«Il miracolo» di Mons. Ernesto Pisoni
Il miracolo, dal verbo latino mirari: tutto ciò che sorprende, tutto ciò che desta stupore, meraviglia. Secondo la teologia cattolica, il miracolo è un fatto sensibile operato da Dio al di fuori di tutte le leggi della natura. Più o meno le altre fedi e confessioni religiose concordano sulla stessa definizione. Per la teologia cattolica tradizionale, S. Tommaso distingue tre ordini di miracoli: 1) supra naturam: fatti che superano le conoscenze delle leggi naturali; 2) contra naturam: fatti che sembrano andare contro le stesse leggi della natura; 3) praeter naturam: fatti dei quali non conosciamo i rapporti con le leggi naturali, che avvengono cioè al di fuori del normale, conosciuto avvicendarsi di queste leggi. La teologia cattolica contemporanea ha rinnovato, se non nella sostanza per lo meno nella formulazione, queste definizioni scolastiche, ponendo maggiore attenzione ai problemi di ordine filosofico, filosofico-scientifico e storico che vengono sollevati dal concetto stesso di miracolo. Le obiezioni di ordine filosofico contro la possibilità del miracolo sono antiche. Classica è quella di Spinoza, il quale diceva che «se si accettasse la possibilità del miracolo si dovrebbe contemporaneamente negare l'esistenza di Dio; perché ammettendo un Dio sapiente, ordinatore dell'Universo, creatore delle leggi che lo sostengono, non si può pensare che queste leggi vengano infrante o subiscano eccezioni senza negare lo stesso concetto di Dio, sapiente, ordinatore ecc. A questa obiezione, la filosofia d'ispirazione cattolica o cristiana, soprattutto riferendosi ai miracoli descritti nel Nuovo Testamento, risponde, rovesciando l'argomento: noi non conosciamo abbastanza il piano di Dio, come creatore e ordinatore dell'Universo; noi non abbiamo in mano, come direbbe Einstein, il «lucido» dei suoi progetti, la fotocopia delle sue formule. E' assurdo escludere che esistano fatti che, non coincidendo con le conoscenze che noi abbiamo delle leggi dell'Universo, devono perciò stesso negare l'esistenza di Dio. In altri termini, non conoscendo, come ammette ormai universalmente la scienza contemporanea, se non in modo statistico approssimativo - vedi le teorie quantistiche e relativistiche dell'attuale fisica - le vere leggi un tempo chiamate «di natura» che reggono l'Universo, non possiamo neppure dire se, e in che senso, Dio le violi con la sua volontà, rendendo possibile il fatto miracoloso. Questo primo ordine di problemi filosofici - che si integra e s'intreccia evidentemente col discorso scientifico da cui non può prescindere, soprattutto oggi, quando la scienza tende a diventare filosofica - evoca una terza metodologia di accertamento, di descrizione e di configurazione del miracolo, che è il metodo storico. Chi si vale di questo tipo di argomenti mette avanti un adagio latino - contra factum non valet illatio - come a dire: una volta accertato storicamente, con tutte le possibili cautele, prove e verifiche, sfrondando i fatti di ogni inquinamento di ordine emotivo e psicologico delle prove stesse, una volta cioè dimostrato storicamente esistente il miracolo, tutti gli altri argomenti non valgono. Se il miracolo c'è, esiste, è provato storicamente, è segno che è possibile, è segno che, a suo modo, ha un posto non disarmonico in questo universo, che del resto la scienza moderna riconoscce come un ordine continuamente creato dal disordine, non ammettendo leggi deterministiche, e lasciando sempre aperta la porta a ipotesi, sia pure remotissime, di diversificazione rispetto a quelle che noi chiamavamo un tempo le leggi di «natura». La tendenza prevalente oggi nella teologia cattolica, come nelle scienze profane che si occupano di fatti cosiddetti paranormali o preternaturali o metapsichici, non spiegabili con le attuali conoscenze scientifiche, è proprio questa che definiremmo tendenza pragmatico-storica: la quale consiste nel riferirsi al fatto in se stesso e alla sua verifica di tipo storico-scientifico, in senso sperimentale, prescindendo da astrazioni metafisiche. Ciò accade in modo tangibile - ad esempio - nel metodo instaurato per verificare i «miracoli» di Lourdes. I quali, per essere accettati come tali, devono subire un lungo, severissimo e minuzioso processo di verifica da parte del Bureau médical de constatation: una commissione giudicatrice composta da medici di ogni tendenza ideologica - cattolici e laici, credenti e atei - i quali si impegnano, dopo lungo lavoro, a verificare e ad accertare accuratamente la realtà medico-scientifica o fisiobiologica dei fatti accaduti, arrivando a isolare gli unici fatti autenticamente prodigiosi, cioè non spiegabili con la scienza medica, da tutti gli altri fatti sospettabili di inquinamenti emotivi o psicologici. Questa è l'attitudine concreta della Chiesa oggi nei confronti del fatto «miracoloso»: accertarne anzitutto la credibilità storico-scientifica, e poi accettarlo come «segno» della volontà benevola di Dio. Questa significazione del miracolo - questo suo valore semantico rispetto alla migliore conoscenza dell'atteggiamento di Dio verso l'uomo - è l'aspetto che la dottrina cattolica tende a sottolineare nell'attuale teologia del miracolo, che tende anche in parte a demitizzarne l'aspetto tipicamente taumaturgico, quasi spettacolare, talvolta bizzarro e sconcertante, per mettere maggiormente in evidenza che accanto a questi «segni straordinari» della presenza benevola di Dio nell'Universo (che sono i miracoli, in senso stretto) vi sono nella vita infiniti altri miracoli, cioè infiniti altri segni della grandezza e della benevolenza dell'Energia Suprema che regola l'Universo: dalla cellula, che si organizza con infiniti, misteriosi messaggi bio-chimici fino a diventare un albero, un animale, un uomo, alle risorse impensabili di ogni organismo vivente. In questo senso la vita è piena di miracoli e tutti sono, in un certo senso, un inno a quel profondo mistero che Einstein chiamava «costante universale». Ma alcuni prodigi «diversi» sono segno di una particolare benevolenza di Dio, come tutti i miracoli descritti nel Nuovo Testamento, chiamati sempre segni cioè indicazioni, e non prodigi perché, appunto stanno a indicare la volontà di Dio di salvare tutti gli uomini con il suo amore operante contro il male e la sofferenza e la sua volontà di far capire che oltre un male fisico c'è un male morale ancora più grande che è il disamore, l'odio e l'egoismo. Pascal diceva che il più grande miracolo di Dio è d'aver fatto l'uomo libero e capace di amore: tutti gli altri miracoli di ordine fisico sono inferiori a questo che da solo basta a dare un senso e una finalità all'universo e una ragione di vita e di speranza a tutti gli uomini.
