«Polonia semper fidelis» di Dominik Morawski
Nella lettera pastorale del 1966, l'anno delle celebrazioni del Millennio dell'adesione della Polonia al cristianesimo, i vescovi affermarono: «Per spezzare la sacra unità del popolo con i propri pastori sarebbe necessario distruggere la Chiesa ed annientare la Polonia». Nel corso della storia travagliata della Polonia, il cristianesimo latino, vissuto con stile profondamente comunitario, fu il fattore che maggiormente favorì il processo di integrazione nazionale. Da oltre mille anni, infatti, il cristianesimo appare legato in modo inscindibile con la storia e le tradizioni culturali nazionali. Questa connessione rimane tuttora la fonte della resistenza spirituale, anzi della stessa sopravvivenza della società polacca. La carica ideale e morale del cristianesimo ha trovato lungo i secoli nella Chiesa cattolica un custode al servizio del singolo e del popolo. La forte presenza cristiana, il ruolo preminente della Chiesa come «coscienza della nazione» ed espressione della sua identità culturale, affonda le sue radici in tutte le epoche contrassegnate dalla continuità storica del cattolicesimo, sostenuto sempre dal legame fortissimo con la Sede Apostolica. Dal secolo XI in poi la Polonia fu minacciata dalle pressioni dei principati germanici ai suoi confini occidentali. E nel secolo XIII ed in seguito nell'arco di tempo che va dal XV al XVII sec. da invasori provenienti da Est, Sud e Nord: i tartari sconfitti dal principe polacco Enrico il Pio, i turchi sconfitti del re Giovanni Sobieski e gli svedesi, respinti dalle mura del monastero di Jassna Gora in una vittoria che fu attribuita all'intercessione della Madonna Nera, la cui immagine miracolosa viene venerata sin dal 1382. Queste lotte sostenute in difesa della patria e, al tempo stesso, a salvaguardia della fede cattolica, valsero alla Polonia il nome di semper fidelis e quello di baluardo della cristianità, antemurales christianitatis. A cavallo tra i secoli XIV e XV, la Polonia entrò nel più glorioso periodo della sua storia. Una tra le prime e più rilevanti idee che vennero promosse e diffuse, fu quella di una volontaria federazione tra nazioni sovrane. In uno spirito di fratellanza cristiana fu conclusa con la Lituania e le sue terre rutene, l'unione federale firmata all'insegna del motto: «da liberi a liberi, da pari a pari». Fu il tempo di una grande attività missionaria fra i lituani recentemente convertiti e fra gli ortodossi ruteni, la cui unione con Roma preparava la regina Jadwiga, moglie del granduca lituano Jaghello, battezzato prima dell'incoronazione. Fu la stessa regina a dare nuovo impulso all'Accademia di Crocovia come centro di irradiazione della cultura cristiana. Questo ateneo illuminato che in seguito ebbe il nome di Università Jaghellonica, simbolo di una nuova espressione del cattolicesimo, aperto, privo di fanatismo e di nazionalismo, fu alla base dello sviluppo del pensiero anche politico, improntato ai principi cristiani. Il rispetto della libertà di ogni uomo di professore le proprie convinzioni e la tolleranza religiosa, avevano indotto «eretici» perseguitati a cercare asilo e a stabilirsi in Polonia. Prima furono gli ebrei sfuggiti alle persecuzioni cui erano fatti oggetto in Occidente, specie in Spagna, poi fu la volta dei musulmani di varie nazionalità e quindi di protestanti e di appartenenti ad altre confessioni o sette. Essi trovarono asilo in Polonia e goderono di una completa uguaglianza dei diritti civili rispetto ai cattolici. Nella seconda parte del XVIII sec. le tre potenze vicine, la Prussia protestante, la Russia ortodossa e l'Austria cattolica si unirono per cancellare, con le tre successive spartizioni 1772, 1793 e 1795, la Polonia dalla carta dell'Europa. Così la Polonia fu privata dell'indipendenza fino al 1918. Quando tutte le organizzazioni politiche furono vietate, nell'epoca delle spartizioni, la Chiesa assicurò l'unità e la sopravvivenza nazionale, subendo anch'essa la repressione da parte degli occupanti. In quell'epoca fioriva la grande letteratura del romanticismo. I grandi poeti Mickiewicz, Slowacki, Krasinski e Norwid, i filosofi e gli studiosi, propagarono l'idea dell'unione europea, della necessità di porre la morale cristiana a base della normativa anche nei rapporti fra gli Stati, nonchè l'ideale della giustizia sociale. La libertà riconquistata dopo quasi centotrent'anni in seguito alla prima guerra mondiale, ne durò appena venti. L'invasione nazista del primo settembre 1939 pose fine agli sforzi di ricostruzione nazionale. Il 17 settembre dello stesso anno la Germania e l'Unione Sovietica, con il patto Hitler-Stalin, operarono una nuova, la quarta spartizione della Polonia. Il bilancio della seconda guerra mondiale e dell'occupazione nazista fu sconvolgente: circa 6 milioni di vittime e l'80% del patrimonio nazionale distrutto. La rivolta del ghetto di Varsavia del 1943 e l'insurrezione generale della capitale polacca dell'agosto e settembre 1944, quasi 200 mila morti, furono momenti culminanti della lotta di resistenza antinazista. Il campo di concentramento di Oswiecim, Auschwitz, è divenuto simbolo di uno sterminio di massa pianificato della nazione. La strage nella foresta di Katyn in Russia dove, nel 1940, furono trucidati quattromila militari polacchi, i luoghi dell'eccidio di altri diecimila restano sconosciuti, ed altri crimini perpetrati dai sovietici nei territori polacchi annessi all'URSS, segnarono anch'essi una parte integrale del martirio della nazione. Con l'anno 1945 si aprì un nuovo capitolo nella storia della Polonia, che si è venuta a trovare nell'area sottoposta alla dominazione sovietica. Una dominazione non solo militare e politica, ma anche ideologica. Il destino della Polonia odierna, la cui popolazione non si era mai rassegnata ad un sistema comunista imposto, non è disgiunto da quello comune a molti popoli e a varie epoche. L'essenza di questo destino è, tuttavia, specifica al problema individuato da pensatori polacchi che hanno sempre insistito sul fatto che nessun progresso è possibile nelle relazioni internazionali fin tanto che esse non siano ispirate a principi cristiani. La speranza lasciata in eredità alle nuove generazioni dei polacchi è sorretta dalla consapevolezza che oggi, come nel passato remoto e in quello più recente, la coerenza, la forza delle tradizioni cristiane e del rinnovamento - forza inseparabile dallo spirito nazionale -, fanno sì che la Chiesa difenda con successo i diritti umani e civili. Ed è grazie a questa Chiesa che sono maturate le condizioni che hanno portato all'elezione di un primo Papa polacco e alla nascita di «Solidarnosc», il primo sindacato libero nell'orbita sovietica.
