Dizionari Enciclopedia Storia Link utili Non chiedete che cosa il vostro Paese può fare per voi; chiedete che cosa
potete fare voi per il vostro Paese. La scuola consegue tanto meglio il proprio scopo quanto più pone l'individuo
in condizione di fare a meno di essa. |
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Il Libro dei Fatti del Bhutan Foto ![]() La bandiera. Diviso diagonalmente dall'angolo inferiore lato paranco; il triangolo superiore è giallo e il triangolo inferiore è arancione; centrato lungo la linea di demarcazione è un grande drago bianco e nero rivolto lontano dal lato del paranco; il drago, chiamato Druk (Drago del Tuono), è l'emblema della nazione; il suo colore bianco è sinonimo di purezza e i gioielli nei suoi artigli simboleggiano la ricchezza; i colori di sfondo rappresentano poteri spirituali e secolari all'interno del Bhutan: l'arancione è associato al buddismo, mentre il giallo denota la dinastia regnante. GEOGRAFIA - ASIA - BHUTANPRESENTAZIONEIl Bhutan, posto nell'Asia centro-meridionale, confina soltanto con due Stati: a Nord con la Cina;a Sud, a Est e a Ovest con l'India. Occupa una superficie di 47.000 kmq e ha una popolazione di più di 876.181 (2023) di abitanti, con una densità di 43 abitanti per kmq. La popolazione del Bhutan è composta in gran parte dai Bothe (50%) e dai Nepalesi (35%), con minoranze di altri gruppi etnici (15%). La religione più diffusa è il Buddhismo mahayana (70%), ma non mancano induisti (25%) e minoranze musulmane (5%). Il Bhutan è una Monarchia ereditaria. Dal 1998 il diritto di nominare il Governo è passato dal re all'Assemblea nazionale (Tsogdu) che ha anche il potere di votare la sfiducia al sovrano. Non sono ammessi partiti politici. Il sistema giudiziario prevede la pena di morte. La cura degli affari esteri e della difesa è demandata all'India. L'unità monetaria è il ngultrum. La capitale è Thimphu (30.000 ab.). IL TERRITORIOPrevalentemente montuoso, il territorio del Bhutan comprende la parte meridionale della catena dell'Himalaya.
La regione settentrionale è caratterizzata da alte montagne che superano i 7.000 m. Al centro del Paese si estende una zona di media altitudine (2.000 - 3.000 m), costituita da altipiani e nella zona meridionale si trova una fascia collinare. I fiumi, affluenti del Brahmaputra, sono alimentati dai ghiacciai e perciò ricchi di acque dal corso vorticoso che ha creato profonde vallate longitudinali. Il tratto caratteristico del clima è rappresentato dalle copiose precipitazioni della fascia collinare, coperta da una vegetazione fitta di liane e arbusti. Frequenti piogge si registrano anche al centro, ma per effetto dell'altitudine la temperatura si abbassa e la giungla cede il posto ai boschi di querce e castagni. Pastori nella regione di Laya, sullo sfondo le vette himalayane L'ECONOMIAStoricamente isolato a causa della conformazione del suo territorio, il Bhutan possiede un'organizzazione economica piuttosto arretrata, fondata su un'agricoltura di sussistenza;la popolazione è distribuita in piccoli villaggi attorno ai caratteristici castelli-fortezza feudali. Le colture tradizionali sono quelle del riso, del mais, del grano, dell'orzo e delle patate, ma la superficie coltivata rappresenta solo il 5% del totale, anche se si stanno compiendo degli sforzi per estenderla. L'agricoltura è comunque in espansione: cardamomo, mele, arance e albicocche sono esportate in India. Nel Sud viene prodotto legname, soprattutto tek, ma il taglio degli alberi è strettamente controllato. Per quanto riguarda l'allevamento, è discretamente sviluppato quello bovino. Le risorse minerarie sono inesistenti, come pure l'industria, se si escludono alcune attività artigianali legate al commercio interno. In molti ambiti pubblici, dalla costruzione di strade alla scuola, si deve ricorrere a personale indiano. I finanziamenti forniti da India e USA hanno permesso di migliorare le condizioni sanitarie, il campo dell'istruzione e delle comunicazioni.
CENNI STORICILa vicinanza con grandi Paesi come India e Cina e la presenza delle vette più alte del pianeta hanno isolato il Bhutan dal resto del mondo.I primi esploratori e inviati del Governo coloniale della Gran Bretagna lo chiamarono «Bootan», terra dei booteas, o anche Bhotan. L'origine del nome sembra provenire dal sanscrito Bhot ante («la parte finale del Tibet»), o da Bhu'nthan («terra montuosa»). Per la popolazione il nome del Paese è Druk o Druk Yul, «terra del drago del tuono». La tradizione Drupka Kargyud ebbe una grande importanza a partire dal XII sec. Nel XVII sec., dopo un lungo periodo di rivalità tra diversi gruppi, un Lama Drupka Kargyud chiamato Ngawang Namgyal riuscì ad unificare il Paese che, tra il XVII e il XIX sec. divenne una specie di protettorato della Gran Bretagna. Namgyal, conosciuto comunemente come lo Shabdrung («ai cui piedi uno si arrende»), cumulava le cariche di governatore e di guida spirituale. A causa delle divisioni, il potere dei successivi Shabdrung si logorò e il 17 dicembre 1907 Ugen Wangchuck diede inizio alla prima Monarchia ereditaria. Il Trattato di Punakha, del 1910, stabilì la non ingerenza inglese nella politica interna del Bhutan e la chiusura ai viaggiatori europei, ma lasciò agli Inglesi i rapporti con l'estero. Nel 1949 il precedente trattato fu rinnovato negli stessi termini con l'Unione Indiana.
Durante gli anni '60, il Bhutan cominciò ad uscire dall'isolamento che si era imposto: entrò a far parte del Piano Colombo (1962) e dell'Unione postale universale (1969). L'anno dopo si formò il dipartimento degli Affari Esteri, che nel 1971 divenne ministero. Lo stesso anno segnò l'ingresso nelle Nazioni Unite e l'apertura di una missione diplomatica a Nuova Delhi e un'altra permanente all'ONU di New York; lo Stato divenne inoltre membro del Movimento dei Paesi non allineati. Il re, Jigme Singye Wangchuck, quarto della famiglia, venne incoronato nel 1972; nel corso del suo regno, l'apparato politico ed amministrativo venne ristrutturato e reso più efficiente, dando vita a piani quinquennali di sviluppo; cominciò anche una riforma agraria con la distribuzione di terre appartenenti alla Corona.
Dal momento in cui il Paese abbandonò l'isolamento, divenne prioritaria la creazione di un'infrastruttura economica. Una rete di strade, necessaria dopo la chiusura della frontiera tibetana nel 1960 da parte cinese, attraversa ora il Paese soprattutto in direzione Sud, verso la frontiera con l'India. Per la produzione di energia idroelettrica si sfruttarono i fiumi e le cascate. Il gran progetto Chukha, tra Phuntsholing e Thimbu, con un potenziale di 8 mila megawatt fu in grado di fornire energia anche alle zone di frontiera dell'India, garantendo un notevole afflusso di valuta estera. Alcune parti del Sud del Bhutan furono collegate alla rete energetica indiana, ma l'80% della popolazione non poté disporre di elettricità. Nel giugno 1988 entrò in funzione la prima industria chimica, la Bhutan Carbide and Chemicals Ltd e nello stesso anno si installò la finanziaria Bhutan Development Finance Corporation (BDFC), allo scopo di espandere rapidamente il settore privato. Un pieno di credito rurale, iniziato nel 1982 sotto l'egida dell'Amministrazione reale della moneta, venne trasferito sotto l'egida della BDFC. L'immagine di stabilità politica che il Governo cercò di dare all'esterno venne duramente compromessa dalle azioni di gruppi di opposizione, che reclamarono la democratizzazione: tra di loro ci fu la minoranza di origine nepalese, molto attiva negli ultimi anni.
Le tensioni etniche aumentarono nel 1988, quando il censimento segnò la «bhutanizzazione» completa del Regno, imponendo l'uso del vestito nazionale nei luoghi pubblici (il ko per gli uomini, la kika per le donne) e dell'idioma dzonga come lingua ufficiale. Venne proibito l'insegnamento del nepalese, vietato l'ingresso dei turisti nei luoghi sacri e proibite le trasmissioni televisive dall'India; inoltre persero validità i permessi di soggiorno per lavoro rilasciati agli stranieri. La minoranza nepalese (circa il 25% della popolazione, stabilitasi nel Sud del Paese fra il 1910 e il 1950) iniziò una serie di manifestazioni, ma le rivendicazioni si scontrarono con l'intransigenza della Monarchia. Nel settembre 1990, quando il Governo represse duramente il Partito popolare del Bhutan (BPP), già fuorilegge, che rappresentava la minoranza nepalese, vi furono gravi disordini in cui persero la vita 300 persone.
Il BPP era stato fondato da un gruppo di studenti di origine nepalese per mettere fine alla dominazione drupka, trasformare la Monarchia da assoluta in costituzionale e legalizzare i partiti politici. Nel corso del 1990 gruppi nepalesi incendiarono scuole e distrussero ponti, mettendo anche in atto dei sequestri per autofinanziarsi. Il Governo rispose chiudendo le città del Sud, dove si concentrava la popolazione di origine nepalese. Intanto a Kathmandu, capitale del Nepal, venne fondato il Fronte unito di liberazione popolare. Nel 1991, il re Jigme Singye Wangchuck minacciò le dimissioni se non fosse stata approvata la sua politica verso la minoranza nepalese; alla fine dell'anno il Governo concesse l'amnistia a 800 militanti del BPP. Dal punto di vista economico il Bhutan dipendeva dall'India per le importazioni (beni di consumo, combustibile, grano, macchinari, scorte, veicoli) e per le esportazioni, poiché a quel Paese andava il 93% dei prodotti (energia idroelettrica, cemento, artigianato, frutta e piante medicinali come il cardamomo). In seguito il Bhutan cercò di diversificare il commercio estero, avviando nello stesso tempo programmi di sviluppo finanziati da Paesi quali Norvegia, Kuwait, Giappone e Svizzera. I contadini furono obbligati a lavorare su progetti per la costruzione di infrastrutture, ma senza ricevere un salario. I tentativi di portare il Paese nell'economia di mercato non ebbero però successo e il Bhutan restò tra i 42 Paesi meno sviluppati del mondo, anche a causa della conformazione del territorio che rendeva difficile la costruzione di strade nonché complessa e costosa la realizzazione di infrastrutture. Nonostante tutto, i piani quinquennali vennero puntualmente portati a termine; pertanto, il prodotto interno lordo crebbe in termini reali alla media del 7,5% annuo tra il 1980 e il 1990. Dal 1992 venne applicato un ulteriore piano economico con l'obiettivo di aumentare le esportazioni, di conservare l'ambiente e l'equilibrio regionale, di promuovere i diritti della donna. Vennero incoraggiati gli investimenti stranieri con l'assistenza tecnica dell'India ed ebbe inizio una cauta politica di privatizzazioni per consentire alla popolazione di acquisire partecipazioni nelle imprese statali.
Il bilancio 1994-95 incrementò l'appoggio finanziario internazionale, che riguardava per il 41,6% le Nazioni Unite e altre agenzie e per il 21,2% il Governo indiano. Non vennero risolti i problemi alle frontiere con Cina (sovranità sulla regione di Arunachal Pradesh) e India (piccola zona tra Sarbhang e Gueyilegfug), e nemmeno la questione degli oltre 100.000 immigrati (nepalesi e bhutanesi di origine nepalese), perseguitati o espulsi, ospitati nei campi profughi. Dal 1990 il Bhutan iniziò a considerare i rifugiati (chiamati «hotsampas») come apolidi. Nel 1996 il Parlamento europeo condannò la politica in materia di diritti umani del Governo di Thimbu; il Nepal propose un'indagine per determinare la nazionalità degli hotsampas, ma non venne accettata. Il Governo di Nuova Delhi collaborò in varie occasioni con il Bhutan per mantenere il controllo degli oppositori esiliati nel Nord dell'India, reprimendo varie manifestazioni contro il Governo di Thimbu, che a sua volta appoggiò l'India nelle sedi internazionali. Nel settembre 1996, India, Bhutan e Libia votarono contro la sospensione dei test nucleari. Nel 1998 venne varato un pacchetto di riforme politiche volte a limitare il potere monarchico: il diritto di nominare il Governo passò dal re all'Assemblea nazionale (Tsogdu) che acquisì anche il potere di destituire il sovrano con una mozione di sfiducia approvata da almeno i 2/3 dei membri.
Il cammino verso una maggiore democratizzazione del Paese proseguì anche nel 1999, quando vennero liberati diversi prigionieri politici e venne permessa la fruizione (seppur ancora largamente limitata) di servizi televisivi e via Internet. Nel 2000 il Bhutan fu colpito da smottamenti, causati dalle fitte piogge, che provocarono la morte di almeno 200 persone. Ramo esecutivo. Capo di Stato: re Jigme Khesar Namgyel WANGCHUCK dal 14 dicembre 2006; Nota: Il re Jigme Singye WANGCHUCK ha abdicato al trono il 14 dicembre 2006 a favore di suo figlio LE CITTÀPunakha(32.000 ab.). Capitale invernale del Bhutan, è situata a 1.576 m s/m., sul versante meridionale dell'Himalaya, a Nord-Est di Thimphu.Posta alla confluenza del fiume Punakha e Pho Chu, la città è sede di industrie meccaniche, tessili, conciarie, del cemento; commercio di prodotti dell'allevamento (lana, pelli); artigianato del legno e dei metalli. Fondata nel 1577 e in seguito fortificata, fu in parte distrutta nel XIX secolo. Centro religioso buddhista. Thimphu(30.340 ab.). Capitale estiva del Bhutan, è sede degli organismi politici e amministrativi del Paese.È situata nella valle fiume omonimo, 25 km a Sud-Ovest di Punakha. Artigianato tessile. Aeroporto.
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