«Sociologia: la struttura dei piccoli gruppi» di Giuseppe De Luca


Uno degli aspetti più interessanti della vita moderna è la tendenza all'aggruppamento: è estremamente raro trovare una persona che non abbia un minimo di rapporti sociali con le altre persone. Però in genere ci si domanda: quand'è che due o più persone formano un gruppo? Secondo Cretch, perché tra due o più individui esistano le condizioni di gruppo è necessario che essi non posseggano soltanto delle analogie, perché in tal caso parleremmo di classe, ma che tra di loro esistano anche delle relazioni psicologiche, cioè che per ciascun membro del gruppo tutti gli altri abbiano una esistenza psicologica, in modo che ogni modificazione o trasformazione del gruppo intero determini una modificazione o trasformazione del singolo individuo. Può accadere infatti che individui che appartengono alla stessa classe (per esempio la classe dei comunisti, dei repubblicani, dei cattolici, dei protestanti etc.) non formino un gruppo anche se si sentono legati tra di loro dalla stessa ideologia o dagli stessi interessi; cioè può accadere che individui che combattono per gli stessi ideali in diversi luoghi non provino reciprocamente nessun sentimento, non contino psicologicamente gli uni per gli altri. Al contrario può accadere che individui accomunati da sentimenti di amicizia e legati da vincoli di simpatia appartengano a diverse classi, eppure si trovino a discutere o ad agire in uno stesso luogo, formando un gruppo. Quando si parla di gruppo ci si riferisce quindi a relazioni psicologiche che si verificano tra individui agenti nella stessa direzione e con le stesse finalità, le quali fanno sì che alcune caratteristiche dell'individuo, quando esso viene percepito come membro del gruppo, siano condizionate o modificate dall'appartenenza al gruppo stesso. In virtù di questa appartenenza dell'individuo al gruppo si possono verificare due conseguenze: 1) o l'individuo accetta e fa proprie le caratteristiche del gruppo; 2) o egli rifiuta di accettarle. Nel primo caso si avrà l'assimilazione, l'integrazione dell'individuo nel gruppo; nel secondo caso invece emergerà una tendenza al contrasto che genera una situazione conflittuale tra individuo e gruppo. Attrazione e repulsione sono le due forze che agiscono in questi casi; esse si svilupperanno in misura maggiore o minore a seconda della struttura o dell'organizzazione del gruppo del quale sono una diretta espressione. Vi sono dei gruppi, infatti, fuori dei quali l'individuo può muoversi liberamente; e altri fuori dei quali può muoversi con difficoltà; mentre si sa che la maggior parte dei gruppi in genere esercita restrizioni e pressioni sia contro i membri che lasciano il gruppo, sia su quelli che entrano nel gruppo. I gruppi formali, per esempio, hanno delle leggi che regolano l'ammissione di un membro o la sua espulsione: una prevaricazione di queste leggi è impossibile a meno che non si voglia correre il rischio della distruzione o disintegrazione del gruppo. Anche i gruppi informali, non organizzati, hanno leggi che regolano i procedimenti di entrata e di uscita dei membri e sebbene esse non siano formalizzate e codificate si dimostrano a volte assai più restrittive di quelle dei gruppi formali. E' ovvio che una persona cercherà di far parte di quel gruppo che offre maggiori garanzie per la soddisfazione dei suoi bisogni particolari. Di conseguenza sia l'attrazione sia la repulsione possono essere considerate delle variabili del gruppo dipendenti da molteplici fattori. L'attrazione dipende in primo luogo dalla consapevolezza del fatto che appartenendo a quel determinato gruppo l'individuo potrà soddisfare meglio i propri bisogni; dal prestigio che una persona gode all'interno del gruppo (più prestigio potrà sperare dal gruppo, più sarà ad esso attaccata); dal riconoscimento di uno status ai membri del gruppo: un gruppo che esercita una maggiore forza di attrazione si preoccupa infatti di un riconoscimento ufficiale dello status dei suoi membri. In secondo luogo dal fatto che quando un gruppo viene attaccato dall'esterno si verifica un aumento della sua coesione ed esso sviluppa maggiormente il senso di protezione e di sicurezza nei suoi membri. La forza di repulsione emerge invece allorché i bisogni che una persona si aspetta siano soddisfatti dall'appartenenza al gruppo vengono invece frustrati; quando i membri sono in disaccordo sul modo da seguire per risolvere un problema del gruppo; quando essi sperimentano delle realtà spiacevoli nel suo interno; oppure ancora quando si avverte chiaramente che vi sono dei membri prepotenti e con caratteristiche personali poco simpatiche. In tutti questi casi aumentano le possibilità che si producano all'interno del gruppo dei conflitti che possono portare alla sua distruzione. Per capire la differenza tra queste due forze polarmente opposte bisogna tener conto di due tendenze che si sviluppano all'interno del gruppo e che sono una loro diretta derivazione: una verso la coesione, l'altra verso la disgregazione. La prima si manifesta con un aumento delle responsabilità di ogni membro in vista della realizzazione degli obiettivi intorno ai quali il gruppo si è organizzato; con lo sviluppo di un alto livello di amicizia e di fedeltà; con la difesa da ogni attacco o critica dall'esterno; infine con una reazione al dolore e alla frustrazione tale da non provocare la distruzione del gruppo ma anzi il suo rafforzamento. Essa si sviluppa maggiormente nei gruppi organizzati, i quali mostrano più libertà sociale, motivazione, interdipendenza, uguaglianza di partecipazione di tutti i membri all'attività del gruppo stesso. La seconda tendenza invece si manifesta in particolari momenti di crisi, come possono essere le situazioni di disastro naturale o il mancato raggiungimento e soddisfazione dei bisogni individuali. In questo caso si rompono i legami affettivi tra i membri, ognuno ha la sensazione di trovarsi solo dinanzi al pericolo o ad un problema: vien meno il sentimento di sicurezza e di protezione; c'è un deterioramento dello status sociale, gli ordini dei capi non sono più seguiti e ognuno non si preoccupa che di se stesso. Tutto questo si verifica maggiormente nei gruppi informali, non organizzati, dove i ruoli non sono ben definiti, dove esistono comportamenti poco uniformi e scarsa soddisfazione e gratificazione. In funzione della molteplicità dei fattori che spingono un individuo a formare un gruppo e delle svariate forze che in esso si sviluppano si può affermare che: a) i gruppi agiscono frequentemente da mediatori per la realizzazione di importanti scopi individuali in quanto aumentano le possibilità di realizzazione e di concretizzazione dei desideri e dei bisogni dell'individuo; b) le attività in cui molti gruppi si impegnano sono fonte di attrazione per i membri: molti gruppi infatti hanno origine da una attività comune a più individui che funziona come fattore di assimilazione e di attrazione; c) infine tutti i membri di un gruppo si attraggono vicendevolmente in quanto gli individui hanno bisogni che possono essere soddisfatti solo dalle relazioni interpersonali con altri individui; alcuni di questi bisogni sono l'amicizia, l'approvazione, il rispetto, il prestigio: essi possono essere soddisfatti solo se si vive qualche forma di vita associata, se si entra continuamente in rapporto con gli altri, se si prende parte alla vita del gruppo al quale si appartiene.

 

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