STORIA ANTICA - LE RELIGIONI MONOTEISTICHE

L'EBRAISMO

L'ebraismo è la religione più antica dell'Occidente. Fondata sugli insegnamenti della Bibbia (con l'esclusione del Nuovo Testamento) e del Talmud, fu la prima di carattere monoteistico. Il monoteismo biblico si distingue tuttavia da altre forme di monoteismo, giacché conferisce contemporaneamente all'unico Dio gli attributi di creatore e di salvatore del mondo. Dio, nella religione ebraica, pur mantenendosi al di sopra del mondo stesso è presente nella storia dell'uomo. Il cristianesimo e l'islam, anche se ne differiscono per molti aspetti, derivano entrambi dall'ebraismo. Nel cristianesimo, il monoteismo assume carattere trinitario: Dio si manifesta attraverso le persone del Padre, del Figlio, che ne rappresenta il Verbo (la parola) incarnato, e in quella dello Spirito Santo, senza che la sua unità venga infranta.
L'islam ha derivato dal monoteismo ebraico la concezione dell'assoluta unità, unicità e trascendenza di Dio.

IL POPOLO ELETTO

La fede in un solo Dio (Jahweh, in ebraico «Egli è») rappresenta il nucleo più antico del patrimonio religioso ebraico. Jahweh è il creatore dell'universo e, come tale, ha dato vita anche all'uomo. L'umanità è una grande famiglia che discende da un'unica coppia (Adamo ed Eva). Il primo uomo fu formato impastando la terra, presa da diverse parti del mondo, sulla quale il creatore soffiò lo spirito vitale.
Secondo la Bibbia, Jahweh ha stretto un patto speciale con Abramo, padre degli Ebrei, estendendolo poi al resto del popolo attraverso la Legge, ricevuta da Mosè sul Monte Sinai. Dio, in cambio dell'osservanza della Legge, si impegnava ad assistere e a favorire questo popolo, punendone severamente le trasgressioni. L'uomo è dotato di libero arbitrio (può scegliere tra il bene e il male), ma Jahweh, essendo buono, desidera che il suo popolo si comporti rettamente. Se quindi l'uomo cade nel peccato, non può che implorare il perdono divino, direttamente, senza l'aiuto di alcun mediatore.
Dio, in presenza di un sincero pentimento e della riparazione del male, non mancherà di concedere il suo perdono.
Il ricordo di questo patto vive ancor oggi nella tradizione ebraica attraverso una serie di riti e festività che sono anche legate alle particolari vicende storiche di questo popolo.
Al culto e al rituale più antico appartengono infatti la Pasqua (Pesah) che ricorda, attraverso il sacrificio degli agnelli, l'esodo dall'Egitto; il riposo del sabato (Shabbat); il giorno del grande perdono (Yom kippur), interamente dedicato alla preghiera e al digiuno; la circoncisione. La Pentecoste (Shabout) ricorda la promulgazione dei Dieci Comandamenti sul Monte Sinai, mentre i Tabernacoli (Sukkoth), la peregrinazione nel deserto, durata quarant'anni, dopo l'esodo dall'Egitto.
Agli inizi, Jahweh possedeva tutte le caratteristiche conferite alle divinità delle popolazioni nomadi: non aveva sede fissa e seguiva il suo popolo nelle migrazioni. Quando, tuttavia, le 12 tribù d'Israele, dopo aver occupato tutta la Palestina durante il periodo dei Giudici, costituirono un regno unitario sotto Saul, David e Salomone, a Gerusalemme venne eretto un grande tempio a Jahweh, che divenne il centro del culto ebraico.
Dopo la conquista assira e babilonese con la conseguente distruzione del tempio e deportazione degli Ebrei (cattività babilonese), si aprì un periodo di intenso fervore religioso: l'epoca dei profeti. Il profetismo, frutto della religiosità popolare, attraverso la predicazione di grandi figure come Isaia e Geremia, richiamò il popolo ebraico all'osservanza della Legge, contro le contaminazioni dell'ambiente pagano. I concetti fondamentali della predicazione dei profeti ribadiscono l'unità e l'universalità di Dio e la sua bontà. Confermano la punizione che attende i peccatori e annunciano, al di là dei meriti individuali, la redenzione dell'umanità attraverso la venuta del Messia (in ebraico, «unto del Signore»), discendente della famiglia di re David. Benché tale credenza sia ancor oggi condivisa dagli Ebrei ortodossi, i più interpretano la profezia come l'annuncio di un futuro regno messianico di giustizia e di pace alla fine della storia.
Con l'esilio babilonese si accrebbero però anche le tendenze nazionali e formalistiche, e, al ritorno in Palestina, in seguito all'editto di Ciro (538 a.C.), si delinearono due diverse tendenze nella religiosità ebraica: la formalistica (sadducei, farisei) e l'ascetica (esseni). Mentre i secondi, per l'importanza attribuita alla spiritualità, sono assai vicini agli sviluppi cristiani, i primi sostenevano l'indirizzo prevalente, basato sullo sviluppo della Legge orale e sul passaggio alle istituzioni religiose sinagogali.
La sinagoga (in greco: «riunione»), dopo la distruzione del secondo Tempio di Gerusalemme nel 70 d.C., divenne il centro della vita religiosa del popolo ebraico. Qui, il culto, basato sulla lettura biblica, viene celebrato dai laici. Tale fase, che perdura tuttora, è chiamata giudaismo.

LE SCRITTURE DELL'EBRAISMO

L'ebraismo è stato spesso definito come «religione del Libro», e in effetti gli ebrei attribuiscono grande importanza alla conoscenza e allo studio delle Sacre Scritture.
Il testo sacro principale dell'ebraismo è la Bibbia (dal greco biblia: «i libri») che, essendo considerato la parola stessa di Dio, ne costituisce anche il fondamento. La Bibbia ebraica, conosciuta come Antico Testamento (più propriamente Antico Patto), consta di tre parti: la Legge, i Profeti e gli Scritti. Dal canone ebraico è ovviamente escluso il Nuovo Testamento che è invece accettato dai cristiani.
La Legge o Torah costituisce il più antico patrimonio religioso e culturale del popolo ebraico. È composta dal Pentateuco (i Cinque Libri di Mosè, i primi della Bibbia). La Torah comprende la storia del popolo ebraico dalla creazione alla morte di Mosè. Contiene i Dieci Comandamenti e le leggi più importanti dell'ebraismo.
La sezione denominata i Profeti parla delle vicende degli Ebrei della terra di Canaan, dei Regni di Giuda e Israele e della cattività babilonese. Comprende anche gli insegnamenti morali dei profeti.
Gli Scritti comprendono composizioni poetiche, proverbi, salmi e cronache di carattere storico.
Lo sviluppo dell'ebraismo, tuttavia, non si arrestò nel momento in cui fu portata a termine la composizione della Bibbia. I rabbini e i dottori della Legge si sforzarono infatti di interpretarla nel tentativo di adattare la Legge alle esigenze della vita quotidiana. Queste interpretazioni, conosciute anche come la Legge orale, furono poi messe per iscritto alla fine del II secolo e vennero a costituire la Mishnah, la prima compilazione di leggi scritte dopo la Bibbia. La Mishnah venne a sua volta sottoposta ad analisi ed interpretazioni. Tali studi vennero poi raggruppati nella Ghemara. La Mishnah e la Ghemara costituiscono il Talmud, una raccolta di leggi, sia civili sia religiose, e di insegnamenti dell'ebraismo.
La religione ebraica ha dunque carattere eminentemente pratico, e ciò ha impedito, nel corso della sua storia, la formazione di un preciso sistema dogmatico-teologico. Solo nel Medioevo, il teologo Mosè Maimonide (1135-1204) fissò tredici articoli di fede che, pur godendo di grande prestigio, restano un documento privato, giacché non esistono professioni di fede ufficiali al di fuori della Bibbia.

I DIECI COMANDAMENTI


   I.  Non avere altri dèi nel mio cospetto. 
  II.  Non ti fare scultura alcuna, né immagine delle cose che   
       sono lassù nei cieli o quaggiù sulla terra o nelle acque   
       sotto la terra; non ti prostrare dinanzi a tali cose. 
 III.  Non proferire con la voce il nome dell'Eterno. 
  IV.  Ricordati del sabato per santificarlo: lavora sei giorni, 
       ma il settimo è giorno di riposo; non fare in esso lavoro 
       alcuno, né tu, né il tuo figliolo, né la tua figliola, né 
       il tuo servo, ecc. 
   V.  Onora tuo padre e tua madre, affinché anche i tuoi giorni 
       siano prolungati sulla terra. 
  VI.  Non ammazzare.
 VII.  Non commettere adulterio.
VIII.  Non rubare.
  IX.  Non attestare il falso contro il tuo vicino. 
   X.  Non gettare l'occhio addosso alla casa del tuo vicino, né 
       alla sua moglie, al suo servo, alla sua serva, al suo bue, 
       al suo asino, né a cosa alcuna che sia del tuo vicino. 

IL CRISTIANESIMO

Il cristianesimo è la religione basata sulla vita e sugli insegnamenti di Gesù Cristo. La forza e l'originalità del cristianesimo consistono nel suo proporsi come un continuo cammino, una ricerca tesa all'imitazione di Cristo senza mai raggiungere la perfezione, possibile solo nell'aldilà. Il concetto della vita ultraterrena è infatti fondamentale: in esso il cristiano trova la risposta alle sue angosce esistenziali, poiché vi scorge il senso della vita e della morte, del dolore e della sofferenza, giustificate e riscattate, alla fine dell'esistenza, secondo la giustizia divina. L'aldilà si prospetta come una condizione estatica dell'anima, liberata dal corpo e dalle preoccupazioni terrene contingenti, e finalmente giunta al cospetto di Dio.
Diffusa in tutto il mondo, ma in prevalenza nell'emisfero occidentale, la religione cristiana è la più seguita nel mondo e, da circa duemila anni, esercita la propria influenza sulla vita, sulle arti e sul pensiero dell'Occidente.
I cristiani si dividono in tre grandi gruppi: cattolici, protestanti e ortodossi. Nonostante le divisioni, specialmente negli ultimi anni, sono stati operati diversi tentativi per la riunificazione di tutti i cristiani da parte di tutte le componenti.
Tali tentativi, al di là delle affermazioni di principio, non hanno però sortito effetti concreti.

LA VITA DI GESÙ

Il fondatore della religione cristiana è Gesù Cristo. La vita e l'opera di Gesù sono attestate dal Nuovo Testamento che lo presenta come il Messia preannunciato dai profeti dell'Antico Testamento, nonché come il Figlio di Dio in cui coesistono la natura umana e la divina.
Secondo i Vangeli, Gesù nacque a Betlemme, in Giudea, da Maria di Nazareth, per intervento divino.
Trasferitosi poi a Nazareth di Galilea coi genitori, Gesù iniziò a 30 anni, dopo aver ricevuto il battesimo da Giovanni Battista, la sua missione pubblica. La sua azione si sviluppò attraverso la predicazione, accompagnata talvolta da miracoli, del Vangelo (dal greco euaggheli_n: «buona novella») e l'annuncio del Regno di Dio.
Gesù percorse l'intera Palestina con un gruppo di discepoli, tra i quali scelse dodici apostoli (in greco: «inviati»), incaricandoli della diffusione della sua dottrina. Egli enunciò il suo messaggio ora attraverso parabole ora con l'insegnamento diretto ai discepoli, condannando ogni ricchezza e ogni forma di ipocrisia e di egoismo, e prendendosi cura di confortare soprattutto i poveri, gli ammalati, gli emarginati ed i pubblici peccatori. Norma fondamentale della sua predicazione era l'amore per Dio e per tutti gli uomini, pienamente ricambiato dall'amore divino per ogni creatura.
I capi religiosi del tempo e gli esponenti dell'ortodossia giudaica (i farisei) non credettero però che egli fosse il Messia (il nome Cristo in greco vuole dire appunto Messia, cioè, unto del Signore, consacrato a Dio) e considerarono Gesù un bestemmiatore. I Romani, che allora dominavano sulla Palestina, lo sospettarono invece di tradimento, temendo che, proclamandosi re dei Giudei, avesse in animo di indurre gli Ebrei alla rivolta. Sulla base di queste accuse, Gesù venne arrestato, processato e crocifisso. Dopo la sua morte, i suoi seguaci si dispersero, riunendosi però subito dopo. L'uno dopo l'altro, a iniziare dalla mattina della Pasqua, raccontarono di avere visto Gesù vivo. Il ritorno in vita di Gesù, la Resurrezione, costituisce uno dei dogmi basilari del Cristianesimo. Secondo tale dottrina Gesù rimase sulla Terra per quaranta giorni, dopo di che ascese al cielo.

IL CRISTIANESIMO DELLE ORIGINI

Cinquanta giorni dopo la Pasqua, nella Pentecoste, il movimento cristiano ricevette un nuovo impulso, allorché i discepoli raccontarono di essere posseduti dallo Spirito Santo che aveva loro conferito il potere di operare miracoli e di esprimersi in lingue sconosciute.
I primi cristiani erano giudei per nascita ed educazione; appare quindi naturale che alle origini fossero considerati come i membri di una setta all'interno dell'ebraismo.
Gradualmente però essi giunsero a considerarsi come i seguaci di una religione del tutto indipendente e ricevettero il nome di cristiani per la prima volta ad Antiochia, una città della Siria dove si era costituita una delle loro prime comunità al di fuori della Palestina. Il cristianesimo si diffuse rapidamente nei centri urbani del Mediterraneo grazie all'opera di San Paolo e degli apostoli.
I Romani perseguitarono i cristiani per molti anni. Ma alla fine l'imperatore Costantino garantì loro la libertà di culto attraverso l'Editto di Milano (313 d.C.). Nel 380, con Teodosio, il cristianesimo fu proclamato religione ufficiale dell'impero e i missionari diffusero la fede in tutto il mondo allora conosciuto.
Nel predicare e nell'istruire i fedeli, i capi delle comunità, dette Chiese (dal greco ecclesia: «adunanza»), si servivano degli scritti teologici dei cosiddetti Padri della Chiesa (Sant'Ignazio, San Gerolamo e Sant'Agostino), dell'Antico Testamento e di una serie di altri scritti che vennero poi a costituire il Nuovo Testamento e che esercitarono un'influenza decisiva nell'unificare le varie comunità cristiane. Queste, in seguito alla svolta impressa dall'imperatore Costantino, si erano infatti andate organizzando secondo un modello gerarchico ispirato all'impero. Dopo la caduta dell'impero, si venne anche gradualmente ad affermare il primato della Chiesa di Roma e del suo vescovo, denominato poi papa (dal greco pappas: «padre»), sulle altre comunità.

L'ESPANSIONE DELLA CHIESA

Fin dai primi tempi, la Chiesa si preoccupò di elaborare le fondamentali verità del cristianesimo, concentrando la propria attenzione sui problemi della natura del Cristo e sul suo rapporto con la divinità. Tra la fine del II secolo e l'inizio del III venne coniato il termine Trinità e fu in seguito elaborata la dottrina dall'esistenza di un Dio unico, distinto però in tre persone: il Padre, il Figlio (cioè il Cristo) e lo Spirito Santo.
Non tutti condividevano però tale punto di vista e infatti si svilupparono diverse eresie (dottrine in contrapposizione con quella ufficiale) che negavano la divinità del Figlio o quella dello Spirito Santo.
Nel concilio ecumenico di Nicea (325) venne formulato il Credo o «simbolo niceno» in cui erano contenute in forma sintetica le verità assolute del cristianesimo, da allora condivise da tutte le Chiese cristiane.
La Chiesa, nonostante le continue dispute, seppe tuttavia rimanere unita fino all'anno 800, allorché uno scisma (divisione) separò la Chiesa di Roma da quella di Costantinopoli. Nel 1054 le rivalità tra i due gruppi portarono alla definitiva rottura tra il cristianesimo occidentale e l'orientale le cui Chiese si denominarono da allora «ortodosse». Nel periodo medioevale la Chiesa d'Occidente influenzò profondamente la vita politica e intellettuale del tempo. Sviluppò un grande potere politico ed economico giungendo persino a costituire lo Stato della Chiesa, la cui espansione portò ad una serie di conflitti tra i papi e il potere politico. Il cristianesimo unificò il continente europeo sotto un'unica fede e quando i musulmani invasero la Terra Santa le nazioni europee si unirono e organizzarono le Crociate per ritornarne in possesso.
Durante i periodi più bui del Medioevo, la Chiesa svolse un'importante funzione, preservando il patrimonio culturale dell'epoca attraverso l'opera dei monaci nei monasteri. Il monachesimo, sviluppatosi dal 300, raggiunse un considerevole sviluppo solo alla fine del 1200 con la fondazione degli ordini domenicano e francescano. I monaci erano spesso le sole persone istruite dell'epoca e oltre a scrivere cronache, preservavano i manoscritti più importanti, ricopiandoli a mano e costituendo ricchissime biblioteche.
Dal 1500 un gran numero di cristiani assunse la denominazione di protestanti, separandosi dalla Chiesa di Roma. Questo movimento, denominato anche Riforma, a cui aderì la maggior parte dei Paesi nord europei, costituì una protesta contro i vizi e il potere mondano della Chiesa di Roma, ed espresse la contestazione di taluni principi dottrinali. Da allora i protestanti si divisero a loro volta in diverse Chiese e sette, mentre la Chiesa di Roma rivendicò a sé il carattere di unica e vera Chiesa, in continuità con la tradizione apostolica, autodenominandosi cattolica (dal greco katholik_s: «universale»).
La scoperta dell'America aprì nuovi orizzonti alla Chiesa cattolica che, seppure con gravi tensioni con le culture locali, promosse l'evangelizzazione del Nuovo Mondo.
Nel XIX secolo, le Chiese protestanti diedero vita ad un movimento per la riunificazione dei cristiani, cui aderirono anche le Chiese cattolica e ortodossa. Grandi stimoli al processo unitario vennero poi dalla costituzione del Consiglio Ecumenico delle Chiese nel 1948 e dal Concilio Vaticano II (1962-1965).
Il pontefice Giovanni Paolo II

IL NUOVO TESTAMENTO

I 27 libri del Nuovo Testamento, tutti redatti in greco, sono entrati nel canone, non senza contrasti, tra la fine del II e gli inizi del V secolo d.C.
Esistevano però altri testi, attribuiti a figure leggendarie della primitiva storia cristiana. Dapprima accolti dalla pietà popolare, essi sono stati poi in gran parte respinti come apocrifi, opera d'immaginazione o addirittura eresia.
La divisione del testo in capitoli e versetti, per comodità di citazione, è stata introdotta solo alla fine del Medioevo.

I quattro Vangeli, secondo Matteo, Marco, Luca e Giovanni, solo due dei quali apostoli (Matteo e Giovanni). I primi 3 sono detti «Sinottici», perché quando vengono disposti su tre colonne affiancate rivelano a prima vista notevoli parallelismi e affinità; sinossi in greco significa «sguardo d'insieme».

Gli Atti, o meglio, come nell'originale greco, I Fatti degli apostoli, il cui autore, secondo la tradizione, dovrebbe essere lo stesso evangelista Luca, supposto discepolo di San Paolo.

Le Lettere, in tutto 21: tredici attribuite a San Paolo (ai Romani, due ai Corinzi, ai Galati, agli Efesini, ai Filippesi, ai Colossesi, due ai Tessalonicesi, due a Timoteo, a Tito e a Filemone), sette a diversi apostoli (3 a Giovanni, 2 a Pietro, 1 a Giacomo, 1 a Giuda, che non è certo l'Iscariota) e la Lettera agli Ebrei.

L'Apocalissi, cioè la «rivelazione» degli ultimi eventi, attribuita a Giovanni.

L'ISLAM

Islam (in arabo «sottomissione») è la religione che Maometto (Muhammad) iniziò a predicare nella Penisola Arabica intorno al 600 d.C. Maometto, nato alla Mecca nel 570, credeva d'essere stato inviato sulla Terra per insegnare al suo popolo ad adorare un unico dio (Allah).
Tutti coloro che credono nell'esistenza di questo dio e accettano in Maometto il suo profeta sono chiamati musulmani. Il termine deriva dall'arabo muslim che significa «colui che si sottomette» (a Dio). I musulmani sono noti in Occidente anche come maomettani, sebbene il termine non sia del tutto corretto, in quanto può suggerire l'idea errata che i musulmani adorino Maometto.
L'islam è una delle religioni maggiormente diffuse nel mondo: le comunità più numerose sono ovviamente localizzate nel Medio Oriente e quindi nel Nord Africa, in Pakistan e in Indonesia. Per quanto riguarda l'Europa, l'islam è la religione principale della Turchia europea, della Bosnia-Erzegovina (Jugoslavia) e dell'Albania. Divisi politicamente e separati da enormi distanze, i musulmani sono tuttavia uniti dalla fede nell'islam che costituisce il vincolo culturale unificante.

LA NASCITA DELL'ISLAM

Maometto, agli inizi della sua missione, ottenne scarsi consensi: gran parte dei suoi concittadini, specialmente i più ricchi e potenti, si facevano infatti beffe di lui. Altri, invece, si irritarono al punto di meditare di sopprimerlo.
Nel 622, Maometto fuggì a Medina, dove fu ben accolto. Tale fuga è chiamata Egira, e i musulmani iniziarono il computo degli anni del loro calendario dalla data in cui essa si svolse. Nel 630, Maometto, alla guida dei propri seguaci, fece ritorno alla Mecca, occupando la città. Vennero distrutti gli idoli nel tempio pagano della Kaaba, e l'area circostante venne trasformata in moschea, l'edificio adibito al culto musulmano. La Mecca accettò così l'islam, riconoscendo Maometto quale profeta di Allah, e divenne assieme a Medina la città santa dell'islam.
La diffusione della nuova religione nel Medio Oriente e nel Nord Africa iniziò con una serie di conquiste militari che partirono proprio dalle due città.
Dopo la morte di Maometto nel 632, gli successe Abu Bekr che fu nominato califfo (in arabo «successore», «vicario»). Questi, come pure i suoi successori, incoraggiò la jihad (la guerra santa) e nel giro di un secolo si venne a costituire un vasto impero che dall'India si estendeva alla Spagna settentrionale. La rapida diffusione dell'islam portò alla dissoluzione dell'impero dei Sasanidi in Persia e creò non pochi problemi all'Impero Bizantino e all'Europa. La minaccia musulmana sul continente europeo fu arginata solo nel 733 da Carlo Martello che sconfisse gli Arabi nella battaglia di Poitiers.
L'islam riuscì comunque a unire milioni di persone diverse per civiltà e cultura, sotto un'unica grande fede. I mulsulmani fondarono fiorenti civiltà nell'Iraq, nell'Iran, in Palestina, Nord Africa e Spagna.
Grazie alla loro opera una parte importante dell'antica cultura classica è pervenuta fino a noi. A testimonianza dei fasti della cultura islamica, ci restano invece splendidi edifici come l'Alhambra, realizzata in Spagna, e il Taj Mahal costruito in India.

LA DOTTRINA DELL'ISLAM

Gli insegnamenti di Maometto furono raccolti dai suoi seguaci che li tramandarono oralmente o li misero per iscritto. Più tardi la tradizione orale e quella scritta vennero a costituire il Corano, il libro sacro dei musulmani. La prima edizione ufficiale del Corano (dall'arabo quran: «recitazione») fu approntata per ordine del califfo Othman che regnò dal 644 al 656. Una copia del testo sacro venne poi inviata alla moschea principale di ciascuna delle grandi città musulmane. I musulmani considerano il Corano come la parola stessa di Dio, rivelata a Maometto dall'arcangelo Gabriele.
Prendendo ispirazione da motivi biblici (l'islam venera infatti Abramo come il primo monoteista), il Corano afferma l'esistenza di un unico Dio, onnipotente e creatore dell'universo. Dio è legislatore e giudice, ma è anche misericordioso verso chi si pente. Egli invia sulla Terra i profeti, per far sì che gli uomini si convertano. Secondo i musulmani, Maometto fu l'ultimo, e perciò il «sigillo», dei profeti, venuto a perfezionare le rivelazioni di Mosè a Gesù, a lui anteriori.
Il Corano vieta la raffigurazione di esseri umani o di animali, e ciò ci fa comprendere come mai l'arte islamica ortodossa non abbia per oggetto la rappresentazione degli esseri viventi. Il Corano condanna poi l'usura, il gioco d'azzardo, il consumo di alcolici e di carni suine. Come la Bibbia, proibisce la menzogna, il furto, l'adulterio e l'omicidio. La punizione per chi infrange la legge (shari'a) si riallaccia alla legge del taglione («occhio per occhio, dente per dente») dell'Antico Testamento. L'omicidio è punito con la morte, a meno che non si tratti di omicidio involontario; nel qual caso i parenti della vittima debbono essere risarciti mediante un compenso in denaro.
L'islam ammette la schiavitù, ma ne auspica l'abolizione; ad ogni uomo è concesso di aver fino a quattro mogli.
La legge dell'islam prevede il rispetto per i familiari, la gentilezza verso gli schiavi, la protezione verso gli orfani e le vedove e la carità verso i poveri. Esalta l'operosità, l'onore, il coraggio e la generosità.
Condanna invece la malafede, l'intolleranza e la crudeltà.
Un musulmano deve poi essere sempre disponibile nei confronti del prossimo, anche quando ha l'impressione che il suo aiuto non sia necessario, giacché solo a Dio spetta il giudizio su chi meriti ricompense in questo o nell'altro mondo.
Altri argomenti di fede sono la credenza nel paradiso, nell'inferno e nella resurrezione dei morti.
L'islam insegna infatti che la vita in questo mondo non è che una prova, una preparazione alla vita futura. Gli angeli annotano scrupolosamente le buone e le cattive azioni degli uomini. La morte conduce alla vita eterna e, nel giorno del giudizio, ad ognuno verrà chiesto conto delle sue azioni. Un libro contenente le buone azioni verrà posto nella mano destra dei giusti e questi saliranno in paradiso. I malvagi invece riceveranno il libro nella mano sinistra e verranno precipitati nell'inferno. Inferno e paradiso sono descritti quasi in termini biblici: il primo, come luogo di tormenti, il secondo invece come luogo di delizie materiali. Oltre al Corano sono fonti della legge islamica (shari'a): la tradizione (Sunna), cioè l'insieme dei detti e delle azioni del profeta Maometto; l'Igma, vale a dire l'interpretazione concorde dei dotti su questioni contenute nel Corano; il Qiyas cioè la deduzione per analogia di nuove norme dalle fonti precedenti. La legge dell'islam è dunque materia complessa e controversa e ciò ha impedito la formazione di un unico sistema giuridico-teologico. Oggi nell'Islam sussistono ben quattro scuole ortodosse, all'interno delle quali godono di grande prestigio i dottori della legge (ulema, mullah).
Costoro non costituiscono un clero, ma, nelle comunità in cui vivono, hanno piuttosto la funzione di giureconsulti e di guide spirituali.
Non hanno dignità sacerdotale nemmeno i muezzin, che rivolgono gli appelli alla preghiera, né gli imam che la dirigono, né infine i khatib o predicatori.
La moschea di Santa Sofia a Istanbul

I «PILASTRI DELL'ISLAM»

La preghiera (Salat). I musulmani sono tenuti a pregare cinque volte al giorno. Un muezzin (propriamente, in arabo, un mu'adhdhin: «colui che annuncia»), dall'alto di un minareto, cioè la torre della moschea, annuncia l'ora delle preghiere: all'alba, a mezzogiorno, nel pomeriggio, al tramonto e alla sera. Il venerdì, a somiglianza di quel che fanno gli ebrei il sabato e i cristiani la domenica, i musulmani si raccolgono in preghiera nella moschea a mezzogiorno. Le preghiere consistono nel recitare versetti del Corano o nel rivolgere lodi a Dio; il rituale prevede profondi inchini e genuflessioni col viso rivolto a terra. Le preghiere del venerdì sono seguite da un sermone.

L'elemosina (Zakat). Se ne conoscono due tipi. L'una obbligatoria, l'altra volontaria (Sadagah). Ogni musulmano deve versare annualmente il 2,5% dei suoi guadagni ai poveri. L'Islam non pone invece limiti all'elemosina volontaria, purché il fedele non privi del necessario i familiari e non intacchi il suo patrimonio ereditario.

Il digiuno (Sawm). Il Ramadan, nono mese del calendario musulmano, è il periodo destinato al digiuno che viene osservato dall'alba al tramonto. In casi particolari, il fedele può venire esentato, ma deve comunque recuperare i giorni perduti. La fine del digiuno viene poi celebrata con una festa che si protrae per tre giorni.

Il pellegrinaggio (Hajj). Il pellegrinaggio alla Mecca è un dovere per ogni musulmano almeno una volta nella vita. Il cerimoniale prevede sei giri intorno alla Kaaba e il bacio della Pietra Nera, fissata su una parete dell'edificio.

PICCOLO LESSICO

DOGMA

Termine usato per indicare il complesso della dottrina cristiana. Indica una verità rivelata da Dio e alla quale i fedeli hanno l'obbligo di credere. L'origine del dogma risiede principalmente nella Sacra Scrittura intesa come parola di Dio trasmessa alla comunità dei credenti. Attraverso i secoli la Chiesa ha progressivamente precisato il significato dei vari dogmi e, mediante i Concilii e le affermazioni papali, ne ha aumentato il numero. La conoscenza dei dogmi ha come fine ultimo quello di guidare il cristiano verso il raggiungimento della vita eterna e della eterna beatitudine.

EGIRA

Dall'arabo higra, «emigrazione». Termine che indica l'emigrazione di Maometto dalla Mecca a Medina avvenuta il 16 Luglio 622, secondo la tradizione, e sessantotto giorni più tardi, secondo la storia. Tale data è stata poi adottata come anno d'inizio dell'era musulmana.

FARISEI

Movimento religioso e politico ebraico formatosi all'epoca dei Maccabei. L'origine del nome è incerta, probabilmente deriva dall'ebraico parash, che significa «separare», ed i Farisei sarebbero allora i separati dal popolo comune o dai non ebrei e dagli ebrei paganizzanti. Difensori dell'ortodossia, i Farisei proponevano una stretta osservanza del Pentateuco e della tradizione tramandata dai maestri. Credevano nell'avvento del Messia ma furono implacabili oppositori di Gesù che non riconobbero come il Salvatore.

KAABA

Voce araba che significa «dado». Edificio di pietra grigia, collocato nel mezzo del recinto sacro della Mecca, avente forma di cubo. All'interno si trovano tre colonne di legno a sostegno del tetto. Nell'angolo orientale, a m 1,50 da terra è fissata una pietra nera di lava o basalto, che ha un diametro di 30 cm circa; essa è spaccata ma i pezzi sono tenuti insieme da un cerchio d'argento.
I muri della Kaaba sono rivestiti di un drappo di broccato nero (kiswa) sul quale è ricamata la professione di fede musulmana, mentre il nastro che lo orna riporta in caratteri d'oro alcuni versetti del Corano. Secondo il Corano fu Abramo a porre le fondamenta della Kaaba ed egli ricevette da Gabriele la Pietra Nera. L'edificio viene aperto solo tre volte all'anno, quando lo sceriffo della Mecca compie solennemente la lavatura del pavimento seguendo due fasi: prima con l'acqua del pozzo di Zemzem e poi con acqua di rosa.

RABBINO

Antica denominazione dei dottori della legge ebraica, oggi usata per designare i ministri del culto ebraico. Vengono preposti alla vita religiosa delle singole comunità, nelle quali assumono i compiti di dirigere le funzioni, di celebrare come ministri i riti della circoncisione, di predicare, di prendersi cura delle anime, ecc.
L'attività dei dottori e maestri ufficiali della religione ebraica è detta rabbinismo.

SACRAMENTO

Dal latino sacramentum da sacrare, «consacrare».
Segno sensibile istituito da Gesù Cristo per conferire la grazia. La riforma protestante riconobbe solo due sacramenti (Battesimo, Cena eucaristica), il Concilio di Trento ne ha fissati sette: Battesimo, Cresima, Ordine, Eucarestia, Penitenza, Estrema Unzione, Matrimonio.

SETTE ISLAMICHE

Il mondo religioso musulmano è diviso in due grandi gruppi: i Sunniti e gli Sciiti. I primi rappresentano la maggioranza ortodossa e sono i seguaci della Sunna, ossia delle norme dettate da Maometto. Gli Sciiti, invece, respingono la Sunna e professano altre dottrine. Questa setta, formatasi dopo le guerre civili del primo secolo dell'Egira, prese il nome dal shi'a, il partito di Alì, cugino e genero di Maometto. Attualmente è costituita da tre nuclei principali: zaiditi; inamiti; ismailiti.
Tratto comune a questi tre gruppi è la convinzione che Alì sia stato designato da Maometto, con testo esplicito, a succedergli; così i primi tre califfi sono considerati degli usurpatori. Gli Sciiti ritengono anche che il titolo di califfo spetti solo ai discendenti di Alì e di sua moglie Fatima, figlia di Maometto.
Accanto agli Sciiti e ai Sunniti si sono sviluppate numerose sette minoritarie quali i Kharijiti, gruppo puritano e democratico, attualmente non più molto attivo; i Watabiti, stanziatisi in Arabia Saudita; gli Ismaliti, setta di antica origine, diffusasi in Africa ed Asia.

SINAGOGA

Dal greco synagogé: «adunanza». Il termine designa l'assemblea ebraica, religiosa e non, come anche il luogo dell'assemblea ed è proprio in quest'ultima accezione che il vocabolo è più usato. La sinagoga, tipica istituzione del giudaismo, ha origine nel VI secolo a.C., nel periodo successivo alla deportazione degli ebrei, ordinata da Nabucodonosor. Gli esuli si radunavano insieme per pregare, alimentando la propria speranza di ritorno a Sion. Una volta tornati in patria mantennero l'abitudine di riunirsi e iniziarono a costruire sinagoghe in tutta la Palestina. Queste si moltiplicarono con l'istituzione delle letture pubbliche delle Scritture.
 

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