I Medi e I Persiani

 

 
    

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I Medi e I Persiani

  

Storia Antica - Dizionario

I Medi e I Persiani

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STORIA ANTICA - I MEDI E I PERSIANI

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L'UNIVERSALISMO DELL'IMPERO PERSIANO

Già dal II millennio a.C., Medi e Persiani si stabilirono sulle terre ad oriente della Mesopotamia, mirando ad espandersi nelle fertili pianure irrigate dal Tigri e dall'Eufrate. Il primo contatto fra l'Impero Assiro, e i Persiani avvenne nell'835 a.C., quando il re Salmanassar III sottomise il re di Persia al pagamento di un tributo e si spinse sino ad occupare il territorio abitato dai Medi. Nel 625 a.C. il popolo dei Medi si ribellò agli invasori e, sotto la guida del re Ciassare, raggiunse il Regno di Lidia e travolse l'esercito assiro, espugnando le grandi città di Assur e di Ninive.

Le principali città dell'Impero persiano

Dopo lo scontro con gli Assiri, i Medi combatterono contro il popolo dei Lidi. Questa guerra fu caratterizzata da un avvenimento passato poi nella leggenda: durante i combattimenti si verificò un'eclissi di sole, prevista dai Lidi (l'aveva predetta l'astronomo greco Talete di Mileto), e che colse invece impreparati i Medi facendoli fuggire terrorizzati. Indeboliti da questa sconfitta i Medi si trovarono esposti all'attacco persiano, che Ciro II sferrò senza esitazione. Nel 550 a.C. i Persiani conclusero la loro marcia trionfale conquistando la Media e stabilendosi in quel territorio. Ciro II seppe attuare una politica di fusione dei due popoli molto abile e ben impostata, tanto da riuscire a creare, nel giro di pochi anni, un'unica nazione ben amalgamata e molto potente, destinata a diventare un grande impero. La fusione dei due eserciti permise a Ciro II di poter estendere la potenza dei Persiani; guidando così le guarnigioni verso l'Asia Minore, sconfisse i Lidi nel 546 a.C., si appropriò delle colonie greche situate sulla costa ed infine, nel 539, occupò Babilonia decretando il definitivo crollo del Secondo Impero Babilonese. Nel 529 a.C. Ciro moriva, ammirato ed esaltato per la sua potenza ma soprattutto per la sua generosità verso i vinti: egli infatti aveva ospitato alla sua corte lo sconfitto re dei Lidi, Creso, e l'ultimo sovrano babilonese, aveva trattato con umanità le popolazioni babilonesi e lidie, e aveva concesso agli Ebrei di tornare in Palestina e di ricostruire il tempio di Gerusalemme. Ma la morte del re non provocò alcuna crisi; il figlio e successore Cambise ne continuò la politica espansionistica e, sconfitto l'ultimo faraone Psammetico III, giunse ad occupare l'Egitto. Il regno di Cambise tuttavia non ebbe la fortuna di quello del predecessore e, dopo soli sette anni di governo, il re morì in circostanze poco chiare. La nobiltà persiana allora, timorosa di ritornare ancora sotto il controllo dei Medi, fece salire al trono un parente di Ciro, Dario di Istaspe. Questi consolidò l'impero con una mirabile organizzazione burocratico-amministrativa e sviluppò ulteriormente l'espansionismo persiano allargando i confini sino al fiume Indo ad oriente, e fino alla Macedonia e alla Tracia ad occidente. Questa penetrazione verso ovest pose di fronte due civiltà, quella greca e quella persiana che, per il grado di evoluzione raggiunto, erano destinate ad urtarsi in uno scontro che sarebbe passato alla storia come uno tra i più drammatici. Nel grandioso tentativo di organizzare un immenso impero, i re persiani seppero stabilire una buona intesa con i popoli sottomessi, evitando di offendere l'orgoglio nazionale e rispettando le religioni tradizionali. Pur lasciando larghe autonomie ai singoli Paesi, cercarono di creare una certa uniformità amministrativa, che contribuì a promuovere condizioni generali di pace fra i popoli da loro dominati, dall'Indo all'Egeo. La figura del monarca, inoltre, con i Persiani assunse una caratteristica diversa: il re non era più un figlio degli dei, ma, in ossequio alle tradizioni indo-europee, un "uomo fra gli uomini". Il monarca doveva amare la verità e la giustizia, proteggere i deboli e allo stesso tempo dimostrarsi un combattente forte e coraggioso, un audace cavaliere e un abile arciere. Al tempo di Dario, l'impero venne diviso in numerose satrapie, governate da nobili che godevano della fiducia e della stima del sovrano, detti satrapi; questi esercitavano il potere civile e militare sulla regione a loro affidata e riscuotevano le imposte, che in parte trattenevano per le necessità locali e in parte inviavano al potere centrale. Questo sistema funzionò fino a che governarono re autorevoli e ammirati, come Dario e Serse, ma quando i re (alla fine del V e nel VI secolo) persero il loro prestigio, furono proprio i satrapi a comportarsi in modo sempre più autonomo rispetto al potere centrale, incrinando in questo modo il funzionamento di un impero troppo vasto per essere controllato efficientemente. A vigilare l'operato dei satrapi, il re aveva posto dei "segretari del regno", i quali curavano il buon funzionamento del sistema d'imposizione fiscale e in generale tutto l'operato della pubblica amministrazione. La fedeltà che questi segretari dimostrarono ai sovrani, soprattutto a Dario, fece guadagnare loro il titolo di occhi e orecchie del gran Re. I Persiani passarono alla storia anche per il valore e il grande professionismo del loro esercito: l'enorme afflusso di ricchezze nelle casse del fisco centrale, dovuto più al gran numero di sudditi che alla gravosità delle tasse, permise ai sovrani di mobilitare in caso di guerra eserciti e flotte imponenti, anche se assai eterogenei in quanto necessariamente costituiti da soldati e marinai appartenenti a popoli di lingua e costumi diversi. La grandezza dell'esercito persiano derivava inoltre dalle sue tecniche assolutamente innovative: fu valorizzata moltissimo la cavalleria, che attaccando al galoppo infliggeva gravi perdite al nemico cogliendolo di sorpresa. Parte di questo merito va naturalmente all'abilità degli arcieri del re, capaci di scoccare le frecce con precisione senza peraltro interrompere la cavalcata. I Persiani crearono inoltre un corpo militare sceltissimo e appositamente addestrato, composto dai migliori elementi di tutto l'Impero, che aveva il compito di proteggere la persona del re. Questo corpo, passato alla storia col nome de "I Diecimila Immortali", rappresentava la continuità dell'azione bellica persiana e la possibilità di svolgere un efficace contllo di polizia sia in pace che in guerra.

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GLI USI E LE CREDENZE PERSIANE

La colpa più riprovevole per un Persiano era la menzogna; chi mentiva in presenza di testimoni su questioni importanti subiva una pena molto dura. Dopo la menzogna i Persiani evitavano i debiti, che erano considerati come una specie di offesa personale. Ma l'usanza senza dubbio più curiosa era quella di discutere dei problemi più importanti prima in stato di ebrezza e poi a mente lucida. Infatti i Persiani, dopo aver discusso e parlato di un problema sotto l'effetto del vino, si incontravano di nuovo il giorno dopo per ridiscuterne a mente fredda: se in ambedue i casi giungevano alla stessa conclusione, la decisione veniva messa in atto, altrimenti lasciavano cadere la cosa. Molto singolare era anche il modo di salutarsi fra appartenenti alla stessa classe sociale e non: se due Persiani si incontravano, e appartenevano alla stessa condizione, si baciavano sulla bocca. Se invece uno dei due era inferiore, si baciavano sulle guance; mentre gli esponenti delle classi più umili dovevano inginocchiarsi in segno di rispetto davanti ai superiori. Un suddito dimostrava al sovrano il suo valore in due modi: il coraggio in battaglia e il numero di figli. I Persiani infatti ritenevano che il numero di figli fosse un segno tangibile della capacità del singolo individuo; per questo motivo il sovrano ogni anno assegnava dei premi ai padri più prolifici. Ai figli, i Persiani insegnavano soprattutto tre cose: l'arte di andare a cavallo, la capacità di tirare con l'arco e l'importanza della verità di fronte alla menzogna.

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LE GUERRE GRECO-PERSIANE

Come abbiamo accennato nel paragrafo precedente, con l'occupazione persiana della Tracia i confini fra il mondo greco e l'impero di Dario si erano pericolosamente avvicinati. I primi tumulti scoppiarono nelle città della Ionia e dell'Eolide, entrata nell'orbita persiana ai tempi di Ciro ma ancora insofferenti dell'egemonia straniera. Nel 499 a.C. Aristagora, tiranno di Mileto sino ad allora fedele amico dei Persiani, mutò fronte e si fece promotore di una rivolta contro Artaferne, satrapo di Sardi. La rivolta si estese a molte altre città e regioni della costa anatolica e conobbe anche momenti di successo, soprattutto quando, nel 498, fu incendiata la stessa Sardi. Dario si impegnò attivamente nel tentativo di reprimere la sommossa e nel giro di quattro anni riuscì nel suo intento: nel 494 a.C. Mileto fu espugnata e distrutta, e i suoi abitanti furono uccisi o resi schiavi come monito per tutti i ribelli. A sostegno della città di Mileto intervennero solo Atene ed Eretria, che inviarono in aiuto agli insorti venticinque navi. Ma l'atroce fine di Mileto rafforzò l'avversione per i Persiani. Dal canto suo Dario, mosso dal desiderio di punire Atene ed Eretria e convinto che la sottomissione delle colonie dell'Asia Minore sarebbe stata definitiva solo quando la dominazione persiana si fosse estesa anche alla Grecia, si preparava ad uno scontro diretto. La flotta persiana partì nella primavera del 490 a.C., comandata dall'ammiraglio Dati, in direzione di Eretria. Dopo che questa fu conquistata e distrutta, l'esercito persiano approdò nella baia di Maratona a una quarantina di chilometri da Atene. Mentre l'ammiraglio Dati era convinto di una probabile resa, Milziade, che comandava la difesa greca, inviò 10.000 soldati incontro al nemico e attestò il resto dell'esercito sulle colline che delimitavano la pianura di Maratona. La superiorità numerica dei Persiani fu in parte compensata dalla posizione favorevole degli uomini di Milziade e, dopo un primo scontro nel quale i Persiani ebbero la peggio e alla notizia di un esercito spartano in marcia per Maratona, l'ammiraglio Dati decise di ritirarsi. Prima di rientrare in patria, lo stratega tentò di doppiare rapidamente capo Sunio (al vertice meridionale dell'Attica) e di attaccare Atene di sorpresa mentre l'esercito di Milziade era ancora a Maratona. Ma quest'ultimo, intuito il pericolo, guidò l'esercito ateniese in città, costringendo Dati a invertire la rotta e a ritornare in patria. Negli anni successivi alla sconfitta di Maratona, Dario iniziò i preparativi per una seconda spedizione contro i Greci. Attribuendo la precedente sconfitta allo scarso numero di soldati inviati, decise di preparare una campagna in grande stile. Alla morte di Dario, gli successe il figlio Serse che proseguì, intensificandola, la politica anti-ellenica. Nel frattempo ad Atene il partito "progressista", guidato da Temistocle, aveva fatto costruire, nel giro di un anno, cento triremi che assicurarono alla città una potentissima flotta capace di respingere qualsiasi avversario. Nel 481, alla notizia che l'esercito persiano di Serse si stava preparando ad un attacco, Atene, Sparta e tutte le città greche si allearono per respingere il pericolo esterno. Nonostante l'impegno delle altre città, i capisaldi dell'esercito greco rimanevano i formidabili guerrieri spartani e la flotta ateniese. Nella primavera del 480 a.C. l'esercito persiano, partendo da Sardi, conquistò la Tessaglia, che era stata abbandonata dall'esercito spartano impegnato a difendere il Peloponneso, mentre la flotta guidata da Temistocle si schierò al capo Artemisio per impedire l'accesso delle navi straniere fra l'isola e le coste della Grecia. In questa fase, ebbe luogo la famosissima battaglia delle Termopili, che vide protagonisti l'eroe greco Leonida e i suoi trecento Lacedemoni, i quali riuscirono ad impegnare l'enorme esercito persiano a costo della vita. A questo punto Temistocle, rendendosi conto del pericolo che correva Atene rimasta sguarnita, si portò con la flotta nello stretto di Salamina, deciso a difenderlo ad ogni costo. Serse, occupata l'Attica e devastati Atene e il Pireo, decise di attaccare la flotta greca, confidando nella propria superiorità numerica e intuendo che solo con la distruzione della flotta di Temistocle avrebbe potuto conquistare la Grecia. Ma a Salamina Temistocle, con un'abile manovra di aggiramento, riuscì ad avere la meglio sulla flotta persiana costringendo Serse alla ritirata. Il re persiano, ritiratosi in Asia Minore con le navi superstiti e con una parte dell'esercito, affidò il comando al generale Mardonio con il compito di proseguire la guerra. Nel 479 Mardonio, dopo aver riconquistato l'Attica, venne sconfitto in Beozia e ucciso a Platea. La sua morte decretò la definitiva vittoria del popolo greco. Negli stessi giorni la flotta greca si spinse audacemente verso l'Asia Minore, dove riuscì a liberare dal dominio persiano le città greche della Ionia. Con questa definitiva sconfitta i Persiani subirono un grave smacco che ebbe ripercussioni su vasta scala e su tutto l'impero. Infatti i satrapi dislocati nelle provincie di confine cominciarono a ribellarsi al potere centrale, minando la compattezza dello Stato. Artaserse II, succeduto a Serse, riuscì a mantenere unito il regno ormai in decadenza sino all'arrivo dei Macedoni. Questi ultimi, guidati da Alessandro Magno, sbaragliarono i Persiani in pochi anni e con tre grandi battaglie: al Granico nel 344, ad Isso nel 333 e a Gaugamela nel 331. L'opera di Alessandro fu compiuta quando, nel 330, egli penetrò nella capitale Persepoli devastandola e distruggendo il palazzo imperiale. Il crollo dell'Impero Persiano fu accompagnato anche da una serie di tradimenti: fece scalpore la storia di Besso che, dopo aver assassinato Dario III, si proclamò imperatore al suo posto. Ma anch'egli non ebbe molta fortuna: raggiunto nel 328 da Alessandro Magno, fu fatto crocifiggere per il suo tradimento. Proprio al 328 a.C. viene fatta risalire dagli storici la definitiva scomparsa dell'Impero Persiano, il primo grande regno dell'antichità che, per l'estensione dei territori conquistati, fu secondo solo all'Impero Romano.

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LA RELIGIONE PERSIANA

La civiltà persiana trovò la sua più alta e matura espressione in una concezione religiosa che, per la sua forte tensione morale, influenzò a lungo il comportamento di questo popolo. In un primo tempo, la religione persiana era di tipo politeista (cioè onorava più divinità) e naturalistico: gli dei erano visti come delle personificazioni di fenomeni naturali (basti pensare a Mitra, il dio del sole, ad Atar, il dio del fuoco, oppure a Vayu, il dio del vento). Tra l'VIII e il VI secolo a.C., il culto di questo popolo mutò radicalmente, grazie all'opera di un personaggio la cui storia ci è giunta avvolta da un alone di mistero: Zarathustra, noto ai Greci con il nome di Zoroastro. Nella Persia orientale Zarathustra predicò un nuovo credo di tipo monoteista (cioè affermava l'esistenza di un solo dio), che ben presto fu adottato dal popolo persiano. Questo predicatore, che si diceva ispirato da un unico dio, l'immateriale Ahura-Mazda, considerava tutti gli dei della tradizione come demoni e condannò le pratiche pagane e idolatriche del suo popolo. Secondo Zarathustra l'uomo ricevette la vita da essenze spirituali; egli narrava infatti che, all'origine del tempo, il dio Ahura-Mazda creò delle essenze spirituali, gli angeli e gli spiriti buoni, che in un secondo tempo si incarnarono sulla terra sotto forma di uomini e animali. Durante questo periodo, il primo uomo e il primo animale, il toro, vivevano in perfetta armonia. Ma Angra Mainyu, lo spirito del male (chiamato in seguito Ahriman), penetrò nel mondo con i demoni da lui creati e uccise il primo uomo e il primo animale, che nel frattempo però avevano già provveduto a riprodursi. Secondo questa dottrina, quindi, il mondo era retto da due principi: il Bene e il Male. Ma siccome il Male, per sua natura, è portato ad avere il sopravvento, il dio Ahura-Mazda invia sulla terra, ogni mille anni, un salvatore che ha il compito di predicare il Bene. Questa visione del mondo, basata sull'eterna lotta tra il Bene e il Male, costituisce la giustificazione della necessità di una condotta esemplare: compito dell'uomo è infatti quello di scegliere sempre il Bene contro le forze demoniache di Ahriman. Lo zoroastrismo, così attento ai valori interiori dell'uomo, influenzò notevolmente la vita del popolo persiano, tanto da ispirare moderazione e senso della misura a Ciro il Grande, che lasciò ai suoi eredi l'esempio di una generosa tolleranza nei confronti della religione e della libertà dei popoli sottomessi. Lo zoroastrismo influenzò notevolmente anche il culto dei morti che, era basato su una particolare concezione. I corpi dei defunti, considerati impuri, non potevano essere né bruciati né seppelliti, perché avrebbero contaminato la purezza del fuoco e della terra. Perciò le salme venivano collocate in una particolare torre, aperta verso il cielo, nella quale calavano gli avvoltoi che facevano scempio dei cadaveri.

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I PALAZZI IMPERIALI

Gli Achemenidi, ovvero i sovrani persiani, così chiamati perché ritenevano di discendere da Achemene, antenato di re Ciro II, regnarono ininterrottamente in Persia per 220 anni (dal 550 a.C. al 330 a.C.), manifestando la loro ricchezza e la loro potenza politica con la costruzione di grandiosi palazzi. Queste imponenti costruzioni, in mattoni e pietra, circondate da stupende colonne, sorgevano su terrazze scavate nella roccia. Ad esse si accedeva tramite scalinate decorate da bassorilievi. Quasi tutte le pareti erano ricche di decorazioni murali che rappresentavano le scene più significative della vita quotidiana o le grandi imprese dei sovrani. Tipica dell'architettura achemenide era l'apadana, un'immensa sala il cui tetto era sostenuto da sei file di sei colonne alte 20 metri, sormontate da capitelli, formati da due busti di toro o di cavallo. I resti di questi palazzi si trovano oggi a Pasagarde, dove sorge la tomba di Ciro scavata nella roccia. La porta della facciata cruciforme è ornata da colonne e sormontata da un bassorilievo.

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PICCOLO LESSICO

AVESTA

È uno dei due libri sacri della religione predicata da Zarathustra. L'Avesta, che i Persiani consideravano un testo di ispirazione divina, è stato invece elaborato dai sacerdoti zoroastriani (Magi).

GATHA

È il secondo libro sacro della religione persiana. Composto da diciassette inni in versi, raccoglie le prediche di Zarathustra e, secondo gli storici, è stato scritto proprio da lui.

SATRAPIA

Ciascuna delle circoscrizioni amministrative anche con funzioni militari, in cui fu diviso l'impero persiano dal re Dario I, verso la fine del VI sec. a.C.: questo tipo di suddivisione fu conservato dopo la conquista dell'Asia ad opera di Alessandro Magno (333 a.C.) e sotto i Seleucidi e più tardi ancora gli Arsacidi e i Sassanidi. Dignità, carica e ufficio di satrapo.

TERMOPILI O TERMOPILE

Valico della Grecia, nella Ftiotide, fra il monte Eta e il golfo di Lamia, così chiamato perché nell'antichità sgorgavano nei pressi sorgenti di acqua calda. Nel 480 a.C. Leonida con trecento opliti si oppose eroicamente alle truppe di Serse. Nel 279 a.C. i Greci contrastarono l'avanzata dei Galli di Brenno e nel 191 a.C. i Romani sconfissero Antioco III di Siria. Nel 1821, durante la guerra d'indipendenza della Grecia, vi avvenne uno scontro fra Greci e Turchi e nel 1941 Greci e Neozelandesi resistettero eroicamente contro i Tedeschi.

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PERSONAGGI CELEBRI

CIRO IL GRANDE

Fu il primo grande imperatore persiano, noto soprattutto per la sua magnanimità. A proposito di questo, gli archeologi hanno rinvenuto delle tavolette di argilla che riportano la testimonianza dell'entrata di Ciro in Babilonia: "Quando entrai fra tripudio e gioia stabilii nel palazzo dei principi babilonesi la sede del mio dominio. Marduk (dio dei Babilonesi) mi si rese amico, mentre io avevo cura di onorarlo ogni giorno. Le mie numerose truppe si aggiravano pacificamente per Babilonia e non permisi ad alcuno di spargere terrore. Di buon grado mi presi cura della città di Babilonia (...), restaurai le dimore cadenti e dissipai la loro angoscia."

ZARATHUSTRA

Fu il profeta dello zoroastrismo; attorno a questa figura regna tutt'oggi un alone di mistero. Sulla sua vita non ci è giunta nessuna notizia, anche se si presume sia vissuto fra l'VIII e il VI secolo a.C..

RIASSUNTO CRONOLOGICO

550 a.C.: I Persiani sconfiggono i Medi. 546 a.C.: Ciro conquista la Lidia. 539 a.C.: Ciro conquista Babilonia. 529 a.C.: Muore Ciro. Gli succede il figlio Cambise. 529-522 a.C.: Cambise conquista l'Egitto. 522 a.C.: Cambise muore e gli succede Dario. 499 a.C.: Aristagora tradisce i Persiani. 494 a.C.: I Persiani distruggono Mileto. 490 a.C.: Battaglia di Maratona. 486 a.C.: Dario muore e gli succede il figlio Serse. 480 a.C.: Scacco di Salamina. 479 a.C.: Sconfitta di Platea e perdita, da parte dei Persiani, delle terre in Asia Minore.

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