IL TRAMONTO DEL MEDIOEVO
Sotto i primi re della
dinastia capetingia, l'antico regno franco era diventato un mosaico di feudi
grandi e piccoli, sui quali i re esercitavano una sovranità di nome ma
non di fatto. I vassalli maggiori si rifiutavano di obbedire e cercavano di
ingrandire con la guerra i propri feudi, anche a danno dei possedimenti del
sovrano. I feudatari minori, d'altro canto, si ribellavano ai loro diretti
signori, moltiplicando le contese. L'autorità regia, in sostanza, era di
fatto nulla al di fuori del territorio che costituiva il dominio diretto della
corona (territorio tra la Senna e la Loira).
Ugo Capeto, eletto re nel 987,
nel tentativo di rafforzare la monarchia, istituì la prassi
dell'ereditarietà della corona nominando sovrano, quando ancora era in
vita, suo figlio Roberto. Anche i discendenti di quest'ultimo si attennero alla
prassi dell'ereditarietà e col tempo la monarchia riuscì a
rafforzare il proprio potere. La situazione tuttavia si aggravò quando
Enrico Il Plantageneto, salito sul trono d'Inghilterra nel 1154, ereditò
in Francia molti feudi, tra cui la Normandia, la Bretagna, la Turenne,
l'Angiò e la Guascogna. Il dominio dei Capetingi, se paragonato a quello
di Enrico II, divenne così troppo esiguo per poter garantire una reale
autorità. Soltanto all'inizio del XIII secolo il re Filippo II Augusto
riuscì a riconquistare parte dei possedimenti francesi della corona
inglese, riuscendo così a dare un saldo fondamento territoriale alla sua
autorità. Rafforzando inoltre i legami con il Papato, Filippo II
consolidò anche il prestigio politico della corona francese (crociata
contro gli Albigesi).
In seguito però si verificarono dei conflitti
tra il pontefice e i re di Francia, soprattutto quando questi vollero imporre la
propria autorità anche al clero, obbligandolo ai pagamenti dei tributi e
pretendendo di giudicare gli ecclesiastici con le stesse leggi in vigore per
tutti i francesi. Naturalmente i vescovi si opposero, rifiutando di obbedire:
ciò fu preludio di un duro conflitto, che ebbe il suo culmine con Filippo
il Bello e papa Bonifacio VIII.
MONARCHIA FEUDALE E STATO NAZIONALE
All'origine del conflitto col Papato vi era il
fatto che i sovrani francesi avevano ormai intrapreso la politica di
trasformazione della monarchia feudale, con l'obiettivo di costituire uno Stato
nuovo, con un nuovo ordinamento giuridico, politico e amministrativo. Era ormai
in atto, in Francia, in sostanza, il processo storico che doveva portare alla
nascita della «nazione».
Questo nuovo Stato avrebbe dovuto avere
delle caratteristiche molto diverse da quello feudale, poiché in
quest'ultimo i feudi erano entità a sé stanti, i cui Signori
sovente entravano in guerra fra loro.
Nello Stato nazionale invece, il re
avrebbe potuto governare direttamente su tutto il regno, con funzionari da lui
scelti, e avrebbe dovuto essere in grado di sostenere qualunque spesa dello
Stato, costringendo così i sudditi a pagare all'erario tributi di vario
genere; infine avrebbe dovuto essere in grado di difendere il territorio con un
esercito completamente alle proprie dipendenze. Questo nuovo regime politico
naturalmente non fu bene accetto anzi, i re dovettero lottare a lungo per
poterlo imporre. Le maggiori proteste giunsero appunto dal papa e dalla Chiesa
che non volevano rinunciare alla propria autorità universale, detenuta
durante tutto il Medioevo.
Essi infatti credevano di poter godere ancora
degli antichi privilegi, ad esempio quello di non pagare le tasse, oppure quello
di essere giudicati da tribunali ecclesiastici.
L'INGHILTERRA TRA MONARCHIA FEUDALE E STATO NAZIONALE
L'Inghilterra, al tempo delle migrazioni
barbariche, era stata occupata da alcune popolazioni germaniche, gli Angli e i
Sassoni, che avevano respinto gli indigeni di origine celtica. I capi delle
tribù anglo-sassoni si erano in un primo tempo spartiti il territorio ma
le incursioni dei Vichinghi e dei Danesi, provenienti dalla Scandinavia, resero
ben presto necessaria la presenza di un re, che fosse eletto da una assemblea di
capi suoi pari, e che fosse l'unico comandante in tempo di guerra.
Neppure
attraverso l'istituzione monarchica gli Anglosassoni riuscirono però a
dare vita ad un organismo politico unitario, e finirono pertanto per conservare
a lungo le usanze primitive che avevano al momento dell'invasione. All'inizio
dell'XI sec. lo sbarco nell'isola del duca di Normandia, Guglielmo il
Conquistatore, mise fine al regno anglosassone. Egli vinse infatti i Sassoni
nella battaglia di Hastings del 1066 e si impossessò del trono e del
regno d'Inghilterra. Guglielmo, seguendo il modello delle istituzioni francesi,
avviò la distribuzione delle terre ai signori normanni che lo avevano
accompagnato nella spedizione e cercò di conciliare le istituzioni
anglo-sassoni con quelle normanne. Al contrario di quanto era accaduto in
Francia, conservò però il dominio diretto su tutto il territorio,
dividendolo in circoscrizioni governate da funzionari chiamati
sceriffi.
Questi agivano in nome del re, e per suo conto giudicavano nei
tribunali, arruolavano truppe e riscuotevano imposte.
In un primo tempo il
potere monarchico si sviluppò pertanto rapidamente in questo Stato, ma
quando i nobili acquistarono un certo potere cominciarono a ribellarsi, e con
l'appoggio del clero e dei borghesi della città di Londra, diedero
origine a un lungo periodo di instabilità e anarchia
politica.
Enrico II Plantageneto, salito al trono nel 1154, dedicò
ogni suo sforzo per ricostruire l'autorità regia, soprattutto nel campo
dell'amministrazione della giustizia e della finanza. Per quanto riguarda
l'amministrazione volle sopprimere alcuni privilegi del clero, come il foro
ecclesiastico. In campo finanziario istituì lo Scacchiere, un ufficio per
il controllo delle spese, i cui funzionari (tesorieri, ispettori, sceriffi) si
radunavano periodicamente per verificare la gestione di beni del regno. Ancora
oggi il ministro delle finanze inglese viene chiamato Cancelliere dello
Scacchiere.
Sotto il regno dei figli di Enrico II, Giovanni Senza Terra e
Riccardo Cuor di Leone, sconfitti entrambi più volte dal re di Francia
Filippo II Augusto, la monarchia inglese perse la gran parte dei feudi
francesi.
Inoltre Giovanni Senza Terra, nel 1215, fu costretto a
sottoscrivere la Magna Charta Libertatum, «la grande carta delle
libertà», in cui era prevista una forte limitazione
dell'autorità regia. Con questa il re si impegnò a non emanare
leggi, a non promuovere nuove tasse e a non arrestare nessuno senza prima aver
sottoposto le proprie intenzioni a un regolare giudizio da parte dei suoi
pari.
Questo trattato sancì privilegi e libertà feudali solo
nell'interesse dei baroni, del clero e della grande borghesia londinese, mentre
nessuna tutela andò a vantaggio dei contadini, degli artigiani e dei
servi, anche se costoro rappresentavano la maggior parte della
popolazione.
Ma questo documento ebbe comunque una importanza particolare
poiché limitò il potere dei re e fissò i diritti dei
cittadini e gli obblighi dei governanti nei loro confronti.
I successori di
Giovanni Senza Terra, tentarono con ogni mezzo di annullare gli effetti della
Magna Charta, ma dopo un lungo conflitto con i baroni furono costretti a fare
delle ulteriori concessioni. Tra queste, la più importante fu senza
dubbio quella della istituzionalizzazione del Parlamento, una assemblea di
grandi signori laici ed ecclesiastici (Camera dei Lord) che si riuniva a
Westminster, un sobborgo di Londra, col compito di approvare o meno le
disposizioni del re.
Di un'altra assemblea - la cosiddetta Camera dei
Comuni - facevano parte invece gli esponenti della feudalità minore e
della borghesia; la Camera dei Comuni, si riuniva prima delle sedute
parlamentari, inviando alla fine un oratore, denominato speaker, alla Camera dei
Lords per riferire delle decisioni assunte in merito alla politica dello
Stato.
VERSO LO STATO ASSOLUTO
Come abbiamo visto, sia in Francia che in
Inghilterra, l'evoluzione verso la formazione dello Stato assoluto maturò
attraverso un aspro conflitto tra Monarchia e potere feudale o nobiliare.
I
feudatari amministravano la giustizia locale, arruolavano eserciti, riscuotevano
le imposte e svolgevano compiti di polizia. I sovrani di Spagna, Inghilterra e
Francia, cercarono di distogliere l'attenzione dei vassalli da questi compiti
servendosi di giudici, intendenti commissari e impiegati che potevano essere
trasferiti o esonerati dall'incarico in qualsiasi momento.
Accanto agli
apparati burocratici, costituirono eserciti permanenti, basati su una rigida
disciplina e un lungo periodo di servizio. I re così facendo si
liberarono della necessità di dover scendere a patti con la
nobiltà per poter ottenere l'aiuto militare. Il loro potere divenne
quindi senza vincoli e condizionamenti. Il monarca doveva rispondere solo a Dio
del suo operato, ed ogni fedele gli doveva piena obbedienza e
servitù.
Un teorico dell'assolutismo del '0 sostenne: «Dio ha
fatto il re in ogni reame giudice sopra tutte le cose e al di sopra di lui non
vi è altro. Chi giudica il re giudica Dio, e chi resiste al re resiste a
Dio e infrange le leggi e le ordinanze divine. Se il re pecca deve essere
riservato al giudizio divino. Così il re è sciolto da ogni legge e
può secondo il suo desiderio, essere giusto o ingiusto. Inoltre anche se
il re fosse il più tiranno della terra, questo è ancora un grande
beneficio di Dio e una cosa di cui bisogna ringraziare Dio. La legge è
una cosa terribile; e tale è anche il re. Egli ordina di prendere
vendetta e ha una spada con le penne del pavone tra le mani. Temilo dunque e
guarda a lui come guarderesti una spada tagliente che ti sta sospesa sulla
testa...». (W. Tyndale)
Il passaggio dallo Stato feudale allo Stato
assoluto non avvenne però nello stesso tempo e allo stesso modo in tutti
i Paesi. Questa trasformazione, già avviata nell'Europa occidentale tra
il XIV e il XV secolo, incontrò nell'impero germanico e nell'Europa
orientale l'ostilità irriducibile della classe feudale, la quale per
molto tempo riuscì a conservare il proprio prestigio sociale e politico.
La Germania continuò infatti ad essere indebolita dagli interessi diversi
delle Leghe municipali dell'Hansa e del Reno, e ad essere sconvolta dalle
rivolte borghesi a occidente e nelle Fiandre e in particolare da quelle promosse
dai principati interni, caratterizzati da una feudalità collegata ancora
all'economia agraria.
In quella atmosfera l'impero sopravvisse solo come
autorità formale, incapace di avviare l'unificazione politica del
Paese.
In Francia, ad accelerare la decadenza definitiva della
feudalità contribuì la guerra dei Cento Anni; in Inghilterra lo
stesso effetto ebbe la guerra delle Due Rose.
LA GUERRA DEI CENTO ANNI
Quando, nel 1328, Carlo IV, figlio di Filippo il
Bello, morì senza lasciare discendenti diretti, il trono francese
passò dalla dinastia dei Capeto a quella dei Valois. Un'assemblea di
notabili conferì infatti la corona a Filippo VI, discendente di quella
casata. Il sovrano d'Inghilterra, Edoardo III, anch'egli imparentato con Filippo
il Bello per parte di madre, protestò contro questa decisione, avanzando
i suoi diritti alla successione. In quel tempo la maggior parte del territorio
francese era controllato dalla monarchia, ma la Guascogna e la Guienna
continuavano ad essere possedimenti inglesi. Approfittando di questa situazione
Edoardo III invase la Francia nel 1337, con il dichiarato proposito di unificare
i due regni sotto il suo scettro.
Scoppiò così la guerra
detta dei Cento Anni, che durò dal 1337 al 1453. Naturalmente non si
trattò di una guerra ininterrotta; vi furono numerosi intervalli e gli
scontri spesso assomigliarono più a scaramucce che a battaglie vere e
proprie.
I primi trent'anni di guerra furono disastrosi per la Francia,
che, priva di un esercito permanente, com'era invece quello inglese, dovette
ricorrere a truppe feudali, coraggiose, ma insofferenti alla disciplina. Una
epidemia di peste decimò inoltre la popolazione, mentre le rivolte
contadine misero in forse la stessa sopravvivenza della monarchia. Dopo la
rovinosa sconfitta subita nella battaglia di Poitiers (1356), il sovrano
francese Giovanni II il Buono fu così costretto ad accettare le dure
condizioni della pace di Bretigny: cessione alla corona inglese di quasi un
terzo del suolo francese in cambio della rinuncia da parte inglese alle
rivendicazioni sul trono francese.
Successivamente però Carlo V
detto il Saggio, successo a Giovanni II, seppe organizzare una base politica e
militare direttamente dipendente da lui, riuscendo così a disciplinare
l'individualismo dei grandi feudatari francesi. Partendo da queste nuove
premesse i Francesi, nei successivi vent'anni di guerra, riuscirono a
riconquistare quasi tutti i territori perduti in precedenza.
Dal 1380, anno
della morte di Carlo V, al 1415 si ebbe un lungo periodo di tregua. In questo
intervallo di tempo, sia in Francia che in Inghilterra ripresero i conflitti
interni. L'Inghilterra fu sconvolta dai gravi torbidi sociali promossi dal
movimento dei Lollardi e da vere e proprie guerre civili fomentate dai contrasti
dinastici che portarono alla deposizione di Edoardo III e all'ascesa al trono di
Riccardo II.
Dal canto suo la Francia, sotto il debole governo di Carlo VI,
entrò in una nuova fase di anarchia politica, caratterizzata dal
crescente potere dei grandi signori feudali.
Divisi in due grandi fazioni,
i Borgognoni (seguaci del duca di Borgogna) e gli Armagnacchi (inizialmente
erano i soldati di ventura, in seguito il nome passò ad indicare la
fazione contraria a quella dei Borgognoni), i nobili feudatari cercarono di
imporsi con la forza delle armi. Questo conflitto era ancora in corso
allorché, nel 1415, il sovrano inglese Enrico V decise di riprendere la
guerra. Sbarcato in Normandia, inflisse una dura sconfitta alle truppe francesi
nei pressi di Azincourt e, col trattato di Troyes (1420) unificò le
corone dei due Paesi, ottenendo il riconoscimento dei duchi francesi di
Borgogna, Parigi, Sorbona. I seguaci della dinastia dei Valois non riconobbero
però il sovrano inglese ed anzi spinsero Carlo VI a proclamarsi re di
Francia.
Questo atto determinò la ripresa della guerra in grande
stile.
Durante quest'ultima fase l'arroganza e la prepotenza degli eserciti
inglesi suscitarono l'odio dei francesi, che furono trascinati alla riscossa da
Giovanna d'Arco, una giovane contadina della Lorena che si dichiarò
inviata da Dio per salvare il regno di Francia. L'insurrezione francese
portò alla liberazione di Orléans dall'assedio inglese (1429) e
nello stesso anno il re Carlo VII poté essere incoronato nella cattedrale
di Reims. Giovanna d'Arco, catturata dagli inglesi, fu processata come eretica e
bruciata sul rogo a Rouen (1431). Ma la sua fede e la sua passione avevano nel
frattempo già dato vigore al sentimento nazionale dei francesi. Essi
vedevano ormai nel re non più il signore feudale, ma la persona che
rappresentava la patria.
Combattere contro gli Inglesi e difendere la
monarchia significava ormai difendere la Francia.
Quattro anni più
tardi la riconciliazione tra la corona francese e il Ducato di Borgogna
portò ad un mutamento decisivo nelle sorti della guerra. Col venir meno
del potente nemico interno Carlo VII poté infatti dedicarsi totalmente
alla guerra contro gli inglesi e ottenere così, dal 1448 al 1453, i
successi decisivi. In seguito ad essi gli Inglesi rinunciarono alle pretese
sulla corona francese.
Modello tridimensionale di cannone medievale
LA GUERRA DELLE DUE ROSE
Conclusesi le ostilità con la Francia, i
baroni inglesi si divisero in due fazioni, quella della casa dei Lancaster e
quella della casa degli York, che avevano come emblema rispettivamente una rosa
rossa e una rosa bianca. Il contrasto tra le due case causò una vera e
propria guerra civile che ebbe termine soltanto nel 1486 con l'ascesa al trono
d'Inghilterra di Enrico VII, appartenente alla casata dei Tudor.
Nella
lotta alla nobiltà, il nuovo sovrano si avvalse dell'appoggio del popolo
e della borghesia.
L'IMPERO
La Bolla d'oro, un decreto emanato nel 1356
dall'imperatore Carlo IV di Lussemburgo, stabilì che a partire da quel
momento l'imperatore dovesse essere eletto da sette elettori ereditari tedeschi,
quattro laici e tre ecclesiastici (gli arcivescovi di Colonia, Magonza e
Treviri). Quindi ogni intervento papale nell'elezione dell'imperatore fu escluso
e l'impero universale si trasformò in una monarchia elettiva tedesca. Nel
frattempo, nel sud della Germania, si affermò la famiglia degli Asburgo;
inizialmente signori di un piccolo castello svizzero e delle terre vicine,
ampliarono poi gradualmente i loro domini soprattutto verso est, raggiungendo i
territori dell'Austria. Verso la fine del XIV secolo gli Asburgo erano divenuti
così potenti che gli imperatori di Germania furono quasi sempre eletti
tra i membri della loro famiglia.
L'UNIFICAZIONE POLITICA DELLA SPAGNA
Per tutto il XIV secolo l'organizzazione statale
territoriale determinatasi in Spagna in seguito alla reconquista, non
subì mutamenti. I regni di Aragona e Castiglia, orientati esclusivamente
alla tutela dei propri interessi, non manifestarono alcun proposito di
riunificazione. L'Aragona, stimolata dalla borghesia di Barcellona e di
Siviglia, si spinse fino in Sicilia e in Sardegna.
La Castiglia, sconvolta
per decenni dall'anarchia feudale e dalla guerra civile, indirizzò i
propri sforzi nella produzione della lana, molto richiesta dalle industrie
tessili francesi durante la guerra dei Cento Anni. Una vera e propria svolta
nella storia della penisola iberica si verificò in seguito alla
unificazione dei due regni, scaturita in seguito al matrimonio di Ferdinando
d'Aragona con Isabella di Castiglia (1469). Il nuovo stato poté
così riprendere in grande stile la lotta contro i musulmani, conquistando
definitivamente Granada nel 1492.
Si completò così
l'unità territoriale della Spagna, ed anche questo Paese si avviò
a diventare una nazione vera e propria.
Dal canto suo il Portogallo, dopo
aver resistito agli assalti dei Castigliani e aver così conservato la
propria indipendenza; con i re Giovanni I e suo figlio Enrico il Navigatore,
promosse lo sviluppo delle attività mercantili e marinare, privilegiando
in particolare gli scambi commerciali con l'Africa.
Ferdinando il Cattolico e Isabella la Cattolica
LA FORMAZIONE DELL'IMPERO TURCO
Alla fine del XIII secolo, in Asia minore, nel
territorio che comprendeva la città di Nicea, Brussa e Nicomedia, si era
stabilita la tribù turca degli Ottomani. Questo popolo, militarmente
molto forte e ben disciplinato, era composto da musulmani devoti, ma tolleranti
delle altre religioni. I Turchi erano penetrati in Asia Minore fin dall'XI
secolo ed avevano battuto l'esercito bizantino a Manzicerta nel 1071.
Il
loro successivo ritorno fu respinto dai Mongoli, i quali ottennero una grande
vittoria a Kose-dagh nel 1243, annientando l'autorità dell'impero
bizantino. La zona che occuparono era tranquilla, nonostante fosse stretta in
mezzo all'anarchia dei due imperi, quello dei Selgiuchidi e quello bizantino. I
contadini lavoravano pacificamente perché si sentivano protetti, e i
raccolti erano soddisfacenti; i commercianti locali facevano buoni affari
vendendo all'Occidente materie prime come la lana, il cotone e l'allume per le
industrie tessili.
A metà del XIV secolo, gli Ottomani varcarono lo
stretto dei Dardanelli e cominciarono l'invasione dell'Europa. La battaglia di
Kosovo, vinta contro i Serbi e i Bulgari nel 1389, diede loro un'autorità
destinata a durare per molti secoli.
Le popolazioni contadine dei Balcani
furono assoggettate alla leva dei bambini, cioè al sequestro dei bambini
cristiani che, una volta allevati nella religione musulmana, erano destinati a
diventare schiavi personali del sultano, sia nella guardia militare
(giannizzeri), sia nelle cariche di corte. Non sempre la conversione dei popoli
balcanici all'Islam avvenne con metodi violenti o coercitivi. In alcuni casi le
conversioni, ad esempio quelle degli Albanesi e dei Bosniaci, furono persino
volontarie, spinte dall'odio contro lo sfruttamento dei signori cristiani,
appoggiati dal clero. I giovani reclutati dagli Ottomani potevano infatti vivere
come schiavi del sultano, in condizioni senza dubbio migliori di quelle dei
contadini, legati dalla servitù della gleba.
Inoltre i rapporti con
le famiglie non venivano spezzati con beneficio di entrambe le
parti.
Così, una volta consolidato l'impero, gli Ottomani poterono
conquistare Costantinopoli. Per l'occasione numerosi tecnici costruirono per il
sultano le più potenti macchine d'artiglieria del tempo. Nel 1453
Costantinopoli si arrese al sultano Maometto II il Conquistatore, che sconfisse
anche i principi balcani e ungheresi a Varna, nel 1444, e a Cossovo, nel
1448.
Costantinopoli divenne la capitale del nuovo impero ottomano.
Maometto II portò avanti la sua politica militare di conquiste cacciando
gli ultimi cristiani rimasti nei Balcani, conquistando Rodi e instaurando
così la sua sovranità nella Russia meridionale e in Crimea. Con i
sultani Selim I il Crudele, il quale invase la Siria e l'Egitto obbligando le
città sante, la Mecca e Medina, a riconoscere la sua sovranità, e
Solimano I il Magnifico, che conquistò la città di Tibriz e
l'Iraq, l'espansione turca raggiunse il suo apice. A occidente Solimano I
sconfisse l'Ungheria e non riuscendo a conquistare Vienna, si spinse verso il
Mediterraneo grazie all'appoggio dei corsari algerini.
Verso il 1550
l'impero ottomano si estendeva sui Balcani, su una buona parte dell'Europa
centro-orientale, sull'Africa Settentrionale, sul Mar Nero, sul Mediterraneo e
sull'Asia occidentale.
L'Impero Ottomano
LA RUSSIA
Ancora alla fine del IX secolo in Russia non vi
era traccia di formazioni statali compiutamente definite. Le popolazioni di
origine slava che abitavano quegli immensi territori continuavano infatti a
vivere in lotta fra loro, restando prive di legami politici. Il territorio
occupato dagli Slavi era attraversato da lunghi fiumi come il Volga, il Don e il
Dnepr, che costituivano una comoda via fluviale da Costantinopoli fino al
Baltico, attraverso la quale i mercanti guerrieri del Nord, Normanni o Vareghi,
trasportavano le loro merci.
La situazione mutò decisamente grazie
al principe Varego (o normanno) Oleg, figlio del conquistatore straniero Rurik
della tribù di Russ, da cui derivò il nome di Russia. Oleg,
infatti, nell'882 occupò la città di Kiev e fondò un
principato che in poco tempo acquistò sugli altri il predominio. Uno dei
discendenti di Oleg, il principe Vladimiro, convertì gli Slavi al
cristianesimo.
Insieme alla conversione ci fu l'introduzione della
scrittura per opera dei monaci bizantini Cirillo e Metodio, inventori
dell'alfabeto cirillico che servì a tradurre in lingua slava la Sacra
Scrittura e le opere dei Padri della Chiesa.
Sotto l'assedio dei Mongoli il
principato di Kiev crollò (1240) e la popolazione slava si ritirò
verso le foreste della pianura sarmatica. I Mongoli imposero dei tributi, ma
lasciarono autonomia ai principi russi.
Il centro politico e culturale
della Russia si spostò allora verso il Nord ed il principato di Mosca,
originariamente vassallo dei mongoli, riuscì a costituirsi in uno Stato
autonomo, sotto la dinastia dei Danilovic. Successivamente, il principato
riuscì addirittura ad ingrandire il proprio territorio a danno dei
Mongoli, tant'è che alla metà del XV secolo Ivan III si
trovò alla testa di una potente monarchia.
L'espansione russaEgli si attribuì il titolo di principe di tutte
le Russie, e nei suoi 43 anni di regno (1462-15) combatté contro Lituani
e Mongoli, facendo di Mosca una capitale degna della sua nuova
potenza.
PICCOLO LESSICO
ALLUME
Minerale composto di
alluminio, zolfo e potassio, usato per la conciatura delle pelli e in tintoria.
ANGLI
Antica popolazione germanica, abitante a nord
dell'Elba che fondò i tre regni anglosassoni di Mercia, Northumbria, East
Anglia, in Britannia. Da questa popolazione deriva il nome attuale
dell'Inghilterra.
CAPETINGI
Iniziata da Roberto il Forte, fu una delle
dinastie reali francesi. Il ramo diretto si estinse con Carlo IV, a cui
succedette Filippo VI, dando origine al ramo capetingio collaterale dei Valois.
CASTIGLIANO
Lingua ufficiale della Spagna che deriva dal
dialetto della Vecchia Castiglia.
CELTI
Antica popolazione di origine indo-europea
dell'Europa (Galli, Britanni, Belgi). Nei primi secoli dell'impero i Celti
subirono un forte processo di romanizzazione. Adoravano soprattutto il dio della
guerra e delle arti, Teutates. Nell'organizzazione politico-sociale, il corpo
sacerdotale aveva molta importanza. Oggi sopravvivono soltanto due gruppi, il
gaelico (irlandese, scozzese, mannese) e il britannico (gallese, cornico,
bretone).
CIRILLICO (ALFABETO)
Deriva dal corsivo greco; fu elaborato da Cirillo
di Tessalonica. Viene usato dalle popolazioni slave aderenti alla Chiesa
ortodossa, tra cui Russi, Ucraini, Serbi e Bulgari.
DANESE
È una lingua dell'Europa settentrionale. Con il
norvegese, l'islandese e lo svedese appartiene al ramo nordico delle lingue
germaniche.
DRUIDI
Sacerdoti degli antichi popoli celtici con
funzioni politiche e sociali. Celebravano i loro riti nelle foreste.
ERARIO
Con questo termine viene indicato il patrimonio
pubblico, ovvero il patrimonio dello Stato.
FORO ECCLESIASTICO
È l'insieme dei tribunali ecclesiastici, alla cui
competenza spettano tutte le cause di carattere disciplinare ecclesiastico.
GIANNIZZERI
Corpo militare ottomano istituito nel 1334. Fu
abolito nel 1826 dal sultano Mahmud II.
HANSA
Sinonimo di Lega anseatica.
PRIVILEGIO
Nell'età feudale era una condizione di
favore concessa dal sovrano ad una persona o ad una associazione. Il privilegio
esonerava da alcuni obblighi ai quali invece avrebbero dovuto essere soggetti
tutti indistintamente; un tipico privilegio dell'Europa medievale era l'esonero
dal pagamento dei tributi.
SASSONI
Antica popolazione della Germania del nord-ovest.
Nel V secolo i Sassoni occuparono la Britannia, stabilendosi nelle regioni
meridionali, dove formarono i regni del Wessex, dell'Essex e del Sussex.
Nell'VIII secolo furono in lotta con Carlo Magno, da cui furono convertiti al
cristianesimo.
SELGIUCHIDI
Tribù turca originaria del Turkestan. Il
loro capo Togrul Beg, nipote di Selgiuk, conquistò la Persia divenendo
califfo di Baghdad. Nel X secolo furono convertiti al cristianesimo.
PERSONAGGI CELEBRI
BONIFACIO VIII
(1235-1303). Papa dal
1294. Sostenne la supremazia universale del papato. Appoggiò in Firenze
la parte nera provocando l'esilio di Dante. La sua lotta con Filippo il Bello si
concluse drammaticamente nel 1303 ad Anagni, quando il sovrano francese, per
mano di Guglielmo di Nogaret, lo fece imprigionare. Liberato da una rivolta di
popolo, tornò a Roma sconvolto e un mese più tardi
morì.
CIRILLO I DI TESSALONICA
(827-869). Sacerdote greco, insieme al fratello
Metodio iniziò l'evangelizzazione degli Slavi. Tradusse la Bibbia in
paleoslavo e inventò l'alfabeto cirillico, che da lui prese il nome.
CARLO IV DI LUSSEMBURGO
(1316-1378). Figlio e successore di Giovanni, re
di Germania e di Boemia. Fu incoronato a Roma imperatore nel 1354.
Pubblicò la Bolla d'Oro (1356) e fondò l'Università di
Praga.
ENRICO IL NAVIGATORE
(1394-1460). Figlio di Giovanni I del Portogallo,
diede impulso alla navigazione, promuovendo la colonizzazione di Madera e delle
Azzorre. Nel 1445 fu inoltre il promotore dell'esplorazione della costa africana
fino al Capo Verde.
ENRICO IL PLANTAGENETO
(1133-1189). Re d'Inghilterra dal 1154. Fu il
fondatore della dinastia degli Anglo-angioini. Affermò il potere regio
sull'episcopato, prima sostenuto e poi avversato dall'arcivescovo Becket, che
egli stesso ordinò di uccidere. Sposando Eleonora d'Aquitania, divenne
signore di una metà della Francia.
FILIPPO IV IL BELLO
(1268-1314). Figlio e successore di Filippo III,
si oppose a Bonifacio VIII con l'appoggio degli Stati Generali, convocati per la
prima volta nel 1302. Soppresse l'ordine dei Templari.
MAOMETTO II IL CONQUISTATORE
(1430-1481). Figlio di Murad II, conquistò
Costantinopoli, parte della Grecia e della Serbia.
RICCARDO CUOR DI LEONE
(1157-1199). Figlio di Enrico II, fu re
d'Inghilterra dal 1189. Fu uno dei maggiori esponenti della III crociata, dove
conquistò San Giovanni d'Acri. Si ribellò contro Filippo II
Augusto e riconquistò le terre che costui aveva occupato
illegalmente.
Morì a soli quarantadue anni in battaglia.
SELIM I IL CRUDELE
(1467-1520). Estese l'impero ottomano nella
Georgia, nel Curdistan, nella Siria e nell'Egitto.
SOLIMANO I IL MAGNIFICO
(1494-1566). Figlio e successore di Selim I,
conquistò l'Ungheria occupando la città di Buda.
RIASSUNTO CRONOLOGICO
1154: Enrico II Plantageneto sale al
trono in Inghilterra ed eredita anche altri feudi. Egli adopera ogni mezzo per
rafforzare l'autorità regale specie nel campo dell'amministrazione, della
giustizia e nelle finanze.
1215: Giovanni Senza Terra viene
costretto da parte di nobili ecclesiastici e borghesi a sottoscrivere la Magna
Charta Libertatum in Inghilterra.
1328: muore Carlo IV, figlio di
Filippo IV il Bello, e il trono di Francia passa dalla dinastia dei Capeto a
quella dei Valois.
1337: Edoardo III d'Inghilterra invade la
Francia, con il proposito di impadronirsi dei due regni: è l'inizio della
guerra dei Cento Anni. La sede papale viene trasferita ad Avignone.
1356: con un decreto (la Bolla d'Oro) si stabilisce che l'imperatore
venga eletto da sette Grandi Elettori.
1429: Carlo VII viene
incoronato nella cattedrale di Reims.
1437: gli Asburgo ottengono la
corona imperiale e la sovranità sull'Ungheria e sulla Boemia.
1453: Maometto II conquista Costantinopoli. Fine dell'Impero Romano
d'Oriente. L'Inghilterra si ritira conservando la base di Calais.
1454: Pace di Lodi, con cui si pone fine alla guerra di successione
per il Ducato di Milano.
1485: Enrico VII Tudor, salito al trono,
conclude la guerra delle Due Rose, riportando la pace.
1492: presa
di Granada ad opera di Ferdinando il Cattolico che s'impadronisce così
degli ultimi domini arabi in Spagna.