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Geografia Africa - IndiceGEOGRAFIA - AFRICA - BENIN
GEOGRAFIA - AFRICA - BENINPRESENTAZIONEIl Benin, una stretta fascia di terra nell'Africa occidentale, è delimitato a Nord dal Burkina e dal Niger; a Est dalla Nigeria; a Ovest dal Togo e a Sud si affaccia sul golfo di Guinea. Si estende su una superficie di 112.622 kmq e ha una popolazione di 5.781.000 abitanti con una densità media di 51,8 abitanti per kmq. Nel Benin sono presenti più di 60 gruppi etnici suddivisi in due grandi rami: i Guineiani del Sud (tribù fon, adja, yoruba) e i Sudanesi del Nord (tribù peul). La lingua ufficiale è il francese, ma sono in uso anche il fon, il gu, lo yoruba e lingue voltaiche. La maggioranza della popolazione pratica culti animistici; esistono minoranze di cattolici e musulmani. Indipendente dalla Francia dal 1960, il Benin è una Repubblica presidenziale, suddivisa in sei province. Con la Costituzione del 1990 il presidente, che è capo del Governo, è eletto a suffragio universale per cinque anni; il Parlamento ha 83 membri, eletti per quattro anni. L'unità monetaria è il franco CFA. La capitale è Porto-Novo (177.660 ab.). IL TERRITORIOIl territorio del Benin è formato in gran parte da rilievi collinari coperti da folte foreste che digradano a Nord verso la costa. Il monte più alto, il massiccio dell'Atakora, non supera gli 800 m. Scendendo a Sud il territorio assume una conformazione pianeggiante e vi predomina la savana. Nelle vicinanze dei fiumi la pianura diventa spesso paludosa a causa delle piene stagionali. Il fiume più importante è l'Ouémé (450 km), che nasce nella parte centrale del Paese e sfocia nell'Atlantico. I corsi d'acqua nella zona settentrionale sono in prevalenza tributari del Niger che segna per un tratto il confine con la Nigeria. Le coste, basse e sabbiose, sono orlate da lagune. Il clima arido è caratterizzato da temperature elevate con escursioni annue e diurne di scarso rilievo. Il Sud ha clima equatoriale, mentre il Nord presenta caratteristiche subsahariane. Le precipitazioni, alquanto modeste, risultano più abbondanti nel Nord ove si distribuiscono in due grandi periodi: le piccole piogge (marzo-luglio) e le grandi piogge (settembre-ottobre). ![]() L'ECONOMIAL'economia del Paese è molto povera. La causa risale al periodo coloniale e all'instabilità politica, verificatasi dopo l'indipendenza, che ha determinato disorganizzazione dei vari programmi economici, inefficienza delle società statali per la commercializzazione dei prodotti e insufficienza dei prezzi pagati ai produttori. L'agricoltura è l'attività basilare del Paese, più sviluppata nelle regioni meridionali dove il clima favorevole consente due raccolti. Essa fornisce il 43% del prodotto nazionale, ma il Paese non raggiunge l'autosufficienza alimentare. Tra le coltivazioni principali troviamo il mais, la manioca, il cotone e il sorgo. Di minore importanza sono le colture destinate all'esportazione: cacao, arachidi, caffè. Il settore industriale è ancora più limitato e si fonda unicamente sulla produzione alimentare, tessile e calzaturiera, in quanto non può disporre di risorse né minerarie (i giacimenti di ferro e fosfato non sono ancora sfruttati), né energetiche. L'unica produzione di un certo rilievo è quella del petrolio, iniziata nel 1982. Nel complesso la bilancia commerciale del Paese è in forte deficit; l'enorme volume delle importazioni di prodotti industriali, alimentari e di carburante dalla Francia attesta la subordinazione a quest'ultima. Le comunicazioni si svolgono su una rete stradale di 8.460 km (di cui 2.656 asfaltati) e una rete ferroviaria di 578 km. I traffici marittimi avvengono nel porto della città di Cotonou, sede anche di un aeroporto internazionale. CENNI STORICILa zona in cui si trova il Benin (conosciuto come Dahomey fino al 1975) è quella della cultura yoruba, nata attorno alla città di Ife, da cui la popolazione ewe, che appartiene allo stesso ceppo linguistico, diede vita nel XVI sec. a due Regni: Hogbonu (oggi Porto-Novo), e quello più conosciuto di Abomey, nell’interno. Questi Stati ebbero il ruolo di intermediari durante la tratta degli schiavi. I re fon di Abomey organizzarono uno Stato centralizzato con un esercito moderno, disciplinato e armato con fucili, che consentì di rompere con la tutela degli Alafin di Oyo (Nigeria) e conquistare così varie città yoruba. Dal XVII sec. trafficanti inglesi, francesi e portoghesi utilizzarono il porto di Ouidah, principale centro della tratta, per far arrivare i convogli di schiavi. La Monarchia di Abomey ricevette un duro colpo quando l’Inghilterra mise fuori legge nel 1818 la tratta degli schiavi; tuttavia il re Ghezo (1818-1856) continuò clandestinamente il mercato umano verso Cuba e Brasile. Il nipote del re, Benhanzin, nel 1889 ereditò uno Stato prospero, ma la minaccia coloniale incombeva: l’esercito francese sbarcò nel 1891, scontrandosi con i fon, che persero il controllo della capitale nel 1892. Il re e il suo esercito ripiegarono nella foresta e da lì continuarono a resistere fino al 1894. Benhanzin divenne un simbolo della resistenza anticoloniale, morendo in esilio a Martinica nel 1906. I colonialisti distrussero la struttura politica centralizzata dell’antica Monarchia fon e introdussero uno sfruttamento sistematico della manodopera agricola. Quando il Paese ottenne l’indipendenza, nell’agosto 1960, la quantità di prodotti oleosi (la principale ricchezza del Paese era l’olio di palma) esportati era la stessa del 1850, ma la popolazione nel frattempo si era triplicata. Il Governo autonomo ereditò una economia in rovina e una società divisa dalla corruzione coloniale. Cominciò un periodo di grande instabilità, con 12 Governi civili e militari in 16 anni. Il 26 ottobre 1972 il maggiore Mathieu Kérékou guidò un colpo di Stato in rivolta contro la corruzione e il dispotismo, proponendo «un nuovo inizio per l'indipendenza del Dahomey». Due anni più tardi il Governo optò per il marxismo-leninismo, cambiando inoltre il nome del Paese in Benin. Tutti i beni stranieri vennero nazionalizzati e si organizzò il Partito della rivoluzione popolare del Benin come partito unico al potere. Il programma rivoluzionario divenne l’obiettivo di cospirazioni e nel 1977 ci fu un’invasione, fallita, cui parteciparono mercenari francesi appoggiati da Marocco e Gabon. Nel 1980 venne eletta una nuova Assemblea Nazionale Rivoluzionaria. Il governo adottò una posizione diplomatica di maggiore pragmatismo e vennero ristabiliti i rapporti con la Francia. Nel 1982 la scoperta di giacimenti petroliferi, in grado di garantire l’autosufficienza energetica, e la confermata dell’esistenza di una grande riserva di fosfati nella regione di Mekrou consentirono un significativo abbassamento del tasso di disoccupazione. Una grave siccità, soprattutto a Nord, e l’avanzare della desertificazione fece abbandonare gli obiettivi di autosufficienza alimentare. La crisi economica costrinse ad accettare le indicazioni del FMI, con l’introduzione di una tassa del 10% sui salari e una riduzione del 50% dei benefici sociali sulle entrate. Nel gennaio 1989 studenti, professori e funzionari del settore scolastico cominciarono a scioperare reclamando il pagamento degli stipendi e delle borse di studio arretrate. Sfiduciato nella sua gestione, il presidente Kérékou annunciò l’abbandono dell’ideologia marxista-leninista. Venne così elaborata una nuova Costituzione, che contemplava riforme politiche ed economiche tra cui la promozione delle imprese private. Nel 1991 le prime elezioni presidenziali realizzate trenta anni decretarono la sconfitta del presidente Kérékou e il trionfo del primo ministro Nicephore Soglo, che proseguì nella politica di liberalizzazione dell’economia e nella privatizzazione. Nel luglio 1994, Soglo assunse la guida del Partito della rinascita del Benin (PRB), fondato da sua moglie Rosine nel 1992, che venne tuttavia sconfitto nelle elezioni politiche e amministrative del marzo 1995 dal Partito del rinnovamento democratico, di opposizione (PRD). Nelle elezioni del 1996 Soglo subì una nuova sconfitta per mano dell’ex leader del regime marxista, Kérékou. Nel frattempo la situazione economica del Benin, già di per sé precaria, si aggravò ulteriormente allorché nell'aprile 1996 la Banca Mondiale verificò che la riforma economica aveva prodotto scarsi risultati e rifiutò di rinegoziare il prestito di 98 milioni di dollari che l’Assemblea Nazionale aveva respinto alla fine del 1995, e in seguito allo scoppio di una peste porcina (agosto-ottobre 1997) che uccise il 10% di tutti i suini del Paese. Nel febbraio 1998 la protesta sociale divenne molto forte e i cinque sindacati fecero uno sciopero contro i preventivi antisociali del 1998, le richieste del FMI e contro la corruzione generalizzata. Davanti alla vastità della mobilitazione, l’Esecutivo varò un aumento di dieci milioni di dollari delle spese pubbliche, una misura giudicata insufficiente dai sindacati. Nel 2000 Benin e Niger trovarono una soluzione al problema dei confini sul tratto dell’Isola Lete, sul fiume Niger, che detengono in comune. I due Paesi, con il Burkina Faso, decisero inoltre di potenziare il parco naturale «W Park», situato nell’area di confine tra i tre Stati. Il parco, considerato dall’UNESCO di valore universale «eccezionale», era stato praticamente abbandonato. Come molti Paesi africani anche il Benin è afflitto dalla piaga dell'AIDS che ha diminuito di dieci anni la speranza di vita della popolazione. Nel marzo 2001 si tennero le elezioni presidenziali vinte dal presidente uscente Kérékou, che ebbe facilmente la meglio sul suo sfidante Bruno Amoussou. Gli altri due candidati, l’ex presidente Nicéphore Soglo e Adrien Houngbédji, presidente del Parlamento, si erano infatti ritirati dopo il primo turno, contrassegnato da innumerevoli brogli. Senza una maggioranza parlamentare e privo di ogni progetto di riforma della società, Kérékou chiamò nel suo Esecutivo diversi collaboratori dell’epoca della dittatura marxista (1972-90), che nel corso dell'anno rimasero invischiati in una rete di scandali finanziari che compromisero la credibilità del Governo. Molto scalpore suscitò la vicenda della nave «Etireno», battente bandiera nigeriana, ma presa in affitto a metà marzo da Staneslas Abatan, un uomo d’affari del Benin, salpata il 30 marzo dal porto di Cotonou che, secondo l’UNICEF, avrebbe trasportato un carico di 250 bambini, destinati a essere venduti come schiavi nelle piantagioni di cacao di Costa d’Avorio, Gabon e Nigeria, i Paesi «ricchi» del Golfo di Guinea. Dopo il mandato di cattura a carico dell'equipaggio e di Abatan emesso dall'INTERPOL, l’«Etireno» si vide negare lo sbarco sia a Libreville, in Gabon, sia a Duala, in Camerun, attraccando infine, a metà aprile, nel porto di partenza, Cotonou. Poiché a bordo furono trovati solo una ventina di bimbi, il Governo del Benin si impegnò a svolgere un’inchiesta per informare l’opinione pubblica nazionale e internazionale sull'accaduto. LA CAPITALEPorto-Novo(177.660 ab.). Capitale del Benin e capoluogo della provincia dell'Ouémé (4.700 kmq; 869.492 ab.), sorge a Ovest di una laguna costiera collegata al golfo di Guinea. Il porto ne ha favorito lo sviluppo commerciale basato sull'esportazione dell'olio di palma e delle fibre vegetali. A Porto-Novo fanno capo le principali linee ferroviarie del Paese. La città fu fondata nel XVI sec. durante il Regno di Dahomey, che in collaborazione con i Portoghesi, si arricchiva con il commercio degli schiavi. Nel 1893 la città fu conquistata dai Francesi che ne fecero la capitale del Paese. L'indipendenza fu riconquistata nel 1960. Benché abbia mantenuto il vecchio stampo coloniale africano, la città è ricca di edifici in stile portoghese.
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