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Geografia Italia Territorio Storia Economia della Sardegna Geografia Italia - Indice

PRESENTAZIONE - IL TERRITORIO - LE REGIONI NELLA REGIONE - PARCHI NAZIONALI E REGIONALI - Parco Nazionale del Golfo di Orosei e del Gennargentu - Parco Nazionale dell'Arcipelago di La Maddalena - Parco Nazionale dell'Asinara - Parco Naturale Regionale Molentargius-Saline - Parco Naturale Regionale di Porto Conte - Altre aree protette e zone umide

L'ECONOMIA - CENNI STORICI - L'età nuragica - Dai Fenici ai Romani - Dall'Alto Medioevo ai Giudicati - Genova, Pisa, Aragona e Spagna - La Sardegna piemontese e l'Ottocento - Dalla prima guerra mondiale ai nostri giorni - IL PERCORSO ARTISTICO E CULTURALE - Le culture preistoriche e l'età nuragica - Le influenze fenicio-puniche e l'arte romana - L'arte tardo-antica e bizantina - Il lascito romanico del periodo giudicale - L'arte aragonese-spagnola

IL PERCORSO ARTISTICO E CULTURALE - Dal Settecento all'età contemporanea - I murales di Orgosolo - LE CITTÀ - Cagliari - Luoghi d'interesse - Il quartiere di Castello o Città alta - Bastione di Saint Remy e dintorni - Torri di San Pancrazio e dell'Elefante - Cattedrale di Santa Maria (Assunta) - Palazzo viceregio - Chiesa della Purissima - Cittadella dei Musei - Museo archeologico nazionale -  Pinacoteca nazionale - Museo siamese Cardu - Mostra di cere anatomiche di C. Susini - La Città bassa - Chiesa di S. Michele - Chiesa di S. Anna - Chiesa di S. Efisio - Anfiteatro romano e Villa di Tigellio - Necropoli di Tuvixeddu - Grotta della Vipera - Chiesa di S. Agostino - Chiesa di S. Eulalia - Galleria comunale d'Arte moderna - Chiesa di S. Domenico - Piazza S. Giacomo - Chiesa di S. Saturno - Nostra Signora di Bonaria - Borgo S. Elia - Carbonia e Iglesias

LE CITTÀ - Medio Campidano - Sanluri - Villacidro - Nuoro - La Cattedrale - Museo d'Arte della Provincia di Nuoro - Museo Deleddiano - Museo della Vita e delle Tradizioni popolari sarde - Necropoli di Maria Frunza-Ianna Ventosa - Ogliastra - Lanusei - Tortolì - Olbia - Tempio Pausania - Oristano - La Cattedrale - Chiesa di San Francesco - Piazza Eleonora - Torre di San Cristoforo o Torre di Mariano II - Antiquarium Arborense - Chiesa di Santa Chiara - Nostra Signora del Carmine - Area archeologica di Tharros - Le lagune di Cabras - Sassari - La Cattedrale di S. Nicola - Piazza Castello - Corso Vittorio Emanuele II e dintorni - Fonte di Rosello - Le mura medievali - Piazza Tola - Chiesa di S. Caterina - Palazzo Ducale - Santa Maria di Betlem - Palazzo dell'Università - San Pietro in Silki - Museo Archeologico Etnografico Nazionale "Giovanni Antonio Sanna"

PICCOLO LESSICO - Barbagia - Campidano - Carta de Logu - Costa Smeralda - Filuferru o Filu 'e ferru - Foca Monaca - Gallura - Maestrale - Muflone - Retablo - Sughero - PERSONAGGI CELEBRI - Enrico Berlinguer - Grazia Deledda - Eleonora D'Arborea - Antonio Gramsci - Emilio Lussu - Altri centri Città minori - Alghero - Arzachena - Carloforte - Macomer - Porto Torres - Santa Teresa di Gallura - Terralba - Teulada - Villasimius

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GEOGRAFIA - ITALIA - SARDEGNA

PRESENTAZIONE

Con una superficie di 24.090 kmq, la Sardegna è per estensione la seconda isola d'Italia e del Mediterraneo. È tra le regioni italiane meno popolate: 1.637.640 abitanti e la sua densità (68 ab. per kmq) è circa un terzo della media nazionale. Situata tra la Corsica, la penisola italiana e la Sicilia, è separata dalla Corsica da uno stretto, chiamato le Bocche di Bonifacio, che ha una larghezza minima di 11 km. Il mare della costa occidentale è detto Mar di Sardegna; dagli altri tre lati è bagnata dal Mar Tirreno. Nel 1948 l'Assemblea Costituente inserì la Sardegna nel novero delle regioni italiane a statuto speciale. La Regione Autonoma della Sardegna nacque effettivamente l'8 maggio 1949, allorché fu eletto il primo Consiglio regionale (organo legislativo). Gli organi esecutivi sono la Giunta regionale e il Presidente della Regione. La sede del governo regionale è Cagliari (162.900 ab.), il capoluogo dell'isola, situato al centro dell'omonimo golfo, ai piedi della pianura del Campidano. Gli altri capoluoghi (storici) di provincia sono: Nuoro, Sassari e Oristano. In seguito alla legge regionale n. 9 del 2001 e successive integrazioni è stata effettuata una nuova ripartizione del territorio della Regione Autonoma della Sardegna, che ha portato il numero delle Province da quattro a otto. Le modifiche hanno assunto piena operatività a partire dal maggio 2005, quando si sono svolte le elezioni per rinnovare tutti i Consigli provinciali: le nuove Province sarde sono quelle di Olbia-Tempio (Gallura), Ogliastra, Carbonia-Iglesias (Sulcis-Iglesiente) e Medio Campidano.

Cartina della Sardegna

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IL TERRITORIO

Il territorio della regione presenta una successione di massicci, con cime non elevate, colline, valli e pianure. Oltre alla divisione amministrativa, sopravvive una divisione geografica in aree sub-regionali, di cui le principali sono: il Logudoro a Nord (Sassari); la Gallura a Nord-Est (Olbia-Tempio); l'Ogliastra a Est (Lanusei); la Barbagia al centro (Nuoro); il Campidano nel centro-Sud (da Cagliari a Oristano); l'Iglesiente e il Sulcis a Sud-Ovest (tra Iglesias, Carbonia e Teulada).

La pianura del Campidano, estesa dal golfo di Oristano a quello di Cagliari, divide in due parti le fasce montuose e collinari dell'isola: quella che dalla costa settentrionale si spinge sino alla punta Sud-Est dell'isola e quella dell'Iglesiente e del Sulcis a Sud-Ovest. Nella prima fascia, i rilievi del Marghine, che continuano con il gruppo del Goceano, hanno inizio ad Occidente della Sella di Macomer. I monti della Gallura (M. Limbara, 1.362 m), formati da altipiani granitici, si estendono tra il fiume Coghinas, i monti di Alà e il fiume Posada. Al più esteso blocco montuoso della Sardegna appartiene il Gennargentu, con la vetta più elevata dell'isola: La Marmora (1.834 m).

Il paesaggio in generale presenta un affiorare continuo di rocce, in special modo in Gallura e Barbagia, e scarsità di vegetazione, tranne nelle zone più montuose (Monte Limbara e Gennargentu). I massicci montuosi presenti nell'isola, anche se non molto elevati, hanno ostacolato le coltivazioni e ciò ha reso caratteristica, rispetto alle altre regioni italiane, la flora sarda; infatti in essa la vegetazione spontanea ha la prevalenza, rappresentando circa il 75% della superficie totale. Il paesaggio si presenta come una distesa di pascoli, di macchie di tipo mediterraneo, di boscaglia e, in misura minore, di boschi. Tuttavia essi si stanno impoverendo progressivamente ad opera dell'uomo e del bestiame. Vi si trovano la quercia da sughero, il leccio e la quercia rovere. La macchia composta da lentisco, corbezzolo, mirto, euforbia, cisto è molto diffusa e sale sino a 1.000 m di altezza. Non lontano dal mare cresce il rosmarino, mentre altre piante diffuse sono le eriche e le ginestre. Quest'ambiente, in parte non ancora disturbato dall'azione dell'uomo, e l'insularità della Sardegna, hanno reso molto interessante da un punto di vista biologico e zoogeografico la fauna sarda, che è caratterizzata da animali pressoché inesistenti nel resto d'Italia. Fra questi sono da citare il muflone, grossa pecora selvaggia che vive nelle zone montuose più alte, e il daino. Altro splendido animale, di cui sopravvivono alcuni esemplari lungo la costa orientale, è la foca monaca. L'isola rappresenta inoltre una tappa per molti uccelli migratori e un habitat ideale per altri che qui passano l'inverno.

Data la sua forma allungata la Sardegna ha uno sviluppo costiero di 1.385 km. Le coste sarde sono per lo più rocciose e prive di porti, in particolare lungo il litorale Nord-Est. Spesso lungo le coste calcaree si aprono grotte ampie di natura carsica poste a livello del mare; la più famosa, quella di Nettuno, si trova nei pressi di Alghero. Rendono tipica la costa sarda le rias, insenature che penetrano per lunghi tratti entro la roccia, risultato di valli fluviali da parte del mare. Altri tratti si presentano bassi e paludosi, specie nella parte sud-occidentale. Molte delle zone costiere acquitrinose sono state bonificate. La forma della Sardegna è un quadrilatero e su ciascuno dei lati si aprono grandi insenature: il Golfo dell'Asinara a Nord, il Golfo di Orosei a Est, il Golfo di Cagliari a Sud e il Golfo di Oristano a Ovest. La circondano numerose isole minori, poco distanti dalla costa, fra cui: Asinara, Maddalena e Caprera a Nord; Tavolara a Est; S. Pietro e Sant'Antioco a Sud-Ovest. I fiumi sardi sono scarsi di acque e irregolari come portata. I più importanti sono: il Tirso, il Flumendosa, che nasce dal Gennargentu, il Coghinas e il Temo. Il clima sardo è tipicamente mediterraneo, lungo le coste e nelle zone meno elevate dell'interno, con poche piogge, che cadono soprattutto all'inizio della primavera e alla fine dell'autunno. Per il resto dell'anno spirano sull'isola venti provenienti da ogni direzione, fra cui dominante è il maestrale, che spira da Nord-Ovest.

Un tratto di costa sarda

Veduta delle Bocche di Bonifacio

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LE REGIONI NELLA REGIONE

Arrivando in Sardegna dal Nord (dove si trovano i grandi porti di Olbia, Golfo Aranci e Porto Torres, e gli aeroporti di Olbia-Costa Smeralda e Alghero-Fertilia) è soprattutto la Gallura a dare l'impressione della vastità e della varietà dei paesaggi isolani. Dai primi anni Sessanta del XX secolo, quando sui bordi del mare gallurese nacque la Costa Smeralda - destinata a diventare in breve tempo il punto di attrazione di un turismo d'élite, ma anche l'immagine copertina di un'intera isola di vacanze, le rocce e il mare della Gallura sono entrati a far parte dell'immaginario collettivo del turista, italiano o straniero che fosse. I possenti contrafforti di granito, che arrivano sino al bordo del mare, modellati in mille forme dalla forza erosiva del vento, delle onde e della pioggia, appartengono in realtà quasi soltanto a questa cuspide Nord-orientale dell'isola; anche se una catena di montagne granitiche si svolge lungo tutta la costa tirrenica.

Il Logudoro invece, a Nord Ovest, è una regione di brevi pianure e dolci colline. Il suo nome (logu de oro, il "luogo dorato") sarebbe dovuto al biondo delle messi, quando un po' dappertutto nell'isola si coltivava il grano. Questa è una delle regioni più antiche, protesa dal mare settentrionale sin verso il centro della Sardegna. I suoi abitanti si vantano (non del tutto correttamente, secondo i filologi) di parlare la "vera" lingua sarda.

Il Gocèano è la zona di transizione verso la montagna centrale: si affaccia sulla valle del Tirso (il padre dei fiumi sardi, sempre minacciati dalla siccità) dall'erta costa del massiccio del Màrghine, dove i piccoli centri abitati stanno arroccati verso le foreste delle cime.

A Occidente, la Planargia (terra d'altopiano) scende da Macomèr verso il mare di Bosa. Il centro della Sardegna, paradossalmente, è spostato a Oriente: si tratta del grande acrocoro del Gennargentu, il cuore di pietra dell'isola, regno dell'economia e della vita pastorali, che i sardi sentono come un nucleo originario, un nodo saldo di patria all'interno della più grande patria regionale.

Dopo l'altopiano di Abbasanta e le creste vulcaniche del Montiferru, nella Sardegna meridionale si apre il grande corridoio del Campidano, orlato a oriente dalla catena del monte Arci e a Occidente, man mano che si scende verso il mare di Cagliari, dalle montagne dell'Arburese, dell'Iglesiente e del Sulcis, sacre alle memorie del lavoro minerario. Il Campidano fu per secoli destinato alla cerealicoltura, granaio dei conquistatori di turno; oggi ha saputo convertirsi all'agricoltura intensiva e ha al suo attivo numerose esperienze nel campo delle colture biologiche. Dal Campidano si può risalire, volgendo a Ovest, la valle del Cixerri, che porta all'Iglesiente e al Sulcis (con le loro vestigia di Cartagine, di Roma e del Medioevo, ma anche con splendidi litorali fra i meno toccati dell'isola); oppure, prendendo a Est, arrivare all'imponente costa dell'Ogliastra (da Tertenia, a Sud, fino Baunei, a Nord, passando per Arbatax e Tortolì) attraverso i paesaggi contadini della Marmilla e della Trexenta o percorrendo la "piccola Svizzera" delle groppe montane del Gerrei.

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PARCHI NAZIONALI E REGIONALI

Parco Nazionale del Golfo di Orosei e del Gennargentu

Istituito nel 1998 e situato nella provincia di Nuoro, il parco occupa un'area di 73.935 ettari. In essa sono riuniti più ambienti naturali, montani e costieri, appartenenti alle terre della Barbagia e dell'Ogliastra. Il Gennargentu vero e proprio rappresenta il più vasto complesso montano della Sardegna, le cui vette raggiungono le massime altezze con il Bruncu Spina (1.829 m.), la Punta Paulinu (1.792 m.) e la Punta La Marmora (1.834 m.), da dove, nelle giornate più limpide, si possono abbracciare con lo sguardo tutte le coste dell'isola. Dal Gennargentu nascono i corsi d'acqua principali della Sardegna orientale: il Cedrino, a Nord, e il Flumendosa a Sud; il primo scende con diversi rivoli e forma, erodendo la roccia, splendide gole; il secondo, che con i suoi 122 km di lunghezza è il secondo fiume della Sardegna, scorre nella Barbagia, incassato in canyon, fino a raggiungere la piana alluvionale costiera per poi gettarsi nel mare. Il paesaggio del parco cambia continuamente, si susseguono rilievi, pascoli, rocce, gole, vallate, foreste, boschi, spiaggie e falesie. Fra i luoghi di maggiore interesse naturalistico vanno ricordati: il Supramonte di Oliena e quello di Orgosolo, appartenenti a un'immensa catena calcarea-dolomitica dove, alle quote più basse, sopravvivono boschi ultrasecolari; la sorgente carsica di Su Gologone, che, con il suo getto di 300 litri d'acqua al secondo, è la più importante della Sardegna; il canyon di Gorropu, il più profondo d'Europa, con pareti alte 400 metri; il sistema di grotte di Sa Bentu e Sa Oche, nel comune di Oliena, circa 15 km di ambienti sotterranei inesplorati; e, infine, lo splendido Golfo di Orosei, che costituisce uno dei più selvaggi tratti di costa del Mediterraneo: da Cala Gonone a Santa Maria Navarrese, 40 km di falesie e bastioni imponenti, calette riparate, vallette fluviali (o codule, in sardo, fra cui quelle famose di Luna, Sisine e Fuili), specchi d'acqua trasparenti e spettacolari grotte marine (come la meravigliosa Grotta del Bue marino).

Per quanto riguarda la flora, essa varia al variare delle altitudini. Oltre i 1.200 metri, si estendono ampi prati erbosi e poi subentra l'ambiente rupestre; molto belli sono i prati a timo che costituiscono uno degli elementi più importanti delle fasce ad arbusti spinosi; diffusa la ginestra, con più specie anche endemiche come la ginestra di Pantelleria, la ginestra di Corsica e la rara ginestra di Moris. In quest'ambiente si trovano sempre l'elicriso, pianta dal profumo intenso che somiglia a quello della liquirizia, la santolina e altri arbusti aromatici. Scendendo a circa 1000 metri, nella fascia delle querce, ora degradata a pascolo arborato, resistono alcuni esemplari di roverella (un tempo abbondante in tutta l'isola, poi decimata a causa del suo utilizzo nella costruzione delle ferrovie sarde), di quercia virgiliana e della rarissima quercia congesta. Ancora più sotto, nelle pendici più riparate, resistono boschi di leccio, mentre è molto diffusa la macchia mediterranea a corbezzolo, ginepri, mirto, fillirea e terebinto. Il resto del territorio è occupato da campi coltivati e pascoli segnati da siepi di rovo, prugnolo e altri arbusti e cespugli; in qualche area è presente anche la sughera con sottobosco a cisto. Lungo le pareti che finiscono in mare, dove il clima è ancora più caldo, si estende una fascia a olivastro, lentisco, ginepro e carrubo. Splendide le fioriture di peonia, di genziana e di rosa selvatica; diffusissimi i funghi.

Molto ricca anche la fauna del parco (nonostante alcune specie abbiano subito sensibili riduzioni e, in alcuni casi, gravi estinzioni, come quelle del cervo e del daino sardo, dell'avvoltoio monaco e del gipeto). A cominciare dal muflone, uno degli animali simbolo della Sardegna, dalle forti corna a spirale. Altrettanto prezioso, l'ultimo degli avvoltoi sardi. Nel cielo del Gennargentu vivono inoltre le aquile reali, con alcune coppie nidificanti, i grandi corvi imperiali e i falchi pellegrini; legati all'ambiente boschivo sono invece gli astori e gli sparvieri, mentre la poiana s'incontra quasi ovunque; sulle falesie a picco sul mare, vivono colonie di falco della Regina. Nelle macchie alte e nei boschi vivono il picchio rosso maggiore, il colombaccio e la ghiandaia; nelle macchie fitte e tra le radure si trovano alcune brigate della bellissima pernice sarda; lungo i torrenti, vive il merlo acquaiolo. I mammiferi comprendono un buon numero di predatori come il gatto selvatico sardo, la martora, la donnola e l'onnipresente volpe. Comune e cacciato da sempre il cinghiale, mentre nei boschi vivono i ghiri, prede preferite della martora e un tempo cacciati anche dall'uomo, e i tassi. Numerosi gli anfibi e i rettili, con almeno 10 endemismi: dall'euprotto, alla raganella sarda, dai geotritoni, alla lucertola di Bedriaga. Nelle acque dei torrenti, vive una trota molto bella e tipica della Sardegna, la trota macrostigma. Nel Golfo di Orosei si sono avvistati gli ultimi esemplari della foca monaca d'Italia, specie sull'orlo dell'estinzione tanto da essere considerata tra i 10 mammiferi più a rischio nel mondo. Di grande interesse, infine, la presenza del gracchio corallino.

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Parco Nazionale dell'Arcipelago di La Maddalena

Il Parco Nazionale dell'Arcipelago di La Maddalena, istituito nel 1994-96, è un parco geomarino che si estende su una superficie - tra terra e mare - di circa 20.000 ettari, con ben 180 km di coste. Comprende tutte le isole e gli isolotti (oltre 60) appartenenti al Comune di La Maddalena. Il territorio del Parco Nazionale dell'Arcipelago rappresenta anche una parte significativa del territorio dello Stato italiano e della Regione Sardegna nell'istituendo parco marino internazionale delle Bocche di Bonifacio. Il mare del parco, inserito nell'ampio bacino sardo-corso-provenzale, è elemento vitale del progetto di tutela dei mammiferi marini conosciuto come "Santuario dei Cetacei", la cui istituzione è avvenuta nel 1999 per effetto dell'accordo internazionale siglato tra Italia, Francia e Principato di Monaco.

Escludendo l'isola di La Maddalena, dove sorge la città omonima (11.000 ab.), l'agglomerato di Stagnali a Caprera, la base militare USA dell'isola di Santo Stefano (operativa dal 1972) e circa 20 case in una ristretta area dell'isolotto di Santa Maria, abitate solo nel periodo estivo, il territorio del parco è pressoché disabitato e ha conservato fondamentalmente una condizione di naturalità e l'assetto risalente a oltre due secoli fa. Dal punto di vista geomorfologico, si segnalano la presenza di rocce di natura granitica, con forme oltremodo significative di erosione eolica e marina che costituiscono veri e propri monumenti naturali. I litorali si caratterizzano per un andamento frastagliato in un alternarsi di falesie e rias, inoltre, nonostante la modesta altezza dei rilievi delle singole isole, di poco superiore a 200 m s/m., si hanno ambienti tipicamente montani con forme e aspetti quasi alpestri. Le principali formazioni vegetali sono quelle tipiche della fascia costiera mediterranea: sono presenti pinete e una macchia dominata da ginepro, corbezzolo, fillirea, lentisco, mirto, erica, calicotome, cisto ed euforbia; verso la costa la vegetazione degrada dalla macchia più bassa alla gariga dove, tra le fitocenosi più caratteristiche, occorre menzionare quelle alofile. Le formazioni a ginepro feniceo di Spargi e Caprera sono tra le meglio conservate a livello mondiale; come uniche al mondo sono le garighe a base di artemisia densiflora di Razzoli. Il paesaggio floristico delle isole è fortemente condizionato da fattori quali vento, insolazione, aridità e povertà dei suoli, nonché dalla distanza dalla terraferma; tuttavia può vantare nel complesso oltre 700 entità vegetali, tra cui numerose endemiche e rare (in particolare: Silene velutina, Colchicum corsicum, Helicodyceros muscivorus, un grosso contingente di specie endemiche del genere Limonium, e di interesse prioritario quali Cynomorium coccineum e Armeria pungens).

Tra l'avifauna di passaggio nelle isole si possono ricordare alcune colonie nidificanti di specie rare: la berta maggiore, la berta minore, l'uccello delle tempeste e il gabbiano corso; nonché, in particolare sulle inaccessibili pareti del versante orientale di Caprera, numerosi esemplari di gabbiano reale, marangone o cormorano dal ciuffo e falco pellegrino. L'arcipelago inoltre ospita l'unica popolazione del Mar Mediterraneo di sterna comune (Sterna hirundo), specie che nidifica e si alimenta unicamente nell'ambiente marino, di rilevanza internazionale. Sono poi ben rappresentate, tra i rettili, popolazioni di specie endemiche del sistema sardo-corso (Archeolacerta bedriagae, Algyroides fitzingeri) o minacciate in parte a livello mondiale (Phillodactylus europaeus, Testudo hermanii robertensis, Testudo marginata). Tra la fauna esotica ha creato alcuni problemi l'introduzione di cinghiali nelle isole di Caprera e di Spargi, a cui si sta provvedendo a una graduale eradicazione. Per quanto riguarda i fondali marini, la posizione dell'arcipelago all'interno delle Bocche di Bonifacio determina un alto idrodinamismo che, unitamente alla bassa profondità dei canali e alla limitata escursione delle maree, favorisce una limpidezza eccezionale delle acque. Queste sono altresì caratterizate da un'elevata ricchezza di habitat e di specie, alcune di rilevanza internazionale, tra le quali ricordiamo le praterie di posidonia oceanica e le colonie di alga rossa incrostante (Lithophyllum lichenoides), che forma delle concrezioni calcaree che raggiungono spessori superiori al metro. Tra gli invertebrati marini vanno citate le consistenti popolazioni di patella ferruginea, mentre tra i pesci si annoverano popolazioni stanziali di cernie brune e di corvine. Tutta l'area, inoltre, costituisce un habitat di riproduzione di delfini (Tursiops truncatus) ed è frequentata dalla balenottera (Balaenoptera phiysalus). Durante gli ultimi dieci anni sono altresì aumentati gli avvistamenti di foca monaca.

Già abitate in età preistorica, le isole dell'arcipelago acquistarono importanza in epoca romana come base di appoggio delle navi sulle rotte del Tirreno. Abbandonate per un lungo periodo, furono frequentate nel XII sec. da Pisani e Genovesi, ma solo nel XVI sec. le migrazioni temporanee di pastori corsi, alla ricerca di pascoli per le loro mandrie, portarono alla nascita di un primo nucleo abitato alla Maddalena. Successivamente, col passaggio della Sardegna al Piemonte, la resistenza della riottosa comunità corsa fu piegata nel 1767 dall'occupazione dell'arcipelago con un distaccamento militare. Cominciò così per La Maddalena la prima fase di sviluppo legata alla presenza del porto militare della Marina sarda. Furono realizzate in questo periodo le principali strutture urbane. Napoleone Bonaparte, futuro imperatore francese, rimediò qui una cocente sconfitta nel 1793 quando, nel tentativo di conquistare La Maddalena per sottrarla ai Savoia, fu costretto alla ritirata dal maddalenino Domenico Millelire (vittoria che consentì al nocchiere della Regia Marina sarda di guadagnarsi la medaglia d'oro al valore militare). Nel 1887 il Governo italiano scelse come base strategica della Marina militare l'isola che è stata, fino alla fine della seconda guerra mondiale, un'importante base navale. La presenza della base e dell'arsenale condizionò in maniera determinante lo sviluppo edilizio che accompagnò quello demografico. Attualmente la cittadina è sede del Comando militare marittimo autonomo della Sardegna e della Scuola allievi sottufficiali della Marina militare. Dagli anni Settanta del Novecento nello stretto tra le isole della Maddalena e Santo Stefano ha sede una base USA per sommergibili atomici.

Tra i luoghi di maggiore interesse dell'arcipelago, ricordiamo anzitutto il centro storico di La Maddalena: piacevolmente mosso da scalinate e vicoli, ospita la chiesa barocca di Santa Maria Maddalena che conserva due candelabri e un crocifisso d'argento donati dall'ammiraglio Horatio Nelson che, nella rada della Maddalena, stazionò con la flotta inglese prima della battaglia di Trafalgar (1805); lungo via Vittorio Emanuele, si raggiunge poi il piccolo e incantevole porto peschereccio e turistico di Cala Gavetta. Caprera, collegata alla Maddalena da un ponte e da un istmo, è sua volta famosa per l'intatta naturalità dei paesaggi: nel versante di Nord-Est la scogliera precipita sul mare e la costa presenta insenature e cale di spettacolare bellezza tra cui la famosissima Cala Coticcio; nel golfo di Porto Palma ha sede il Centro Velico, prestigiosa scuola di vela conosciuta in tutto il mondo; a Caprera, inoltre, si spense Giuseppe Garibaldi (1807-82), dove visse da contadino e da marinaio in assoluta semplicità, e l'isola conserva la casa-museo dell'"eroe dei due mondi". Di Spargi, oltre alle spiagge di sabbia bianchissima (Cala Corsara, Cala Connari, Cala Granara), colpiscono le fortificazioni poste sul versante Nord, a picco sul mare, e mimetizzate tra gli enormi massi di granito e la folta macchia. A Santa Maria, invece, sorge un antichissimo e modesto convento benedettino; l'isola inoltre ha una bellissima spiaggia, Cala Santa Maria, una delle più grandi dell'arcipelago. Ma l'arenile più affascinante e rinomato del parco è in assoluto la "Spiaggia Rosa" di Budelli: oggi integralmente protetta, deve l'effetto cromatico alle minute particelle di corallo che la costituiscono; fu immortalata dal regista Michelangelo Antonioni nel suo celebre film "Deserto rosso" (1964). Citiamo, infine, il cosiddetto Porto Madonna, ovvero la laguna color smeraldo racchiusa tra le isole di Budelli, Razzoli e Santa Maria, meta ambita dai diportisti che frequentano il mare del Nord-Est della Sardegna. In questo straordinario specchio d'acqua, le autorità del parco hanno riservato ampie zone di mare dedicate ad attività di snorkeling e seawatching.

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Parco Nazionale dell'Asinara

Istituito nel 1997, il parco occupa una superficie di 52 kmq a Nord del promontorio di Stintino (SS). Già denominata l'Isola di Ercole nella Naturalis Historia di Plinio (I sec. d.C.), l'Asinara, per dimensioni la seconda isola sarda dopo Sant'Antioco, presenta una forma stretta, allungata in senso Nord-Sud e con un andamento della linea costiera molto frastagliato, indice di una notevole varietà di habitat e di conformazioni geomarine. L'isola è stata altresì caratterizzata da un quadro storico-ambientale e giuridico estremamente singolare. Sebbene i primi resti della presenza umana risalgano al neolitico, la natura si é qui potuta conservare pressoché intatta nel corso del secolo scorso grazie a un susseguirsi di eventi che le fecero assumere il nome poco invitante di Isola del Diavolo: in effetti, prima di diventare area protetta, è stata via via una stazione sanitaria di quarantena, un campo di prigionia nella prima guerra mondiale e uno dei principali supercarceri italiani, dove negli anni Settanta, Ottanta e Novanta hanno soggiornato mafiosi, brigatisti, dissidenti sardi e criminali particolarmente pericolosi. Questo isolamento forzato ha determinato da un lato la nascita del fascino cupo e misterioso dell'isola e, dall'altro, l'indiretta conservazione di alcune aree integre e vergini, rendendo l'Asinara un patrimonio unico e di inestimabile valore a livello internazionale.

La flora del parco è costituita da oltre 670 specie, di cui almeno 600 spontanee e 45 introdotte. Tra le prime, alcune sono esclusive della Sardegna settentrionale come Centaurea horrida, Limonium acutifolium, Limonium laetum, e altre della regione sardo-corsa, come Astragalus terracianoi e Erodium corsicum. La vegetazione presenta in generale i caratteri tipici della macchia mediterranea termofila con lentisco, euforbia arborea, colicotome, filirea a foglie strette, ginepro fenicio e cisto. Inoltre è presente una formazione forestale a leccio in località Elighe Mannu (nella parte settentrionale dell'isola). Di particolare interesse scientifio le garighe costiere, la vegetazione dunare e peristagnale.

L'Asinara è un'area molto importante per la conservazione della fauna selvatica, infatti qui si riproducono circa 80 specie selvatiche di vertebrati terrestri e tra queste molte rivestono grande rilevanza scientifica per la loro rarità a livello mondiale. Tra gli anfibi si annoverano il discoglosso sardo, il rospo smeraldino e la raganella. Tra i rettili sono segnalate 11 specie, tra cui la testuggine comune e la biscia viperina. Tra gli uccelli, spiccano per importanza il gabbiano corso, il marangone dal ciuffo, la berta maggiore e minore, la pernice sarda e il barbagianni; l'isola è inoltre l'unica stazione sarda in cui è presente la gazza, specie introdotta da alcuni carcerati e allevata come animale da compagnia. Per quanto riguarda i mammiferi sono presenti 10 specie, tra cui si ricordano la lepre sarda, la donnola, il muflone (con oltre 500 esemplari), il cinghiale (il cui numero sta determinando seri problemi di gestione) e il cavallo. A queste specie devono essere aggiunte le popolazioni di asinelli grigi e bianchi, che sono ormai diventati il simbolo dell'isola: l'asinello bianco è caratterizzato da dimensioni ridotte, presenta una testa quadrangolare, collo corto e arti robusti; fra le varie ipotesi sulla sua origine, la più plausibile sarebbe quella autoctona, secondo la quale gli asini bianchi deriverebbero da quelli grigi per la comparsa di albinismo.

L'ambiente marino costituisce a sua volta un elemento di particolare interesse scientifico ed è sostanzialmente caratterizzato da un'elevata integrità e diversità delle comunità floro-faunistiche, da un notevole valore paesaggistico, dall'ottima qualità delle acque in termini ecologici e di contaminazione chimica. Il versante occidentale è caratterizzato da ripidi pendii che hanno la loro naturale continuazione nella parte immersa. La morfologia del fondo marino risulta qui costituita da numerose frane ricche di anfratti, canaloni e spaccature; la piattaforma sprofonda rapidamente raggiungendo la batimetrica dei 50 m, in particolare presso Punta Preda Bianca, Punta Tumbarino, Punta Grabara e Punta dello Scorno. Nella parte orientale il fondale declina gradualmente fino a una profondità massima di circa 50 m. ed è caratterizzato da substrati incoerenti di sabbia, detriti organogeni e affioramenti rocciosi. I fondali dell'isola sono in generale ricchi di anemoni colorate, stelle marine, spirografi, gorgonie, polpi, murene, cernie, saraghi e praterie di posidonia oceanica.

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Parco Naturale Regionale Molentargius-Saline

Istituito nel 1999, il parco si estende su una superficie di 1.622 ettari, che si trova nella porzione meridionale della Pianura del Campidano di Cagliari, all'interno di un'area urbana in cui vivono circa 40.000 persone. Esso identifica e tutela un'area umida di particolare valore naturalistico e di importante fruizione sociale, costituita da bacini di acqua dolce (Bellarosa Minore e Perdalonga), di acqua salata per la produzione del sale (Bellarosa Maggiore e vasche evaporanti delle Saline), da una piana con caratteristiche di prevalente aridità (Is Arenas) e dell'area litoranea denominata del Poetto, con funzione balneare e ricreativa. Il parco vanta l'unico sito mondiale che ospita in un'area fortemente antropizzata cospicue colonie nidificanti di fenicottero rosa e gabbiano roseo e più dell'1% della popolazione mondiale di pollo sultano, un rallide di origine indo-africana dagli sgargianti colori bluastri che vive nei vasti canneti degli stagni. Altre specie presenti nel parco e di grande rilevanza faunistica sono la garzetta, il moriglione e il germano reale. La storia del Molentargius è strettamente legata alla storia delle Saline. Il grande bacino dello stagno è stato utilizzato per lungo tempo come vasca di prima evaporazione nel ciclo della raccolta del sale. In seguito alla tracimazione del 1984 e al successivo inquinamento dell'area, le Saline di Stato hanno cessato la loro attività. La speranza di molti, tuttavia, è che una volta terminati i lavori di risanamento, l'estrazione del sale possa ricominciare, trattandosi di un'industria ecologicamente "pulita" che potrebbe bene integrarsi nel sistema parco, offrendo occupazione e interesse turistico. Del resto, sin dagli anni Venti del secolo passato la visita alle Saline, con il loro imponente sistema di bacini salanti, canali navigabili, elevatori e trattori elettrici, era consigliata nelle guide turistiche di Cagliari.

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Parco Naturale Regionale di Porto Conte

Istituito nel 1999, il parco occupa una superficie di 5.200 ettari, all'interno del territorio del Comune di Alghero e del golfo marino antistante Porto Conte. Per la loro conformazione, l'insenatura e la baia di Porto Conte sono considerate il miglior approdo naturale dell'intera Sardegna. Gli antichi romani chiamavano questa località Portus Nimpharum, ossia "il porto delle ninfe", per via della bellezza del paesaggio, la trasparenza delle acque e la quiete dell'approdo. Tra i luoghi di maggiore interesse del parco ricordiamo: la spiaggia delle Ville romane, con sabbia bianchissima e ciottoli, nonché i vicini resti, appunto, di antiche dimore romane; la foresta delle Prigionette, dove vivono diversi esemplari di specie protette come il cervo sardo, il cinghiale, il cavallino della Giara, il grifone, il falco pellegrino e l'asinello bianco dell'Asinara; Punta Cristallo e il promontorio di Capo Caccia, sperone roccioso alto circa 170 m che si affaccia a picco sul mare: ai suoi piedi si apre la spettacolare Grotta di Nettuno, con magnifiche formazioni di stalagmiti e stalattiti, nonché con al suo interno uno dei laghi salati più grandi d'Europa, il Lago Lamarmora. Proprio di fronte alla grotta si staglia infine la sagoma caratteristica dell'isola Faradada, forata da parte a parte da una galleria naturale.

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Altre aree protette e zone umide

In Sardegna vi sono numerose altre zone protette e di particolare rilevanza dal punto di vista ecologico e scientifico. Tra di esse ricordiamo le seguenti zone umide: gli stagni di Cagliari e di Molentargius (in provincia di Cagliari), lo stagno di Cabras, quello di Pauli Maiori e quello di Mistras (in provincia di Oristano). Ricordiamo poi: la Riserva di Monte Arcosu (Cagliari), il Monumento Naturale Perda 'e Liana (Nuoro), il Monumento Naturale Perda Longa di Baunei (Nuoro), il Monumento Naturale Su Sterru (Nuoro) e il Monumento Naturale Crateri vulcanici del Meilogu-Monte Annaru (Sassari). Vi sono inoltre tre grandi aree marine protette: la Riserva naturale marina Capo Carbonara (Cagliari), l'Area marina protetta di Tavolara - Punta Coda Cavallo (tra Nuoro e Sassari) e l'Area marina protetta Penisola del Sinis - Isola di Mal di Ventre (Oristano).

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