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Personaggi Celebri Centri Minori GEOGRAFIA - ITALIA - VENETOLE CITTÀVenezia(258.685 ab.). La città di Venezia sorge nelle acque della Laguna Veneta su un arcipelago di isolotti (119) situato a 4 km dalla terraferma e a 2 km dal mare. Principali industrie cittadine sono: mobilifici, canapifici, cantieri navali, industrie della carta, tipografiche e del vetro. Importante è anche l'artigianato: merletti, ricami, vetri, smalti, specchi, cuoio lavorato, mobili laccati e dorati. Per la sua posizione unica e il ricco patrimonio culturale ed artistico, Venezia è uno dei maggiori centri turistici del mondo.STORIA. Venezia venne fondata verso il VI sec. quando, per sfuggire agli attacchi dei Longobardi, gli abitanti dell'interno si rifugiarono sulle isole della laguna (già abitate fin dall'epoca romana). Primo centro politico fu Cittanova: fu infatti qui che la popolazione elesse il primo doge della storia, un magistrato dipendente da Bisanzio. Nel IX sec. il governo venne trasferito a Rialto e nel secolo successivo si stabilizzò la forma di governo del dogato elettivo e vitalizio. Posta sulla via di transito della rotta del commercio fra Oriente e Occidente, la città divenne ben presto un importante centro commerciale e politico. Ottenuti da Bisanzio ampi privilegi commerciali (1082), Venezia partecipò alla prima crociata e, alla Dalmazia, conquistata all'inizio dell'XI sec., aggiunse altri territori, situati nell'area del Mediterraneo (Costantinopoli, Salonicco e Corinto in Grecia, isole Ionie, Cipro e Creta nell'Egeo, Ascalona, Caifa e Tiro in Siria). Durante il XII sec. Venezia dovette difendersi da Federico Barbarossa e da Manuele I Comneno, mentre all'interno venivano attuate importanti riforme istituzionali: sostituzione dell'assemblea popolare con il Maggior Consiglio, limitazione dell'intervento popolare alla ratifica di provvedimenti già decisi. I secc. XIII e XIV furono particolarmente felici. La città, infatti, alla fine della quarta crociata (1202-1204) poteva vantare una serie di colonie nel mare Egeo che le assicuravano una posizione di primo piano in campo commerciale. Il monopolio veneziano venne a lungo contrastato dai Genovesi e solo dopo la guerra di Chioggia (1378-1381), che segnò l'inizio della decadenza di Genova, Venezia rimase senza rivali. Nel frattempo, con la Serrata del Maggior Consiglio (1297) era stato sancito il carattere oligarchico ed aristocratico del governo della Repubblica. Nei secc. XV e XVI Venezia si espanse anche sulla terraferma (conquista di Treviso, Padova, Vicenza, Verona, del Friuli, di Ravenna e della Lombardia orientale) e la sua potenza iniziò a diventare pericolosa per gli altri stati italiani. Sconfitta dalla Lega di Cambrai (battaglia di Agnadello, 1509), fu costretta a cedere alcuni possedimenti in Lombardia e in Veneto, che riconquistò nel 1512 dopo aver aderito alla Lega Santa. Nel frattempo fu a lungo impegnata nella difesa dei possedimenti d'Oriente minacciati dai Turchi e nonostante la vittoria a Lepanto (1571) perse tutti i suoi territori d'oltremare tranne Candia, le isole Ionie e la Dalmazia che restava però sotto la costante minaccia turca. L'isola di Candia fu ceduta ai Turchi dopo una lunga guerra (1644-1669) nel XVII sec. In questo periodo Venezia iniziò a risentire dell'importanza che i porti atlantici avevano acquistato dopo la scoperta dell'America e durante il Settecento perse il suo ruolo di potenza, pur restando un importante centro commerciale e culturale. Ceduta da Napoleone all'Austria alla fine del secolo (pace di Campoformio, 1797) fu annessa per un breve periodo al Regno Italico (1805-1814) e ritornò poi agli Austriaci sotto cui rimase fino all'annessione al Regno d'Italia (1866).
ARTE. Una lunga e intelligente attività di traffici e commerci unitamente alla particolare forma di governo permise alla Serenissima di accumulare straordinarie ricchezze da investire nella costruzione di tanti splendidi edifici e nello sviluppo di numerose scuole d'arte, testimonianti le glorie e la storia della città. I monumenti più celebri sorgono attorno all'incantevole Piazza San Marco cui fanno degna cornice, per tre lati, le Procuratie Vecchie, dalla cinquecentesca Torre dell'Orologio (dove due mori battono le ore) all'Ala Napoleonica, le Procuratie Nuove (1584-1640) e lo svettante Campanile. Sullo sfondo si erge l'affascinante architettura romanico-bizantina della basilica di S. Marco, già Cappella palatina del doge, sovrastata dalle tipiche cupole che le conferiscono un aspetto orientaleggiante. A fianco della basilica si ammira il Palazzo ducale, originalissima costruzione gotica (Porta della Carta, del 1442; Cortile interno con l'imponente Scala dei Giganti) che raduna nelle sue sale i capolavori della pittura veneziana (opere di Tiziano, Tintoretto e Veronese) e una vera messe di ricordi storici. Il celeberrimo Ponte dei Sospiri (1600) collega il Palazzo ducale al Palazzetto delle Prigioni, da dove i carcerati venivano trasferiti davanti all'inquisizione. Nel bacino di S. Marco termina il Canal Grande, la maggiore delle vie d'acqua di Venezia, che si snoda per una lunghezza di 4 km ca., offrendo uno spettacolo davvero unico al turista che decida di percorrerlo in gondola o in vaporetto. Molti celebri palazzi patrizi (XII-XVIII secc., in prevalenza del'300 e '400), alcuni dei quali attualmente trasformati in musei e sedi permanenti di esposizioni e varie manifestazioni culturali e artistiche, si allineano lungo le sue rive ad iniziare da Palazzo Giustinian, gotico (1474). Tra i più belli citiamo Palazzo Corner detto Ca' Grande (1537) del Sansovino; Palazzo Rezzonico di B. Longhena, terminato dal Massari; la Ca' Foscari (sede dell'Università); Palazzo Corner-Spinelli di M. Codussi (fine XV sec.); Palazzo Grimani, capolavoro del Sanmicheli (1556); la Ca' d'Oro, la più graziosa costruzione del Canal Grande, in stile gotico fiorito (XV sec.); Palazzo Pesaro, barocco (1679 ca.); Palazzo Vendramin Calergi, rinascimentale; Palazzo Labia, con sontuosi saloni tra cui quello delle Feste affrescato dal Tiepolo (1745-56 ca.). Non si possono dimenticare i ponti, così importanti nell'urbanistica cittadina: se il Ponte di Rialto (costruito da Antonio da Ponte nel 1592; ha una lunghezza di 48 m e una larghezza di 22,10 m) è certo il più conosciuto, ampi ed eleganti sono anche quelli moderni dell'Accademia e degli Scalzi che scavalcano il canale permettendo di goderne una meravigliosa veduta. Gran parte delle chiese veneziane si possono considerare alla stregua di musei veri e propri per i notevoli capolavori d'arte che raccolgono: chiesa dei Frari, eretta dai Francescani nel 1338-1443 (famosa pala dell'Assunta di Tiziano); SS. Giovanni e Paolo, fatta costruire dall'ordine domenicano tra il 1246 e il 1430 (opere di G. Bellini, Piazzetta, Lotto, Veronese); S. Sebastiano (XVI sec.) decorata dal Veronese che qui è sepolto; S. Maria della Salute (opere di Tiziano e Tintoretto); S. Stefano (fine XIII sec.); S. Maria Formosa (trittico di B. Vivarini e polittico di Palma il Vecchio); S. Zaccaria (Madonna e Santi di G. Bellini; affreschi di A. del Castagno); S. Giorgio Maggiore, classica architettura palladiana (1565-80), conclusa dallo Scamozzi (nell'interno, Ultima Cena e Deposizione del Tintoretto; S. Giorgio e il drago di V. Carpaccio). Le famose Scuole veneziane erano tipiche confraternite a carattere benefico che riunivano persone della stessa origine e della stessa professione a scopo di aiuto reciproco, beneficenza o istruzione. I confratelli avevano l'ambizione di conferire il massimo splendore alla loro scuola che veniva in tal modo abbellita e decorata dalle opere dei più celebri artisti dell'epoca. È il caso della Scuola di S. Rocco (1517-49) con i fastosi teleri del Tintoretto; della Scuola di San Giorgio degli Schiavoni (inizi XV sec.; dipinti del Carpaccio); della Scuola Grande dei Carmini (preziosi dipinti del Tiepolo); della Scuola di S. Marco (148790); della Scuola di San Giovanni Evangelista. Altri interessanti motivi di attrattiva turistica sono rappresentati dalle isole della laguna: Murano (Museo dell'Arte Vetraria; basilica veneto-bizantina dei SS. Maria e Donato; chiesa gotica di S. Pietro Martire); Burano, rinomata per l'industria del merletto; Torcello (chiesa di S. Fosca dell'XI sec. e Duomo di S. Maria Assunta, risalente al VII sec., ma rifatto nell'XI sec.). Venezia: il Canal Grande, verso il Palazzo dei Dogi Viaggio tra i tesori artistici più famosi di Venezia Visita e ricostruzione virtuale della chiesa di San Lorenzo a Venezia Viaggio virtuale nelle viscere del Rio Terà de San Polo, a Venezia
LA PROVINCIA. La provincia di Venezia (809.586 ab.; 2.463 kmq) si estende lungo il litorale veneto dal fiume Adige al Tagliamento e comprende la laguna veneta e quella di Caorle.Prodotti dell'agricoltura sono cereali, barbabietole da zucchero, uva da vino, frutta, ortaggi, foraggi. Diffusa è la pesca. Attive sono le industrie della conservazione del pesce, i cantieri navali, i retifici, le industrie tessili, alimentari, meccaniche e dell'abbigliamento.Importante è l'industria turistico-alberghiera. Fra i centri principali ricordiamo: Caorle, Cavarzere, Chioggia, Dolo, Iesolo, Mestre, Mira, Mirano, Portogruaro, San Donà di Piave, San Michele al Tagliamento. Luoghi d'interesseBasilica di S. MarcoPrincipale chiesa della città (era qui che venivano consacrati i dogi) fu proclamata Cattedrale solo nel 1807. Iniziata nell'829 per accogliere le spoglie di S. Marco trafugate dai veneziani ad Alessandria d'Egitto, dove era sepolto l'evangelista, divenne ben presto chiesa patronale scalzando quella di S. Teodoro, primo protettore. Rimaneggiata più volte pur mantenendo sempre l'originaria fondazione, la basilica è caratterizzata da uno stile bizantino, a croce greca e cupola centrale con altre quattro emisferiche su ogni campata. La facciata è costituita da un doppio ordine di cinque arcate e occupata per l'intera lunghezza da una terrazza balaustrata. Nella calotta della prima arcata, l'unico mosaico antico rimasto sulla facciata: Traslazione del corpo di S. Marco nella chiesa (1260-70). Pregevoli i bassorilievi duecenteschi (mesi, virtù, profeti) nella lunetta della terza arcata; nella quarta, mosaico seicentesco (Il corpo di S. Marco accolto dai veneziani); nella quinta, ancora un mosaico del '600 (Trafugamento del corpo di S. Marco). Sulla terrazza superiore si trovano le copie dei quattro cavalli inviati a Venezia da Costantinopoli dal doge Enrico Dandolo nel 1204. La pianta è a croce greca, con pilastri e colonne dai capitelli bizantini che suddividono lo spazio interno in tre navate. Il pavimento a motivi geometrici risale al secolo XI-XII; il soffitto e le pareti sono ricchi di preziosi mosaici a fondo d'oro, che si estendono per una superficie complessiva di 4240 mq. Gli esemplari delle cupole sono tra i più straordinari e i più antichi della chiesa (alla cupola della Pentecoste, Predicazione degli apostoli, seconda metà XIII secolo; alla volta, scene della Passione, inizi XIII; sulla cupola centrale dell'Ascensione, duecentesco Cristo benedicente; su quella di S. Leonardo e del SS. Sacramento, coevi santi; nella cupola del presbiterio, Cristo e profeti, XII secolo; i mosaici dell'abside, Ss. Nicola, Pietro, Marco ed Ermagora, sono forse i più antichi della basilica, ante 1105; nella cupola di S. Giovanni, episodi della vita dell'Evangelista, secolo XIII). Nel battistero, costruito in seguito alla ristrutturazione del XIV secolo, si trovano le tombe dei dogi e la lastra tombale di Jacopo Sansovino, il più illustre capomastro di S. Marco, realizzatore anche del fonte battesimale posto al centro. Il presbiterio è separato dal resto della chiesa dalla maestosa iconostasi in marmi policromi; sull'architrave al centro, grande Croce in bronzo e argento e, ai lati, Madonna, S. Giovanni e i 12 apostoli, capolavori di Jacobello e Pier Paolo Dalle Masegne (1396). L'altare maggiore in marmo custodisce l'urna con le spoglie di S. Marco, rinvenute in una cassa, dentro una pietra nella cripta, durante i restauri del 1811. Il ciborio con baldacchino poggia su quattro splendide colonne di alabastro interamente scolpite con episodi dei Vangeli (secoli V-XIII). Dietro l'altare maggiore si trova la pala d'Oro, stupendo capolavoro di oreficeria bizantina e veneziana iniziato nel X secolo e completato nel 1342. L'immagine bizantina della Madonna Nicopeia (operatrice di vittoria, XII sec.) che è esposta nell'omonima cappella, è considerata protettrice di Venezia e per questo venerata da tutti gli abitanti della città. Nella cripta è conservato invece il masso entro cui nel 1811 fu ritrovata la cassa con le ossa del santo; il Tesoro consiste di notevoli oggetti liturgici e reliquiari provenienti da Costantinopoli (1204), prodotti dell'oreficeria bizantina dei secoli XI e XII. Gli originali quattro cavalli in bronzo dorato, provenienti da Costantinopoli conquistata come bottino della IV crociata, che sono stati tolti dalla loro secolare sistemazione sopra la terrazza della basilica, sono conservati nella Galleria di S. Marco insieme ad altri oggetti di interese artistico e storico.
Procuratie Vecchie e Nuove e Libreria SansovinianaCostruite nel XII sec. per ospitare gli uffici e le residenze dei procuratori di S. Marco, furono rimaneggiate nel XVI sec. su probabile progetto di Mauro Codussi e concluse dal Sansovino nel 1514. Sono costituite da due livelli di 100 archi a tutto sesto che poggiano su un portico di 50, dove una volta avevano sede le diverse botteghe. A Est dell'edificio delle Procuratie Vecchie, lungo 152 metri, si trova la torre dell'Orologio eretta tra il 1496-99 e caratterizzata in cima dalla campana dei Mori che battono le ore; il quadrante dell'orologio invece segna ore, fasi lunari e moto del sole nello Zodiaco; nella nicchia si trova una statua della Vergine. Le Procuratie Nuove, che chiudono il lato Sud di Piazza San Marco, furono iniziate nel 1582 da Vincenzo Scamozzi e terminate da Baldassarre Longhena a metà del Seicento. Insieme alla Libreria Sansoviniana costituiscono un unicum architettonico (quest'ultima fu edificata a partire dal 1537 dal Sansovino e completata dallo Scamozzi tra il 1583-88; all'interno degni di nota l'affresco di Tiziano, la Sapienza, sul soffitto, e alle pareti dipinti di Tintoretto, Veronese e Andrea Schiavone).Campanile di S. MarcoAlto circa 100 metri, fu rimaneggiato nel '500 su progetto di Giorgio Spavento e direzione di Bartolomeo Bon. Nel 1902 crollò improvvisamente e dieci anni dopo fu ricostruito nello stesso luogo e nelle stesse forme del precedente. La loggetta alla base del campanile, destinata in antico ad ospitare il corpo di guardia durante le sedute del Gran Consiglio nel Palazzo ducale, è ancora quella del Sansovino (1537-49).
Palazzo ducaleSimbolo del Governo della città e nel contempo massima espressione dell'architettura gotica veneziana, Palazzo ducale era in origine un castello risalente al IX-X secolo che, nel 1172-78, subì una prima radicale trasformazione, divenendo, oltre che residenza dogale, sede delle principali istituzioni della Repubblica di Venezia (Maggior e Minor Consiglio) e di altri uffici di magistratura. Agli inizi del Trecento si decise di ampliarlo ulteriormente e da allora i lavori proseguirono pressoché ininterrotti fino al 1463. Gli incendi, che tanta parte ebbero nella storia del palazzo, portarono nel 1484 e nel 1577 (quando fu distrutta la Sala del Maggior Consiglio) a ricostruire parti significative del complesso con gli interventi, tra gli altri, di Antonio Rizzo e poi di Antonio Da Ponte, rispettosi del precedente assetto architettonico.L'edificio si presenta come un volume regolare, alleggerito da un portico continuo al piano terra e, al primo piano, da una loggia, su cui corre un lungo fronte decorato con pietre bianche e rosate a motivi geometrici. L'accesso avviene dalla Porta della Carta, opera di Giovanni e Bartolomeo Bon (1438), con il leone alato davanti al quale è inginocchiato il doge Francesco Foscari (copia ottocentesca). Essa immette nel porticato Foscari, costruito dai Bon e aperto sul cortile, che si conclude con l'arco Foscari; questo fronteggia la monumentale scala dei Giganti del Rizzo (1484-1501), decorata alla sommità con le imponenti statue di Nettuno e Marte del Sansovino (1554), alle spalle delle quali si svolgeva la cerimonia dell'incoronazione dei dogi. Il cortile è un'autentica "piazza", prolungamento della platea marciana tra le alte mura del palazzo. Qui il Rizzo ripropose nelle facciate interne la medesima concezione dei prospetti esterni, sovrapponendo al vuoto dei due piani a portico e logge una parete piena forata da due ordini di finestre irregolarmente disposte. Per la scala dei Censori si sale al piano delle Logge e si raggiunge la scala d'Oro, iniziata prima del 1549 dal Sansovino e da Antonio Scarpagnino ma ultimata solo nel 1559, riservata al passaggio di magistrati e personaggi illustri. L'Appartamento ducale è posto al primo piano nobile, in ambienti ricostruiti dopo l'incendio del 1483. Fra le molte sale si segnalano: quella degli Scarlatti, così detta perché vi si riunivano i consiglieri del doge che vestivano toghe scarlatte; quella delle Mappe, con interessanti tavole geografiche alle pareti; la Sala Grimani, utilizzata per le udienze private e con un bel dipinto (il Cristo compianto) di Giovanni Bellini; la Sala dei Filosofi, con un affresco (S. Cristoforo, 1523-24) di Tiziano; le sale delle Volte (dove il leone marciano è opera del Carpaccio) e il Corner e dei Ritratti. Al secondo piano nobile sono ospitate le sale di riunione delle più alte magistrature dello Stato: la Signoria, il Senato, il Consiglio dei Dieci, i Tre Inquisitori. Dalla scala d'Oro si passa nell'atrio quadrato, con al soffitto opere del Tintoretto e alle pareti dipinti del Veronese e di Francesco Bassano, e quindi alla Sala delle Quattro Porte, costruita dal Da Ponte su progetto di Palladio e Giovanni Antonio Rusconi: notevoli le stesse quattro monumentali porte e il soffitto, ideato dal Palladio e con affreschi (Il doge Antonio Grimani in ginocchio davanti alla Fede, presente S. Marco, 1576) del Tintoretto e di Tiziano. Nell'Anticollegio, dove sostavano in attesa i personaggi illustri e che venne ricostruito su progetto del Palladio e di Vincenzo Scamozzi, la volta accoglie al centro un affresco del Veronese (1577), mentre le pareti ai lati delle porte d'accesso opere a soggetto mitologico del Tintoretto (1577), e quella opposta al camino, sulla sinistra, il Ratto d'Europa del Veronese (1580). Nella Sala del Collegio, dove sedeva la Signoria, tra i dipinti del Veronese (1575-78) nel soffitto intagliato si distingue, per il tema affrontato, Venezia in trono onorata dalla Giustizia e dalla Pace; sue sono anche alcune tele alle pareti, assieme ad altre del Tintoretto. Nel soffitto della Sala del Senato, spicca un'altra importante opera tesa a celebrare la città, ovvero Venezia seduta tra gli dei riceve i doni del mare di Jacopo e Domenico Tintoretto (1581-84); alle pareti, dipinti di Palma il Giovane. Nella Sala del Consiglio dei Dieci, il soffitto, intagliato e dorato, contiene due opere del Veronese. Nella Sala dei Tre Capi del Consiglio dei Dieci, dove venivano aperte le udienze, il soffitto accoglie opere del Veronese, le pareti opere di Hieronymus Bosch (1500-04). La saletta dei Tre Inquisitori di Stato, magistratura incaricata di trattare gli affari più delicati della Repubblica (da qui si accedeva alla soprastante camera del Tormento e alle Prigioni), ospita ancora opere del Tintoretto sul tema della giustizia. La Sala d'Armi del Consiglio dei Dieci rappresenta l'Armeria di Palazzo ducale: saccheggiata alla fine della Repubblica, conserva attualmente oltre 2.000 pezzi di grandissimo interesse storico. L'andito del Maggior Consiglio, con tele di Domenico Tintoretto allusive alla battaglia di Lèpanto e di Palma il Giovane, immette nella Sala della Quarantia Civil Vecchia (la magistratura aveva giurisdizione sugli affari civili della città) e in quella dell'Armamento, dove è esposto quanto resta del Paradiso del Guariento (1365-67), affresco realizzato per la Sala del Maggior Consiglio e rovinato dall'incendio del 1577. Quest'ultima, cui dal 1297 avevano accesso soltanto i nobili iscritti nel "Libro d'Oro", è la Sala più vasta del palazzo e venne ricostruita dopo l'incendio del 1577 dal Da Ponte. La parete è interamente occupata da un secondo Paradiso (1586-94), grandiosa composizione dipinta da Jacopo Tintoretto e dal figlio Domenico, con l'aiuto di Palma il Giovane e altri, a celebrazione del buon governo della Repubblica; nel mezzo del soffitto vi è l'Apoteosi di Venezia del Veronese; nei grandi ovali accanto, tele di Palma il Giovane e del Tintoretto; nella parte alta delle pareti, i due Tintoretto e loro allievi dipinsero i ritratti dei dogi fino a Francesco Venier (1554-56). Oltre la Sala della Quarantia Civil Nuova, specie di tribunale d'appello, la Sala dello Scrutinio, destinata alle votazioni del Maggior Consiglio e all'elezione del doge, fu rifatta dopo il 1577 dal Da Ponte e ospita il Giudizio universale di Palma il Giovane (1587-92); è da notare però che molte delle tele qui presenti esaltano battaglie dei veneziani sui mari (la Vittoria di Lepanto è di Andrea Vicentino). All'inizio del XVII sec. furono aggiunte le cosiddette Prigioni Nuove, al di là del rio, opera dell'architetto Antonio Contin. Questo nuovo corpo di fabbrica che sarà la sede dei Signori di notte al criminal (magistrati incaricati di prevenire e reprimere reati penali), è collegato al Palazzo ducale dal Ponte dei Sospiri, attraverso il quale i condannati venivano tradotti in carcere. Dopo la caduta della Repubblica nel 1797, il palazzo non venne più utilizzato come sede del principe e delle magistrature ma fu adibito a sede di uffici amministrativi. Le prigioni, denominate "i Piombi", conservarono la loro funzione. Dopo l'annessione di Venezia al Regno d'Italia, Palazzo ducale subì cospicui restauri e dal 1923 venne destinato a Museo Civico.
Ponte di Rialtoè il ponte più famoso e antico di Venezia, che con i suoi 48 m di lunghezza attraversa il Canal Grande nella zona di Rialto. La versione attuale del ponte, in pietra e ad arcata unica, è quella portata a termine da Antonio Da Ponte nel 1592. Nella parte superiore due rampe inclinate, con negozi su entrambi i lati, portano a una sezione centrale. La passeggiata è coperta da un elegante porticato suddiviso in 12 arcatelle doppie simmetricamente disposte. Il primo passaggio sul Canal Grande fu un ponte galleggiante fatto di barche, ideato nel 1181 da Nicolò Barattieri, che avrebbe assunto il nome di Ponte della Moneta, poiché costruito nei pressi della Antica Zecca di Venezia, dove erano concentrate le attività finanziarie. La crescente importanza del mercato di Rialto sulla sponda orientale del canale fece aumentare il traffico sul ponte galleggiante, cosicché questo, attorno al 1250, fu sostituito da un ponte in legno. La nuova struttura era costituita da due rampe inclinate che si congiungevano presso una sezione centrale mobile, che poteva essere sollevata per consentire il passaggio delle navi più alte. Data la stretta associazione con il mercato, il ponte cambiò nome e divenne Ponte di Rialto. Nella prima metà del XV secolo lungo i lati del ponte furono costruite due file di negozi: i proventi derivanti dagli affitti, riscossi dalla tesoreria di Stato, contribuivano alla sua manutenzione. Nel 1310 il ponte fu parzialmente bruciato durante la rivolta guidata da Bajamonte Tiepolo; nel 1444 crollò sotto il peso della folla radunata per assistere a una sfilata di barche; un altro crollo avvenne nel 1524. Da allora si pensò a una costruzione in pietra. Lo stesso progetto del Da Ponte, tuttavia, fu considerato da alcuni troppo audace, al punto che secondo l'architetto Vincenzo Scamozzi il ponte sarebbe presto crollato. Esso invece resiste tuttora ed è ormai uno dei simboli architettonici di Venezia.Il ponte di Rialto sul Canal Grande a Venezia Chiesa dei FrariSanta Maria Gloriosa dei Frari si annuncia di lontano con la mole del suo campanile (alto 70 m), uno dei più imponenti di Venezia. Della originaria chiesa francescana del XIII secolo non resta nulla, perché l'attuale edificio, severo e grandioso, fu iniziato nel 1338 e terminato più di un secolo dopo. Da allora racchiude memorie e fasti di oltre 500 anni di storia e cultura della Serenissima. Nella facciata in stile tardo-gotico, un portale archiacuto (gotico fiorito) dà accesso al solenne interno a tre navate, divise da 12 poderosi piloni che sono collegati da catene lignee, e scandito da altari, urne pensili e monumenti sacri. Nella posizione originaria resta, a chiusura della navata mediana, il coro dei Frati; le sette cappelle (la maggiore e le sei laterali) nel transetto erano legate a confraternite o importanti famiglie. La chiesa custodisce capolavori d'arte quali l'Assunta di Tiziano (1516-18; altare maggiore); la Madonna in trono con Bambino e santi, trittico di Giovanni Bellini firmato e datato 1488 (altare della sagrestia), la scultura lignea di S. Giovanni Battista di Donatello (1450 circa; cappella a destra della maggiore); la pala nota come Madonna di Ca' Pesaro ancora di Tiziano (1526). Al suo interno, inoltre, si trovano monumenti funebri di grandi personaggi: quello dedicato a Tiziano venne eretto nell'Ottocento sul luogo ove la tradizione pone le spoglie del maestro (seconda campata destra); il prospetto marmoreo con l'urna del doge Niccolò Tron (opera di Antonio Rizzo e aiuti) è alla parete sinistra del presbiterio; la tomba di Claudio Monteverdi nella Cappella dei Milanesi; la colossale "macchina macabra" di Baldassarre Longhena per il doge Giovanni Pesaro si trova presso la porta laterale della navata sinistra; la piramide funebre eretta ad Antonio Canova (su suo stesso disegno) è in corrispondenza della seconda campata sinistra.
S. StefanoChiesa in stile gotico, fu fondata dai monaci eremitani agostiniani alla fine del Duecento. Bello il portale del 1442 attribuito a Bartolomeo Bon. L'interno a tre navate, caratterizzato da un magnifico soffitto ligneo a carena di nave (alle pareti motivi a losanghe), ospita alcuni monumenti funebri. Degni di nota i dipinti del Tintoretto (un'Ultima cena, una Lavanda dei piedi, un'Orazione nell'orto) e una Crocifissione di Paolo Veneziano (1348). Imponente l'altare maggiore. Da visitare anche i due chiostri, quello attribuito a Scarpagnino è caratterizzato da un portico a colonne ioniche, mentre l'altro trecentesco, presenta architravi lignei.S. Maria della SaluteQuesta chiesa venne edificata da Baldassarre Longhena, alla fine dell'epidemia di peste del 1630, come tempio votivo che celebrava la salvezza di Venezia e dei suoi cittadini da questa tragica calamità (ogni 21 novembre, dal 1681, una processione ricorda ancora l'evento). In stile barocco, è costituita da un edificio principale a pianta centrale ottagonale sormontato da una cupola emisferica, e sei cappelle laterali. Particolare la statua della Vergine vestita da "capitana da mar" posta sulla lanterna della cupola. All'interno degni di nota l'altare maggiore progettato dal Longhena e realizzato da Josse Le Court, che incornicia un'icona dell'arte greco-bizantina portata da Candia nel 1672; la statua della Madonna con Bambino che guarda Venezia inginocchiata ai suoi piedi, in atto di ringraziamento per la fine della peste; alcuni dipinti di Tiziano (S. Marco in trono con i Ss. Sebastiano, Rocco, Cosma e Damiano, 1512, e Sacrificio d'Abramo, Davide e Golia e Caino e Abele, 1543), del Tintoretto (le Nozze di Cana).S. SebastianoEdificata da Antonio Scarpagnino tra il 1505-1548, su un precedente edificio religioso, la chiesa in stile rinascimentale presenta un interno riccamente decorato. La maggior parte dei dipinti sono opera del Veronese (Ester condotta dinanzi ad Assuero, Ester incoronata da Assuero, Trionfo di Mardocheo, Madonna in gloria e santi e gli sportelli e il parapetto dell'organo, disegnato da lui stesso); di Tiziano invece S. Nicolò.S. Maria FormosaCostruita nel 1175 fu riedificata nel 1492 da Mauro Codussi, che approntò alcune modifiche (sull'impianto a croce greca innestò quello a croce latina). La facciata sul rio è classicheggiante (1542), il campanile è invece in stile barocco (1678-88). All'interno sono visibili gli influssi toscani; belli inoltre il trittico di Bartolomeo Vivarini e il polittico di Palma il Vecchio (S. Barbara tra santi).Ca' RezzonicoUno dei più importanti palazzi su Canal Grande, venne costruito a partire dal 1649 da Baldassarre Longhena per volere della famiglia Bon e completato da Giorgio Massari nel 1750, diventando dimora dei Rezzonico. Oltre al piano terra, l'edificio è costituito da due piani nobili caratterizzati da ampi saloni centrali e stanze laterali. Degni di nota sono i dipinti di G.B. Tiepolo (Le nozze di Ludovico Rezzonico con Faustina Savorgnan, Allegoria del Merito tra Nobiltà e Virtù e La Fortezza e la Sapienza), l'arredamento settecentesco di Andrea Brustolon, le opere di Francesco Guardi (Il Parlatoio delle monache a S. Zaccaria e Il Ridotto) e le tele di altri maestri italiani. Ca' Rezzonico è sede del Museo del Settecento veneziano.
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