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PRESENTAZIONE - IL TERRITORIO - PARCHI NAZIONALI E REGIONALI - Parco dell'Etna - Parco dei Nebrodi - Parco delle Madonie - L'ECONOMIA - CENNI STORICI - Dall'antichità ai Romani - Dai Bizantini a Federico II di Svevia - Dalla metà del XIII al XVII secolo - Dal Settecento ai giorni nostri

IL PERCORSO ARTISTICO E CULTURALE - Le origini e il periodo ellenistico - L'arte romana - L'arte bizantina e araba - L'arte normanna, connubio di stili diversi - L'arte gotica in Sicilia - Rinascimento e Manierismo in Sicilia - Il Barocco in Sicilia - Dal Settecento ad oggi - La letteratura

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LE CITTÀ - Caltanissetta - Catania - Luoghi d'interesse - Duomo - Castello Ursino - Teatro romano - Anfiteatro romano - S. Nicolò e il Monastero di S. Nicolò l'Arena - Palazzo municipale - Palazzo Biscari - Musei di Catania - Museo Civico - Casa-Museo di Giovanni Verga - L'Etna - Enna - Luoghi di interesse - Castello di Lombardia - Duomo - Torre di Federico II - Messina - Luoghi d'interesse - Duomo e campanile - S. Maria degli Alemanni - Santissima SS. Annunziata dei Catalani - Forte S. Salvatore - Cittadella - Musei di Messina - Museo regionale

LE CITTÀ - Ragusa - Siracusa - Luoghi di interesse - Tempio di Apollo - Duomo - Fonte Aretusa - Castello Maniace - Teatro greco - Ara di Ierone II - Anfiteatro romano - Catacombe - Chiesa di S. Giovanni - Chiesa di S. Lucia - Palazzo Bellomo - Musei e Gallerie di Siracusa - Museo archeologico regionale Paolo Orsi - Galleria regionale

LE CITTÀ - Trapani - Luoghi di interesse - Cattedrale - Chiesa di San Domenico - Chiesa del Collegio - Chiesa di Sant' Agostino - Musei e cose da vedere a Trapani - PICCOLO LESSICO - Cappero - Cannoli siciliani - Carretto siciliano - Cassata siciliana - Conca d'Oro - Frutta martorana e Marzapane - Marsala - Pistacchio - Scacciapensieri - Vespri Siciliani - PERSONAGGI CELEBRI - Archimede - Vincenzo Bellini - Andrea Camilleri - Luigi Capuana - Renato Guttuso - Luigi Pirandello - Salvatore Quasimodo - Leonardo Sciascia - Giuseppe Tomasi di Lampedusa - Alessandro Scarlatti - Giovanni Verga - Elio Vittorini

LE CITTÀ - CENTRI MINORI - Acireale - Augusta - Bagheria - Caltabellotta - Caltagirone - Canicattì - Cefalù - Centuripe - Comiso - Corleone - Isole Egadi Favignana Levanzo Marettino - Eolie o Lipari, Isole - Erice - Gela - Lampedusa - Lampedusa - Lampedusa e Linosa - Lentini - Licata - Marsala - Mazara del Vallo - Menfi - Milazzo - Modica - Noto - Pantelleria - Patti - Piazza Armerina - Porto Empedocle - Sciacca - Segesta - Selinunte - Taormina - Ustica

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GEOGRAFIA - ITALIA - SICILIA

IL PERCORSO ARTISTICO E CULTURALE

Le origini e il periodo ellenistico

Grazie alla sua posizione la Sicilia è divenuta nei secoli crocevia e "patria" di diversi popoli e culture. I numerosi reperti archeologici trovati durante gli scavi effettuati un po' ovunque sul suolo siciliano e i resti dei monumenti visibili ancora oggi, non solo testimoniano la versatilità della civiltà e dell'arte sicula, ma sono simbolo della ricchezza e bellezza di questa regione. Le prime tracce di arte risalenti al Paleolitico superiore, sono state trovate nella Grotta dell'Addaura nei pressi di Palermo e in quella del Genovese a Levanzo (incisioni rupestri raffiguranti scene di vita quotidiana). Databili al Neolitico sono invece i resti di alcuni villaggi a Stentinello e a Megara Hyblaea, e la produzione di ceramiche delle isole Eolie, che attesta i primi collegamenti con l'arte greca. In questo periodo si diffuse l'uso dell'ossidiana, con la quale furono costruiti diversi utensili, oggi ammirabili nel Museo Archeologico di Lipari. All'Età del Bronzo risalgono i resti trovati presso alcuni siti di Panarea, Salina, Lipari e Thapsos. Mentre la necropoli di Pantalica e i reperti trovati negli scavi di Sabucina e Morgantina testimoniano la colonizzazione dei Sicani. I primi resti di architettura militare e civile risalgono alla fine dell'epoca arcaica (fine del VI sec. a.C.). Si tratta di edifici fortificati costruiti con materiali diversi, tra cui la lava usata per edificare alcune costruzioni a Naxos e a Lipari. Resti di fortificazioni, erette a difesa delle città e delle vie di comunicazione, spesso in luoghi difficilmente raggiungibili, sono a Erice (bastioni del V sec. a.C. a base poligonale) e a Nord-Ovest di Siracusa, dove si innalza il Castello Eurialo, fortino fatto costruire da Dionisio il Vecchio alla fine del V sec. a.C. e rimaneggiato, tra il IV e il III sec., con l'aggiunta di fossati e torri. Altre fortificazioni dell'epoca greca, interamente di pietra e mattoni, sono a Capo Soprano. Anche le piante e il sistema urbanistico di alcune città testimoniano l'influenza della civiltà greca. Zancle, Naxos, Catania, Lentini, Megara Hyblaea, Siracusa, Gela, sorte a partire dalla metà del VII sec. a.C. furono costruite seguendo lo schema urbanistico ippodameo, progettato da Ippodamo di Mileto, architetto e urbanista greco, che progettò la pianta rettangolare o "a griglia" delle città, con le strade che s'incrociavano ad angolo retto: i decumani, tre assi longitudinali, che procedevano in direzione est-Ovest, intersecavano assi perpendicolari, detti cardi, che andavano da Nord a Sud). Ma la testimonianza principale è data dai resti dei templi greci, tutti in stile dorico, circondati da una fila di colonne e la maggior parte con la facciata a sei colonne, situati a Selinunte, Agrigento, Himera e Segesta. Di medesima importanza sono i teatri, situati sui fianchi delle alture, perché dovevano essere visibili da lontano, gli esempi più pregevoli sono a Siracusa, Taormina, Morgantina, Palazzolo Acreide, Solunto, Tindari, Catania, Ietas, Eraclea Minoa e Segesta. Nelle arti figurative e nella scultura numerosi furono gli scambi tra Sicilia e Grecia, principalmente nella zona meridionale abitata al tempo dai Sicani, come dimostrano alcuni esemplari scultorei dell'epoca arcaica, tra cui la statua in marmo dell'Efebo d'Agrigento (custodita nel museo archeologico di Agrigento) e le diverse metope di Selinunte, raffiguranti soprattutto temi mitologici e la cui diffusione testimonia la probabile esistenza di una scuola di scultura ellenica nella città.

All'epoca classica (dal V al III sec. a.C.) risalgono i telamoni del tempio di Zeus ad Agrigento, enormi figure umane dalle straordinarie proporzioni, e l'Efebo di Mozia, conservato presso il museo Whithaker, alto 181 cm e in marmo bianco, un materiale piuttosto raro che pare sia stato portato sull'isola dall'Anatolia. Dell'epoca ellenistica (dal III al I sec. a.C.) sono l'ariete di bronzo trovato nel Castello Maniace di Siracusa e le maschere teatrali in terracotta. Per quanto riguarda la pittura solo i vasi dell'epoca (crateri, anfore, pelike, coppe, oinochoe) danno prova dell'arte figurativa. L'uso della tintura nera o rossa per le immagini rappresentate documenta i diversi periodi di produzione.

 

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L'arte romana

I resti romani sono meno numerosi e spettacolari rispetto a quelli di derivazione ellenica, forse perché i Romani, superato il pericolo dell'invasione cartaginese, considerarono la Sicilia solo come un grande deposito (venne definita "magazzino romano del grano") e la apprezzarono unicamente per le sue risorse agricole. Degne di nota sono però le ville fatte edificare dai ricchi proprietari terrieri, talvolta in riva al mare; esempi sono: la Villa del Casale a Piazza Armerina, costruita all'inizio del IV sec. d.C., con stupendi mosaici policromi suddivisi nei quaranta vani; la villa patrizia di Patti, costruita in età imperiale e danneggiata da un terremoto nel V sec. d.C., era costituita da un peristilio (colonnato che circonda uno spazio aperto) e dal tablino e fiancheggiata da un complesso termale (venne alla luce solo nel 1976 durante gli scavi per l'autostrada Messina-Palermo); la Villa di Terme Vigliatore del primo secolo d.C., affiancata dalle terme, con pregevoli mosaici e pavimento di marmo a piastrelle esagonali; l'insula di Tindari predisposta su quattro livelli con botteghe e magazzini, una piccola casa e una ricca abitazione con straordinari mosaici pavimentali e un modesto stabilimento termale. Nel periodo di occupazione romana furono costruiti anche anfiteatri (tra i più noti quello di Siracusa e quello di Catania), terme (resti sono a Catania, Taormina, Comiso, Solunto e Tindari), fori (a Taormina, Catania, Siracusa e Tindari), odeon (di Taormina e Catania), Naumachie (le uniche degne di nota seppur quasi totalmente distrutte sono quelle di Taormina) e un'importante rete stradale. Poche sono le testimonianze di architettura religiosa precedenti la cristianizzazione, la più importante è la basilica con portici a Tindari. Al periodo paleocristiano risalgono invece i numerosi cimiteri, ritrovati durante gli scavi archeologici e le catacombe (le più rilevanti sono quelle di Siracusa, IV-V sec., con decorazioni pittoriche, prima testimonianza dell'arte cristiana).

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L'arte bizantina e araba

Fu nel periodo della dominazione bizantina che sorsero numerosi santuari (tra i quali quelli di Pantalica e Cava d'Ispica) e graziose chiesette a pianta quadrata dette cube, poiché formate da tre esedre affacciate su un'area centrale cubica, e sormontata da una cupola (alcuni esempi sono rimasti a Castiglione di Sicilia, Randazzo, Rometta, Santa Venerina, Citadella e nei pressi di Siracusa), che soppiantarono le catacombe di epoca romana. Un incremento nella costruzione di tali edifici si ebbe in seguito all'ondata migratoria avvenuta per via della crisi iconoclasta, avviata dall'imperatore di Bisanzio nel 725, che proibiva il culto delle figure sacre. Gli altri edifici di questa fase andarono invece distrutti o furono modificati ed adibiti ad altro uso. La conquista degli Arabi, segnò per la Sicilia l'inizio di uno dei periodi più eccezionali della sua storia culturale. Gli Arabi modificarono il paesaggio per mezzo di nuove coltivazioni e innovativi sistemi d'irrigazione, e introdussero inedite forme architettoniche e un nuovo tipo di decorazione: le figure umane vennero sostituite da figure geometriche ed arabeschi, le ceramiche colorate furono usate per abbellire l'interno delle abitazioni e i soffitti vennero ricoperti da alveoli a stalattiti. In questo periodo la capitale fu spostata da Siracusa a Palermo, che divenne una città nuova: l'assetto urbanistico fu modificato e il centro fu affollato di magnifici palazzi, giardini e costruzioni di vario tipo come ad esempio minareti, moschee, fontane. Ma la quasi totalità degli edifici arabi è sparita dopo l'arrivo dei Normanni, che si impadronirono di tutti i palazzi, alterandone l'aspetto.

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L'arte normanna, connubio di stili diversi

La nuova epoca si apre con l'arrivo dei Normanni che giunsero sull'isola nel 1061. La produzione artistica di questo periodo è caratterizzata da una certa continuità con l'età precedente: si assiste infatti ad una fusione nell'arte normanna degli stili romanico, bizantino ed arabo. L'influenza dello stile bizantino unito a quello arabo si può notare nella costruzione degli edifici religiosi a pianta quadrata con croce greca e volta a botte, come ad esempio nella Martorana di Palermo (o chiesa si S. Maria dell'Ammiraglio), nella Chiesa della SS. Trinità di Delia vicino a Castelvetrano, nella chiesa di S. Nicolò Regale a Mazara del Vallo. Nella struttura di queste chiese spicca la tradizionale cupola siculo-bizantina, mentre all'interno e all'esterno sono visibili rappresentazioni pittoriche e scultoree prive di figure umane. Ma è nell'arte dei mosaici che la cultura normanna espresse meravigliosi modelli figurativi, i cui esempi più pregevoli sono all'interno della Martorana, nella Cappella Palatina dentro al Palazzo dei Normanni e nel Duomo di Monreale. Il periodo normanno ha lasciato altri prodotti del connubio artistico, tra cui i Palazzi della Zisa e della Cuba, entrambi tipici dell'arte fatimida, a pianta rettangolare e con una struttura piuttosto compatta; il Palazzo Reale di Palermo e quelli di Castellammare e Messina (quest'ultimo ormai distrutto). Queste splendide case, simbolo di un'architettura destinata agli svaghi, e immerse in grandi parchi con distese d'acqua, erano dotate di due caratteristiche aree: l'iwan (sala a tre esedre) e il cortile all'aperto, delimitato da portici e adornato con una o più fontane. Questi due spazi, presenti in tutti gli edifici fatti edificare dalla famiglia degli Altavilla, e originari dei paesi islamici, furono importati sull'isola nel XII secolo. Anche la decorazione interna delle ville si ispirava all'arte islamica: pavimenti marmorei o costituiti da mattoni disposti a spina di pesce, pareti ricoperte da mosaici (realizzazione piuttosto bizantina ma con motivi arabizzanti) e soffitti ed archi adorni di muqarnas scolpiti e dipinti.

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L'arte gotica in Sicilia

Con l'ascesa al trono della casata degli Hohenstaufen inizia il periodo di sviluppo dell'arte gotica, ancora una volta quindi un'arte importata, proveniente però dal Nord. Gli imperatori Enrico IV e Federico II fanno costruire nuove roccaforti, progettate da architetti del Nord Europa. Il Gotico penetra così nell'isola sottoforma di architettura fortificata, tra gli esemplari principali si ricordano il castello di Siracusa, quelli di Catania e di Augusta, e il castello di Enna (antica costruzione araba, rimaneggiata dai Normanni prima e fatta rinforzare da Federico II in seguito). Questi edifici erano caratterizzati da una pianta geometrica (di solito quadrata con torri angolari o mediane), e costituiti da portali o finestre ad arco a sesto acuto, muri spogli ed austeri dominati da feritoie e merloni e infine da stanze con volte ogivali. In questo periodo molto importante fu la famiglia Chiaramonte, che giunta dalla Francia, raggiunse grande potenza politica ed esercitò il proprio dominio feudale nella città di Palermo, per tutto il corso del XIV secolo. L'influenza fu tale che tutto quel secolo è ricordato nella storia della Sicilia come "epoca chiaramontiana". Tale termine si estende anche all'architettura e all'arte del periodo che, riprendendo temi e motivi dell'architettuta normanna sviluppò uno stile detto proprio "chiaramontiano". L'esempio principale è costituito da Palazzo Chiaramonte, o Palazzo Steri, composto da una magnifica facciata, incorniciata da feritoie e decorata da insolite finestre con archi a sesto acuto. L'edificio ha diverse cappelle e sale, tra le quali la più celebre è un'ampia stanza con soffitti affrescati da scene bibliche e cavalleresche, attribuite a tre pittori siciliani. In seguito molti palazzi urbani furono costruiti seguendo questo modello. Anche la dominazione spagnola iniziata verso la fine del XIV sec. si fece promotrice dello stile gotico.

Si tratta di edifici sobri, dalle normali proporzioni, con facciate liscie e spoglie, spesso adornate da ampie vetrate. Esempi pregevoli sono i Palazzi di Santo Stefano e Corvaja di Taormina, entrambi caratterizzati da un miscuglio di stili: gotico, arabo e normanno. Un importante esponente dell'arte gotica-catalana è il netino Matteo Carnelivari, che seppur affascinato dalle nuove tendenze continentali, impregnò le sue opere di elementi tipici di questo stile, come si può notare nei Palazzi Aiutamicristo e Abatellis di Palermo e nella chiesa di S. Maria Catena.

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Rinascimento e Manierismo in Sicilia

Queste due correnti non ebbero un grande impatto in Sicilia, soprattutto a causa della politica seguita dai sovrani spagnoli poco propensi allo sviluppo nell'isola di nuove tendenze artistiche, la Spagna subiva infatti ancora l'influenza dello stile gotico, e per questo motivo il Rinascimento si diffuse nell'isola solo grazie all'arrivo di artisti formati dai grandi maestri toscani. Nelle arti figurative, durante il XV secolo, mentre l'Italia centrale viveva l'esperienza delle correnti umanistiche e rinascimentali, la Sicilia era dominata dalla figura di Antonello da Messina, uno dei più grandi pittori rinascimentali dell'Italia meridionale. Nato a Messina nel 1430, si formò a Napoli e successivamente iniziò un periodo di peregrinazioni in tutta Italia, durante le quali venne a contatto con artisti veneziani e fiamminghi, che gli permisero di migliorare la sua tecnica del colore, grazie all'acquisizione del metodo della pittura ad olio. Le sue opere, conservate in alcuni palazzi e musei della regione, e tra le più importanti dello stile rinascimentale siciliano, mostrano una staticità e una proporzione tra colore e ricerca prospettica perfetta. Anche la scultura del XV secolo vanta una notevole produzione grazie all'opera di alcuni artisti italiani provenienti da zone piuttosto lontane rispetto la Sicilia. I più noti sono il ticinese Domenico Gagini e il dalmata Francesco Laurana. Gagini, discendente di una famiglia di architetti e scultori italiani, si trasferì definitivamente in Sicilia dove esercitò la sua arte insieme al figlio Antonello, nato a Palermo nel 1478. In questa città avviarono una florida bottega. Le loro opere, caratterizzate dalla scelta di forme eleganti e ricercate, vennero realizzate con un materiale molto pregiato e piuttosto insolito: il marmo di Carrara (che andò a sostituire il tufo calcareo). La tecnica di Domenico Gagini venne continuata dai suoi discendenti, in particolar modo in ambito scultoreo e infatti numerosi sono gli esemplari di meravigliose statue di madonne e di sante realizzate dai Gagini, custodite ancora oggi nelle chiese siciliane. Il Laurana, scultore ed incisore, trascorse cinque anni in Sicilia (dal 1466 al 1471) dove realizzò alcune opere pregevoli, come la Cappella Mastrantonio in San Francesco d'Assisi a Palermo, il busto di Eleonora D'Aragona a Palazzo Abatellis (Palermo), e i dipinti di alcune Madonne con Bambino, conservate nella chiesa del Crocifisso a Noto, in quella dell'Immacolata a Palazzolo Acreide e al museo di Messina. L'arte figurativa manierista si esprime sull'isola grazie all'opera di alcuni pittori, quali Cesare da Sesto, Polidoro da Caravaggio, Vincenzo da Pavia e Simone de Wobreck. I primi tre fecero conoscere lo stile toscano e romano di artisti noti come Raffaello e Leonardo, l'ultimo invece diffuse le tecniche fiamminghe. L'arte dello scolpire del Cinquecento siculo diventa manierista con l'opera del fiorentino Giovan Angelo Montorsoli, che rimase a Messina per dieci anni circa (dal 1547 al 1557). Noto non solo per la sua collaborazione con Michelangelo a Roma e a Firenze, che gli permise di acquisire un grande talento in materia scultorea, ma anche perché il suo modo di scolpire segnò il passaggio dallo stile rinascimentale a quello del Manierismo "michelangiolesco", nel 1550, Montorsoli realizzò dodici altari marmorei per le navate laterali del Duomo di Messina. Gran parte della produzione messinese di quest'artista è andata distrutta durante i terremoti della fine del Settecento e del 1908; tra le opere ancora intatte si ricorda la Fontana di Orione (1547-1550), uno dei massimi capolavori del XVI secolo.

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Il Barocco in Sicilia

La seconda metà del Cinquecento è contraddistinta dal fervore dell'arte della controriforma, preannunzio dello stile barocco. Una nuova ondata artistica che coinvolge principalmente l'attività edilizia, travolge in particolar modo i maggiori centri siciliani. Le opere più prestigiose sono erette dagli ordini religiosi, che accrescono la loro presenza sul territorio e detengono sempre più le redini della cultura. Domenicani, Gesuiti, Filippini, Francescani, Carmelitani edificano i loro conventi e le loro chiese affidando i lavori soprattutto ad architetti romani o formatisi a Roma. Le chiese gesuite vengono costruite seguendo il modello della Chiesa del Gesù di Roma: un'unica ampia navata, priva di qualsiasi elemento che possa nascondere l'altare, e distrarre quindi il fedele durante l'omelia, caratterizzata da interni maestosi, ricchi di decorazioni e luminosi; la facciata invece è ampia con una parte elevata al centro, e affiancata da due ali più basse che costituiscono le cappelle affacciate sulla navata centrale. Tra gli edifici religiosi degni di nota si ricordano la chiesa del Gesù e quella di S. Ignazio (detta anche dell'Olivella) a Palermo, la prima fatta costruire dai Gesuiti giunti nell'isola nel 1549, e la seconda dai Filippini arrivati nel 1593. Quest'ultimo edificio, dalle enormi dimensioni, è una splendida testimonianza dello stile barocco. Con l'inizio del XVI sec. la predominanza spagnola si fa sentire anche in campo artistico e si diffonde così un Barocco più tipicamente iberico che italiano. Questo stile in Sicilia, si arricchisce di caratteristiche arabe e bizantine come ad esempio l'uso del marmo e delle dorature. La nuova corrente si focalizza sui dettagli, dando molta importanza alle forme e alla ricchezza delle decorazioni. Inoltre, al contrario del Barocco peninsulare, lo stile siculo-spagnolo si dedica principalmente all'urbanesimo e all'architettura. I viceré spagnoli fanno costruire infatti un centinaio di nuove città a partire dal XVII secolo. Un nuovo impulso all'edificazione arriva successivamente dopo i terremoti del 1669 e del 1693, che distrussero quasi tutta la parte Sud-orientale dell'isola. Il Barocco siciliano si diffonde allora in questa parte dell'isola e nella zona di Palermo (Bagheria e Trapani), sede del potere. La ricostruzione delle città, sia dal punto di vista architettonico che da quello urbanistico, è caratterizzata da una tendenza all'esagerazione: forme contorte, motivi decorativi ispirati a sentimenti cupi.

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Un esempio è la città di Catania, ricostruita dall'architetto palermitano Giovanni Battista Vaccarini (Palermo 1702 - Milazzo 1769) che, durante il suo apprendistato a Roma era venuto a contatto con la geniale creatività del Borromini. Tornato in Sicilia intorno al 1730, Vaccarini intraprende il lavoro di riedificazione di Catania, che lo impegnerà per ben trent'anni della sua esistenza. Mette mano alla facciata del Duomo e a Palazzo Senatorio o degli Elefanti, inoltre costruisce la Fontana dell'Elefante (in pietra di lava) che ricorda quelle erette dal Bernini a Roma (1735) e la Badia di Sant'Agata, a pianta ellittica, con una facciata molto simile a quella della chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane a Roma, opera del Borromini. Anche a Palermo vengono eretti numerosi edifici simili a quelli romani, opera dell'architetto Giacomo Amato, di origine palermitana (1643-1732) ma istruitosi a Roma. E ciò è dimostrato da alcuni suoi edifici quali la chiesa di Santa Teresa alla Kalsa (1686), la chiesa della Pietà (1689), e quella del SS. Salvatore e diversi palazzi privati, che presentano le caratteristiche dell'architettura romana. Tipici monumenti barocchi a Palermo sono anche Porta Felice e Porta San Domenico, le fontane e le facciate situate al crocevia dei Quattro Canti nel centro storico. Decorazioni piuttosto stravaganti iniziano ad apparire invece sulle case aristocratiche costruite in questo periodo a Palermo, un esempio sono palazzo Mirto e palazzo Butera. Tra le città interamente ricostruite in seguito al terremoto del 1693, Noto è effigie del Barocco urbano siciliano. Concepita come un ampio teatro, la città è occupata da stupendi edifici, gran parte dei quali realizzati da uno dei maggiori architetti del Barocco siculo: Rosario Gagliardi, nato a Siracusa nel 1680 e morto a Noto nel 1726. Le sue opere sono presenti anche a Ragusa e a Modica. A Ragusa, egli costruì le chiese di San Giuseppe e San Giorgio (quest'ultima preceduta da un'imponente e splendida scalinata, affacciata su una lunga piazzetta, che esalta la facciata dove le numerose statue sembrano muoversi). A Modica progettò la pianta della chiesa di San Giorgio, affiancata dalla torre campanaria. I palazzi più rappresentativi dell'arte barocca sono quelli di Bagheria, affollata da diverse ville, piuttosto eleganti, con ampi saloni ammobiliati con arredamenti lussuosi e circondati da giardini pieni di statue, esempi sono Villa Cattolica, Villa Trabia, Villa Butera e Villa Valguarnera. Particolarmente degna di nota è Villa Palagonia, costruita nel 1715 circa su ordine del principe di Palagonia Ferdinando-Francesco Gravina, per il frate predicatore Tommaso Maria Napoli, e affrescata con splendide ma eccessive decorazioni. Anche per quanto riguarda l'arte scultoria si impone il modello romano: un esempio è l'opera del palermitano Giacomo Serpotta (1652-1732), che formatosi a Roma, fa un ampio uso del marmo, dello stucco e della decorazione policroma. Tra le sue opere si ricorda la statua equestre di Carlo II e le decorazioni a stucco dell'oratorio di San Lorenzo (1686-96), di quello di S. Cita (1686-88) e dell'oratorio del Rosario a San Domenico (intorno al 1714-1717), interamente adorni di figure in rilievo particolarmente delicate. Serpotta arricchì e decorò anche molte chiese tra cui quella della Gancia e quella del Carmine, e in tarda età, si occupò perfino dell'abbellimento delle chiese di San Francesco d'Assisi (1723) e di Sant'Agostino (1726-28, con alcuni suoi allievi), che presentano degli splendidi bassorilievi.

Considerato massimo esponente della scultura barocca siciliana, Serpotta viene inoltre accreditato come precursore del rococò. In ambito figurativo i pittori barocchi si dedicano principalmente allo studio e alla sperimentazione della prospettiva e di composizioni con figure diagonali o a spirale. I temi scelti si rifanno a episodi di storia sacra o a finzioni allegoriche. La figura più rappresentativa di questo movimento è il Caravaggio, lombardo di nascita, egli operò a Roma, Napoli, Malta e in Sicilia. Il suo stile caratterizzato da immagini drammatiche e effetti di chiaro scuro, è visibile in alcune opere dipinte durante la sua permanenza sull'isola: Il Seppellimento di Santa Lucia (1609), si trova a Palazzo Bellomo di Siracusa, mentre L'Adorazione dei pastori e La Resurrezione di Lazzaro , sono conservate nel museo di Messina. Degno di nota è il soggiorno palermitano del pittore olandese Van Dyck, avvenuto nel 1624, del quale è rimasto il dipinto della Madonna del Rosario , nell'oratorio della chiesa di S. Domenico.

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Dal Settecento ad oggi

A partire dalla metà del XVIII secolo si sviluppa in Sicilia, come nel resto della penisola, l'arte neoclassica, caratterizzata dall'interesse per l'architettura greca e romana rivalutata dopo gli scavi effettuati ad Ercolano, Pompei e Paestum. Nel campo della scultura degna di nota è l'opera di un nuovo artista di formazione romana, Ignazio Marabitti (Palermo 1719-1797), il cui lavoro più importante è la pala di Sant'Ignazio compiuta per la chiesa di Sant'Agata al collegio di Caltanissetta. A Palermo invece opera un altro scultore formatosi a Roma presso la scuola del Vanvitelli: Venanzio Marvuglia (Palermo 1729-1814), che ingrandisce la chiesa di San Martino delle Scale, l'oratorio di Sant'Ignazio all'Olivella (Palermo) e la villa del Principe di Belmonte. Il suo stile, principalmente classico, è talvolta caratterizzato da una certo esotismo, come ci mostra il padiglione cinese del Parco della Favorita a Palermo. Ma ben più rilevante è l'arte naturalista che derivò dal movimento letterario verista, il cui maggior esponente fu il siciliano Giovanni Verga. In ambito scultoreo ricordiamo il palermitano Domenico Trentacoste (1859 - Firenze 1933), attratto inizialmente dai modelli quattrocenteschi, poi dal Naturalismo di Rodin (1880 circa) e infine impegnato nella pittura popolare, con uso di temi mitologici, ritratti e nudi. Ben più diffusi sull'isola sono stati lo stile Liberty e l'arte contemporanea. Il primo trova il suo massimo esponente nell'architetto palermitano Ernesto Basile (1857-1932), figlio di Giovanni Basile (progettatore del Teatro Massimo a Palermo), che dopo aver studiato le forme dell'arte arabo-normanna e rinascimentale lavora alla Villa Igiea (dove realizza una pregevole decorazione floreale per la sala da pranzo) e ad altre ville palermitane, tra cui Villino Florio e Villa Malfitano (residenza della famiglia Whitaker (nota per lo straordinario vino dolce di Marsala) seguendo i dettami del Liberty, per altro osservati anche per la creazione di motivi decorativi per tessuti e mobili. I maggiori rappresentanti dell'arte contemporanea sono invece alcuni pittori quali Fausto Pirandello (1899-1975), figlio del famoso scrittore, interessato inizialmente alla pittura cubista (di Braque in particolare) e successivamente conquistato dall'Astrattismo e dall'arte figurativa; Renato Guttuso (1912-1987), neorealista, formatosi a Palermo, dove si dedica ai classici, e trasferitosi successivamente prima a Roma ed in seguito a Milano, dove si schierò contro il Fascismo: il suo impegno sociale ha trovato infatti spesso espressione nelle sue tele, caratterizzate dall'assenza della prospettiva e da una scomposizione geometrica che lo avvicina a Picasso.

In seguito l'esperienza espressionista, gli svela un nuovo modo di intendere la pittura: il realismo dei soggetti si fonde con le emozioni e il movimento viene rappresentato per mezzo di colori forti e di linee decise. Tra gli artisti contemporanei siciliani degni di nota sono gli scultori Pietro Consagra, Emilio Greco e Salvatore Greco. Il primo di Mazara del Vallo, si dedica principalmente all'arte astratta ed esegue alcune opere per la città di Gibellina; il secondo, nato a Catania nel 1913, ricalca le forme classiche, ricercando continuamente armonia ed equilibrio, studia per questo motivo l'arte greca, quella etrusca, la romana e la rinascimentale. Le sue opere rappresentano soprattutto corpi femminili, ma si concentrano anche sulla sfera religiosa (degni di nota sono la porta bronzea del Duomo di Orvieto, 1961-1964, e il monumento a Papa Giovanni XXIII in S. Pietro a Roma). L'ultimo (1915-1997), conosciuto anche con l'appellativo di Giocondo, ha lavorato non solo in ambito scultoreo, ma anche nel campo della scenografia e della pittura. Uno dei più insoliti musei d'arte contemporanea è la Fiumara d'arte, una mostra permanente e all'aperto che dal 1986 raccoglie le opere di artisti contemporanei di ogni genere.

 

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La letteratura

La letteratura italiana inizia proprio in Sicilia nei primi tre quarti del XIII sec., con la scuola Siciliana, alla corte di Federico II. Amante della cultura, l'imperatore svevo promosse lo studio del diritto, della filosofia, della medicina e delle lingue e si circondò di artisti. Dall'interesse per la poesia, nacque un movimento letterario opera di aristocratici, incentrato principalmente sull'amore cortese. Le poesie che rispecchiavano i contenuti della lirica provenzale, erano scritte in un siciliano epurato dalle forme dialettali più basse e mischiato con latinismi e francesismi. Il maggior esponente della scuola Siciliana fu Giacomo da Lentini, ritenuto l'inventore del sonetto; tra gli altri si ricorda anche Cielo d'Alcamo. Con la dissoluzione del Regno svevo anche il movimento letterario si spense progressivamente. L'Umanesimo siciliano segnato, come nel resto d'Italia, da uno spiccato interesse per i testi classici e per la lingua greca, fu caratterizzato da un'intensa attività delle accademie (degli Accesi, dei Solitari, degli Sregolati, degli Irresoluti). Queste, unite ai numerosi viaggi degli studiosi, incrementarono gli scambi culturali fra l'isola e il continente. Catania, Messina, Noto, Palermo, Siracusa, diventarono i maggiori centri culturali del periodo. Messina, in particolare, ospitò nel monastero di S. Salvatore una scuola di greco che raggiunse notorietà grazie all'insegnamento di Costantino Lascaris (1434-1501). Nel Cinquecento la lingua siciliana si risollevò scalzando il toscano, ormai usato in tutti gli atti pubblici. Il rinnovato sentimento regionalistico sfociò nella pubblicazione dei primi vocabolari siciliano-latino e nella codificazione grammaticale del dialetto. In campo poetico, il petrarchismo allora dominante, si manifestò sia in dialetto con Antonio Veneziano (1580-1593), autore di un canzoniere in due volumi intitolato Celia, che in lingua toscaneggiante con le Rime di Argisto Giuffredi (1535-1593). Il XVII sec. vide l'affermazione del teatro, grazie all'opera di Ortensio Scammacca (1562-1648), autore di tragedia di argomento sacro e profano. Tra il Settecento e l'Ottocento non si registrano artisti di fama mondiale. Nel secolo dei Lumi si sviluppa un filone interessato all'analisi storica (tra le opere si ricordano la storia della Sicilia dell'abate G. Battista Caruso, 1673-1724, e la storia della letteratura siciliana redatta da Antonio Mongitore, 1663-1743) e alla filosofia (il pensiero di Cartesio viene decantato da Tommaso Campailla, 1668-1740, autore di un poema filosofico intitolato L'Adamo, ovvero il mondo creato; mentre il sistema di Leibniz trova il suo cantore in Tommaso Natale con La filosofia Leibniziana) Influenzata da Rousseau e dal Sensismo, è la poesia dialettale del principale poeta di questo periodo, Giovanni Meli (1740-1815), autore di poemi bucolici La bucolica e satirico-filosofici di chiara impronta illuminista L'origini du lu munnu, Don Chisciotti e Sanciu Panza. L'Ottocento sperimentò l'opera di alcuni artisti-patriottici come Eliodoro Lombardi (1843-1894), poeta tipicamente risorgimentale, che espresse in versi il suo impegno di garibaldino. Il clima romantico coltivò un nuovo interesse per la storiografia e per lo studio delle fonti regionali della cultura.

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Tra gli studiosi, Michele Amari (1806-1889) si dedicò al criticismo storico con La guerra del Vespro siciliano e Storia dei Musulmani di Sicilia, mentre Giuseppe Pitrè (1841-1916) si consacrò agli studi folkloristici incentrati sulle tradizioni e la vita del popolo siciliano.Il periodo più fiorente per la letteratura siciliana è senza dubbio quello che va dalla fine dell'Ottocento. Il movimento letterario del Verismo, nato come reazione al romanticismo, e parente stretto del Naturalismo francese, ha le sue origini nelle teorizzazioni di Luigi Capuana, ma trova la sua migliore espressione nell'opera di Giovanni Verga. Dopo gli esordi d'impostazione tardoromantica, a partire dal racconto Nedda, Verga aderisce alla poetica verista e i suoi romanzi diventano la descrizione della realtà siciliana con occhio oggettivo, ma ricco di pietà per l'esistenza degli umili, il tutto espresso per mezzo di una scrittura sobria e di un linguaggio che riproduce, all'interno della lingua italiana, i ritmi e la parlata del dialetto. Il Novecento siciliano ha regalato numerosi scrittori, alcuni dei quali insigniti del premio Nobel per la letteratura. Primo fra tutti Luigi Pirandello (premio Nobel nel 1934), che dopo aver esordito come poeta e autore di romanzi ancora legati al Verismo, incentra la sua opera narrativa sulla tematica dell'isolamento dell'individuo in una società che gli è estranea (Il fu Mattia Pascal, Novelle per un anno). I suoi scritti migliori sono tuttavia quelli teatrali, nei quali lo smascheramento della relatività della condizione umana, assume contenuti e forme innovative. Fra i suoi capolavori ricordiamo Liolà, Pensaci Giacomino, Cosi è se vi pare, Sei personaggi in cerca di autore. Altro autore importante è Giuseppe Tomasi di Lampedusa, che nella sua opera principale Il Gattopardo rappresenta il ritratto amaro, veristico-decadente, dell'aristocrazia siciliana del Risorgimento. Elio Vittorini (1908-1966) diffuse la conoscenza della letteratura statunitense contemporanea e rinnovò la tradizione narrativa italiana secondo i moduli del Neorealismo (Conversazione in Sicilia, Uomini e no). Lo stile scabro da inchiesta poliziesca e la coraggiosa denuncia delle piaghe della società italiana e siciliana sono i tratti principali dei romanzi di Leonardo Sciascia (1921-1989), tra cui ricordiamo Il giorno della civetta, Todo modo, Candido ovvero un sogno fatto in Sicilia. In campo poetico, degno di nota è lo scrittore Salvatore Quasimodo (1901-1968), premio Nobel nel 1959, la cui opera ha rinnovato in modo originale i moduli espressivi dell'Ermetismo (Ed è subito sera, La terra impareggiabile, Dare e avere). Meno conosciuta è invece la poesia di forte impegno sociale, di Ignazio Buttitta (1899-1997) che ha trovato, ancora una volta, nel dialetto la migliore forma d'espressione dell'anima popolare siciliana (Lu pani si chiama pani, La peddi nova). Negli ultimi anni del Novecento ha avuto un discreto successo l'opera di un altro scrittore siciliano, Andrea Camilleri, noto per le storie del commissario Montalbano (tra i diversi titoli ricordiamo La stagione della caccia, Il birrario di Preston, La concessione del telefono, La mossa del cavallo ) trasposte in fiction televisive.

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