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Geografia Asia - Indice

 

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GEOGRAFIA - ASIA - INDONESIA

PRESENTAZIONE.

L'Indonesia è un arcipelago formato da 14.000 isole ed esteso su una fascia di 2.000 km compresa tra l'Asia sud-orientale e l'Oceania. È bagnata dall'Oceano Pacifico a Nord e dall'Oceano Indiano a Sud. L'insieme di queste isole occupa una superficie di 1.890.754 kmq. L'Indonesia è formata dalle isole dell'arcipelago delle Molucche, della Sonda e della parte occidentale della Nuova Guinea, chiamata anche Irian Jaya. Sumatra, Giava, Borneo (Kalimatan) e Celebes sono le isole più importanti. La popolazione di 218.274.000 abitanti, con una densità è di 115 abitanti per kmq, si divide in due grandi gruppi: i protomalesi e i deuteromalesi. I protomalesi conservano le forme più antiche di vita e si concentrano principalmente nel Borneo, a Sumatra e a Celebes. I deuteromalesi sono accomunati dalla religione islamica e dalla lingua malese. In particolare, la popolazione è così distribuita: Giavanesi (39%), Sundanesi (16%), Malesi (12%), Maduresi (4%) e altri (29%). La lingua ufficiale dell'Indonesia è il bahasa indonesia; è parlato anche il giavanese, e nelle varie isole sono in uso numerosi dialetti. La maggioranza degli indonesiani professa la religione musulmana (87,2%); vi sono tuttavia anche minoranze di cristiani (10%), induisti (2%), e buddhisti (1%). L'Indonesia è una Repubblica presidenziale. Gli organi dello Stato sono il presidente della Repubblica, cui spetta il potere esecutivo, e la Camera dei rappresentanti (formata da 550 membri eletti per 5 anni), cui si affianca un Consiglio dei rappresentanti regionali. L'unità monetaria è la rupia indonesiana. La capitale è Giacarta (8.347.083 ab.; 12.296.000 ab. l'agglomerato urbano).

Bali: imbarcazioni tipiche indonesiane

Suonatore di strumenti tipici indonesiani

Indonesia: decorazione dei tessuti con tecnica batik

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IL TERRITORIO.

Quasi tutte le isole dell'arcipelago indonesiano sono di origine vulcanica e sono caratterizzate da un'ossatura montuosa. I monti più alti si trovano nelle isole meridionali, soprattutto Sumatra, dove le vette sfiorano i 3.800 m di altitudine. Borneo è l'unica isola non accidentata, perché i suoi rilievi sono appiattiti da enormi strati di rocce terziarie sedimentate. I vulcani, più di 300, sono concentrati soprattutto a Giava. I fiumi sono numerosi, ricchi di acque, ma dal corso breve. Giava occupa il centro dell'arcipelago ed è costituita da altipiani e coni vulcanici. Nella zona occidentale si estende la pianura di Giacarta di origine alluvionale. La parte orientale dell'isola è la più arida. I fiumi più lunghi sono il Solo e il Brantas. Le coste settentrionali sono basse e ricche di porti, quelle meridionali alte e di difficile approdo. Il clima è umido. Sumatra e Borneo sono le due isole periferiche più estese. Sumatra ha una struttura fisica simile a quella di Giava in quanto la zona occidentale è percorsa da una catena montuosa, i Monti Barisan e da vulcani. A Nord-Ovest, intorno al Lago di Toba, si estende una fascia alluvionale, mentre tutta la zona orientale dell'isola è costituita da una grande pianura solcata da numerosi fiumi. I corsi d'acqua sono invece brevi e ripidi lungo le pendici dei Monti Barisan e dei vulcani. Le coste orientali sono basse e frastagliate, quelle occidentali molto compatte. Borneo è l'isola più grande ed è caratterizzata da un ampio sistema montuoso centrale di modesta elevazione. Il monte più alto è il Kinabalu (4.175 m). La parte meridionale mostra un'estesa zona pianeggiante attraversata da numerosi fiumi, dal corso breve e tra i quali il più importante è il Kapuas. Le coste sono in genere scarsamente frastagliate e a Est sono difese da una barriera corallina. Le isole orientali dell'arcipelago sono molto diverse da quelle occidentali perché più piccole e spezzettate e situate in mari profondi. I caratteri morfologici riprendono, però, quelli di Giava e Sumatra. L'agricoltura (riso, mais, manioca) occupa il 70% della popolazione attiva. L'isola più grande del gruppo orientale è Celebes, di origine vulcanica, per lo più montuosa che raggiunge la massima elevazione nel Monte Rantemario (3.450 m). Di forma piuttosto particolare, Celebes, è caratterizzata da quattro lunghe penisole che si irradiano da un nodo centrale e sono separate dai golfi di Tomini, Tolo e Bone. I fiumi sono ripidi e nell'interno ci sono dei laghi, fra i quali il maggiore è il Towuti. Le coste sono prevalentemente alte e scoscese. Anche il gruppo delle Isole Molucche è di origine vulcanica e presenta una morfologia montuosa, fiumi brevi e coste frastagliate. L'arcipelago della Sonda è, fra gli arcipelaghi minori, quello situato più a Sud. Molto frammentato, si allunga per più di 1.000 km, è montuoso e ricco di vulcani. I fiumi sono molto brevi e le coste poco uniformi. La parte occidentale della Guinea, compresa nell'arcipelago indonesiano, è costituita da una lunga penisola attraversata dalla catena dei Monti Pegunungan a cui si affianca verso Nord una catena minore. La parte meridionale è pianeggiante ed è solcata da numerosi fiumi. Le coste sono basse tranne nella zona nord-occidentale, dove sono più scoscese.

Web Trapanese Indonesia Web Trapanese Bali  e Sulawesi

Bali e (Celebes) Sulawesi

Giava (Java) e Sumatra (Sumatera)

Cartina dell'Indonesia

Una spiaggia di Bali (Indonesia)

Panorama di Bali

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L'ECONOMIA.

L'economia indonesiana, dopo aver molto sofferto verso la fine degli anni Novanta del XX secolo, in parte a causa della grave crisi finanziaria che attraversò l'Asia in quel periodo, è stata nuovamente sconvolta dal devastante maremoto del dicembre 2004, che, oltre a causare decine di migliaia di morti, determinò il blocco parziale delle attività produttive (industriali, turistiche, agricole). Per favorire la ricostruzione, i Paesi del Club di Parigi hanno concesso nel 2005 una moratoria sul debito estero indonesiano, mentre circa 11 miliardi di dollari vennero inviati o promessi come aiuti umanitari da oltre 90 Nazioni. All'inzio del 2006 il Paese sembrava ormai in ripresa, continuando però a essere caratterizzato da uno sviluppo disomogeneo dei vari settori dell'economia. Predomina l'agricoltura, sulla quale pesa tuttavia l'eredità di una gestione coloniale tesa allo sfruttamento; inoltre all'aumento della popolazione non corrisponde un pari incremento delle produzioni agricole. Questi fattori determinano uno stato di arretratezza, al quale i piani di sviluppo governativi non hanno saputo porre rimedio e tutt'oggi il Paese non dispone dell'autosufficienza alimentare. In agricoltura un tipo di economia rurale legato alle vecchie tribù coesiste con moderne piantagioni, concepite secondo una tecnologia avanzata. La principale coltivazione è quella del riso, praticata nelle fertili pianure alluvionali; altre coltivazioni, fra le quali il mais, la manioca, la patata dolce e i prodotti ortofrutticoli, prevalgono nelle zone dei bacini vulcanici, dove sono in corso opere di irrigazione. Fra le coltivazioni industriali è da ricordare il caucciù, di cui l'Indonesia è uno dei maggiori produttori mondiali ed importanti sono anche le colture di caffè e tabacco. Il patrimonio forestale è ingente, rilevante è la produzione di legname pregiato (teak, ebano, sandalo). Tra i prodotti del sottosuolo i principali sono lo stagno, il petrolio e la bauxite, tutti concentrati nelle isole della Sonda occidentale; si estraggono inoltre gas naturale, carbone, manganese, nichel, rame, ferro, oro, argento, diamanti, fosfati, salgemma. Il settore industriale ha conosciuto un certo sviluppo, sulla base di investimenti stranieri soprattutto statunitensi e giapponesi: raffinerie di petrolio, industrie siderurgiche, metallurgiche, della gomma, della carta, del cemento, elettroniche, tessili, chimiche, alimentari, del tabacco. Diffuso l'artigianato del bambù e del rattan. I maggiori partner commerciali indonesiani sono il Giappone, gli Stati Uniti e i Paesi vicini come Singapore, Malesia e Australia. La navigazione, marittima e fluviale, copre buona parte delle comunicazioni, essendo inadeguate le reti stradale (360.000 km, di cui la metà asfaltati) e ferroviaria (6.458 km), concentrate su Giava e Sumatra; i porti principali sono Padang, Tanjung, Priok (Giacarta), Semarang. Fitta la rete delle comunicazioni aeree: aeroporti principali a Giacarta, Medan, Surabaya, Denpasar, Manado.

Una tipica risaia a Bali

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CENNI STORICI.

In Indonesia sono stati trovati reperti archeologici che la indicano come uno dei primi luoghi della Terra popolati dall'homo sapiens. I primi insediamenti risalgono al Paleolitico inferiore e testimoniano la presenza di popolazioni progenitrici degli attuali negritos e veddoidi. Fra il IV e il II millennio a.C. giunsero i primi gruppi indonesiani che crearono civiltà basate sulla coltura del riso e sulla navigazione, instaurando stretti rapporti con l'area indiana e dando vita a un notevole sviluppo artistico. Gli attuali abitanti sono in realtà discendenti degli immigrati malesi che verso il 400 d.C. crearono sul territorio indonesiano due regni legati culturalmente all'India, a Giava e a Sumatra. Nel IX sec. si sviluppò il fiorente Regno di Srivijaya a Sumatra, entrato ben presto in contrasto con la Monarchia Panjalu di Giava, per il controllo delle isole della Sonda. Dopo la breve occupazione cinese (Kubilay Khan, 1292), si costituì il Regno di Madjapahit (1293), che nel 1377 estese il proprio dominio su tutta l'Indonesia. Culla di fiorenti civiltà mercantili locali, l'Indonesia venne islamizzata alla fine tra i secc. XIV-XVI. Furono proprio i commercianti islamici che portarono le spezie indonesiane in Europa ad attirare i colonialisti. L'Indonesia entrò nell'orbita europea con l'insediamento dei Portoghesi nella penisola di Malacca (1511). Nel 1521 fu la volta degli Spagnoli e nel 1595 gli Olandesi organizzarono la loro prima spedizione. Nel 1602 vari gruppi di mercanti fondarono la Compagnia generale delle Indie orientali, che ottenne dal Governo non solo il monopolio commerciale nella regione, ma anche un mandato coloniale. Nei due secoli successivi oltre agli Olandesi, anche gliispano-portoghesi e gli Inglesi crearono compagnie rivali che introdussero nelle isole coltivazioni di caffè e zucchero che diedero ottimi risultati economici, ma che sconvolsero la struttura economica e sociale locale, dando il via alle prime rivolte coloniali. Il caucciù, la palma d'olio e lo stagno furono i principali prodotti di esportazione, mentre l'industria si sviluppò solo durante la seconda guerra mondiale, quando l'Olanda non era in grado di soddisfare il consumo locale. Sin dai primi anni del Novecento andarono costituendosi movimenti anticoloniali di ispirazione socialista che culminarono nella furiosa rivolta a Giava, scatenata dal Partito comunista e duramente repressa (1926). L'anno seguente si costituì il Partito nazionalista. Nel 1939 fu costituito il GAPI (Gabungan Politik Indonesia), una coalizione di otto organizzazioni nazionaliste. Il GAPI chiedeva più democrazia, un'autonomia e l'unità nazionale. Venne adottata la bandiera rossa e bianca, e il bahasa  indonesia divenne la lingua nazionale. L'occupazione militare giapponese, avvenuta nel 1942, diede una spinta decisiva al crollo del potere coloniale olandese. In seguito gli Indonesiani si ribellarono anche ai Giapponesi e alla loro politica spietatamente autoritaria. Così il movimento nazionalista, capeggiato da Sukarno, proclamò nel 1945 la nascita della Repubblica Democratica Indonesiana. Dopo un ultimo tentativo da parte dei Paesi Bassi di imporre con le armi il proprio dominio coloniale - il ritiro delle truppe avveniva nel 1949 -, l'Indonesia venne dichiarata Stato unitario nel 1950 e nel 1956 sciolse i rapporti con i Paesi Bassi e adottò un ordinamento democratico. Il Governo del Paese cominciò ad attuare a sua volta una politica colonialista nella regione e nel 1963 l'Indonesia occupò l'Irian occidentale, la metà olandese della Nuova Guinea, di fronte al rifiuto dell'Aja ad abbandonare la colonia. Sukarno fu durante gli anni Cinquanta un attivo promotore del movimento dei Paesi del Sud del Mondo, e appoggiato dal Partito comunista, che con tre milioni di iscritti era il più forte dell'area asiatica dopo quello cinese, intraprese piani di sviluppo di tipo nazionalista. Per alzare il tenore di vita della popolazione (con uno dei più bassi redditi del mondo) si pensò di sfruttare il petrolio, fino ad allora in mano delle società anglo-olandesi e nel 1965 ne fu annunciata la nazionalizzazione, dopo la creazione dell'impresa statale Pertamina. Il Governo di Sukarno si era orientato sempre di più verso la collaborazione con la Cina Popolare, e nel 1965 l'Indonesia uscì temporaneamente dalle Nazioni Unite. Nell'ambito della politica interna tale indirizzo assunse le caratteristiche della «democrazia guidata»: si trattò in realtà di una dittatura in cui Sukarno era contemporaneamente capo dello Stato e del Governo. Nel 1966 un colpo di stato comunista venne sventato dai militari, i quali diedero vita poi a persecuzioni anticomuniste che provocarono quasi un milione di vittime. Il generale Suharto divenne, nel 1967, presidente ad interim del Paese e ne assunse il completo controllo nel 1970, dopo la morte di Sukarno. Il suo Governo intraprese una politica di espansione economica e territoriale: nel 1969 venne annesso l'Irian Jaya. Suharto concesse nuovamente la ricerca petrolifera alle imprese straniere. Il risultato fu,grazie all'aumento degli idrocarburi, di un aumento delle entrate nazionali, rendendo però più profonde le differenze tra redditi alti e bassi. Le condizioni dei milioni di contadini in particolare peggiorarono, con il conseguente abbandono delle terre e l'ingrandirsi dei villaggi ai confini delle grandi città. Nel 1971 gli studenti scesero in piazza, sfidando la repressione, per denunciare l'alleanza tra generali corrotti,commercianti cinesi e investitori giapponesi. Nel tentativo di incanalare le inquietudini, Suharto nel 1976 invase l'ex colonia portoghese di Timor Est, in cui si sviluppò un movimento di lotta armata per l'indipendenza condotto dal Fronte di liberazione nazionale (FRETILIN). Nel maggio 1977 lo scontento tornò a manifestarsi nelle elezioni convocate per rinnovare la Camera dei deputati e il partito ufficiale Golkar perse a Giacarta a favore di una coalizione di partiti musulmani, ma le istanze di democrazia e pluralismo rimasero senza risposta e nel 1978 il presidente Suharto venne riconfermato per la terza volta e nuovamente nel 1983. Nonostante la politica demografica che ha ridotto il numero delle nascite, il problema della sovrappopolazione dell'isola di Giava rimase talmente grave da costringere nel 1979 il Governo ad adottare un provvedimento chiamato «transmigrasi» che indusse due milioni e mezzo di giavanesi a trasferirsi su altre isole meno popolose. Si diffuse intanto una sorta di filosofia di Stato (detta «pancasila» e articolata in cinque punti, tra cui la fede in un essere supremo, l'unità nazionale, ecc.) che supportava l'ascendente del Governo sulle forze politiche.

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Sempre più frequentemente vennero denunciati episodi di corruzione e la violazione dei diritti umani in diverse zone del Paese, tra cui a Timor Est, dove quasi un terzo della popolazione perse la vita a causa dell'occupazione indonesiana. Questa occupazione ha offuscato l'immagine internazionale del Paese che nel 1988 fu escluso ancora una volta dal Movimento dei Paesi non allineati. Contemporaneamente il Parlamento europeo riconobbe il diritto di Timor all'autodeterminazione. Nel 1991 gli scontri tra l'esercito e i movimenti di liberazione di Adelh a Sumatra si aggravarono a causa dell'ordine di sterminare gli insorti. In novembre a Dili, capitale del Timor orientale, le truppe indonesiane spararono su un migliaio di manifestanti, uccidendone 185. Il tentativo di riorganizzazione dell'opposizione non ebbe i risultati sperati e, nel 1993 per la sesta volta, avendo trionfato il Golkar con il 68% dei voti, fu rieletto alla presidenza Suharto. Nel 1996 lo scontro  elettorale ebbe toni accesissimi, con le denunce circa l'arricchimento illecito della famiglia presidenziale e dei suoi amici. I militari individuarono nei gruppi islamici, in Megawati Sukarnputri (figlia dell'amato leader dell'indipendenza Sukarno) e nel PDI le principali minacce al regime. Nonostante il clima di incertezza politica, l'economia continuò a crescere e l'inflazione fu mantenuta sotto controllo. All'inizio del 1997 la popolazione indonesiana arrivò ai 200 milioni, mentre estesi incendi di foreste ebbero gravi conseguenze sulle risorse ambientali. Il Partito filogovernativo ottenne una vittoria schiacciante nelle elezioni del maggio dello stesso anno e il nuovo Parlamento vide al fianco del vecchio leader Suharto ben dodici parenti del presidente. Una pesante crisi delle borse causò l'aumento dell'inflazione e la moneta perse in meno di un anno il 50% del suo valore. L'aumento dei prezzi colpì soprattutto i prodotti di prima necessità e la situazione sociale si deteriorò. Nel 1998 grandi sommosse popolari costrinsero Suharto alle dimissioni, dopo quasi trent'anni di potere assoluto. Fu sostituito da Bacharuddin Jusuf Habibie che avviò una serie di riforme istituzionali per limitare il potere dei militari. Nelle Molucche e nel Kalimantan occidentale violenti scontri interetnici e interreligiosi tra cristiani e musulmani causarono centinaia di vittime e a Timor Est si verificarono ancora aspri combattimenti tra esercito governativo e guerriglieri separatisti. Nell'agosto del 1999 venne indetto un referendum popolare per la scelta tra autonomia e indipendenza con la vittoria della seconda: aspre le reazioni dei gruppi paramilitari antindipendentisti, i quali scatenarono un'ondata di violenza provocando la morte di 2.000 persone, tra cui esponenti della Chiesa cattolica e alcuni funzionari ONU: il presidente Habibie accettò l'invio di contingenti militari ONU per ristabilire la pace e garantire il rispetto dell'esito del referendum. Intanto le elezioni legislative dell'agosto 1999, le prime dopo più di 30 anni dal colpo di Stato di Suharto, videro la vittoria del Partito democratico indonesiano Lotta di Megawati Sukarnoputri. Nell'ottobre 1999 il Consiglio di sicurezza dell'ONU approvò la creazione dell'amministrazione provvisoria a Timor-Est (Untaet), con il compito di condurre la colonia all'indipendenza effettiva. Nello stesso mese la Camera alta elesse presidente Abdurrahman Wahid, leader del Partito del risveglio della nazione. A Megawati Sukarnoputri, data per favorita, venne assegnata la vicepresidenza. Wahid nominò subito un Governo di unità nazionale per affrontare i problemi più gravi, primo dei quali gli scontri interreligiosi tra cristiani e musulmani in varie parti delle Molucche. Altro grave problema le violenze separatiste a Sumatra e nella provincia dell'Irian Jaya: la dichiarazione di indipendenza da parte di quest'ultima (giugno 2000) provocò lo sbarco di truppe. Nel maggio 2000 intanto il Governo mise agli arresti domiciliari per corruzione ed abuso di potere l'ex dittatore Mohamed Suharto. Nel corso del 2000 il presidente Wahid venne implicato in due scandali finanziari noti con il nome di Buloggate (riguardante l'appropriazione di 4 milioni di dollari dalle casse di Bulog, l'ente statale preposto a calmierare i prezzi delle derrate agricole) e di Bruneigate (riguardante la scomparsa di una donazione di 2 milioni di dollari da parte del sultano del Brunei). Già profondamente in crisi, nel febbraio 2001 la presidenza Wahid dovette fare i conti con una nuova ondata di violenze a sfondo etnico-religioso nella provincia di Kalimantan centrale, sull'isola del Borneo: gli scontri videro l'etnia Dayak (in maggioranza animista e spesso cristiana) opporsi agli immigrati provenienti dall'isola di Madura (musulmani), accusati di sottrarre opportunità di lavoro alla popolazione locale. Dopo diversi tentativi falliti di sfiduciare Wahid, a fine luglio il Parlamento depose il presidente. A ricoprire l'incarico venne chiamata la vicepresidente Megawati Sukarnoputri, leader del Partito democratico-lotta, appoggiata, oltre che dal Parlamento, dai militari e dall'opinione pubblica internazionale. Appena insediata la neopresidente si trovò a dover fronteggiare l'ennesimo massacro dei separatisti ad Aceh, dove almeno 31 civili furono uccisi nella piantagione di palme da olio di Bumi Flora, a Est della capitale Banda Aceh (agosto). Gli attentati dell'11 settembre contro il World Trade Center e il Pentagono alimentarono nuovi disordini nel Paese. Temendo un'escalation interna (l'Indonesia è il Paese con più musulmani nel mondo, tra cui diversi nuclei di estremisti), il Governo indonesiano adottò una linea durissima nella lotta al terrorismo internazionale, manifestando immediatamente la propria solidarietà agli Stati Uniti. Tuttavia la decisione statunitense di intervenire contro l'Afghanistan provocò una dura protesta antiamericana, sia a livello diplomatico (la presidente Sukarnoputri prese ufficialmente le distanze dalla campagna militare contro l'Afghanistan criticando attacchi e raid aerei), sia a livello di opinione pubblica (diverse e particolarmente cruente furono le manifestazioni contro l'attacco anglo-americano). Nel gennaio 2002 il Paese si preparò all'indipendenza di Timor Est, raggiunta il 20 maggio 2002, con una serie di accordi bilaterali tendenti a ricreare rapporti stabili e pacifici tra le due entità statali. In agosto vennero promosse modifiche costituzionali in vista di un allargamento dei diritti  democratici, tra i quali l'elezione diretta di presidente e vice-presidente. L'Indonesia si trovò a dover affrontare un'emergenza terroristica di ampia portata quando, il 12 ottobre, un ordigno esplose in una discoteca di Bali, uccidendo 202 persone, la maggior parte delle quali turisti.

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Le autorità indonesiane risposero all'attentato - attribuito a una cellula di Al-Qaeda che avrebbe agito con l'aiuto del gruppo islamico locale Jamaa Islamiyah - con una serie di misure, tra cui l'ampliamento dei poteri della polizia. Poco dopo il leader di Jamaa Islamiyah, Abu Bakar Ba'asyir, venne arrestato (l'anno successivo sarebbe stato prosciolto dalle accuse di tradimento e azioni sovversive). In dicembre i ribelli separatisti del GAM (Free Aceh Movement) della provincia di Aceh e la presidente Megawati Sukanoputri firmarono un accordo allo scopo di porre fine a al conflitto in atto dal 1976; l'accordo prevedeva la concessione dell'autonomia e di libere elezioni in cambio del disarmo del GAM. In seguito al fallimento dei negoziati, nel maggio 2003 l'esercito indonesiano lanciò un'offensiva contro i ribelli ad Aceh e fu dichiarata la legge marziale. Nell'aprile 2004 si tennero le elezioni locali e parlamentari, che furono vinte dal Partito Golkar, dell'ex presidente Suharto, seguito dal Partito democratico. Nel mese di maggio si verificarono nelle Molucche nuovi scontri religiosi tra cristiani e musulmani, causando la morte di una quarantina di persone. Intanto, nel distretto di Aceh, la legge marziale imposta l'anno prima venne sostituita dallo stato di emergenza. Le presidenziali tenutesi in due tornate nel luglio e nel settembre 2004, prime vere elezioni libere nel Paese dopo la fine della dittatura di Suharto (1998), decretarono la vittoria al ballottaggio di Susilo Bambang Yudhoyono, candidato del Partito democratico. Tra gli obiettivi prioritari del suo mandato, Yudhoyono indicò il rilancio dell'economia, la diminuzione del'elevato tasso di disoccupazione e il superamento dei conflitti etnici e regionali. Nel mese di dicembre il Paese fu devastato da un violento tsunami che causò più di 100.000 vittime e centinaia di migliaia di dispersi, in particolare nella zona di Banda Aceh, nell'estremo Nord dell'isola di Sumatra. Il maremoto, provocato da un forte sisma di magnitudo 9 della scala Richter con epicentro al largo della costa nord-occidentale di Sumatra, interessò molti Stati del Sud-Est asiatico. Nelle settimane seguenti il Governo e i ribelli del GAM concordarono un cessate il fuoco per favorire l'intervento degli operatori umanitari. Nel marzo 2005 un terremoto al largo di Sumatra causò la morte di oltre un centinaio di persone, molte delle quali sull'isola di Nias. Nell'agosto dello stesso anno il Governo e i separatisti del GAM firmarono un accordo di pace che contemplava il disarmo dei ribelli (effettivamente iniziato il mese successivo) e il ritiro delle truppe governative dal territorio dell'Aceh. In ottobre l'isola di Bali venne nuovamente sconvolta da una serie di attentati (tre attacchi kamikaze) nei quali persero la vita 23 persone. Nel maggio 2006 migliaia di persone rimasero uccise nell'isola di Java a causa di un nuovo violento terremoto.

Il maremoto che ha colpito gli Stati del sud-est asiatico il 26 dicembre 2004

La solidarietà internazionale dopo il maremoto del 26 dicembre 2004

Che cos'è uno tsunami

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LE CITTÀ.

Giacarta.

(8.347.083 ab.; 12.296.000 ab. l'agglomerato urbano). Capitale dell'Indonesia e capoluogo dell'omonimo distretto urbano (664 kmq). Fondata nel 1619 dagli Olandesi nell'isola di Giava, in prossimità della costa settentrionale, con il nome di Batavia, conservò tale denominazione fino al 1945. La sua importanza andò progressivamente crescendo dal 1657 in poi, rappresentando il più importante stabilimento coloniale olandese dell'Indonesia. Della passata grandezza la città conserva pochi resti: una fortezza, un mercato e il piccolo porto, usato dai pescherecci indigeni. Poco lontano dalla città è sorto invece l'importante e moderno porto di Tanjung Priok. Giacarta è una città estremamente pittoresca, unica al mondo per il caratteristico accostamento di abitazioni in stile olandese con edifici di stile americano, di quartieri indigeni di tipo indonesiano con i quartieri residenziali prettamente europei, di abitazioni arabe con quelle cinesi. Tra i quartieri più belli della città, è quello residenziale di Weltredon, posto a circa 5 km dalla parte commerciale, con splendide ville. Nella città vivono ancora molti Olandesi che occupano posizioni di prestigio nell'economia indonesiana, e che abitano per la maggior parte nel quartiere residenziale di Molenvliet, dove hanno sede anche i palazzi imponenti con le banche, le grandi compagnie commerciali e di navigazione, gli uffici e le industrie. La città antica fu totalmente distrutta nel 1610 dagli Olandesi che la ricostruirono sul modello di Amsterdam denominandola Batavia.

Scene di vita a Giacarta

Surabaya.

(2.600.000 ab.). Città dell'Indonesia e capoluogo della provincia di Giava orientale (47.922 kmq; 36.548.700 ab.), sorge di fronte all'isola di Madura, sulla costa nord-orientale dell'isola di Giava ed è il porto principale dell'Indonesia posto nelle rotte principali tra Asia e Australia. Centro commerciale e di esportazione di prodotti agricoli (zucchero, caffè, spezie, tabacco) e forestali (caucciù). Industrie cantieristiche, meccaniche, chimiche, petrolchimiche, tessili, della gomma, alimentari, del tabacco, del cuoio e del vetro.

Bandung.
(2.136.260 ab.). Città dell'Indonesia e capoluogo della provincia di Giava occidentale (34.597 kmq; 38.520.000 ab.), è un centro universitario e culturale, una moderna città, ricca di grandi parchi. Industrie chimiche, tessili, meccaniche, della gomma. Nel 1955 Bandung è stata la sede della Conferenza dei Paesi afro-asiatici, facenti parte del Terzo Mondo.

Medan.
(1.904.280 ab.). Città dell'Indonesia e capoluogo della provincia di Sumatra settentrionale (73.587 kmq; 12.067.200 ab.), nella zona nord-orientale. È attivo centro agricolo (tabacco e gomma) e commerciale; il suo porto è Belawan, col quale è collegata anche per via fluviale, mediante il fiume Deli. Aeroporto.

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LE PIÙ BELLE ISOLE DELL'INDONESIA.

Borneo.

(parte indonesiana: 574.194 kmq; 11.867.900 ab.). Isola dell'Asia sud-orientale. Bagnata dal Mare di Sulu, dal Mare Cinese, dal Mare di Giava e dallo Stretto di Makasar. La parte centro-meridionale costituisce la provincia indonesiana di Kalimantan, quella nord-occidentale appartiene alla Malaysia (stati federati di sarawak e Sabah) e, nel tratto costiero centrale, al Brunei. Le coste sono generalmente basse, orlate di paludi e formazioni di mangrovie. L'isola è percorsa da due catene montuose: Schwaner e Müller, che si diramano dal massiccio granitico, culminando sul Monte Kinabalu (4.175 m), situato sull'estrema punta meridionale dell'isola. Il clima è equatoriale; la piovosità, maggiore nelle zone dell'interno, favorisce la formazione di lussureggianti foreste. La maggior parte della popolazione vive nelle fasce costiere, nelle regioni interne è abitata da gruppi tribali.

Celebes o Sulawesi.

(191.671 kmq; 15.518.500 ab.). Isole dell'Indonesia tra il mare omonimo a Nord, lo stretto di Makassar e il Borneo a Ovest, il Mar della Sonda a Sud, il Mar di Banda e il Mar delle Molucche a Est. Il territorio, di origine vulcanica, è in prevalenza montuoso (Monte Rantekombola 3.455 m), con numerosi laghi e brevi fiumi; le coste sono articolate da quattro penisole che delimitano i golfi di Tomini, Tolo, Bone e Mandar. La flora e la fauna presentano una singolare mescolanza di caratteri asiatici ed australiani. Agricoltura (riso, mais, canna da zucchero, caffè, cacao, arachidi, copra), sfruttamento forestale, attività estrattive (ferro).

Giava.

(130.398 kmq; 118.000.000 ab., con la vicina Isola di Madura). Isola dell'Indonesia dell'arcipelago della Sonda. Ha forma allungata e si affaccia a Sud sull'Oceano Indiano, a Nord sul mare omonimo, a Nord-Ovest sullo stretto della Sonda, a Est sullo stretto di Bali. Prevalentemente montuosa, presenta massicci di origine vulcanica, tra i quali si estendono vaste depressioni e valli. Sul fondo di queste scorrono i fiumi principali: Solo, Moloc e Taroen. A Giava ci sono 121 coni vulcanici, di cui 27 attivi. La popolazione ha una densità di 882 ab. per kmq, la più elevata del Paese. L'isola è suddivisa amministrativamente in 4 province cui si aggiunge il distretto urbano di Giacarta, capitale dello Stato. La popolazione di Giava si è formata con successive ondate culturali specialmente di origine indiana, sovrappostesi a un substrato etnico arcaico, ed è oggi costituita per lo più da giavanesi musulmani. L'economia si fonda principalmente sull'agricoltura (riso, canna da zucchero, tè, caffè, tabacco), lo sfruttamento forestale (importante la produzione di caucciù) e le attività estrattive; nei centri principali è in via di sviluppo il settore industriale.

Krakatoa.

(10,5 kmq). Isolotto di natura vulcanica situato nello Stretto della Sonda, in Indonesia, tra Sumatra e Giava. Presenta un'elevazione massima
di circa 800 m e, insieme alle isolette attigue di Sertung e Rakata Ketijl, è quanto rimane di un'isola tre volte più grande (33 kmq), distrutta nel 1883 da un'eruzione del vulcano Perbuatan. L'esplosione che sconvolse il vulcano fu probabilmente causata dall'improvvisa irruzione nel cratere di acqua marina che, venuta a contatto con il magma, si trasformò immediatamente in vapore a causa dell'elevatissima temperatura. Ciò permise ad altra acqua di vaporizzarsi a sua volta, innescando una reazione a catena, capace di liberare un'energia paragonabile a quella di una potente bomba nucleare. L'eruzione fu seguita da moti tellurici e da un terribile maremoto con ondate superiori ai 20 m di altezza che spazzarono le coste di Sumatra e di Giava, provocando la morte di 40.000 persone. Nel 1927, un'altra eruzione diede origine ad un nuovo cratere, l'Anak Krakatoa (Figlio di Krakatoa). Oggi l'isolotto ha una notevole importanza scientifica poiché sulla sua superficie sono state installate attrezzature che permettono l'osservazione diretta dei fenomeni vulcanici.

Il vulcano Krakatoa in eruzione

Sumatra.
(480.847 kmq; 44.772.100 ab.). Isola dell'Indonesia, tra il Mar delle Andemane a Nord, lo stretto di Malacca e la penisola malese a Nord-Est,
il Mar di Giava a Est, lo stretto della Sonda e Giava a Sud-Est, L'Oceano Indiano a Sud-Ovest. La costa orientale, che fronteggia per metà la costa occidentale della penisola di Malacca, si presenta, soprattutto a Sud, bassa e interrotta da numerosi estuari di fiumi, mentre quella occidentale, anch'essa bassa, è unita e sovrasta direttamente l'altro sistema montuoso che percorre l'isola da Nord a Sud. Il paesaggio è caratterizzato dalla presenza di vaste colate basaltiche, interrotto da fratture e da numerosi vulcani, i più importanti tra i quali: il Kerintji (3.805 m), la vetta più alta di Sumatra, e il Marapi (2.891 m). Ad Est si estende un vasto bassopiano, solcato da numerosi fiumi, che per lunghezza e per navigabilità sono i più importanti: Asahan, Siak, Kampar, Indragiri - con un corso di 400 km - mentre quelli del versante occidentale sono assai brevi, eccettuato il Simpang Kiri. Oltre che dagli indigeni indonesiani, la popolazione è composta da cinesi, nelle regioni settentrionali, e da minoranze tamil, birmane, arabe, europee, e vive prevalentemente sparsa, sicché pochi sono i centri popolosi. Agricoltura (riso, frutta, canna da zucchero, caffè, tè, spezie, palme da cocco e da olio, tabacco, caucciù), sfruttamento forestale (tek, bambù, ebano), attività estrattive (petrolio, gas naturale, carbone, lignite, oro, argento); industrie chimiche, petrolchimiche, della gomma, alimentari, del legno, della carta e del cemento.

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PICCOLO LESSICO.

I tagliatori di teste del Borneo.

Nell'interno del Borneo, isola ricoperta da paludi e foreste impenetrabili, vivono i dayak, una popolazione appartenente alla razza mongolica, caratterizzata da bassa statura, colorito bruno-giallastro, capelli neri e lisci, faccia larga. Il loro nome deriva dall'espressione indonesiana orang-dayak che significa «uomini dell'interno». Le tribù, note per la loro ferocia, usavano un tempo armi tradizionali quali la sciabola, la lancia e la cerbottana dalla quale venivano lanciate piccole frecce di bambù, immerse precedentemente in un micidiale veleno ottenuto incidendo il tronco dell'Antiaris toxicaria e condensando successivamente al sole il liquido fuoriuscito. Di stirpe e cultura paleoindonesiana, i dayak erano una volta cacciatori di teste e in alcune tribù era addirittura proibito il matrimonio ai giovani guerrieri che non avessero conquistato il macabro trofeo; la caccia alle teste era infatti considerata un rito di virilità, oltre che di fertilità per l'agricoltura. I teschi dei nemici uccisi venivano affumicati e quindi conservati appesi alle pareti delle capanne insieme alle altre suppellettili di uso comune. I dayak vivono ancora oggi in caratteristici villaggi dalla struttura particolare, costituiti da grandi costruzioni munite di ampie terrazze ed innalzate su alte palafitte che permettono una facile difesa dai nemici. Ogni abitazione, che può essere lunga fino a 100 metri, ospita un gran numero di persone, a volte quasi l'intera tribù. I vari gruppi sono divisi territorialmente e in varie classi di età e sono dediti, oltre che ai culti animistici, a cerimonie particolari, tra le quali è inclusa la mutilazione rituale. Le occupazioni dei dayak spaziano dall'agricoltura (coltivazioni di riso, igname, taro e sago) alla pesca con l'arpione, dall'allevamento di polli e maiali all'artigianato.

Batachi.

In indonesiano battak o batak è il nome di una popolazione stanziata sull'Isola di Sumatra, soprattutto nei dintorni del Lago Toba. Divisi in
varie tribù (Karo, Toba ecc.), coltivano riso nelle pianure e praticano il ladang sugli altopiani.

Ladang.

Termine con il quale in Indonesia si indica il debbio. Si tratta di un metodo primitivo di coltivazione consistente nel bruciare erbe secche o stoppie di cereali e nell'interrare le ceneri rimaste dopo la combustione. Tale procedimento serve per disinfestare il terreno, per diminuirne l'acidità, arricchendolo e sterilizzandolo.

Borobudur.

Famosissimo tempio buddhista, situato nella località omonima, al centro dell'Isola di Giava. Costruito in pietra intorno all'Ottocento, è formato da nove piani, dei quali i più bassi costituiscono cinque terrazze squadrate. Al di sopra sorgono altre tre terrazze a base circolare su cui si trovano molte piccole pagode. Sulla sommità c'è una sorta di cupola a pareti cieche, priva di nicchie o finestre. I muri sono ornati da splendidi bassorilievi che illustrano la vita del Buddha e del santo indiano Asanga. Il tempio di Borobudur, simbolo del distacco dal mondo del desiderio, con l'affermarsi dell'Islam, ha gradatamente perduto questo significato religioso.

Deuteromalesi.
Gli antropologi attribuiscono questo appellativo ai «veri malesi», di lingua malese e quasi completamente islamizzati. Ne esistono vari gruppi, distinti per cultura e per il modo in cui praticano l'Islam. Sono organizzati socialmente in strutture collettive, simili alla comune cinese. Se però un tempo la proprietà era completamente collettivizzata, oggi dell'antica struttura comunitaria rimane solo il settore del soccorso sociale e ogni individuo assume gradi diversi di responsabilità. I baku sono proprietari terrieri, che si occupano della solidarietà, gli indung sono mezzadri e i nusup i contadini senza terra.

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ALTRI CENTRI.

Padang.

(713.242 ab.). Città dell'Indonesia e capoluogo della provincia di Sumatra occidentale (42.899 kmq; 4.448.600 ab.). Porto commerciale è situata sulla costa occidentale dell'Isola di Sumatra. Esportazione di riso, tè, caffè, spezie, tabacco, caucciù, carbone; industrie tessili e del cemento.

Palembang.

(1.451.420 ab.). Città dell'Indonesia e capoluogo della provincia di Sumatra meridionale (93.083 kmq; 6.616.200 ab.). Porto commerciale (esportazione di caffè, tè, cacao, spezie, caucciù, petrolio, fertilizzanti); importanti raffinerie, industrie cantieristiche, meccaniche. Di antiche origini, capitale del sultanato (XIV e XV sec.), fu stazione commerciale olandese (fine XVI sec.).

Pontianak.

(464.534 ab.). Città dell'Indonesia e capoluogo della provincia del Kalimantan occidentale (146.807 kmq; 3.991.600 ab.), sullo stretto di Karimata. Notevole porto commerciale, esporta noci di cocco, caucciù, sago, legni pregiati e oro.

Semarang.

(1.348.800 ab.). Città dell'Indonesia e capoluogo della provincia di Giava centrale (32.549 kmq; 32.567.200 ab.), sulla costa settentrionale dell'isola. Porto commerciale dall'aspetto molto caratteristico, per l'accostamento tra la parte vecchia costruita vicino al mare, con le antiche abitazioni olandesi, e la parte nuova, modernissima, in posizione sopraelevata, con i suoi grandi palazzi e le convulse arterie. Esporta tè, caffè, zucchero, tabacco, olio di palma, kapok, caucciù, legname, copra; industrie cantieristiche, meccaniche, elettrotecniche, tessili, alimentari, del tabacco, calzaturiere e del vetro.

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