STORIA MODERNA - LA SCANDINAVIA E IL BALTICO

LE VICENDE SVEDESI

La posizione della Svezia nella Scandinavia e nei territori del Baltico uscì notevolmente rafforzata dalla Pace di Westfalia (1648), che le consentì di aggiungere ai domini già precedentemente acquisiti dalla corona svedese (Ingria, Estonia, Livonia) nuovi territori a occidente (la Pomerania e le città di Brema e Stettino), raggiungendo così una popolazione di due milioni e mezzo di abitanti, solo per metà svedesi.
Tutto ciò pose una serie di problemi economici e di politica interna ed estera alla monarchia svedese; gli sfruttamenti minerari non erano sufficienti a coprire i bisogni dello Stato che, mancando di denaro, fu costretto a cedere ai nobili grandi estensioni di terre demaniali, cosicché l'aristocrazia acquistò un enorme potere economico e politico, e la sua egemonia a corte fu solo in parte contrastata dalle altre classi sociali del clero, della borghesia e dei contadini.
Queste infatti non riuscirono ad ottenere che i nobili restituissero le terre demaniali e che il regime fiscale potesse essere esteso anche all'aristocrazia, da sempre esentata dal pagamento delle tasse.
Sul fronte internazionale, intanto, venne continuata la politica espansionistica tesa a ottenere il completo controllo del Baltico; nonostante questa determinasse il perdurare dei contrasti con Olanda, Danimarca e Polonia. Con una serie di brillanti azioni di guerra le armate svedesi riuscirono ad avere la meglio prima contro la Polonia, e successivamente anche contro la Danimarca, costringendo tali Stati a cedere ulteriori territori che si affacciavano sul Mar Baltico.
Con ciò l'espansione svedese raggiunse il proprio apice, ma la debolezza dell'economia e il fatto che i territori dello Stato non fossero legati dalla necessaria continuità territoriale, costituirono una seria minaccia per la stabilità della potenza svedese.
Con notevoli sforzi il nuovo re, Carlo XI (1660-1698), riuscì a mantenere intatta l'integrità dello Stato svedese, minacciato dalla coalizione creatasi tra la Danimarca, desiderosa di rivincita, e il Brandeburgo.
Il conflitto si protrasse per quattro anni fino al 1679, e nel periodo di pace che seguì Carlo XI cercò di far riprendere quota alle finanze statali, ulteriormente minate dalle spese di guerra.
Il trattato di pace stipulato tra Svezia e Danimarca non comportò gravi perdite territoriali per la prima, né grandi acquisti per la seconda. I due Stati, accomunati dal risentimento nei confronti dei rispettivi alleati, finirono con l'accordarsi, tramite delle clausole segrete, tra loro, ponendo fine al tradizionale contrasto. Vennero previste delle misure di collaborazione, e i due Paesi si impegnarono a non stipulare accordi né alleanze senza informarsi e consultarsi reciprocamente, mentre nel caso di una guerra comune i territori conquistati sarebbero stati equamente divisi.

LA SECONDA GUERRA DEL NORD

L'ultimo ventennio del XVII secolo, successivo ai suddetti accordi stipulati tra Svezia e Danimarca, fu caratterizzato dalla pace in tutto il settore baltico, con la prevalenza dell'egemonia svedese su di esso.
Carlo XI, risanate le finanze statali tramite la reintegrazione delle terre vendute precedentemente alla nobiltà, ottenne con questo stesso provvedimento la riaffermazione del potere assoluto della monarchia contro l'alta aristocrazia ed il Consiglio del popolo, il cosiddetto Riksdag, che essa dominava. La ripresa economica permise al sovrano la ricostruzione di un nuovo esercito, forte di circa 60.000 uomini. L'ampliamento dei poteri del re si estese anche ad altri campi oltre a quello militare, e Carlo XI si assicurò il controllo della politica estera e del fisco.
La restituzione delle terre alla corona da parte dei latifondisti, da lui voluta, determinò dei profondi mutamenti nella struttura della società svedese; una volta ridimensionati notevolmente i vasti possedimenti della grande nobiltà, numerosi contadini, in precedenza dipendenti dell'aristocrazia terriera, divennero concessionari o contribuenti della corona, essendo divenuti proprietari della terra che coltivavano.
Il numero dei contadini liberi aumentò quindi in maniera decisiva, e continuò a crescere anche nel XVIII secolo, quando i concessionari delle terre demaniali poterono acquistare i poderi da essi coltivati.
In tal modo la classe contadina svedese divenne politicamente attiva, ed i sovrani si servirono del suo appoggio, unitamente a quello del clero e della borghesia, per limitare i poteri dell'aristocrazia.
Il rafforzarsi dell'economia svedese durante il ventennio di pace e la sua crescente egemonia sul Baltico provocarono sul finire del secolo una crescente diffidenza delle altre potenze nei suoi confronti.
Lo squilibrio venne accresciuto dal fatto che nel 1697 il sovrano morì, e venne sostituito al trono dal giovane figlio Carlo XII, appena quattordicenne. La nobiltà svedese cercò di approfittare di questo fatto per riconquistare il prestigio perduto, e allo stesso modo la pensarono le potenze interessate alla propria espansione nel Baltico; prima che il giovane sovrano potesse consolidare la propria posizione, tra Russia, Danimarca e Polonia venne stretta una coalizione segreta antisvedese.
La grande nazione russa, che ormai si era trasformata in una potenza europea grazie all'opera dello zar Pietro il Grande, necessitava di uno sbocco sul Mar Baltico che le avrebbe permesso una espansione sia territoriale che economica, aprendole la via dei mari e dei commerci mercantili e navali. Le tre nazioni quindi ebbero vari motivi per allearsi in senso antisvedese, poiché ognuna avrebbe tratto dei vantaggi territoriali e commerciali dalla sconfitta dell'egemonia svedese. La Svezia sembrò agli alleati un Paese facile da sopraffare, sia per la giovane età del re, sia perché la Francia, impegnata nello stesso periodo nella guerra di successione spagnola, non l'avrebbe potuta appoggiare.
Lo svolgimento della guerra, iniziata nel 1700, fu però più difficoltoso del previsto. La Danimarca venne sconfitta in pochi mesi, e fu costretta a stipulare una pace separata con gli Svedesi.
Carlo XII continuò poi la serie di successi sconfiggendo i Russi a Narva, e rivolgendosi quindi contro la Polonia, dove, nel 1705, riuscì a scacciare il re dal trono e a far eleggere un proprio uomo di fiducia al suo posto. Mentre si preannunciava una nuova offensiva russa in Polonia, il sovrano svedese decise di penetrare nel vasto territorio russo per colpire Mosca, ma la campagna si rivelò un totale fallimento poiché Pietro il Grande attuò una ritirata strategica che, per i rigori dell'inverno russo, fu fatale alle truppe svedesi; queste infatti, ormai ridotte allo stremo delle forze, furono facilmente annientate nella battaglia di Poltava (1709). Carlo XII riuscì a riparare in Turchia, dove cercò di ottenere l'appoggio del sultano, mentre la Polonia e la Danimarca, appoggiate dagli Inglesi e dai Prussiani, ripresero le armi. Non avendo ottenuto l'alleanza con i Turchi, il sovrano svedese tornò in patria attraversando in incognito i vasti territori nemici, e si ricongiunse con il proprio esercito nel 1718. Poco dopo però egli morì nel corso di un'ennesima battaglia, e la guerra volse finalmente al termine con una serie di trattati di pace tra i belligeranti, che sancirono la definitiva fine dell'egemonia svedese sul Baltico. La Russia ottenne la Livonia, l'Estonia, la Carelia e parte della Finlandia garantendosi un efficace predominio sul mare. La Prussia conquistò la Pomerania con Stettino; la Danimarca poté annettere lo Schleswig.

LA SUCCESSIONE SVEDESE

Durante la guerra del Nord in Svezia ci si pose il problema della successione al trono, dato il pericolo che il giovane re fosse ucciso in battaglia, senza aver assicurato alla corona un erede diretto.
Egli infatti non si era ancora sposato, e continuò a sostenere che lo avrebbe fatto una volta finita la guerra; ma, come si è visto, Carlo XII venne ucciso in battaglia, ed il trono svedese restò vacante.
Due opposte fazioni, costituitesi da tempo nei riguardi del problema della successione, si fecero a quel punto avanti per sostenere i propri rispettivi candidati; il primo era un nipote di Carlo, figlio della sorella maggiore, e la seconda era la stessa sorella minore di Carlo XII, Ulrica Eleonora, spalleggiata dal marito, Federico d'Assia. Quest'ultima ottenne i favori dell'aristocrazia antiassolutista dichiarandosi disposta ad accettare una nuova costituzione che ne avrebbe limitato i poteri, e venne incoronata nel 1719. Ella non tardò tuttavia a manifestare un carattere imperioso e tenace che lasciò presagire una politica ispirata all'assolutismo nel quale era stata educata.
La grande nobiltà la costrinse perciò ad abdicare in favore del marito che, non potendo avanzare alcuna rivendicazione a titolo ereditario, fu costretto a mostrarsi più arrendevole. Egli assunse perciò la corona col nome di Federico I (1720-1751) e accettò la nuova costituzione che riduceva notevolmente il potere del re.
Dopo un secolo e mezzo di lotte accanite, con la fine della grande guerra del Nord, i paesi scandinavi entrarono in un periodo di pace preziosa sia per la Danimarca-Norvegia sia per la Svezia-Finlandia.
La guerra portò ad un assetto destinato a rimanere immutato per quasi un secolo. Il nuovo equilibrio comportò la decadenza di Svezia e Danimarca al rango di potenze di secondo piano, mentre sulle rive del Baltico si affermarono la Russia e la Prussia che, insieme agli Inglesi, avrebbero condizionato la futura politica dei paesi scandinavi.
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