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GEOGRAFIA - ITALIA - EMILIA-ROMAGNA
Antonio Allegri detto Il CorreggioPittore (Correggio 1489 circa - 1534). Compì il suo apprendistato artistico a Mantova presso uno zio pittore, studiando nel contempo le opere di Andrea Mantegna, Leonardo da Vinci e Giorgione in diverse città del Nord Italia. Decisivo fu poi il viaggio a Roma, grazie al quale ebbe modo di avvicinarsi all'opera di Raffaello. Fu al ritorno dalla capitale che dipinse gli affreschi della Camera della Badessa a Parma (1519) nei quali il suo stile entrò in una fase matura, combinando la morbidezza delle linee e i sapienti accostamenti coloristici con il rigore e la complessità della composizione. Dal 1520 al 1524 Correggio lavorò agli affreschi della cupola della chiesa di San Giovanni Evangelista a Parma, dove gli effetti di luce e la mossa disposizione delle figure suggeriscono uno sfondamento prospettico. La resa della profondità spaziale e del movimento raggiungono l'apice nell'Assunzione della Vergine (1526-1530) della cupola del Duomo di Parma. Risalgono agli ultimi anni dell'artista, stabilitosi di nuovo a Correggio, la Madonna di san Gerolamo, detta anche Il giorno (1527 ca., Galleria Nazionale, Parma), uno studio della luce del pomeriggio; e l'Adorazione dei pastori (1530 ca., Gemäldegalerie, Dresda), una scena notturna che è un raffinato esercizio di chiaroscuro. Tra i lavori più tardi, ricordiamo la serie di quadri commissionati dal duca di Mantova come dono per Carlo V: Giove e Io (1532 ca., Kunsthistorisches Museum, Vienna) e Giove e Antiope (1532 ca., Louvre, Parigi), scene mitologiche di raffinato erotismo. La sua opera ispirò i Carracci e il Parmigianino, ed è all'origine dello sviluppo del Manierismo.
Guglielmo MarconiScienziato (Bologna 1875-1937). Studiò a Bologna e a Firenze e fin da giovanissimo, intuendo la possibilità di utilizzare le onde elettromagnetiche per inviare segnali a distanza, si interessò di telegrafia senza fili. Verso il 1895, dopo numerosi esperimenti realizzati nella villa paterna di Pontecchio, mise a punto un'apparecchiatura con cui riuscì a inviare segnali intelligibili a una distanza di circa 2.400 km, usando un'antenna direzionale. Dopo aver brevettato il sistema telegrafico in Gran Bretagna (1896), fondò a Londra la Marconi's Wireless Telegraph and Signal Company, nella quale lavorarono diversi scienziati a un ulteriore perfezionamento dei progetti. Nel 1899 inviò segnali radio in Francia attraverso la Manica e nel 1901 realizzò la prima comunicazione attraverso l'Oceano Atlantico tra Poldhu, in Cornovaglia, e St John's, nell'isola di Terranova (Canada). Il suo sistema fu presto adottato dalle navi britanniche e italiane e, verso il 1907, fu organizzato un regolare servizio pubblico transatlantico di telegrafia senza fili. Nel 1909 Marconi ricevette il premio Nobel per la Fisica insieme col fisico tedesco Karl Ferdinand Braun. Durante la prima guerra mondiale fu incaricato di organizzare il servizio italiano di telegrafo senza fili, e in quell'occasione mise a punto la trasmissione a onde corte come mezzo di comunicazione segreta. Proseguì poi gli esperimenti con le onde corte e cortissime e con le microonde, anche in relazione a un loro possibile impiego in medicina. Marconi fu nominato senatore nel 1914 e ricevette il titolo di marchese nel 1929; ottenne inoltre la presidenza del Consiglio Nazionale delle Ricerche e dell'Accademia d'Italia.
Ciro MenottiPatriota (Migliorina, Carpi 1798 - Modena 1831). Entrò nella Carboneria nel 1830 e cercò di ottenere dal duca di Modena Francesco IV l'appoggio ai moti rivoluzionari del tempo. Ma alla vigilia dell'insurrezione il duca cambiò idea e fece imprigionare Ciro Menotti, che fu impiccato il 26 maggio 1831 su uno dei bastioni della cittadella di Modena.Giovanni PascoliPoeta (San Mauro di Romagna, oggi San Mauro Pascoli, Forlì 1855 - Bologna 1912). All'età di dodici anni perde il padre, ucciso da una fucilata sparata da ignoti; la famiglia è così costretta a lasciare la tenuta che il padre amministrava e perde la tranquillità economica di cui godeva. Nei successivi sette anni Pascoli perde la madre, una sorella e due fratelli; prosegue gli studi a Firenze e poi a Bologna. Qui aderisce alle idee socialiste, fa propaganda e viene arrestato nel 1879; nel 1882 si laurea in lettere. Insegna greco e latino a Matera, Massa e Livorno, cercando di riunire attorno a sé i resti della famiglia e pubblicando le prime raccolte di poesie: L'ultima passeggiata (1886) e Myricae (1891). L'anno seguente vince la prima delle sue 13 medaglie d'oro al concorso di poesia latina di Amsterdam. Dopo un breve soggiorno a Roma, va ad abitare a Castelvecchio con una sorella e passa all'insegnamento universitario, prima a Bologna, poi a Messina e a Pisa; pubblica tre saggi danteschi e varie antologie scolastiche. La sua produzione poetica prosegue con i Poemetti (1897) e i Canti di Castelvecchio (1903); sempre nel 1903 raccoglie i suoi discorsi sia politici (si era intanto convertito al credo nazionalista), che poetici e scolastici nei Miei pensieri di varia umanità. Rileva poi la cattedra di letteratura italiana a Bologna, succedendo al Carducci al cui insegnamento si riallaccia; pubblica gli Odi ed inni (1907), le Canzoni di re Enzo e i Poemi italici (1908-11). La sua produzione poetica, vasta ed eclettica, consistette in un incessante sforzo di ricerca metrica e formale imperniata su temi vari, quali: il gusto per le piccole cose, viste con gli occhi di un bambino; il torbido, il nascosto; l'ansioso bisogno di quiete, di un "nido" sereno di affetti; il simbolismo; la celebrazione, propria delle sue ultime opere. Nel 1912 la sua salute peggiora e deve lasciare l'insegnamento e curarsi a Bologna, dove muore poco dopo.
Giovanni Pico della MirandolaUmanista, filosofo e teologo (Mirandola, Modena 1463 - Firenze 1494). Nasce il 24 febbraio 1463 da Giovan Francesco I e Giulia Boiardo, zia di Matteo, autore dell'Orlando Innamorato. Una precoce vocazione per gli studi allontana il giovanissimo Pico, contrariamente ai fratelli Galeotto e Anton Maria, dall'esercizio delle armi e dall'amministrazione dello Stato, e lo spinge nel 1477, secondo il disegno e la volontà della madre, all'università di Bologna per studiare diritto canonico. Pico, non interessato a questi insegnamenti, dopo la morte della madre, avvenuta nell'agosto 1478, si trasferisce a Ferrara su invito del Duca Ercole I d'Este. Qui Giovanni s'imbatte in una città culturalmente molto viva e ha modo di incontrare uomini dotti come Vespasiano Strozzi e Gianbattista Guarini, e probabilmente pure Girolamo Savonarola. Ma presto viene attratto da un'altra città, Padova, importante centro di studi filosofici, capitale dell'aristotelismo e di un'interpretazione in particolare di quest'ultimo, l'averroismo. Nella città veneta, in cui Pico resta dall'autunno del 1480 alla primavera del 1482, segue i corsi di Nicoletto Vernia da Chieti e del cretese Elia Del Medigo che inizia Giovanni alla conoscenza dell'ebraico e per lui traduce i commenti ad Aristotele di Averroè. Nell'estate del 1482 Pico torna a Mirandola e di lì, sul finire di quell'anno, si reca a Pavia, accompagnato da Manuele Adramitteno, suo maestro di greco, per seguire i corsi di retorica e quelli di logica matematica. Nello studio pavese resta tuttavia solo un anno e nei primi mesi del 1484 si stabilisce a Firenze. In questi anni Pico aveva già avuto modo di entrare in rapporto con la città toscana tramite contatti con due figure che risulteranno fondamentali per la formazione di Giovanni, vale a dire Marsilio Ficino e Angelo Poliziano. Egli aveva scritto infatti a Ficino per avere da questi una copia della Theologia platonica de immortalitate animorum e aveva altresì inviato nel 1483 ad Angelo Poliziano cinque libri delle proprie elegie latine, in merito alle quali riceve un giudizio piuttosto lusinghiero che non gli impedisce tuttavia di dare fuoco a quelle carte. A Firenze Pico può beneficiare degli influssi di un ambiente culturale straordinariamente ricco e animato, che peraltro si qualifica come il più vivo centro del platonismo che Giovanni può così al meglio comparare e confrontare con l'aristotelismo che aveva studiato a Padova. Il 3 giugno 1485 Pico scrive un'assai importante lettera a Ermolao Barbaro, umanista padovano, difendendo con forza il valore della pura speculazione filosofica anche quando espressa con linguaggio non raffinato rispetto alla vacua ricerca dell'eloquio elegante e stilisticamente ineccepibile. Dal luglio 1485 a marzo 1486 il filosofo soggiorna a Parigi dove ha la possibilità di assistere e partecipare alle dispute della Sorbona e di approfondire gli studi teologici in una riconosciuta capitale della filosofia scolastica e dell'averroismo. Di ritorno in Italia Pico avvalendosi dell'apporto di Elia del Medigo e di Flavio Mitridate intensifica lo studio dell'ebraico, del caldaico e dei testi cabalistici. Si immerge nei testi neoplatonici e lavora alla stesura del Commento della Canzone d'Amore di Girolamo Benivieni. è questo per Giovanni un periodo di profonda e febbrile meditazione che lo conduce ad ideare il progetto di riunire a Roma un convegno di dotti fatti convenire per discutere pubblicamente su diversi argomenti e teorie del sapere filosofico e teologico. Il 10 maggio 1486, mentre è diretto a Perugia dove intende ritirarsi per preparare la disputa romana, Pico è protagonista di un' "avventura" amorosa, insieme drammatica e romanzesca. Ad Arezzo infatti una gentildonna, Margherita, sposa di Giuliano Mariotto de' Medici, viene prelevata da Pico, come verosimilmente convenuto, e con questi fugge a cavallo, assieme ai domestici e amici di Giovanni, verso il senese. Presto tuttavia Pico viene raggiunto dagli aretini che uccidono la maggior parte dei famigli del filosofo che viene arrestato. Pochi giorni dopo viene liberato, grazie all'intervento di Lorenzo de' Medici, e può raggiungere così Perugia. A partire dal mese di dicembre del 1486 comincia a circolare a Roma l'invito alla pubblica disputa, che avrebbe dovuto svolgersi nel febbraio del 1487, e la stampa delle Novecento Tesi redatte da Pico. Nell'intenzione del filosofo il dibattito avrebbe dovuto essere preceduto da un discorso introduttivo, che in realtà non venne pronunciato. Si tratta della celebre e fondamentale Oratio de hominis dignitate. In breve tempo gli scritti pichiani sollevano critiche, reazioni sfavorevoli ed accuse. Il termine della disputa viene prorogato e il papa Innocenzo VIII incarica di esaminare le Tesi. Nel marzo del 1487 una Commissione appositamente nominata dal pontefice condanna sette Tesi pichiane come eretiche o offensive e giudica altre sei Tesi infondate. Il 31 maggio 1487 Pico pubblica un'Apologia, scritta in venti giorni, con la quale intende respingere i dubbi e dissolvere i sospetti di eresia. Il papa allora emana un primo Breve con il quale Pico viene richiamato ed accusato di aver disatteso la sentenza. Successivamente il 5 agosto Innocenzo VIII con un altro Breve condanna le Tesi pichiane e ne vieta la lettura e la stampa. Pico decide allora di allontanarsi da Roma contando di poter sottoporre ad altri dotti, semmai alla Sorbona a Parigi, la sue Tesi. Il papa, una volta avuta la notizia dell'allontanamento del filosofo, diffonde la notizia della condanna delle Tesi di Giovanni e ne ordina l'arresto. Nel mese di febbraio del 1488 Pico viene arrestato vicino a Lione in Francia da Filippo di Savoia, governatore del Delfinato, e rinchiuso nella Rocca di Vincennes. La sua prigionia, grazie all'interessamento di principi italiani, in particolare di Lorenzo de' Medici, e all'intervento dello stesso re di Francia Carlo VIII, dura tuttavia un solo mese. Dall'estate dal 1488 Pico si stabilisce nei pressi di Firenze, sui colli fiesolani, moralmente turbato per la condanna di eresia sancita dalla Chiesa, che Lorenzo de' Medici tenta di far rimuovere operando presso la curia romana. Proprio a partire da questo periodo si applica con particolare fervore agli studi teologici e si accentua in lui in maniera intensa l'ansia mistica e religiosa. Lavora a un commento ai Salmi e fa pressione su Lorenzo il Magnifico affinché Girolamo Savonarola, conosciuto da Pico a Ferrara, venga richiamato a Firenze dove il frate domenicano giunge, presso il convento di San Marco nel 1489. In quest'anno Pico scrive l'Heptaplus, commento allegorico ai versetti della Genesi. Del 1492 è un'altra fatica di questo fervido periodo intellettuale del Filosofo, il De Ente et Uno, l'opera che si propone di conciliare la filosofia di Platone con quella di Aristotele. La morte di Lorenzo il Magnifico, avvenuta nell'aprile di quell'anno 1492, seguita di lì poco da quella di altri due amici di Giovanni, Angelo Poliziano ed Ermolao Barbaro, accresce in lui un senso di solitudine e l'attrazione per un interiore misticismo, mentre si consolidano e si fanno più vivi i rapporti con Savonarola. Il 18 giugno 1493 il papa Alessandro VI, succeduto a Innocenzo VIII, emette il Breve con cui assolve Pico da ogni censura e nota di eresia. In questo periodo Giovanni lavora a una forte e poderosa confutazione contro l'astrologia, le Disputationes adversus astrologiam divinatricem pubblicate dal nipote Gianfrancesco nel 1496. Pico intensifica la propria meditazione religiosa e il proprio distacco vissuto nell'isolamento del convento fiorentino di San Marco. Qui morì Giovanni Pico, dopo tredici giorni di febbri misteriose e dolorose, per cui si parlerà poi di possibile avvelenamento.
Fra Girolamo SavonarolaPredicatore e riformatore domenicano (Ferrara 1452 - Firenze 1498). Nacque a Ferrara il 21 Settembre 1452 e, da giovane intellettualmente dotato com'era, si dedicò con successo a studi di filosofia e medicina. Nel 1474, senza neppure avvisare la sua famiglia, prese tuttavia la repentina decisione di entrare nell'Ordine Domenicano a Bologna, dove fino al 1482 rimase in convento conducendo una vita ascetica dedicata alla preghiera e all'approfondimento degli studi sulla filosofia di Aristotele e di San Tommaso Aquino. Nel 1482 Savonarola si recò a Firenze nella Chiesa di San Marco, sede dell'Ordine Domenicano in città, da dove iniziò a predicare con toni violenti contro la vita immorale della corte di Lorenzo de' Medici, ma sembra che questi primi sermoni non sortirono l'effetto desiderato, anzi passarono abbastanza inosservati. Tuttavia, ritornato nella città toscana nel 1489, dopo diversi anni di prediche in giro per l'Italia, la sua denuncia del paganesimo diffuso divenne più incisiva e così dicasi dei suoi attacchi contro Lorenzo de' Medici, nonostante la generosità di quest'ultimo nei confronti del convento di San Marco, del quale Savonarola stesso fu nominato priore nel 1491. Nel 1493 Lorenzo morì, tuttavia Savonarola, non pago, aumentò ugualmente il livello della sua denuncia contro l'immoralità e gli abusi, questa volta, del clero e del nuovo papa Alessandro VI (1492-1503), il famigerato Rodrigo Borgia, padre di diversi figli, tra i quali i noti Lucrezia e Cesare ed eletto papa grazie a spregiudicati atti di corruzione e simonia. Proprio il contrario degli ideali di Savonarola, che anelava ad una rigenerazione morale e spirituale della Chiesa e che incominciò ad applicare alcune sue idee, riformando i monasteri toscani dell'Ordine Domenicano secondo una rigida osservanza della Regola originariamente stabilita e sottraendo il controllo dalla Congregazione Lombarda, la Casamadre dell'Ordine. Nel 1494 l'esercito di Carlo VIII di Francia (1483-1498) invase l'Italia, per riaffermare il diritto del re, di sangue angioino, alla successione al Regno di Napoli, dopo la morte di Ferrante d'Aragona (1458-1494). Savonarola supportò la causa del re francese, sperando in cambio di un appoggio per la formazione di un governo democratico in Firenze ed effettivamente la visita di Carlo VIII a Firenze permise a Savonarola di scacciare l'indegno figlio di Lorenzo de' Medici, Pietro, e di instaurare una Repubblica teocratica. In tutta la Repubblica fu messa in vigore una normativa morale molto severa e basata sulla legge di Cristo, considerato il vero "Re di Firenze". Divennero famosi i "falò delle vanità", roghi pubblici nei quali vennero bruciati carte e dadi da gioco, libri pagani e immorali (talora bastava anche un innocente libro di poesie o una copia del Decamerone del Boccaccio), ornamenti e vestiti lussuosi, e perfino quadri del Botticelli. Dall'alto del suo successo, Savonarola poté riprendere gli attacchi contro l'immoralità della Curia romana e di Alessandro VI, ma il papa contrattaccò nel 1495 convocandolo a Roma per difendersi dalle accuse di false profezie. Savonarola rifiutò adducendo motivi di salute cagionevole. Tuttavia Alessandro VI non demorse e nel 1496 stabilì che i monasteri domenicani toscani avrebbero dovuto riferire ad una nuova Congregazione situata (ovviamente) in Roma: al rifiuto di Savonarola di obbedire, questi fu scomunicato il 12 Maggio 1497. A questo provvedimento Savonarola reagì dichiarandolo privo di valore e continuando le sue prediche nel Duomo di Firenze, mentre il papa reagì minacciando di interdizione la città, se al predicatore non fosse stata tolta la parola. Oltretutto, l'ostilità locale nei confronti di Savonarola, opportunamente orchestrata da parte dei francescani, iniziò a crescere fino a quando, nel marzo 1498, il francescano Padre Francesco Rondinelli sfidò Savonarola ad un'ordalia del fuoco per stabilire la santità del predicatore domenicano. Quest'ultimo rifiutò, ma, al suo posto, accettò la sfida il suo devoto discepolo Domenico da Pescia. Il 7 Aprile 1498, data prescelta per la prova, questa non si poté aver luogo, dapprima per le lungaggini procedurali, e poi per un improvviso acquazzone. La folla esasperata e di umore mutevole se la prese con Savonarola, arrestato sul luogo assieme a Domenico da Pescia. A nulla servì la reazione dei suoi seguaci, denominati arrabbiati o compagnacci o piagnoni (dalle lacrime che versavano ad ogni sermone di Savonarola), i quali provocarono gravi disordini, assaltando, fra l'altro, il convento di San Marco al grido di Salvum fac populum tuum, Domine. Il papa non si fece scappare la ghiotta occasione di fare i conti con il predicatore ribelle ed inviò a Firenze il generale dell'Ordine Domenicano e il vescovo di Ilerda ad assistere al processo. Nonostante le torture, Savonarola non cedette, tuttavia furono redatti, a cura di alcuni notai compiacenti, degli atti palesemente contraffatti del processo, nei quali Savonarola avrebbe ammesso di essere un falso profeta. Sulla base di questa "confessione" Savonarola venne condannato, assieme ai suoi seguaci Domenico da Pescia e Fra Silvestro, a morte mediante impiccagione, seguita dal rogo dei corpi e dalla dispersione delle ceneri nell'Arno. La sentenza venne eseguita il 22 Maggio 1498. La figura di Savonarola fu onorata dal Luteranesimo, come esempio di antesignano della Riforma e la sua statua fa parte del monumento dedicato a Lutero, eretto a Worms, in Germania.
Arturo ToscaniniDirettore d'orchestra (Parma 1867 - New York 1957). Dopo gli studi nei conservatori di Parma e Milano, cominciò la carriera come violoncellista e come maestro sostituto del coro in una compagnia d'opera in tournée. Nel 1886, in Brasile, si trovò a dover sostituire il direttore titolare per una rappresentazione dell'Aida di Verdi che riscosse un grande successo. Nel 1898 diresse per la prima volta al Teatro alla Scala di Milano. Dal 1908 al 1915 fu direttore principale della Metropolitan Opera Company di New York e direttore artistico unico alla Scala dal 1921 al 1929. Successivamente si dedicò al repertorio sinfonico, rifiutandosi di dirigere nell'Italia e nella Germania fasciste degli anni Trenta. Direttore della New York Philharmonic Symphony Orchestra dal 1929 al 1936, nel 1937 fu a capo della National Broadcasting Company Symphony Orchestra, creata appositamente per lui e che egli diresse in una importante serie di trasmissioni radiofoniche. Nel 1946 tornò in Italia unicamente per dirigere il concerto inaugurale della Scala ricostruita dopo i bombardamenti. La sua ultima interpretazione pubblica risale al 1954. A Toscanini si devono soprattutto la rivalutazione dello stile interpretativo e l'introduzione di una ferrea disciplina sia sulla scena sia all'interno dell'orchestra. Ciò è vero in particolare per le opere di Verdi, per quelle di Leoncavallo (I Pagliacci) e di Puccini (Bohème, La fanciulla del West e Turandot). Nel repertorio sinfonico, inoltre, il maestro italiano era considerato insuperabile per le interpretazioni di Beethoven, Brahms, Debussy e Ravel. Il suo rigore e il rispetto per l'opera del compositore furono colonne portanti della sua limpidezza interpretativa, dalla quale era bandito ogni eccesso o forma di affettazione.Giuseppe VerdiMisicista (Roncole di Busseto, Parma 1813 - Milano 1901). Nacque da povera famiglia a Roncole di Busseto il 10 Ottobre 1813. Sviluppatasi in lui molto presto una vigorosa inclinazione musicale, egli ebbe come primo maestro l' organista delle Roncole Pietro Baistrocchi; si esercitava su una modesta spinetta e aiutava i genitori nella bottega, una modesta osteria di paese. A dodici anni si recò a Busseto per aiutare negli affari il suo futuro protettore Barezzi, e fu a Busseto che studiò musica con il maestro di banda Provesi e latino con il canonico Seletti. Fu in seguito a Milano con una borsa di studio del Monte di Pietà e con un sussidio del Barezzi: a diciannove anni tentò di entrare in Conservatorio, ma non vi fu ammesso e decise di proseguire gli studi con il maestro Lavigna. Tornato a Busseto, venne nominato maestro di musica del Comune e direttore della banda. Nel 1835 sposò la figlia del suo protettore Margherita Barezzi, da cui ebbe due figli che perirono con la madre a Milano negli anni 1838-40, dove la famiglia Verdi si era nel frattempo trasferita. La sua prima opera fu Oberto Conte di San Bonifacio(1839) rappresentata con successo al Teatro La Scala di Milano. La seconda opera Un giorno di regno(1840), a soggetto comico, cadde rovinosamente e aggiunse così nuovo dolore alle sciagure familiari. Proprio allora iniziò la straordinaria produzione di opere. La sua instancabile e prodigiosa attività non cedette nemmeno alla vecchiaia che trascorse prevalentemente nella villa di Sant'Agata a pochi chilometri da Busseto, insieme alla inseparabile, fedelissima Giuseppina Strepponi, vissuta con lui dal 1849. Giuseppe Verdi morì a Milano il 27 gennaio 1901 ed è oggi sepolto nella Casa di Riposo dei Musicisti da lui fondata.
Cesare ZavattiniScrittore (Luzzara 1902 - Roma, 1989). Si avvicinò al cinema come soggettista e sceneggiatore, collaborando con Mario Camerini e Alessandro Blasetti. Autore tra i più prolifici e significativi del nostro cinema, dotato d'un umorismo surreale, fu uno dei più importanti protagonisti del neorealismo, partecipando a oltre centoventi film e fornendo un notevole contributo tecnico-innovativo. Fautore di un criterio cronachistico, privo di ogni retorica, i film a cui lavorò furono tra i massimi esempi del cinema inteso come "pedinamento della realtà". Fondamentale fu il sodalizio con Vittorio De Sica, per il quale scrisse opere come Sciuscià (1946), Ladri di biciclette (1948), Miracolo a Milano (1951), Umberto D. (1952), che fornivano una lucida rappresentazione dell'Italia del dopoguerra. Tra i tanti altri film, si ricordano Amore in città (1953); La ciociara (1960), dall'omonimo romanzo di Alberto Moravia; I misteri di Roma (1963); Matrimonio all'italiana (1964). Zavattini è stato autore di diversi libri quali Parliamo tanto di me (1931), I poveri sono matti (1937), Io sono il diavolo (1943), I misteri di Roma (1963), La notte che ho dato uno schiaffo a Mussolini (1977) e Una, cento, mille lettere (1988), magnifico carteggio nel quale spiccano le sue lettere con l'editore Valentino Bompiani. Nel dialetto della sua terra, il luzzarese, compose i versi di Stricarm, in d'na parola. A ottant'anni, Zavattini esordì nella regia con il film La verità, il suo testamento spirituale.Regione Emilia RomagnaItalia - TurismoItaly - ItaliaIl Resto del CarlinoLa Repubblica - BolognaCorriere di BolognaCorriere RomagnaImola OggiGazzetta di ModenaGazzetta di MantovaGazzetta di ReggioRomagna OggiGazzetta di ParmaLa Provincia PaveseLa Nuova FerraraLibertàIl PiacenzaRegione Emilia RomagnaTele Liberta TvYou Tube Video Taro TvTele Ducato TV"Di Tv NetReggio OnlineTrc ModenaTRCTele SanternoE Tv Rete 7 Tele Tricolore BolognaVideo Regione TvTele RomagnaSm Tv San MarinoAsterisco RadioCiao RadioRadio Citta del CapoRadio Citta FujikoRadio InternationalRadio KairosLove FmRadio NettunoPlay StudioRadio BrunoRadio BudrioRadio Centrale WebRadio Centro EmiliaCremonia RadioRadio Dolce VitaRadio FioreRadio GammaRadio IcaroRadio KrockLatte MieleRadio MalvisiModena Radio CityRadio PicoRadio NovaRadio RecordRadio RcbRadio ReggioRadio RispostaRumore Web RadioRadio SabbiaRadio SoundRadio Sound 95Radio SonoraRadio RsdCnt Rm Ingv Centro Nazionale TerremotiEarth Quake Live - Terremoti![]() Italia - TurismoItaly - ItaliaCnt Rm Ingv Centro Nazionale TerremotiEarth Quake Live - TerremotiMinistero della Salute ItalianoMinistero degli esteri italianoLa Farnesina - Viaggiare sicuriU.S. Department of StateU. K. GovernProtezione civile Gov.ItaMinistero dell'Ambiente della tutela del Territorio e del Mare
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