato al riparo (con 13-15°C) in marzo-aprile e trapiantato all'aperto in maggio-giugno, quando la temperatura ambientale è abbastanza alta. Cresce bene anche sul balcone, coltivato in vasi o cassette contenenti terreno leggero e ricco; si può addirittura effettuare una semina in vaso a settembre, tenendo poi in casa le piante.

CURE COLTURALI

Occorre sarchiare per eliminare le erbe infestanti e mantenere la terra costantemente umida.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

Si raccolgono le foglie singolarmente per consumarle fresche o per congelarle, oppure si tagliano le piante all'inizio dell'autunno, si legano in piccoli fasci e si appendono in un luogo ombreggiato per farle essiccare.

CERFOGLIO

L'Anthriscus cerefolius è una pianta biennale rustica, coltivata e apprezzata per le foglie dal delicato e fragrante aroma, usate soprattutto nella cucina francese in sostituzione del prezzemolo. E' alto 30-40 cm, ha foglie verde-chiaro simili a quelle delle felci e fiori bianchi. Vuole terreni di medio impasto o sciolto, situati in posizione leggermente coperta se la coltura è estiva.

MOLTIPLICAZIONE

Si semina scalarmente, iniziando a marzo, in solchi distanti tra loro 30 cm, distanziando le piante di 30 cm circa.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

Si raccoglie dopo 6-8 settimane dalla semina, tagliando le foglie alla base. Il cerfoglio può essere essiccato, ma è preferibile consumarlo fresco.

CORIANDOLO

Il Coriandrum sativum è una pianta annuale, coltivata per i semi che, una volta essiccati, si cospargono in polvere o interi su dolci, verdure o carni. E' alta 30-60 cm e ha fiori bianchi o rosa. Vuole terreno fertile, situato in posizione assolata, ben drenato.

MOLTIPLICAZIONE

Si semina a primavera in solchi poco profondi, tenendo poi le piantine ad una distanza di circa 20 cm l'una dall'altra.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

Una volta raccolte (inizio luglio), le piante si lasciano essiccare bene, separandone i semi solo quando sono secchi, altrimenti hanno un sapore sgradevole.

MAGGIORANA

L'Origanum majorana è una pianta annuale rustica che raggiunge 20-60 cm di altezza; i suoi fiori, dal gradevole e delicato profumo, sono utilizzati, freschi o essiccati, in cucina e in medicina. Vuole terreno fertile, di medio impasto e situato in posizione assolata.

MOLTIPLICAZIONE

Si semina ad aprile, direttamente a dimora in piccoli solchi, sfoltendo successivamente le piantine in modo da lasciarle ad una distanza di 30 cm l'una dall'altra; si può anticipare la semina a marzo, in un semenzaio che abbia la temperatura di almeno 10°C.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

Per conservarla si raccolgono gli steli con le foglie e i fiori, non ancora aperti, e si lasciano essiccare, mentre per il consumo fresco si tagliano al momento.

MENTA

Del genere Mentha si conoscono e coltivano molte specie, la più comune delle quali è la M. piperita, le cui foglie sono largamente impiegate come aromatizzanti nell'industria farmaceutica e dolciaria. Altre specie, come la M. rotundifolia e la M. spicata, sono utilizzate in cucina per insaporire i cibi. La coltivazione della menta richiede terreno fertile, fresco e in posizione soleggiata.

MOLTIPLICAZIONE

Si propaga in autunno o inizio primavera, utilizzando pezzi di radici di 10-15 cm da collocare in solchi profondi 4-5 cm, su file distanti l'una dall'altra 30 cm circa.

CURE COLTURALI

Essendo una pianta rigogliosa va eventualmente sfoltita. In autunno, inoltre, occorre tagliarla a livello del suolo, proteggendo le radici con un sottile strato di terricciato.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

Le foglie fresche si staccano all'occorrenza, mentre quelle essiccate, raccolte prima della fioritura, si possono conservare ed utilizzare per ottimi infusi.

ORIGANO

L'Origanum vulgare è una pianta erbacea (40-80 cm di altezza) perenne, rustica, con fiori rosa o porpora impiegati in passato come coloranti naturali. Le foglie vengono utilizzate in cucina per aromatizzare i cibi e in medicina per preparare infusi. Vuole terreni leggeri, fertili e posizioni assolate, anche se è abbastanza resistente al freddo.

Pianta di origano

MOLTIPLICAZIONE

La propagazione si attua attraverso seme in febbraio-marzo o con talee di 7-8 cm da prelevare in aprile-maggio dai germogli basali non fioriferi. La distanza tra le piantine deve essere di 30 cm.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

Si raccolgono gli steli con foglie e cime fiorali, prima che si aprano i fiori, da consumare freschi o essiccati.

PREZZEMOLO

Il prezzemolo (Petroselinum hortense) è una pianta erbacea biennale, ma coltivata come annuale, le cui foglie, molto aromatiche e utilizzate in cucina come condimento, sono ricche di sostanze minerali e di vitamine A, B e C. Raggiunge un'altezza di 30-100 cm. Si adatta a tutti i tipi di terreno, ma predilige quelli fertili, freschi, di medio impasto; cresce anche in vasi o contenitori di vario genere, purché abbiano terriccio ricco e ben drenato. E' abbastanza sensibile al freddo e riesce a superare l'inverno solo in climi miti e in posizioni riparate.

Piante di prezzemolo

MOLTIPLICAZIONE

La semina si esegue a dimora da febbraio a settembre (se il clima è mite), ponendo i semi in solchi profondi 1-2 cm; in seguito le piantine andranno diradate, in modo che siano distanti 5-10 cm l'una dall'altra. I semi impiegano per germinare circa tre settimane, ma è possibile accelerare questo processo mettendoli tra la carta assorbente umida per un periodo di circa due settimane.

CURE COLTURALI

Durante la coltivazione occorre mantenere la coltura priva di erbe infestanti, togliendole manualmente, e bagnare in modo da tenere la terra sempre umida.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

Il prezzemolo va raccolto con il coltello, tagliando qualche cm sopra il colletto non più di 2-3 gambi per pianta alla volta; periodicamente lo si può falciare affinché ricacci. Può essere consumato subito, conservato nel congelatore (dopo averlo tritato) o essiccato perdendo tuttavia il loro delicato aroma; in quest'ultimo caso, occorre raccogliere le foglie d'estate ed essiccarle a temperatura piuttosto alta (40-90°C).

RABARBARO

Il Rheum rhaponticum è una pianta rustica perenne, coltivata per i piccioli fogliari dal gradevole sapore acidulo, che presentano lunghi steli, una lamina fogliare ampia, verde e superiormente lucente e sono ricchi di vitamine (soprattutto la A). E' alto 1,5 m, ha foglie basali cuoriformi, foglie caulinari ovali e acuminate e infiorescenze a pannocchia di colore giallognolo. Predilige zone a clima fresco, dove la disponibilità idrica del terreno sia costante e ben distribuita durante l'arco vegetativo, mentre nelle zone a clima caldo tende ad andare precocemente a fiore, con conseguente perdita di prodotto fogliare. Il terreno deve essere fresco, fertile, lavorato profondamente, con un pH tendente all'acido e concimato in abbondanza con letame maturo.

MOLTIPLICAZIONE

Si semina oppure si mettono a dimora i rizomi in marzo, diradando in seguito le piantine in modo da lasciarle a 20-25 cm l'una dall'altra. Per propagare la coltura, generalmente ogni 5-6 anni, è bene rompere l'aiuola per estrarre i rizomi che, dopo essere stati divisi, vanno messi a dimora all'inizio dell'autunno o prima della ripresa vegetativa primaverile. I rizomi sono ricchi di principi attivi utilizzati in medicina per la preparazione di liquori.

CURE COLTURALI

Occorre effettuare alcune zappettature per togliere le infestanti, soprattutto nei primi periodi vegetativi, e operare una lieve rincalzatura. Bisogna, inoltre, irrigare spesso e eliminare i peduncoli fiorali. D'inverno, durante il riposo vegetativo, è indispensabile proteggere le piante con una pacciamatura organica.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

La raccolta inizia ad aprile, tagliando alla base il picciolo ed eliminando poi le lamine fogliari, non commestibili per l'alto contenuto di ossalati; per ottenere piccioli più teneri si possono rincalzare le piantine oppure avvolgerle in teli o sacchi, come per i cardi.

ROSMARINO

Il Rosmarinus officinalis è una pianta perenne sempreverde, arbustiva e spontanea nelle regioni mediterranee. Presenta foglie verdi molto aromatiche, usate in cucina o in medicina. Vuole terreni leggeri, asciutti e calcarei, esposti al sole e climi caldi; quindi nelle zone con inverni molto rigidi è possibile la coltura solo in vasi, da tenere in locali riparati. Può essere coltivato anche come ornamentale o per bordure di siepi, particolarmente piacevoli al momento dell'abbondante e lunga fioritura primaverile di colore azzurro-malva che si rinnova anche a fine estate.

MOLTIPLICAZIONE

La propagazione avviene facilmente per seme, per propaggine (copertura con terra del rametto ancora attaccato alla pianta, tagliato quando ha emesso le radici) e per talea di rametti semilegnosi di 15-20 cm.

CURE COLTURALI

Questa pianta ha bisogno di pochissime cure e generalmente non è attaccata da parassiti e malattie.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

Dal secondo anno si può iniziare la raccolta dei rametti, che è preferibile consumare freschi in quanto se essiccati perdono parte del loro caratteristico aroma.

SALVIA

La Salvia officinalis è una pianta perenne rustica, spontanea in molte regioni, arbustiva, alta 60-100 cm, con foglie lanceolate color verde-grigio utilizzate in cucina per l'intenso, inconfondibile aroma e in medicina per le sue proprietà astringenti. Presenta una vistosa fioritura azzurro-violetta in maggio-giugno. Vegeta in terreno povero e sassoso, anche se preferisce quello argilloso, purché ben drenato.

MOLTIPLICAZIONE

Si coltivano solitamente due varietà, una che viene propagata per seme a primavera, con foglie strette e di buon aroma, simile alla selvatica e con abbondante fioritura; l'altra con foglie più larghe, meno aromatiche e scarsa fioritura, che viene propagata per talea a fine inverno.

CURE COLTURALI

Entrambe le varietà vanno tagliate a livello del suolo, in autunno, per impedire che diventino legnose. Grazie alla sua grande adattabilità, si può coltivare la salvia anche sul balcone, in un vaso di almeno 30 cm di diametro.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

Le foglie si possono consumare fresche, congelate o essiccate.

TIMO

Il Thymus vulgaris è una pianta perenne rustica, coltivata per le foglie molto aromatiche. E' alto 10-30 cm e in giugno presenta una fioritura rosa o lilla. Vuole terreno sciolto, drenato, collocato in posizione assolata.

MOLTIPLICAZIONE

Si semina ad aprile, lasciando successivamente le piantine ad una distanza di 20 cm circa l'una dall'altra; si propaga anche per talea o per divisione dei cespi.

CURE COLTURALI

E' opportuno somministrare spesso acqua al terreno e in autunno inoltrato tagliare energicamente l'arbusto.

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

Si raccolgono i rametti teneri lunghi 15 cm circa, risparmiando quelli basali. Le foglie si impiegano generalmente sminuzzate, fresche o essiccate.

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