«La legatura del libro» di Alessandro Cutolo


Si definisce «legatura del libro» il mettere insieme e cucire vari fascicoli di uno stesso libro, ricoprendoli con tegumenti protettivi. Nessuna notizia si ha circa l'eventuale uso di coprire i volumi fatti di papiri con involucri. Si sa solamente che il lembo esterno del rotolo era rinforzato con un altro papiro che lo rendeva più rigido e più resistente all'uso. Né per i libri papiracei, costituiti da una sola striscia di papiro, poteva esservi una legatura. Gli antichi manoscritti in forma di rotoli si chiudevano in astucci cilindrici, qualche volta eseguiti in legno pregiato. Cassiodoro attesta che la legatura nasce nel secolo V, quando i manoscritti perdono la forma di rotolo; ma la storia della legatura vera e propria si ricollega con quella del libro in forma quadrata e deriva, probabilmente, dalla struttura dei polittici di legno o di avorio, nei quali le due tavolette servivano anche da copertura. Nel secolo V era certamente già usata la legatura vera e propria con i piatti di materia rigida ricoperta di pelle o di altro materiale, e arricchita di ornamentazioni, alcune delle quali di gran pregio. La più antica legatura aurea è quella dell'«Evangelario di Teodolinda» del VII secolo, conservata nel Duomo di Monza. Le legature dapprima erano adorne con lavori di oreficeria e rispecchiavano, come le miniature, correnti artistiche territoriali che consentono di classificarle per gruppi. Quanto ai tipi, si distinguono le legature bizantine, con i loro caratteristici smalti, dalle romaniche, nelle quali prevale l'ornamentazione in avorio. Caratteristica molto diffusa delle legature bizantine sono i quattro simboli degli Evangelisti ai quattro lati, con al centro un Cristo in trono o crocefisso. Accanto alla ricchissima legatura in oro si trova in contrasto anche la poverissima legatura monastica. L'uso dell'oro andò via via scomparendo e subentrò il rame, sul quale venivano eseguiti ugualmente smalti con tecniche diverse. L'argento, invece, in lamine sbalzate, incise o traforate, durò più a lungo, specialmente per i libri di contenuto sacro. I grossi chiodi o bulloni dei qualii erano ornate le legature avevano, oltre allo scopo estetico, anche quello di impedire lo sfregamento dei piatti della legature sulle tavole, poiché i libri allora venivano tenuti sempre orizzontali. Nel secolo XV venne in uso la legatura eseguita con piatti di legno ricoperti di cuoio, o di seta, o di velluto, con piccoli ferri. Questo tipo di legatura era molto diffuso specialmente a Venezia ed a Napoli; quelle in pergamena furono spesso abbellite con pitture o stemmi, oppure con artistiche miniature. Per tutto il secolo XVI l'Italia tenne il primato nell'arte della legatura, apportandovi anche alcune innnovazioni. In questo periodo, ed i Veneziani furono tra i primi, si pensò di abolire le assi di legno, che fino ad allora formavano costantemente le coperture di ogni libro, e che portavano in loro il germe della distruzione, dando facilmente asilo alle tarme, e costituivano inoltre un ingombro e un peso enorme, specie per i volumi di grande formato. Le assi furono sostituite con cartoni.

Legatura aldina
Nel primo periodo della stampa, gli stessi tipografi nelle loro officine provvedevano alla legartura dei libri usciti dai loro torchi. Nelle officine di Aldo Manuzio furono applicate ai libri legature con alcuni motivi ornamentali, generalmente fiori e foglie stilizzate, di disegno molto semplice. Aldo Manuzio, pur avendo assimilato elementi costruttivi di probabile origine orientale, come l'uso dell'oro, richiama nelle sue legature i motivi rinascimentali per la sobrietà dei fregi e l'intonazione di ispirazione classica. Queste legature, che sono definite «aldine», segnano nella loro sobrietà pressoché austera, l'apogeo dell'eleganza e del buon gusto. Nella seconda metà del '500 la legatura italiana inizia la sua fase discendente per cedere il passo alla Francia. L'eleganza del disegno lascia il posto all'abbondanza delle dorature, il buon gusto alla magnificenza. In Francia si affermano i legatori Grolier e Mayol, nelle legature dei quali è incontestabile l'influenza e l'imitazione delle italiane, principalmente di quelle aldine. Nel 1600 è in voga il tipo detto «legatura a ventaglio»; nel 1700 le legature «à la fanfare» con grandi fogliami e grandi spirali fiorite; le legature dette «fers à la dentelle», eseguite in modo da dar l'idea di un pizzo, mentre ancora permangono le altre pesanti e metalliche. Nel secolo XVIII tre grandi famiglie di legatori si affermano in Francia: Padeloup, Dérome, Le Monnier. Padeloup usò di preferenza le legature a merletti, a fiorami che occupano tre quarti di piatto e sono di grande effetto decorativo. In Italia e altrove troviamo legature con decorazioni araldiche sui piatti. Alla fine del secolo XVII, mentre, ad esempio, la legatura russa si presenta rozza e artisticamente affatto interessante, molto belle, invece, sono le legature persiane, in cuoio inciso e colorato. La mancanza di originalità e di vitalità nell'arte della legatura nel secolo XX deve attribuirsi soprattutto all'industrializzazione delle tecniche, vale a dire al macchinismo che si sostituisce all'artigianato; solo eccezionalmente, ai giorni nostri, vengono eseguiti lavori artistici per opere di gran pregio.
 

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