«Sturm und drang» di Emilia Koll


Quell'aura di impetuosa tempesta che sconvolse in Francia, alla fine del diciottesimo secolo, tutta la società dalle sue fondamenta, produsse in Germania una rivoluzione non cruenta, nella quale trovarono sfogo gli spiriti entusiasti e insofferenti di quell'epoca. Fu una rivoluzione letteraria, filosofica, religiosa e politica insieme, il cui successo può sembrare limitato, dato che si esaurì nel giro di pochi anni, ma fu il germe di futuri e più duraturi movimenti intellettuali. Gli scrittori che la impersonarono ebbero due diversi destini: gli uni, come Goethe e Schiller, superarono questo focoso e agitato periodo per entrare nelle splendide e armoniose acque del classicismo; gli altri, che insistettero in questa movimentata rivolta, arrivarono solo all'esagerazione, al cattivo gusto nell'arte, e nella vita anche alla follia. Importante, dunque, questo movimento anche per il suo effetto ritardato, per aver prodotto un seme che, rimasto per un certo periodo allo stato latente, rivivrà poi nel romanticismo. Non si può parlare di una scuola vera e propria e agli inizi non ebbe alcuna denominazione. Fu un gruppo di giovani entusiasti. Il terreno in cui si mosse con maggior libertà e con più immediato contatto col pubblico fu il teatro, e appunto da un dramma prese poi le sua denominazione. Sturm und Drang (Tempesta e Impeto), era il titolo di un'agitata opera teatrale che un giovane autore, Maximilian Klinger, aveva dato alle scene nel 1776. Il dramma è un'intricata vicenda di due famiglie nemiche. Non il contenuto di questa commedia è notevole ma il linguaggio usato dai personaggi, che è il tipico sbrigliato modo di esprimersi di questi giovani letterati. Gli Stürmer und Dränger, le ribelli figure di questo movimento, fortemente influenzati dagli scritti di Rousseau, si scagliano contro le convenzioni letterarie, il sereno ottimismo e la fiduciosa morale dell'illuminismo; essi si oppongono ad una società cortigiana. La nuova società borghese che sorgeva in Germania protestava contro l'intera organizzazione feudale e aristocratica che in Francia stava già vacillando. Questi giovani scrittori appartenevano al ceto borghese ed erano in polemica con i loro predecessori. I caratteri essenziali delle loro teorie erano il culto della personalità individuale, l'esaltazione dei genio, il culto della natura che portava ad una originalità a tutti i costi, e sfociava spesso nel grottesco, nell'esagerazione e nell'orrido; il culto del sentimento che assumeva un'importanza tale da negare la ragione e la morale. Si voleva una nuova interpretazione della vita e delle lettere, si anelava all'azione che, più del pensiero, può trasformare la realtà, e questo attraverso disordinati e sfrenati impulsi verso una libertà inconciliabile con qualsiasi forma di legge. L'ispiratore di questo movimento fu Johann Gottfried Herder, che nei suoi saggi intitolati Kritische Wälder (Selve Critiche) rimette in luce la poesia dei popoli barbari, richiama in onore età cosiddette oscure, poeti dimenticati, generi letterari disprezzati. Vede in Hamann, il «mago del Nord», il suo maestro; come lui combatte la teologia e la filosofia, il metodo e lo stile dell'illuminismo. «La poesia è la lingua materna del genere umano» diceva. La poesia più pura è quella antichissima, naturale, tutta sensi e passioni, quella che erompe dai canti popolari, quella che esprime veramente l'anima umana nei suoi più genuini pensieri. Herder quasi ricrea, più che non traduca, i canti popolari di tutte le terre, dalla Spagna all'Italia, dalla Francia all'Inghilterra, dal Perù alla Groenlandia. Dei Lettoni, dei Serbi, di genti lontane nello spazio e nel tempo, rivivono le ballate, le romanze, i canti d'amore e di guerra, le danze, le leggende. Quest'uomo timido e impacciato esercitava un grande fascino sulla gioventù pronta agli entusiasmi. Nella primavera del 1770 Johann Wolfgang Goethe lasciava la casa paterna di Francoforte per andare a studiare all'Università di Strasburgo, e qui, all' ombra di quella cattedrale gotica che doveva diventare attraverso gli scritti del giovane poeta il simbolo dello spirito tedesco in opposizione alla classicità, avvenne il fatale incontro. L'insegnamento di Herder che ogni arte doveva essere nazionale colpì il giovane Goethe e quelli che ancora consideravano l'imitazione dello spirito francese un segno di raffinato e intellettualistico modo di sentire. Goethe impersonerà più di ogni altro il suo popolo, come già Dante l'Italia. Allora sembrava rivoluzionaria l'affermazione di Herder che, come ogni popolo ha il suo carattere e il suo idioma, così ha la sua poesia. Goethe dopo le sue prime giovanili opere di imitazione francese si sente finalmente libero di esprimere se stesso. Ed ecco la sua lirica meravigliosa, fresca, umana, entusiasta che avvincerà sempre gli animi di tutti i tempi. Il prodotto più autentico dello Sturm und Drang, di questo rivoluzionario periodo letterario e del fanatismo shakespeariano è il suo dramma Goetz di Berlichingen, il cavaliere dalla mano di ferro. E' un dramma violento e disordinato il cui eroe è un signorotto, uomo d'armi del periodo della Riforma. Era già una novità l'aver scelto un soggetto puramente tedesco; il dramma dava un quadro del passato della patria. I personaggi si esprimono in modo violento, le situazioni sono di estrema tragicità e vi si trova di tutto: l'eroe che soccombe di fronte al mondo malvagio, amore e tradimento, combattimenti e assedi, ribellione, assassinio, incendio. Questa tragedia diede inizio ad una serie di drammi e una cattiva imitazione di Shakespeare invase la Germania. Se la vita del sentimento, ridestata dallo Sturm und Drang, si esplicava nei drammi teatrali in modo rude e terribiie, essa creava altrove un'atmosfera più languida e morbida, come nel romanzo I dolori del giovane Werther, sempre del Goethe, che riscosse un successo senza precedenti, anche perché era tutto pervaso dalle idee rivoluzionarie dell'epoca. Non a Shakespeare ma alla cupa e malinconica poesia di Ossian esso si ispira. Alla sua origine sta un'esperienza amorosa del giovane poeta, poiché sempre le opere di Goethe nascevano da passioni da lui veramente vissute. Egli aveva passato a Wetzlar l'estate del 1772 per far pratica in quel tribunale e là si era innamorato di Charlotte Buff, la fidanzata del suo amico Kestner; Lotte era una deliziosa figura di ragazza tedesca, seria e semplice, allegra e appassionata. La vicenda fu troncata da un'affrettata partenza del giovane poeta; fu una separazione definitiva. All'eroe del romanzo invece, cui Goethe presta i suoi sentimenti, è riservata una fine tragica. Su questo suicidio dell'infelice eroe intere generazioni versarono fiumi di lacrime. Quest'opera è anche una protesta contro la società che non apprezza le doti non comuni di questo giovane entusiasta, una protesta contro le disuguaglianze sociali, contro la nobiltà, contro la morale imperante e la pedanteria convenzionale. La simpatia dell'autore va al popolo semplice che vive in contatto con la natura ed egli ci fa assistere a scene idilliche e patriarcali. Ma ormai le aberrazioni degli Stürmer Und Dränger avevano fatto scostare il poeta dalla poesia senza regola e senza freno, e lo avevano indotto ad un calmo ripiegamento su se stesso. Il viaggio in Italia e il contatto col mondo classico lo portarono ad una più matura e serena concezione dell'arte. Tra i compagni di studi di Goethe a Strasburgo, tra i più entusiasti delle nuove teorie, c'era Reinhold Lenz, dal forte talento poetico. Ma la mancanza di equilibrio e la sfrenata originalità della sua opera divengono anche abitudine di vita ed egli finirà la sua giovane esistenza nella follia. Oggi si ricordano di lui due opere teatrali: Der Hofmeister, «Il Precettore», e Soldaten. In ambedue si tratta il tema della fanciulia sedotta, tanto caro a questi poeti. Sono opere piene di stravaganze e di difetti, ma fresche, naturali, vivaci. Altri Stürmer und Dränger sono Christian Schubart, che scrisse violentemente contro la tirannide (Fürstengruft, «Tomba dei principi»); Friedrich Müller, poeta e pittore; Heinrich Wagner di Strasburgo, che ritrae con scene di crudo realismo, nella sua Infanticida, le figure della borghesia; Wilheim Heinse, spirito libertino che vedeva nella bellezza e nei piaceri dei sensi l'unico ideale umano. Quando Goethe già rinnegava l'irrequietezza degli Stürmer Und Oränger un giovane medico militare di Stoccarda, Friedrich Schiller, pubblicava i suoi Räuber (I Masnadieri), che portavano sulla copertina un leone rabbioso e la scritta "in tirannos" («contro i tiranni»). Nel Württemberg reazionario e codino Schiller ancora studente leggeva di notte ai suoi compagni nelle cantine dell'Accademia militare le scene del suo infiammato dramma. Quando l'opera fu data alle scene egli dovette varcare i confini del granducato per non finire anche lui nelle prigioni di Stato. Kari Moor, il figlio ribelle che diventa masnadiero è, come Werther, contro la società; ma se Werther rivolge contro se stesso l'arma, Karl Moor la rivolge contro il mondo. Il talento drammatico insuperato di Schilier già si afferma in quest'opera giovanile. Anche se i colori sono forti, se la parola è spesso rozza, se l'intrigo è goffo e le figure di donna piuttosto deboli, la potenza del conflitto e la drammaticità delle scene elettrizzarono il pubblico alla prima rappresentazione. Il sentimentale masnadiero batteva alle porte dei castelli principeschi della patria e infiammava i giovani tedeschi a ideali di giustizia e di libertà. Questo strepitoso successo costò a Schiller non solo la famiglia e la patria, ma anche le simpatie di Goethe, al cui giudizio egli teneva soprattutto. Ormai votato agli ideali della bellezza greca Goethe fu atterrito dal successo che tutta la Germania riservò ai Masnadieri. Ma anche per Schiller giungeva il tempo della chiarificazione e della pacificazione dei sentimenti. Anch'egli, superato lo Sturm und Drang, esalterà l'ideale dell'umanità e della tolleranza. Così questi due grandi, rinnegando le teorie della loro giovinezza, seppero trovare la via dell'immortalità.

 

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