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GEOGRAFIA - ASIA - FILIPPINE

PRESENTAZIONE

Le Filippine situate nell'arcipelago dell'Asia sud-orientale sono costituite da oltre 7.000 isole di cui 2.770 hanno un nome e solo un migliaio sono abitate. Occupano una superficie di 300.076 kmq e hanno una popolazione di 83.538.000 abitanti con una densità di 278 abitanti per kmq. Nelle isole dell'arcipelago filippino vivono diversi gruppi etnici: i Neomalesi (40%), gli Indonesiani (30%), i Cinesi (10%), i Paleomalesi (10%) e gli Indiani (5%). Prevalente è la religione cattolica (83%), con minoranze di fedeli della Chiesa filippina indipendente (2,6%), di musulmani (4,6%) e di protestanti (5,4%). Lingua ufficiale è il filippino; in campo commerciale si continua però a usare l'inglese, insegnato nelle scuole e parlato dal 55% della popolazione, e lo spagnolo (3%). Già possedimento statunitense, le Filippine sono una Repubblica indipendente dal 1946. Secondo la Costituzione del 1987, il presidente della Repubblica è eletto a suffragio diretto, resta in carica 6 anni e non può essere rieletto; detiene anche il potere esecutivo ed è affiancato da un vicepresidente, anch'esso con mandato di 6 anni. Il potere legislativo spetta al Parlamento, composto dalla Camera dei deputati (222 membri elettivi) e dal Senato (24 membri elettivi). L'unità monetaria è il peso filippino. La capitale è Manila (1.581.082 ab.).

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IL TERRITORIO

La morfologia dell'arcipelago delle Filippine è prevalentemente montuosa e le zone pianeggianti si limitano alle aree costiere. I rilievi più imponenti seguono l'asse principale di ciascuna isola. La parte settentrionale dell'isola di Luzon è percorsa da Nord a Sud da due catene: la Cordigliera centrale e la Sierra Madre, che si uniscono a Nord di Cabanatuan costituendo la sinuosa penisola di Camarines, dove si trova il vulcano Mayon (2.420 m). Nell'isola di Mindanao spicca il gruppo vulcanico in cui si trova la vetta più alta dell'intero arcipelago, il Monte Apo (2.950 m). Altri monti degni di nota sono il picco vulcanico del Canlaon (2.464 m) nell'isola di Negros e il Monte Halcon (2.590 m) nell'isola di Mindoro. Le pianure più estese si trovano nelle due isole maggiori, Luzon e Mindanao. I corsi d'acqua sono numerosi ma brevi. I laghi sono poco estesi; l'unico di una certa dimensione è la laguna del Bay. Le coste dell'arcipelago sono molto frastagliate con baie e golfi, ma gli approdi sono ostacolati dalla frequente presenza di barriere coralline e scogliere. Le isole si trovano sulla fascia più instabile della crosta terrestre e sono per questo soggette a fenomeni sismici e vulcanici. Il clima è caratterizzato da temperature elevate e minime escursioni termiche annuali. Le piogge sono più abbondanti a Ovest dove più accentuato è l'influsso dei monsoni. Grande piaga dell'arcipelago sono i tifoni che da maggio a luglio e da ottobre a dicembre colpiscono la zona, causando seri danni. Circa la metà del territorio è coperto da foreste equatoriali.

Cartina delle Filippine

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L'ECONOMIA

Paese essenzialmente agricolo, non possiede un'economia molto forte. La produzione è quasi totalmente destinata al consumo interno; tra le colture principali vi è senza dubbio il riso seguito dal mais e dai tuberi. Il terreno coltivabile nelle Filippine copre soltanto circa il 30% del territorio, ciononostante il settore primario fornisce gran parte del reddito nazionale (40% circa), assicurando i mezzi di sussistenza alla maggior parte della popolazione. L'agricoltura filippina può essere divisa in due settori, quello delle montagne e quello delle pianure. Per il settore più tradizionale, quello di montagna, vengono tuttora praticate, da popolazioni affini agli indonesiani, colture itineranti con il sistema del debbio, una tecnica di miglioramento dei terreni effettuata bruciando le erbe secche che ricoprono il suolo. La popolazione degli igoroti, invece, stanziata nella parte nord-orientale di Luzon, ha trasformato abilmente i versanti delle montagne in una serie di terrazze coltivate a riso che raggiungono i 1.000 metri di quota. L'agricoltura di pianura è caratterizzata dalle haciendas, grandi proprietà terriere costituite durante il periodo di dominazione spagnola ed organizzate con il sistema della mezzadria. Questo tipo di organizzazione arretrata è una delle cause principali del basso livello di produttività dell'agricoltura filippina, nonostante la grande quantità di forza lavoro impiegata. Per eliminare la piaga del latifondo sono state varate ben due riforme agrarie: la prima del 1963 è totalmente fallita; la seconda del 1972 prevedeva l'assegnazione ai mezzadri delle terre che avevano in gestione, trasformandoli in piccoli proprietari terrieri. Purtroppo anche questa legge non ha ottenuto il successo sperato poiché il pagamento dei terreni ai cacichi (latifondisti) da parte dei mezzadri, benché agevolato, risultava ugualmente troppo oneroso. Ad aggravare ulteriormente la situazione contribuisce il consistente aumento della popolazione. Nelle Filippine è inadeguato lo sviluppo industriale: solo l'industria estrattiva è abbastanza produttiva, grazie anche al commercio con l'estero. Il minerale più importante è l'oro seguito da cromo, rame, manganese, ferro, carbone, mercurio e molibdeno. Nell'industria manifatturiera è importante la trasformazione dei prodotti agricoli. Elevati sono i capitali stranieri investiti nell'industria tessile, delle confezioni, elettronica, chimica, attratti soprattutto dall'esiguo costo della manodopera. Notevole impulso ha ricevuto anche l'industria cementiera. Il Paese esporta legname, zucchero, olio di cocco e rame; importa soprattutto macchinari e beni di consumo che coprono le deficienze industriali. Per quanto riguarda le vie di comunicazione interna, insufficienti alle esigenze del Paese, vi sono 202.124 km di strade, di cui solo 20.212 km asfaltati. Le ferrovie si estendono per 429 km.

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CENNI STORICI

La cultura neolitica nell'arcipelago filippino cominciò intorno al 9.000 a.C. e già verso il VI sec. a.C. nell'area si lavorava il metallo. Popolazioni autoctone come gli Aeta e gli Igirot sopravvissero senza assimilarsi alle etnie che più tardi occuparono le isole. Fra il II e il VI sec. d. C. diverse ondate migratorie popolarono l'arcipelago, provenienti dall'Indonesia e dalla Malaysia. Si riunirono in clan e a differenza del resto del mondo malese non furono influenzati dalla cultura classica indiana. Verso l'XI sec. arrivarono nelle Filippine navi mercantili musulmane, Giapponesi e Cinesi e nel XV le isole del Sud furono islamizzate da musulmani di origine malese che fondarono dei sultanati nella zona. L'arrivo degli Europei si fa risalire al XVI sec., allorché Ferdinando Magellano sbarcò nell'arcipelago, trovando la morte in uno scontro con gli indigeni. Nel 1564 il navigatore Miguel Lopez de Legaspi prese possesso delle isole in nome di re Filippo II di Spagna (da cui il nome Filippine). La dominazione spagnola si protrasse fino alla fine del XIX sec., allorché la Spagna perse l'arcipelago alla fine della sfortunata guerra con gli Stati Uniti. Fin dall'inizio di questa colonizzazione gli Igorot della regione montuosa del Nord, detta Cordillera, la popolazione islamica di Mindanao e altri popoli non si sottomisero, continuando a praticare colture di sopravvivenza e non pagando i tributi agli europei. Diverse insurrezioni di queste comunità, inclusa quella cinese, furono duramente represse dagli spagnoli. La storia della colonizzazione delle Filippine fu simile a quella dei paesi sudamericani con due caratteristiche specifiche: la concentrazione nell'arcipelago dei prodotti provenienti da tutto il Sud-Est Asiatico a causa dell'ubicazione delle isole sulle rotte commerciali oceaniche e la dipendenza diretta delle Filippine dal vice-regno del Messico. Sul finire del XIX secolo si formò un movimento indipendentista composto dalla borghesia meticcia che aspirava ad un riconoscimento politico, e da diverse altre fasce di popolazione che si sentivano oppresse. L'insurrezione scoppiò nel 1896 e l'indipendenza venne proclamata il 12 giugno 1898. Gli Stati Uniti iniziarono subito i contatti diplomatici per ottenere il controllo dell'arcipelago. Il 10 dicembre 1898 al Trattato di Parigi, che poneva fine alla guerra ispano-statunitense (Cuba, Puerto Rico), i delegati filippini non furono ammessi alla sessione in cui la Spagna cedette l'arcipelago agli Stati Uniti in cambio di un indennizzo. Tra il 1899 e il 1911 un milione di filippini morirono lottando contro l'occupazione statunitense, comandata dal generale Douglas MacArthur. La forte crescita del movimento nazionalista costrinse alfine gli Americani a concedere l'autonomia nel 1935. Nel 1941, con lo scoppio della seconda guerra mondiale, i Giapponesi lanciarono un attacco alle Filippine, occupando Manila e costringendo le truppe americane e filippine ad arrendersi. I nordamericani tornarono però alla fine della guerra e l'indipendenza che concessero nel 1946 fu poco più che formale: l'arcipelago restò sotto la loro dominazione economica. Aveva così inizio nel Paese il processo di ricostruzione, dopo le devastazioni belliche, sotto la presidenza di Ramon Magsaysay che rimase in carica fino al 1957. Nel 1969 venne eletto alla presidenza Ferdinando Marcos che decretò la legge marziale e che, promulgando la Costituzione del 1973, ottenne pieni poteri, instaurando un regime autoritario. Le fortune politiche di Marcos si incrinarono definitivamente nel 1983, dopo l'assassinio del principale leader dell'opposizione Benigno Aquino. Già nel 1981 migliaia di persone avevano manifestato a Manila chiedendo la fine della dittatura e il ritiro dei militari nordamericani. Aquino, vissuto a lungo in esilio negli Stati Uniti fu ucciso mentre scendeva dall'aereo che lo riportava a Manila. Di questo crimine fu accusato Marcos. Ai funerali parteciparono mezzo milione di persone. Con le elezioni presidenziali del 1986 Marcos fu costretto a cedere i poteri a Corazón Aquino, moglie dello scomparso leader, a causa delle crescenti manifestazioni di sfiducia popolare nei suoi confronti e per l'ostilità della Chiesa cattolica e degli Stati Uniti. Cory Aquino dovette subito affrontare vari tentativi di colpo di stato: i più gravi si ebbero nel novembre del 1986 e nel settembre del 1987. La Aquino promulgò nel 1987 una nuova Costituzione che ristabilì le libertà democratiche, senza tuttavia poter assicurare la pacificazione nazionale, e venne confermata alla guida del Paese. Tuttavia, all'inizio del 1990 il Nuovo Esercito del Popolo abbandonò i negoziati di pace. Nel frattempo grandi disastri naturali, sommati ai conflitti sociali, misero a rischio soprattutto la popolazione infantile. Gli sforzi delle Organizzazioni non governative riuscirono con grandi sforzi a coprire solo un terzo delle necessità e il Governo creò centri di assistenza per i cosiddetti «rifugiati interni» dove si prestò assistenza a più di un milione di persone. Nel novembre 1991 ebbe luogo il ritorno formale e definitivo in patria dei più di 6.000 effettivi statunitensi. Nell'arcipelago, dopo aver ricoperto un'importanza strategica durante la guerra fredda, vennero smantellate tutte le basi americane. Nel 1992 si tennero le elezioni presidenziali; ne uscì vincitore con modesto scarto un altro candidato del partito di Corazón Aquino, l'ex generale Fidel Ramos, il quale divenne il nuovo presidente delle Filippine. Ramos scelse la via del «non allineamento» internazionale e venne riconfermato nelle elezioni parlamentari del 1995. Il Governo di Ramos dovette ricorrere nel 1994 alle opposizioni per controllare l'evasione dell'imposta sul valore aggiunto del 10%. Questa misura economica ottenne la fiducia del Fondo Monetario Internazionale che concesse crediti al Governo di Ramos e permise una crescita del PNL del 5%. Nel 1995 Imelda Marcos fu eletta deputata benché fosse accusata di corruzione e avesse dei processi in corso, mentre la Banca Svizzera restituì al Paese 475 milioni di dollari depositati da Ferdinand Marcos. Il Governo ritenne che esistessero altre migliaia di dollari nascosti in diversi luoghi del mondo. Le misure economiche adottate permisero una crescita che accrebbe ulteriormente il PNL del 6% mentre nel 1995 entrarono nelle Filippine 2.000 milioni di dollari, corrispondenti alle rimesse di 4,2 milioni di lavoratori emigrati, per lo più collaboratori domestici residenti all'estero. Alla fine del 1995 si ebbe una gravissima crisi alimentare con un aumento del prezzo del riso del 70% e si calcolò che più di due terzi della popolazione viveva in povertà. Nonostante le proteste dei rappresentanti dei cristiani filippini - la maggioranza della popolazione - il Governo continuò a negoziare con la guerriglia musulmana con la speranza di rappacificare il Paese e poter attuare le riforme economiche che lo avrebbero reso competitivo all'interno dell'Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico (ASEAN). Nel settembre 1996, il Governo e la guerriglia musulmana firmarono un accordo di pace. Nul Misuari, il leader del Fronte di liberazione nazionale Moro, divenne governatore di Mindanao, una regione autonoma che comprende quasi un quarto del territorio nazionale. L'opposizione cristiana organizzò un referendum contro l'autonomia nel 1998, mentre la guerriglia proseguì senza sosta. Nel marzo del 1998 venne concluso un accordo di pacificazione con il Fronte nazionale democratico (FND) di ispirazione marxista, l'altro gruppo di opposizione armata. Sempre nel 1998 migliaia di bambini di varie parti del mondo marciarono per le strade di Manila per protestare contro lo sfruttamento del lavoro minorile. Nel maggio 1998 il vicepresidente Joseph Estrada venne eletto presidente con il 37% dei voti. Nel biennio 1999-2000 si intensificarono gli scontri armati tra le truppe governative e il Fronte Moro di liberazione islamica. Nell'aprile del 2000 l'esercito diede avvio agli attacchi contro il gruppo separatista islamico Abu Sayyaf. A novembre ebbe inizio il procedimento di impeachment a carico del presidente Estrada, accusato di corruzione, tradimento della fiducia pubblica e violazione della Costituzione. Il procedimento venne sospeso nel gennaio 2001, nonostante le numerose proteste di piazza. Dopo essere stato rilasciato su cauzione, in aprile Estrada fu nuovamente arrestato con l'accusa di «saccheggio delle casse pubbliche» (per la quale è prevista la pena capitale). Nel frattempo a gennaio la vicepresidente Gloria Arroyo aveva assunto la carica di presidente delle Filippine. La neopresidente vide confermata la sua popolarità nelle elezioni del 14 maggio, precedute da una campagna elettorale estremamente cruenta, che si conclusero con la vittoria della coalizione guidata dalla Arroyo. Per quanto riguarda la guerriglia musulmana attiva nelle isole meridionali, la presidente ordinò la sospensione unilaterale delle operazioni contro i guerriglieri del Fronte islamico di liberazione Moro (MILF), mentre dichiarò «guerra totale» ai ribelli di Abu Sayyaf, che in maggio misero a segno un nuovo rapimento di turisti nell'Isola Palawan. Gli ostaggi, una ventina, furono poi trasferiti sull'Isola di Basilan, dove i ribelli hanno una loro base. Nei mesi successivi le truppe governative diedero il via a una serie di operazioni militari sull'Isola di Basilan nel tentativo di liberare gli ostaggi, senza tuttavia ottenere grandi risultati. Dopo il ritrovamento dei corpi di ostaggi decapitati, le forze governative raggiunsero un primo successo con l'arresto di Nadjmi Sabdula, uno dei leader di Abu Sayyaf (luglio). Dopo gli attacchi terroristici dell'11 settembre a New York, la situazione precipitò, dal momento che anche altri gruppi islamici ripresero le armi contro Manila. A dicembre una serie di attentati simultanei nella capitale provocarono la morte di 14 persone. All'inizio del 2002 gli USA e l'esercito filippino diedero avvio a una serie di operazioni congiunte contro i ribelli di Abu Sayyaf (ritenuti fiancheggiatori di Osama bin Laden) con le quali Washington inaugurò una nuova fase della guerra internazionale al terrorismo. Nel successivo mese di ottobre numerose esplozioni scossero le città di Manila e Zamboanga. Nel febbraio 2003 il cessate il fuoco nei conronti del Fronte islamico di liberazione Moro, in vigore dal marzo 2001, venne rotto dopo una serie di nuovi attacchi da parte del MILF. In luglio il Governo, in segno di distensione, decise di siglare un nuovo cessate il fuoco con il gruppo. Nel febbraio 2004 iniziarono in Norvegia i colloqui tra il Governo e i ribelli del New People's Army ma il ritiro di questi ultimi, nel mese di agosto, ne dichiararono la fine infruttuosa. Nel giugno 2004 Gloria Arroyo venne proclamata la vincitrice delle elezioni presidenziali del mese di maggio. Nel novembre e dicembre dello stesso anno centinaia di persone persero la vita a causa delle avverse condizioni atmosferiche che colpirono il Paese. Di nuovo scontri tra il Governo e membri del MILF, nel gennaio 2006, decretarono la fine del cessate il fuoco. Nel mese di luglio la presidente Arroyo venne invitata a dimettersi perché accusata di manipolazione elettorale, ma rifiutò e riuscì a passare indenne da un tentativo di impeachment. In novembre e dicembre nell'isola di Jolo si verificarono duri scontri tra le truppe governative e i ribelli di Abu Sayyaf. Nel successivo mese di febbraio venne proclamata una settimana di emergenza dopo la dichiarazione dell'esercito di avere svelato un colpo di Stato. Nel giugno dello stesso anno venne abolita la pena di morte.

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LE CITTÀ

Manila

(1.581.082 ab.). Capitale delle Filippine e capoluogo della provincia omonima (636 kmq; 9.932.560 ab.). Situata nell'ampia baia omonima, è stata capitale delle Filippine dall'antichità con una breve interruzione dal 1948 al 1976, periodo durante il quale la funzione fu assunta da Quezon City. Manila conserva tutto lo splendore che le deriva dal considerevole passato, dalla storia, dalla bellezza della sua struttura urbanistica e dall'importanza del suo porto, il maggiore dell'arcipelago filippino e uno dei più importanti dell'Asia. Situata nell'isola di Luzon, sulle rive del fiume Pasig, nel 1572 divenne il maggiore centro delle Filippine, allora possedimento spagnolo. La città vecchia conserva ancora a testimonianza di quell'epoca le antiche mura spagnole e viene perciò definita Intramuros. Molto caratteristico è del resto questo residuo di passato europeo, che crea un curioso contrasto con il circostante ambiente asiatico. Al di fuori dell'Intramuros, la città si è sviluppata con criteri modernissimi. Tra gli edifici più meritevoli di attenzione, citiamo la cattedrale gotica di San Domenico, il palazzo dell'Ayuntamiento e alcune maestose chiese gotiche.

Panorama di Manila

Scorcio di Manila

Quezon City

(2.173.831 ab.). Città delle Filippine, venne fondata nel 1937. Grande centro residenziale è situato nei pressi di Manila, con la quale forma una specie di conurbazione. Derivò il suo nome da Manuel Quezon Molina, primo presidente della Repubblica delle Filippine. Quezon City sostituì temporaneamente, dal 1948 al 1976, Manila nel suo ruolo di capitale dello Stato.

Davao

(1.147.116 ab.). Città delle Filippine. Posta nell'isola di Mindanao, ha un porto sul golfo di Davao. Nella zona circostante la città è fiorente la coltivazione dell'abaca, o canapa di Manila, per il favorevole terreno di origine vulcanica. Notevole anche la produzione di caucciù, ananas, legname.

PICCOLO LESSICO

Abacà

Fibra tessile ricavata dalla Musa texilis, detta anche canapa di Manila. Le fibre raggiungono anche i tre metri di lunghezza. L'abacà, molto resistente, viene utilizzata soprattutto per tessuti grossolani, reti da pesca e gomene da marina.

Negritos

Popolazione che originariamente occupava le isole delle Filippine prima delle immigrazioni di popolazioni malesi. Oggi i negritos sono stanziati principalmente nelle foreste settentrionali dell'isola di Luzon, in alcune zone della penisola della Malacca e nelle isole Andamene. I negritos, così denominati dai conquistatori spagnoli, hanno caratteri antropologici e somatici simili a quelli dei pigmei, tanto che vengono chiamati anche pigmei asiatici. Hanno la pelle molto scura, i capelli crespi, corporatura robusta a statura molto bassa (145-150 cm). Vivono in piccoli gruppi sparsi; l'organizzazione sociale si basa su raggruppamenti familiari di tipo monogamico, caratterizzati da un'economia primitiva dove l'arco è ancora l'unica arma da caccia. Queste popolazioni stanno tuttavia progressivamente scomparendo poiché le precarie condizioni di vita continuano ad abbassare il tasso di natalità. Molti di loro hanno quindi abbandonato la vita primitiva tradizionale per dedicarsi al lavoro nelle risaie e nelle miniere.

Taal

Vulcano attivo, situato al centro del lago omonimo nell'isola di Luzon. Alto solo 260 m è famoso per le terribili eruzioni del 1885 e del 1911 (1.300 morti). Dal 1965 il vulcano ha ripreso un'intensa attività.

Tagalog o Tagal

Popolazione indonesiana di tipo relativamente puro, stanziata nelle regioni centro-occidentali di Luzon e in alcune zone di Mindanao, nelle isole Filippine. Sono, dopo i visaya, il gruppo etnico più numeroso dell'arcipelago, per la quasi totalità cristiani. La lingua tagalog appartiene alla famiglia indonesiana, e ha una considerevole letteratura.

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PERSONAGGI CELEBRI

Benigno e Corazon Aquino

Personalità politiche delle Filippine. Originario di una famiglia facoltosa, Benigno Aquino (Tarlac 1932 - Manila 1983) si dedicava presto alla vita politica, riuscendo ad essere eletto senatore. Con l'inasprirsi della dittatura del presidente Marcos, diveniva il principale esponente dell'opposizione democratica. Arrestato nel 1972, era costretto ad espatriare negli Stati Uniti, da dove continuava a mantenere i contatti con i suoi seguaci. Nel 1983, nell'imminenza di importanti riforme costituzionali varate da Marcos per perpetuare il suo regime, decideva il ritorno in patria. Giunto a Manila, veniva però assassinato sulla scaletta dell'aereo dal quale stava scendendo. L'omicidio veniva dapprima attribuito dalle autorità alla guerriglia comunista, ma nel 1985 veniva aperta un'inchiesta che ne individuava i responsabili in alcuni settori dell'esercito assai vicini a Marcos, rimanendo comunque impunito. Dopo la morte di Benigno Aquino, l'opposizione si coagulava intorno alla moglie dello scomparso leader, Corazón, detta Cory (n. Manila 1933). La Aquino riusciva a raccogliere vasti consensi, interni e internazionali, ma presentatasi alle elezioni presidenziali del 1986 veniva sconfitta. Tuttavia Marcos, travolto dalle accuse di brogli e dalla crescente opposizione popolare, doveva lasciare il Paese. Proclamata allora presidente della Repubblica, Corazón veniva poi confermata nelle successive elezioni del 1987 che ratificavano anche la nuova Costituzione. Ma nello stesso anno si verificavano scontri tra la Aquino e i membri del suo Governo, in particolare con il vicepresidente Salvador Laurel. Nel dicembre del 1989 la Aquino doveva ricorrere all'aiuto delle truppe statunitensi per domare una rivolta militare contro il suo Governo. Nel 1990 annunciava la formazione di un nuovo partito, il Kabising. In occasione delle elezioni presidenziali del 1992 si ritirava dalla vita politica.

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ALTRI CENTRI

Cebu

(718.821 ab.). Città delle Filippine, è situata sulla omonima isola. È un importante porto carbonifero, dati gli ingenti giacimenti di carbone presenti nell'interno dell'isola.

Zamboanga

(601.794 ab.). Città delle Filippine nell'isola di Mindanao. Sorge sullo stretto di Basilan, all'estremità sud-occidentale dell'isola, nella provincia di Sur. Dispone di uno dei porti più attivi di tutte le Filippine. Centro commerciale assai importante, Zamboanga provvede all'esportazione di varie materie prime provenienti dalla regione, e soprattutto della gomma. Da Zamboanga si esportano anche la copra e l'abaco, il legname pregiato prodotto nelle foreste dell'interno, e il minerale di ferro proveniente dai giacimenti di Malangas. La città venne fondata dai missionari spagnoli nel 1635; la parte vecchia è ricca di edifici di stile spagnolo e ospita l'antica fortezza di San Pedro; tutto intorno al centro originario, chiamato población, sorgono i nuovi quartieri, che si estendono soprattutto in direzione dell'entroterra. Dal porto partono giornalmente battelli che fanno la spola con le vicine isole dell'arcipelago di Sulu, spingendosi fino all'isola di Borneo e anche a Celebes.

Philippines

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