Storia Antica I Regni Romano-Barbarici

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Storia Antica I Regni Romano-Barbarici














STORIA ANTICA - I REGNI ROMANO-BARBARICI

I GERMANI

Le popolazioni barbariche germaniche, stanziate nella regione europea che si estende dal Reno alla Vistola e dal Mare del Nord ai Carpazi, avevano strutturato la loro società in modo completamente diverso da quella romana. Le attività cui si dedicavano erano principalmente la caccia e il baratto; l'agricoltura era praticata in modo saltuario e il commercio, non esistendo la proprietà privata, non esisteva del tutto. Il nucleo fondamentale della società germanica era la famiglia: più famiglie consanguinee formavano la Sippe (che i romani chiamavano gens). Le varie Sippen costituivano una tribù (detta Gau) e le varie tribù formavano un popolo. A differenza dei Romani, i barbari non sentirono mai particolarmente uno spirito nazionale; essi si univano solo in caso di pericolo, di guerra o di spostamento in cerca di terreni migliori. In queste occasioni veniva eletto un capo di tutto il popolo, chiamato König, cioè "re". Ogni popolo era suddiviso in tre classi sociali: gli arimanni, gli aldi e gli schiavi. Gli arimanni erano gli uomini liberi che godevano di tutti i diritti politici; avevano quindi il potere di eleggere il re e si occupavano unicamente dell'arte di combattere. Gli aldi erano semiliberi e si dedicavano unicamente alla coltivazione delle terre appartenenti a tutta la società. Gli schiavi erano per lo più ex-prigionieri. Non esistendo leggi scritte, la giustizia fra i Germani era regolata dalla vendetta personale e dalla forza fisica. La faida e il guidrigildo sono le uniche consuetudini a noi note: la faida era in sostanza una vendetta, molto simile alla legge del taglione; il guidrigildo consisteva invece in un risarcimento in denaro a favore dell'offeso. Prima della conversione al Cristianesimo ariano, i Germani praticavano una religione naturalistica basata sulla personificazione delle varie forze della natura. Il padre di tutti gli dei era Odino, dominatore dell'aria e delle tempeste; Thor, figlio di Odino, era il dio del fulmine e del tuono; Freya era invece la dea della terra e della fecondità. Gli dei abitavano nel Walhalla, che può essere paragonato al Paradiso cristiano o all'Olimpo greco. Tutti i guerrieri valorosi entravano di diritto nel Walhalla, dove potevano godere della pace e della prosperità. L'atteggiamento adottato dai Romani nei confronti di questi popoli subì un'evoluzione con il passare del tempo e con il mutare delle situazioni. In un primo tempo Roma si servì di questi barbari come milizie ausiliarie, concedendo loro alcuni territori di confine e obbligandoli a difenderli da eventuali attacchi esterni. Ma questa politica si dimostrò ben presto sbagliata: i barbari, assolutamente non integrati nella civiltà romana, non esitarono ad abbandonare la bandiera dell'impero passando agli invasori. Quando i Germani riuscirono a penetrare nei territori di Roma, i Romani, non potendo più allontanarli con la forza, li accettarono come foederati, cioè come alleati. Sorsero così i primi regni romano-barbarici entro i confini dello Stato romano. I regni romano-barbarici costituitisi nell'Europa occidentale ebbero una vita più o meno lunga; alcuni scomparvero senza lasciare segno, altri invece costituirono quei punti di riferimento che, dopo alcuni secoli, diedero vita alle nazioni europee.

ATTILA E GLI UNNI

Nel 395 l'Impero Romano fu diviso in due parti: una orientale, destinata a sopravvivere per altri mille anni, e una occidentale che sarebbe invece crollata nel 476 d.C. Il V secolo fu caratterizzato dalla calata dei barbari in Europa meridionale. Il movimento germanico non fu determinato semplicemente da una politica espansionistica ma dall'effettivo bisogno di nuovi territori. Infatti gli stessi Germani erano pressati da un altro popolo di invasori: gli Unni. Questi terribili cavalieri nomadi, di razza mongola, che per più di duecento anni scorazzarono per l'Europa seminando terrore, avevano spinto i Germani verso il sud alla ricerca di nuovi spazi. Dopo il primo attacco dei Visigoti, guidati da Alarico, altri popoli irruppero nell'impero: i Franchi, i Vandali e i Burgundi si sistemarono nel nord della Gallia, in Spagna e nell'Africa del nord; gli Angli e i Sassoni occuparono la Britannia. Ma ben presto anche Attila e i suoi Unni si presentarono alle porte dell'ex-impero. Nel 451 l'esercito romano alleato con i Visigoti riuscì a fermare l'irruenza degli Unni nella battaglia dei Campi Catalaunici. Dopo questa prima sconfitta, Attila decise allora di puntare direttamente sull'Italia: dopo aver varcato le Alpi distrusse la città di Aquileia e si impadronì della Pianura Padana. Valentiniano III, imperatore d'Occidente, inviò allora come messaggero di pace papa Leone I: l'incontro sul Mincio con il terribile capo barbaro si concluse inaspettatamente con la decisione di Attila di abbandonare l'Italia. Gli Unni se ne andarono dall'Italia nel 453 e nello stesso anno Attila morì, lasciando il suo popolo nel più completo disfacimento. Dopo un ennesimo saccheggio ai danni della città di Roma, operato dai Vandali di Genserico nel 455, l'Impero d'Occidente andò incontro alla sua fine. Nel 476 Odoacre, re degli Eruli, depose l'ultimo imperatore romano, Romolo Augustolo, segnando la fine dell'Impero Romano d'Occidente. Odoacre, dopo essersi di fatto impadronito dell'Italia col consenso dell'imperatore d'Oriente, tentò nei suoi diciassette anni di governo di risolvere la difficile situazione della penisola. Ma nel 493 un altro evento sconvolse la vita politica della penisola italica: Teodorico, giovane re degli Ostrogoti, penetrò nella penisola e, con l'inganno, riuscì ad eliminare Odoacre, facendosi eleggere nuovo rappresentante dell'autorità imperiale. Teodorico si dimostrò subito un valido uomo politico e, nel tentativo di dar vita ad uno Stato unitario, tentò di collaborare con la classe politica romana. Fra i suoi più stretti collaboratori fanno spicco nomi come quelli di Cassiodoro, Boezio e Simmaco. Nonostante le buone intenzioni di Teodorico, l'economia italiana versava ormai in gravi condizioni: il latifondo aveva minato ogni possibilità di sviluppo agrario, le invasioni germaniche avevano seminato ovunque miseria, povertà e malcontento, e gran parte delle opere pubbliche (strade, ponti, ecc...) non erano più utilizzabili. Il re ostrogoto, temendo un attacco da parte di Bisanzio, cercò di stabilire un'alleanza con l'Impero d'Oriente, ma tutti i suoi sforzi furono vani. Nel 518 l'autorità imperiale, prendendo come pretesto il dissidio religioso fra cattolicesimo e arianesimo, assunse una posizione in contrasto con Teodorico. Dopo la morte del sovrano ostrogoto, nel 526, l'offensiva verso l'occidente aumentò. La guerra gotico-bizantina incominciò nel 535 quando Giustiniano, imperatore d'Oriente, inviò in Italia un poderoso esercito guidato dal generale Belisario. Gli Ostrogoti si difesero coraggiosamente, guidati da Vitige e da Totila, ma nel 533 il regno dei Goti fu distrutto e in Italia si stabilì il dominio bizantino. Trapani Gli stanziamenti dei barbari nel V secolo

L'IMPERO ROMANO D'ORIENTE

L'Impero Romano d'Oriente, più tardi chiamato anche "bizantino" dall'antico nome della capitale, a differenza di quello occidentale riuscì a sopravvivere alle invasioni germaniche ed anzi divenne una delle principali potenze di quegli anni. Tale successo fu il frutto di una saggia e ben studiata politica. Non bisogna infatti dimenticare la complessiva superiorità economica ed organizzativa dell'Impero Romano d'Oriente rispetto alle popolazioni barbare che ormai imperversavano in occidente. Anche la sua posizione geografica, che gli permetteva di dominare il bacino orientale del Mediterraneo, facilitò di molto lo sviluppo dell'economia interna. Costantinopoli si trovava in una meravigliosa posizione strategica: essa era inattaccabile per mare, mentre a terra era difesa da un imponente sistema di fortificazioni che, col passare degli anni, fu ampliato e rafforzato. Costantinopoli inoltre fu per molti anni il punto d'incontro delle più importanti vie commerciali. L'Impero Romano d'Oriente intratteneva infatti numerosi scambi commerciali con i popoli slavi, con la Cina, con l'Africa e, grazie alle province della Siria e dell'Egitto, con tutto il mondo Mesopotamico e con la valle dell'Indo. Anche militarmente l'impero bizantino era ben strutturato: la sua flotta aveva allora il dominio dei mari, mentre l'esercito, formato da truppe mercenarie, costituiva una difesa per tutto il Paese. Sino al 518 la politica estera di Costantinopoli fu molto conciliante nei confronti degli altri popoli e diede origine ad una serie di alleanze molto fruttuose: di particolare importanza il patto di non belligeranza stipulato con i barbari e l'impegno di protezione e tutela con la Chiesa. L'imperatore bizantino, proprio per il suo appoggio alla Chiesa di Roma, era considerato "Isapostolo", e cioè "simile agli apostoli".

GIUSTINIANO

La svolta politica del 518 fu ispirata dai suggerimenti del giovane Giustiniano, nipote dell'imperatore Giustino I. Il sommo ideale di Giustiniano, salito al trono nel 527, era quello di arrestare la decadenza culturale e civile dell'Impero d'Occidente per ricostruire la grandezza e la potenza dell'antico Impero Romano. Nel tentativo di realizzare questo suo desiderio, il giovane imperatore si impegnò attivamente in un'opera imponente e multiforme, che esercitò un'enorme influenza sulla storia e sulla cultura dell'oriente e dell'occidente. Grazie alla collaborazione di alcune personalità particolarmente valide, tra cui sua moglie Teodora, l'opera di Giustiniano fu senz'altro positiva; fra le varie iniziative proposte dall'imperatore possiamo individuare due direttive: la ricostituzione dei confini dell'antico Impero Romano mediante una serie di campagne militari e il riordinamento del diritto romano, opera immortale che influì per secoli e secoli su tutti i popoli del mondo. In campo militare Giustiniano intervenne in un primo tempo contro quelle popolazioni che minacciavano più da vicino le frontiere dell'Impero d'Oriente: i Bulgari e i Persiani. Dopo la sconfitta dei Bulgari e dopo numerosi scontri infruttuosi, nel 532 l'imperatore concluse un trattato di pace con i Persiani. Per riscattarsi dal fallimento nella lotta contro i Persiani, Giustiniano concentrò tutte le forze dell'Impero nella riconquista dell'Impero d'Occidente caduto nelle mani dei barbari. Nel 533 i Vandali dovettero soccombere all'irruenza bizantina ed abbandonare buona parte del nord Africa. Dopo aver espugnato Cartagine, Giustiniano si diresse alla volta dell'Italia. Qui dovette affrontare gli Ostrogoti di Teodorico che, grazie all'eroismo di alcuni combattenti come Vitige e Totila, diedero molto filo da torcere all'esercito bizantino. La guerra goto-bizantina, incominciata nel 535, proseguì ininterrottamente sino al 553 e si concluse con la vittoria di Giustiniano. L'Italia, impoverita e quasi completamente spopolata, passò sotto il controllo dell'Impero Romano d'Oriente che esercitava il suo potere tramite un funzionario bizantino detto esarca. Capitale d'Italia divenne Ravenna che, grazie al suo porto commerciale e militare, rappresentava il vero centro culturale dell'intera penisola (verso il 550 infatti la città di Ravenna era situata sul mare e non già a sei chilometri dalla costa come oggi). Dopo la vittoria sugli Ostrogoti seguì una campagna militare contro i Visigoti ai quali Giustiniano riuscì a strappare la fascia costiera sud-orientale della Spagna. Ma ben più importante di tutte queste imprese belliche, che per altro ebbero breve durata, fu invece il riordinamento delle leggi romane, che Giustiniano affidò al famoso studioso di diritto Triboniano. Quest'ultimo, con l'aiuto e l'assistenza di una speciale commissione, nel giro di dieci anni (dal 528 al 538) diede una definitiva e razionale sistemazione alle leggi, antiche e nuove, rielaborandole in una forma più chiara e comprensibile. Dalla grande mole di lavoro svolta da Triboniano, nacque il Corpus iuris civilis, testimonianza della cultura romana, destinato a divenire libro di testo in moltissime università italiane durante il Medio Evo. Il Corpus iuris civilis, sintesi del genio giuridico romano, è formato da quattro parti: le "Istituzioni", che raccolgono le linee giuridiche principali dello Stato romano; il "Digesto" o "Pandette" (Pandectae), cioè la raccolta delle sentenze dei più famosi giuristi romani; il "Codice", che raccoglie tutte le leggi emesse dal tempo di Adriano sino al 533; ed infine le "Novelle" che rappresentano il complesso delle leggi emanate tra il 534 e il 540 dallo stesso Giustiniano. Soprattutto la prima parte, le Istituzioni, fu destinata all'insegnamento del diritto nelle scuole, in quanto contenente i princìpi essenziali e generali del diritto romano.

LE CLASSI SOCIALI

Il rappresentante in Occidente dell'imperatore bizantino era considerato il capo della gerarchia, e veniva designato con il nome di Patrizio in un primo tempo, e di Esarca in seguito. La sua sede era Ravenna: la Sicilia aveva un governo a sé, retto da un suo particolare Patrizio, alle dirette dipendenze dell'imperatore di Bisanzio. Le città più importanti, quali Roma, Gaeta o Benevento erano rette da Duchi, mentre quelle minori erano affidate a tribuni militari, cui era riservato notevole onore e prestigio. Questa classe dirigente era in un certo senso affiancata e controllata dall'alto clero, preposto alla vigilanza del buon andamento dei potentati locali e considerato su un piano sociale alla stregua dei "milites" e dei latifondisti, cui erano riservate le alte cariche. Gli artigiani, i commercianti e i piccoli proprietari formavano il vasto strato dei "viri honesti", cioè il ceto dei piccoli borghesi. La massa dei lavoratori occupava il posto immediatamente successivo e gli ultimi gradini della scala sociale erano occupati dai "raccomandati", da quei piccoli proprietari terrieri cioè, che, rovinatisi, e non trovando altri mezzi di sostentamento, si erano affidati alla tutela e alla protezione di un patrono. Coloni e schiavi costituivano la base della piramide.

PERSONAGGI CELEBRI

TEODORA

(Costantinopoli, inizio sec. VI - 548). L'imperatrice Teodora, moglie di Giustiniano viene descritta come bella, energica ed assai abile politicamente, sì da venire annoverata tra le più importanti donne della storia. La sua influenza fu determinante non solo nella repressione della sollevazione di popolo del 532, ma anche nella preparazione politica della lotta tra Bizantini ed Ostrogoti, che sarebbe sfociata nella riconquista da parte dell'impero dell'importante territorio italiano. Per 21 anni, quanti ne trascorse sul trono, la sua presenza garantì il buon funzionamento non solo dell'amministrazione statale, ma anche di tutta la politica bizantina, ivi compresi i rapporti assai delicati con la Chiesa. A questo proposito sostenne i monofisiti molto diffusi nelle zone più periferiche dell'Impero e perciò più facili a tentativi di separatismo. Crudele ed impietosa fece assassinare molti suoi nemici personali. Figlia di un guardiano degli orsi del Circo ed essa attrice di varietà prima del suo eccezionale matrimonio, avvenuto nel 525, era attratta irresistibilmente dal lusso ed era altera e sprezzante con tutti i sudditi. Sembra che la sua morte, avvenuta il 29 giugno 548, sia stata causata da un cancro.

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