Geografia Africa Swaziland

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Geografia Africa Swaziland














GEOGRAFIA - AFRICA - Swaziland

PRESENTAZIONE


Enclave del Sudafrica, confina con il Mozambico a Nord-Est. Ha una superficie di 17.364 kmq ed una popolazione di 982.000 abitanti con una densità di 56 abitanti per kmq. Il Paese è abitato in prevalenza da Swazi (84,3%), di ceppo Bantu. Le lingue ufficiali sono l'inglese e il siSwati. La maggior parte della popolazione professa la religione cristiana (67%), ma è presente anche una minoranza che pratica culti animistici (33%). Ex protettorato britannico, lo Swaziland è uno Stato indipendente nell'ambito del Commonwealth dal 1968. È una Monarchia costituzionale con un Parlamento bicamerale. Il potere legislativo e quello esecutivo spettano al re che nomina il Governo, presieduto dal Primo ministro. L'unità monetaria è il lilangeni. La capitale amministrativa e giudiziaria è Mbabane (38.290 ab.); la capitale legislativa è Lobamba.

IL TERRITORIO


Estendentesi su un breve tratto dei contrafforti orientali dei Monti Draghied, lo Swaziland è prevalentemente montuoso. L'idrografia è costituita da numerosi corsi d'acqua che scorrono da Ovest a Est, tra i quali il principale è l'Usutu. Sui rilievi occidentali la piovosità è piuttosto elevata, mentre diminuisce verso Est.
Trapani Cartina dello Swaziland

L'ECONOMIA


Le colture più diffuse sono il mais, la canna da zucchero (lo Swaziland è uno dei maggiori produttori al mondo di zucchero per abitante), il sorgo, il riso e il tabacco. L'allevamento, soprattutto di bovini, è relativamente fiorente. Il sottosuolo fornisce riserve consistenti che vengono tuttavia poco sfruttate. Lo Swaziland esporta amianto, diamanti, oro, stagno e carbone. L'attività industriale si limita a stabilimenti alimentari, zuccherifici e a industrie tessili e meccaniche.

CENNI STORICI


Lo Swaziland nacque come Stato in seguito alla fusione in un'unica nazionalità di etnie di origini molto diverse. Sobhuza, capo del clan Dlamini, preoccupato delle mire espansionistiche degli Zulu, riunì tutte le tribù smembrate dal re zulu Chaka ed occupò la parte nord-orientale dell'attuale provincia sudafricana del Natal. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1839, venne affidato a suo figlio M'swazi il compito di mantenere unito il suo popolo contro la minaccia degli Afrikaaners. Il popolo, nei trent'anni di resistenza, assunse il nome del suo re che, poco prima di morire, pare abbia invocato l'aiuto degli inglesi per evitare la vittoria dei Boeri. Nel 1867 divenne a tutti gli effetti protettorato britannico e quando gli Inglesi sconfissero i Boeri ed imposero il proprio dominio su tutto il Sudafrica, continuò ad avere un'amministrazione coloniale separata, nonostante le richieste dei coloni sudafricani che volevano estendere la propria egemonia anche su questi territori. Le autorità tribali swazi furono formalmente riconosciute nel 1941, secondo il criterio britannico di servirsi di «intermediari» indigeni per facilitare l'amministrazione coloniale. Quando nel 1961 l'Unione Africana ruppe i rapporti con la Gran Bretagna, questa decise di accelerare il processo di decolonizzazione della regione, concedendo nel 1967 allo Swaziland l'autonomia interna e l'anno seguente l'indipendenza formale. Sobhuza II fu riconosciuto capo di Stato e fu istituito un Parlamento bicamerale. Nel 1973 il re sciolse il Parlamento accusandolo di contenere «elementi distruttivi» e si proclamò monarca assoluto, vietando l'attività di tutti i partiti. Di fatto Sobhuza II si mise al servizio dei colonizzatori sudafricani contro i quali si era battuto suo nonno. Le comunicazioni, il servizio postale, i trasporti, la moneta e la banca dello Swaziland erano alle totali dipendenze del Sudafrica e, a causa della scarsità di impiego presente in Swaziland, migliaia di lavoratori emigravano ogni anno in Sudafrica per lavorare nelle miniere d'oro. Le rimesse di questi immigrati rappresentavano il 25% delle entrate del Paese. Nel 1977 studenti e insegnanti si unirono in una grande manifestazione con la quale si chiedevano aumenti salariali. Un anno dopo fu annunciata la creazione della SWALIMO (Movimento di liberazione Swazi) guidato da Ambrose Swane, che era riuscito ad evadere dalla prigione di Mbabane. Dopo gli scioperi del 1977, il Governo iniziò una dura repressione dei dissidenti, utilizzando una legge speciale che autorizzava la detenzione sommaria per un periodo di sessanta giorni. La Costituzione, sospesa nel 1973, fu riformata e rientrò in vigore nel 1978 senza l'approvazione referendaria del popolo. I partiti d'opposizione furono dichiarati illegali e al Parlamento fu riservato uno scarso potere decisionale. Dal 1980 l'economia dello Swaziland cominciò a sentire gli effetti della recessione mondiale. La crescente inflazione andò a sommarsi al deficit nella bilancia dei pagamenti e alla drastica caduta dei tassi di investimenti. Inoltre, a causa dell'esaurimento dei giacimenti di ferro, l'incidenza dei minerali sul totale delle esportazioni passò dal 40% al 10%. Nel 1982 re Sobhuza II morì. Il principe ereditario Makhosetive aveva solo quindici anni, e questo portò ad una lotta per il potere in tutta la famiglia reale. Un anno dopo una delle vedove di Sobhuza, Ntombi, destituì la regina reggente Dzellue e salì sul trono, rafforzando il gruppo conservatore. Due mesi più tardi, gli abitanti dello Swaziland votarono a favore della creazione di un nuovo Parlamento mediante elezioni. Come previsto, il principe Bhekampi Dlamini vinse le elezioni, alle quali non erano stati ammessi i partiti. D'altra parte la potente assemblea dei capi tribali che fungeva da Supremo Consiglio di Stato aveva maggior influenza del Parlamento. Lo stesso anno nacque il Movimento democratico popolare unito (PUDEMO), illegale, che lottava a favore del pluripartitismo. Il risultato elettorale rafforzò i legami con il Sudafrica. Nel 1984 si inasprì la repressione contro i militanti antiapartheid, che vennero catturati e consegnati al Governo di Pretoria. Le elezioni privilegiarono un'élite finanziaria, ma nell'aprile del 1984 il gruppo al potere si era già diviso. Nel secondo semestre dello stesso anno il Governo chiuse l'Università per placare le proteste studentesche. L'autoritarismo del primo ministro Dlamini finì per provocare la rinascita del Movimento di liberazione Swazi capeggiato, dal 1985, dal principe Clement Dumisa Dlamini. Il 25 aprile 1986 il principe Makhosetive fu incoronato con il nome di re Mswati III e nel suo discorso inaugurale presentò un programma conservatore. L'ascesa al trono del nuovo re non comportò alcun cambiamento nei rapporti con il Sudafrica. Il Governo condannò l'embargo economico contro il regime di Pretoria e continuò a perseguitare i militanti antiapartheid. Dalla fine degli anni '80 la situazione economica del Paese subì un sostanziale miglioramento. Questo miglioramento, conseguenza diretta delle sanzioni commerciali al Sudafrica, consentì la crescita del settore industriale che, nel 1991, corrispose al 20% del PIL e contribuì a far salire la percentuale di crescita economica al 3,5% annuo. Nel 1991 l'opposizione chiese al re il ripristino della Costituzione e il PUDEMO si fece portavoce dell'opposizione grazie all'adesione del Fronte unito dello Swaziland di Matsapa Shongue e del Fronte nazionale dello Swaziland di Elmond Shongue. Il malcontento si accentuò nel 1993 quando una prolungata siccità distrusse il raccolto di mais ed aumentò la disoccupazione. Le proteste contro Mswati III continuarono. Nel 1995, 40.000 persone manifestarono a sostegno di uno sciopero generale di due giorni. Nel 1996 il re si dichiarò disposto a dichiarare legali i partiti politici. La lentezza con cui avvenivano i cambiamenti intensificò il clima di protesta. Il sovrano reagì ordinando alle forze di sicurezza di aprire il fuoco contro i manifestanti nel caso si verificassero nuove dimostrazioni. Gli scontri causarono numerosi feriti e l'arresto di vari leader sindacali. Nell'ottobre del 1997 furono proclamati nuovi scioperi e i sindacati richiesero lo scioglimento della commissione per la riforma costituzionale che stava preparando la bozza della Costituzione. Nell'aprile del 1998 il re avviò un programma finalizzato alla «conservazione dell'ambiente» con la partecipazione del settore pubblico e privato. Furono nel contempo appaltate la costruzione di grandi infrastrutture come ponti, deviazioni di grandi corsi d'acqua o strutture di irrigazione di vaste zone colpite dalla siccità. Nel 2000 ingenti furono i danni causati dal passaggio di due cicloni, Eline e Gloria, che già avevano colpito il Madagascar. Nello stesso anno, in una serie sospetta di incidenti stradali, morirono tre figure di rilievo del Paese: un ex ministro, il presidente di una società pubblica e un noto parlamentare. Nel giugno 2001 un certo numero di gruppi riuniti in associazione (insegnanti, avvocati dei diritti umani, sindacati, Pudemo, Swayoco, Nnlc) presentarono, senza risultato, una petizione al re Mswati III chiedendo l'abolizione del decreto del 12 aprile 1973 con il quale erano state messe al bando le formazioni politiche. Nel luglio dello stesso anno Amnesty International inserì lo Swaziland tra i Paesi che maggiormente violavano i diritti umani fondamentali. Ai cittadini non era infatti riconosciuto il diritto di associazione, di assemblea, di espressione; inoltre, nel precedente mese di febbraio, il Governo aveva deciso la chiusura della testata Swazi Observer dopo che i giornalisti si erano rifiutati di rivelare le fonti di un articolo sull'esplosione di una bomba nel 1998. Erano state inoltre proibite dal Governo le riunioni della federazione dei sindacati dello Swaziland (Sftu, Swaziland Federation of Trade Unions) e dell'Associazione nazionale degli insegnanti, mentre i dipendenti pubblici erano stati minacciati di licenziamento in caso di partecipazione a scioperi.

LA CAPITALE


Mbabane

(38.290 ab.). Capitale amministrativa e giudiziaria dello Swaziland e capoluogo del distretto di Hhohho (3.569 kmq; 178.936 ab.), è collegata da una linea ferroviaria con il Mozambico.


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