«Telepatia» di Caterina Kolosimo
Il termine telepatia fu coniato nel 1882 dal professore inglese William Myers, subito dopo la fondazione della «Società per le ricerche psichiche» di Londra, la prima associazione tesa a studiare scientificamente i fenomeni paranormali, di cui lo stesso Myers faceva parte. Il vocabolo (dal greco tele = lontano, pathi = partecipazione, sofferenza) veniva a definire la possibilità, per l'uomo, di comunicare con i suoi simili non solo mediante i sensi conosciuti, bensì anche con un «sesto senso»: il pensiero. L'intuizione non era certo nuova: già allora, dagli studi compiuti sulle antiche civiltà, si sapeva che un sottile legame mentale era operante presso i Sumeri, gli Egizi e gli Indiani, come si sapeva che tale dote era ancora viva presso comunità rimaste allo stato primitivo. Si era anche intuito che maghi e indovini di tutti i tempi dovevano aver fatto ricorso alla telepatia per rendere i loro responsi, «leggendoli», in pratica, nel pensiero di coloro che li interrogavano. In modo simile, del resto, dovevano operare i «medium», i singolari personaggi che all'epoca di Meyers erano ritenuti in grado, cadendo in trance, di entrare in contatto con gli «spiriti». Furono in effetti gli aderenti alla «Società per le ricerche psichiche» ad esternare, tra altri, il dubbio che i medium stessi non fossero affatto «intermediari» (da ciò la parola presa a designarli) con un ipotetico «mondo dei trapassati». Quanto dicevano in stato di trance poteva essere tratto dalla mente dei partecipanti alle «sedute spiritiche», o addirittura scaturire dall'inconscio del medium stesso, in quei momenti incontrollato. La nascita ufficiale delle ricerche telepatiche segnò un grande passo sulla via che doveva condurre a scandagliare sempre più profondamente le facoltà paranormali dell'uomo: si cominciò ad ipotizzare il fatto che la possibilità di comunicare mentalmente non fosse soltanto prerogativa dei medium, ma sonnecchiasse in ogni individuo, in attesa di venir risvegliata. Che cosa sappiamo, a circa un secolo di distanza da queste prime intuizioni? La parapsicologia ha ormai accertato che la telepatia è la più diffusa facoltà extrasensoriale e che, probabilmente, sta alla base di molti altri fenomeni paranormali come la precognizione e la chiaroveggenza. «Prevedere» certi eventi può infatti voler dire semplicemente captarli da un'altra mente che ne ha già immaginato la successione; anche la «supervista», che consentirebbe una panoramica su eventi lontani nello spazio (come presuppone appunto la chiaroveggenza, detta anche «lucidità»), può esser spiegata con la telepatia. Partendo da questa teoria (che è qualcosa di più di una semplice supposizione) si è avanzata la tesi che vorrebbe il nostro cervello costantemente aperto agli altri, in un continuo scambio di idee, di concetti, di impressioni di cui non abbiamo conoscenza, salvo nei rari casi di «allarmi telepatici», recepiti come tali proprio per l'angoscia da cui vengono generati: un'abbondante casistica ci dice infatti come proprio nei momenti del bisogno, del dolore, l'«emittente mentale» possa riattivarsi, lanciando su abissi di spazio il nostro richiamo; il richiamo stesso viene di solito recepito dall'interessato durante il sonno o il presonno, quando, cioé, la coscienza allenta un po' il suo controllo, lasciando uno spiraglio aperto al subconscio e all'inconscio. Accettando la tesi della «telepatia continua», vediamo prospettarsi ipotesi sconvolgenti. A chi non è capitato di avere una brillante idea e di vederla di lì a poco realizzata da altri? Alla luce di quanto abbiamo esposto, saremmo tentati di concludere che ciò è dovuto alla «fuga» dal nostro cervello di quanto ci premeva (e che appunto per questo scatenava una forte energia), captato incidentalmente da un altro. Anche la simpatia, l'amore, l'odio, potrebbero, in parte, avere a che fare con correnti telepatiche. Ammettendolo, certe esplosioni di violenza o di follia collettiva, in certi terribili periodi storici, ci potrebbero sembrare comprensibili. D'altra parte, già anni fa il professor Giuseppe Calligaris, docente di neuropatologia all'università di Roma, scomparso nel 1944, scriveva: «La telepatia è una legge universale, il fenomeno telepatico è come un fenomeno acustico: la nota di un piano fa vibrare la corda di uno che dia la stessa nota. Raggi invisibili mettono in comunicazione due cervelli, e sono raggi fisici, come le onde della luce, dell'elettricità, del calore, del suono. La trasmissione del pensiero è un fenomeno costante, giacché noi irradiamo sempre altri esseri umani e siamo da essi irradiati». Prima ancora, un altro neurologo italiano, il Cazzamalli, era giunto a concludere che «il cervello umano agisce come un oscillatore emittente-ricevente», e dello stesso parere fu Leonid Vasiliev, il pioniere di questi studi in Unione Sovietica, dove si continuano ancora oggi attivamente, sulla strada da lui segnata, le ricerche in campo paranormale. Gli Stati Uniti devono al professor Rhine e a sua moglie Louisa importanti progressi in tale settore: convinto che ognuno possieda facoltà parapsicologiche e sia in grado di potenziarle, Rhine ha compiuto, in decenni di lavoro alla Duke University di Durham, migliaia e migliaia di prove con soggetti non particolarmente dotati. Oggi come ieri, queste prove vengono per lo più condotte mediante le «carte Zener», così chiamate dal nome del loro ideatore, uno dei primi collaboratori di Rhine; hanno cinque simboli (un quadrato, un cerchio, una stella, una croce e tre segni ondulati); ogni mazzo è composto di 25 carte, cinque per ogni simbolo. Si ricorre però anche a disegni semplici (un fiore, una matita, e così via). In ogni caso si procede così: due persone vengono poste dapprima nella stessa stanza, poi allontanate in ambienti diversi, quindi distanziate anche di parecchi chilometri: l'una deve cercare di captare dalla mente dell'altra l'immagine della carta scelta o del disegno tracciato. L'esperimento si considera riuscito (dimostra, cioè, la realizzazione del contatto telepatico) quando la media delle risposte esatte è superiore a cinque su venticinque. Con metodi analoghi funzionano attualmente vari centri parapsicologici: la scuola del professor Soal a Londra, l'Istituto parigino di metapsichica, quello monacense di Gerster. Tra gli studiosi europei vanno annoverati anche il professor Tenhaeff, docente di parapsicologia all'Università di Utrecht, e Hans Sender, titolare di cattedra a Friburgo, nella Germania federale. In tutto il mondo occidentale (come negli Stati Uniti) la telepatia, con le altre doti paranormali, continua tuttavia ad essere oggetto di discussione. Alcuni ne pongono ancora in dubbio l'esistenza; altri pur accettandola, cercano una spiegazione estremamente razionale, che non può ancora essere formulata: anche se si ipotizza che il pensiero corra su una lunghezza d'onda molto corta e di elevata frequenza, ci si chiede, infatti, come mai la telepatia non conosca gli ostacoli propri a tutte le altre radiazioni note. Quelle, ad esempio, che consentono le comunicazioni radiofoniche e televisive, la propagazione del suono e della luce, sono condizionate dalla distanza, dalla curvatura terrestre, e non passano attraverso barriere di piombo. L'«ondapensiero», invece, supera qualsiasi ostacolo, può raggiungere gli abissi sottomarini e proiettarsi nello spazio cosmico, come hanno sperimentato gli astronauti sovietici e americani. La NASA, a dire il vero, ha smentito che prove del genere siano state effettuate: l'Unione Sovietica, al contrario, si dimostra estremamente interessata all'argomento. Nell'URSS, infatti, lala telepatia non viene soltanto teorizzata: da tempo se ne tenta un'utilizzazione pratica, che varrebbe non soltanto a rendere più sopportabile l'isolamento dei cosmonauti, ma anche a supplire alle carenze dei normali mezzi di comunicazione. Come non lasciarsi tentare dall'idea di un «telefono mentale»? Ma potremo davvero tornare a riattivare la nostra «centrale»? Secondo gli studiosi, l'ostacolo più grande è rappresentato dall'individualità umana, la quale si è sviluppata fino a rompere la «sintonia psichica» che un tempo accomunava gli appartenenti a uno stesso clan, a una stessa tribù, aventi i medesimi bisogni, i medesimi desideri, le medesime paure, e accomuna ancor oggi i gemelli, i parenti stretti legati da profondo affetto. E' tra costoro, infatti, che ai nostri giorni la telepatia è più diffusa. Ma la comunicazione mentale non è una prerogativa soltanto umana: ne usufruiscono anche gli animali, sopperendo così alle lacune del loro linguaggio. Recenti scoperte sono poi venute a dirci che anche il mondo vegetale possiede una sensibilità tutta da esplorare: gli esperimenti condotti dagli americani Backster, Tompkins e Bird ci hanno rivelato come le piante non solo «pensino» e soffrano, ma reagiscano positivamente alla nostra simpatia, deperendo invece in un ambiente indifferente od ostile. Le ricerche sulle comunicazioni extrasensoriali in campi così vasti sono certo ancora allo stadio iniziale. C'è di che rallegrarsi, comunque, constatando di avere creato le basi che ci schiudono la possibilità di avviarci verso la comprensione di un modo di esprimersi universale, che trascende il limite della parola, ci avvicina ad altre creature e ci invita a cercare di riattivare l'«interruttore psichico» delle doti paranormali che tutti possediamo, pur senza esserne coscienti.
