STORIA MODERNA - L'EUROPA DEL SEICENTO

MARIA DE' MEDICI E IL CARDINALE RICHELIEU

Nel 1610, la scomparsa di Enrico IV creò problemi dal punto di vista della successione al trono. Per la giovane età del figlio Luigi, fu infatti la seconda moglie di Enrico IV, Maria de' Medici, ad assumere la reggenza. Maria, figlia del granduca di Toscana Francesco II, abbandonò l'indirizzo politico e governativo seguito da Enrico IV, per adottare invece una politica di pace verso gli Asburgo di Spagna e d'Austria. A questo scopo fece imprigionare il duca di Sully, che era stato il braccio destro di Enrico IV; e conferì invece grande potere ad un avventuriero italiano, Concino Concini.
Maria de' Medici consolidò l'alleanza franco-spagnola, stipulando un duplice accordo matrimoniale col Trattato di Fontainebleau, secondo cui il giovane re di Francia e l'erede al trono di Spagna avrebbero sposato ciascuno la sorella dell'altro.
Ma le sue manovre politiche portarono ad una ribellione della corte: nel 1614 i principi di Condé, Nevres, Mayenne, Lounueville e Bouillon raccolsero gli eserciti, ciascuno nella propria provincia, per far convocare dalla Corona gli Stati Generali, allo scopo di diminuire le tensioni interne.
La crisi comunque si risolse dopo che Luigi XIII, fatto assassinare il Concini (1617), assunse effettivamente il potere, costringendo Maria de' Medici a ritirarsi nel castello di Blois in esilio.
Luigi XIII, libero da ogni legame, si prestò ad esercitare il potere affiancato da Richelieu, al quale diede la sua piena fiducia. Il cardinale Richelieu, resosi conto della potenza degli Asburgo, cercò di interrompere le linee di comunicazione tra la Spagna e l'Austria, che attraversavano la Valtellina e la Liguria, e di ristabilire i confini naturali della Francia, ovvero i Pirenei e il Reno.
Nella politica interna, Richelieu, in qualità di primo ministro, si impegnò ad eliminare l'opposizione dell'alta nobiltà e i privilegi politici degli ugonotti. Questa linea politica rafforzò ulteriormente la fazione dei devoti cattolici, capeggiati dal teologo Berulle e appoggiati dalla regina madre. L'ultima roccaforte ugonotta, La Rochelle, il porto più importante del regno, attraverso il quale venivano mantenuti contatti con l'Inghilterra e le Province Unite Olandesi, fu espugnata dagli uomini di Richelieu nel 1628.
Ma la politica accentratrice del cardinale fu tenacemente ostacolata anche dal fratello del re, Gastone d'Orléans e dai figli naturali di Enrico IV. I tentativi di questi ultimi, volti ad ottenere l'allontanamento di Richelieu dal potere, fallirono però miseramente. Il cardinale poté così dedicarsi all'attuazione completa dei suoi disegni politici.
Resosi conto della necessità di affermare il dominio assoluto del re, per meglio controllare l'opposizione nobiliare, esautorò i governatori, per tradizione scelti fra l'aristocrazia, e istituì la carica di intendente, di nomina regia. Fece di tutto inoltre per attuare una politica economica mercantilistica, volta ad accrescere la produzione e il volume delle esportazioni francesi.
Ritratto del cardinale Richelieu

MAZARINO

Quando nel 1643 Luigi XIII morì, il consiglio di reggenza in nome di Luigi XIV (che all'epoca aveva solo quattro anni) fu composto, per volere dello stesso sovrano defunto e dietro consiglio di Richelieu, da quattro uomini particolarmente fidati: il cancelliere Séguier, il cardinale Mazarino (in qualità di primo ministro), il controllore delle finanze Bouthillier e il figlio di quest'ultimo Chavigny.
La regina madre Anna d'Austria però, approfittando del fatto che, secondo la legge francese, un re non poteva essere vincolato dalle decisioni del suo predecessore nell'esercizio del potere assoluto, si fece proclamare reggente e acquisì così la facoltà di formare il Consiglio a suo piacimento. Ella comunque mantenne in carica il cardinale Mazarino, il quale godeva della sua piena fiducia.
Le difficili condizioni del Paese, ancora impegnato nella guerra dei trent'anni (che analizzeremo più dettagliatamente nei prossimi paragrafi) e costretto perciò a pesanti spese militari, costrinsero il cardinale Mazarino ad una politica di accentramento amministrativo e di aggravio della pressione fiscale, che suscitò il risentimento nobiliare e fece maturare un sentimento di rivolta civile da parte dei contadini. In questa atmosfera esplose la cosiddetta fronda parlamentare del 1648, così chiamata perché promossa dal Parlamento di Parigi, più precisamente dalla Suprema Corte di Giustizia che rifiutò di accettare i nuovi provvedimenti finanziari voluti da Mazarino. Ma l'egoismo degli aristocratici e l'immaturità dei ceti popolari tolsero a questo moto ogni serio contenuto ideale e il Mazarino, dopo essere stato costretto a fuggire dalla capitale, vi poté far rientro accolto da grandi festeggiamenti, anche se dovette fare alcune concessioni che sembrarono compromettere la politica di accentramento voluta dal Richelieu. Il governo però rafforzò lentamente la propria autorità e con la firma dei Trattati dei Pirenei nel 1659 e di Copenaghen nel 1660, grazie ai quali l'Europa ritrovò la pace, la Francia assunse il ruolo di potenza egemone fra gli Stati Europei.
La morte di Mazarino chiuse l'epoca dei grandi ministri e aprì quella del pieno assolutismo monarchico di Luigi XIV.

LA SPAGNA E L'ITALIA

Il tramonto della potenza spagnola, incominciato già con Filippo II in seguito alla perdita del dominio dei mari a favore dell'Inghilterra (sconfitta dell'Invencible Armada nel 1588) e alla Pace di Vervins del 1598, caratterizzò anche i regni dei suoi successori: il figlio Filippo III e il nipote Filippo IV.
Filippo III, appoggiato dal suo primo ministro, il duca di Lerma, concesse ampio spazio alle iniziative dell'arciduca Alberto d'Asburgo, che fu l'artefice dei trattati del 1598, del 1604 e del 1609 che conclusero le guerre iniziate da Filippo II rispettivamente con Francia, Inghilterra e Province Unite Olandesi.
L'assassinio del sovrano francese Enrico IV, voluto e favorito dalla Spagna, assicurò la salvezza alle famiglie degli Asburgo di Spagna e d'Austria, i quali poterono riguadagnare molte delle posizioni perse, soprattutto tra i principati tedeschi ed italiani.
Nel frattempo furono gettate le basi per l'instaurazione di nuovi rapporti con la Francia e l'Inghilterra, attraverso una politica «matrimoniale» che si realizzò con l'unione del re di Francia, Luigi XIII, con la figlia di Filippo III di Spagna, Anna d'Austria. Dopo l'allontanamento del duca di Lerma, nel 1617, andò rafforzandosi il partito della guerra che prevalse dopo la morte di Filippo III, seguita dopo pochi mesi da quella dell'arciduca Alberto d'Asburgo, principe dei Paesi Bassi spagnoli. I promotori della politica aggressiva, con a capo il giovane Filippo IV, Baltazat de Zùniga e suo nipote il conte di Olivares, decisero di non rinnovare la Tregua dei dodici anni stipulata con l'Olanda e di attaccare i Paesi Bassi, divenuti in poco tempo la potenza marittima più ricca e dinamica dell'Europa. Filippo IV trovò un valido alleato nella famiglia degli Asburgo d'Austria, impegnati nella guerra di Boemia, e unendosi a loro diede avvio ad un conflitto destinato a protrarsi per un periodo di circa trent'anni e che, coinvolgendo le maggiori potenze europee, si concluderà con il crollo definitivo dell'egemonia spagnola in Europa.
La situazione degli Stati Italiani, sotto il dominio della Spagna, è esaminabile molto facilmente attraverso la visione delle condizioni di vita dei popoli italiani. I governatori del Ducato di Milano e dello Stato dei Presidi e i viceré dei Regni di Napoli, di Sicilia e di Sardegna erano naturalmente degli spagnoli, come anche i funzionari, i nobili di corte e i maggiori feudatari. Le decisioni dei governi locali di conseguenza, rispecchiavano direttamente gli interessi politici ed economici della Spagna. La politica spagnola mirava inoltre a soffocare tutte quelle attività in cui gli Italiani sarebbero potuti entrare in concorrenza con gli Spagnoli (ad esempio nel campo delle armi e del commercio in generale). I nobili inoltre godevano di ampi privilegi, detenevano le cariche di amministratori e di giudici, e sfruttavano la popolazione con il consenso dei governatori.
Rovina economica e oppressione politica rappresentavano pertanto una costante degli Stati italiani sottoposti al dominio spagnolo. Molte rivolte furono tentate contro gli Spagnoli, ma sempre con scarso successo; a questo proposito ricordiamo il moto popolare di Milano, ben descritto dal Manzoni, scaturito in seguito alla carestia del 1628, e le due importanti rivolte scoppiate quasi contemporaneamente nel 1647 a Napoli e a Palermo, contro il malgoverno spagnolo.
A Napoli la ribellione (luglio 1647) prese il via in seguito ad un provvedimento del viceré che impose un'eccessiva tassazione su un bene di prima necessità come la frutta. Promotori della rivolta furono Tommaso Aniello, detto Masaniello, e, dopo la morte di questi, Gennaro Annese e Giulio Genoino; gli Spagnoli tuttavia con l'esecuzione di Annese, nell'aprile del 1648, riuscirono a restaurare l'ordine precostituito.
A Palermo l'insurrezione fu guidata da Nino de la Pelosa e da Giuseppe d'Alessio che a capo degli insorti occuparono e bruciarono gli uffici del dazio. Mancando un preciso piano strategico capace di portare il movimento ad un approdo politico costruttivo, la repressione poté tranquillamente restaurare lo status quo, abbandonandosi in alcuni casi anche ad eccessi del tutto inutili, soprattutto dopo la morte dei due promotori della rivolta.
Modello tridimensionale di nave catalana del XVIII sec.

L'ORIGINE DELLA GUERRA DEI TRENT'ANNI

I possedimenti della casa d'Asburgo agli inizi del secolo XVII si estendevano dai Vosgi ai Carpazi e formavano un enorme complesso di terre, non unite naturalmente tra loro ma legate dalla solidità della dinastia asburgica, i cui rami cadetti erano collegati da legami matrimoniali al ramo spagnolo della casata.
Durante il regno di Rodolfo II (1576-1612) i contrasti e le tensioni non cessarono, anzi la situazione si rese sempre più complicata, soprattutto a causa della stravaganza del nuovo imperatore. Rodolfo II infatti, cresciuto ed educato in Spagna dai Gesuiti, introdusse la Controriforma nei domìni asburgici e si circondò nel suo castello di Praga di alchimisti e astronomi (fra cui i famosi Ticho Brahe e Keplero), lasciando il governo ai funzionari di corte.
L'ostruzionismo nei confronti dell'imperatore Rodolfo II, promosso dal fratello e dai nipoti del reggente, fu determinato dal timore di vedere compromessi i diritti della dinastia, che furono affermati prima con l'assunzione della corona imperiale da parte del fratello Mattia (1612) e poi col conferimento della corona boema al cugino Ferdinando di Stiria nel 1617. Quest'ultimo si era già distinto come deciso portavoce della causa cattolica nei ducati di Stiria, di Carinzia e di Carniola, quando nel 1596 aveva fatto applicare con molto rigore i principi della Controriforma.
Gli scontri fra l'Unione Protestante e la Lega Cattolica si inasprirono notevolmente quando Ferdinando, salito al trono di Boemia, dispose immediatamente la cattolicizzazione forzata di quella regione, ordinando la distruzione delle chiese protestanti. La risposta boema a questa provocazione culminò con l'episodio della defenestrazione di Praga (1618), durante il quale i luogotenenti cattolici dell'imperatore furono scaraventati dalle finestre del castello di corte dalle milizie protestanti.
Nello stesso anno l'Unione Protestante negò a Ferdinando l'ingresso in Boemia e la sua elezione del 1617 fu dichiarata nulla dalla Dieta Boema, che offrì la corona al capo dell'Unione Evangelica Federico V del Palatinato. Alla morte di Mattia nel 1619, Ferdinando II fu eletto imperatore, e ciò inasprì ulteriormente la crisi, che si estese anche al di là dei confini boemi.
L'insieme delle tensioni culminò così in una guerra destinata a diffondersi in tutta l'Europa e passata alla storia con il nome di Guerra dei Trent'anni.

LA GUERRA DEI TRENT'ANNI

Il primo periodo della guerra, definito boemo-palatino, si svolse dal 1618 al 1623 e, come abbiamo già ricordato, fu originato dalla sollevazione boema contro Ferdinando d'Asburgo. L'insurrezione boema si estese anche ad altre regioni dell'Impero, quali la Slesia, la Moravia, l'Ungheria e la Transilvania, e giunse alla creazione di un governo autonomo, grazie anche all'appoggio militare del conte di Mansfeld, capitano di ventura del duca di Savoia.
Dal canto suo, Ferdinando II ottenne l'alleanza della Sassonia, della Lega Cattolica (rappresentata da Massimiliano I di Baviera) e della Spagna, la quale dalle Fiandre inviò un esercito in aiuto delle truppe asburgiche.
Mentre così la Sassonia conquistava la Lusazia e le truppe spagnole irrompevano nel Palatinato, l'esercito della Lega Cattolica, guidato dal generale de Tilly, vinse i Boemi nel 1620 nella famosa battaglia della Montagna Bianca. La sconfitta causò la sottomissione della Boemia e degli altri territori ereditari agli Asburgo. La nobiltà fu privata dei suoi possedimenti, i quali vennero concessi a stranieri fedeli alla corona imperiale. L'Unione Protestante si sciolse, Federico V del Palatinato fu costretto a fuggire in Olanda e nel 1622 si giunse alla Pace separata di Nikolsburg. L'anno successivo in Boemia venne istituito un tribunale che emanò condanne a morte ed espropriò metà delle terre dei nobili.
In seguito alla Pace di Nikolsburg, la guerra dei trent'anni visse ulteriori sviluppi; avvalendosi degli aiuti inglesi ed olandesi, ma soprattutto dell'appoggio del primo ministro francese Richelieu, Cristiano IV di Danimarca infatti intervenne nella guerra dando il via al periodo danese (durato dal 1625 al 1629).
Sull'altro fronte l'imperatore poté avvalersi dell'appoggio di Alberto di Wallenstein, abile generale cattolico e ricco possidente terriero.
Wallenstein, duca di Friedland dal 1624, sconfisse nel 1626 durante la battaglia al Ponte di Dessau il conte di Mansfeld (alleato dell'Unione Protestante) e lo inseguì fino a Neuhäusel in Ungheria.
Nonostante il coraggio dimostrato da Cristiano di Danimarca, anche il suo esercito venne sconfitto nel 1626 presso il villaggio di Lutter dal generale cattolico Tilly. Quando le varie truppe alleate degli Asburgo, fra cui quelle del conte de Tilly e di Alberto di Wallenstein, si riunirono presso l'Elba, per l'esercito danese cominciò la fine. Cristiano IV fu costretto a ritirarsi dall'Holstein, verso l'isola di Funen, fino allo Jutland. Wallenstein assoggettò la Germania settentrionale fino a Stralsunda e ricevette il feudo di Mecklemburgo (con la città di Sagan) e il titolo di duca nel 1628. In onore alle sue vittorie fu anche solennemente nominato generalissimo dell'Oceano e del Mar Baltico.
Cristiano IV di Danimarca fu invece costretto a firmare la Pace di Lubecca del 1629, grazie alla quale poté conservare i suoi domìni ereditari in cambio della rinuncia ad ogni pretesa sui vescovadi germanici, per il possesso dei quali era entrato in guerra.
L'occupazione di importanti porti sul Mar Baltico e lo spostamento della guerra nel nord, provocò l'intervento della Svezia; mentre nella stessa Germania la politica seguita da Wallenstein non tardò a dimostrarsi perfettamente in linea con quella perseguita dall'imperatore.

L'EDITTO DI RESTITUZIONE

Nel 1629 l'imperatore Ferdinando II emanò l'Editto di Restituzione, in base al quale tutte le proprietà ecclesiastiche venute in possesso dei protestanti dopo il 1552, dovevano essere restituite alla Chiesa cattolica. L'Editto di Restituzione rivoluzionò la vita politica della Germania, in cui cinque vescovadi, una trentina di città imperiali e anseatiche e moltissimi conventi e parrocchie vennero recuperati dalla Chiesa di Roma, a discapito delle forze protestanti.
Ma questo nuovo editto non tolse solo i territori ai principi protestanti, infranse anche la stessa unità del partito cattolico, aprendo una profonda frattura fra i principi della Lega. La Pace di Lubecca del 1629, comunque, permise a Ferdinando II di spostare le sue truppe in Italia, dove era già in corso la seconda guerra di successione per il Ducato di Mantova e del Monferrato. Il ducato era conteso fra Ferrante di Guastalla, sostenuto dalla Spagna e dall'impero, e da Carlo di Nevers, sostenuto dalla Francia. Dalla parte di Ferrante si schierò anche Carlo Emanuele I di Savoia, il quale occupò il Monferrato, già da lui invaso nel 1613.
L'intervento francese avvantaggiò Carlo di Nevers, e il successore di Carlo Emanuele I, Vittorio Amedeo I, fu costretto a firmare il Trattato di Cherasco (1631), col quale si impegnò a ritirarsi dal Monferrato e a cedere alla Francia Pinerolo.

IL PERIODO SVEDESE

Dopo questa parentesi italiana, risoltasi a favore della Francia, il conflitto si spostò nuovamente al nord, dove Gustavo II Adolfo di Svezia decise di intervenire contro l'impero, per difendere la causa protestante, per confermare la potenza politica svedese e per guadagnare qualche territorio sul Mar Baltico. Così il re di Svezia, nel 1630, sbarcò sull'isola di Usedom e iniziò la campagna militare. Gustavo II Adolfo aveva allora trentacinque anni ed era re di Svezia già da molto tempo, essendo succeduto al padre Carlo IX nel 1611. Durante il suo regno la Svezia era divenuta una grande potenza, padrona di tutta la costa orientale del Baltico e comprendente Finlandia, Estonia, Ingra e Carelia. Egli, inoltre era un uomo geniale, sia politicamente che militarmente, costantemente convinto della validità della sua causa in favore del protestantesimo.
Sorretto dall'appoggio della popolazione protestante, ma non degli Stati imperiali protestanti (quali Brandeburgo e Sassonia), Gustavo II scese in guerra contro l'impero valendosi solo dell'alleanza con la città baltica di Stralsunda. Conquistata la Pomerania, iniziò una vittoriosa avanzata, avvantaggiato dal fatto che le forze nemiche erano del tutto impreparate ad una simile evenienza. In seguito alla distruzione e al saccheggio di Magdeburgo, ad opera delle forze imperiali guidate dal de Tilly, anche i principati protestanti dell'impero - Sassonia e Brandeburgo - intervennero nella guerra a sostegno delle truppe del re di Svezia (1631).
Nello stesso anno l'esercito svedese affrontò e sconfisse le forze imperiali al comando del generale de Tilly, nella battaglia di Breitenfeld; nonostante la fuga dei Sassoni gli uomini di Gustavo II riuscirono ad infliggere numerose perdite all'esercito imperiale. Successivamente il sovrano svedese decise di muoversi verso la Turingia e la Franconia, riuscendo ad occupare il Palatinato; vinta la resistenza spagnola, avanzò fino a Magonza, città che divenne la capitale amministrativa dei territori conquistati.
Nel 1632, in uno scontro presso Rain sul fiume Lech, l'esercito svedese inflisse un'ennesima sconfitta alle forze imperiali, riuscendo persino ad eliminare il valoroso conte de Tilly, comandante delle truppe asburgiche. La conquista della Baviera fu facilitata dalla volontaria sottomissione delle città di Monaco e Norimberga, che aprirono spontaneamente le porte della città al sovrano svedese. Ma le intenzioni di passare all'attacco della capitale austriaca, Vienna, furono rallentate dalla notizia della riconquista imperiale della Boemia ad opera delle forze del Wallenstein.
Lo scontro tra questi due grandi geni militari avvenne nel 1632 nella battaglia di Lützen: pur uscendo vittorioso, l'esercito svedese subì la perdita di Gustavo II Adolfo, a cui succedettero al comando delle truppe Bernardo di Weimar e i generali svedesi Horn e Banér.
Il trono di Svezia passò alla figlia di Gustavo II, Cristina, che, essendo troppo giovane (solo sei anni), dovette sottostare alla guida e ai suggerimenti del cancelliere svedese Axel Oxenstjerna. Nonostante la morte di un grande re come Gustavo II, l'esercito svedese riuscì ad ottenere dei buoni risultati: nel 1633 Bernardo di Weimar occupò il Ducato di Franconia, conquistò il Palatinato superiore e la Baviera sino al fiume Danubio. Nel frattempo Wallenstein, dopo essersi assicurata la fedeltà del suo esercito, abbandonò la linea politica di Massimiliano I di Baviera e condusse personalmente delle trattative di pace con la Svezia; questo gesto molto imprudente costò al valoroso comandante l'esonero dal suo incarico e la prescrizione da parte dell'imperatore.
Nel 1634 Wallenstein concluse la sua movimentata esistenza a Eger, dove cadde assassinato per opera del colonnello dei dragoni irlandesi Butler.
Sempre nel 1634, la battaglia di Nördlingen ebbe delle conseguenze decisive, sia sul piano militare che su quello politico: la Svezia perse infatti tutte le conquiste della Germania meridionale, fatta eccezione per poche città.
Sassonia e Brandeburgo, a cui si associarono anche tutti gli altri Stati imperiali protestanti, vista la difficile situazione, stipularono con Federico II la Pace di Praga del 1635, grazie alla quale, in cambio della sottomissione alla famiglia imperiale, ottennero che l'Editto di Restituzione fosse sospeso per quarant'anni.
La guerra tuttavia non terminò: la Svezia proseguì infatti i combattimenti, mentre scese in campo anche la Francia, che vedeva minacciato il proprio confine orientale.

IL PERIODO FRANCESE

Dal 1635 fino alla conclusione della pace di Westfalia, nel 1648, la guerra dei trent'anni divenne soprattutto una lotta fra gli Asburgo e la Francia per l'egemonia sull'Europa. Con l'entrata in guerra dei Francesi, gli scontri ripresero con più accanimento su due differenti fronti d'azione. Il primo teatro degli scontri, la Sassonia e la Boemia, vide la progressiva avanzata delle truppe svedesi, guidate dai comandanti Torstenson e Banér, che nel 1636 ottennero la vittoria di Wittstock. Sul fronte della Germania meridionale, invece, Bernardo di Weimar, alla guida delle forze francesi, conquistò nel 1638 il Ducato dell'Alsazia; alla sua morte però le truppe transalpine vennero sconfitte, nel 1643, a Tuttlingen dal generale bavarese Mercy.
Nel frattempo, nel 1637, alla morte di Ferdinando II d'Asburgo, la corona imperiale era passata al figlio Ferdinando III.
In seguito alle ultime vittorie franco-svedesi presso Alerheim e Jankau, ottenute dai comandanti Turenne e Torstenson, nel 1645 iniziarono le lunghe e complesse trattative di pace.
Nel 1648 venne ufficializzata la Pace di Westfalia, che fu firmata dai Francesi a Münster e dagli Svedesi a Osnabrück.
Con la Pace di Westfalia la Francia ottenne l'Alsazia meridionale, il vicariato sui vescovadi di Metz, Toul e Verdun e la giurisdizione su dieci città imperiali dell'Alsazia, fra le quali le teste di ponte sul confine del Reno, Breisach e Philippsburg; la Svezia guadagnò il diritto di partecipare e di votare alla Dieta imperiale ed entrò in possesso della Pomerania occidentale (con Stettino, Rügen e Wismar) e del Ducato di Brema e Verden. Il trattato di pace inoltre assegnò alla Baviera il Palatinato superiore, alla Sassonia la Lusazia e al Brandeburgo la Pomerania orientale e i vescovadi di Halberstadt, Kammin e Minden.
Con la fine della guerra dei trent'anni l'Europa entrò in un periodo di reciproco equilibrio fra le più importanti potenze, caratterizzato dalla dichiarazione di autonomia della Svizzera e dei Paesi Bassi dall'impero, e dall'ascesa di nuove grandi potenze quali Francia, Svezia e gli stessi Paesi Bassi.
In Germania inoltre le libertà conquistate dai principi misero in crisi il centralismo asburgico, provocando la frantumazione dell'impero in una confederazione di Stati.
Cominciò così a venir meno la potenza politico-militare degli Asburgo d'Austria, che si videro costretti ad accettare la piena sovranità degli Stati imperiali riconoscendo loro lo ius foederationis, ovvero il diritto di stringere alleanze a patto di non ostacolare la politica imperiale dell'imperatore.

PICCOLO LESSICO

PALATINATO

In tedesco Pfalz, è il nome di una storica regione della Germania occidentale. Oggi il Palatinato non esiste più e il suo territorio è stato diviso fra le regioni di Rheinland-Pfalz e della Baviera.

STATI GENERALI

In Francia, prima della rivoluzione, gli Stati generali erano un'assemblea con poteri consultivi composta dai rappresentanti della nobiltà, del terzo stato (borghesia) e del clero. Il voto non era personale ma collettivo relativamente ad ogni ordine. Gli stati generali furono convocati per la prima volta nel 1302 da Filippo IV il Bello e si riunirono poi fino al 1789.

PERSONAGGI CELEBRI

GUSTAVO II ADOLFO

(1594-1632). Sovrano svedese, figlio e successore di Carlo IX, combatté contro la Polonia e partecipò attivamente nella guerra dei trent'anni caratterizzando il periodo svedese. Durante questa guerra ottenne numerose vittorie. Morì durante la battaglia di Lützen, condotta in porto vittoriosamente dal suo esercito.

ALBRECHT WENZEL EUSEBIUS VON WALLENSTEIN

(1583-1634). Condottiero cecoslovacco al servizio della casa d'Asburgo, fu uno dei più geniali comandanti della guerra dei trent'anni. Dopo la vittoria di Dessau sull'Unione Protestante nel 1626, costrinse Cristiano IV di Danimarca alla ritirata l'anno seguente. Sospettato da Ferdinando II, fu esonerato dall'incarico di comandante nel 1630. In seguito all'avanzata di Gustavo II Adolfo, fu richiamato di nuovo in servizio e sconfitto nella battaglia di Lützen del 1632, nella quale perse la vita lo stesso re di Svezia. Nel tentativo di acquisire il trono di Boemia, tentò delle trattative di pace segrete con la Svezia ma scoperto, fu raggiunto e assassinato dall'emissario di Federico II, il colonnello dei dragoni irlandesi Butler.

RIASSUNTO CRONOLOGICO

1610: muore Enrico IV e sale al trono il figlio Luigi XIII. Gustavo II Adolfo di Svezia sale al trono dopo la morte del padre.

1615: scioglimento degli Stati generali che non verranno più convocati fino al 1789.

1618: con la defenestrazione di Praga ha inizio la guerra dei trent'anni. Periodo boemopalatino.

1620: battaglia alla Montagna Bianca. I protestanti subiscono una pesante sconfitta per opera dell'esercito imperiale, Federico V del Palatinato fugge in Olanda.

1621: Luigi XIII impone in Francia la sua autorità. Primo ministro del re di Francia è il cardinale Richelieu.

1622: pace separata di Nikolsburg.

1626: Richelieu firma il Trattao di Maçon con la Spagna.

1626: Wallenstein sconfigge Mansfeld nella battaglia al Ponte di Dessau.

1626: nello scontro di Lutter Cristiano IV di Danimarca viene sconfitto dalle truppe del comandante Tilly. Costretto alla ritirata il sovrano danese raggiunge lo Jutland.

1626: Editto di Restaurazione. L'Imperatore Ferdinando II sancisce la restituzione alla Chiesa di Roma di tutti i territori pervenuti in possesso dei protestanti dopo il 1552.

1629: pace di Lubecca.

1630: durante la Dieta di Ratisbona i principi elettori ottengono con la forza la destituzione di Wallenstein.

1630: Gustavo II Adolfo sbarca sull'isola di Usedom con l'intenzione di difendere la causa protestante nella guerra dei trent'anni. Ha inizio il periodo svedese.

1631: Il Tilly occupa e distrugge la città di Magdeburgo, stimolando le regioni imperiali protestanti della Sassonia e del Brandeburgo ad entrare in guerra con Gustavo II Adolfo.

1632: nella battaglia presso Rain sulla Lech, vinta dalle forze svedesi, muore il comandante Tilly dell'esercito asburgico.

1632: nella battaglia presso Lützen gli svedesi sconfiggono le forze imperiali guidate dal Wallenstein, ma perde la vita Gustavo II Adolfo.

1634: nella battaglia presso Nördlingen le forze svedesi perdono la Germania meridionale.

1638: in Francia muore Luigi XIII, lasciando la composizione del consiglio di reggenza a quattro suoi uomini fidati.

1643: Luigi XIV, re Sole, sale al trono di Francia.

1645-1648: Pace di Westfalia che pone fine alla guerra dei trent'anni.

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