STORIA MEDIEVALE - IL TRAMONTO DEL MEDIOEVO

IL TRAMONTO DEL MEDIOEVO

Sotto i primi re della dinastia capetingia, l'antico regno franco era diventato un mosaico di feudi grandi e piccoli, sui quali i re esercitavano una sovranità di nome ma non di fatto. I vassalli maggiori si rifiutavano di obbedire e cercavano di ingrandire con la guerra i propri feudi, anche a danno dei possedimenti del sovrano. I feudatari minori, d'altro canto, si ribellavano ai loro diretti signori, moltiplicando le contese. L'autorità regia, in sostanza, era di fatto nulla al di fuori del territorio che costituiva il dominio diretto della corona (territorio tra la Senna e la Loira).
Ugo Capeto, eletto re nel 987, nel tentativo di rafforzare la monarchia, istituì la prassi dell'ereditarietà della corona nominando sovrano, quando ancora era in vita, suo figlio Roberto. Anche i discendenti di quest'ultimo si attennero alla prassi dell'ereditarietà e col tempo la monarchia riuscì a rafforzare il proprio potere. La situazione tuttavia si aggravò quando Enrico Il Plantageneto, salito sul trono d'Inghilterra nel 1154, ereditò in Francia molti feudi, tra cui la Normandia, la Bretagna, la Turenne, l'Angiò e la Guascogna. Il dominio dei Capetingi, se paragonato a quello di Enrico II, divenne così troppo esiguo per poter garantire una reale autorità. Soltanto all'inizio del XIII secolo il re Filippo II Augusto riuscì a riconquistare parte dei possedimenti francesi della corona inglese, riuscendo così a dare un saldo fondamento territoriale alla sua autorità. Rafforzando inoltre i legami con il Papato, Filippo II consolidò anche il prestigio politico della corona francese (crociata contro gli Albigesi).
In seguito però si verificarono dei conflitti tra il pontefice e i re di Francia, soprattutto quando questi vollero imporre la propria autorità anche al clero, obbligandolo ai pagamenti dei tributi e pretendendo di giudicare gli ecclesiastici con le stesse leggi in vigore per tutti i francesi. Naturalmente i vescovi si opposero, rifiutando di obbedire: ciò fu preludio di un duro conflitto, che ebbe il suo culmine con Filippo il Bello e papa Bonifacio VIII.

MONARCHIA FEUDALE E STATO NAZIONALE

All'origine del conflitto col Papato vi era il fatto che i sovrani francesi avevano ormai intrapreso la politica di trasformazione della monarchia feudale, con l'obiettivo di costituire uno Stato nuovo, con un nuovo ordinamento giuridico, politico e amministrativo. Era ormai in atto, in Francia, in sostanza, il processo storico che doveva portare alla nascita della «nazione».
Questo nuovo Stato avrebbe dovuto avere delle caratteristiche molto diverse da quello feudale, poiché in quest'ultimo i feudi erano entità a sé stanti, i cui Signori sovente entravano in guerra fra loro.
Nello Stato nazionale invece, il re avrebbe potuto governare direttamente su tutto il regno, con funzionari da lui scelti, e avrebbe dovuto essere in grado di sostenere qualunque spesa dello Stato, costringendo così i sudditi a pagare all'erario tributi di vario genere; infine avrebbe dovuto essere in grado di difendere il territorio con un esercito completamente alle proprie dipendenze. Questo nuovo regime politico naturalmente non fu bene accetto anzi, i re dovettero lottare a lungo per poterlo imporre. Le maggiori proteste giunsero appunto dal papa e dalla Chiesa che non volevano rinunciare alla propria autorità universale, detenuta durante tutto il Medioevo.
Essi infatti credevano di poter godere ancora degli antichi privilegi, ad esempio quello di non pagare le tasse, oppure quello di essere giudicati da tribunali ecclesiastici.

L'INGHILTERRA TRA MONARCHIA FEUDALE E STATO NAZIONALE

L'Inghilterra, al tempo delle migrazioni barbariche, era stata occupata da alcune popolazioni germaniche, gli Angli e i Sassoni, che avevano respinto gli indigeni di origine celtica. I capi delle tribù anglo-sassoni si erano in un primo tempo spartiti il territorio ma le incursioni dei Vichinghi e dei Danesi, provenienti dalla Scandinavia, resero ben presto necessaria la presenza di un re, che fosse eletto da una assemblea di capi suoi pari, e che fosse l'unico comandante in tempo di guerra.
Neppure attraverso l'istituzione monarchica gli Anglosassoni riuscirono però a dare vita ad un organismo politico unitario, e finirono pertanto per conservare a lungo le usanze primitive che avevano al momento dell'invasione. All'inizio dell'XI sec. lo sbarco nell'isola del duca di Normandia, Guglielmo il Conquistatore, mise fine al regno anglosassone. Egli vinse infatti i Sassoni nella battaglia di Hastings del 1066 e si impossessò del trono e del regno d'Inghilterra. Guglielmo, seguendo il modello delle istituzioni francesi, avviò la distribuzione delle terre ai signori normanni che lo avevano accompagnato nella spedizione e cercò di conciliare le istituzioni anglo-sassoni con quelle normanne. Al contrario di quanto era accaduto in Francia, conservò però il dominio diretto su tutto il territorio, dividendolo in circoscrizioni governate da funzionari chiamati sceriffi.
Questi agivano in nome del re, e per suo conto giudicavano nei tribunali, arruolavano truppe e riscuotevano imposte.
In un primo tempo il potere monarchico si sviluppò pertanto rapidamente in questo Stato, ma quando i nobili acquistarono un certo potere cominciarono a ribellarsi, e con l'appoggio del clero e dei borghesi della città di Londra, diedero origine a un lungo periodo di instabilità e anarchia politica.
Enrico II Plantageneto, salito al trono nel 1154, dedicò ogni suo sforzo per ricostruire l'autorità regia, soprattutto nel campo dell'amministrazione della giustizia e della finanza. Per quanto riguarda l'amministrazione volle sopprimere alcuni privilegi del clero, come il foro ecclesiastico. In campo finanziario istituì lo Scacchiere, un ufficio per il controllo delle spese, i cui funzionari (tesorieri, ispettori, sceriffi) si radunavano periodicamente per verificare la gestione di beni del regno. Ancora oggi il ministro delle finanze inglese viene chiamato Cancelliere dello Scacchiere.
Sotto il regno dei figli di Enrico II, Giovanni Senza Terra e Riccardo Cuor di Leone, sconfitti entrambi più volte dal re di Francia Filippo II Augusto, la monarchia inglese perse la gran parte dei feudi francesi.
Inoltre Giovanni Senza Terra, nel 1215, fu costretto a sottoscrivere la Magna Charta Libertatum, «la grande carta delle libertà», in cui era prevista una forte limitazione dell'autorità regia. Con questa il re si impegnò a non emanare leggi, a non promuovere nuove tasse e a non arrestare nessuno senza prima aver sottoposto le proprie intenzioni a un regolare giudizio da parte dei suoi pari.
Questo trattato sancì privilegi e libertà feudali solo nell'interesse dei baroni, del clero e della grande borghesia londinese, mentre nessuna tutela andò a vantaggio dei contadini, degli artigiani e dei servi, anche se costoro rappresentavano la maggior parte della popolazione.
Ma questo documento ebbe comunque una importanza particolare poiché limitò il potere dei re e fissò i diritti dei cittadini e gli obblighi dei governanti nei loro confronti.
I successori di Giovanni Senza Terra, tentarono con ogni mezzo di annullare gli effetti della Magna Charta, ma dopo un lungo conflitto con i baroni furono costretti a fare delle ulteriori concessioni. Tra queste, la più importante fu senza dubbio quella della istituzionalizzazione del Parlamento, una assemblea di grandi signori laici ed ecclesiastici (Camera dei Lord) che si riuniva a Westminster, un sobborgo di Londra, col compito di approvare o meno le disposizioni del re.
Di un'altra assemblea - la cosiddetta Camera dei Comuni - facevano parte invece gli esponenti della feudalità minore e della borghesia; la Camera dei Comuni, si riuniva prima delle sedute parlamentari, inviando alla fine un oratore, denominato speaker, alla Camera dei Lords per riferire delle decisioni assunte in merito alla politica dello Stato.

VERSO LO STATO ASSOLUTO

Come abbiamo visto, sia in Francia che in Inghilterra, l'evoluzione verso la formazione dello Stato assoluto maturò attraverso un aspro conflitto tra Monarchia e potere feudale o nobiliare.
I feudatari amministravano la giustizia locale, arruolavano eserciti, riscuotevano le imposte e svolgevano compiti di polizia. I sovrani di Spagna, Inghilterra e Francia, cercarono di distogliere l'attenzione dei vassalli da questi compiti servendosi di giudici, intendenti commissari e impiegati che potevano essere trasferiti o esonerati dall'incarico in qualsiasi momento.
Accanto agli apparati burocratici, costituirono eserciti permanenti, basati su una rigida disciplina e un lungo periodo di servizio. I re così facendo si liberarono della necessità di dover scendere a patti con la nobiltà per poter ottenere l'aiuto militare. Il loro potere divenne quindi senza vincoli e condizionamenti. Il monarca doveva rispondere solo a Dio del suo operato, ed ogni fedele gli doveva piena obbedienza e servitù.
Un teorico dell'assolutismo del '0 sostenne: «Dio ha fatto il re in ogni reame giudice sopra tutte le cose e al di sopra di lui non vi è altro. Chi giudica il re giudica Dio, e chi resiste al re resiste a Dio e infrange le leggi e le ordinanze divine. Se il re pecca deve essere riservato al giudizio divino. Così il re è sciolto da ogni legge e può secondo il suo desiderio, essere giusto o ingiusto. Inoltre anche se il re fosse il più tiranno della terra, questo è ancora un grande beneficio di Dio e una cosa di cui bisogna ringraziare Dio. La legge è una cosa terribile; e tale è anche il re. Egli ordina di prendere vendetta e ha una spada con le penne del pavone tra le mani. Temilo dunque e guarda a lui come guarderesti una spada tagliente che ti sta sospesa sulla testa...». (W. Tyndale)
Il passaggio dallo Stato feudale allo Stato assoluto non avvenne però nello stesso tempo e allo stesso modo in tutti i Paesi. Questa trasformazione, già avviata nell'Europa occidentale tra il XIV e il XV secolo, incontrò nell'impero germanico e nell'Europa orientale l'ostilità irriducibile della classe feudale, la quale per molto tempo riuscì a conservare il proprio prestigio sociale e politico. La Germania continuò infatti ad essere indebolita dagli interessi diversi delle Leghe municipali dell'Hansa e del Reno, e ad essere sconvolta dalle rivolte borghesi a occidente e nelle Fiandre e in particolare da quelle promosse dai principati interni, caratterizzati da una feudalità collegata ancora all'economia agraria.
In quella atmosfera l'impero sopravvisse solo come autorità formale, incapace di avviare l'unificazione politica del Paese.
In Francia, ad accelerare la decadenza definitiva della feudalità contribuì la guerra dei Cento Anni; in Inghilterra lo stesso effetto ebbe la guerra delle Due Rose.

LA GUERRA DEI CENTO ANNI

Quando, nel 1328, Carlo IV, figlio di Filippo il Bello, morì senza lasciare discendenti diretti, il trono francese passò dalla dinastia dei Capeto a quella dei Valois. Un'assemblea di notabili conferì infatti la corona a Filippo VI, discendente di quella casata. Il sovrano d'Inghilterra, Edoardo III, anch'egli imparentato con Filippo il Bello per parte di madre, protestò contro questa decisione, avanzando i suoi diritti alla successione. In quel tempo la maggior parte del territorio francese era controllato dalla monarchia, ma la Guascogna e la Guienna continuavano ad essere possedimenti inglesi. Approfittando di questa situazione Edoardo III invase la Francia nel 1337, con il dichiarato proposito di unificare i due regni sotto il suo scettro.
Scoppiò così la guerra detta dei Cento Anni, che durò dal 1337 al 1453. Naturalmente non si trattò di una guerra ininterrotta; vi furono numerosi intervalli e gli scontri spesso assomigliarono più a scaramucce che a battaglie vere e proprie.
I primi trent'anni di guerra furono disastrosi per la Francia, che, priva di un esercito permanente, com'era invece quello inglese, dovette ricorrere a truppe feudali, coraggiose, ma insofferenti alla disciplina. Una epidemia di peste decimò inoltre la popolazione, mentre le rivolte contadine misero in forse la stessa sopravvivenza della monarchia. Dopo la rovinosa sconfitta subita nella battaglia di Poitiers (1356), il sovrano francese Giovanni II il Buono fu così costretto ad accettare le dure condizioni della pace di Bretigny: cessione alla corona inglese di quasi un terzo del suolo francese in cambio della rinuncia da parte inglese alle rivendicazioni sul trono francese.
Successivamente però Carlo V detto il Saggio, successo a Giovanni II, seppe organizzare una base politica e militare direttamente dipendente da lui, riuscendo così a disciplinare l'individualismo dei grandi feudatari francesi. Partendo da queste nuove premesse i Francesi, nei successivi vent'anni di guerra, riuscirono a riconquistare quasi tutti i territori perduti in precedenza.
Dal 1380, anno della morte di Carlo V, al 1415 si ebbe un lungo periodo di tregua. In questo intervallo di tempo, sia in Francia che in Inghilterra ripresero i conflitti interni. L'Inghilterra fu sconvolta dai gravi torbidi sociali promossi dal movimento dei Lollardi e da vere e proprie guerre civili fomentate dai contrasti dinastici che portarono alla deposizione di Edoardo III e all'ascesa al trono di Riccardo II.
Dal canto suo la Francia, sotto il debole governo di Carlo VI, entrò in una nuova fase di anarchia politica, caratterizzata dal crescente potere dei grandi signori feudali.
Divisi in due grandi fazioni, i Borgognoni (seguaci del duca di Borgogna) e gli Armagnacchi (inizialmente erano i soldati di ventura, in seguito il nome passò ad indicare la fazione contraria a quella dei Borgognoni), i nobili feudatari cercarono di imporsi con la forza delle armi. Questo conflitto era ancora in corso allorché, nel 1415, il sovrano inglese Enrico V decise di riprendere la guerra. Sbarcato in Normandia, inflisse una dura sconfitta alle truppe francesi nei pressi di Azincourt e, col trattato di Troyes (1420) unificò le corone dei due Paesi, ottenendo il riconoscimento dei duchi francesi di Borgogna, Parigi, Sorbona. I seguaci della dinastia dei Valois non riconobbero però il sovrano inglese ed anzi spinsero Carlo VI a proclamarsi re di Francia.
Questo atto determinò la ripresa della guerra in grande stile.
Durante quest'ultima fase l'arroganza e la prepotenza degli eserciti inglesi suscitarono l'odio dei francesi, che furono trascinati alla riscossa da Giovanna d'Arco, una giovane contadina della Lorena che si dichiarò inviata da Dio per salvare il regno di Francia. L'insurrezione francese portò alla liberazione di Orléans dall'assedio inglese (1429) e nello stesso anno il re Carlo VII poté essere incoronato nella cattedrale di Reims. Giovanna d'Arco, catturata dagli inglesi, fu processata come eretica e bruciata sul rogo a Rouen (1431). Ma la sua fede e la sua passione avevano nel frattempo già dato vigore al sentimento nazionale dei francesi. Essi vedevano ormai nel re non più il signore feudale, ma la persona che rappresentava la patria.
Combattere contro gli Inglesi e difendere la monarchia significava ormai difendere la Francia.
Quattro anni più tardi la riconciliazione tra la corona francese e il Ducato di Borgogna portò ad un mutamento decisivo nelle sorti della guerra. Col venir meno del potente nemico interno Carlo VII poté infatti dedicarsi totalmente alla guerra contro gli inglesi e ottenere così, dal 1448 al 1453, i successi decisivi. In seguito ad essi gli Inglesi rinunciarono alle pretese sulla corona francese.
Modello tridimensionale di cannone medievale

LA GUERRA DELLE DUE ROSE

Conclusesi le ostilità con la Francia, i baroni inglesi si divisero in due fazioni, quella della casa dei Lancaster e quella della casa degli York, che avevano come emblema rispettivamente una rosa rossa e una rosa bianca. Il contrasto tra le due case causò una vera e propria guerra civile che ebbe termine soltanto nel 1486 con l'ascesa al trono d'Inghilterra di Enrico VII, appartenente alla casata dei Tudor.
Nella lotta alla nobiltà, il nuovo sovrano si avvalse dell'appoggio del popolo e della borghesia.

L'IMPERO

La Bolla d'oro, un decreto emanato nel 1356 dall'imperatore Carlo IV di Lussemburgo, stabilì che a partire da quel momento l'imperatore dovesse essere eletto da sette elettori ereditari tedeschi, quattro laici e tre ecclesiastici (gli arcivescovi di Colonia, Magonza e Treviri). Quindi ogni intervento papale nell'elezione dell'imperatore fu escluso e l'impero universale si trasformò in una monarchia elettiva tedesca. Nel frattempo, nel sud della Germania, si affermò la famiglia degli Asburgo; inizialmente signori di un piccolo castello svizzero e delle terre vicine, ampliarono poi gradualmente i loro domini soprattutto verso est, raggiungendo i territori dell'Austria. Verso la fine del XIV secolo gli Asburgo erano divenuti così potenti che gli imperatori di Germania furono quasi sempre eletti tra i membri della loro famiglia.

L'UNIFICAZIONE POLITICA DELLA SPAGNA

Per tutto il XIV secolo l'organizzazione statale territoriale determinatasi in Spagna in seguito alla reconquista, non subì mutamenti. I regni di Aragona e Castiglia, orientati esclusivamente alla tutela dei propri interessi, non manifestarono alcun proposito di riunificazione. L'Aragona, stimolata dalla borghesia di Barcellona e di Siviglia, si spinse fino in Sicilia e in Sardegna.
La Castiglia, sconvolta per decenni dall'anarchia feudale e dalla guerra civile, indirizzò i propri sforzi nella produzione della lana, molto richiesta dalle industrie tessili francesi durante la guerra dei Cento Anni. Una vera e propria svolta nella storia della penisola iberica si verificò in seguito alla unificazione dei due regni, scaturita in seguito al matrimonio di Ferdinando d'Aragona con Isabella di Castiglia (1469). Il nuovo stato poté così riprendere in grande stile la lotta contro i musulmani, conquistando definitivamente Granada nel 1492.
Si completò così l'unità territoriale della Spagna, ed anche questo Paese si avviò a diventare una nazione vera e propria.
Dal canto suo il Portogallo, dopo aver resistito agli assalti dei Castigliani e aver così conservato la propria indipendenza; con i re Giovanni I e suo figlio Enrico il Navigatore, promosse lo sviluppo delle attività mercantili e marinare, privilegiando in particolare gli scambi commerciali con l'Africa.
Ferdinando il Cattolico e Isabella la Cattolica

LA FORMAZIONE DELL'IMPERO TURCO

Alla fine del XIII secolo, in Asia minore, nel territorio che comprendeva la città di Nicea, Brussa e Nicomedia, si era stabilita la tribù turca degli Ottomani. Questo popolo, militarmente molto forte e ben disciplinato, era composto da musulmani devoti, ma tolleranti delle altre religioni. I Turchi erano penetrati in Asia Minore fin dall'XI secolo ed avevano battuto l'esercito bizantino a Manzicerta nel 1071.
Il loro successivo ritorno fu respinto dai Mongoli, i quali ottennero una grande vittoria a Kose-dagh nel 1243, annientando l'autorità dell'impero bizantino. La zona che occuparono era tranquilla, nonostante fosse stretta in mezzo all'anarchia dei due imperi, quello dei Selgiuchidi e quello bizantino. I contadini lavoravano pacificamente perché si sentivano protetti, e i raccolti erano soddisfacenti; i commercianti locali facevano buoni affari vendendo all'Occidente materie prime come la lana, il cotone e l'allume per le industrie tessili.
A metà del XIV secolo, gli Ottomani varcarono lo stretto dei Dardanelli e cominciarono l'invasione dell'Europa. La battaglia di Kosovo, vinta contro i Serbi e i Bulgari nel 1389, diede loro un'autorità destinata a durare per molti secoli.
Le popolazioni contadine dei Balcani furono assoggettate alla leva dei bambini, cioè al sequestro dei bambini cristiani che, una volta allevati nella religione musulmana, erano destinati a diventare schiavi personali del sultano, sia nella guardia militare (giannizzeri), sia nelle cariche di corte. Non sempre la conversione dei popoli balcanici all'Islam avvenne con metodi violenti o coercitivi. In alcuni casi le conversioni, ad esempio quelle degli Albanesi e dei Bosniaci, furono persino volontarie, spinte dall'odio contro lo sfruttamento dei signori cristiani, appoggiati dal clero. I giovani reclutati dagli Ottomani potevano infatti vivere come schiavi del sultano, in condizioni senza dubbio migliori di quelle dei contadini, legati dalla servitù della gleba.
Inoltre i rapporti con le famiglie non venivano spezzati con beneficio di entrambe le parti.
Così, una volta consolidato l'impero, gli Ottomani poterono conquistare Costantinopoli. Per l'occasione numerosi tecnici costruirono per il sultano le più potenti macchine d'artiglieria del tempo. Nel 1453 Costantinopoli si arrese al sultano Maometto II il Conquistatore, che sconfisse anche i principi balcani e ungheresi a Varna, nel 1444, e a Cossovo, nel 1448.
Costantinopoli divenne la capitale del nuovo impero ottomano. Maometto II portò avanti la sua politica militare di conquiste cacciando gli ultimi cristiani rimasti nei Balcani, conquistando Rodi e instaurando così la sua sovranità nella Russia meridionale e in Crimea. Con i sultani Selim I il Crudele, il quale invase la Siria e l'Egitto obbligando le città sante, la Mecca e Medina, a riconoscere la sua sovranità, e Solimano I il Magnifico, che conquistò la città di Tibriz e l'Iraq, l'espansione turca raggiunse il suo apice. A occidente Solimano I sconfisse l'Ungheria e non riuscendo a conquistare Vienna, si spinse verso il Mediterraneo grazie all'appoggio dei corsari algerini.
Verso il 1550 l'impero ottomano si estendeva sui Balcani, su una buona parte dell'Europa centro-orientale, sull'Africa Settentrionale, sul Mar Nero, sul Mediterraneo e sull'Asia occidentale.
L'Impero Ottomano

LA RUSSIA

Ancora alla fine del IX secolo in Russia non vi era traccia di formazioni statali compiutamente definite. Le popolazioni di origine slava che abitavano quegli immensi territori continuavano infatti a vivere in lotta fra loro, restando prive di legami politici. Il territorio occupato dagli Slavi era attraversato da lunghi fiumi come il Volga, il Don e il Dnepr, che costituivano una comoda via fluviale da Costantinopoli fino al Baltico, attraverso la quale i mercanti guerrieri del Nord, Normanni o Vareghi, trasportavano le loro merci.
La situazione mutò decisamente grazie al principe Varego (o normanno) Oleg, figlio del conquistatore straniero Rurik della tribù di Russ, da cui derivò il nome di Russia. Oleg, infatti, nell'882 occupò la città di Kiev e fondò un principato che in poco tempo acquistò sugli altri il predominio. Uno dei discendenti di Oleg, il principe Vladimiro, convertì gli Slavi al cristianesimo.
Insieme alla conversione ci fu l'introduzione della scrittura per opera dei monaci bizantini Cirillo e Metodio, inventori dell'alfabeto cirillico che servì a tradurre in lingua slava la Sacra Scrittura e le opere dei Padri della Chiesa.
Sotto l'assedio dei Mongoli il principato di Kiev crollò (1240) e la popolazione slava si ritirò verso le foreste della pianura sarmatica. I Mongoli imposero dei tributi, ma lasciarono autonomia ai principi russi.
Il centro politico e culturale della Russia si spostò allora verso il Nord ed il principato di Mosca, originariamente vassallo dei mongoli, riuscì a costituirsi in uno Stato autonomo, sotto la dinastia dei Danilovic. Successivamente, il principato riuscì addirittura ad ingrandire il proprio territorio a danno dei Mongoli, tant'è che alla metà del XV secolo Ivan III si trovò alla testa di una potente monarchia.
L'espansione russa

Egli si attribuì il titolo di principe di tutte le Russie, e nei suoi 43 anni di regno (1462-15) combatté contro Lituani e Mongoli, facendo di Mosca una capitale degna della sua nuova potenza.

PICCOLO LESSICO

ALLUME

Minerale composto di alluminio, zolfo e potassio, usato per la conciatura delle pelli e in tintoria.

ANGLI

Antica popolazione germanica, abitante a nord dell'Elba che fondò i tre regni anglosassoni di Mercia, Northumbria, East Anglia, in Britannia. Da questa popolazione deriva il nome attuale dell'Inghilterra.

CAPETINGI

Iniziata da Roberto il Forte, fu una delle dinastie reali francesi. Il ramo diretto si estinse con Carlo IV, a cui succedette Filippo VI, dando origine al ramo capetingio collaterale dei Valois.

CASTIGLIANO

Lingua ufficiale della Spagna che deriva dal dialetto della Vecchia Castiglia.

CELTI

Antica popolazione di origine indo-europea dell'Europa (Galli, Britanni, Belgi). Nei primi secoli dell'impero i Celti subirono un forte processo di romanizzazione. Adoravano soprattutto il dio della guerra e delle arti, Teutates. Nell'organizzazione politico-sociale, il corpo sacerdotale aveva molta importanza. Oggi sopravvivono soltanto due gruppi, il gaelico (irlandese, scozzese, mannese) e il britannico (gallese, cornico, bretone).

CIRILLICO (ALFABETO)

Deriva dal corsivo greco; fu elaborato da Cirillo di Tessalonica. Viene usato dalle popolazioni slave aderenti alla Chiesa ortodossa, tra cui Russi, Ucraini, Serbi e Bulgari.

DANESE

È una lingua dell'Europa settentrionale. Con il norvegese, l'islandese e lo svedese appartiene al ramo nordico delle lingue germaniche.

DRUIDI

Sacerdoti degli antichi popoli celtici con funzioni politiche e sociali. Celebravano i loro riti nelle foreste.

ERARIO

Con questo termine viene indicato il patrimonio pubblico, ovvero il patrimonio dello Stato.

FORO ECCLESIASTICO

È l'insieme dei tribunali ecclesiastici, alla cui competenza spettano tutte le cause di carattere disciplinare ecclesiastico.

GIANNIZZERI

Corpo militare ottomano istituito nel 1334. Fu abolito nel 1826 dal sultano Mahmud II.

HANSA

Sinonimo di Lega anseatica.

PRIVILEGIO

Nell'età feudale era una condizione di favore concessa dal sovrano ad una persona o ad una associazione. Il privilegio esonerava da alcuni obblighi ai quali invece avrebbero dovuto essere soggetti tutti indistintamente; un tipico privilegio dell'Europa medievale era l'esonero dal pagamento dei tributi.

SASSONI

Antica popolazione della Germania del nord-ovest. Nel V secolo i Sassoni occuparono la Britannia, stabilendosi nelle regioni meridionali, dove formarono i regni del Wessex, dell'Essex e del Sussex. Nell'VIII secolo furono in lotta con Carlo Magno, da cui furono convertiti al cristianesimo.

SELGIUCHIDI

Tribù turca originaria del Turkestan. Il loro capo Togrul Beg, nipote di Selgiuk, conquistò la Persia divenendo califfo di Baghdad. Nel X secolo furono convertiti al cristianesimo.

PERSONAGGI CELEBRI

BONIFACIO VIII

(1235-1303). Papa dal 1294. Sostenne la supremazia universale del papato. Appoggiò in Firenze la parte nera provocando l'esilio di Dante. La sua lotta con Filippo il Bello si concluse drammaticamente nel 1303 ad Anagni, quando il sovrano francese, per mano di Guglielmo di Nogaret, lo fece imprigionare. Liberato da una rivolta di popolo, tornò a Roma sconvolto e un mese più tardi morì.

CIRILLO I DI TESSALONICA

(827-869). Sacerdote greco, insieme al fratello Metodio iniziò l'evangelizzazione degli Slavi. Tradusse la Bibbia in paleoslavo e inventò l'alfabeto cirillico, che da lui prese il nome.

CARLO IV DI LUSSEMBURGO

(1316-1378). Figlio e successore di Giovanni, re di Germania e di Boemia. Fu incoronato a Roma imperatore nel 1354. Pubblicò la Bolla d'Oro (1356) e fondò l'Università di Praga.

ENRICO IL NAVIGATORE

(1394-1460). Figlio di Giovanni I del Portogallo, diede impulso alla navigazione, promuovendo la colonizzazione di Madera e delle Azzorre. Nel 1445 fu inoltre il promotore dell'esplorazione della costa africana fino al Capo Verde.

ENRICO IL PLANTAGENETO

(1133-1189). Re d'Inghilterra dal 1154. Fu il fondatore della dinastia degli Anglo-angioini. Affermò il potere regio sull'episcopato, prima sostenuto e poi avversato dall'arcivescovo Becket, che egli stesso ordinò di uccidere. Sposando Eleonora d'Aquitania, divenne signore di una metà della Francia.

FILIPPO IV IL BELLO

(1268-1314). Figlio e successore di Filippo III, si oppose a Bonifacio VIII con l'appoggio degli Stati Generali, convocati per la prima volta nel 1302. Soppresse l'ordine dei Templari.

MAOMETTO II IL CONQUISTATORE

(1430-1481). Figlio di Murad II, conquistò Costantinopoli, parte della Grecia e della Serbia.

RICCARDO CUOR DI LEONE

(1157-1199). Figlio di Enrico II, fu re d'Inghilterra dal 1189. Fu uno dei maggiori esponenti della III crociata, dove conquistò San Giovanni d'Acri. Si ribellò contro Filippo II Augusto e riconquistò le terre che costui aveva occupato illegalmente.
Morì a soli quarantadue anni in battaglia.

SELIM I IL CRUDELE

(1467-1520). Estese l'impero ottomano nella Georgia, nel Curdistan, nella Siria e nell'Egitto.

SOLIMANO I IL MAGNIFICO

(1494-1566). Figlio e successore di Selim I, conquistò l'Ungheria occupando la città di Buda.

RIASSUNTO CRONOLOGICO

1154: Enrico II Plantageneto sale al trono in Inghilterra ed eredita anche altri feudi. Egli adopera ogni mezzo per rafforzare l'autorità regale specie nel campo dell'amministrazione, della giustizia e nelle finanze.

1215: Giovanni Senza Terra viene costretto da parte di nobili ecclesiastici e borghesi a sottoscrivere la Magna Charta Libertatum in Inghilterra.

1328: muore Carlo IV, figlio di Filippo IV il Bello, e il trono di Francia passa dalla dinastia dei Capeto a quella dei Valois.

1337: Edoardo III d'Inghilterra invade la Francia, con il proposito di impadronirsi dei due regni: è l'inizio della guerra dei Cento Anni. La sede papale viene trasferita ad Avignone.

1356: con un decreto (la Bolla d'Oro) si stabilisce che l'imperatore venga eletto da sette Grandi Elettori.

1429: Carlo VII viene incoronato nella cattedrale di Reims.

1437: gli Asburgo ottengono la corona imperiale e la sovranità sull'Ungheria e sulla Boemia.

1453: Maometto II conquista Costantinopoli. Fine dell'Impero Romano d'Oriente. L'Inghilterra si ritira conservando la base di Calais.

1454: Pace di Lodi, con cui si pone fine alla guerra di successione per il Ducato di Milano.

1485: Enrico VII Tudor, salito al trono, conclude la guerra delle Due Rose, riportando la pace.

1492: presa di Granada ad opera di Ferdinando il Cattolico che s'impadronisce così degli ultimi domini arabi in Spagna.
 

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