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Geografia EuropaGeografia Europa Territorio Storia Economia della Polonia
GEOGRAFIA - EUROPA - POLONIAPRESENTAZIONELa Polonia confina a Nord-Est con l'enclave russa di Kaliningrad e con la Lituania, a Est con la Bielorussa e l'Ucraina, a Sud con la Repubblica Ceca e la Slovacchia, a Ovest con la Germania. A Nord è bagnata dal Mar Baltico. Si estende su una superficie di 312.685 kmq e conta una popolazione di 38.180.000 abitanti, con una densità di 122 abitanti per kmq. La popolazione è costituita da Polacchi (94,2%) e da minoranze di Ucraini (3,9%), Tedeschi (1,3%) e altri (0,6%). Lingua nazionale è il polacco. La religione predominante è la cattolica (90,7%); vi sono alcune minoranze di ortodossi autocefali (1,4%) e altri (7,9%). La Polonia è una Repubblica. Secondo la Costituzione approvata nel 1997, il potere legislativo spetta alla Camera dei deputati, un organismo che consta di 460 membri, e al Senato di 100 membri. Camera e Senato sono eletti ogni quattro anni e a loro volta eleggono il presidente della Repubblica, il cui mandato è di cinque anni ed è rieleggibile una sola volta. Il potere esecutivo appartiene al Governo. L'unità monetaria è il nuovo zloty. La capitale è Varsavia (1.690.821 ab.; agglomerato urbano 2.200.000 ab.).IL TERRITORIOIl rilievo e la morfologiaAffacciata sul Mar Baltico, con coste prevalentemente rettilinee e sabbiose che si sviluppano per oltre 500 km tra le foci dell'Oder e della Vistola, la Polonia si presenta con un contorno di aspetto quadrangolare. I due terzi del territorio sono situati al di sotto dei 300 m di altitudine e ben la metà sotto i 200, mentre solo il 3% ha un'altezza superiore ai 500 m. Sull'antico substrato di rocce paleozoiche e prepaleozoiche, saldato al basamento cristallino della zolla continentale euro-sarmatica, si sono deposti in più riprese i materiali trasportati e abbandonati dalle glaciazioni quaternarie, la cui fronte più avanzata è riuscita a lambire le pendici dei rilievi (dai Sudeti ai Beschidi) che chiudono a Sud il territorio polacco. Ne deriva che in quest'ultimo è possibile individuare delle distinte entità regionali, caratterizzate soprattutto in senso geomorfologico. La sezione settentrionale, che per buona parte si affaccia sulle rive del Baltico, limitata dai corsi inferiori dell'Oder e della Vistola ma estesa anche ad Est di quest'ultima, comprende le due regioni della Pomerania a Occidente e della Masuria a Oriente. Ambedue costituiscono il complesso delle cosiddette alture lacustri baltiche, caratterizzate da rilievi lievemente ondulati, modellati su depositi glaciali (morene) e fluvioglaciali cosparsi di migliaia di piccole conche paludose e lacustri dalle forme assai articolate e rivestiti sovente da foreste miste di latifoglie e conifere. Raramente essi si elevano oltre i 300 m s/m., come nella collina di Wiezyca (329 m) a Sud-Ovest di Danzica o in quelle di Szeskie (309 m) e di Dylewska Góra (312 m) nella Masuria orientale. La costa si presenta invece bassa e sabbiosa, limitata alle sue estremità occidentale e orientale dai grandi specchi lagunari di Stettino e di Wislany, chiusi da imponenti cordoni di dune litoranee la cui formazione è stata alimentata dai sedimenti scaricati alla foce dell'Oder e della Vistola. Altre minori lagune interrompono la continuità del litorale dove sboccano numerose depressioni vallive solcate da brevi corsi d'acqua che scendono dalle retrostanti alture moreniche: sono i canali proglaciali formatisi per effetto dell'erosione delle acque di fusione che provenivano dalla fronte dei ghiacciai pleistocenici. La sezione centrale del territorio polacco si presenta invece altimetricamente più depressa, solcata com'è dalle grandi vallate della Vistola e dei suoi affluenti, oltre che di quelli di destra dell'Oder, dirette generalmente ora in senso meridiano ora ad esso trasversali. In questa parte della Polonia i canali proglaciali risultano ampi e limitati da una serie di ripiani terrazzati dove spesso sorgono i principali centri urbani, mentre topograficamente si possono individuare alcune grandi depressioni, come quella della Masovia Podlachia a Est, bagnata dal medio corso della Vistola e dei suoi affluenti di destra (Bug e Narew), e della Cuiavia Grande Polonia a Ovest, compresa tra il medio corso della Vistola e dell'Oder e solcata dagli affluenti di destra di quest'ultimo (Notec e Warta). A Sud della Masovia l'altitudine media si accentua con la presenza di una serie di alteterre comprese tra i corsi superiori dell'Oder e della Vistola e ad Est di quest'ultima. Si tratta di veri e propri altopiani modellati sui resti di antiche catene erciniche spianate dall'erosione e ricoperte parzialmente da sedimenti mesozoici e cenozoici. Le loro massime culminazioni raggiungono i 390 m sull'altopiano di Lublino, che si stende tra la Vistola e il Bug, e i 612 m del Monte Calvo, rilievo più elevato dei Monti della Santa Croce che si allineano a Ovest della Vistola. Verso Sud-Ovest questi ultimi sono ricoperti, nella valle della Nida, da sedimenti mesozoici che più oltre, nell'Alta Slesia, lasciano affiorare un ricco bacino carbonifero, limitato, ancora più a Ovest, dal corso dell'Oder, e verso Nord-Est da una lunga dorsale che si stende da Czestochowa a Cracovia. È questa la regione più ricca, industrializzata e popolosa del Paese, denominata anche Piccola Polonia. I rilievi boemo-carpatici rientrano nella sezione meridionale del Paese e sono costituiti rispettivamente dalle catene dei Sudeti e dei Beschidi. I Sudeti formano il lato nord-orientale del quadrilatero boemo, con un'ossatura di rocce cristalline (granitiche e metamorfiche) e sedimentarie di età prevalentemente paleozoica. I rilievi più elevati raggiungono i 1.509 m del Wlk. Szyszak e i 1.602 m della Sniezka, che sovrastano la conca di Jelenia Góra nell'alta valle del Bóbr, nonché i 1.425 m del Snieznik, massiccio metamorfico che si affaccia sulla conca di Klodzko nell'alta valle della Nysa Klodzka. A Est di quest'ultimo massiccio i rilievi sudetici si deprimono ulteriormente fino al solco dell'Oder, oltre il quale si allineano le catene dei Beschidi e il loro pedemonte che costituisce la regione storica della Galizia, estesa anche sul versante ucraino dei Carpazi. Il sistema dei Beschidi è costituito da numerose catene, generalmente orientate in senso Est/Ovest e incise da profonde vallate trasversali. Le loro massime culminazioni superano i 1.000 m come nella sezione occidentale, con i 1.557 m del Pilsko. Solo nella sezione centrale il rilievo si impenna in corrispondenza del massiccio granitico dei Tatra, che con forme tipicamente alpine emerge da una copertura di sedimenti mesozoici notevolmente carsificati raggiungendo in territorio polacco i 2.499 m del Rysy. Orograficamente il sistema dei Beschidi è distinto in tre settori: l'occidentale (gli Alti Beschidi), che si stende a Nord dei Tatra ed è separato dal corso del Dunajec da quello centrale (i Bassi Beschidi), con scarse culminazioni superiori ai 1.000 m; il settore orientale costituisce la breve ma elevata catena dei Bieszczady, che culmina nei 1.346 m del Tarnica all'estremità sud-orientale del Paese.
L'idrografiaIl territorio polacco è interamente drenato da corsi d'acqua tributari del Mar Baltico e che appartengono ai due grandi bacini dell'Oder e della Vistola. L'Oder è lungo 854 km, di cui 742 km in territorio polacco e quasi tutti navigabili (di essi 170 segnano il confine con la Germania). Il suo bacino è ampio 118.861 kmq, di cui 106.056 kmq in territorio nazionale. Il fiume nasce al confine tra l'Alta Slesia e la Moravia in territorio ceco, dove scorre per un centinaio di chilometri separando le catene dei Sudeti e quelle dei Beschidi. Dopo aver solcato la Bassa Slesia e bagnato la città di Breslavia, esso riceve sulla sinistra la Neisse, che segna per 198 km il confine tedesco ed è lunga complessivamente 252 km, di cui 54 km in territorio cecoslovacco, dove nasce alle pendici occidentali dei Sudeti. Prima di sfociare nel Baltico, con un'ampia foce sbarrata da cordoni sabbiosi e residui rilievi morenici (Wolinski, 115 m) che danno origine alla laguna di Stettino, l'Oder riceve sulla destra il contributo della Warta (con il subaffluente Notec, 388 km), fiume interamente polacco che nasce sull'altopiano di Czestochowa e attraversa le pianure centrali con un corso lungo 808 km di cui la metà navigabili, bagnando la città di Poznan. L'altro grande fiume interamente polacco è la Vistola, che nasce negli Alti Beschidi e dopo aver attraversato le regioni più ricche e popolose della Polonia bagna Cracovia e Varsavia per poi sfociare con un delta compatto nel golfo di Danzica. Con un regime caratterizzato da piene primaverili ed estive e magre invernali, il suo corso è lungo complessivamente 1.047 km, di cui 941 navigabili. Principali affluenti di destra della Vistola sono il Bug (772 km), che segna per lungo tratto il confine con l'Ucraina, e il Narew (484 km), ambedue provenienti dal territorio ucraino e confluenti a Nord di Varsavia assieme alla Wkra (249 km) che scende dalle alture lacustri della Masuria occidentale. Altri affluenti di destra della Vistola, che sono defluenti interamente in territorio polacco, sono il San (443 km), che scorre all'estremità sud-orientale del Paese, e il Dunajec (297 km), che nasce dal massiccio dei Tatra dove riceve il Poprad (220 km), proveniente dalla vicina Slovacchia. Tra i numerosi affluenti di sinistra della Vistola il più lungo è la Pilica (319 km), che nasce sull'altopiano di Czestochowa. Numerosi ma assai brevi sono i corsi d'acqua che scorrono nelle regioni lacustri della Pomerania e della Masuria: il maggiore di essi è la Lyna (264 km). Numerosi sono i bacini lacustri, di ogni forma e dimensione (oltre 9.000 con una superficie superiore a un ettaro), che occupano il fondo di depressioni modellate dal glacialismo pleistocenico. La maggior parte di essi è disseminata nella Pomerania e nella Masuria, ma non mancano anche piccoli laghetti di circo nelle zone glacializzate dei Carpazi. I bacini più estesi sono quelli di Sniardwy (114 kmq) e di Mamry (104 kmq) nella Masuria. Numerosi anche i bacini artificiali ubicati sia sul corso dei grandi fiumi che nelle regioni montuose.
Il climaCompreso tra i rilievi dell'Europa Centrale e le rive del Baltico, il territorio polacco è sottoposto alle opposte influenze delle masse d'aria fredde e asciutte provenienti dal Bassopiano Sarmatico e di quelle temperato-umide di origine atlantica. Di conseguenza le sue condizioni climatiche, pur tendenzialmente continentali, sono caratterizzate da una certa variabilità, mentre l'influenza del mare, proprio per la sua scarsa profondità, è assai limitata. Gli inverni sono piuttosto freddi e nevosi (con temperature estreme che superano spesso i -20°), specialmente nelle regioni orientali e in quelle montuose. I fiumi possono gelare per parecchi giorni ostacolando la navigazione. Le estati sono calde, con temperature estreme di frequente superiori ai 30°. Nelle regioni montuose le precipitazioni cadono con una certa intensità.
Il paesaggio vegetale e la protezione della naturaAncora fino al XVIII sec. il territorio polacco era rivestito per un terzo di boschi, oggi estesi per oltre un quarto della superficie nazionale (28%). Il terreno è formato da depositi palustri, come nelle zone fluvio-lacustri periodicamente inondate, e da ripiani più asciutti, prevalentemente da podzols, caratteristici suoli di color grigio cenere, a volte sabbioso-argillosi, altrimenti ciottolosi e ricchi di silice. Su di essi si sviluppa preferibilmente una foresta di conifere, a volte mescolate a caducifoglie, ma anche semplici lande erbose. Sulle colline della Pomerania si estende la foresta del faggio, che è anche la formazione vegetale originaria, cui si mescolano, nelle zone più asciutte, i pini, mentre nella regione lacustre della Masuria prevale la foresta di querce mescolate alle conifere. La foresta mista di faggi e conifere domina anche le pianure centrali del Paese e gli altopiani tra l'Oder e il Bug. L'abete rosso ricopre i versanti più elevati delle catene carpatiche e sudetiche, sostituito, solo nelle zone più elevate, da praterie di alta montagna. Dell'originaria copertura forestale la Polonia conserva ancora la Foresta di Bialowieza (nel bacino del Narew, al confine ucraino, estesa 5.300 ettari), istituita a parco nazionale. Esistono in Polonia 22 parchi nazionali, per una superficie totale di oltre 297.000 ettari, i più estesi dei quali sono il Kampinoski (35.500 ettari) quello dei Tatra (21.200 ettari che, uniti alla porzione slovacca, salgono ad oltre 70.000) e quello di Slovinski (12.200 ettari), che comprende alcune piccole lagune sulla costa baltica. Di notevole interesse è anche il parco di Karkonosze (5.500 ettari) nella zona più elevata dei Sudeti che, unito alla ben più ampia sezione slovacca, raggiunge i 44.000 ettari. Non molto è rimasto della tipica fauna selvatica di questa parte d'Europa, se si fa eccezione per quella che popola le lagune costiere, che è di tipo ornitologico (cigni selvatici, cormorani, cicogne nere, ecc.), e i rilievi meridionali boemo-carpatici (dove vivono cervi, alci, cinghiali, orsi bruni, falchi, ecc.), generalmente protetta nei parchi nazionali e nelle riserve. Queste ultime sono circa un migliaio e coprono una superficie di oltre 100.000 ettari. Nella Foresta di Bialowieza, ma anche in altre apposite riserve, vive ancora, in circa 600 esemplari, rigorosamente protetto, il bisonte europeo.
L'ECONOMIALa Polonia è un Paese rurale, che impiega un quarto della forza lavoro nell'agricoltura. Tuttavia la rigidità del clima e le lentezze burocratiche, dovute alla passata pianificazione agricola socialista, ne hanno frenato lo sviluppo, tanto che la produzione non arriva a coprire il fabbisogno interno. Fallita la collettivizzazione in aziende agricole sul modello socialista, la terra è ora divisa in appezzamenti per lo più privati. Le coltivazioni occupano circa il 48% del territorio: prevalgono la segale e le patate, di cui il Paese è il primo produttore mondiale. Altre colture sono quelle di cereali, barbabietole da zucchero e oli vegetali (lino e colza), seguite da canapa, luppolo, tabacco e, in misura modesta, ortaggi. L'ampia superficie delle foreste (28% del territorio) fornisce una consistente quantità di legname. Di particolare rilievo è l'allevamento di bovini, suini e animali da cortile, mentre per gli equini la Polonia vanta il primato europeo. La pesca offre aringhe e merluzzi. La Polonia è il quarto produttore mondiale di carbone, situato nei bacini della Slesia, i più ricchi d'Europa, e in quelli di Lublino, Wallbrzych e Nowa Ruda. Nella zona sud-occidentale sono localizzate le principali miniere di piombo e zinco. Notevole è la produzione di rame, sali potassici, nichel, salgemma e zolfo. Scarso è invece il ferro e modesti i giacimenti di petrolio, che deve essere quindi importato dalla Russia e raffinato sul luogo. Pur essendo dotata di notevoli risorse, la Polonia è da lungo tempo interessata da un periodo di recessione. Tuttavia la ripresa economica è avvantaggiata da un incremento della privatizzazione in campo agricolo. L'industria riveste un ruolo di estrema rilevanza nel panorama economico. Dapprima concentrata nel settore pesante (siderurgia, meccanica, metallurgia), si è in seguito rivolta anche all'industria leggera (meccanica, chimica, tessile). Notevole nel primo caso la produzione di locomotive, autovetture, veicoli e macchinari industriali. Ingente l'attività dei cantieri navali. Famosa l'industria del vetro (Slesia) e delle porcellane. Vi sono inoltre cementifici, zuccherifici, birrifici, distillerie e manifatture di tabacchi. Industrie cartarie e mobilifici. Il commercio con l'estero non è molto attivo ed è prevalentemente orientato verso la Russia. La Polonia esporta carbone, imbarcazioni, acciaio e prodotti chimici; importa macchinari, veicoli, combustibili e alimentari. Il sistema di comunicazione polacco risulta molto efficiente per quanto concerne il trasporto mercantile, ma non altrettanto per il trasporto passeggeri. Il Paese è dotato di una flotta mercantile imponente e di porti di notevole traffico (Stettino, Gdynia, Danzica, Kolobrzeg e Kozle, porto fluviale sull'Oder). Le vie navigabili interne ricoprono un'estensione di 3.640 km. La rete ferroviaria è di 21.073 km, quella stradale di 364.697. Gli aeroporti principali si trovano a Varsavia, Lodz, Cracovia e Breslavia.
CENNI STORICILa storia della Polonia inizia nel 966, con l'introduzione del Cristianesimo, attraverso il battesimo di Mieszko I, sovrano della dinastia dei Piast, insediatasi nelle terre comprese tra il fiume Oder e il fiume Bug a partire dalla metà del X sec. Il fatto che il Cristianesimo giunto in Polonia fosse di rito occidentale piuttosto che orientale (bizantino) avviò quel processo di differenziazione rispetto ai vicini Slavi orientali che fu ripetutamente confermato nel corso dei secoli. La divergenza sul piano del rito cristiano fu consolidata inoltre dalla divaricazione crescente tra le lingue slave occidentali (di cui fa parte il polacco) e quelle slave orientali (di cui fanno parte le lingue delle popolazioni slave a Est delle terre polacche, e cioè il russo, l'ucraino, e il bielorusso). La successiva esperienza storica confermerà sempre il distacco della Polonia rispetto al resto del mondo slavo. Sul versante occidentale la Polonia cominciò ad affrontare fin dall'VIII sec. la spinta di popolazioni germaniche che determinò il progressivo spostamento a Est dei confini polacchi. Nel 1226 comparve sulla scena delle terre polacche l'Ordine teutonico (dal quale avrà origine lo Stato prussiano) invitato da Conrad di Masovia per combattere i pagani protoprussiani. Ma con il volgere degli anni questo ordine di monaci guerrieri si rivelò sempre più "ingombrante" e propenso a considerare il Paese come un territorio di sua spettanza, coordinandone il controllo dalla fortezza di Malbork (Marienburg), residenza dal Gran Maestro. Nel 1410 l'Ordine teutonico fu sconfitto dai Polacchi nella battaglia di Grunwald (nota anche come battaglia di Tannenberg). Fu così bloccato, sino al XVIII sec., il pericolo da Ovest. Sul versante orientale la Polonia dovette affrontare offensive mongole, a cominciare da quella del 1241, nella battaglia di Legnica. Ma la Polonia - a differenza di quanto avvenne per i territori della Russia centrale - riuscì a sfuggire al dominio mongolo. Fu questo elemento a permettere alla Polonia di diventare successivamente il baluardo orientale della cristianità e del Cattolicesimo in particolare. Il Regno di Casimiro il Grande (1333-70), l'ultimo dei Piast, segnò il consolidamento della Monarchia polacca. La Polonia era composta all'epoca dalle seguenti regioni: Grande Polonia, Piccola Polonia, Cuiavia e Masovia. Cracovia fu confermata capitale nel 1320. Cominciò a delinearsi il nuovo orientamento a Est del Regno di Polonia, che perdeva la Pomerania e la Slesia, ma guadagnava territori sui confini orientali (la Rutenia rossa e la Podolia). Dopo la fine del Regno di Casimiro il Grande la Polonia, che aveva già conosciuto un periodo di unione dinastica con la corona boema (Waclaw II, 1300-05), ne ebbe uno con quella ungherese, sotto Luigi d'Anjou (1370-82). Ma la svolta decisiva nell'evoluzione dello Stato polacco avvenne grazie al matrimonio di Edvige con Jagiello, il granduca di Lituania, che avviò l'unione dinastica polacco-lituana (1385). L'unione con la Lituania (che comportò il trasferimento della capitale a Varsavia) accentuò il processo di espansione a Est, che portò la Polonia jagellonica alla sua massima espansione territoriale, comprendendo vaste regioni oggi appartenenti alla Bielorussia e all'Ucraina. Questo processo culminò nell'Unione di Lublino (1569), con la creazione della Repubblica polacco-lituana, composta dalla Korona (il regno) e dal Granducato di Lituania. In questa fase storica la posizione geografica della Polonia-Lituania costituì un punto di vantaggio, non un motivo di debolezza e di vulnerabilità.
Il fatto di essere collocata tra il Baltico e il Mar Nero le dava una posizione cruciale nel commercio internazionale del grano, di cui era uno dei più importanti produttori europei. Fu proprio tale favorevole posizione della Polonia a dare lo spazio all'influenza della cultura rinascimentale italiana, grazie all'afflusso di architetti e artisti, già prima della presenza di Bona Sforza moglie di Sigismondo I dal 1518 ai 1548. Anche la Riforma esercitò un influsso: una parte della nobiltà polacca si convertì a confessioni protestanti. La Polonia riuscì a rappresentare una felice eccezione nell'Europa delle guerre di religioni, proclamando nel 1573 la tolleranza religiosa, meritandosi così l'appellativo di "terra senza roghi". E proprio nella Polonia jagellonica di Casimiro IV furono accolti gli Ebrei cacciati dalla Spagna: una comunità ricca e colta che contribuì fortemente alla modernizzazione e allo sviluppo del Paese. La Polonia divenne così il luogo della convivenza tra cattolici e protestanti, e tra cristiani ed ebrei. Nel 1660 meno della metà della popolazione dello Stato polacco-lituano era composta da cattolici di rito romano; il resto consisteva di uniati o cattolici di rito greco, ortodossi, protestanti ed ebrei. A questo pluralismo religioso corrispondeva anche un pluralismo etnico e linguistico: la popolazione era composta non solo da Polacchi, ma anche da Tedeschi, Ebrei, Ucraini e Bielorussi. Nell'età jagellonica si consolidarono due caratteristiche fondamentali della società polacca: da un lato un potere centrale estremamente debole, dall'altro una nobiltà dotata di grandi privilegi e immunità politiche acquisite progressivamente a partire dal XIV sec. Nel 1572 la Polonia-Lituania diventò una Monarchia elettiva, confermando definitivamente il potere dei singoli nobili che eleggevano il monarca, che disponeva di poteri molto minori di quelli delle nascenti Monarchie assolute europee, avviando due secoli di Repubblica nobiliare. A partire dal XVI sec. la Dieta polacca cominciò a rispettare il diritto di veto assoluto di ogni suo singolo membro. Una struttura statale di questo tipo impedì la nascita di un qualsiasi potere centrale forte, rendendo la Polonia estremamente vulnerabile rispetto alle minacce esterne proprio nel momento in cui cominciavano a crearsi le prime strutture degli Stati assolutistici in Europa occidentale. Il declino della Polonia cominciò agli inizi del XVII sec., con il declino del commercio del Baltico, ma il momento decisivo fu quello del cosiddetto "diluvio" che fece seguito alla guerra dei Trent'anni: le terre polacche furono invase successivamente da Cosacchi, Svedesi, Moscoviti, Transilvani, Tartari e Brandeburghesi, con conseguenze devastanti per la popolazione della Polonia. Fu proprio in occasione dell'assedio svedese al santuario di Jasna Góra (1655) che la famosa Madonna Nera assunse l'importanza centrale che essa ha tuttora nella coscienza nazionale polacca. L'arrivo degli Svedesi, che sconvolsero tutta l'Europa centrale grazie a tecniche militari innovatrici (la "rivoluzione militare"), mutò interamente la posizione della Polonia, di cui divenne evidente l'enorme vulnerabilità sul piano militare. La Polonia, che ancora all'inizio del XVII sec. poteva influire sui conflitti di successione sul trono russo (e che giocò ancora un ruolo decisivo nel respingere gli Ottomani che assediavano Vienna nel 1683) si trovò rapidamente in una posizione di debolezza rispetto alla oramai nascente potenza imperiale russa, soprattutto dopo il Regno di Pietro il Grande (1689-1725). Questo periodo di declino coincise con l'elezione di una successione di re sassoni, dal 1697 al 1764.
La Polonia divenne crescentemente soggetta alla volontà della corte di San Pietroburgo, che nel 1764 riuscì a far eleggere re Stanislao Augusto Poniatowski. Il Regno di Stanislao Augusto (1764-95) segnò l'ultimo tentativo di riforma e di modernizzazione dello Stato polacco. Stanislao Augusto non aveva in realtà più margini di manovra per effettuare vere riforme, stretto tra gli oppositori interni nella nobiltà polacca e gli oppositori esterni nelle Corti di Vienna, Berlino e San Pietroburgo. Le vicende della guerra russo-turca del 1768-74 dettero alle tre potenze imperiali confinanti (Austria, Prussia e Russia) il pretesto per intervenire in territorio polacco, avviando nel 1772 la prima spartizione della Polonia. Dopo la terza spartizione della Polonia (nel 1795) la Repubblica polacco-lituana scomparve dalla carta geografica dell'Europa. Napoleone diede vita nel 1807 a un nuovo Stato polacco, il Granducato di Varsavia, che scomparve dopo la sua sconfitta. Nel 1815 il Congresso di Vienna sanzionò la creazione del Regno di Polonia come parte integrante dell'Impero russo, lasciando nel contempo la Posnania e la Prussia occidentale alla Prussia e la Galizia all'Austria. Fu questo l'assetto che, a grandi linee, rimase inalterato sino alla fine della prima guerra mondiale. I destini di queste parti della Polonia nel corso del XIX sec. furono molto diversi tra loro, ma le terre polacche mantennero una sostanziale unità socio-culturale, garantita dalla compresenza di due elementi costitutivi della moderna identità nazionale polacca: la piccola nobiltà - numerosissima e spesso di modeste condizioni economiche -, da cui derivò il ceto intellettuale, e la Chiesa cattolica, che accentuò in questa fase il suo tradizionale ruolo di depositaria della cultura e della lingua polacca. Fu proprio l'età delle spartizioni a sancire definitivamente la virtuale identificazione tra l'essere polacco e l'essere cattolico. La Polonia russa (che assunse il nome di Regno di Polonia) fu la parte della Polonia storica che subì più duramente il peso delle spartizioni, dovendo subire l'imposizione crescente di un assetto statale autocratico, per giunta di tradizione russa e ortodossa. Questo processo di russificazione fu però relativamente graduale, non immediato. Certo, l'assetto costituzionale della Polonia soggetta alla dominazione russa dopo il 1815 le garantì notevoli spazi d'autonomia: a questo orientamento lo zar Alessandro I era stato indotto dal suo ministro degli Esteri e autorevole consigliere Aleksander Czartoryski, un principe polacco, desideroso di garantire una maggiore libertà del suo Paese; ma con l'avvento di Nicola I (1825) e con il fallimento dell'insurrezione del 1830, la situazione si fece ben diversa: il trattamento riservato al Regno di Polonia fu molto più duro di quello riservato ad altre regioni europee incorporate nell'Impero russo nel corso dei secc. XVIII-XIX, quali la Finlandia e i territori baltici. Il motivo di questo trattamento differenziato da parte del potere zarista non è difficile da individuare: l'Impero russo si era sempre basato sull'inglobamento delle élite locali dei territori annessi, concedendo loro sufficienti privilegi. Ma la nobiltà polacca aveva una così forte tradizione di autonomia rispetto al potere centrale che nessuna intesa duratura era possibile con lo zarismo.
Il primo grande scontro tra la società polacca e il potere zarista fu rappresentato dall'insurrezione del 1830, che si risolse nella deportazione in Siberia e nel Caucaso di migliaia di insorti. Fu abolita la Costituzione del 1815, soppressa l'autonomia amministrativa e l'uso del russo divenne obbligatorio nei Tribunali. Il secondo e decisivo scontro ebbe luogo con l'insurrezione del 1863, che comportò una dura repressione degli insorti e l'abolizione del polacco come lingua ufficiale. Il ruolo svolto dalla Chiesa cattolica nel mantenere l'identità nazionale polacca in questa parte delle terre polacche fu decisivo. Nella Polonia annessa alla Prussia il conflitto tra la società polacca e il Governo prussiano si sviluppò più lentamente e in forme meno cruente rispetto alla Polonia annessa all'Impero zarista. Nella prima metà del XIX sec. la Prussia non attuò subito una vera e propria politica ufficiale di germanizzazione, anche se di fatto alcune delle misure introdotte per modernizzare lo Stato prussiano avevano un aspetto antipolacco. Già nel corso della rivoluzione del 1848 era emerso il contrasto tra le istanze del movimento per l'unificazione nazionale tedesca e quelle dei Polacchi delle terre polacche annesse alla Prussia. Ma la svolta decisiva avvenne a partire dall'unificazione tedesca, con l'avvio di una politica di germanizzazione molto più estesa e decisa. Anche in questo caso la Chiesa cattolica svolse un ruolo decisivo nel mantenere in vita una identità nazionale polacca. La situazione nella Polonia austriaca fu sempre molto diversa, perché in quella parte dell'Austria-Ungheria non fu mai attuata una politica paragonabile alla russificazione o alla germanizzazione. A seconda dei momenti storici gli Asburgo potevano favorire una nazionalità piuttosto che un'altra, ma non esisteva una politica diretta a reprimere o ad imporre l'assimilazione di una nazionalità in quanto tale. Il risultato fu che la Polonia austriaca rappresentò sempre, nell'età delle spartizioni, il luogo più sicuro per il mantenimento delle tradizioni culturali e politiche dei Polacchi. Questo aspetto assunse una importanza ancor maggiore nella seconda metà del XIX sec., soprattutto dopo le riforme amministrative del 1861. Alla vigilia della prima guerra mondiale esistevano quindi tre Polonie, con tradizioni politiche ben distinte: una tendenza politica nazionalista rivoluzionaria nella Polonia russa (rappresentata da Józef Pilsudski e da una parte del Partito socialista polacco); una tendenza nazionalista radicale incarnata da Roman Dmowski e dal suo partito di destra, la Democrazia Nazionale; e infine una tendenza più articolata, sia conservatrice sia populista radicale nella Polonia austriaca. Alla vigilia della "grande guerra" la Polonia era ancora divisa, ma il paziente lavoro svolto nei decenni precedenti dagli esuli polacchi presso i Governi delle Potenze e sull'opinione pubblica europea aveva fatto maturare da tempo un ampio consenso intorno alla causa polacca: personalità come Chopin, Czartoryski, Lelewel e Mickiewicz avevano infiammato i salotti parigini e l'Europa intera di una vera e propria passione per la Polonia e per la sua libertà. Alla fine della prima guerra mondiale si presentò ai movimenti nazionali polacchi un'occasione insperata: la sconfitta quasi simultanea delle tre potenze imperiali che si erano spartite la Polonia alla fine del XVIII sec. Il rinato Stato polacco fu proclamato nel novembre 1918, ma la definizione finale dei confini fu decisa solo dopo la guerra polacco-sovietica (1919-20) e le insurrezioni nella Slesia (1919-21).
Il nuovo Stato polacco (la Seconda Repubblica, 1918-39) fu ricreato su confini orientati a Est (in parte simili a quelli della Polonia jagellonica) con una forte presenza di minoranze nazionali, che ammontavano a circa un terzo della popolazione. Non si trattava affatto di una novità, perché le terre polacche avevano sempre avuto un aspetto multietnico e multiconfessionale; era però cambiato il contesto storico. La coesistenza tra gruppi etnici nella prima metà del XX sec., in un'epoca di Stati nazionali europei che spesso tendevano a imporre una uniformità culturale, era molto più difficile di quanto non lo fosse all'epoca della Polonia jagellonica. Il più grosso problema della Polonia fu però quello dell'integrazione economica tra le tre componenti del nuovo Stato, che riflettevano strutture completamente diverse tra loro, per nulla complementari e movimenti politici che risentivano fortemente delle diverse esperienze maturate. Ciò nonostante, nello spazio di due decenni la Seconda Repubblica riuscì a risolvere molti dei problemi di base dell'economia, e alla vigilia della seconda guerra mondiale poteva essere considerato un caso di relativo successo nel contesto dell'Europa centro-orientale. Il vero punto debole della Seconda Repubblica non era quindi l'economia, e neppure il problema delle minoranze nazionali, bensì quello del sistema politico. Al pari di quasi tutti gli altri Stati est-europei, anche quello polacco era troppo fragile, troppo poco consolidato per poter reggere alle tensioni degli anni Venti e Trenta. Fu sul piano politico che l'integrazione delle tre parti della Polonia ebbe meno successo: tradizioni politiche, burocratiche e militari così divergenti come lo erano quelle zariste, prussiane e asburgiche crearono un sistema politico inadeguato rispetto alle esigenze del nuovo Stato. La prima Costituzione polacca fu creata con un Esecutivo debole per ostacolare l'avanzata al potere di Pilsudski; quest'ultimo prese il potere con un colpo di Stato nel 1926, instaurando un regime semiautoritario controllato da un movimento politico di "risanamento" che raccoglieva l'appoggio di forze molto diverse tra loro. Ma neppure questo esperimento politico riuscì a mutare sostanzialmente il quadro politico, che rimase fossilizzato nel conflitto tra la sinistra storica di Pilsudski e la destra storica di Dmowski. Dopo la morte di Pilsudski si verificò un avvicinamento tra questi due movimenti, che portò a una accentuazione delle caratteristiche autoritarie del regime. Malgrado la fragilità del suo sistema politico, la Polonia della Seconda Repubblica riuscì a opporre una qualche resistenza all'attacco della Germania nazista che scatenò la seconda guerra mondiale. Resistette per due settimane, come era previsto dagli accordi con gli alleati occidentali, Francia e Gran Bretagna. I previsti rinforzi occidentali non giunsero; il 17 settembre 1939 giunse invece l'attacco da parte delle truppe sovietiche concordato con i nazisti nelle clausole segrete del patto Molotov-Ribbentrop dell'agosto 1939. Avvenne così la quarta spartizione della Polonia, più traumatica ancora delle precedenti spartizioni. Questo evento, che pesa ancora oggi sulla coscienza nazionale polacca, segnò l'inizio di un conflitto che portò allo sterminio di 6 milioni di cittadini polacchi (3 milioni di Ebrei e 3 milioni di Polacchi etnici) su una popolazione composta di 35 milioni di individui.
Oltre a essere vittime dei combattimenti, dei campi di sterminio, i cittadini della Polonia furono anche oggetto di deportazioni massicce, non solo da parte nazista ma anche da parte sovietica. Tra i molti orrori del periodo della seconda guerra mondiale un particolare rilievo fu assunto dall'eccidio di Katyn nel 1940, quando migliaia di ufficiali e di soldati polacchi prigionieri furono uccisi dai Sovietici. Le autorità sovietiche negarono per 40 anni la responsabilità di questo massacro, attribuendolo ai nazisti e imponendo alla Polonia comunista del dopoguerra di accettare formalmente questa versione (la verità su Katyn fu ammessa pubblicamente dalle autorità sovietiche solo nel 1989). Dopo l'attacco nazista all'Unione Sovietica divenne possibile una qualche forma di collaborazione tra le autorità sovietiche e le forze militari polacche sfuggite ai nazisti. Fu costituito un esercito polacco comandato dal generale Anders, che si distinse nei combattimenti a fianco degli Alleati occidentali in diversi teatri di battaglia, ma soprattutto nella campagna d'Italia (1943-45). Malgrado tutti questi sforzi, le forze militari dirette dal Governo polacco in esilio a Londra furono escluse da ogni ruolo nella definizione dell'assetto della Polonia nel dopoguerra, poiché le autorità sovietiche dopo il 1942 fecero esclusivo riferimento alle forze di resistenza dei comunisti polacchi (che rappresentavano una estrema minoranza della resistenza e della società polacca nel loro complesso). Fu questa logica politica a far sì che l'esercito sovietico non aiutasse in alcun modo l'insurrezione antinazista scatenata a Varsavia nell'agosto 1944 dalle forze della resistenza non comunista. Varsavia fu liberata solo nel gennaio 1945, dopo essere stata letteralmente rasa al suolo dai nazisti. La liberazione della Polonia dai nazisti coincise quindi (come in quasi tutta l'Europa centro-orientale) con l'imposizione di un regime comunista che non rifletteva minimamente le aspirazioni della società polacca. Una parte della resistenza non comunista decise di proseguire una guerriglia contro l'occupazione militare sovietica, che si protrasse in alcune regioni sino agli inizi degli anni Cinquanta. La seconda guerra mondiale comportò perdite umane e materiali per la Polonia. Ma a queste ingenti perdite si aggiunsero i costi (umani e materiali) dei massicci trasferimenti di popolazione provocati dallo spostamento a Ovest dei confini polacchi che fu attuato dai Sovietici. La Conferenza di Potsdam (1945) stabilì le nuove frontiere: il fiume Bug segnò il confine orientale, l'Oder-Neisse quello occidentale. A questo spostamento dei confini polacchi corrispose la deportazione delle popolazioni polacche dalle province orientali e quella delle popolazioni tedesche dalle province occidentali inglobate nel nuovo Stato polacco. I nuovi confini rassomigliavano solo a quelli della lontana Polonia dei Piast dell'età medievale. La Polonia comunista (che fu proclamata Repubblica Popolare Polacca nel 1952) nacque quindi in un modo traumatico, non solo con confini molto diversi da quelli della Polonia storica dell'età moderna e contemporanea, ma soprattutto con una popolazione radicalmente cambiata. Per la prima volta nella storia, la Polonia era composta quasi esclusivamente da Polacchi etnici di religione cattolica: gli Ebrei erano completamente scomparsi, come erano scomparsi gli Ucraini, i Bielorussi e i Tedeschi. Il pluralismo etnico e religioso della Polonia jagellonica era scomparso per sempre.
La Polonia dovette affrontare gli enormi problemi della ricostruzione materiale del Paese in condizioni svantaggiate rispetto a quelle della maggior parte dei Paesi dell'Europa occidentale, e anche rispetto agli altri Paesi dell'Europa centro-orientale. Questo spiega perché (al di là di ogni eredità storica e culturale) il potere comunista in Polonia cercò quasi sempre di istituire e di mantenere un modus vivendi con l'unica forza che avesse credibilità per la società polacca, e cioè la Chiesa cattolica. Il potere in Polonia fu gestito inizialmente da Wladyslaw Gomulka, il primo segretario del Partito comunista), che avviò la riforma agraria e la statalizzazione dell'economia. Nel 1948, quando la "guerra fredda" entrò in una fase più acuta, Gomulka fu destituito e il sistema comunista si allineò ancor più rigorosamente al modello totalitario sovietico. Ma questa fase di stalinismo integrale ebbe una durata relativamente breve: dal 1948 al 1955. Nel 1956 il clima di destalinizzazione (introdotto da Kruscëv con il famoso rapporto segreto al XX congresso del Partito comunista dell'URSS) rese possibile un mutamento di politica nella Polonia comunista. Gomulka fu riportato al potere, consolidando il processo di destalinizzazione, che fu però rapidamente bloccato nell'autunno del 1956 in seguito alle pressioni sovietiche, quando Kruscëv fu sul punto di intervenire militarmente in Polonia. La repressione brutale della rivoluzione ungherese da parte dell'esercito sovietico negli stessi mesi influì in modo decisivo sul corso degli eventi in Polonia: la Chiesa cattolica e la società polacca reagirono con grande moderazione e senso di responsabilità dinanzi alla battuta d'arresto nel processo di destalinizzazione. Nel 1957 l'episcopato invitò i fedeli a partecipare alle elezioni organizzate dal Governo. Gomulka riuscì così a salvare un qualche grado di autonomia della Polonia rispetto alla volontà della dirigenza sovietica e in particolare a riprendere la politica di coesistenza con la Chiesa cattolica che era stata temporaneamente interrotta nel 1953-55. Ma l'aspetto più importante del ritorno di Gomulka fu l'interruzione della collettivizzazione nell'agricoltura, che permise lo smantellamento di una parte del settore agricolo che era stato già statalizzato e soprattutto il mantenimento di più di tre quarti dell'agricoltura in mani private. Questa politica - che andava in realtà ben oltre le originarie intenzioni di Gomulka - fece sì che alla fine degli anni Cinquanta, proprio nel momento in cui gli altri Stati comunisti est-europei procedevano a collettivizzare interamente l'agricoltura, la Polonia riuscì a mantenere un grosso settore agricolo privato. Ma la destalinizzazione di Gomulka non procedette oltre, e subentrò una forma di stagnazione politica da cui il regime di Gomulka non riuscì mai a uscire. Il mutamento giunse all'inizio degli anni Settanta, in base alla convergenza di fattori interni ed esterni. Sul piano internazionale l'avvento della coalizione liberale-socialdemocratica in Germania occidentale rese possibile nel 1970 il riconoscimento dei confini occidentali della Polonia lungo la linea dell'Oder-Neisse da parte tedesco-occidentale: per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale il gruppo dirigente polacco fu quindi in grado di avviare una politica di apertura verso l'Occidente.
Sul piano interno, alla fine del 1970 in risposta all'introduzione di drastici aumenti dei prezzi alimentari si verificò un'esplosione di scioperi nella regione del Baltico (a Danzica, Gdynia e Stettino) che furono repressi brutalmente dai servizi di sicurezza, provocando centinaia di vittime. La conseguenza immediata degli scioperi della regione del Baltico fu la sostituzione di Gomulka con Edward Gierek (1970). La politica del nuovo segretario del POUP rappresentò l'ultimo tentativo di riformare il sistema comunista in Polonia; alla fine risultò fallimentare. Gierek avviò infatti una certa liberalizzazione politica (molto più avanzata di quella dell'Ungheria di Kádár nello stesso periodo) e soprattutto aprì la Polonia ai crediti occidentali, che permisero un reale miglioramento delle condizioni di vita del polacco medio, e un contatto non episodico dei cittadini polacchi con la realtà dell'Occidente. Gli errori fondamentali di Gierek furono due: la scelta degli investimenti nell'industria (rivelatisi fallimentari) e la mancata riforma dell'agricoltura polacca (che fu di fatto penalizzata). Sul piano politico, la crisi economica manifestatasi a partire dalla metà degli anni Settanta diede sempre maggiore spazio agli oppositori interni di Gierek (le fazioni del POUP) e soprattutto a quelli esterni (i primi gruppi del dissenso intellettuale e poi, gradualmente, i primi nuclei dei sindacati liberi nella regione del Baltico e nella Slesia). Nel 1979 il papa Giovanni Paolo II visitò la Polonia in veste ufficiale. Ma la visita, anziché rafforzare Gierek (come era nelle intenzioni del Governo) dimostrò la fragilità del potere comunista polacco. Il convergere della crisi del settore industriale, di quella del settore agricolo e infine la crisi politica all'interno dello stesso gruppo dirigente del POUP furono gli ingredienti essenziali della miscela che produsse la crisi dell'estate del 1980. Nel luglio 1980 si scatenò un'ondata di scioperi in quasi tutta la Polonia. Dopo molte esitazioni, il Governo decise di avviare un negoziato con i nuovi sindacati denominati Solidarnosc (solidarietà) - fortemente ispirati dalla componente cattolica dell'opposizione operaia e intellettuale e guidati da Lech Walesa - e di riconoscerli negli accordi siglati a Danzica nell'agosto 1980. Ebbe così inizio una breve ma intensa stagione politica, quella della Polonia di Solidarnosc, durata sino al 12 dicembre 1981. Nel corso di quei 16 mesi fu avviato un vasto processo di riforme politiche, economiche e sociali, che coinvolse ogni settore della società, a cominciare dallo stesso POUP. Ma la drammaticità della crisi economica e l'insolubilità di quella politica (che incontrava ostacoli insormontabili sia nella nomenclatura del POUP, sia nei pesantissimi condizionamenti del gruppo dirigente sovietico) portarono la Polonia a una situazione senza via d'uscita, culminata nel colpo di Stato militare attuato dal generale Wojciech Jaruzelski nella notte tra il 12 e il 13 dicembre 1981. Il golpe di Jaruzelski fu giustificato con la necessità di evitare un intervento militare sovietico (che sarebbe stato inevitabile se non ci fosse stata l'azione dei militari polacchi). Il colpo di Stato giunse in una situazione di estrema debolezza di Solidarnosc, che si stava frammentando sempre di più, e suscitò fortissime proteste, anche se fu gradualmente accettato da gran parte della popolazione. Jaruzelski proseguì una politica di repressione dura dell'opposizione politica e sindacale, oramai costretta alla clandestinità. L'assassinio di padre Jerzy Popieluszko (1984), tenace oppositore radicale del regime, rese ancora più tesa la situazione. Jaruzelski decise a quel punto di effettuare una inversione di marcia e di ritentare una via del dialogo con la società polacca, grazie alla mediazione della Chiesa cattolica. Furono avviati diversi tentativi di riforme economiche, rivelatisi fallimentari. Nella primavera del 1988 la Polonia iniziò un'ondata di scioperi spontanei, che ripresero nuovamente nell'estate.
Il gruppo dirigente polacco capì che era necessario riaprire un dialogo con le forze di opposizione, e in primo luogo con il disciolto sindacato Solidarnosc, diretto ancora da Lech Walesa. Nell'aprile 1989 Solidarnosc fu legalizzato e in giugno si svolsero le prime elezioni libere della storia dell'Europa centro-orientale del dopoguerra. Si trattava in realtà di elezioni semilibere, perché erano libere solo nel voto per il Senato, avendo il Governo una maggioranza garantita alla Dieta. Le consultazioni segnarono una vittoria schiacciante di Solidarnosc e portarono alla nomina a premier di Tadeusz Mazowiecki, il primo non comunista a presiedere un Governo est-europeo. La creazione dell'Esecutivo Mazowiecki segnò l'inizio della fine del sistema comunista in Polonia. A partire dal 1° gennaio 1990 la Polonia riprese la denominazione di Repubblica Polacca. Nel 1990 il Partito comunista polacco (POUP) si sciolse; il presidente di Solidarnosc, Lech Walesa, venne eletto presidente della Repubblica al posto di Jaruzelski e la Polonia intraprese la via della completa liberalizzazione. La nuova Repubblica Polacca (la Quarta Repubblica della storia polacca) dovette affrontare subito il compito più urgente: quello dell'inflazione, che a partire dall'estate 1989 aveva cominciato a raggiungere livelli altissimi. Il ministro delle Finanze, grazie a un pacchetto di drastiche riforme monetarie introdotto all'inizio dell'anno, riuscì in quattro mesi a riportare l'inflazione a livelli accettabili e ad avviare un processo per rendere convertibile la moneta polacca, lo zloty. Grazie alla liberalizzazione del mercato scomparve, per la prima volta dalla fine della guerra, ogni forma di mercato nero. Agitazioni e scioperi furono la risposta popolare ai sacrifici richiesti ai lavoratori per attuare il passaggio all'economia di mercato. Il malessere generale si ripercosse sulla situazione politica instabile: le elezioni politiche del 1993 segnarono quindi la sconfitta di Walesa e la netta affermazione dei postcomunisti e del partito contadino, loro tradizionale fiancheggiatore nel secondo dopoguerra. Nel 1995 il socialdemocratico (ex comunista) Aleksander Kwasniewski fu eletto presidente della Repubblica. Dopo la fase di Governo gestita dai postcomunisti, la Polonia cambiò nuovamente direzione: alle elezioni del 1997 la coalizione riunita intorno al vecchio sindacato Solidarnosc e formata da destra cattolica e liberali ottenne la maggioranza. Il Paese si integrò sempre più nel sistema occidentale: nel 1999 entrò nella NATO e nel 2004 nell'Unione europea. Nell'ottobre 2000 Kwasniewski venne confermato presidente. Nel settembre 2001 fu eletto primo ministro Leszek Miller; ma dopo tre anni di premierato, nel maggio 2004 Miller rassegnò le dimissioni, perché coinvolto in una serie di scandali finanziari, e fu sostituito da Marek Belka. Nel settembre 2005 fu eletto primo ministro Jaroslaw Kaczynski, esponente del partito di destra Legge e Giustizia (PIS), da lui fondato insieme al fratello gemello Lech Kaczynski. Ma il neo premier Jaroslaw Kaczynski lasciò l'incarico a Kazimierz Marcinkiewicz al fine di non intralciare la corsa presidenziale del fratello Lech, che nel frattempo si era candidato alle elezioni presidenziali fissate per ottobre. Lech Kaczynski fu così nominato presidente della Polonia. Le duplici elezioni polacche del 2005 segnarono la vittoria della destra oscurantista e nazionalista.
IL RUOLO DELLA CHIESA CATTOLICANel corso della travagliata storia della Polonia, il Cristianesimo fu il fattore che maggiormente favorì il processo di integrazione nazionale. Da più di mille anni, infatti, esso appare legato in modo inscindibile alla storia e alle tradizioni culturali nazionali. La forte presenza cristiana e il ruolo predominante della Chiesa, come coscienza della Nazione ed espressione della sua identità culturale, si manifestarono in tutte le tappe della storia polacca, sostenuti da un legame fortissimo con la sede apostolica di Roma. Le lotte condotte dalla Polonia fin dall'XI sec. in difesa della propria indipendenza e a salvaguardia della fede cattolica, le valsero il nome di semper fidelis (sempre fedele) e la fama di baluardo della cristianità. Nel corso dei secoli lo sfortunato Paese passò attraverso prove durissime, ma sempre la Chiesa cattolica riuscì ad assicurarne l'unità e la salvezza nazionale, subendo spesso le persecuzioni degli occupanti. Dopo gli anni tragici della seconda guerra mondiale si aprì un nuovo capitolo nella storia della Polonia, inclusa nell'area sottoposta al dominio sovietico. Anche in questo frangente la Chiesa seppe confermarsi come l'unica forza dotata di organizzazione, la cui relativa indipendenza, fu in qualche modo riconosciuta dal potere. La convivenza col regime comunista si punteggiò di numerosi episodi di intolleranza, di arbitrii e denigrazioni da parte dello Stato. Tuttavia, nel corso degli anni Ottanta, la presenza di un Papa polacco (Giovanni Paolo II) al soglio pontificio finì per assumere un ruolo decisivo nella delicata situazione politica del Paese, suscitando, o quanto meno agevolando, i grandi mutamenti del 1989.
LE CITTÀVarsavia(1.690.821300 ab.; agglomerato urbano 2.200.000 ab.). Capitale della Polonia, capoluogo del voivodato di Mazowieckie (35.597 kmq; 5.139.545 ab.). Sorge nella piana di Masovia, sulle rive della Vistola. Importante mercato agricolo, è sede di industrie meccaniche, tessili, elettrometallurgiche. È un attivo nodo ferroviario e possiede un aeroporto (Okecie). STORIA. I ritrovamenti archeologici hanno dato reperti risalenti al Neolitico sia nella parte bassa (riva destra della Vistola), sia nella parte alta (mercato vecchio). La leggenda vuole che a due pescatori, Wars e la sorella Zawa, sia apparsa una sirena ordinando loro la fondazione della città: lo stemma civico mostra infatti una sirena armata di scudo e spada. Nel XII sec. esistevano piccoli villaggi sulle due rive del fiume. All'inizio del XV sec. al nucleo primitivo si aggiunse un nuovo abitato fortificato, che indusse il duca Janusz I di Masovia (ramo cadetto dei Piast) a trasferire la sua capitale da Czersk a Varsavia, costruendo il palazzo ducale ove oggi sorge il castello reale con l'antistante mercato. Con i duchi Stanislao e Janusz si estinse la dinastia di Masovia e il Ducato fu inglobato nel Regno di Polonia, atto confermato dalla presa di possesso del castello da parte del re Sigismondo I il Vecchio, nel 1526. Nel 1569 Varsavia diventò la sede permanente della Dieta e nel 1573 vi si celebrò la prima elezione del re, iniziando il periodo del Regno elettivo. Tra il 1598 e il 1611 il re Sigismondo III Wasa trasferì gli organi di governo dall'antica capitale, Cracovia, a Varsavia. Lo sviluppo della nuova capitale fu interrotto nel 1655 dalla distruzione causata dall'invasione svedese. Ripresa la ricostruzione, la città conobbe il suo massimo splendore sotto Giovanni III Sobieski (1674-96), Federico Augusto II di Sassonia (1697-1704 e 1709-33), Stanislao Leszczynsti (1704-09 e 1734-35), Federico Augusto III di Sassonia (1734-63) e l'ultimo re Stanislao II Poniatowski (1764-95). In base al primo trattato di spartizione della Polonia del 5 agosto 1772 tra Austria, Prussia e Russia avvenne una prima temporanea occupazione di Varsavia da parte dei Russi. La seconda (1793) e la terza spartizione (1795) della Polonia provocarono l'insurrezione del generale Kosciuszko contro i Russi a Cracovia e a Varsavia, insurrezione spenta nel sangue dal generale Suvorov. In seguito all'invasione delle armate napoleoniche (1806), nel 1807 fu creato il Granducato di Varsavia (1807), che cadde di nuovo in mano ai Russi nel 1813. L'odio contro i Russi esplose nel novembre 1830, ma già nel settembre 1831 Varsavia capitolò; nel gennaio 1863 scoppiò una nuova insurrezione, domata nel marzo 1864. Durante la prima guerra mondiale, Varsavia fu occupata dalle truppe tedesche. Nel 1919 riconquistò il titolo di capitale della libera Repubblica di Polonia. Il 1° settembre 1939, allo scoppio della seconda guerra mondiale, Varsavia fu bombardata e stretta d'assedio dai Tedeschi. Gli anni della guerra segnarono l'interminabile, tragico calvario della città: prigionieri e membri della resistenza vennero fucilati a migliaia e il ghetto ebraico, chiuso da un muro, insorse il 19 aprile 1943 e l'8 maggio fu sterminato. All'avvicinarsi dell'armata sovietica, Varsavia insorse il 1° agosto 1944 e capitolò il 2 ottobre; la città fu rasa al suolo. ARTE. Antico e moderno si mescolano in Varsavia: stradine e monumenti del passato, raccolti intorno alla piazza della originaria città vecchia (Stare Miasto), convivono con grattacieli, edifici commerciali, alberghi, ampi parchi e giardini (primo di tutti quello di Lazienki), grandi assi di scorrimento che attraversano la città e costeggiano la Vistola, conferendo al quadro d'insieme un notevole aspetto di modernità, fino ai nuovi quartieri dilatatisi a macchia d'olio su entrambi i lati del fiume, il cui ampio corso spezza la monotonia di un territorio uniformemente piatto. Varsavia è oggi una città quasi per intero ricostruita, essendo stata ripetutamente teatro di grandiose quanto tragiche insurrezioni, da quelle ottocentesche antirusse, a quella terribile del 1944 che la trasformò, già martoriata nell'aprile 1943 dalla rivolta e dalla distruzione del ghetto, in una selva di macerie. La ricostruzione ha ricomposto le antiche forme, come appare evidente nell'ampia Piazza del Castello (realizzata nel 1644 e ingrandita nel 1812-21), con l'alta colonna di Sigismondo III Vasa eretta nel 1634. Il lato Est della piazza è interamente occupato dal Castello Reale. Colpito dalle bombe nel settembre 1939, fu fatto saltare dai Tedeschi nell'autunno 1944; la ricostruzione, iniziata nel 1971, ebbe termine nel 1988. Gli interni furono via via arricchiti di opere d'arte donate da tutto il mondo. Originariamente la fortezza era in legno; la prima costruzione in pietra fu la torre civica (XIV sec.); nel XV sec. fu costruito il primo palazzo gotico e gli uffici annessi. Nel 1569-72 per volere del re Sigismondo II Augusto fu costruita la splendida residenza rinascimentale, il cui progetto venne dato da Giovanni Battista Quadro; nel 1598-1619, sotto Sigismondo III Wasa, l'italiano Iacopo Rodondo eresse la facciata principale con la torre d'ingresso. La città vecchia è organizzata intorno alla piazza del mercato, perfettamente quadrata, con due vie ad ogni angolo; essa fu aperta verso il 1400 e da allora, fino al primo '800, fu il centro della vita politica, commerciale e culturale della città. Fu ricostruita con molta fedeltà nel 1953. La Cittadella, fortezza prigione in posizione dominante sulla riva sinistra della Vistola, fu fatta erigere dallo zar Nicola nel 1832. L'enorme apparato militare, che occupa la collina Zoliborz, nel 1857-75 fu rafforzato da bastioni e circondato da fossati. Il quartiere di Muranów conserva il Monumento degli Eroi del Ghetto, in ricordo dei 350.000 Ebrei di Varsavia sterminati dai nazisti. Il Palazzo Azzurro è uno dei più importanti ed eleganti edifici neoclassici di Varsavia. Fatto costruire verso il 1700 dal vescovo della Warmia Teodor Potocki, nel 1726 fu del re Augusto II, che lo donò all'amante Anna Orzelska: il palazzo fu rifatto col concorso dei maggiori architetti del tempo, Joachim Daniel Jauch, Johann Sigmund Deibel e Karl Friedrich Pöppelmann. Nel 1730 fu acquistato dalla potente famiglia principesca dei Czartoryski (famosa la loro collezione d'arte a Cracovia), che fece nuovamente rifare il palazzo prima sotto la direzione di Iacopo Fontana (1766-68) e poi di Ephraim Schroeger (1770-81). L'ultimo rifacimento in stile neoclassico (e così fu ricostruito il palazzo dopo la guerra) si deve alla famiglia Zamoyski nel 1812-19, a opera di Friedrich Albert Lessel. Il gigantesco Palazzo della Cultura e della Scienza, eretto per volontà di Stalin negli anni 1952-55, troneggiante nel mezzo della città, vistoso simbolo della volontà di dominio sovietico sulla "provincia della Vistola", è senz'altro l'edificio più noto della città; per erigerlo furono abbattute le rovine di parecchi palazzi in modo da ottenere l'immensa piazza che lo circonda. L'arcicattedrale di San Giovanni Battista risale, come edificio in legno, al XIII sec. Rifatta in pietra all'inizio del XV sec. per volere del duca Janusz I di Masovia, i lavori durarono a lungo e nel XVI sec. i maestri di Danzica costruirono la volta; più tardi la chiesa ebbe la funzione di cappella reale. Devastata dagli incendi, fu ricostruita nei secc. XVII-XVIII e poi totalmente rifatta nel 1836-40 in stile gotico inglese; in tali forme venne ricostruita nel 1947-56, compresa la grossa torre quadrata a destra. Il parco Lazienki, di 73 ha, è il più bello e il più vasto della capitale, straordinariamente vario nei suoi aspetti paesaggistici: è attraversato da un grande lago e ricco di edifici di alto valore artistico.
Lodz(776.297 ab.). Città della Polonia centrale, capoluogo del voivodato omonimo (18.819 kmq; 2.592.568 ab.). È la città principale della Grande Polonia, sede della più importante industria tessile del Paese, fiorita già nel XIX sec. con la famosa filatura di cotone Scheibler. È sede universitaria e vescovile. La Piazza della Libertà è il centro del traffico cittadino. Vi si trovano, l'uno di fronte all'altro, il Municipio (1827), neoclassico, oggi archivio del Voivodato, e il Museo d'Archeologia e di Tradizioni Popolari. A pochi passi sorgono il Museo di Storia della Città, installato nel palazzo (1888) dei tessitori Poznanski, e una chiesetta in legno del 1768, l'edificio più antico di Lodz. Non lontano dalla piazza, l'antico Palazzo Poznanski in stile rinascimentale veneziano (1925) è sede del Museo d'Arte dei secc. XIX e XX.Cracovia(757.957 ab.). Città della Polonia meridionale, capoluogo del voivodato di Malopolskie (15.144 kmq; 3.256.171 ab.). Principale centro della Regione di Cracovia, sorge nel bacino dell'Alta Vistola. Grande centro commerciale (legname da costruzione, cereali, bestiame, salgemma), è sede di industrie meccaniche, metallurgiche, chimiche, elettrotecniche, tessili e alimentari, manifatture del tabacco, laboratori di artigianato (cuoio e mobili). A 10 km dalla città, collegato da un grande viale, sorge il centro satellite di Nowa Huta. Cracovia è la più bella città della Polonia, di cui fu capitale dall'XI al XVI sec. In ogni momento della sua storia millenaria fu nobilitata da splendidi monumenti, che la rendono il centro artistico e intellettuale più vivo del Paese. È sede di università, musei, di teatri, di un teatro d'opera e di una famosa filarmonica. È sede arcivescovile e il cardinale arcivescovo, Karol Wojtyla, fu eletto papa nel 1978. STORIA. Gli scavi archeologici hanno accertato la presenza dell'uomo fin dal Paleolitico. I primi insediamenti occuparono due colli, il Krakus a Sud e il Wanda a Est. La leggenda attribuisce la fondazione della città al re Krak, forse verso l'VIII sec., della tribù dei Vislani, dapprima indipendente e poi facente parte del Regno della Grande Moravia di Przemysl; la sua prima descrizione risale al 965. Con il duca Mieszko I (960-992), capo dei Polani, diventò parte dello Stato creato dai Piast. Già allora Cracovia era il più importante nodo di traffico tra Nord e Sud e tra Ovest ed Est e dopo il 1000 un castello in legno sorgeva sulla collina di Wawel; poco dopo, nel 1018, i Piast vi insediarono il primo vescovo e vi eressero la prima cattedrale. Nel 1038 il re Casimiro il Riparatore trasportò la capitale del Regno dei Piast da Gniezno a Cracovia. Nei secoli seguenti la città fu cinta di mura e malgrado i ripetuti assalti dei Tatari (1241, 1259 e 1287) e dei Boemi (1291), non cessarono di crescere la sua importanza e la sua ricchezza. Il re Wladislaw I Lokietek fu il primo a essere incoronato nella cattedrale del Wawel e qui saranno incoronati tutti i re di Polonia fino al 1764. Con il Regno di Casimiro il Grande (1333-70), fondatore dell'università (1364), iniziò il "periodo d'oro" di Cracovia. Dopo la fine della dinastia dei Piast la potenza della capitale non venne meno sotto la dinastia degli Jagelloni (1386-1572): allora l'università di Cracovia era il maggior centro culturale dell'Europa centrale, con studenti e professori provenienti da ogni parte del continente. La decadenza di Cracovia ebbe inizio con il trasporto della capitale a Varsavia (1596 e 1611), sotto il re Sigismondo Vasa, re di Svezia. Gravi danni furono inferti dall'assedio svedese (1655-57) e al momento della spartizione della Polonia (1772-95) la città passò a far parte dell'Impero d'Austria. Dopo il Congresso di Vienna (1815) fu creata la Repubblica indipendente di Cracovia e la sua ripresa fu rapidissima, per nulla interrotta dalla rivoluzione del 1846 che riportò la Repubblica entro l'Impero asburgico. La città, sotto il dominio austriaco, ritornò a essere il maggior centro culturale e artistico della Mitteleuropa e la terza città dell'Impero dopo Vienna e Budapest. Pochissimi furono i danni arrecati al patrimonio storico e monumentale durante la seconda guerra mondiale. ARTE. Cracovia incanta per i suoi tesori d'architettura e d'arte. Fra questi in primo piano si colloca il complesso architettonico della collina del Wawel dove Romanico, Gotico e Rinascimento italiano convivono in mirabile equilibrio in una posizione pittoresca che domina l'ampio corso della Vistola e il resto della città. Sul Wawel sorge il castello costruito nel XV sec. da Casimiro III il Grande; devastato da un incendio nel 1499, fu ricostruito per volere del re Sigismondo I il Vecchio (1506-36). Meraviglioso è l'elegante cortile d'onore, di carattere toscano. Sempre sul Wawel si erge la cattedrale di San Venceslao e del santo vescovo Stanislao, il maggior monumento di Cracovia e la maggior chiesa gotica della Polonia, sede dell'incoronazione di tutti i re polacchi. Una prima chiesa romanica, dedicata a San Gedeone, fu eretta nel 1018-38 dal re Boleslao il Valoroso; una seconda, pure romanica, fu costruita dal duca Ladislao I Herman nel 1075-1142; questa chiesa fu distrutta dal fuoco nel 1305. La terza chiesa, l'attuale, fu costruita a partire dal coro (1320-46) e consacrata nel 1364; si realizzarono le navate laterali nel XIV sec. e le 18 cappelle barocche che la circondano nei secc. XVII-XVIII. Sul fianco Nord si levano le due più celebri torri di Cracovia, entrambe del XIV sec.: la Torre dell'Orologio e delle Campane d'Argento, con un raffinato coronamento barocco; la possente Torre di Sigismondo, che racchiude la più grande campana della Polonia, la Zygmunt, del 1520 (2,4 m di diametro e 8 t di peso). L'intero complesso fu sottoposto a restauro nel 1895-1910. Dalla cattedrale si scende alla cripta delle Tombe reali. La chiesa di Santa Maria è il più grande santuario della Polonia. Iniziata nel 1343, fu terminata nel 1502; gravemente danneggiata dalla guerra, fu restaurata nel 1947-55. Si presenta come una compatta costruzione gotica in mattoni, con pochi ornamenti, torricine laterali, grandi finestroni e una colossale torre (alta 78 m) sulla facciata. Essa sovrasta la piazza del mercato, una delle piazze medievali più grandi d'Europa (200 x 200 m), circondata da edifici di rilievo storico o artistico. In mezzo si erge il Mercato dei Tessuti, edificio gotico in mattoni del 1391-93, rimaneggiato nel 1557-59 in forme rinascimentali; nel 1875-79 vennero aggiunti i porticati gotici laterali, le torricine a sporto e i portali centrali. Nelle decine di botteghe d'artigianato del mercato vive intatta la vivacità commerciale che animava un tempo tutta la piazza, anticamente un unico mercato. Il Museo Czartoryskich è un complesso neogotico fatto costruire dai principi Czartoryski nel 1879-84 su progetto del francese Maurice Ourandon; più tardi la principessa Izabella Fleming nata Czartoryska vi fondò il museo, inglobandovi anche l'antico monastero piarista; oggi è sezione del Museo Nazionale. Il museo comprende collezioni di documenti storici, di arte applicata europea e orientale, di archeologia e una preziosa raccolta di armi e armature. Gioiello del museo è la Galleria di pittura, la più importante della Polonia, comprendente tutte le scuole europee dal XV al XVIII sec. Il Collegium Maius è il cuore dell'Università Jagellonica, uno dei pochissimi edifici universitari antichi rimasti intatti in Europa. Autore fu maestro Johann che lo eresse nel 1492-97. L'edificio in pietra e in cotto, con finestre crociate e torricelle a sporto, ha un solenne cortile ad arcate gotiche su colonne finemente ornate e volte stellari con le armi di Polonia, Cracovia, della regina Jadwiga e del re Jagiello; al centro del cortile, una fontana barocca. Una caratteristica di Varsavia è proprio l'intensità della sua vita intellettuale e artistica, un fervore mai spentosi malgrado le stagioni di decadenza che pure essa conobbe nei secoli.
Breslavia(636.854 ab.). Città della Polonia, capoluogo del voivodato di Dolnoslaskie (19.948 kmq; 2.895.729 ab.). La città principale della Slesia, è adagiata nella piana dell'Oder che la interseca con numerosi canali. Importante centro commerciale e industriale, grazie alla ricchezza della circostante zona mineraria, è sede di stabilimenti metallurgici, chimici, tessili e alimentari. STORIA. Gli scavi archeologici hanno accertato la presenza dell'uomo fin dall'Età della Pietra; durante l'Impero romano è centro di passaggio obbligato sulla "via dell'ambra", dal Baltico al Mar Nero e all'Europa occidentale. Nel IX sec. era già un grosso borgo fortificato, abitato dagli slavi Slesiani, situato sull'attuale Ostrów Tumski (isola della Cattedrale) e nel X sec. i Piast, signori del luogo, eressero le prime mura. Nell'XI sec. il re Boleslao l'Intrepido vi istituì il vescovato e iniziò un periodo di grande splendore che coincise con la costruzione dei più importanti edifici romanici (la cattedrale, diverse chiese, l'abbazia di Olbin). La città salì al rango di capitale della Slesia nel 1138 e divenne in seguito capitale di un Ducato indipendente sotto il Regno di un ramo collaterale dei Piast. Nel 1241 Breslavia fu investita dall'ondata mongola (Tatari), ma fu un episodio senza conseguenze. Nel 1335 la città e parte della Slesia furono incorporate nel Regno di Boemia; fu un altro grande periodo per le arti e il commercio e nel 1475 vi fu stampato il primo libro in lingua polacca. Nel 1526 la Slesia e Breslavia passarono agli Asburgo e lo sviluppo non ebbe sosta: Rinascimento e barocco lasciarono profonde impronte nella città. Nel 1741 il territorio fu annesso alla Prussia e gli interessi della città entrarono in collisione con quelli di Berlino, mentre già sotto Federico II il Grande ebbe inizio una profonda opera di germanizzazione. L'industrializzazione dell'800, la sedata rivoluzione filo-polacca del 1848, l'aumento della popolazione germanofona fecero perdere a mano a mano il carattere polacco, quasi scomparso alla vigilia della guerra. All'inizio del 1945 tutta la popolazione fu fatta sgomberare e la città fu trasformata in fortezza, assediata dalle armate russe del maresciallo Sadov a partire dal 16 febbraio. Dopo accaniti combattimenti, la città si arrese; fu distrutta al 70%. L'opera di ricostruzione fu grandiosa e la città venne ripopolata con i Polacchi espulsi dalle regioni incorporate nell'URSS. Oggi è una delle capitali della cultura polacca (arti e scienze). ARTE. Durante la seconda guerra mondiale, Breslavia subì la quasi totale distruzione dell'abitato e dei monumenti storici. Un paziente lavoro di ricostruzione ha restituito alla città il suo antico aspetto gotico. Il celebre Municipio, capolavoro dell'architettura gotica, fu iniziato nel 1242; vennero via via aggiunte la torre (1262), la sala dei drappi e le cantine (1299); nel 1343-57 fu costruito l'intero edificio il cui abbellimento proseguì fino alla seconda metà del XVI sec.; fu restaurato nei secc. XIX-XX. La chiesa di Santa Maria sulla sabbia è l'edificio più importante della piccola "isola di sabbia" posta sul fiume Oder. Qui venne fondato intorno al 1150 un monastero agostiniano e fu eretta la prima chiesa romanica. Nel 1334-90 la chiesa fu totalmente rifatta in forme gotiche. La cattedrale di San Giovanni Battista, il più importante monumento della città, nasce su una chiesa romanica costruita dopo il 1000, semidistrutta dai Tatari nel 1241; venne riedificata in forme gotiche tra il 1244 e il 1419; nel 1945 i Tedeschi ne fecero un arsenale che, saltato in aria, distrusse la cattedrale al 70%; la ricostruzione fu compiuta negli anni 1946-51. L'università, che sorge sull'Oder, venne fondata nel 1702 dall'imperatore d'Austria Leopoldo I; fu edificata entro il 1740 su progetto del gesuita Domenico Martinelli. Ha una fronte lunga 171 m, con un raffinato corpo centrale a torre, di forme tardo-barocche. Nell'interno si visita la splendida Aula Leopoldina, capolavoro di F.J. Mangold. Ogni anno hanno luogo a Breslavia un Festival del teatro contemporaneo, un Festival di Jazz e il celebre "Wratislavia cantans", festival mondiale del Lied e dell'Oratorio.Poznan(573.003 ab.). Capoluogo del voivodato di Wielkopolskie (29.826 kmq; 3.362.011 ab.). Grande metropoli, storica e culturale della Grande Polonia e della Polonia occidentale, è situata sull'altopiano di Poznan, alla confluenza della Cybina nella Warta. Grande mercato agricolo e del legname, è sede di industrie alimentari, del legno, siderurgiche, metallurgiche, meccaniche, aeronautiche, chimiche, vetrarie, tessili, del tabacco, della gomma. La notorietà maggiore le viene dalla Fiera internazionale, che si celebra ogni anno in giugno. È sede arcivescovile. STORIA. Il piccolo borgo già esistente nel IX sec. fu scelto dal primo re di Polonia Mieszko I come capitale del Regno e, dopo la conversione al Cristianesimo, come sede del primo vescovado polacco nel 968; allora la città era contenuta sull'isola della Cattedrale. Dopo l'invasione ceca (1034-38) la capitale fu portata a Cracovia, ma la città non cessò di espandersi; sotto il Ducato di Przemyslaw I, una nuova città fu fondata sulla riva sinistra della Warta e ricevette le patenti civiche nel 1253; i secoli d'oro di Poznan furono il '400 e il '500, quando si arricchì di monumenti e di accademie culturali e d'armi. Le guerre svedesi del XVII sec. ne causarono il lento declino; nel 1793, con la seconda spartizione della Polonia, fu assegnata alla Prussia e dopo il Congresso di Vienna divenne capitale del Granducato di Poznan, dominato dalla Prussia. Per tutto il XIX sec. i Tedeschi svolsero opera di germanizzazione. ARTE. Il cuore storico di Poznan è il mercato vecchio, un tempo centro di tutte le funzioni amministrative e di tutte le attività commerciali. Vi domina il Municipio, costruito in forme gotiche nel 1310 e trasformato in forme rinascimentali (è detto la perla del "Rinascimento polacco") nel 1550-60. La cattedrale dei Santi Pietro e Paolo sorge su una prima chiesa costruita dal re Mieszko I in forme protoromaniche nel 968; distrutta dai Boemi nel 1039 fu rifatta in forme romaniche nel 1075; nel 1347 fu iniziata la cattedrale gotica, in mattoni; fu più volte rimaneggiata e infine ricostruita in stile neoclassico nel 1790-95. Durante la seconda guerra mondiale i Tedeschi la usarono come magazzino e l'edificio andò distrutto nel 1945; nella ricostruzione si è tornati alle forme gotiche senza le cappelle barocche.
Czestochowa(248.894 ab.). Città della Polonia meridionale, di grandissimo interesse per i suoi contrastanti aspetti: è posta sul fiume Warta, in un paesaggio di grande bellezza, detto "Giura di Cracovia e Czestochowa". Sede vescovile, è da secoli la capitale religiosa della Polonia per il santuario di Jasna Góra. È anche sede di istituti superiori e culturali; ogni anno vi si tiene un festival nazionale del violino. Attivo centro industriale (industrie minerarie e tessili), oggi è anche meta di numerosi turisti. STORIA. Nel XIII sec. esistevano due piccoli villaggi, Czgstochowa e Czestochówka, separati da una strada che oggi è il viale principale della città. Nel 1382 venne fondato il convento di Jasna Góra. Devastata dagli Svedesi nel 1655, la città fu ricostruita e riprese la sua importanza industriale tra '700 e '800 con il forte sviluppo dell'attività estrattiva. La sua numerosa comunità ebraica fu sterminata dai nazisti. ARTE. Il monastero dei Paolini fu fondato nel 1382 dal duca Wladyslaw di Opole per ospitarvi i monaci Paolini cacciati dall'Ungheria e ai quali fece dono della celebre icona della Madonna Nera. Il monastero fu armato di mura e bastioni nel XVII sec. dopo l'assedio svedese; lavori di abbellimento proseguirono nei secoli successivi fino ad arricchire la chiesa e il monastero di preziose opere d'arte. Fin dal suo sorgere il monastero fu il cuore del sentimento nazionale e, a causa della pietra bianca della chiesa, ebbe il nome di Jasna Góra (la montagna luminosa). Sull'altare è la veneratissima icona della Madonna Nera, le cui origini si perdono nella leggenda. Realizzata su legno di cipresso, la si vuole dipinta a Gerusalemme nei primi tempi del Cristianesimo; trasportata a Costantinopoli venne donata nel XIV sec. ai Paolini. È quasi certo che l'icona fu portata dalla Rutenia a Czestochowa dal duca Wladislaw di Opole nel 1384; nella Settimana Santa del 1430 gli Ussiti assalirono il monastero e spaccarono il quadro in tre pezzi. Il re Ladislao II Jagellone lo fece restaurare o ne fece fare una copia con tecnica diversa, a tempera anziché a encausto; i due piccoli sfregi sulla guancia della Vergine sarebbero stati fatti appositamente con il bulino a ricordo dell'attacco del 1430. La copertura in argento dell'icona è del 1673.Danzica(460.524 ab.). Città della Polonia, capoluogo del voivodato di Pomorskie (18.293 kmq; 2.192.404 ab.); è il più grande porto della Polonia e il maggiore complesso cantieristico del Mar Baltico, nella Pomerania Orientale. Città affascinante per la sua posizione sul braccio della Vistola detto "Vistola morta" e lungo il Golfo di Danzica, è circondata da una catena di colline boscose. È sede vescovile. STORIA. Nella regione compresa tra Danzica e Slupsk viveva, nel X sec., la tribù dei Casciubi, circa 200.000 persone autoctone della Pomerania che parlavano un dialetto slavo. Questa tribù viveva soprattutto del commercio di oggetti di ambra (noti fin dal Neolitico). Nel XII sec. prese il potere Subilslaw, fondatore del monastero di Oliwa; il figlio Sambor, duca col titolo di principe di Pomerania, fece della piazza del mercato un fondaco commerciale e nel 1190 fondò la chiesa di San Nicola. Tra il 1220 e il 1226 fu signore di Danzica il duca Swietopelk, che diede alla città i diritti civici e l'adesione alla Lega anseatica; il figlio Msciwój II cedette il potere del Ducato al granduca della Grande Polonia Przemyslaw II, che nel 1296 fu incoronato re di Polonia. Nel 1308 la città fu presa con un colpo di mano dall'Ordine teutonico, che distrusse quanto esisteva, annientò la popolazione slava e costruì una nuova città, a partire dal 1312 (oggi quartiere settentrionale di Osiek). Nel 1440 Danzica aderì alla Lega Prussiana, ma nel 1454 rifiutò l'obbedienza all'Ordine teutonico e, con tutta la Prussia occidentale, riconobbe il re di Polonia Casimiro IV Jagellone. Nel corso dei secoli successivi la città divenne uno dei principali porti d'Europa, ottenne privilegi e fu una delle città più vivaci culturalmente e commercialmente. Nel XVII sec. fu costituita la città bassa. Al XVI sec. corrispose un periodo di grande fermento culturale. Nel 1558 vennero fondati il Gymnasium Academicum e il Collegium Medicum, e i patrizi radunarono opere d'arte e biblioteche. Durante le guerre svedesi, malgrado fosse protestante, la città si mantenne fedele alla Polonia; alla seconda spartizione della Polonia (1793) la città, contro la volontà dei cittadini, fu assegnata alla Prussia. Durante il periodo napoleonico, dal 1793, Danzica fu libera Repubblica, per poi ricadere sotto il dominio prussiano, cui tuttavia dovette l'enorme sviluppo industriale e portuale. Il Trattato di Versailles (28 luglio 1919) fece di Danzica una città libera. Durante la seconda guerra mondiale la città oppose resistenza ai Tedeschi e, dopo la resa, gran parte della popolazione fu rinchiusa nel campo di concentramento di Stutthof. Alla fine della guerra, la città era quasi totalmente distrutta. Dopo i sanguinosi moti del 1970, Danzica tornò a far parlare di sé nel 1980. Fu dai cantieri navali Lenin che partì la proposta di un sindacato indipendente quando, nell'agosto 1980, gli operai, capeggiati da Lech Walesa, indissero una serie di scioperi per protestare contro le misure economiche adottate dal regime. Gli operai di Danzica iniziarono un lungo braccio di ferro con i dirigenti statali che, il 31 agosto, si videro costretti ad accettare le richieste, compreso il diritto di sciopero e la creazione del sindacato autonomo Solidarnosc. Una storia della città fu narrata nel celebre romanzo Il tamburo di latta di Günter Grass. ARTE. Il Mercato Lungo è la tradizionale piazza del mercato, sede delle principali manifestazioni e centro dello splendore rinascimentale della città. Sul lato Nord della piazza, è la Casa Dorata, costruita nel 1609-18 per il borgomastro Johann Speimann. La casa è di netta impronta fiamminga, nello stile manieristico di quella regione. In fondo al Mercato Lungo domina l'imponente edificio in mattoni del Municipio della Città Principale. Al posto di una piccola costruzione a graticcio del XIII sec., fu iniziato l'attuale municipio nel 1379 e terminato nel 1492. La chiesa di San Nicola, che sorge al limite dell'antica città principale, è il solo edificio che non abbia subito danni ragguardevoli dalla guerra. Fin dal XII sec. sorgeva qui una piccola chiesa in legno, donata nel 1227 dal duca Swietopelk ai Domenicani chiamati da Cracovia; i monaci iniziarono la chiesa attuale nella seconda metà del XIV sec. e la terminarono, con il monastero, alla fine del XV sec. Il monastero andò bruciato nel 1813; dal 1913 al dopoguerra la chiesa, divenuta parrocchiale, tornò ai Domenicani. La chiesa di Santa Maria è il più grande santuario della Polonia e una delle chiese più grandi del mondo. Iniziata nel 1343, fu terminata nel 1502; gravemente danneggiata dalla guerra, fu restaurata nel 1947-55. Si presenta come una compatta costruzione gotica in mattoni, con pochi ornamenti, torricine laterali, grandi finestroni e una colossale torre (alta 78 m) sulla facciata. Il grande arsenale, edificio in pietra e mattoni, è un capolavoro del Barocco olandese, realizzato nel 1602-09. Ha facciata quadripartita, con due ornatissimi portali e quattro complessi frontoni a volute; statue, stemmi e piccole piramidi ornano il tutto, ottenendo un effetto altamente scenografico. Oggi è scuola di arte applicata. La chiesa di Santa Caterina è la più antica parrocchiale di Danzica. La prima chiesa fu fatta erigere a metà del XIII sec. dal duca Swietopelk, che vi fu sepolto nel 1266; nella seconda metà del XIV sec. i cittadini vollero l'attuale chiesa. Nel XV sec. fu costruita la torre, coronata nel 1634 da elmo barocco e divenuta celebre nel 1738 per il suo orologio e per il carillon di campane.
Stettino(413.294 ab.). Città della Polonia, capoluogo del voivodato di Zachodniopomorskie (22.902 kmq; 1.695.708 ab.); è situata nella Pomerania Occidentale, sulla riva sinistra dell'Oder, a monte dello sbocco di questo nella laguna che dalla città prende nome. È collegata da un canale al Mar Baltico. Grande porto commerciale (esportazione di carbone e legname), è sede di industrie metallurgiche, cantieristiche, tessili, cartarie, chimiche, del legno e alimentari. STORIA. Sede di genti slave fin dall'VIII sec., ebbe rapido sviluppo per il suo porto e ben presto entrò nella Lega anseatica; nel 1630 fu inglobata alla Svezia e nel 1720 passò alla Prussia. Nell'800 ebbe inizio lo sviluppo industriale; l'ultima guerra la distrusse in parte. È sede arcivescovile. ARTE. La cattedrale di San Giacomo, imponente massa in laterizio, gotica, venne fondata nel 1180 dal duca Boguslaw I e rifatta tra i secc. XIV e XV, secondo i canoni della Pomerania e del Brandeburgo da Heinrich Brunsberg; i restauri postbellici furono compiuti negli anni Settanta del XX sec. Presenta un'alta torre sulla facciata e interno a tre slanciate navate a sala con cappelle laterali e deambulatorio. Il municipio, di origine gotica (XIV sec.), fu rimaneggiato nel XV sec. da Heinrich Brunsberg e semidistrutto dagli Svedesi nel 1677. Il Castello dei Duchi di Pomerania è l'origine stessa della città. Un primo castro, a difesa del porto, fu eretto nel X sec.; all'inizio del XII sec. il duca Boleslao Boccatorta e il vescovo Otto von Bamberg vi eressero la prima chiesa. L'attuale edificio fu iniziato a metà del XIV sec. e continuato per secoli; nella seconda metà del XVI sec. il quadrato edificio fu trasformato in stile rinascimentale e nel 1616-19 fu aggiunta una quinta ala. Subì danni durante le guerre svedesi, il dominio prussiano e l'ultima guerra. Restaurato dopo lunghi lavori oggi è sede dell'università.
PICCOLO LESSICOMazurcaDanza popolare polacca in tempo ternario e movimento non troppo vivace. Viene ballata a coppie e deriva il suo nome dalla regione della Polonia settentrionale chiamata Masuria. Si diffuse in Europa verso il 1700 e fu resa famosa dalle composizioni di Chopin e Ciaikovski.PolskaÈ il nome della Polonia nella lingua locale. Deriva dal termine Polani, un'antica popolazione slava che si stanziò nel bacino della Vistola a partire dal V sec. La denominazione Polani deriva a sua volta dallo slavo pole che significa pianura.SlesiaRegione dell'Europa centrale che comprende il versante nord-occidentale dei Monti Sudeti e la valle superiore dell'Oder. Agricoltura, foreste, pascoli, allevamenti di bestiame; ricchi giacimenti di litantrace, ferro, zinco, piombo argentifero dell'Alta Slesia; industrie siderurgiche, metallurgiche, chimiche, ceramiche caratterizzano questa zona. Nel Medioevo fu ducato polacco, poi divenne possesso del re Giovanni di Boemia (1335); nel 1526 passò agli Asburgo e dal 1745, secondo il Trattato di Dresda, appartenne di diritto alla Prussia. Dopo la prima guerra mondiale, in seguito a un plebiscito indetto nell'Alta Slesia conformemente al Trattato di Versailles, questa parte della regione passò alla Germania mentre il resto venne assegnato alla Cecoslovacchia; ne seguirono tentativi d'insurrezione da parte dei Polacchi e, nel 1921, si stabilirono i confini tra Slesia tedesca e Slesia polacca. Dopo la seconda guerra mondiale, secondo gli Accordi di Potsdam (ottobre 1945), quasi tutta la Slesia tedesca fu annessa alla Polonia, che la divise nei voivodati di Slesia e di Breslavia.
SolidarnoscÈ il nome dell'organizzazione sindacale sorta nell'agosto 1980 in contrapposizione ai sindacati ufficiali, a conclusione di un lungo periodo di agitazioni popolari dirette contro il regime comunista, ritenuto responsabile della disastrosa situazione economica. Solidarnosc è sorta sulla base degli accordi di Danzica che autorizzavano, per la prima volta in un Paese socialista, la costituzione di un sindacato libero, indipendente e autogestito. Fautori degli scioperi che determinarono questa svolta furono i lavoratori del cantiere Lenin di Danzica, guidati da Lech Walesa che, nel corso del primo congresso di Solidarnosc, ne assunse la direzione. Ma, nel dicembre seguente, un'azione a sorpresa portava il generale Vojciech Jaruzelski ad assumere tutti i poteri, rimettendo in discussione tanto la legittimità del nuovo sindacato quanto gli accordi di Danzica. Per tutto il 1982, nonostante la pressione della base operaia, Solidarnosc fu costretta alla clandestinità. Tenuto a lungo segregato, e quindi liberato solo con l'impegno di trovare una forma di collaborazione con il regime militare, Walesa dichiarava di non accettare costrizioni. La situazione restò difficile e apparentemente immutata fino al 1989, anno in cui il sindacato, costituitosi in partito, ottenne una netta vittoria alle prime elezioni libere e dava vita a un Governo democratico. Nel 1990 il leader di Solidarnosc Walesa venne eletto presidente della Repubblica a suffragio universale diretto, con il 75% dei voti. Premio Nobel per la pace nel 1983.
PERSONAGGI CELEBRIFryderyk Franciszek ChopinCompositore polacco (Zelazowa Wola, Varsavia 1810 - Parigi 1849). Dopo la sua nascita, la famiglia si trasferì a Varsavia dove Fryderyk iniziò giovanissimo lo studio del pianoforte, dimostrando qualità così precoci che a otto anni diede il suo primo concerto. Entusiasmatosi per la storia polacca, cominciò a comporre commenti musicali sui fatti più importanti. Era già vivo quell'interesse per la vita del suo Paese che sarebbe divenuto un elemento costante della sua personalità e della sua ispirazione: infatti le sofferenze, le aspirazioni, i desideri di libertà della Polonia si espressero spesso attraverso i suoni "disperati" del suo pianoforte. Terminati gli studi con il noto compositore J. Elsner, che gli fu amico più che maestro per tutta la vita, Chopin iniziò nel 1829 la sua carriera di prodigioso pianista. In questo periodo conobbe Costanza Gladowska, da cui ebbe brevi gioie e molte delusioni, e Niccolò Paganini, che lo entusiasmò per la meravigliosa tecnica violinistica. Nel 1830 si trasferì a Vienna, dopo lo scoppio di un'insurrezione contro il potere zarista russo a Varsavia. Ma gli Austriaci erano anch'essi contro l'indipendenza polacca e il giovane Chopin si sentì subito circondato di ostilità. Rimase solo attraversando mille difficoltà, anche di carattere economico, mentre dalla Polonia giungevano sempre notizie meno che mai positive sull'avanzata russa, sull'epidemia di colera, e sulla disperazione dei suoi connazionali. Quando seppe che Varsavia era caduta in mano Russa, disperato compose lo Studio (op. 10 n. 12) noto come La caduta di Varsavia, ricco di impeti drammatici e appassionati. Nel 1831 si trasferì a Parigi, in un ambiente più rilassato, dove entrò in amicizia con grandi artisti come Mendelssohn, Liszt, Bellini, Delacroix (il grande pittore fu autore, fra l'altro, di un celebre ritratto del musicista), Heine e molti altri. Nella capitale francese crebbe subito la sua fama di pianista, anche se i concerti in pubblico furono pochi, dato che Chopin non amava la folla, ma bastarono per far apprezzare il suo stile appassionato e malinconico. Cominciò a frequentare i più prestigiosi salotti culturali di Parigi, dove conobbe la scrittrice George Sand, che ebbe tanta parte nella sua arte e vita. Chopin si ammalò e si trasferì, per tentare di riprendersi da un'inflenza tramutatasi in tubercolosi, nell'isola di Maiorca (1938), sotto consiglio dell'ormai onnipresente Sand. Il clima parve all'inizio giovargli ma l'isolamento, dovuto all'acutizzarsi della malattia, in un convento certosino, insinuarono in Chopin una profonda depressione. In questo periodo tormentato compose gli stupefacenti Preludi. Nel 1847 ebbe fine il suo legame con Sand e l'anno dopo Chopin si recò in Inghilterra, dove conobbe Dickens e Thackeray; a Londra tenne il suo ultimo concerto a favore dei profughi polacchi e nel gennaio successivo tornò a Parigi in pessime condizioni fisiche e in serie difficoltà economiche. Assistito dalla sorella Luisa, vi morì il 17 ottobre 1849. Ebbe grandiose onoranze funebri e fu sepolto a Parigi accanto a Bellini e a Cherubini; il suo cuore fu portato a Varsavia, nella chiesa di Santa Croce. Chopin trovò nel pianoforte il migliore mezzo di espressione dei suoi sentimenti. La sua opera pianistica può essere divisa in vari gruppi di composizioni: le 16 Polacche seguono il flusso di una danza aristocratica e l'ardore di un fervido amor di patria. Le 59 Mazurche, composte a partire dal 1820, sono le più vicine ai tradizionali canti popolari polacchi. Vette del virtuosismo sono i 27 Studi, mentre nei 21 Notturni (1827-46) la musica chopiniana perde ogni riferimento esteriore per trasformarsi in interiorità pura. Quest'opera, insieme ai 26 Preludi (1836-39), per l'immediatezza e l'essenzialità della forma, rappresenta uno degli apici del Romanticismo Europeo. Le 4 Ballate sono la traduzione strumentale di un genere di composizione sino a quel momento legato alla parola cantata.
Vojciech JaruzelskiGenerale e uomo politico polacco (n. Lublino 1923). Dopo aver militato nelle file dell'armata polacca durante la seconda guerra mondiale, nel 1946 conseguì la laurea presso l'Accademia militare. Eletto deputato al Parlamento (1961), entrò quindi a far parte del comitato centrale del POUP. Ministro della Difesa dal 1969, assunse nel 1981 la carica di primo ministro e segretario del Partito comunista. Insediatosi al potere in seguito al colpo di Stato del 13 dicembre 1981, Jaruzelski attuò una drastica repressione nei confronti del sindacato Solidarnosc, dichiarandolo fuorilegge e incarcerandone il leader Lech Walesa. Negli anni successivi avviò comunque un dialogo con la Chiesa cattolica, rappresentata dall'arcivescovo Jozef Glemp, primate di Polonia. Tale accordo venne tuttavia compromesso nell'ottobre 1984 dall'efferata uccisione del prete operaio Jerzy Popieluszko, attivo sostenitore di Solidarnosc. Nel 1989, infine, cedette alle spinte riformistiche e riconobbe la legittimità di Solidarnosc. Rimase presidente della Polonia sino al 1990. Nel 1993 iniziò un processo a suo carico per l'uccisione di diversi lavoratori durante gli scioperi del 1970.Lech WalesaSindacalista e uomo politico polacco (n. Popow 1943). Di origini contadine, si trasferì in giovane età a Danzica, ove partecipò attivamente alla serie di scioperi che, negli anni Settanta, provocarono la crisi del Governo Gomulka. Durante le trattative con il successivo Governo di E. Gierek Walesa rappresentò le categorie scioperanti. Nell'estate 1981 fu a capo degli scioperi nei cantieri Lenin di Danzica, avviati dai lavoratori al fine di ottenere la ratifica ufficiale di 21 punti di una rivendicazione sindacale, mentre nel settembre dello stesso anno fu tra i principali promotori di Solidarnosc (Unione sindacati autonomi), di cui divenne in seguito presidente. Da allora le sue vicende seguirono gli alterni avvenimenti del sindacato e, in seguito al colpo di Stato del dicembre 1981 che portò al Governo il generale Jaruzelski, Walesa fu incarcerato per attività sovversiva. L'opinione pubblica internazionale, favorevole a Solidarnosc e al suo leader, costrinse, nella primavera del 1983, il regime militare a rilasciare Walesa, la cui libertà rimaneva tuttavia sottoposta a controlli ancora per alcuni anni. Premio Nobel per la pace nel 1983, Walesa riprese l'opposizione al regime comunista di Jaruzelski, che nel 1989 fu costretto a cercare un accordo con Solidarnosc. Ne scaturirono elezioni libere in seguito alle quali Solidarnosc, costituitosi in partito, diede vita a un Governo democratico mettendo fine a 40 anni di comunismo. Presidente della Repubblica dal 1990 al 1995, Walesa sviluppò una politica volta a rafforzare le prerogative presidenziali e a consolidare il ruolo della Chiesa cattolica nella vita sociale e politica del Paese. Sconfitto nelle elezioni politiche del 1995 e del 2000, si ritirò dalla scena politica.
ALTRI CENTRIGdynia(253.651 ab.). Città della Polonia, situata nella Pomerania Orientale, sul Mar Baltico; fa parte della conurbazione di Danzica, con cui forma un grande porto, dove il traffico di merci di esportazione (carbone, legnami, zucchero) e di importazione (ferro, fertilizzanti, prodotti alimentari) è molto attivo. È sede di industrie meccaniche, metallurgiche, cantieri navali e industrie conserviere connesse all'attività peschereccia. Appartenne ai Cistercensi di Oliwa nei secc. XIII-XIV; dal 1380 al 1772 fu dei Certosini. Le attrezzature portuali furono distrutte nel 1945 dai Tedeschi. La Piazza Kosciuszko è il centro della città, aperta verso le vastissime strutture portuali. Alle spalle è il Monte di Pietra, belvedere sulla città; di fronte è il molo del presidente, dal quale partono i battelli per la navigazione locale. Il lato Sud del molo è occupato dall'Accademia di Marina, nel cui ambito sono l'acquario e il museo marittimo. A pochi passi, sulla sinistra, è il Museo della Marina militare, vastissima raccolta storica della marineria da guerra, con modelli, pezzi originali, carte, strumenti nautici e armi dal Medioevo all'ultima guerra.Gliwice(201.086 ab.). Città della Polonia posta nell'Alta Slesia, in uno dei bacini carboniferi più ricchi d'Europa, sulle rive del fiume Klodinica. Lo sfruttamento del carbone e dei minerali ferrosi, che ebbe inizio nel XVIII sec., diede impulso allo sviluppo delle prime industrie metallurgiche, alle quali si sono più tardi aggiunte quelle per la produzione chimica e l'industria meccanica pesante.Katowice(321.163 ab.). Città della Polonia, capoluogo del voivodato di Slaskie (12.294 kmq; 4.707.825 ab.). Situata al centro del bacino carbonifero slesiano, ha avuto un rapido sviluppo dalla metà dell'Ottocento in seguito alla scoperta e allo sfruttamento dei ricchi giacimenti minerari della zona circostante. Connesse a queste ricchezze sono le industrie estrattive, siderurgiche e chimiche; la città è inoltre sede di industrie alimentari e per la produzione di porcellane. Dopo la guerra, la città fu ricostruita diventando anche grande centro culturale (università, istituti superiori, due orchestre sinfoniche). È sede vescovile. A Sud della città si estende il parco Kosciuszko, con uno zoo, attrazioni popolari, un osservatorio astronomico e un planetario.
Lublino(355.954 ab.). Città della Polonia, capoluogo del voivodato omonimo (25.115 kmq; 2.187.918 ab.), sorge sul fiume Bystrzyca, a 147 m s/m. Mercato agricolo. Industrie alimentari, metallurgiche, meccaniche, tessili, del legno, chimiche. È sede vescovile. STORIA. Il primo insediamento risale al VII sec. e già nel XII sec. era un borgo commerciale fortificato; devastato nei secc. XIII-XIV da Tatari, Lituani e Russi, nel 1317 il re Ladislao I Lokietek concesse alla città i diritti civici. Lublino, popolata da un gran numero di Ebrei, conobbe il suo massimo splendore nei secc. XVI-XVII, quando uno stuolo di architetti e decoratori creò un vero e proprio "stile di Lublino", mediato dal Manierismo italiano. Nel XVI sec. la città fu la sede delle più vivaci dispute religiose e teatro di avvenimenti politici (unione tra Polonia e Lituania, 1569). Nel 1919 vi fu fondata l'Università Cattolica (ove fu professore anche Karol Wojtyla); nel 1944 fu fondata la seconda università, dedicata a Maria Curie-Sklodowska, premio Nobel per la scoperta degli elementi radioattivi. Dal 25 luglio 1944 al 1° febbraio 1945 fu la capitale della Polonia. ARTE. La piazza del mercato è caratterizzata dal Municipio vecchio, costruito nel 1389 in forme gotiche, sede dal 1579 del Tribunale della Corona; fu rifatto nel 1781 in forme neoclassiche. La Cattedrale di San Giovanni, fino al 1773 chiesa gesuitica e dal 1818 sede vescovile, fu costruita in forme tardo-rinascimentali nel 1592-1604 dal gesuita Gian Maria Bernardoni; nel 1752 l'interno fu barocchizzato e nel 1820 fu aggiunto il protiro neoclassico, con facciata a timpano e torri. La Chiesa dei Domenicani, costruita nel XIV sec. come chiesa gotica a navata unica, fu più tardi ampliata in tre navate; nel 1668 tutto l'interno fu trasformato secondo il tardo-rinascimento tipico di Lublino. Il castello, costruito in forme gotiche nel XIV sec. per volere del re Casimiro III il Grande, nel 1823-26 fu trasformato in prigione zarista, in stile neogotico e neoclassico. Oggi è sede del Museo di pittura, etnografia e archeologia. Notevoli sono il torrione rotondo dell'ala destra, risalente al XIII sec., e la Cappella della Trinità, voluta nel 1395 dal re Ladislao II Jagellone.
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