Non chiedete che cosa il vostro Paese può fare per voi; chiedete che cosa potete
fare voi per il vostro Paese. John Fitzgerald Kennedy
La scuola consegue tanto meglio il proprio scopo quanto più pone l'individuo
in condizione di fare a meno di essa.
(Ernesto Codignola)
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Intorno al XVI secolo a.C., un popolo nomade di stirpe indoeuropea, gli Hurriti,
si stanziò sull'altopiano dell'Anatolia dando vita ad uno dei più potenti Stati
della Mesopotamia nord-occidentale.
Questo Stato, passato alla storia con il
nome di Mitanni, aveva la sua capitale, Wassukkani, sul fiume Khabur, affluente
dell'Eufrate, ma il suo dominio diretto o indiretto si estendeva ad ovest fino a
raggiungere le coste della Cilicia e della Assiria.
Gli Hurriti erano governati da una casta di guerrieri il cui nome, Marjanni,
ricordava la loro origine indiana, poiché significava «cavalieri neri»
nell'antico linguaggio della valle dell'Indo.
Questo popolo invase la Palestina e la stessa Assiria tra la metà del XV e la
metà del XIV secolo a.C., i Marajanni inoltre guidarono l'invasione degli Hyksos
in Egitto.
Va però detto che fra Egizi e Hurriti si stabilirono subito buoni rapporti
grazie anche ad alcuni matrimoni misti fra i due popoli.
Questa alleanza era però minata da alcune piccole città-stato siriane, poste
fra la sfera di influenza degli Hurriti e quella egizia, le quali cercavano di
mettere le due grandi potenze l'una contro l'altra.
Nel XIV secolo a.C. le condizioni cambiarono radicalmente quando gli Hurriti,
assai indeboliti dalla continua espansione egizia, cedettero agli Hittiti.
Gli Hittiti originari di un territorio fra i Carpazi e il Caucaso, giunsero
in Asia Minore poco prima del 2000 a.C., durante l'enorme ondata di invasioni
che, provenienti da nord, si estesero dall'India all'Europa occidentale e
determinarono il destino di tutto il Vicino e Medio Oriente. Una raccolta di
ventimila tavolette di argilla incise con caratteri cuneiformi e rinvenuta a
Hattusas, capitale del regno Hittita nei pressi dell'odierna Ankara, ci ha
permesso di ricostruire la storia di questo popolo. Organizzati in un potente
Stato sotto il governo dei primi sovrani (re Labarna e Hattusili I), gli Hittiti
cominciarono ad essere attirati dalle fertili pianure della Mesopotamia. Quando
perciò nel 1365 a.C. gli Hurriti stabilirono un protettorato su parte di quella
zona, ciò parve come una grave provocazione ed ebbe così inizio un lungo periodo
di ostilità fra i due popoli. Gli Hittiti guidati dal re Suppiluliuma I
aggirarono le posizioni nemiche effettuando una lunga marcia attraverso le
impervie montagne del Tauro, e piombarono così alle spalle degli Hurriti, i
quali colti di sorpresa non seppero difendersi e impedire la distruzione della
loro capitale. Gli Hittiti invasero anche la Siria e si spinsero ad est fino a
Carchemish che diventò il capoluogo della regione. Ma il momento storico più
importante della vita del popolo hittita fu lo scontro, nel 1296 a.C., con le
armate egizie sulle rive del fiume Oronte in Siria presso Kadesh. Lo scontro
memorabile, guidato da una parte dal faraone Ramsete II e dall'altra dal re
Muvatalli, si concluse con la vittoria hittita. Gli Egizi vennero sconfitti
grazie all'abilità strategica del re Muvatalli che, guadando il fiume Oronte con
un drappello di uomini, riuscì ad aggirare le colonne nemiche. Ramsete II riuscì
a salvarsi a stento grazie ad un distaccamento del suo esercito che era riuscito
a sfuggire alla manovra di accerchiamento. Dopo un periodo di ulteriori
conflitti, che vide anche la vittoria di Ramsete II su Hattusili III, successore
di Muvatalli, nel 1279 sempre a Kadesh ebbe luogo un avvenimento sorprendente:
nel 1278 a.C. i due Stati sottoscrissero un trattato in cui stabilirono le
relative sfere d'influenza e in cui concordarono di astenersi da ulteriori
ostilità. Si impegnarono inoltre a fornirsi reciproco aiuto nell'eventualità di
un attacco da parte di una terza forza esterna. Il patto di alleanza venne
suggellato da un matrimonio politico fra Ramsete II e la principessa reale
figlia del re Hattusili. Nonostante questo accordo però, la storiografia ci
segnala un altro scontro fra Egizi e Hittiti, questa volta per mare, che vide
come vincitore il popolo hittita, che aveva fatto tesoro delle innovazioni
tecniche militari e dell'armamento del popolo hurrita. Furono infatti adottate
le armi di ferro e ruote a raggi per i carri, che in questo modo risultavano più
leggeri e maneggevoli. Verso l'XI secolo a.C. anche l'Impero Hittita entrò in un
periodo di crisi che ne causò ben presto la disfatta. La potenza di questo
impero crollò in una sanguinosa battaglia con i Frigi, i fondatori della famosa
città di Troia, i quali invasero il territorio hittita e vi fondarono una nuova
capitale giunta a noi con il nome di Gordio. Ma l'impero degli Hittiti, al di là
delle valorose imprese militari, viene ancora oggi ricordato per il suo
particolare ordinamento: infatti il sovrano regnava con l'assistenza di un
consiglio di nobili che controllava e limitava il potere del re, e aveva persino
l'autorità di deporlo, qualora riscontrasse qualche motivo di indegnità o
incapacità. Anche il codice di leggi promulgato dal re Telipinu, che regnò verso
la metà del XVI secolo a.C., era ricco di innovazioni civili molto
significative: i prigionieri di guerra non potevano essere sottoposti a tortura
e le pene corporali, previste in altri Stati per ogni genere di reati, venivano
commutate in pene detentive o in ammende. Un'altra norma importante per quei
tempi era quella che sanciva il diritto di proprietà anche a favore degli
schiavi, i quali generalmente erano invece privi di ogni diritto civile. Anche
la politica estera hittita veniva gestita con notevole abilità; essi infatti
preferivano crearsi degli alleati, sia pur sottomessi, piuttosto che ridurre in
schiavitù interi popoli. Per renderci conto dell'importanza di queste norme, ci
basti pensare che gli Assiri applicavano torture feroci e non esitavano a
deportare e a rendere schiave intere popolazioni.
LA RELIGIONE PRESSO GLI HITTITI
La suprema divinità degli Hittiti, popolazione che abitava le montagne e quindi
soggetta a violenti temporali e bufere, era il dio della tempesta, assai temuto
per la sua violenza. A lui era attribuita l'origine delle tempeste, considerate
perciò divine. La divinità protettrice del popolo e della monarchia era Arinna,
dea del sole, regina del Paese di Hatti, cioè della patria ittita. Queste erano
le divinità più importanti assieme alla triade formata da Anu, Enlil ed Era. Era
in uso presso gli Hittiti che i sovrani defunti venissero bruciati con una
complessa cerimonia, caratteristica dei popoli indiani. Il rito iniziava con
l'incenerimento del cadavere, posto sopra una catasta di legna alla quale si
dava fuoco; questo era il rito del primo giorno. Nel secondo giorno si spegneva
il fuoco e si raccoglievano le ossa del morto; dopo che le ossa erano state
pulite, unte e conservate in teli di lino, si dava inizio al banchetto funebre.
I FENICI: LA PRIMA VERA CIVILTÀ MARINARA
Nei tempi più remoti, alcune tribù nomadi di origine semitica valicarono le
montagne del Libano e si stabilirono sulle coste del Mediterraneo, a nord della
Palestina. Da queste genti ebbe origine il popolo fenicio, fondatore della prima
vera civiltà marinara. Sin dalle origini i Fenici, non avendo terra sufficiente
da coltivare, si dedicarono alla navigazione e al commercio, sfruttando il legno
delle grandi foreste di cedro che coprivano i monti del Libano. Ben presto
divennero abilissimi navigatori e già fra il III e il II millennio a.C., avevano
fondato floride città costiere, come Ugarit, che erano diventate importantissimi
scali commerciali. Nell'ultimo scorcio del II millennio sorsero anche altre
città che, traendo un gran vantaggio dalla caduta dell'Impero Hittita,
riuscirono in seguito a conservare il proprio prestigio marinaro e commerciale
anche di fronte alle superpotenze assira e babilonese. Fra queste città le più
importanti furono: Tiro, Sidone e Biblo. Da Tiro, molto ben fortificata e a poca
distanza dalla costa, partirono le prime spedizioni destinate a fondare una
serie di colonie commerciali. Sidone, che aveva potuto approfittare della
decadenza della civiltà marinara cretese, impose un autentico monopolio
commerciale prima su tutto il Mediterraneo orientale, e in seguito anche su
quello occidentale, dove fondò la colonia di Hippo (Biserta). Biblo, dal canto
suo, intrattenne un ricco commercio con l'Egitto (da cui importava il papiro) e
divenne un importantissimo centro di cultura; tanto che dal suo nome derivò la
parola greca biblos, cioè «libro». La necessità di reperire materie prime per le
loro attività artigianali, spinse i Fenici a ricercare rotte marittime in ogni
direzione e a fondare, sui luoghi in cui giungevano, delle colonie commerciali.
Si spinsero verso il Mediterraneo occidentale dove fondarono le colonie africane
di Utica e Tapso e quelle spagnole di Abdera (Almeria) e di Gades (Cadice).
Superarono poi le famose colonne d'Ercole raggiungendo la Cornovaglia in Gran
Bretagna alla ricerca di miniere di stagno. Verso la fine del XIX secolo a.C.
(nel 1814), parte della popolazione di Tiro si trasferì nell'attuale Tunisia
dove fondò la città di Cartagine, la futura rivale di Roma. Fra i viaggi più
avventurosi condotti dai marinai fenici, fa spicco la circumnavigazione
dell'Africa durata tre anni, compiuta per incarico del faraone egizio Neco e
narrata da Erodoto. Ma nonostante la loro abilità marinara, i Fenici andarono
incontro ad un periodo di declino che culminò con il sopravvento della potenza
greca. La caduta della civiltà fenicia era del resto prevedibile: infatti questo
popolo non riuscì mai a costituire uno Stato unitario. Essendo impegnati nella
difesa e nell'espansione dei propri interessi marittimi e commerciali, i Fenici
trascurarono completamente anche gli avvenimenti che interessavano le
popolazioni limitrofe.
Le città fenicie, non essendo raggruppate in un unico Stato, erano delle
comunità assolutamente indipendenti anche se legate fra loro da vincoli etnici
ed economici.
Ognuna di queste città era solitamente governata da un re, che però doveva
tenere in considerazione sia la casta sacerdotale, sia il Consiglio degli
Anziani che rappresentava gli interessi dei commercianti, degli armatori e dei
proprietari terrieri.
Potremmo quindi dire, che queste città erano governate da una sorta di
oligarchia, in quanto il potere decisionale era praticamente amministrato dal re
e da una rappresentanza della popolazione più abbiente.
LA CIVILTÀ FENICIA
Grazie ai numerosi viaggi, i Fenici ebbero modo di venire a contatto con un
grande numero di popolazioni assai diverse fra loro. Forse per questo motivo il
popolo fenicio non ha elaborato un proprio stile artistico o architettonico, ma
si è limitato ad imitare i modelli stilistici visti nelle svariate località
toccate dai loro viaggi. Ai Fenici viene inoltre attribuita la scoperta
probabilmente casuale, del vetro, che fu da loro esportato in tutto il mondo
allora civilizzato. Ma la vera innovazione portata dai Fenici fu l'alfabeto.
L'intensa attività economica e commerciale da loro svolta richiedeva una
contabilità ordinata e veloce e quindi un metodo di registrazione e di scrittura
assolutamente nuovi e soprattutto lontani dai complicati e laboriosi geroglifici
in uso in Egitto. Gli alfabeti di allora infatti erano composti non da lettere,
ma da desinenze sillabiche che unite fra loro davano origine alle parole; il che
richiedeva l'uso di un numero esorbitante di segni (alcune centinaia) per poter
scrivere. I Fenici introdussero allora un nuovo concetto che rivoluzionò la
scrittura: stabilirono infatti che ad ogni segno corrispondesse un suono
elementare e non più composto (come quello di una sillaba). In questo modo
formularono un alfabeto di ventisette segni (fra vocali e consonanti) che, con
poche varianti, fu adottato anche dai Greci e dagli Etruschi. Da questa
intuizione deriva anche l'alfabeto latino che ancora oggi usiamo.
I Fenici
furono celebri anche a causa della loro religione che può essere considerata
come la più sanguinaria e la più atroce di cui si abbia memoria. La divinità
principale del popolo fenicio era El (che significa «dio») il creatore e il
signore di tutte le cose; a lui si affiancavano altre tre divinità considerate
minori: Baal, dio dell'uragano e della pioggia, Dagone, dio delle messi e
Astarte, dea dell'amore e della fecondità. Durante le cerimonie religiose
dedicate a El e a Baal, i Fenici sacrificavano il primo animale partorito da
ogni femmina del gregge e il primogenito di ogni famiglia umana. La crudezza di
queste cerimonie fu trasmessa in seguito anche ai Cartaginesi.
Antica città della Fenicia sul Mediterraneo, ai piedi del monte Gebal. Attivo
centro commerciale e religioso fin dal IV millennio a.C., è attualmente sede di
scavi archeologici, che hanno portato alla luce interessanti reperti di epoca
neolitica e fenicia.
CIVILTÀ MARINARA
Con questa espressione viene indicata un certo tipo di società che, per svariate
ragioni, si dedica attivamente ed esclusivamente alle arti marinare. Le città
marinare fenicie, ad esempio, divennero ben presto dei centri commerciali
rinomati in tutto il mondo civile. Tiro, Sidone, Biblo e Ugarit sono gli esempi
più lampanti di questa politica commerciale.
COLONNE D'ERCOLE
Nell'antichità i due promontori Calpe (Gibilterra) e Abita (Cerita) che sono
all'ingresso del Mediterraneo e che sarebbero state due colonne con le quali
Ercole, giunto alla fine dei suoi viaggi, avrebbe segnato i confini del mondo.
IL DIO BAAL
I coloni fenici diffusero nei paesi mediterranei, soprattutto presso alcune
tribù della Siria e della Palestina, il culto del dio Baal. Baal è una parola di
origine semitica e significa: Signore divino. Non vi era però un dio Baal al
quale dava un nome diverso. Melkart era il più noto di essi e veniva adorato
nella città di Tiro. Questo dio, sposato ad Astarte dea dell'amore, era il dio
della fertilità dei campi e favoriva anche le nascite; a queste due divinità
erano dedicati molti templi nei quali si svolgevano riti in loro onore.
INDOEUROPEI
Questo termine non indica una razza umana etnicamente distinta dalle altre, ma
semplicemente un certo numero di popoli legati fra loro da una serie di affinità
linguistiche.
LA SCULTURA IN PIETRA
Gli Ittiti amarono molto la scultura. Ancora oggi sono conservati presso
Boghazkoy e Yazilikaya enormi sculture in rilievo di tipo murale che occupano
intere pareti rocciose, e statue gigantesche. A Malatia in Turchia è stata
ritrovata una delle sculture più famose, un grande leone in pietra; sono state
ritrovate anche diverse Sfingi, ricavate da blocchi di pietra. La pietra fu il
materiale d'elezione della statuaria ittita, le cui dimensioni quasi sempre
colossali tendevano a esprimere la potenza e la maestà del re e dell'impero.
LE FORTIFICAZIONI DI HATTAUSHA
Presso Ankara, l'odierna capitale della Turchia sull'altopiano dell'Anatolia,
sorgeva Hattusha, capitale degli Ittiti. Gli scavi condotti nei pressi di questa
città, nella località di Boghazkoy, hanno riportato alla luce delle immense
fortificazioni. La città anticamente era circondata da una doppia cinta di mura,
una più bassa all'esterno, ed una più alta, distanziata di 6 metri dalla prima,
all'interno; tra i due muri vi era un pesante strato di pietre ingabbiate con un
sistema che ricorda molto da vicino quello moderno usato per le «gabbie» del
cemento armato. Ogni 30 metri, lungo la muraglia, si alternavano delle torri
rettangolari che rendevano inattaccabile la fortezza.
RIASSUNTO CRONOLOGICO
c.a. 2300-22 a.C.: Gli Hittiti penetrano in Asia Minore.
c.a. 1600 a.C.: Nasce
il Primo Impero Hittita.
c.a. 1500 a.C.: Predominio commerciale della città fenicia di Sidone.
c.a. 1500-1400 a.C.: Crisi hittita e sviluppo della potenza hurrita.
c.a. 1395-1355 a.C.: Suppiluliuma organizza il Secondo Impero Hittita.
c.a. 1296 a.C.: Battaglia di Kadesh vinta dagli Hittiti.
c.a. 1279 a.C.: Gli Egizi vincono la seconda battaglia di Kadesh contro gli
Hittiti.
c.a. 1200 a.C.: Crollo dell'Impero Hittita.
c.a. 1200-1020 a.C. : Predominio della città fenicia di Tiro.