GLI STATI UNITI
Gli Stati Uniti
poterono superare la crisi della riconversione dalla guerra alla pace grazie ai
vantaggi economici tratti con la guerra e alla posizione dominante acquisita
nell'ambito dell'economia mondiale. In questo clima di fiducia, si fecero strada
le correnti isolazioniste, che sostenevano la necessità per gli Stati
Uniti di rimanere fuori dalle questioni politiche europee, rinunciando ad
assumere un ruolo di Nazione-guida nella politica del Vecchio continente.
L'internazionalismo democratico del presidente Wilson venne dunque messo in
crisi, mentre prevalse - con la vittoria del Partito repubblicano nelle elezioni
per il Congresso del 1918 e quindi in quelle presidenziali del 1920, quando
Warren Harding successe a Wilson - una politica isolazionista e nazionalista. In
questo periodo, le gravi difficoltà della riconversione post-bellica
vennero affrontate con l'imposizione di dazi sempre più elevati sulle
merci straniere (1920), con la limitazione dell'immigrazione (1921) -
provvedimenti che aggravarono ulteriormente la disoccupazione in Europa- e con
una forte reazione contro le pressioni sindacali che concorse a creare un clima
di esagerato quanto pretestuoso allarmismo nei confronti del pericolo comunista.
Tale clima di intolleranza politica e sindacale culminò nella condanna a
morte (14 luglio 1921) di due esponenti italiani del sindacalismo anarchico,
Sacco e Vanzetti, che vennero giustiziati il 23 agosto 1927. La rinascita del
nazionalismo portò con sé non solo una nuova ondata di
ostilità nei confronti degli immigrati recenti, ma anche una
recrudescenza del razzismo contro negri ed Ebrei: il Ku Klux Klan, e
l'
American legion, un'organizzazione di ex combattenti, assunsero un
forte potere soprattutto negli Stati più arretrati del Sud dove
seminarono terrore e violenze.
A partire dal 1922 la situazione economica
degli Stati Uniti andò migliorando, portando con sé un rapido
sviluppo delle città e delle concentrazioni industriali: trionfò
il capitalismo americano e l'
American way of life (modo di vita
americano), trionfò un clima di ottimismo esteriore che meritò a
quel periodo l'appellativo di "anni ruggenti". Quando nel 1929 il repubblicano
Herbert Hoover divenne presidente degli Stati Uniti, il Paese aveva raggiunto il
culmine del benessere e della prosperità.
Tuttavia, nonostante
l'atmosfera di generale euforia, cominciarono a registrarsi i primi casi di
crisi, provocati dal calo di produzione delle industrie (il Paese infatti
consumava meno di quanto il mercato producesse) e dalle difficoltà sorte
per i lavoratori delle campagne. Nell'ottobre del 1929 si verificò un
ribasso progressivo del valore delle azioni quotate in Borsa che spinse la
maggior parte degli azionisti a vendere. Ciò provocò il crollo del
mercato azionario della Borsa di New York che culminò, il 24 ottobre
1929, nella svendita di ben 12 milioni di azioni. La crisi fu la più
grave mai registrata e provocò danni colossali, allargandosi a tutta
l'economia, con l'aumento vertiginoso della disoccupazione, il crollo delle
attività produttive, il blocco dei commerci. Il crollo di Wall Street
diede dunque inizio alla cosiddetta "grande depressione", durata circa un
decennio, che ebbe ripercussioni immediate anche sui Paesi europei.
Il
presidente Hoover non seppe far fronte all'emergenza: nel novembre del 1932
vennero indette nuove elezioni presidenziali che portarono al successo il
democratico Franklin Delano Roosevelt che, circondatosi di preparati e capaci
studiosi e politici di fede democratica (il
brains trust, il trust dei
cervelli), strinse un "nuovo patto" (
New Deal) con il popolo americano,
impegnandosi a conseguire due traguardi: il superamento della miseria e della
disoccupazione; un vigoroso intervento dello Stato nell'economia, fino allora
lasciata alla mercé della legge del mercato.
Ritratto di Franklin Delano RooseveltIl
New Deal tendeva, oltre che ad
arrestare la crisi economica, anche a gettare le basi di un nuovo ordine
economico-sociale, tale da consentire una più equa distribuzione delle
ricchezze del Paese. Nel primo periodo della presidenza Roosevelt, furono
pertanto emanate numerose leggi, tra cui le più significative furono le
seguenti: svalutazione del dollaro del 40% e immissione di carta moneta nel
sistema finanziario allo scopo di ristabilire una certa circolazione del denaro;
creazione di posti di lavoro mediante un ampio piano di lavori pubblici
finanziati dallo Stato; aumento dei salari e riduzione dell'orario di lavoro
nelle fabbriche; fissazione dei prezzi minimi dei prodotti e condanna della
concorrenza sleale in ambito commerciale; riconoscimento delle organizzazioni
sindacali e obbligo per i padroni di trattare con esse; riorganizzazione da
parte dello Stato del sistema bancario, sorveglianza sulle borse e sul mercato
azionario con l'istituzione della
Securities Exchange Commission;
promulgazione dell'
Agricultural Adjustement Administration che provvide a
scoraggiare la coltura di determinati prodotti agricoli (cotone, grano)
già eccedenti e a sgravare gli agricoltori dalle ipoteche; intervento
assistenziale dello Stato a favore di inabili, vecchi e disoccupati, mediante un
sistema di previdenza. Tale politica di risanamento, basata sul principio
dell'intervento pubblico in campo economico e sociale, sortì l'effetto
desiderato, ispirando la fiducia che la crisi sarebbe stata felicemente
superata.
Col passare del tempo divenne però chiaro che Roosevelt,
il quale aveva condotto la propria campagna elettorale più con slogan
("impegno voi e impegno me stesso a una nuova gestione in nome del popolo
americano") che con un piano ben definito, non poteva mantenere le molte
promesse fatte nel
New Deal in questo primo periodo. Col passare del
tempo, il piano mostrò le sue molte contraddizioni interne, dovute in
parte al fatto che Roosevelt seguiva i suggerimenti di vari consiglieri, il
brains trust, del quale facevano parte uomini di tendenze ideologiche
diverse. Inoltre i più potenti uomini d'affari, superato il periodo
più difficile della crisi, iniziarono una dura opposizione al
New
Deal, per salvaguardare gli antichi privilegi. Ne derivò
un'opposizione che portò la Corte Suprema a emettere nel maggio 1935 un
giudizio di incostituzionalità del
National Industrial Ricovery
Act (NIRA) - ente deputato alla ristrutturazione industriale attuata con
l'aiuto statale - e l'anno seguente a emettere un'analoga sentenza anche per
l'
Agriculture Adjustment Act (AAA), due leggi fondamentali per la buona
riuscita del
New Deal. In conseguenza di ciò, il
New Deal
subì importanti trasformazioni. Si pose l'accento soprattutto su riforme
tendenti al controllo dell'attività imprenditoriale, alla protezione
delle organizzazioni operaie, al potenziamento delle strutture sociali, ma anche
questo programma fu duramente attaccato dagli oppositori che accusavano il
New Deal di creare uno Stato assistenziale che avrebbe messo in pericolo
tutto il sistema dell'iniziativa privata e di tradire i principi fondamentali
della democrazia americana.
Il
New Deal non riuscì a
riportare il Paese alla perfetta stabilità economica, ma contribuì
notevolmente al miglioramento del tenore di vita del popolo americano,
consentendo agli Stati Uniti di rimanere fedeli agli ideali democratici mentre
in Europa dilagava il fascismo.
L'UNIONE SOVIETICA
Alla morte di Lenin, si propose in primo
piano il problema della successione. Gli aspiranti alla guida del partito e
dello Stato, erano Trotzij, Stalin, Zinov'ev, Kamenev. Il candidato di maggior
prestigio era Trotzij, ammirato dallo stesso Lenin che non mancò invece
di riservare nel suo "testamento" giudizi negativi su Stalin. D'altro canto,
quest'ultimo era il capo della segreteria del partito, il che gli conferiva un
potere rilevante. Trotzkij, isolato e in posizione di minoranza all'interno del
partito, sosteneva la teoria della "rivoluzione permanente" fino alla totale
distruzione del capitalismo su scala mondiale, a cui Stalin contrapponeva la
tesi del "socialismo in un solo Paese" che mirava al rafforzamento del regime
sovietico e all'instaurazione del socialismo in URSS, senza ritenere necessaria
l'esportazione della rivoluzione nell'Occidente capitalistico. Stalin ebbe la
meglio e Trotzij, espulso dal partito nel 1927, dovette fuggire all'estero. Il
nuovo capo del partito, il cui potere personale risultò enormemente
accresciuto dopo la sconfitta di Trotzij, affidò al
Gosplan (la
Commissione statale per la pianificazione) il compito di elaborare un piano
quinquennale per lo sviluppo dell'economia sovietica, allo scopo di
collettivizzare le campagne e di attuare la trasformazione dell'URSS da Paese
agricolo a potenza industriale, attraverso un massiccio trasferimento dei
capitali dalle campagne all'industria. Dal momento che il processo di
industrializzazione e di collettivizzazione agricola rompeva i meccanismi
tradizionali della dinamica socio-economica dell'URSS, non mancarono resistenze
e tensioni: i contadini benestanti (
kulaki) si opposero strenuamente alla
forzata collettivizzazione ricorrendo spesso a sabotaggi, ma la loro resistenza
fu stroncata con violente misure di repressione e terrore. Il piano quinquennale
cominciò ad essere attuato nell'autunno del 1928; tra il 1928 e il 1933
furono costituite 230.000 aziende collettive, sia nella forma dei
kolkoz
(cooperative) sia in quella dei
sovchoz (aziende agricole di Stato), che
vennero a rimpiazzare 26 milioni di aziende individuali. Il triplicarsi della
produzione industriale, lo sviluppo di nuove aeree industriali, di strade e
ferrovie e la realizzazione di un programma di sviluppo dell'istruzione tecnica
e della ricerca scientifica, portarono l'URSS all'avanguardia dell'economia
mondiale. La via staliniana all'industrializzazione mutò radicalmente il
volto della Russia, ma a prezzo di uno spietato sistema dittatoriale e
totalitario che si servì altresì del lavoro forzato specie nelle
inospitali regioni siberiane dove vennero istituiti dei veri e propri campi
"correttivi" di lavoro coatto (chiamati
gulag dopo la pubblicazione del
romanzo di A.J. Solzenicyn
Arcipelago gulag del 1973-74).
Data la
necessità di creare a ritmo accelerato le premesse per la realizzazione
del socialismo, era inevitabile che si verificasse un accentramento del potere
nelle mani di un'unica persona. Tale fenomeno, noto come stalinismo, fu
caratterizzato dalla mitizzazione dello stesso Stalin, il quale trasformò
il potere in una implacabile macchina repressiva e burocratica che
provocò la morte di numerosi oppositori, specialmente nel corso delle
grandi purghe (sanguinose epurazioni) degli anni Trenta.
Al di là
della personalità dell'uomo che lo rappresentò, lo stalinismo fu
comunque un fenomeno molto complesso che determinò tensioni e
contraddizioni quasi insostenibili per una società industrializzata quale
era ormai quella sovietica, e tali da provocare una grave crisi interna,
peraltro soffocata, visto che all'inizio degli anni Quaranta tutte le energie
del Paese vennero assorbite dalla seconda guerra mondiale.
I Kulaki
Con il termine
kulaki (dal russo
kulak che significa pugno e, in senso traslato, avaro) si designavano i
contadini ricchi. Essi prendevano in affitto dai contadini poveri le terre e vi
installavano una gestione razionale, volta allo sfruttamento delle risorse della
terra e alla diffusione commerciale dei prodotti. Grazie ai loro mezzi
economici, essi si potevano considerare dei piccoli capitalisti delle campagne
(i
kulaki rappresentavano il 4% della popolazione contadina
sovietica).
Nella lotta contro i
kulaki il Partito comunista
dell'Unione Sovietica (PCUS) guadagnò alla propria causa i contadini
poveri, che insorsero conducendo nelle campagne una vera e propria lotta di
classe contro i loro più immediati sfruttatori. Le ostilità erano
cominciate sin dal 1917-18, quando, assunto il potere, i bolscevichi si erano
venuti a trovare di fronte a una crisi catastrofica negli approvvigionamenti di
grano alle città e avevano promosso una campagna di confische forzate nei
confronti dei contadini, cercando di ostacolare il commercio privato di derrate
alimentari. Sin dall'inizio il partito bolscevico cercò di farsi alleati
i contadini poveri (
beduyaki) e di assicurarsi la benevola
neutralità dei contadini medi (
serednyaki). Per quanto l'intento
di istituire una "solida alleanza" tra il proletariato e i contadini poveri non
fosse riuscito a concretarsi neppure durante le fasi più calde della
guerra civile, e fosse rimasta aperta la controversia tra città e
campagna, tuttavia, la contrapposizione di classe nei villaggi non mancò
di dare frutti.
L'attacco decisivo contro i
kulaki fu sferrato da
Stalin quando, liquidata la guerra civile e superata la drammatica situazione
economica dei primi anni della rivoluzione grazie alla Nuova politica economica
leninista, la NEP, fu deciso di avviare un rapido processo di collettivizzazione
per l'effettiva costruzione del socialismo in una società ancora per gran
parte pre-capitalistica. Nell'estate del 1928 le abitazioni dei
kulaki
vennero perquisite e i loro raccolti confiscati. Nel dicembre successivo, Stalin
annunciò che era necessario passare da una politica di "limitazione" a
una politica di "liquidazione dei
kulaki come classe", e nel febbraio
1930 fu autorizzata la completa espropriazione dei loro beni e la deportazione
di coloro che avessero opposto resistenza.
LA GRAN BRETAGNA
La Gran Bretagna fu la Nazione più
pesantemente colpita dalla crisi del dopoguerra soprattutto per due motivi: la
concorrenza economica degli Stati Uniti, nonché il crollo della domanda
di prodotti industriali, la trasformazione delle tecniche produttive con la
sostituzione del petrolio e dell'energia elettrica al carbone, determinarono una
grave riduzione delle esportazioni del Paese con conseguente aumento della
disoccupazione; inoltre, la Gran Bretagna, possedendo la più ampia rete
di domini coloniali, fu assai danneggiata dai movimenti anticolonialisti. Nel
dopoguerra, infatti, i movimenti per l'autogoverno o per la completa
indipendenza sorti nelle colonie, costrinsero il Governo britannico ad estendere
ad altri popoli gli statuti privilegiati dei
dominions (cioè delle
ex colonie dotate di autogoverno), a concedere l'indipendenza all'Egitto (1922),
ad eccezione del canale di Suez, a promulgare limitate riforme in India. Il
Governo presieduto da Lloyd George cercò inoltre una soluzione all'annosa
questione dell'Irlanda, ripropostasi nel 1919 quando l'IRA (l'esercito di
liberazione irlandese) riprese la lotta armata con azioni sanguinose,
riconoscendo l'indipendenza (concedendo quindi lo statuto di
dominion)
allo Stato libero d'Irlanda (Eire), prevalentemente cattolico e agricolo, che
venne staccato dal Nord (Ulster), a maggioranza protestante e
industriale.
Parallelamente a una politica coloniale più elastica,
la Gran Bretagna, allo scopo di risollevare la sua economia, cercò di far
fronte al drastico calo delle esportazioni creandosi nuovi sbocchi commerciali e
di investimento dei capitali. A tal proposito intraprese una politica di
distensione internazionale, impegnandosi altresì per la rinascita della
Germania. Tale politica di distensione venne perseguita dal Partito laburista -
giunto a sostituire quasi completamente in Parlamento il Partito liberale - che
prese il potere nel 1924 con il primo ministro Mac Donald, il cui governo fu
però assai breve. Nel 1925 ritornarono al potere i conservatori con un
Governo presieduto da Baldwin che nel 1926 dovette affrontare uno sciopero che,
iniziato dai minatori, si estese a tutti i settori produttivi e del pubblico
impiego. Il Governo intervenne duramente, non potendo però impedire ai
minatori di prolungare ancora per sette mesi lo l'astensione dal lavoro, fino
all'ottenimento di migliori condizioni di lavoro.
Lo sciopero del 1926
spianò la strada alla riscossa del Partito laburista che ritornò
al Governo nel 1929 con Mac Donald. Ancora una volta il problema più
urgente da affrontare era quello economico; la "grande depressione" che aveva
investito gli Stati Uniti non mancò di avere effetti catastrofici anche
in Gran Bretagna. Tralasciando la politica di apertura all'Europa, il Governo
britannico si prodigò per la salvezza del Commonwealth: nel corso della
Conferenza di Ottawa (1932), i Paesi del Commonwealth fecero ricorso a misure
protezionistiche, adottando delle tariffe preferenziali e creando una barriera
con il resto del mondo.
La crisi del dopoguerra, seppur grave anche in Gran
Bretagna, non provocò tuttavia il crollo delle tradizioni liberali e
delle istituzioni democratiche (il Parlamento su tutte), come accadde, per
esempio in Italia, Spagna e Germania, dove le repentine e violente
trasformazioni economiche e sociali, non supportate da radicate tradizioni
liberali e da ordinamenti democratici, determinarono la caduta dei regimi
precedenti e l'instaurarsi delle dittature.
LA FRANCIA
In Francia la crisi del dopoguerra si fece
sentire meno duramente che in Inghilterra, soprattutto per quanto riguardava i
livelli di disoccupazione che erano piuttosto bassi, essendo stata assorbita
tutta la manodopera disponibile nella ricostruzione delle zone devastate. Per
risollevarsi economicamente la Francia fece affidamento, in particolare, sulle
riparazioni di guerra e sullo sfruttamento dei vantaggi seguiti alla vittoria
sulla Germania, cercando altresì di ricoprire nuovamente un ruolo di
potenza egemone in Europa grazie anche alle acquisizioni coloniali e al mandato
sulla Siria, sanciti dai trattati di pace. In questo clima di nazionalismo,
fomentato anche dalle coalizioni di centro-destra che si succedettero al potere
dal 1919 al 1924, va ricordato il Congresso socialista di Tours (dicembre 1920)
nel corso del quale avvenne una spaccatura all'interno del Partito socialista
(SFIO) con la formazione del Partito comunista francese.
L'aspetto
più grave della situazione francese nel dopoguerra, fu la crisi
finanziaria, a cui tuttavia il Governo Poicaré (1922-24) non seppe porre
rimedio: il tentativo di far pagare il risanamento del bilancio statale e
monetario ai salariati, lo rese a tal punto impopolare che le elezioni del 1924
videro il trionfo di un cartello delle sinistre, formato da repubblicani,
radicali e socialisti della SFIO, che portò alla presidenza del Consiglio
il radicale Edouard Herriot. La coalizione, ostacolata dalle destre e dai grandi
organismi finanziari preoccupati della fuga di capitali all'estero, si
dimostrò tuttavia incapace di fronteggiare la difficile situazione
finanziaria in cui versava il Paese. Nel 1926 ritornò al Governo
Poincaré (1926-29) che, col sostegno della grande finanza e degli
industriali, riuscì a stabilizzare il valore del franco, ponendo le basi
per lo sviluppo in senso capitalistico dell'economia francese. Colpita dalla
grande crisi del 1929-30 nel momento in cui era in atto una ripresa
dell'attività industriale e delle esportazioni, la Francia non
subì gravi contraccolpi.
Nei primi anni Trenta anche in Francia,
Paese dalle antiche tradizioni liberal-democratiche, cominciarono a svilupparsi
gruppi e movimenti di ispirazione fascista (
Solidarité
Française,
Parti Franciste,
Croix de Feu,
Action
Française). Il 6 febbraio 1934 i raggruppamenti di destra tentarono
un
putsch attaccando il palazzo del Parlamento. La prima risposta
unitaria delle forze comuniste, democratiche e socialiste si concretizzò
in uno sciopero generale di protesta contro la disoccupazione e le continue
pressioni della destra. Il Partito comunista, pur storicamente ostile nei
confronti delle forze social-democratiche - definite "socialfasciste" - il 31
maggio 1934 spinse per la formazione di un fronte comune che comprendesse i
socialisti e le altre forze democratiche, in funzione antifascista. Il 27 luglio
il Partito comunista francese e quello socialista (SFIO) giunsero a un accordo
di unità d'azione, per combattere contro il fascismo e la guerra, a
favore delle libertà democratiche. Nacque così il Fronte Popolare
che, risultato vincente nelle elezioni del 1936, formò un Governo di
coalizione guidato dal socialista Léon Blum il quale non attese a
sciogliere le formazioni di destra della
Croix de Feu, della
Solidarité Française, dei
Francistes, ecc. Blum
dovette affrontare notevoli difficoltà: durante il suo Governo si
verificarono scioperi e occupazioni di fabbriche attraverso cui gli operai
esprimevano la pressante richiesta di riforme radicali che vennero emanate
infatti con rapidità. Tra le più importanti riforme sociali ed
economiche promosse dal Fronte Popolare vi furono la riduzione della settimana
lavorativa a 40 ore, notevoli aumenti salariali, ferie obbligatorie e
retribuite. D'altro canto, la fuga dei capitali all'estero e l'ostilità
degli industriali verso il Governo determinarono una nuova crisi e una nuova
svalutazione monetaria, aggravata dai contrasti sorti all'interno della
coalizione tra comunisti e radicali: nella primavera del 1938 il Fronte Popolare
si sciolse.
PICCOLO LESSICO
Kolchoz
Abbreviazione delle
parole russe
kollektivnoe chozjajstvo: economia collettiva. Azienda
agraria sovietica. Era una cooperativa locale di produzione agricola, nella
quale la terra e i mezzi di produzione appartenevano alla cooperativa che ogni
anno eleggeva un comitato amministrativo e un presidente; gli utili venivano
divisi secondo la qualità e la quantità del lavoro
svolto.
Ku Klux Klan (KKK)
Associazione segreta statunitense, il cui nome
pare derivi da
kuklos: cerchio, fondata nel 1866 a Pulaski, nel
Tennessee, per iniziativa del generale N.B. Forest in opposizione alla politica
di ricostruzione nera voluta dal Congresso subito dopo la guerra civile. Nata
con lo scopo di ritardare il più possibile l'emancipazione dei negri e di
impedire l'esercizio dei diritti riconosciuti loro come cittadini, si diffuse
rapidamente negli Stati più arretrati del Sud, svolgendo azioni
terroristiche nei confronti dei negri e dei loro sostenitori bianchi. Il Ku Klux
Klan era inoltre dotato di un sistema gerarchico e un cerimoniale complesso e
segreto; i suoi simboli distintivi erano croci infuocate, tuniche bianche e
cappucci. Responsabile di crimini efferati, il Ku Klux Klan aveva assunto un
tale potere che ben di rado venne colpito da sanzioni legali. Nel momento in cui
venne superata la fase più difficile della ricostruzione sociale del Sud,
la setta decadde e non tanto per l'azione repressiva del Governo quanto per
l'esaurirsi del suo scopo. Nel 1915 il predicatore William J. Simmons
fondò ad Atlanta (Georgia) un secondo Ku Klux Klan, fomentato dai nuovi
problemi legati all'immigrazione in massa. Le manifestazioni razziste e xenofobe
della setta furono rivolte non solo contro i negri, ma anche contro i cattolici
e gli Ebrei. Il ritorno della prosperità economica la fece declinare e
perdere d'importanza. Il Ku Klux Klan ebbe un terzo guizzo di vitalità
nel 1944, quando si fuse col gangsterismo e la delinquenza comune. Il Governo
Truman lo represse duramente nel 1952. Nel 1958 si sciolse per ricostituirsi col
nome di "Chiesa cristiana nazionale".
Sovchoz
Voce russa, abbreviazione delle parole
sov(etskoe) choz(jajstvo): azienda agricola statale. Si trattava
di imprese agricole di Stato, sorte in Russia dal 1918, nelle quali i mezzi di
produzione e la terra erano di proprietà del Governo centrale, cui
spettava inoltre la nomina dei dirigenti e la possibilità dell'acquisto
di parte del prodotto coltivato. I contadini attivi nei
sovchoz erano
equiparati a lavoratori statali, dotati tuttavia della facoltà di
lavorare in proprio piccole porzioni di terra.
RIASSUNTO CRONOLOGICO
1921-23:
Negli USA è
presidente il repubblicano Warren Harding.
1920:
Negli Usa vengono imposti dazi sulle merci
straniere.
1920 (dicembre):
Nel corso della Congresso socialista di Tours
nasce il Partito comunista francese.
1921:
Negli Usa viene promulgata una legge per
limitare l'immigrazione.
1921 (14 luglio):
Negli USA i due esponenti italiani del
sindacalismo anarchico, Sacco e Vanzetti, vengono condannati a
morte.
1921:
Il Governo britannico presieduto da Lloyd George
riconosce l'indipendenza dell'Eire.
1922:
La Gran Bretagna concede l'indipendenza
all'Egitto.
1922-24:
In Francia è in carica il Governo
Poincaré.
1922-29:
Negli USA è il periodo degli "anni
ruggenti", caratterizzato da prosperità economica e generale
euforia.
1924:
Negli USA il Ku Klux Klan semina terrore e
strage negli Stati del Sud.
1924-25:
In Gran Bretagna il Partito laburista vince le
elezioni e porta al Governo Mac Donald.
1924-26:
In Francia le elezioni vengono vinte da un
cartello delle sinistre (repubblicani, radicali, socialisti); si insedia al
Governo il radicale Edouard Herriot.
1925-29:
In Gran Bretagna tornano al potere i
conservatori col primo ministro Baldwin.
1926:
In Francia scioperano i minatori, a cui si
aggiungono lavoratori di altre categorie.
1926-29:
In Francia si insedia un nuovo Governo
Poincaré.
1927 (23 agosto):
Negli USA vengono giustiziati i due anarchici
Sacco e Vanzetti.
1927:
In URSS Trotzkij, sconfitto da Stalin, viene
espulso dal partito e fugge a Parigi.
1928-33:
Attuazione del piano quinquennale voluto da
Stalin.
1928:
Inizia la campagna di Stalin contro i
kulaki.
1929-32:
Negli USA è presidente il repubblicano
Herbert Hoover.
1929:
In Gran Bretagna torna al Governo Mac
Donald.
1929 (24 ottobre):
Crollo della Borsa di New York; ha inizio la
"grande depressione".
1930 (febbraio):
Stalin autorizza la completa espropriazione dei
beni ai
kulaki e la deportazione di quanti oppongono
resistenza.
1932:
Conferenza di Ottawa tra i Paesi del
Commonwealth.
1932 (novembre):
Il democratico Franklin Delano Roosevelt viene
eletto presidente degli Stati Uniti.
1933:
Si inaugura la prima fase del
New
Deal.
1934 (6 febbraio):
In Francia le forze di destra tentarono un
putsch assalendo il palazzo del Parlamento.
1934 (31 maggio):
Il Partito comunista francese avvia le
trattative con i raggruppamenti socialisti e democratici per la formazione di un
fronte comune in funzione antifascista.
1934 (27 luglio):
In Francia nasce il Fronte
Popolare.
1935 (maggio):
Negli USA la Corte Suprema giudica
anticostituzionali il NIRA e l'AAA, fondamentali leggi del
New
Deal.
1936-38:
In Francia si forma un Governo di coalizione
guidato dal radicale Léon Blum, facente parte del Fronte
Popolare.