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Geografia Italia Territorio Storia Economia della Sicilia
GEOGRAFIA - ITALIA - SICILIA IL PERCORSO ARTISTICO E CULTURALELE CITTÀTrapani(68.346 ab.). La città di Trapani è situata all'estremità Nord-occidentale della Sicilia e si estende su una stretta penisola dominata dal Monte Erice (751 m). È un centro commerciale con un attivo porto peschereccio (pesca del tonno). La pesca alimenta l'industria conserviera del pesce, favorita anche dalla produzione di sale. Fra le altre industrie ricordiamo i cantieri navali, le industrie enologiche, i liquorifici, i pastifici e le vetrerie. Tipica dell'artigianato è la lavorazione del corallo, del legno e della madreperla.STORIA. L'antico villaggio di Drepanon, ancorato al suo porto, divenne presto una piccola città fortificata, abitata da pescatori, commercianti ed artigiani appartenenti a popolazioni diverse. I Fenici fecero di Trapani un importante centro commerciale. Con la conquista romana la cartaginese Drepanum decadde progressivamente: venne a mancare l'autonomia politica, numerose terre vennero espropriate e la popolazione fu onerata di tasse ed imposizioni. Dopo le dominazioni vandala e bizantina Trapani venne occupata dagli Arabi (XI sec.) sotto cui divenne una delle città più fiorenti della Sicilia. L'influenza araba fu massiccia nell'architettura, nell'agricoltura, nell'arte, nella lingua e nella cultura. Gli Arabi ampliarono il porto, costruirono nuovi quartieri, nei quali è visibile ancora oggi il tipico impianto islamico, e reintrodussero la piccola proprietà. L'importanza della città aumentò durante il periodo normanno: il porto ottenne la franchigia doganale e sul territorio furono ospitati i primi consolati delle principali potenze commerciali italiane e straniere. Ciò incrementò lo sviluppo delle attività commerciali e marinare, affiancate da un florido artigianato locale del corallo e dell'oreficeria. Anche durante la dominazione sveva la città mantenne la sua prosperità, ma nel periodo angioino la situazione subì un declino e alla fine del XIII sec. Trapani si unì alla rivolta dei Vespri (1282) contro gli Angioini e sostenne gli Aragonesi nella loro conquista dell'isola. Nel 1286 Giacomo II d'Aragona non solo fece modificare l'assetto urbano, ampliandolo principalmente per via del forte incremento demografico, ma fece anche costruire un castello sul lato Nord-Est, a difesa della città. Nel '500 venne intensificata l'opera fortilizia. Al termine della dominazione spagnola (1713) la città seguì le vicende storiche del Regno delle Due Sicilie fino all'annessione al Regno d'Italia. In questo periodo i trapanesi si dedicarono principalmente al commercio e all'industria (fiorente fu l'attività marinara e l'operato delle industrie del sale e delle tonnare) ma parteciparono anche alla vita politica a partire dai moti del 1848. Dopo l'unità d'Italia la città visse un duro ed inevitabile declino causato soprattutto dalla lontananza geografica dai grandi mercati ed accentuatosi durante la prima guerra mondiale. Nel ventennio fascista si assiste ad una leggera ripresa dell'economia del territorio. I bombardamenti avvenuti durante la seconda guerra mondiale colpirono profondamente Trapani, per ben 28 volte. Il 22 luglio 1943 quando arrivarono le truppe alleate, la popolazione era in drammatiche condizioni di vita e la città gravemente danneggiata. La lenta ricostruzione diede un nuovo assetto al centro urbano e nel giro di quindici anni (dal 1950 al 1965) Trapani poté sperimentare una ripresa delle attività industriali e commerciali. ARTE. Città di aspetto prevalentemente moderno, Trapani conserva un interessante nucleo antico che si snoda lungo il corso Vittorio Emanuele, fiancheggiato da edifici barocchi (Palazzo del Municipio, chiesa del Collegio del 1636, Liceo-Ginnasio e Cattedrale del 1636). Il monumento più interessante è il santuario dell'Annunziata (XIV sec.) e degno di nota è l'adiacente Museo Regionale Pepoli. Altri edifici pregevoli sono la chiesa di S. Maria dell'Itria edificata nel 1621 e in seguito ampliata, quella di Maria SS. del Soccorso costruita nel XV secolo e in parte rimaneggiata verso la fine dell'Ottocento, la chiesa del Purgatorio eretta nel 1683, e quella di S. Maria del Gesù (prima metà del XVI sec.), il barocco Palazzo Senatorio o ex-Municipio edificato tra il 1696 e il 1702 e affiancato dalla Torre dell'orologio, Palazzo della Giudecca costruito nel quartiere ebraico nel '500 e in seguito rimaneggiato, la Torre di Ligny fatta innalzare nel 1671 dal principe di Ligny, oggi sede del Museo della preistoria, la Villa Margherita con lo splendido giardino ottocentesco. Meritevoli di attenzione sono anche la Fontana di Saturno (XVI secolo) e quella del Tritone (1954), il monumento a Vittorio Emanuele (1882). LA PROVINCIA. La provincia di Trapani (425.121 ab.; 2.461 kmq) occupa la punta occidentale della Sicilia e confina con le province di Agrigento e Palermo.Si estende su un territorio collinare caratterizzato a Nord da coste alte e scoscese. Prodotti dell'agricoltura sono olive, ortaggi, mandorle, fichi, agrumi; la viticoltura alimenta l'industria enologica (marsala, moscato di Pantelleria, passolato). Altre industrie sono quelle estrattive (sale marino), del metano, della lavorazione del marmo, alimentari e conserviere. L'industria turistico-alberghiera è sviluppata nelle località di interesse paesistico (Erice, Isole Egadi) e archeologico (Segesta, Selinunte, Marsala, Erice, Mozia). Fra i centri principali ricordiamo Alcamo, Castellammare del Golfo, Castelvetrano, Erice, Marsala, Mazara del Vallo, Salemi.
Luoghi di interesseSantuario dell'AnnunziataE' il più importante monumento della città. Edificato tra il 1315 e il 1332 fu ricostruito nel 1760. Della struttura originale è rimasta la facciata con il rosone e il portale gotico-normanno dei primi del '400. Nel 1650 fu aggiunto il campanile barocco. All'interno, la navata unica predisposta da Giovanni Biagio Amico nel Settecento, è impreziosita da due splendide cappelle in tufo, Cappella dei Pescatori e Cappella dei Marinai, entrambe del XVI secolo, la prima a pianta quadrata e sormontata da una cupola, la seconda caratterizzata da una particolare monocromaticità tipica del tufo giallo. La Cappella della Madonna (1530) che costituiva in origine il santuario vero e proprio, è caratterizzata da diversi tipi di marmi che adornano sia le pareti che i pavimenti; degni di nota sono l'arco marmoreo con la scultura del Padre eterno e dei profeti di Antonino e Giacomo Gagini, e la statua della Madonna con il Bambino di Nino Pisano.CattedraleCostruita nel 1635 su una chiesa del Trecento, fu dedicata a S. Lorenzo. Nel 1740 fu ristrutturata da Giovanni Biagio Amico, che aggiunse le cappelle laterali, il coro, la cupola, il campanile ed il prospetto. Gli stucchi in stile neoclassico vennero realizzati da Girolamo Rizzo ed Onofrio Noto, mentre gli affreschi della volta sono opera di Vincenzo Manno. L'interno a tre navate custodisce una Crocefissione, attribuita al pittore fiammingo Van Dyck, un Cristo Morto, in pietra locale di Giacomo Tartaglia, un Padre Eterno di Domenico La Bruna, San Giorgio di Andrea Carreca. Il 31 maggio del 1844 la chiesa fu proclamata Cattedrale con bolla di Gregorio XVI.Chiesa di San DomenicoNel 1289 Giacomo d'Aragona concesse ai padri Domenicani una piccola cappella, dedicata a Maria Vergine, che ampliata nei primi decenni del XIV secolo venne a costituire la chiesa affiancata in seguito dal convento. Il nuovo edificio fu dedicato a Santa Maria La Nova. Nel 1318 venne aggiunta una cappella funeraria nella quale fu sepolto Manfredi, figlio di Federico III d'Aragona, morto bambino cadendo da cavallo. Nel XVIII secolo la chiesa fu nuovamente ampliata con l'annessione di un'altra cappella, in stile barocco opera di Giovanni Biagio Amico, dove venne conservato un Crocifisso ligneo del XIII secolo. La Cappella Pepoli custodisce prgevoli resti di dipinti trecenteschi (Crocifissione) e quattrocenteschi (S. Caterina). Della struttura originaria sono rimaste l'abside e la cornice del rosone. L'adiacente torre campanaria risale probabilmente ai primi del Quattrocento e contiene una pregevole scala a chiocciola. Il convento ha due chiostri.
Chiesa del CollegioProgettata dal messinese Natale Masuccio la chiesa fu edificata nel XVII secolo e consacrata all'Immacolata Concezione. La facciata piuttosto sontuosa, disegnata da Francesco Bonamici, è caratterizzata da cornici, marmi, colonne e da due statue di donna. La chiesa venne consacrata nel 1705. L'interno, a tre navate, con colonne ed archi presenta nell'abside un'icona dell'Immacolata, scolpita da Ignazio Marabutti. Le pareti sono ornate da stucchi realizzati da Bartolomeo Sanseverino, e marmi.Chiesa di Sant' AgostinoNata come Cappella dei Templari, nel 1101 fu dedicata a San Giovanni Battista. In seguito fu ampliata e donata da Federico III d'Aragona ai Padri Agostiniani, che la restaurarono e ingrandirono ulteriormente conferendole l'aspetto attuale. Gravemente danneggiata dai bombardamenti del 1942 mantiene dell'originaria struttura solo l'ampio e pregevole rosone.Musei e cose da vedere a TrapaniMuseo regionale Agostino PepoliIl museo che si trova nell'ex convento dei Carmelitani, un imponente edificio trecentesco adiacente al santuario dell'Annunziata, vanta raccolte di archeologia, scultura e pittura e custodisce collezioni di manufatti di corallo, oro, argento, maioliche e paramenti religiosi. Il nucleo principale delle raccolte è formato dalle collezioni private del conte Agostino Pepoli che fondò l'istituzione all'inizio del XX secolo. Altre opere provenienti dalle soppresse corporazioni religiose della città e dalla Pinacoteca Fardelliana, composta essenzialmente da dipinti di scuola napoletana che il Generale G.B. Fardella aveva donato alla città natale, arricchirono la collezione originaria. E in seguito si aggiunsero nuovi pezzi da lasciti, depositi e donazioni. Tra le sculture più interessanti ricordiamo la statua in marmo di S. Giacomo Maggiore (1522) opera di Antonello Gagini e un'acquasantiera del 1486. Mentre tra i dipinti degni di nota sono una Pietà di Roberto di Oderisio (1380 c.), un Polittico del Maestro del Polittico di Trapani (fine sec. XIV - inizi sec. XV) e sempre dello stesso autore Madonna in trono e Angeli, la Stigmatizzazione di S. Francesco attribuita a Tiziano Vecellio (1530 c.). Notevoli sono le opere in corallo di Fra' Matteo Bavera tra cui una lampada in rame dorato, coralli e smalti (1633) e un Crocifisso tutto in corallo, e i piccoli e delicati presepi creati su sfondi di corallo, avorio, alabastro e altri materiali marini. Tra i reperti archeologici interessanti quelli di epoca romana e greca trovati nella zona di Selinunte, Segesta, Erice e Mozia.
La processione dei MisteriSi svolge ogni Venerdì Santo da più di 400 anni. Le diverse corporazioni di cittadini suddivise in gruppi (della Spartenza il primo gruppo costituito dagli orefici e dell'Addolorata l'ultimo) fanno sfilare lungo il percorso di circa due km, i misteri, venti complessi lignei costruiti da abili artisti nel XVIII secolo, che rappresentano scene ed episodi della Passione di Gesù. Le statue a grandezza naturale, caratterizzate da una profonda espressività dei volti e da una rigorosa attenzione nelle incisioni, sono adornate con oggetti d'oro e d'argento, luci e composizioni floreali e trasportate in spalla lungo il percorso della città con la tipica "annacata", dondolio, che i portatori imprimono seguendo la musica delle bande. Il corteo inizia dalla chiesa del Purgatorio alle 14 e termina nello stesso luogo la mattina del Sabato Santo.
PICCOLO LESSICOCapperoPianta sempreverde, della Famiglia delle Capparidacee. Cresce sulle rupi e sui vecchi muri esposti al sole. I suoi bottoni floreali, colti prima che giungano a maturazione, sono commestibili e, messi nell'aceto o nel sale, servono per condimento. Molto produttive sono le piantagioni di capperi nell'isola di Pantelleria.Cannoli sicilianiTra i dolci siciliani più diffusi nel mondo, i cannoli sono nati nel Palermitano e hanno dimensioni diverse a seconda della zona di produzione: a Palermo ad esempio i cannulicchi non sono più grandi di un dito, a Piana degli Albanesi invece hanno dimensioni gigantesche. Secondo una leggenda sono stati inventati nell'harem di Caltanissetta. Si chiamano così perchè venivano fatti con un pezzo di canna grossa che serviva per dare la forma cilindrica all'involucro esterno, una pasta sottile a base di farina, zucchero, cacao, caffè macinato, brandy o marsala, uova, fritta con olio di oliva. Il ripieno è di ricotta fresca di pecora, mescolata con zucchero a velo, pezzetti di cioccolato amaro e guarnita con zucca, ciliegie o arance candite.
Carretto sicilianoDa sempre simbolo della Sicilia e della sua tradizione, il carretto nacque agli inizi dell'Ottocento come strumento di trasporto e se ne ebbe maggiore utilizzo con lo sviluppo del sistema viario della città verso i campi e viceversa. E' costituito da due grandi ruote di legno con cerchioni di ferro, due lunghe aste per attaccarvi il mulo o il cavallo, e una specie di cassa con due soli lati e la piattaforma. Dipinto con colori intensi (giallo, rosso, turchese, arancione, verde), e scene di vita quotidiana o figure di santi o personaggi storici, è anche intarsiato con linee e fregi. E' del 1833 la prima descrizione di un carretto siciliano. Il letterato francese Jean Baptiste Gonzalve de Nervo, in visita nella regione, raccontò di averne visti per le strade, con le fiancate dipinte da immagini della Vergine o di qualche santo; di qualche decennio dopo furono le descrizioni del geografo francese Eliseo Reclus, venuto in Sicilia nel 1865 ("A Catania, i carretti e le carrettelle non sono come in Francia, semplici tavole messe insieme, ma sono anche lavori d'arte. Ciascuna delle pareti esterne del carretto è divisa in due scompartimenti che formano due quadri. Il giallo oro, il rosso vivo ed altri colori dominano in questi quadri. Per la maggior parte sono scene religiose, ora la storia di Gesù o quella di sua madre, ora quelle dei Patroni più venerati in Sicilia, come San Giovanni Battista, Santa Rosalia o Sant'Agata....."), e dello scrittore Guy de Maupassant, sbarcato in Sicilia nella primavera del 1885 (" Tali carretti, piccole scatole quadrate, appollaiate molto in alto su ruote gialle, sono decorati con pitture semplici e curiose, che rappresentano fatti storici, avventure di ogni tipo, incontri di sovrani, ma prevalentemente le battaglie di Napoleone I e delle crociate; perfino i raggi delle ruote sono lavorati. Il cavallo che li trascina porta un pennacchio sulla testa e un altro a metà della schiena....Quei veicoli dipinti, buffi e diversi tra loro, percorrono le strade, attirano l'occhio e la mente e vanno come dei rebus che viene sempre la voglia di risolvere."). Sull'isola erano diffusi quattro tipi di carretto, che si differenziavano tra loro principalmente per le decorazioni e per alcune caratteristiche della struttura. C'era il tipo palermitano costruito anche nelle zone di Agrigento, Caltanissetta e Trapani, quello trapanese, quello catanese e il tipo di Castelvetrano. Dalla metà del Novecento l'uso del carretto ha vissuto un profondo declino, dovuto al diffondersi dei mezzi di trasporto a motore, e oggi si può ammirare solo nei musei o durante le feste paesane.
Cassata sicilianaNata come dolce pasquale, la cassata è diventata il dolce simbolo della cucina sicula. Di origine araba, è così chiamata per via della forma circolare derivante dal contenitore usato per prepararla, quas'at, casseruola. I Saraceni avevano introdotto lo zucchero di canna, il limone, il cedro, l'arancia amara, il mandarino, la mandorla. Insieme alla ricotta, che si produceva in Sicilia dai tempi preistorici, erano così riuniti tutti gli ingredienti base della cassata, che all'inizio era un semplice involucro di pasta frolla farcito di ricotta zuccherata e poi infornato. Nel periodo normanno fu creata la pasta reale, un impasto di farina di mandorle e zucchero, che, colorato di verde con estratti di erbe, sostituì la pasta frolla come involucro. Si passò così dalla cassata al forno a quella composta a freddo. Gli Spagnoli diffusero nell'isola il cioccolato e il pan di Spagna. Durante il Barocco si aggiunsero infine i canditi. In passato era prodotta principalmenta dalle monache. Gli ingredienti sono pan di Spagna, ricotta di pecora, frutta candita, pasta di mandorle e pezzi di cioccolato. Caratterizzata da una fatiscente e squisita decorazione,bianca glassa di zucchero, frutta candita di ogni sorta, fiorellini di ostia colorata e confetti, viene guarnita in numerevoli modi diversi a seconda della località di produzione ci possono essere infatti ingredienti aggiuntivi, come pistacchio, pinoli, cannella, maraschino o acqua di zagara.
Conca d'OroPittoresca regione che si estende intorno a Palermo, dalle propaggini dei monti Pellegrino, Gallo, Castellaccio e Cuccio sino al mare. La campagna, molto fiorente, offre imponenti raccolti di agrumi ed ortaggi. Costituita in gran parte da terreni alluvionali, deve la sua fertilità alle falde freatiche superficiali. I Romani la chiamavano giardino, ed il nome attuale risale al XV sec.Frutta martorana e MarzapaneSi tratta di frutta di pasta di mandorle, chiamata anche "pasta reale", costituita da mandorle sbucciate, albume d'uovo, zucchero, essenza di limone e vaniglia. Le prime a produrla furono le monache del convento della Martorana di Palermo che preparavano questi dolcetti in occasione della festa di Tutti i Santi (primo Novembre). Secondo la leggenda la pasta si dice "reale" perché fu offerta a Ferdinando, re delle Due Sicilie, quando ne era proibita la produzione. La storia invece ci informa che nel 1308, durante un banchetto in onore di papa Clemente V, vennero portati a tavola due alberi carichi di ogni sorta di frutta: mele, fichi, uva, pere, fatti di pasta di mandorle. In seguito la frutta martorana fu confezionata in ogni periodo dell'anno, se ne occupavano i "Confettari", corporazione di pasticceri, e le monache stesse, che nonostante il divieto del Sinodo di Mazara del 1575, di dedicarsi ad occupazioni futili che le distraevano dalla preghiera, continuarono nel loro lavoro preoccupate della crescente concorrenza della corporazione. Anche la frutta martorana è uno dei simboli inconfondibili della tradizione siciliana, così come il marzapane. Il nome prende origine dall'arabo martaban, parola che indicava un cofanetto di porcellana usato per conservare medicamenti, spezie, pietre preziose e confetture, in seguito costruito in legno e adoperato per mantenere fresco il dolce appena fatto. Gli ingredienti utilizzati per la produzione del marzapane sono gli stessi della frutta, ma i dolcetti assumono in questo caso le forme più disparate.MarsalaIl vino che prende nome dall'omonima città, ha un sapore dolciastro e un aroma intenso. Fu l'inglese John Woodhouse che colpito dalla bontà del vino, ne iniziò l'esportazione verso la sua terra. I connazionali apprezzarono di buon grado la bevanda simile ai vini spagnoli e così Woodhouse tornò in Sicilia, comprò una buona parte dei vigneti di Marsala, aprì uno stabilimento per la distillazione del vino e iniziò l'esportazione del prodotto in tutto il mondo. Dopo di lui arrivarono sull'isola altri inglesi spinti dalle medesime intenzioni, tra questi Benjamin Ingham e Joseph Whitaker. Ma fu il calabrese Vincenzo Florio, che nel 1832 promosse in modo vigoroso l'espansione del Marsala, grazie anche al suo genio imprenditoriale.
PistacchioArbusto molto nodoso e con rami che si allungano in tutte le direzioni, l'albero del pistacchio può raggiungere gli otto metri d'altezza e vivere per 300 anni. Conosciuto sin dai tempi dei Romani, fu diffuso dagli Arabi che lo piantarono e coltivarono in tutto il bacino del Mediterraneo. Il pistacchio siciliano è un frutto molto pregiato usato principalmente in ambito culinario, ma non solo. L'alta concentrazione di acido oleico lo rende adatto per i cosmetici della pelle e in passato fu usato anche come rimedio contro i morsi di vipera e come potente afrodisiaco. Ma l'impiego principale è quello nella preparazione di dolci e piatti tipici siciliani. La zona dove viene coltivato maggiormente è quella di Bronte, nel Catanese: qui si contano migliaia di alberi e ogni anno, a ottobre, viene celebrata una sagra durante la quale è possibile gustare le numerose pietanze a base di pistacchio.ScacciapensieriStrumento musicale tipico siciliano, conosciuto anche come marranzanu, è costituito da un piccolo telaio di metallo, dove è fissata una linguetta libera di vibrare ad una estremità. Il suonatore tiene il telaio dello strumento appoggiato ai denti e fa vibrare la linguetta con un dito. In passato era lo strumento del carrettiere, oggi viene usato principalmente dai gruppi folkloristici.Vespri SicilianiMoto insurrezionale anti-francese scoppiato a Palermo il lunedì di Pasqua del 1282, da cui ebbe inizio il conflitto che vide l'uno contro l'altro Angioini e Aragonesi per il possesso della Sicilia e che si concluse nel 1302 con la Pace di Caltabellotta e la vittoria degli Aragonesi.
PERSONAGGI CELEBRIArchimedeMatematico e fisico (Siracusa 287-212 a.C.). Scoprì la misura del diametro apparente del Sole, il principio idrostatico e altre importanti leggi fisiche. Fu ucciso da un soldato romano quando la sua città venne espugnata da Marcello.Vincenzo BelliniMusicista (Catania 1801 - Puteaux 1835). Figlio di un organista e maestro di cembalo, fu avviato dal padre allo studio della musica e rivelò un precocissimo ingegno, componendo, a soli sette anni, un Tantum ergo ed un Salve regina. Diciottenne si recò a Napoli, ove, in tre anni, completò i suoi studi con Furno, Conti, Tritto e Zingarelli. Appartengono a questo periodo sei sinfonie, due messe, una cantata e varie romanze. Nel 1825, al teatrino del conservatorio di San Sebastiano, il Bellini diede la sua prima opera, Adelson e Salvini, e l'anno successivo, al San Carlo, la seconda, Bianca e Fernando. Nel 1827 un nuovo lavoro, commissionatogli dall'impresario Barbaia per la Scala di Milano, Il Pirata, suscitò l'entusiasmo del pubblico. Nel 1829 un'altra opera, La straniera, data alla Scala, fu ben accolta. Non sempre, però, le opere di Bellini conobbero il successo fin dalla loro prima esecuzione: è il caso della Zaira, mal accolta a Parma nel 1829, e della Norma, che nel 1831 fu fischiata dal pubblico della Scala, mentre quello del Carcano, (un altro teatro di Milano) aveva trionfalmente accolto, nello stesso anno, La sonnambula.Nel 1833 Bellini fu invitato a dirigere sue opere a Londra e a Parigi e in entrambe le città il musicista italiano ottenne entusiastici riconoscimenti, legandosi inoltre in amicizia con Rossini e Heine. A Puteaux, nel 1834, compose I Puritani, trionfalmente presentata l'anno seguente al Thèatre Italien di Parigi. Otto mesi dopo questa brillante affermazione, il compositore moriva.Andrea CamilleriScrittore, regista, autore televisivo e teatrale (Porto Empedocle, Agrigento, 1925). Durante la sua giovinezza visse l'esperienza dello sbarco degli alleati in Sicilia, evento che segnò profondamente la sua vita. Dopo aver frequentato l'Accademia d'Arte Drammatica, nel 1949 iniziò a lavorare come regista sia per la televisione che per il teatro, noti sono i suoi adattamenti dei polizieschi Il tenente Sheridan e Il Commissario Maigret e le opere teatrali ispirate a Pirandello e a Becket. La sua carriera da scrittore, cominciata nel dopoguerra, ha raggiunto gli esiti migliori con le storie del Commissario Montalbano. Tra i titoli ricordiamo La stagione della caccia (1994), Il birrario di Preston e La concessione del telefono (1995), La mossa del cavallo . Le sue opere sono tutte ambientate in un paese immaginario, Vigàta, dai tratti tipici siciliani, mentre i suoi personaggi parlano una nuova lingua a metà tra il siciliano e l'italiano. Proprio la televisione, per la quale Camilleri aveva abbondantemente lavorato, ha contribuito notevolmente alla diffusione delle sue opere grazie alla serie di telefilm dedicati al Commissario interpretato da Luca Zingaretti.Luigi CapuanaScrittore (Mineo, Catania, 1839 - Catania 1915). Inizialmente poeta presto volse il suo interesse alla critica letteraria e alla narrativa. Propugnatore del romanzo naturalista, fu precursore di Verga e Pirandello, nelle sue opere infatti scandaglia la psicologia dell'uomo con arguzia e il risultato è la caratterizzazine di personaggi tipici della sua terra. Le opere più note sono le novelle Le paesane (1894), Nuove paesane (1898); i romanzi Giacinta (1879), Profumo (1890), Il marchese di Roccaverdina (1902); le opere di critica letteraria Studi sulla letteratura contemporanea (1880), Gli «ismi» contemporanei (1898); i racconti per bambini C'era una volta (1882), Scurpiddu (1898), Cardello.
Renato GuttusoPittore (Bagheria, Palermo, 1912-1987). Iniziò a dedicarsi alla pittura tra le file della scuola romana di tendenze anticlassiche negli anni Trenta, insieme a Cagli ad altri artisti. Verso il 1939 partecipò al movimento progressista di Corrente a Milano, una versione del movimento romano che terminò durante la guerra. Membro della Resistenza, illustrò il massacro delle Fosse Ardeatine negli amari disegni riuniti sotto il titolo Gott mit uns. Dopo la guerra fu attivo in molti gruppi di avanguardia e fece parte del Fronte Nuovo delle Arti. Pittore figurativo, fondamentalmente realista, ha dipinto soggetti di tutti i generi, con particolare interesse per la realtà sociale della Sicilia, in uno stile originale e potente.Luigi PirandelloScrittore e drammaturgo (Agrigento 1867 - Roma 1936). Si stabilì a Roma nel 1893, prendendo viva parte alla vita giornalistica e letteraria della città. Per molti anni insegnò all'Istituto superiore di Magistero, finché, con il diffondersi della sua fama di drammaturgo in tutto il mondo, si dedicò interamente a questa attività, dirigendo anche, dal 1925 al 1928, la compagnia del Teatro d'Arte Accademico d'Italia. Gli fu conferito nel 1934 il premio Nobel per la letteratura. Nelle sue raccolte di versi giovanili (Mal giocondo, 1889; Pasqua di Gea, 1891; Elegie romane, 1895; Zampogna, 1901) domina una visione angosciosamente relativistica della vita e del mondo, che si rivela anche nelle prime prove in prosa (Amori senza amore, 1894; l'Esclusa, 1901; Beffe della morte e della vita, 1902-1903; Quand'ero matto, 1902; Bianche e nere, 1904) e che emerge in pieno nel romanzo Il fu Mattia Pascal, pubblicato nel 1904 e considerato il capolavoro del Pirandello narratore. I personaggi di Pirandello sono medi o piccoli borghesi, impiegati, professionisti, pensionati, squallidi rappresentanti di una società priva di ideali (in chiara antitesi con i superuomini dannunziani), e condannati, per l'incomunicabilità delle anime, a credere che l'io individuale costituisca tutta la realtà. Il suo teatro, analogamente alla narrativa, si muove dapprima sulle orme della commedia borghese. È il caso di commedie come Lumie di Sicilia (1910), Pensaci Giacomino (1916), Liolà, Così è (se vi pare) (1917), Ma è una cosa seria (1918), Il giuoco delle parti (1918), La patente (1919), Tutto per bene (1920), Come prima, meglio di prima (1920), La signora Morli, una e due(1920) ecc., desunte per lo più da sue novelle.In seguito, con l'acuirsi in Pirandello della coscienza di questa problematica e del messaggio di cui è portatrice, i frusti schemi della commedia vengono abbandonati, e il clima si fa di dramma e di tragedia.Ecco, allora, nascere il teatro che si suol dire della seconda maniera, ma che in verità continua e perfeziona la prima: Sei personaggi in cerca d'autore (1921), forse il suo capolavoro e certamente la sua opera scenicamente più rivoluzionaria, Enrico IV (1922), Vestire gli ignudi (1922), La vita che ti diedi (1923), Ciascuno a suo modo (1924), Lazzaro (1929), Questa sera si recita a soggetto (1930), Come tu mi vuoi (1930), Non si sa come (1935). Se Pirandello drammaturgo ha esercitato un grande influsso sul teatro di tutti i paesi, è il Pirandello narratore che più ha inciso, in Italia, su scrittori come Alvaro, Moravia, Brancati.
Salvatore QuasimodoPoeta (Siracusa 1901 - Napoli 1968). Nella sua prima produzione, ha rievocato una Sicilia mitica e primordiale, vista come sfondo di un'esistenza perfetta e recuperata dalla memoria (Acque e terre, 1930; Oboe sommesso, 1932; Erato e Apollion, 1936; Poesie, 1938; Ed è subito sera, 1942). Dagli anni della seconda guerra mondiale e della Resistenza, la poesia di Quasimodo si è evoluta verso una ricerca di valori storico-sociali come risposta alle angosce ed alle speranze del tempo (Giorno dopo giorno, 1947; La vita non è sogno, 1949; Il falso e vero verde, 1953). Alla produzione tarda appartengono La terra impareggiabile (1958) e Avere e non avere (1966). Quasimodo ha svolto un'opera notevole di traduzione da poeti greci (Lirici greci, 1940), latini e di Shakespeare. Nel 1959 gli è stato conferito il premio Nobel.Leonardo SciasciaScrittore (Racalmuto, Agrigento, 1921 - Palermo 1989). Famoso per i suoi romanzi-denuncia sulla condizione della Sicilia, asservita alla corruzione e alla mafia, scrisse moltissimo. La sua prima opera Le parrocchie di Regalpetra (1956), scaturita dalla sua esperienza di insegnante elementare, prendeva in esame le condizioni della sua terra, ancora in un stato di profonda arretratezza e sottoposta ai condizionamenti della mafia, del Partito fascista e, della diffusa dissolutezza politica. Tra i saggi ricordiamo Pirandello e la Sicilia (1961), La corda pazza (1970), Nero su nero (1979), Cruciverba (1983); mentre tra i romanzi meglio riusciti e più famosi Il giorno della civetta (1961), A ciascuno il suo (1966), Il contesto (1971), Todo modo (1974), Una storia semplice (1989), alcuni dei quali adattati cinematograficamente. Dal 1978 Sciascia si dedicò anche alla saggistica politica e scrisse L'affaire Moro (1978) e Dalla parte degli infedeli (1979).Giuseppe Tomasi di LampedusaScrittore (Palermo 1896 - Roma 1957). Di nobile famiglia, partecipò alla prima guerra mondiale e fu ufficiale dell'esercito sino al 1925. Durante il periodo fascista, si ritirò a vita privata e viaggiò molto. La sua fama si deve al romanzo Il gattopardo pubblicato dopo la sua morte, dall'enorme successo sia in Italia che all'estero, tanto che nel 1963 il regista Luchino Visconti ne trasse il famoso film omonimo. In vita Giuseppe scrisse inoltre numerosi saggi e racconti dati alle stampe solo a partire dal 1961: Lezioni su Stendhal (1977); Invito alle lettere francesi del Cinquecento (1979); Letteratura inglese: dalle origini al Settecento (1990); Racconti (1961) raccolta composta da: Il mattino di un mezzadro, La gioia e la legge, Lighea; I luoghi della mia prima infanzia, opera autobiografica (1961).
Alessandro ScarlattiCompositore (Palermo 1660 - Napoli 1725). Il più famoso e fecondo compositore operistico del Settecento nacque nella capitale siciliana, ma fu condotto a Roma molto giovane, e romana fu quindi la sua formazione musicale. Suoi maestri e modelli furono, oltre a Giacomo Carissimi, i veneziani Cavalli, Cesti, Legrenzi, e soprattutto Stradella. Nel 1679 il giovane Scarlatti esordiva come operista con un lavoro intitolato Gli equivoci del sembiante, che ebbe un grande successo ed ottenne così dalla regina Cristina di Svezia la nomina a Maestro di cappella. Trasferitosi a Napoli nel 1685, fu dapprima nominato Maestro del teatro di Palazzo reale, e successivamente insegnante al Conservatorio di Santa Maria di Loreto. Nel 1707 fu a Roma, Maestro di cappella in Santa Maria Maggiore, poi tornò a Napoli, e per alcuni anni alternò soggiorni e lavoro nelle due città, fino alla morte, avvenuta a Napoli. La sua produzione fu estremamente varia e abbondante; essa comprende una ventina di oratori e altrettante serenate, oltre seicento cantate da camera, circa duecento messe, e poi concerti sacri, mottetti, toccate, preludi e fughe, sonate a quattro, a due violini, viola e violoncello, suites per flauto e cembalo, dodici sinfonie da camera, e centoquindici opere. Tutto questo lavoro creativo non gli impedì di dettare altresì le famose Regole per principianti sull'arte di realizzare un basso continuo. Oltre ad Alessandro, la famiglia Scarlatti annovera altri illustri musicisti, come i fratelli Francesco e Tommaso, i figli Pietro e soprattutto Domenico, clavicembalista e compositore di fama non inferiore a quella del padre.Giovanni VergaScrittore (Catania 1840-1922). Esordì con il romanzo I Carbonari della montagna (1861-1862) e nel 1866 con Una peccatrice cominciò la serie dei romanzi passionali, che comprende Storia di una capinera (1871), Eva (1873), Tigre reale(1873), Eros (1875). Nel frattempo lo scrittore si era trasferito a Firenze (1865-1871), poi a Milano (1872), dove visse a lungo e da cui si assentò poche volte. Il lungo soggiorno milanese diede al Verga una maggiore esperienza dei problemi artistici e della vita italiana: il tardo Romanticismo, la Scapigliatura, la crisi della società risorgimentale, le suggestioni degli ambienti mondani. Con la novella Nedda, pubblicata nel 1874, si verifica il passaggio dello scrittore al Naturalismo. L'inizio della seconda maniera è chiaramente evidente nella raccolta di novelle Vita dei campi (1880). Con I Malavoglia (1881) il Verga dà inizio ad un ciclo narrativo, "I vinti", ma dei cinque romanzi in cui esso doveva articolarsi (I Malavoglia, Mastro don Gesualdo, La duchessa di Leyra, L'onorevole Scipioni, L'uomo di lusso) soltanto i primi due, unanimemente considerati i suoi capolavori, ed un capitolo del terzo furono dati alla stampa. Interessante anche la sua produzione teatrale, sovente ispirata, nell'argomento, a trame di racconti dello stesso autore: Cavalleria rusticana (1884), Portineria (1885), La Lupa (1896), Caccia al lupo (1902), Caccia alla volpe (1902), Dal tuo al mio(1903), Rose caduche (1918), tutte opere che hanno contribuito a spazzare i residui sentimentali del teatro borghese del tempo, introducendo sul palcoscenico un linguaggio scarno ed essenziale.Elio VittoriniScrittore (Siracusa 1908 - Milano 1966). Dopo le scuole tecniche si trasferì nella Venezia Giulia dove lavorò come operaio e poi assistente in un'impresa di costruzioni stradali. A ventitrè anni pubblicò il suo primo libro, Piccola borghesia. Nel 1945 fondò la rivista "Politecnico". Tra i suoi scritti più noti: Il garofano rosso, Conversazione in Sicilia, Uomini e no, Le donne di Messina, Erica e i suoi fratelli, La garibaldina. Nel 1957 Vittorini diede alle stampe il suo Diario in pubblico, nel quale sono documentate le sue doti di saggista e di coraggioso e coerente organizzatore di cultura, doti che emersero soprattutto nella lunga attività editoriale, sempre tesa alla scoperta e alla messa in luce di nuovi valori e di nuovi talenti giovanili.
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